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Valerio

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Blog Entries di Valerio

  1. Valerio
    L'esame di coscienza è una diligente ricerca dei peccati che si sono commessi, dopo l'ultima confessione ben fatta.
    L'esame di coscienza si esegue col richiamare diligentemente alla memoria, innanzi a Dio, tutti i peccati commessi, non mai confessati, in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i Comandamenti di Dio e della Chiesa, e gli obblighi del proprio stato. Dobbiamo esaminarci ancora sopra le abitudini cattive e sopra le occasioni del peccato. Nell'esame dobbiamo ricercare anche il numero dei peccati mortali.
    Perché un peccato sia mortale si richiedono tre cose: materia grave, piena avvertenza, e perfetto consenso della volontà.
    C'è materia grave quando si tratta di una cosa notabilmente contraria alla legge di Dio e della Chiesa. C'è piena conoscenza nel peccare, quando si conosca perfettamente di fare un grave male. C'è, nel peccato, il perfetto consenso della volontà, quando si vuol fare deliberatamente una cosa, sebbene si conosca peccaminosa.
    Nell'esame di coscienza si deve usare quella diligenza che si userebbe in un affare di grande importanza.
    Si deve impiegare nell'esame di coscienza più o meno tempo, secondo il bisogno, cioè secondo il numero e la qualità dei peccati che aggravano la coscienza e secondo il tempo scorso dalla ultima confessione ben fatta. Si facilita l'esame per la confessione con fare ogni sera l'esame di coscienza sulle azioni della giornata.
  2. Valerio
    Il sacramento della Penitenza conferisce la grazia santificante con la quale sono rimessi i peccati mortali e anche i veniali che si sono confessati e dei quali si ha dolore; commuta la pena eterna nella temporale, della quale pure vien rimesso più o meno secondo le disposizioni; restituisce i meriti delle buone opere fatte prima di commettere il peccato mortale; dà all'anima aiuti opportuni per non ricadere nella colpa, e ridona la pace alla coscienza.
    Il sacramento della Penitenza è necessario per salvarsi a tutti quelli che dopo il Battesimo hanno commesso qualche peccato mortale.
    Il confessarsi spesso è cosa ottima, perché il sacramento della Penitenza, oltre al cancellare i peccati dà le grazie opportune per evitarli in avvenire.
    Il sacramento della Penitenza ha virtù di rimettere tutti i peccati per molti e grandi che siano, purché si riceva con le dovute disposizioni.
    Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose:
    1. esame di coscienza;
    2. dolore di avere offeso Iddio;
    3. proponimento di non più peccare;
    4. accusa dei propri peccati;
    5. soddisfazione o penitenza.
    Per confessarci bene dobbiamo prima di tutto pregare di cuore il Signore a darci lume per conoscere tutti i nostri peccati e forza per detestarli.
  3. Valerio
    La Penitenza detta anche Confessione, è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. A questo sacramento si dà il nome di Penitenza, perché ad ottenere il perdono dei peccati è necessario detestarli con pentimento, e perché chi ha commesso una colpa, deve sottoporsi alla pena che il sacerdote impone.
    Questo sacramento si chiama anche Confessione, perché ad ottenere il perdono dei peccati non basta detestarli, ma è necessario accusarli al sacerdote, cioè farne la confessione.
    Gesù Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza il giorno della sua risurrezione, quando entrato nel cenacolo solennemente diede ai suoi Apostoli la facoltà di rimettere i peccati, soffiando sopra di loro, e dicendo: ricevete lo Spirito Santo: i peccati di coloro ai quali voi li rimetterete, saranno rimessi; ed i peccati di coloro ai quali voi li riterrete, saranno ritenuti. La materia del sacramento della Penitenza si distingue in remota e prossima. Quella remota è costituita dai peccati commessi dal penitente dopo il Battesimo, mentre la prossima sono gli atti del penitente stesso, cioè la contrizione, l'accusa e la soddisfazione. La forma del sacramento della Penitenza è questa: "Io ti assolvo dai tuoi peccati".
    Il ministro del sacramento della Penitenza è il sacerdote, approvato dal Vescovo per ascoltare le confessioni. Il sacerdote deve essere approvato dal Vescovo ad ascoltare le confessioni, perché per amministrare validamente questo sacramento non basta la potestà dell'ordine, ma è necessaria anche la potestà di giurisdizione, cioè la facoltà di giudicare, che deve essere data dal Vescovo.
    Le parti del sacramento della Penitenza sono: la contrizione, la confessione e la soddisfazione del penitente, e l'assoluzione del sacerdote. La contrizione ossia il dolore dei peccati, é un dispiacere dell'animo, per il quale si detestano i peccati commessi e si propone di non farne più in avvenire.
    La parola contrizione, vuol dire rottura o spezzamento, come quando una pietra è pestata e ridotta in polvere. Si dà questo nome al dolore dei peccati, per significare che il cuor duro del peccatore in certo modo si spezza per dolore di avere offeso Dio. La confessione consiste in un'accusa distinta dei nostri peccati fatta al confessore per averne l'assoluzione e la penitenza. La confessione si chiama accusa, perché non dev'essere un indifferente racconto, ma una vera e dolorosa manifestazione de' propri peccati. La soddisfazione o penitenza è quella preghiera o altra opera buona, che il confessore ingiunge al penitente in espiazione de' suoi peccati. L'assoluzione è la sentenza, che il sacerdote pronunzia in nome di Gesù Cristo, per rimettere i peccati al penitente. Delle parti del sacramento della Penitenza la più necessaria è la contrizione, perché senza di essa non si può mai ottenere il perdono dei peccati, ed anche solo con essa, quando sia perfetta (cioè motivata non dalla paura dei castighi per i peccati commessi e delle loro amare conseguenze per l'anima, ma unicamente dal dolore di aver offeso Dio, per amor suo ed in considerazione della sua infinita bontà e della Sua dignità di essere amato sopra ogni cosa), si può ottenere il perdono, purché sia congiunta col desiderio, almeno implicito, di confessarsi.
  4. Valerio
    Un'intenzione di preghiera fondamentale è quella in favore di anime verso le quali ogni battezzato dovrebbe sentirsi in debito e per le quali deve sentirsi in dovere di soddisfare ed espiare, per compensare ciò che è mancante. Sono anime innocenti che meritano amore e sollecitudine in modo speciale.

