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  1. San Giovanni Rotondo, Santuario S. Maria delle Grazie 1 Maggio 2023 “Cari amici, oggi la Chiesa celebra San Giuseppe lavoratore. Il Papa Pio XII volle istituire questa celebrazione al primo maggio che, com’ è noto in tutto il mondo, è la festa del lavoro, per sottolineare che senza Dio, il lavoro dell’uomo non ha futuro. San Giuseppe è esempio dell’uomo che opera, che agisce, senza anteporre nulla a Dio. E siamo venuti qui, nella chiesa dove san Pio per tanti anni ha confessato tanti, donando il sacramento della riconciliazione e ha celebrato la santa Eucaristia. Quindi, questo luogo è particolarmente sacro. Qui egli per tanti anni ha portato su di sé la Passione di Gesù Cristo, insegnando a tutto il mondo che, soltanto portando la croce di nostro Signore, noi siamo salvati. Siamo in un tempo in cui questa verità è offuscata, perché si pensa che serve altro per salvare l’umanità, ma noi non siamo più grandi di nostro Signore, come sapeva bene padre Pio. Egli sapeva che la salvezza viene unicamente dall’unione con Gesù e pertanto la sua esistenza è stata nient’altro che un abbraccio sempre più stretto con Lui. Noi dobbiamo sempre e di nuovo, imparare questa verità. Non è scontato che i cristiani seguano Gesù Cristo, particolarmente nel mondo odierno e perciò dobbiamo imparare da questo Santo come si segue il Signore. Sappiamo tutti dalla vita di padre Pio, che egli non ha fatto nulla di più che il sacerdote, non ha fatto nulla di più che ascendere verso la santità: quindi, anche noi siamo chiamati, sebbene con diversi doni, nei diversi stati di vita, a percorrere la via della santità. Ma, senza i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia non è possibile farsi santi. Meditiamo molto su quello che san Pio ha trasmesso alla Chiesa. Ricordo soltanto che alle sue figlie spirituali, egli amava dire che bisogna lasciarsi sbozzare come avviene con le pietre, se si vuole diventare preziosi e utili alla costruzione dell’edificio ecclesiale. Cosa significa questo? Significa che dobbiamo imparare ad amare la Chiesa, anche quando la Chiesa ci percuote. Ci vuole pazienza, come insegna san Pio. Non sto qui a ricordare le persecuzioni che egli ha subito: le conosciamo tutti … Ma, sapete, la Chiesa mette alla prova la verità di ciò che noi viviamo e se ciò è vero, prima o poi, si afferma. Non pensate che costruendo un’altra chiesa, le cose migliorino. Come ha scritto papa Benedetto: il tentativo di creare un’altra chiesa è già stato fatto ed è fallito. Noi apparteniamo alla Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica. Ed in questa appartenenza, in questa sofferenza, come l’oro nel crogiuolo, ci purifichiamo, come si è purificato san Pio. Non possiamo andare in cerca di altre soluzioni: è rimanendo uniti al Corpo di Cristo, che è la Chiesa, di cui Cristo stesso è la testa, che noi ci convertiamo, giorno dopo giorno e, finalmente, ci santifichiamo. Dobbiamo imparare molto da questo Santo che, come sapete è un santo mondiale, proprio perché ha fatto ciò che deve fare un sacerdote, cioè perdonare e rendere grazie. Invochiamo san Pio, unito a san Giuseppe, del quale fu tanto devoto, affinché ottenga a tutti noi la conversione, la pazienza dell’amore e la pace del cuore. Sia lodato Gesù Cristo.”
  2. -Ci si sta domandando da più parti se la Chiesa debba pronunciarsi sull’ uso etico e responsabile della Intelligenza Artificiale . Leggendo fra le righe il suo Magistero, si può scoprire che la Chiesa ha indirettamente già fatto sentire la sua voce , chiedendo un nuovo capitalismo sostenibile ed inclusivo . Che sia voluto, capito o meno, questo nuovo capitalismo significa, di fatto "digitale ". Il bene degli esseri umani e dell’ambiente sarà grazie al digitale. Così è stato deciso -Infatti sostenibilità e inclusione si traducono in questa parola < digitalizzazione> che è un vero progetto, una concreta idea . E’ il progetto voluto e supportato dal “mondo intero “ , è la base chiave del nostro avvenire , poiché sarà grazie alla Intelligenza Artificiale che il progetto di digitalizzazione si compirà per salvare il mondo intero, permettendo la crescita economica ( senza natalità naturalmente ), la fine delle diseguaglianze e soprattutto permettendo la protezione del pianeta . -Ma l’Intelligenza Artificiale è uno strumento , di per sé neutro, di un'altra vera scelta strategica riguardante la nostra civiltà: il Transumanesimo , cioè quel pensiero filosofico scientifico che è convinto che la condizione umana possa esser migliorata solo dalla scienza. Solo la scienza può migliorare l’umanità. L’Intelligenza Artificiale è solo lo strumento con cui rafforzare dette facoltà umane. Ma essendo l’ Intelligenza Artificiale un <algoritmo> non può , in sé , esser valutato moralmente, lo deve esser solo il pensiero filosofico-scientifico che la utilizza . -La chiesa dovrebbe pertanto semmai occuparsi di questo . Prima che anche lei possa esser disintermediata da nuovi attori digitali come sta succedendo a quasi tutte le istituzioni sociali cui siamo abituati . Amazon sta sostituendo gli acquisti nei centri commerciali . Facebook sta sostituendo gli incontri sociali al bar. Google sta sostituendo la lettura dei giornali. Netflix sta sostituendo le sale cinematografiche , ecc. Magari “qualcuno” (che magari viene anche a far visita in Vaticano ) sta pensando anche alla sostituzione della Chiesa e delle sue funzioni con qualche soluzione di “Metaverso”, anch’esso frutto del digitale , che è una sorte di “creazione” fatta dall’uomo, una specie di “incarnazione “ di internet . -Se all’interno della chiesa non si rifletterà adeguatamente e si reagirà soprannaturalmente , l’Intelligenza Artificiale potrebbe diventare la nuova “eucarestia” in una religione relativizzata e spenta dove i sacerdoti saranno neo-tecnocrati digitali , che ha fatto il “seminario” in Silicon Valley… .
