Il Pensiero Cattolico

14 Giugno 2025

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Pietro De Marco

Genealogie del primato dell'uomo nella chiesa contemporanea

Un cardinale in attesa del Conclave afferma, così registra la stampa, “comunque, prima l’uomo, poi la dottrina”. È sicuramente una formula che molti dei suoi confratelli hanno sulle labbra.  Quando ascolto il frasario ‘umanistico’ diffuso nell’eloquio cattolico da alcuni decenni, mi viene a mente il titolo che un dotto amico cattolico tedesco aveva dato ad un suo libro militante, una ventina di anni fa: “fai come Lui [Gesù], diventa uomo!”. L’esortazione conteneva e rivelava smaccatamente l’arbitrio umanistico progressista; non solo Dio non “diventa” Uomo ma si fa uomo [et homo factus est], ma il significato ordinario del “diventa uomo!”, ovvero diventa maturo, adulto! non ha niente a che fare con l’Incarnazione. Il gioco semantico è però sintomatico di una deriva teologica, insidiosa e permeante: ‘sii uomo come Gesù Cristo, uomo vero’. E basta. Nulla di più, nulla di meno, poiché quella ‘maturità umana’ è misurata da un canone, dato per scontato, che (ovviamente) non riconosce nessuna delle forme della perfectio cristiana, ma fa del moralista laico (kantiano) ieri, oggi dell’analista, il nostro giudice. Quando papi e vescovi, cardinali e parroci sono tentati da questo genere di formule (“Gesù è anzitutto, è fondamentalmente, un uomo, come noi”) temo, con buone ragioni, nella loro testa una cristologia banalizzata e tradita, e su questa strada il collasso dell’annuncio cristiano fondamentale. A vantaggio di un umanesimo neppure della ragione, ma della simpatia. Sarebbe forse necessario avvertire che il syn-paschein con Cristo non ha granché di simpatico. E che un cristiano ‘simpatico’ può essere, per risultare tale, un “falsificatore del bene”. Questo magma cattolico di suggestioni e luoghi comuni ha una genesi lontana e una sua struttura teorica, in genere non riconosciuta o denunciata troppo astrattamente (immanentismo, modernismo, secolarismo), trasmessa da generazione teologica a generazione teologica e da stuoli di allievi e lettori, futuro clero e alto clero, alle élites cattoliche più giovani, uomini e donne; con alterazioni, semplificazioni e ‘aggiornamenti’, fino alla coinè odierna.

Mi permetto, allora, di riproporre la parte generale di una relazione ad un convegno fiorentino del 2008, dove azzardavo una ricostruzione delle stravolte nuove parole d’ordine riguardo all’Uomo (moderno), alla Storia, al Mondo.

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