    La Beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824), la mistica tedesca dell’Ordine di sant’Agostino, nei suoi scritti “Visioni e rivelazioni”, ci riferisce di una giovane contadina che diede alla luce suo figlio in segreto per timore dei suoi genitori. Il bambino era morto senza battesimo poco tempo dopo. Dice: «Ho avvertito una sincera sollecitudine per questo povero bambino morto prima del battesimo e mi sono offerta a Dio per soddisfarlo e per espiare per lui... Già da molto tempo ho avuto rivelazioni sullo stato di questi bambini che muoiono prima del Battesimo. Non posso spiegare a parole quello in cui vedo consistere la loro perdita, ma mi sento così commossa che ogni volta che vengo a sapere di un caso analogo mi offro a Dio con la preghiera e la sofferenza per soddisfare e espiare quello che altri hanno trascurato affinché il pensiero e l’atto di carità che faccio possano compensare quello che è mancante, in virtù della comunione dei santi» (12 aprile 1820). Dice ancora: «Si deve pregare soprattutto perché nessun bambino muoia senza battesimo” (12 gennaio 1820); «Ho visto uno spazio oscuro e molto vasto di un mondo di tenebre. I bambini non battezzati soffrono delle conseguenze dei peccati e dell’impurità dei loro genitori. I battezzati sono liberi e puliti» (29 gennaio 1821).

    La venerabile Anna Caterina Emmerick racconta anche la storia vera di una donna che aveva ucciso l’uomo che l’aveva stuprata e aveva ucciso anche il bimbo che era stato concepito. Parla così: «Poco tempo dopo anche questa donna morì, pentita, ma doveva trascorrere in espiazione tutti gli anni che la provvidenza divina aveva destinato nella vita di suo figlio finché il bambino, con il passare del tempo, avesse raggiunto il momento di godere della luce eterna» (31 dicembre 1820).