  3. Quella che riportiamo di seguito è la lettera di un giovane Sacerdote* di Bergamo, già educatore in Seminario e docente di Teologia pubblicata sul Blog della Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo , il quale fa alcune considerazioni dopo aver seguito la conferenza stampa del presidente del consiglio dei ministri italiano, riguardante la cosiddetta Fase 2 della gestione della crisi pandemica da Covid19 (28 Aprile 2020 AD). La riportiamo tal quale, senza commenti o considerazioni, ma aggiungiamo la nostra considerazione e proposta al termine. Ecco di seguito lo scritto riportato integralmente. "È una sera molto difficile. Oppure una sera da cui risorgere. Le regioni hanno convocato preti e vescovi per pensare a cosa fare con i ragazzi nella prossima estate quando i genitori dovranno andare al lavoro e non ci saranno gli oratori, gli scout e l’Azione Cattolica con le loro proposte; le istituzioni pubbliche hanno sentito le Caritas per verificare il buon funzionamento delle mense e dell’assistenza ai senzatetto; i sindaci hanno chiamato i parroci per cercare di portare una parola di conforto alle famiglie dei morti di Covid a cui era negato il lutto. E i vescovi hanno dato prova di grande senso di collaborazione: hanno chiuse le chiese la sera stessa del decreto, hanno ripreso con forza i preti che non avevano capito la gravità della situazione e hanno raccomandato il massimo grado di responsabilità. Dalle notizie che sono trapelate in questi giorni, la Cei ha lavorato di concerto in ogni modo con politici ed esperti per una ripresa responsabile della possibilità di celebrare le eucaristie. I preti e i fedeli in questi giorni sono stati preparati: «Non sarà come prima, per un lungo periodo dovremo essere vigilanti, forse non si riuscirà ad andare a messa tutte le domeniche, ma torneremo all’eucaristia presto». Poco prima di della conferenza stampa di Conte avevo sentito degli amici che mi avevano commosso: «Ancora una domenica, poi finalmente torneremo all’Eucaristia», mi hanno detto. Mamma, papà e tre bimbi. E invece ho assistito attonito alla comunicazione: il premier ha ringraziato la Cei presumibilmente per la collaborazione in termini di assistenza, ha detto che capisce il dolore, ma per la messa «vedremo tra qualche settimana». Poi ha dato spiegazioni precisissime su tutti gli sport, su estetisti, parrucchieri, su piccole e grandi imprese, sulle distanze per correre, su come si prenderà il cibo nei ristoranti e su quando riapriranno i bar. Ci sono date, protocolli e procedure di controllo. Ma per i politici italiani, la Cei è da ringraziare per l’assistenza nel sociale. La possibilità per quei milioni di cattolici (a cui si uniscono tutte le altre confessioni e fedi) di pregare non è nemmeno stata presa in considerazione: ha un grado di priorità inferiore alla serie A (più volte citata da Conte), alla corsetta, agli sport individuali e di squadra, agli estetisti e ai parrucchieri, alle piscine e alle palestre. Non è una priorità, se ne parlerà, «Comprendo la sofferenza per chi ha una sensibilità religiosa, ma per eventuali aperture dobbiamo interloquire con gli esperti, tra qualche settimana». Ci ringraziano, non siamo dimenticati; a dire il vero, come dicevo, non è stato detto il perché del grazie, però gli stiamo simpatici, suvvia! Ma ciò che succede in Chiesa non ha alcuna rilevanza: siamo rilevanti per fare i funerali in una società che non sa dire nulla di fronte alla morte, per tenere i bambini d’estate in un paese che non investe quasi nulla sull’educazione e per dare da mangiare in uno Stato che lascia indietro troppi ultimi tra gli ultimi. Questo siamo. Che vien da dire, per fortuna! Lo Stato lo sa bene che la Chiesa non è ricca sfondata. La polemica sull’8 per mille la fanno quelli che non ci capiscono nulla di economia e sono alla caccia delle ultime fake news. Secondo diverse agenzie, lo Stato riceve dalla Chiesa circa il 250 per cento di servizi in rapporto a quanto dà. Ma meglio dare qualche soldo alla Chiesa, che si smazza poveri, anziani e bambini. Meno problemi organizzativi e un risparmio di molti soldi. Questo siamo. I preti lo sanno bene: fino a 10 anni fa in paese c’era l’ACR o l’oratorio a fare qualcosa d’estate con i bambini, e i Comuni avevano altre cose da pensare. Meglio sganciare un po’ di lire agli oratori per occuparsi dei bambini. Adesso i centri sportivi e le cooperative sociali si sono attivati, e la torta da dividere è la stessa, ma con più persone che mangiano. Io me le ricordo le discussioni di qualche anno fa: «Ma i comuni capiranno che noi mettiamo cuore in quello che facciamo!». Invece no. Non interessa il nostro cuore: interessa se eroghiamo o meno un servizio. Franco Garelli usa un’espressione molto bella: parla di “caso italiano” per definire il ruolo della Chiesa. In Italia la Chiesa ha scuole, enti educativi, strutture, procedure assistenziali, organi di informazione, caso unico in Europa. Ma abbiamo sempre pensato che testimoniamo il Vangelo così: occupandoci del sociale, facendolo con stile, e desiderando che dietro traspaia il Vangelo. E così le vocazioni sono crollate a picco: perché un ragazzo di 25 anni dovrebbe rinunciare a tutto per diventare un operatore sociale sul mercato delle proposte? Fino agli anni ’90 avevamo più o meno il monopolio. Ma adesso? Adesso siamo un impegno tra tanti nel planning dei ragazzi. Ci specializziamo, sediamo ai tavoli, attiviamo progetti, professionalizziamo ciò che facciamo. E diventiamo sempre più esperti, ma siamo tra i tanti sul mercato della concorrenza del sociale. Abbiamo fatto sempre una pastorale “penultima”: facciamo la pizzata con il dopocresima per «avere lì i ragazzi», perché poi si finisce con la preghiera e chissà che magari a qualcuno resti qualcosa! Facciamo l’oratorio estivo perché «noi lo facciamo con il cuore» e poi glielo diciamo con i cinque minuti finali di preghiera («Che se disturbi ti tolgo i punti in classifica generale!»), e chissà che magari a qualcuno venga la voglia di capire in nome di chi lo facciamo. Portiamo gli adolescenti al mare o in montagna sperando che gli resti quel minimo di memoria che hanno fatto qualche bella esperienza da piccoli con il don e magari chissà che un giorno… Ma quel giorno non viene mai! Non si sposano, non vengono più in chiesa, non fanno battezzare i figli. Non sei un nemico! Sei “il don”. Altra questione è “il Vaticano”, ricettacolo di tutti i mali. Ma il don è normalmente una persona simpatica. Magari fossi nemico! Magari tu rappresentassi per loro una passione forte, fosse anche contraria! No: sei quello che in quell’estate in cui sono stati a Londra tre settimane con la scuola, in Grecia con la famiglia, a Berlino con gli amici, sono stati anche alla GMG, e «che bello che è stato!». Tanto quanto Berlino, la Grecia e Londra. Uno sul mercato. Niente di più. E ti ricordano come una cosa bella tra tante. C’è poi la versione meno abbiente, di chi grazie alla parrocchia è andato a fare la GMG a Madrid e ha preso per una volta l’aereo, perché a quei soldi nessuno gli avrebbe dato questa possibilità. E ti ricorda così. Con simpatia. Ma statisticamente avviene con rilevanza sempre più nulla che da cosa nasca cosa e poi uno capisca che dietro c’è il Vangelo. Una curiosità: ho fatto una stima spannometrica dei laureati del mio paese e con curiosità ho constatato che il numero di laureati in scienze dell’educazione, scienze della formazione primaria e infermieristica è molto simile al numero di religiose viventi che hanno fatto una vita le infermiere e le maestre all’asilo. Ci hanno presi in parola i giovani: ci imitano. Ma hanno optato per la versione laica di quello che facciamo, anche perché onestamente è quella in cui ci vedono investire più tempo. Diventiamo esausti, inseguiamo istituzioni che dovevano essere “penultime”, teniamo in piedi cose che forse erano un guizzo di genio sociale di un momento e da cui non riusciamo più a liberarci, siamo sempre più occupati. E questa sera in due minuti il presidente del Consiglio dei Ministri dalla cattolicissima Italia ci ha detto con spietatezza elegante che la nostra pastorale ha molto del fallimentare. Se andiamo a dire una buona parola alle famiglie che piangono ce lo permettono: in questo vuoto cosmico di valori, dove il Premier riesce a dare una minima prospettiva di senso con uno slogan imbarazzante “se ami l’Italia mantieni le distanze”, ci riconoscono che almeno di fronte alla morte siamo gli unici che provano a balbettare alcune cose. Ma l’eucaristia, ciò che per noi è il cuore, non è degno di una scadenza, almeno a pari del campionato di calcio. Avremmo capito un ulteriore ritardo. Ci mancherebbe! Se Conte avesse detto: «Il 1 giugno riapriranno le Chiese» lo avremmo condiviso. Avremmo capito delle norme rigide. Anche più rigide di quelle che pensavamo. Ma «tra qualche settimana ne parliamo» è davvero una ferita. Alla fine ci ringrazia per quello in cui investiamo la maggior parte delle energie. Ma l’Eucaristia non è nemmeno un problema. Non ha più alcuna minima rilevanza pubblica. Ci abbiamo provato in tutti i modi, abbiamo fatto di tutto per fare, sperando che trasparisse il motivo. E per fortuna! Checché ne dicano i giornali, io sono convinto che in Italia tante persone hanno avuto un altro padre e un’altra madre oltre a quelli biologici e li abbiano trovati tra le file della chiesa, nel parroco, nel prete giovane, nel catechista, nel capo scout. Perché li abbiamo amati davvero. Non li abbiamo amati solo per farne un proselito. E continueremo a farlo. Ma qui si sta parlando di altro. Si sta parlando di progettazione pastorale. Non siamo nemmeno associati al