    «Un giorno mi si presentò un bambino che era morto a tre an¬ni senza battesimo. Mi disse che non poteva essere sepolto e che io dovevo aiutarlo. Mi disse anche quello che dovevo fare a suo profitto con continue preghiere... Il giorno dopo venne a trovarmi una povera donna di Dülmen, che chiedeva aiuto per pagare le spese della sepoltura di suo figlio morto. Era lo stesso bimbo che avevo visto la notte prima. Lo facemmo seppellire. E facemmo tutto questo in suffragio e a vantaggio dell’anima del bimbo» (29 giugno 1821). «Dopo che il bambino fu seppellito, lo vidi di nuovo. La prima volta che venne non aveva forze neppure per stare in piedi ed era come inerte. Gli misi un vestito bianco che avevo ricevuto dalla Madre di Dio. Ora era raggiante e se ne andava a una festa dove molti bambinetti erano riuniti in gioioso svago»
  5. Valerio
    "Santa Teresa nasce ad Avila, nella vecchia Castiglia, il 28 marzo del 1515. E’ figlia dei nobili don Alfonso de Cepeda e donna Beatrice de Ahumada. Nella sua vita si possono individuare tre grandi periodi: il primo costituito dai venti anni trascorsi nella casa paterna; il secondo inizia nel 1535 con l’entrata nel monastero dell’Incarnazione; e il terzo inizia nell’anno 1562 allorquando diventa fondatrice di monasteri.
    Nel primo periodo ella visse soprattutto ad Avila. Condusse una vita da nobile. Era una bambina graziosa. La famiglia era piena di affetto per lei. Fu affascinata da uno stile di vita cavalleresco, ebbe amore per la lettura e per le armi. Aveva appena sette anni quando lesse il Flos sanctorum; e venne immediatamente toccata dal desiderio dell’eternità e di poter finalmente abbracciare Dio. Addirittura arrivò a fuggire con il fratellino Rodrigo. Racconterà: “Decidemmo di recarci nella Terra dei Mori, elemosinando per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero.” Aveva appena tredici anni quando morì la mamma. Fu così che, pochi anni dopo, il padre, preoccupato per alcune amicizie che potevano rovinare la vita della figlia, decise di portare Teresa nel collegio delle Agostiniane, ma qui la ragazza soffrì molto la nostalgia della casa paterna. Nel 1532 si ammalò e fu costretta a tornare a casa. Durante il viaggio di ritorno si fermò presso la casa dello zio, don Pietro Sanchez de Cepeda, un personaggio importante per la vita di Teresa, un uomo che l’aiuterà molto nella sua vita spirituale.
    Nel 1535 –aveva venti anni- Teresa entrò nel monastero carmelitano dell’Incarnazione. Ella, però, scriverà che quella scelta ancora non era perfetta e ben motivata. Nel 1538 si ammalò di nuovo. Questa volta gravemente. Fu costretta a lasciare il monastero e fu ospitata nuovamente dallo zio don Pietro. Qui, grazie a buone letture, decise di darsi più seriamente alla preghiera, fu allora che iniziò ad avere le prime esperienze mistiche. Decise di tornare a casa, ma la malattia si riacutizzò. Fu quasi dichiarata morta: per tre giorni non diede segni di vita, ma al quarto giorno si riprese e disse: “Chi mi ha chiamata? Ero in Cielo. Ho visto i conventi che dovrò fondare. Morirò santa.” Nel 1539 tornò al convento dell’Incarnazione. Per ben otto anni rimarrà semi paralizzata. Decise quindi di chiedere la grazia della guarigione a san Giuseppe e fu esaudita. Rimarrà sempre fortemente devota a questo Santo. Il 1554 fu l’anno della svolta. L’anno che può essere definito della “seconda conversione”. Scriverà: “Da qui innanzi la storia della mia vita sarà un libro nuovo perché ora è la storia di Dio che vive in me.” Ciò che cambiò la vita di Teresa fu l’incontro con l’immagine di un Cristo piagato e la lettura delle Confessioni di sant’Agostino. Da adesso in poi la sua vita fu un continuo di esperienze mistiche fino ad arrivare alla trasverberazione del cuore da parte di un serafino nell’anno 1560. Il cuore della Santa, che si venera nella Chiesa carmelitana di Alba de Tormes, è visibilmente ferito in più parti e bruciato.
    Nel terzo periodo della sua vita, Teresa attuò la riforma dell’Ordine e fondò diversi monasteri. Arrivò a percorrere tutta la Spagna. Fu però in questo periodo che il Signore permise durissime prove nella sua vita. Iniziò un vero e proprio conflitto con i superiori: calunniata, derisa, equivocata, dovette affrontare molte amarezze e incomprensioni, non cercando però mai di difendersi. Le prove termineranno solo un anno e mezzo prima della morte, che avvenne il 4 ottobre del 1582, nel convento di Alba de Tormes. Le sue ultime parole furono: “Signore mio, è ben tempo che ci vediamo!” Verrà canonizzata quarant’anni dopo, nel 1622, da papa Gregorio XV.
    La spiritualità di santa Teresa d’Avila è legata indiscutibilmente a quella della Spagna del cosiddetto secolo d’oro. Una spiritualità strettamente legata alla Chiesa tridentina e alla Controriforma. La Santa ebbe stretti rapporti con i più grandi esponenti della teologia del ‘500, come i teologi di Alcalà e di Salamanca, che segnarono la rinascita della teologia scolastica e la grande fioritura tridentina. Il miglior amico della Santa fu padre Banez, il cui pensiero fu un punto di partenza per quella che sarebbe stata la distinzione tra tomismo puro e suarezismo."
  6. Valerio
    Per ascoltare bene e con frutto la santa Messa sono necessarie due cose:
    1.la modestia della persona;
    2. la divozione del cuore.
    La modestia della persona consiste in modo speciale nell'essere modestamente vestito; nell'osservare silenzio e raccoglimento, e nello stare in ginocchio nei momenti che lo richiedono, in particolare durante la Consacrazione e le preghiere ad essa associate.
    Il miglior modo di praticare la divozione del cuore nell'ascoltare la santa Messa è il seguente:
    1. Unire da principio la propria intenzione a quella del sacerdote, offrendo a Dio il santo sacrificio per i fini per i quali è stato istituito;
    2. Accompagnare il sacerdote in ciascuna preghiera e azione del sacrificio;
    3. Meditare la passione e morte di Gesù Cristo e detestare di cuore i peccati che ne sono stati la cagione;
    4. Fare la Comunione sacramentale, o almeno la spirituale, nel tempo in cui si comunica il sacerdote;
    La Comunione spirituale é un gran desiderio di unirsi sacramentalmente a Gesù Cristo dicendo, per esempio: Signore mio Gesù Cristo, io desidero con tutto il cuore di unirmi a Voi adesso e per tutta l'eternità; e facendo i medesimi atti che si fanno avanti, e dopo la Comunione sacramentale.
    La recita del Santo Rosario o di altre orazioni durante la Messa non impedisce di ascoltarla con frutto, purché si procuri, per quanto si può, di seguire l'azione del santo sacrificio. E' cosa ottima e convenientissima il pregare anche per gli altri nell'assistere alla santa Messa: anzi il tempo della santa Messa è il più opportuno per pregar Dio per i vivi e per i morti.
    Finita la Messa, si dovrebbe ringraziar Dio della grazia d'averci fatto assistere a questo grande sacrificio, e domandargli perdono delle mancanze che avessimo commesso nell'assistervi.
  7. Valerio
    L'Eucaristia, oltre essere sacramento, è anche il sacrificio permanente della nuova legge, che Gesù Cristo lasciò alla sua Chiesa, da offrirsi a Dio per mano de' suoi sacerdoti. Il sacrificio, in generale, consiste nell' offerire una cosa sensibile a Dio, e distruggerla in qualche maniera per riconoscere il supremo dominio di lui sopra di noi e sopra tutte le cose. Questo sacrificio della nuova legge si chiama la santa Messa.
    La santa Messa è il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo offerto sui nostri altari sotto le specie del pane e del vino, in memoria del sacrificio della Croce.
    Il sacrificio della Messa è sostanzialmente il medesimo della Croce in quanto lo stesso Gesù Cristo, che si è offerto sopra la Croce, è quello che si offerisce per mano dei sacerdoti, suoi ministri, sui nostri altari; ma in quanto al modo con cui viene offerto il sacrificio della Messa differisce dal sacrificio della Croce, pur mantenendo con questo la più intima ed essenziale relazione. Tra il sacrificio della Messa e quello della Croce vi è questa differenza e relazione; che Gesù Cristo sulla Croce si offrì spargendo il suo sangue e meritando per noi; invece sugli altari Egli si sacrifica senza spargimento di sangue e ci applica i frutti della sua Passione e Morte. Un'altra relazione del sacrificio della Messa con quello della Croce è che il sacrificio della Messa rappresenta in modo sensibile lo spargimento del sangue di Gesù Cristo sulla Croce; perché in virtù delle parole della consacrazione si rende presente sotto le specie del pane il solo Corpo, e sotto le specie del vino il solo Sangue del nostro Salvatore; sebbene per naturale concomitanza e per l'unione ipostatica sia presente sotto ciascuna delle specie Gesù Cristo vivo e vero. Il sacrificio della Croce è l'unico sacrificio della nuova legge, inquantoché per esso il Signore placò la Divina Giustizia, acquistò tutti i meriti necessari a salvarci, e così compì da parte sua la nostra redenzione. Questi meriti però Egli ci applica per i mezzi da lui istituiti nella sua Chiesa, tra i quali è il santo sacrificio della Messa.
    Il sacrificio della santa Messa si offerisce a Dio per quattro fini:
    1. per onorarlo come si conviene, e per questo si chiama latreutico;
    2. per ringraziarlo dei suoi benefizi, e per questo si chiama eucaristico;
    3. per placarlo, per dargli la dovuta soddisfazione dei nostri peccati e per suffragare le anime del purgatorio; e per questo si chiama propiziatorio;
    4. per ottenere tutte le grazie che ci sono necessarie, e per questo si chiama impetratorio.
    Il primo e principale offerente del sacrificio della santa Messa è Gesù Cristo, e il sacerdote è il ministro che in nome di Gesù Cristo offre lo stesso sacrificio all'Eterno Padre. Il sacrificio della santa Messa lo istituì Gesù Cristo medesimo quando istituì il sacramento dell' Eucaristia; e disse che si facesse in memoria della sua Passione.
    La santa Messa si offre a Dio solo, la Messa celebrata in onore della Vergine e dei Santi è sempre un sacrificio offerto a Dio solo: si dice però celebrata in onore della santissima Vergine e dei Santi per ringraziare Dio dei doni che loro ha fatti e ottenere da Lui con la loro intercessione più abbondantemente le grazie di cui abbiamo bisogno.
    Tutta la Chiesa partecipa dei frutti della Messa, ma particolarmente:
    1. il sacerdote e quelli che assistono alla Messa, i quali si considerano uniti al sacerdote;
    2. quelli per cui si applica la Messa, che possono essere sì vivi che defunti.
  8. Valerio
    "Che Dio vi consoli!
    Quello che rattrista è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E' un dato di fatto che essi hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta? Colui che mantiene la sede o chi osserva la fede? [...]
    Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede [...]. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada.
    Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro la vera Chiesa di Gesù Cristo."
  9. Valerio
    C'è l'obbligo di comunicarsi almeno una volta l'anno, alla Pasqua di surrezione, e inoltre se ci si trova in pericolo di morte. Il comandamento della Comunione pasquale comincia a valere come obbligo nell'età in cui il fanciullo è capace di ricevere il Sacramento con le dovute disposizioni.
    Coloro che, avendo l'età adeguata per essere ammessi alla Comunione, non si comunicano, o perché non vogliono, o perché non si istruiscono per loro colpa, peccano senza dubbio. Peccano altresì i loro genitori, o chi ne fa le veci, se il ritardo della Comunione avviene per loro colpa, e ne dovranno rendere gran conto a Dio.
    È cosa ottima il comunicarsi spesso, purché si faccia con le disposizioni dovute. Ciascuno può andare alla Comunione con quella maggior frequenza che gli sia consigliata da un pio e dotto confessore.
  10. Valerio
    Il modo più giusto, degno, rispettoso e conveniente di ricevere la santa Comunione è inginocchiati, tenendo la testa mediamente alzata, gli occhi modesti e rivolti alla sacra particola, la bocca sufficientemente aperta e la lingua un poco avanzata sulle labbra.
    Bisogna procurare d'inghiottire la sacra particola il prima possibile, e dopo evitare assolutamente, per un po' di tempo, di sputare, anzi è ottimo uso, una volta usciti dalla Messa, bere dell'acqua naturale.
    Se la sacra particola si attaccasse al palato, la si dovrebbe staccare solo con la lingua, e mai col dito.          
  11. Valerio
    Catechesi mensile sul Credo e le Verità in cui credere, che don Nicola Bux ha tenuto nella Chiesa di San Giuseppe in Bari utilizzando come testo guida il "Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica".
    http://www.vatican.va/…/documents/archive_2005_compendium-c…
    In particolare in questa sessione si ascolta l'insegnamento dal punto 94 al punto 110.
    94. «Concepito per opera dello Spirito Santo... »: che cosa significa quest'espressione?
    484-486
    Significa che la Vergine Maria ha concepito il Figlio eterno nel suo grembo per opera dello Spirito Santo e senza la collaborazione di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35), le ha detto l'Angelo nell' Annunciazione.
     
    95. «...Nato dalla Vergine Maria »: perché Maria è veramente la Madre di Dio?
    495
    509
    Maria è veramente Madre di Dio perché è la madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre. È Dio egli stesso.
     
    96. Che cosa significa «Immacolata Concezione»?
    487-492
    508
    Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta l'eternità perché fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale missione, è stata concepita immacolata. Questo significa che, per la grazia di Dio e in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento.
     
    97. Come collabora Maria al disegno divino della salvezza?
    493-494
    508-511
    Per la grazia di Dio Maria è rimasta immune da ogni peccato personale durante l'intera sua esistenza. È la «piena di grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa». Quando l'Angelo le annuncia che avrebbe dato alla luce «il Figlio dell' Altissimo» (Lc 1,32), ella dà liberamente il proprio assenso con «l'obbedienza della fede» (Rm 1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all'opera del suo Figlio Gesù, abbracciando con tutta l'anima la volontà divina di salvezza.
     
    98. Che cosa significa la concezione verginale di Gesù?
    496-498
    503
    Significa che Gesù è stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell'uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina.
     
    99. In che senso Maria è «sempre Vergine»?
    499-507
    510-511
    Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua» (sant'Agostino). Pertanto, quando i Vangeli parlano di «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un'espressione adoperata nella Sacra Scrittura.
     
    100. In che modo la maternità spirituale di Maria è universale?
    501-507
    511
    Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui la sua maternità spirituale si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo, Gesù Cristo, la Vergine è la nuova Eva, la vera madre dei viventi, che coopera con amore di madre alla loro nascita e alla loro formazione nell'ordine della grazia. Vergine e Madre, Maria è la figura della Chiesa, la sua più perfetta realizzazione.
     
    101. In che senso tutta la vita di Cristo è Mistero?
    512-521
    561-562
    Tutta la vita di Cristo è evento di rivelazione. Ciò che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al suo Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua filiazione divina: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,9). Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente dalla Croce e dalla Risurrezione, la vita intera di Cristo è Mistero di salvezza, perché tutto ciò che Gesù ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di salvare l'uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio di Dio.
     
    102. Quali sono state le preparazioni ai Misteri di Gesù?
    522-524
    Vi è anzitutto una lunga speranza durata per molti secoli, che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica del tempo dell'Avvento. Oltre all'oscura attesa che ha posto nel cuore dei pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l'Antica Alleanza, fino a Giovanni Battista che è l'ultimo e il più grande dei profeti.
     
    103. Che cosa insegna il Vangelo sui Misteri della nascita e dell'infanzia di Gesù?
    525-530
    563-564
    A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino; la circoncisione di Gesù è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del nostro Battesimo; l'Epifania è la manifestazione del Re-Messia d'Israele a tutte le genti; nella sua presentazione al tempio, in Simeone e Anna è tutta l'attesa di Israele che viene all'incontro con il suo Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli innocenti annunciano che l'intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione; il suo ritorno dall'Egitto ricorda l'Esodo e presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il vero e definitivo liberatore.
     
    104. Quale insegnamento ci offre la vita nascosta di Gesù a Nazaret?
    533-534
    564
    Durante la vita nascosta a Nazaret Gesù rimane nel silenzio di una esistenza ordinaria. Ci permette così di essere in comunione con lui nella santità di una vita quotidiana intessuta di preghiera, di semplicità, di lavoro, di amore familiare. La sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, suo padre putativo, è un'immagine della sua obbedienza filiale al Padre. Maria e Giuseppe, con la loro fede, accolgono il Mistero di Gesù, pur non comprendendolo sempre.
     