vangelo, all’Eucaristia, a Dio. Questa sera Conte ha messo la parola “fine” a una chiesa con un minimo di rilevanza sociale. Ce lo ha detto chiaramente: siamo una istituzione piena di servizi, ma irrilevante e in assoluta minoranza circa le convinzioni di fondo. Per il nostro specifico non meritiamo nemmeno lo stesso investimento di pensiero che per il jogging. Io non sono arrabbiato con Conte. Che ha fatto il suo lavoro. E non lo giudico politicamente. Ma dopo qualche minuto mi è passata. Forse ci ha dato un colpo mortale. Ma se si risorgesse da qui? Ci ha messo di fronte a una identità esausta e fragilissima. Ma se ci avesse anche posto nelle condizioni per dirci che forse dobbiamo iniziare a occuparci di altro. Hanno fatto bene i vescovi a fare sentire il loro disappunto. Ma Conte ci ha solo detto ciò che tutti sapevamo e che non si poteva dire: siamo diventati una piccola minoranza. Solo che ci trasciniamo dietro mille residui storici. Vogliamo iniziare a giocarci bene il nostro ruolo di minoranza?". Questa lettera, trasparente e cristallina, è interessante perché è una fotografia ad alta risoluzione, vivida, della figura del Sacerdote ad oggi, per come è stata disegnata e vissuta da qualche decennio a questa parte. La formazione classica di cinquanta, sessanta anni fa oggi non esiste più, se non in situazioni minoritarie, una formazione che, pur con i suoi limiti, riusciva a dare un’identità molto più definita di quella odierna, caratterizzata invece dal “prete fai da te”. Di conseguenza, attualmente, in luogo di formare sacerdoti i seminari a-formano “laici che fanno i preti”, il che non è affatto la stessa cosa di imparare ad “essere” preti. Questa realtà, ben descritta nella lettera, è da tempo sotto gli occhi di tutti ma non la si è saputa o voluta vedere, nell'attesa di vederne i frutti o di rimandare a tempi migliori. Non sappiamo quale sia la soluzione che questo giovane sacerdote immagina; potrebbe essere distante anni luce da quanto abbiamo in mente noi. Potrebbe essere una nuova, ennesima, inutile e dannosa rivoluzione. Ma, in questo momento, ciò che è importante è la fotografia che egli scatta. Negli ultimi decenni i chierici hanno rifiutato l’aspetto monastico che avevano prima. La mentalità che si respira nei seminari, infatti, è piuttosto secolarizzata. Perché l’approccio prospettico e teologico è che la Chiesa debba imparare dal mondo, dalla gente comune, dalla “modernità” e non abbia invece da insegnare nulla. Anzi, chi richiama la Tradizione cattolica, chi reclama come un ruolo primario nel difendere i Diritti di Dio, il Culto, viene rigettato e messo da parte, perché non porta “nulla dal mondo”. Sta adesso alla Gerarchia Ecclesiastica trattare questa voce o come quella di tanti preti giovani e vecchi negli ultimi decenni, ovvero mettendola da parte, o prendendo atto che una visione della Chiesa, spesso distante da quanto la Chiesa è stata o da come ha agito per duemila anni non ha portato i frutti sperati, bensì quelli opposti. Non si dovrebbe reinventare nulla, aggiornare o ripensare nulla. La Chiesa è lì. Ci guarda. Basta solo riconoscerla. In J et M, Claudio. *Il suo nominativo non è noto, ma non abbiamo motivo di credere, vista la fonte, che si tratti di un falso.
  4. Cardinale Sarah: "Dobbiamo ricostruire la cattedrale ... Non abbiamo bisogno di inventare una nuova Chiesa" Se Dio perde il suo posto centrale e primario, l'uomo perde il proprio posto, non trova più il suo posto nella creazione, nei suoi rapporti con gli altri. Il moderno rifiuto di Dio ci imprigiona in una nuova forma di totalitarismo: un relativismo che non ammette altro che la legge del profitto. Dobbiamo spezzare le catene che questa nuova ideologia totalitaria vuole imporci! Se l'uomo rifiuta e si taglia fuori da Dio, allora è come un fiume immenso e maestoso che, tagliato fuori dalla sua fonte, prima o poi si asciuga e scompare. Se l'uomo nega Dio e lo rifiuta, è come un albero gigante che è privato delle sue radici: morirà immediatamente. Sono convinto che questa civiltà stia vivendo la sua ora mortale. Come una volta durante il declino e la caduta di Roma, così oggi le élite non si preoccupano altro che di aumentare il lusso della loro vita quotidiana e la gente è stata anestetizzata da intrattenimenti sempre più volgari. --- Intervento di SER Robert Cardinal Sarah a Église Saint François-Xavier a Parigi, il 25 maggio 2019, poche ore dopo aver visitato la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. È stato originariamente pubblicato su CWR il 21 giugno 2019. --- Consentitemi innanzitutto di ringraziare il monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, e il curato della parrocchia di Saint François-Xavier, p. Lefèvre-Pontalis, per la loro fraterna accoglienza. Sono venuto per presentare il mio ultimo libro: The Day is Far Spent (Si fa sera e il giorno volge ormail al declino). In questo libro analizzo la profonda crisi dell'Occidente, una crisi di fede, una crisi della Chiesa, del sacerdozio, dell'identità, una crisi del significato dell'uomo e della vita umana. Discuto questo crollo spirituale e tutte le sue conseguenze. Stasera vorrei ripetere queste convinzioni che ho tenuto così