    105. Perché Gesù riceve da Giovanni il «battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3)?
    535-537
    565
    Per dare inizio alla sua vita pubblica e anticipare il «Battesimo» della sua morte: accetta così, pur essendo senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, lui, «l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il Padre lo proclama suo «Figlio prediletto» (Mt 3,17) e lo Spirito discende su di lui. Il Battesimo di Gesù è la prefigurazione del nostro Battesimo.
     
    106. Che cosa rivelano le tentazioni di Gesù nel deserto?
    538-540
    566
    Le tentazioni di Gesù nel deserto ricapitolano quella di Adamo nel paradiso e quelle d'Israele nel deserto. Satana tenta Gesù nella sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. Cristo, nuovo Adamo, resiste e la sua vittoria annuncia quella della sua passione, suprema obbedienza del suo amore filiale. La Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima.
     
    107. Chi è invitato a far parte del Regno di Dio, annunciato e realizzato da Gesù?
    541-546
    567
    Gesù invita a far parte del Regno di Dio tutti gli uomini. Anche il peggior peccatore è chiamato a convertirsi e ad accettare l'infinita misericordia del Padre. Il Regno appartiene, già qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore umile. È ad essi che sono rivelati i suoi Misteri.
     
    108. Perché Gesù manifesta il Regno attraverso segni e miracoli?
    547-550
    567
    Gesù accompagna la sua parola con segni e miracoli per attestare che il Regno è presente in lui, il Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non è venuto per eliminare tutti i mali quaggiù, ma per liberarci anzitutto dalla schiavitù del peccato. La cacciata dei demoni annuncia che la sua Croce sarà vittoriosa sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31).
     
    109. Nel Regno, quale autorità Gesù conferisce ai suoi Apostoli?
    551-553
    567
    Gesù sceglie i Dodici, futuri testimoni della sua Risurrezione, e li fa partecipi della sua missione e della sua autorità per insegnare, assolvere dai peccati, edificare e governare la Chiesa. In questo Collegio Pietro riceve «le chiavi del Regno» (Mt 16,19) e occupa il primo posto, con la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli.
     
    110. Quale significato ha la Trasfigurazione?
    554-556
    568
    Nella Trasfigurazione appare anzitutto la Trinità: «Il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube brillante» (san Tommaso d'Aquino). Evocando con Mosè ed Elia la sua «dipartita» (Lc 9,31), Gesù mostra che la sua gloria passa attraverso la Croce e dà un anticipo della sua risurrezione e della sua gloriosa venuta, «che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21).
     