profondamente, mettendole nella prospettiva di una commovente visita che ho fatto ieri. Poche ore fa ero nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Mentre entravo nella chiesa eviscerata e contemplavo le sue volte in rovina, non potei fare a meno di vedere in essa un simbolo della situazione della civiltà occidentale e della Chiesa in Europa. È un fatto triste: oggi la Chiesa sembra essere avvolta dalle fiamme da tutte le parti. La vediamo devastata da una conflagrazione molto più distruttiva di quella che ha raso al suolo la cattedrale di Notre-Dame. Cos'è questo fuoco? Dobbiamo avere il coraggio di nominarlo, perché "nominare le cose in modo errato è aggiungere alla sventura del mondo". Questa fiammata, questa conflagrazione che infuria in particolare attraverso la Chiesa in Europa, è un caso di confusione intellettuale, dottrinale e morale. È il nostro codardo rifiuto di proclamare la verità su Dio e sull'uomo e di difendere e trasmettere i valori morali ed etici della tradizione cristiana. È la nostra perdita di fede e lo spirito di fede, una vista perdente dell'obiettività della fede e quindi una perdita della conoscenza di Dio. Come scrisse Giovanni Paolo II in Evangelium Vitae: Cari amici, la cattedrale di Notre-Dame aveva una guglia che era come un dito che si protendeva verso il cielo, indicandoci verso Dio. Nel cuore di Parigi, ha parlato a tutti gli uomini del significato ultimo della vita umana. In effetti questa guglia simboleggiava l'unica e unica ragione dell'esistenza della Chiesa: guidarci a Dio, indicarci verso di Lui. Una chiesa che non è rivolta a Dio è una chiesa che sta collassando, già in preda alla morte. La guglia della cattedrale di Parigi è caduta: e questa non è una coincidenza! Notre-Dame di Parigi simboleggia tutto l'Occidente, deformandosi e sgretolandosi dopo essersi allontanato da Dio. Simboleggia la grande tentazione dei cristiani occidentali: non si rivolgono più a Dio, si rivolgono verso se stessi, stanno perendo. Sono convinto che questa civiltà stia vivendo la sua ora mortale. Come una volta durante il declino e la caduta di Roma, così oggi le élite non si preoccupano altro che di aumentare il lusso della loro vita quotidiana e la gente è stata anestetizzata da intrattenimenti sempre più volgari. Come vescovo, è mio dovere avvertire l'Occidente: ecco le fiamme della barbarie minacciarti! E chi sono questi barbari? I barbari sono quelli che odiano la natura umana. I barbari sono quelli che calpestano il sacro sotto i piedi. I barbari sono coloro che disprezzano e manipolano la vita e lottano per il "potenziamento umano"! Quando un paese è pronto a lasciare morire un uomo debole e indifeso di fame e sete, marcia lungo i sentieri della barbarie! Il mondo intero guardò mentre la Francia esitava a nutrire Vincent Lambert, uno dei suoi figli più deboli. Miei cari amici, dopo questo, come può il vostro paese dare lezioni al mondo sulla / della civiltà? Quando un paese si arroga il diritto alla vita e alla morte nei confronti dei più piccoli e dei più deboli, quando un paese uccide i bambini nel grembo materno, si sta accorciando verso la barbarie! L'Occidente è accecato dalla sua brama di ricchezza! Il richiamo del denaro che il liberalismo infonde nei cuori fa addormentare le persone! Nel frattempo continua la silenziosa tragedia dell'aborto e dell'eutanasia. Nel frattempo, la pornografia e l'ideologia di genere mutilano e distruggono bambini e adolescenti. Siamo diventati così abituati alla barbarie che non ci sorprende più! Sotto la superficie dei suoi fantastici risultati scientifici e tecnologici e l'apparenza di prosperità, la civiltà occidentale è in un profondo stato di decadenza e rovina! Come la cattedrale di Notre-Dame, si sta sgretolando. Ha perso la ragione di essere: mostrare e condurre gli altri a Dio. Quando la guglia che incorona l'edificio crolla, c'è da meravigliarsi che le volte crollino sotto di esso? Voglio suonare un grido di allarme che è anche un grido di amore e compassione per l'Europa e l'Occidente: un Occidente che rinuncia alla sua fede, storia e radici cristiane è destinato al disprezzo e alla morte. Non ricorda più una bellissima cattedrale fondata sulla fede, ma una rovina insensata! Ogni civiltà umana che perde di vista Dio ha le sue basi. Una cattedrale proclama, con la sua architettura verticale, che siamo fatti per Dio. Al contrario, l'uomo separato da Dio è ridotto alla dimensione orizzontale. Se Dio perde il suo posto centrale e primario, l'uomo perde il proprio posto, non trova più il suo posto nella creazione, nei suoi rapporti con gli altri. Il moderno rifiuto di Dio ci imprigiona in una nuova forma di totalitarismo: un relativismo che non ammette altro che la legge del profitto. Dobbiamo spezzare le catene che questa nuova ideologia totalitaria vuole imporci! Se l'uomo rifiuta e si taglia fuori da Dio, allora è come un fiume immenso e maestoso che, tagliato fuori dalla sua fonte, prima o poi si asciuga e scompare. Se l'uomo nega Dio e lo rifiuta, è come un albero gigante che è privato delle sue radici: morirà immediatamente. Nicholas Berdyaev ha detto: "Dove non c'è Dio, non c'è uomo: questo è ciò che abbiamo imparato