    «Tu ti sei trasfigurato sul monte e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua Gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua Passione era volontaria e annunziassero al mondo che tu sei veramente l'irradiazione del Padre» (Liturgia Bizantina).
    https://youtu.be/ROuBiofu9Ao
  12. Valerio
    Il sacramento dell'Eucaristia produce in noi i suoi meravigliosi effetti, quando si riceve con le dovute disposizioni.
    Per fare una buona Comunione sono necessarie tre cose;
    1. essere in grazia di Dio, per cui essersi prima confessati se si sono commessi peccati mortali;
    2. essere digiuno da almeno 3 ore prima dell'atto della Comunione;
    3. sapere che cosa si va a ricevere e accostarsi alla santa Comunione con devozione.
    Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe sacrilegio e si farebbe meritevole di dannazione.
    Prima della Comunione si richiede il digiuno naturale, il quale si rompe per ogni piccola cosa che si prenda per modo di cibo o di bevanda, eccetto l'acqua semplice in caso di necessità.
    Il fare la Comunione senza essere digiuno è permesso agli infermi che sono in pericolo di morte e a chi ne ha ottenuta speciale facoltà dal Papa a cagione di prolungata infermità. La Comunione poi fatta dagli infermi in pericolo di morte, si chiama "Viatico", perché li sostenta nel viaggio che fanno da questa vita all'eternità. Sapere ciò che si va a ricevere, vuoi dire: conoscere quelle cose che s'insegnano intorno a questo sacramento nella Dottrina cristiana, e crederle fermamente.
    Comunicarsi con devozione, vuol dire accostarsi alla santa Comunione con umiltà e modestia, si nella persona, come nel vestito; e fare la preparazione prima e il ringraziamento dopo la santa Comunione. La preparazione prima della Comunione consiste in trattenersi per qualche tempo a considerare chi andiamo a ricevere e chi siamo noi; e in fare atti di fede, di speranza, di carità, di contrizione, di adorazione, di umiltà e di desiderio di ricevere Gesù Cristo. Il ringraziamento dopo la Comunione consiste nel trattenerci raccolti ad onorare dentro di noi stessi il Signore; rinnovando gli atti di fede, di speranza, di carità, di adorazione, di ringraziamento, di offerta e di domanda, sopratutto di quelle grazie che maggiormente sono necessarie per noi e per coloro per i quali siamo obbligati a pregare.
    Dopo la santa Comunione Gesù Cristo resta in noi con la sua grazia finché non si pecca mortalmente; e con la sua reale presenza resta in noi finché non si sono consumate le specie sacramentali.
  13. Valerio
    Gesù Cristo ha istituito il sacramento della Eucaristia, nell'Ultima Cena, per tre principali ragioni:
    1. Perché sia sacrificio della nuova legge;
    2. Perché sia cibo dell'anima nostra;
    3. Perché sia un perpetuo memoriale della sua passione e morte, ed un pegno prezioso dell'amor suo verso di noi, e della vita eterna.
    Gesù Cristo istituì questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, perché l'Eucaristia doveva essere nostro nutrimento spirituale, ed era perciò conveniente che ci venisse data in forma di cibo e di bevanda.
    Gli effetti principali che la santissima Eucaristia produce in chi la riceve degnamente sono questi:
    1. conserva ed accresce la vita dell'anima che è la grazia, come il cibo materiale sostiene ed accresce la vita del corpo;
    2. rimette i peccati veniali e preserva dai mortali;
    3. produce spirituale consolazione.
    La santissima Eucaristia produce in noi anche altri tre effetti, cioè:
    1. indebolisce le nostre passioni, ed specialmente spegne in noi le fiamme della concupiscenza;
    2. accresce in noi il fervore della carità verso Dio e verso il prossimo e ci aiuta ad operare in uniformità ai desideri di Gesù Cristo;
    3. ci dà un pegno della gloria futura e della stessa risurrezione del nostro corpo.
  14. Valerio
    "Il cuore mio sensibile e affettuoso si sarebbe dato facilmente se avesse trovato un altro cuore atto a capirlo. Cercai di fare amicizia con le bambine dell'età mia, soprattutto con due, volevo loro bene, e da parte loro esse mi amavano quanto sapevano e potevano; ma ahimè! com'è angusto e volubile il cuore delle creature! Ben presto vidi che il mio affetto non era compreso. Una delle amiche dovette rientrare in famiglia, e tornò qualche mese dopo; durante la sua assenza io avevo pensato a lei conservando preziosamente un anellino che mi aveva regalato. Quando la rividi, la gioia mia fu grande, ma ahimè! ottenni soltanto uno sguardo indifferente... Il mio amore non era stato capito, lo sentii, e non mendicai un'affezione che mi veniva rifiutata, ma il buon Dio mi ha dato un cuore così amante e sensibile che, quando ha voluto bene puramente, vuoI bene sempre, e così continuai a pregare per la mia compagna, e l'amo ancora.
    Vedendo che Celina voleva bene ad una delle nostre maestre, volli imitarla, ma, non sapendo ingraziarmi le creature, non ci riuscii. Oh, felice ignoranza! Quanti mali mi ha evitati! Come ringrazio Gesù di avermi fatto trovare «soltanto amarezze nelle amicizie della terra»! Con un cuore come il mio, mi sarei lasciata prendere e tagliare le ali, allora in qual modo avrei potuto «volare e riposarmi»? Un cuore abbandonato agli affetti delle creature come può unirsi intimamente con Dio? Sento che questo non è possibile. Senz'aver bevuto alla coppa avvelenata dell'amore troppo ardente delle creature, sento che non posso ingannarmi; ho visto tante anime sedotte da quella falsa luce volare come povere farfalle e bruciarsi le ali, poi tornare verso la vera dolce luce dell'amore che dava ad esse ali nuove più brillanti e più leggere, affinché potessero volare a Gesù, Fuoco divino «che brucia senza consumare» Ah, lo sento, Gesù mi sapeva troppo debole per espormi alla tentazione. Forse mi sarei lasciata bruciare tutta dalla luce ingannatrice se l'avessi vista brillare ai miei occhi... Non è stato così, ho incontrato solamente amarezza là dove anime più forti incontrano la gioia e se ne distaccano per fedeltà. Io non ho dunque alcun merito per non essermi abbandonata all'amore delle creature, poiché da esso fui preservata per grande misericordia del Signore! Riconosco che senza lui avrei potuto cadere in basso quanto santa Maddalena, e la profonda parola di Nostro Signore a Simone mi echeggia nell'anima con grande dolcezza."
    (Santa Teresina di Lisieux)
  15. Valerio
    L'Eucaristia è un sacramento nel quale per l'ammirabile conversione di tutta la sostanza del pane nel Corpo di Gesù Cristo e di quella del vino nel suo prezioso Sangue, si contiene veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del medesimo Gesù Cristo Signor Nostro sotto le specie del pane e del vino per essere nostro nutrimento spirituale. Nell' Eucaristia vi è veramente lo stesso Gesù Cristo che è nel cielo e che nacque in terra dalla santissima Vergine, come ha detto Egli stesso.
    La materia del sacramento dell'Eucaristia è quella adoperata da Gesù Cristo, cioè il pane di frumento ed il vino di vite.
    La forma del sacramento dell' Eucaristia consiste nelle parole usate da Gesù Cristo: questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. La conversione del pane nel Corpo, e del vino nel Sangue di Gesù Cristo si fa nell'atto stesso in cui il sacerdote, nella santa Messa, pronuncia le parole della consacrazione. La consacrazione è la rinnovazione, per mezzo del sacerdote, del miracolo operato da Gesù Cristo nell'ultima cena di mutare il pane ed il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue adorabile, dicendo: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. La miracolosa conversione, che ogni giorno si opera sui nostri altari, è chiamata dalla Chiesa transustanziazione.
    Dopo la consacrazione, del pane e del vino restano solo le specie, ovvero le qualità sensibili come la figura, il colore ed il sapore, ma senza la loro sostanza, per virtù di Dio onnipotente. In verità, infatti, tanto sotto le specie del pane, quanto sotto le specie del vino vi è tutto Gesù Cristo vivente, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, perché egli è nell'Eucaristia vivo ed immortale come nel cielo; perciò dove è il suo Corpo vi è anche il Sangue, l'Anima e la Divinità, e dove è il Sangue, vi è ancora il Corpo, l'Anima e la Divinità, essendo tutto questo inseparabile in Gesù Cristo.
    Quando Gesù è nell'ostia, non cessa di essere in cielo, ma si trova nel medesimo tempo in cielo e nel santissimo Sacramento. Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate, per onnipotenza di Dio, al quale niente è impossibile. Quando si rompe l'ostia, non si rompe il Corpo di Gesù Cristo, ma si rompono solamente le specie del pane. Lo stesso Gesù Cristo, infatti, si trova tanto in un'ostia grande, quanto nella sua più piccola particella.
    La santissima Eucaristia si conserva nelle chiese affinché sia adorata dai fedeli, e portata agli infermi secondo il bisogno. L'Eucaristia si deve adorare da tutti, perché contiene veramente, realmente e sostanzialmente lo stesso N. S. Gesù Cristo.
  16. Valerio
    La Cresima è un sacramento che ci dà lo Spirito Santo, imprime nell'anima nostra il carattere di soldato di Gesù Cristo, e ci fa perfetti cristiani, perché ci conferma nella fede e perfeziona le altre virtù e i doni che abbiamo ricevuti nel santo Battesimo; e perciò si chiama Confermazione.
    I doni dello Spirito Santo, che si ricevono nella Cresima sono questi sette: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio. La materia di questo sacramento oltre l'imposizione delle mani del Vescovo, è la unzione fatta sulla fronte del battezzato col sacro Crisma; e perciò si chiama anche Cresima, cioè Unzione. Il sacro Crisma è olio mischiato con balsamo, che il Vescovo ha consacrato il giovedì santo.