dall'esperienza. O guarda la vera natura del socialismo, ora che possiamo vedere che aspetto ha davvero. Ma una verità che si distingue e non può essere vista meno chiaramente è che non può esserci neutralità religiosa o assenza di religione: alla religione del Dio vivente si contrappone la religione di Satana, di fronte alla fede di Cristo c'è la fede dell'Anticristo . Il regno umanista neutrale che voleva stabilirsi in un ordine intermedio tra Paradiso e Inferno è in uno stato di corruzione, e vengono rivelati i due abissi, di altezza sopra e di profondità sotto. Lì si impenna contro l'Uomo-Dio, non l'uomo del regno intermedio neutrale, ma l'uomo-dio, l'uomo che si è messo al posto di Dio. I poli opposti dell'essere e del non essere sono manifesti e chiari." Rifiutare Dio la possibilità di entrare in tutti gli aspetti della vita umana porta l'uomo a condannarsi alla solitudine. Non diventa altro che un individuo isolato, senza origine o destino. È condannato a vagare per il mondo come un barbaro nomade, senza sapere di essere il figlio e l'erede di un Padre che lo ha creato innamorato e lo chiama a condividere la felicità eterna con lui. Ecco l'uomo moderno: solo, vagando in un campo di rovine. Questo è quello che ho trovato ieri quando ho visitato Notre-Dame in rovina. La crisi spirituale che descrivo coinvolge il mondo intero. Ma la sua fonte è in Europa. Il rifiuto di Dio è stato concepito nelle menti occidentali. L'attuale disastro spirituale ha quindi tratti distintamente occidentali. In particolare, vorrei sottolineare il rifiuto della paternità. I nostri contemporanei sono convinti che, per essere liberi, non si debba dipendere da nessuno. C'è un tragico errore in questo. Gli occidentali sono convinti che l'accoglienza sia contraria alla dignità delle persone umane. Ma l'uomo civilizzato è fondamentalmente un erede, riceve una storia, una cultura, una lingua, un nome, una famiglia. Questo è ciò che lo distingue dal barbaro. Rifiutare di essere iscritti in una rete di dipendenza, eredità e filiazione ci condanna a tornare nudi nella giungla di un'economia competitiva lasciata a se stessa. Questa comprensione della dipendenza e della trasmissione fu profondamente impressa nei cuori di coloro che costruirono Notre-Dame. Hanno lavorato per decenni e secoli, per i loro discendenti, in molti casi senza vedere la fine del loro lavoro per se stessi. Sapevano di essere eredi e volevano trasmettere la loro eredità. Poiché si rifiuta di riconoscersi come un erede, l'uomo è condannato all'inferno della globalizzazione liberale in cui gli interessi individuali si confrontano senza alcuna legge per governarli oltre al profitto ad ogni costo. In questo libro, tuttavia, voglio suggerire alle persone occidentali che la vera causa di questo rifiuto di rivendicare la loro eredità e questo rifiuto della paternità è il rifiuto di Dio. Vedo, nel profondo dei cuori occidentali, un profondo rifiuto della paternità creativa di Dio. Ma riceviamo la nostra natura come uomo e donna da Dio. "Dio ha creato l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio li ha creati, l'uomo e la donna li ha creati" (Gen 1:27). Questo è intollerabile per le menti moderne. L'ideologia di genere è il rifiuto di ricevere una natura sessuale da Dio. Così alcuni in Occidente si ribellano, si ribellano e combattono contro Dio. Opponendosi a testa a testa con il Padre e il Creatore, si mutilano inutilmente per cambiare sesso. Ma in realtà non cambiano sostanzialmente nulla della loro struttura come uomo o donna. Si materializzano in modo radicale la loro opposizione ribelle e la rivolta contro Dio. La filosofia moderna e lo spirito moderno respingono e attaccano violentemente la legge naturale; ricorda ciò che disse San Giovanni: “Chiunque commette peccato è colpevole di illegalità; il peccato è illegalità ”(1 Gv 3: 4). La negazione della legge naturale è l'estremo estremo del rifiuto di Dio, l'annuncio della libertà senza limiti come valore assoluto e giustificazione per il peccato. L'ideologia di genere ne è un perfetto esempio. L'Occidente rifiuta di ricevere e accetterà solo ciò che costruisce per se stesso. Il transumanesimo è l'ultimo avatar di questo movimento. Poiché è un dono di Dio, la natura umana stessa diventa insopportabile per l'uomo occidentale. Questa rivolta è spirituale alla radice. È la rivolta di Satana contro il dono della Grazia. Fondamentalmente, credo che l'uomo occidentale rifiuta di essere salvato dalla misericordia di Dio. Rifiuta di ricevere la salvezza, volendo costruirla per se stesso. I "valori fondamentali" promossi dalle Nazioni Unite si basano su un rifiuto di Dio che paragono al giovane ricco nel Vangelo. Dio ha guardato l'Occidente e l'ha amato perché ha fatto cose meravigliose. Lo invitò ad andare oltre, ma l'Occidente tornò indietro. Preferiva il tipo di ricchezza che doveva solo a se stesso. Le grandi cattedrali occidentali potevano essere costruite solo da uomini di grande fede e grande umiltà che erano profondamente felici di sapere che erano figli di Dio. Sono come un canto di gioia, un inno alla gloria di Dio scolpito nella pietra e dipinto nel vetro. Sono opera di figli che amano e adorano il loro Padre celeste! Tutti erano contenti di scolpire nella pietra un'espressione della loro fede e amore per Dio, e non per la gloria del proprio nome. Le loro opere d'arte dovevano glorificare e lodare solo Dio. L'uomo occidentale moderno è troppo triste per realizzare tali opere d'arte. Ha scelto di essere un orfano solitario: come può cantare la gloria dell'eterno Padre da cui ha ricevuto tutto? Bene, allora cosa deve fare? Prima delle rovine di Notre-Dame, alcuni sono stati tentati di dire: Vedi, questo edificio ha servito al suo scopo. Costruiamo qualcosa di nuovo, più moderno. Costruiamo qualcosa dopo la nostra stessa immagine! Un edificio che parla non della gloria di Dio, ma della gloria dell'uomo, del potere della scienza e della modernità. Allo stesso modo, alcune persone guardano alla Chiesa cattolica e dicono: questa Chiesa ha servito al suo scopo, cambiamola, creiamo una nuova Chiesa secondo la nostra immagine. Pensano: la Chiesa non è più credibile, non sentiamo più la sua voce nei media. È troppo guastata dagli scandali della pedofilia e dell'omosessualità in mezzo al clero. Troppi membri del suo clero sono malvagi. È necessario cambiarla, reinventarla. Il celibato sacerdotale è troppo difficile per i nostri tempi: rendilo opzionale! L'insegnamento morale del Vangelo è troppo impegnativo: rendilo più facile! Diluiscilo con relativismo e lassismo. In futuro, preoccupati di più delle domande sociali. La dottrina cattolica non è adatta ai media? Cambiarlo! Adattalo alle mentalità e alle perversità morali del nostro tempo. Adottiamo la nuova etica globalista promossa dall'ONU e dall'ideologia di genere! Trasformiamo la Chiesa in una società umana e orizzontale, parliamo un linguaggio adatto ai media, rendiamola popolare! Amici miei, una Chiesa del genere non interessa a nessuno. Miei cari amici, il mondo non serve a niente per una Chiesa che non offre altro che un riflesso della propria immagine! La Chiesa è interessante solo perché ci permette di incontrare Gesù. È legittima solo perché ci trasmette l'Apocalisse. Quando la Chiesa è sovraccarica di strutture umane, ostacola la luce di Dio che splende in lei e attraverso di lei. La Chiesa dovrebbe essere come una cattedrale. Tutto in Lei dovrebbe cantare alla gloria di Dio. Deve indirizzare incessantemente il nostro sguardo verso di lui, come la guglia di Notre-Dame rivolta verso il cielo. Miei cari amici, dobbiamo ricostruire la cattedrale. Dobbiamo ricostruirlo esattamente come prima. Non abbiamo bisogno di inventare una nuova chiesa. Dobbiamo lasciarci convertire in modo che la Chiesa possa brillare ancora una volta, in modo che la Chiesa possa essere ancora una volta una cattedrale che canta la gloria di Dio e conduce gli uomini a lui. Quindi, qual è la prima cosa da fare? (1) L' Adorazione Ti dico senza esitazione: vuoi ricostruire la Chiesa? Quindi dobbiamo metterci in ginocchio! Vuoi ricostruire questa bellissima cattedrale che è la Chiesa cattolica? Mettiti in ginocchio! Una cattedrale è prima di tutto un luogo in cui gli uomini possono inginocchiarsi, una cattedrale è dove Dio è presente nel Santissimo Sacramento. Il compito più urgente è recuperare un senso di adorazione! La perdita di un senso di adorazione di Dio è la fonte di tutti i fuochi e le crisi che stanno scuotendo il mondo e la Chiesa. Abbiamo bisogno di adoratori! Il mondo sta morendo perché manca di adoratori! La Chiesa è arida per mancanza di adoratori per dissetarsi! Ci mancano le persone che cadono in ginocchio come Gesù quando si rivolge a suo Padre e a nostro Padre: “Poi si ritirò da loro a un tiro di sasso, si inginocchiò e pregò ... Padre Mio, se è possibile, lascia che questo calice passi da me , ma non quello che voglio ma quello che vuoi ”(vedere Lc 22:41; Mt 26:39; Mc 14:35). Non riscopriremo la comprensione della dignità della persona umana se non riconosciamo la trascendenza di Dio. L'uomo è grande e nobile solo quando cade in ginocchio davanti a Dio. Il grande uomo è umile e l'uomo umile è in ginocchio! Amici miei, se a volte disperiamo di fronte ai poteri di questo mondo, se a volte poggiamo le braccia davanti ai poteri di questo mondo, ricordate che nessuno ha il potere di togliervi la libertà di inginocchiarvi! Se sacerdoti empi abusano della loro autorità e ti brutalizzano per impedirti di inginocchiarti per ricevere la Santa Comunione, non perdere la calma e la serenità davanti al Signore Eucaristico. Non resistere a loro, ma piuttosto pregare per questi sacerdoti il cui comportamento bestemmia e profana colui che tengono nelle loro mani. Cerca di imitare l'umiltà di Dio e fai inginocchiare il tuo cuore, la tua volontà, la tua intelligenza, il tuo auto-amore e tutto il tuo interno. È il dominio esclusivo di Dio. Un uomo in ginocchio è più potente del mondo! È un irremovibile bastione contro l'ateismo e la follia degli uomini. Un uomo in ginocchio fa tremare Satana in tutto il suo orgoglio! Tutti voi che, agli occhi degli uomini, siete senza potere e influenza, ma che sapete inginocchiarvi davanti a Dio, non abbiate paura di coloro che vogliono intimidirvi! La tua missione è fantastica. È per "impedire al mondo di autodistruggersi"! 