    In questo sacramento, l'olio che si espande e fortifica, significa la grazia abbondante, che si sparge nell' anima del cristiano per confermarlo nella fede: e il balsamo, che è odoroso e difende dalla corruzione, significa che il cristiano fortificato da questa grazia, è atto a dare buon odore di cristiane virtù e a preservarsi dalla corruzione dei vizi.
    La forma del sacramento della Cresima è questa: Io ti segno col segno della Croce e ti confermo col crisma della salute in nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, così sia.
    Il ministro ordinario del sacramento della Cresima è il solo Vescovo. Il Vescovo per amministrare il sacramento della Cresima, prima stende le mani sopra i cresimandi, invocando sopra di loro lo Spirito Santo; poi fa un'unzione in forma di croce col sacro Crisma sulla fronte di ciascuno, dicendo le parole della forma; quindi con la sua mano destra dà un leggero schiaffo sulla guancia del cresimato dicendogli: la pace sia con te; infine benedice solennemente tutti i cresimati.
    Si fa l'unzione sulla fronte, dove appariscono i segni del timore e del rossore, affinché il cresimato intenda che non deve arrossire del nome e della professione di cristiano, né aver paura dei nemici della fede. Si dà un leggero schiaffo al cresimato perché sappia che deve esser pronto a soffrire ogni affronto e ogni pena per la fede di Gesù Cristo.
    Tutti devono procurare di ricevere il sacramento della Cresima e di farlo ricevere a chi è loro soggetto.
    Per ricevere degnamente il sacramento della Cresima, bisogna essere in grazia di Dio, sapere i misteri principali della nostra santa fede e accostarvisi con riverenza e devozione.
    Chi ricevesse la Cresima una seconda volta commetterebbe un sacrilegio, perché è uno di quei sacramenti, che imprimono il carattere nell'anima, e che perciò si possono ricevere una volta sola. Per conservare la grazia della Cresima, il cristiano deve spesso pregare, fare buone opere, e vivere secondo la legge di Gesù Cristo, senza rispetti umani. Ci sono i padrini e le madrine anche per tale sacramento, affinché questi indirizzino con le parole e con gli esempi il cresimato nella via della salvezza e lo aiutino nella milizia spirituale. Il padrino deve essere di età conveniente; cattolico, cresimato, istruito nelle cose più necessarie della religione, e di buoni costumi.
  17. Valerio
    A colui che si battezza s'impone il nome di un Santo per porlo sotto la speciale protezione di un celeste patrono ed animano ad imitarne gli esempi.
    I padrini e le madrine del Battesimo sono quelle persone, che per disposizione della Chiesa tengono al sacro fonte i bambini, rispondono in vece loro e si rendono garanti in faccia a Dio della loro educazione cristiana, specialmente se vi mancassero i genitori. Noi siamo obbligati senza a stare alle promesse e alle rinunzie che hanno fatto per noi i nostri padrini, perché Dio non ci ha ricevuti nella sua grazia che a queste condizioni. Si debbono eleggere per padrini e madrine persone cattoliche, di buoni costumi e ossequenti alle leggi della Chiesa.
    I padrini e le madrine sono obbligati ad adoperarsi perché i loro figli spirituali siano istruiti nelle verità della fede, e vivano da buoni cristiani, edificandoli col buon esempio.
  18. Valerio
    "Il 26 agosto 1606 S. Francesco di Sales si portò a visitare la Chiesa di S. Giovanni di Tolome: affaticato dal viaggio si assise presso una fonte, e mentre parlava ai presenti della stan­chezza di Gesù, del suo riposo presso il pozzo di Giacobbe, dell’arrivo della Samaritana, ecc., uno sciame di api lo cir­condò, posandoglisi sul capo e sulle spalle. Il Santo rimase im­mobile; i suoi familiari volevano scacciarle, ma un vecchio con­tadino lo impedì e disse: “State fermo, Monsignore, non le scacciate, solamente di tanto in tanto dite a noi qualche parola, per far comprendere a queste bestioline che non si trovano nel silenzio del loro albergo ordinario; subito se ne andranno.” Il Santo ubbidì, e nessuna di quelle api gli fece male. Egli trasse da questo fatto molte belle riflessioni ed istruzioni, e volendo insegnare alla santa Madre di Chantal come vincere l’importu­nità delle piccole tentazioni, le scrisse che bisogna combatterle con atti di umiltà e di amore; così, come le api, si ritireranno senza nuocerci."
  19. Valerio
    La Grazia Santificante donata dal sacramento del Battesimo è assolutamente necessaria per la salvezza, avendo detto espressamente il Signore: Chi non rinascerà nell'acqua e nello Spirito Santo non potrà entrare nel regno dei cieli.
    Alla mancanza del sacramento del Battesimo può supplire il martirio, che chiamasi Battesimo di sangue, o un atto di perfetto amor di Dio o di contrizione, che sia congiunto col desiderio almeno implicito del Battesimo, e questo si chiama Battesimo di desiderio.
    Chi riceve il Battesimo resta obbligato a professare sempre la fede, e ad osservare la legge di Gesù Cristo e della sua Chiesa. Nel ricevere il santo Battesimo, si rinuncia per sempre al demonio, alle sue opere, ed alle sue pompe. Per opere e pompe del demonio si intendono i peccati, e le massime del mondo contrarie alle massime del santo Vangelo.
  20. Valerio
    Si dà il Battesimo versando dell'acqua sul capo del battezzando, e se non si può sul capo, su qualche altra parte principale del corpo, e dicendo nello stesso tempo: Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Se uno versasse l'acqua, e un altro proferisse le parole, la persona non resterebbe battezzata; ma è necessario che sia la stessa persona che versi l'acqua e pronunci le parole.
    Quando si dubita se la persona sia morta, si deve battezzarla sotto condizione, dicendo: Se tu sei vivo, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
    I bambini si devono portare alla chiesa perché siano battezzati, il più presto possibile.
    Si deve avere somma premura per far battezzare i bambini, perché essi per la loro tenera età sono esposti a molti pericoli di morire, e non possono salire al Paradiso senza la Grazia Santificante del Battesimo.
    I padri e le madri che per la loro negligenza, lasciano morire i figliuoli senza battesimo, peccano gravemente, perché lasciano i loro figlioletti fuori dalla Beatitudine eterna; e peccano pure gravemente col differirne a lungo il Battesimo, perché li espongono al pericolo di morire, senza averlo ricevuto.
    L'adulto che si battezza, deve oltre la fede avere il dolore almeno imperfetto (cioè dolore causato dalla considerazione della pena correlata alle colpe) dei peccati mortali, che avesse commessi. Se un adulto si battezzasse in peccato mortale senza questo dolore riceverebbe il carattere del Battesimo, ma non la remissione dei peccati, né la grazia santificante. E questi effetti rimarrebbero sospesi, finché non fosse tolto l'impedimento col dolore perfetto de' peccati o col sacramento della Penitenza.
  21. Valerio
    All'origine della «Festa del Perdono» c'é un episodio della vita di san Francesco.
    Una notte del 1216, era immerso nella preghiera alla Porziuncola. 
    All'improvviso entrò una luce fortissima e Francesco vide sopra l'altare il Cristo e alla 
    sua destra la Madonna e gli Angeli. 
    Gli chiesero che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
    La risposta fu immediata: «Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono».
    La sua richiesta fu esaudita così da quell'anno, dopo aver ricevuto il permesso dal Pontefice Onorio III, il 2 Agosto si celebra la «Festa del Perdono» a Santa Maria degli Angeli ma anche in tutte le parrocchie e le chiese francescane.
    E' concessa l'Indulgenza Plenaria della Porziuncola a chi si comunica, si confessa e prega per il Papa dal mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente.
    CONDIZIONI PER RICEVERE L'INDULGENZA PLENARIA 
    DEL PERDONO DI ASSISI 
    (per sé o per i defunti)
    - Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (anche negli otto giorni successivi). 
    - Comunione eucaristica.
    - Visita alla chiesa della Porziuncola in Assisi, ad una chiesa francescanao o ad una chiesa parrocchiale, dove si rinnova la professione di fede, mediante la recita del CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana.
    - La recita del PADRE NOSTRO, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo.
    - Una preghiera (Pater-Ave_Gloria) secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, che sono:
    1. L’esaltazione della Chiesa.
    2. La propaganda della fede.
    3. L’estirpazione delle eresie.
    4. La conversione dei peccatori.
    5. La concordia dei governanti cristiani.
    6. Il bene del popolo cristiano.
    ,per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
    - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto ad ogni forma di peccato anche veniale.
  22. Valerio
    Il dare il Battesimo spetta per diritto ai Vescovi ed ai parroci; ma, in caso di necessità, qualunque persona può darlo, sia uomo, sia donna, anche un eretico od un infedele, purché esegua il rito del Battesimo ed abbia l'intenzione di fare quello che fa la Chiesa.
    Se vi fosse necessità di battezzare una persona in pericolo di morte, e molti si trovassero presenti, dovrebbe battezzarla il sacerdote, se vi fosse, e in sua assenza un ecclesiastico di ordine inferiore, e in assenza di questo, l'uomo secolare a preferenza della donna, a meno che la maggior perizia della donna, o la decenza, non richiedessero altrimenti.
    Chi battezza deve avere l'intenzione di fare quello che fa la santa Chiesa nel battezzare.
     
  23. Valerio
    Il Battesimo è il sacramento pel quale rinasciamo alla grazia di Dio e diventiamo cristiani.
    Il sacramento del Battesimo conferisce la prima grazia santificante per la quale si cancella il peccato originale, ed anche l'attuale se vi è; rimette tutta la pena per essi dovuta; imprime il carattere di cristiani; ci fa figliuoli di Dio, membri della Chiesa ed eredi del paradiso, e ci rende capaci di ricevere gli altri sacramenti.
    La materia del Battesimo è l'acqua naturale che si versa sul capo di chi viene battezzato in tanta quantità che scorra.
    La forma del Battesimo è questa: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
     
  24. Valerio
    La grazia di Dio è un dono interno, soprannaturale, che ci vien dato senza alcun merito nostro, ma per i meriti di Gesù Cristo in ordine alla vita eterna.
    La grazia si distingue in grazia santificante, che si chiama anche abituale, e in grazia attuale.
    La grazia santificante è un dono soprannaturale inerente alla nostra anima, che ci rende giusti, figli adottivi di Dio ed eredi del Paradiso.
    La grazia santificante è di due tipi: grazia prima e grazia seconda. La grazia prima è quella per cui l'uomo passa dallo stato di peccato mortale allo stato di giustizia. La grazia seconda è un accrescimento della grazia prima.
    La grazia attuale è un dono soprannaturale, che illumina la nostra mente e muove e conforta la nostra volontà, affinché noi operiamo il bene e ci asteniamo dal male. E' possibile che l'uomo opponga resistenza alla grazia di Dio, perché essa non distrugge il nostro libero arbitrio.
    Senza il soccorso della grazia di Dio, tuttavia, con le sole nostre forze, noi non possiamo fare alcuna cosa che ci giovi per la vita eterna.
    La grazia ci viene comunicata da Dio principalmente per mezzo dei santi sacramenti. I sacramenti, oltre la grazia santificante, conferiscono anche la grazia sacramentale.
    La grazia sacramentale consiste nel diritto che si acquista ricevendo un sacramento qualunque, di aver a tempo opportuno le grazie attuali necessarie per adempiere gli obblighi che derivano dal sacramento ricevuto. Così noi quando fummo battezzati, ricevemmo il diritto di avere le grazie per vivere cristianamente. I sacramenti danno sempre la grazia, purché si ricevano con le necessarie disposizioni.
    La virtù di conferire la grazia l'ha data ai sacramenti Gesù Cristo con la sua passione e morte.
    I sacramenti che conferiscono la prima grazia santificante, che ci rende amici di Dio, sono due: il Battesimo e la Penitenza.
    Questi due sacramenti, cioè il Battesimo e la Penitenza, si chiamano perciò sacramenti dei morti, perché sono istituiti principalmente per ridare alle anime morte per il peccato la vita della grazia. I sacramenti che accrescono la grazia in chi la possiede, sono gli altri cinque, cioè la Cresima, l'Eucaristia, l'Estrema Unzione, l'Ordine Sacro ed il Matrimonio, i quali conferiscono la grazia seconda. Questi cinque sacramenti, cioè la Cresima, l'Eucaristia, l'Estrema Unzione, l'Ordine Sacro ed il Matrimonio si chiamano sacramenti dei vivi, perché quelli che li ricevono, devono essere senza peccato mortale, cioè già vivi alla grazia santificante. Chi riceve uno dei sacramenti dei vivi, sapendo di non essere in grazia di Dio, commette un grave sacrilegio. I sacramenti più necessari per salvarci sono due: il Battesimo e la Penitenza: il Battesimo è necessario a tutti, e la Penitenza è necessaria a tutti quelli che hanno peccato mortalmente dopo il Battesimo.
    Il più grande di tutti i sacramenti è quello della Eucaristia, perché contiene non solo la grazia, ma anche Gesù Cristo, autore della grazia e dei sacramenti.
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