3 Parlo in particolare a voi che siete malati, deboli di corpo o mente, voi che soffrite di handicap, che la società trova inutili e vuole reprimere: quando pregate, quando adorate, siete grandi! Hai una dignità particolare perché assomigli in modo univoco a Cristo crocifisso! Se mi permetti l'espressione: tutta la Chiesa si inginocchia davanti a te perché porti l'immagine di Cristo, la sua presenza! Desideriamo servirti, amarti, consolarti, per favore. Desideriamo anche imparare da te. Ci predichi il Vangelo dell'adorazione nella tua sofferenza. Sei un tesoro! Una cattedrale non ha più senso se nessuno va lì per adorare, per prostrarsi davanti al volto di Dio! Una cattedrale non ha più senso se la liturgia che celebriamo lì non ha interamente lo scopo di orientarci verso Dio, verso la croce. Pertanto, la nostra cattedrale ha bisogno di sacerdoti che celebreranno la liturgia della Messa e la liturgia delle Ore in essa. Se il popolo di Dio deve adorare, allora sacerdoti e vescovi devono essere i primi adoratori. Sono chiamati a tenersi costantemente davanti allo sguardo di Dio. La loro esistenza vuole essere una preghiera senza fine, una liturgia permanente. Sono i nostri leader. Molto spesso sono vescovi e sacerdoti che trascurano l'adorazione. Pertanto, sono centrati su se stessi e sulle loro attività, preoccupati dei risultati umani del loro ministero. Non trovano tempo per Dio, perché hanno perso il senso di Dio. Dio non ha più posto nella loro vita. Miei cari amici, sono convinto che al centro della crisi della Chiesa vi sia una crisi del sacerdozio, una crisi di sacerdoti. Se la cattedrale sta crollando, è perché l'identità sacerdotale è crollata per prima. Abbiamo allontanato da loro l'identità dei sacerdoti. Li abbiamo fatti pensare che devono essere uomini d'affari, lavoratori efficienti, attivi e presenti ovunque ad ogni minuto. Ma il sacerdote è fondamentalmente una continuazione tra noi della presenza di Cristo. È essenzialmente un adoratore, un uomo che si tiene costantemente sotto lo sguardo di Dio. Non deve essere definito da ciò che fa ma da ciò che è. È ipse Christus, Cristo stesso. La scoperta di molti casi di abusi sessuali contro minori rivela una profonda crisi spirituale, una grave, profonda e tragica rottura tra il sacerdote e Cristo. Certo, ci sono fattori sociali: la crisi degli anni '60 e la sessualizzazione della società, che rimbalzano sulla Chiesa. Ma dobbiamo avere il coraggio di andare oltre. Come ha detto Benedetto XVI di recente, le radici di questa crisi sono spirituali. La ragione ultima dell'abuso o di una vita morale incompatibile con il celibato sacerdotale è la concreta assenza di Dio nella vita dei sacerdoti. Da tempo assistiamo alla diffusione di una vita sacerdotale che non è più determinata dalla fede. Ora, se c'è una vita che deve essere interamente e assolutamente determinata dalla fede, è la vita sacerdotale. In ultima analisi, la ragione dell'abuso è l'assenza di Dio. Solo dove la fede non determina più le azioni dell'uomo sono possibili tali offese. Come ci ha ricordato Benedetto XVI: "Il centro della nostra vita deve essere davvero la celebrazione quotidiana della Santa Eucaristia. Qui sono centrali le parole di consacrazione: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", il che significa che parliamo "in persona Christi". Cristo ci permette di usare il suo "io", parliamo nell'io di Cristo. Cristo ci sta "attirando in se stesso" e ci permette di essere uniti. Ci unisce al suo "io". Quindi, attraverso questa azione, il fatto che ci "attiri" a se stesso in modo che il nostro "io" si unisca al suo, realizza la permanenza, l'unicità del suo sacerdozio ... È questa unione con il suo "io" che si realizza nelle parole della consacrazione ... Pertanto, il celibato è un'anticipazione, un assaggio, reso possibile dalla grazia del Signore, che ci attira a se stesso, verso il mondo della risurrezione." Ho dedicato questo libro ai sacerdoti di tutto il mondo perché so che stanno soffrendo. Molti di loro si sentono abbandonati. Noi vescovi abbiamo una grande parte di responsabilità per la crisi del sacerdozio. Siamo stati padri per loro? Li abbiamo ascoltati, capiti e guidati? Abbiamo fatto loro un esempio? Troppo spesso le diocesi si trasformano in strutture amministrative. Ci sono così tanti incontri. Il vescovo dovrebbe essere il modello per il sacerdozio. Ma noi stessi siamo ben lungi dall'essere i più pronti a pregare in silenzio o a cantare l'Ufficio nelle nostre cattedrali. Temo che ci perdiamo in responsabilità secondarie e profane. Il posto del prete è sulla croce. Quando celebra la messa, è alla fonte di tutta la sua vita, che è la croce. Il celibato è uno dei modi concreti che ci consente di vivere questo mistero della croce nelle nostre vite. Il celibato inscrive la croce sulla nostra carne. Ecco perché il celibato è intollerabile per il mondo moderno. Il celibato sacerdotale è uno scandalo per i moderni, perché la Croce è uno scandalo. In questo libro, desidero incoraggiare i sacerdoti. Voglio dire loro: ama il tuo sacerdozio! Sii orgoglioso di essere crocifisso con Cristo! Non temere l'odio del mondo! Vorrei mostrare il mio affetto come padre e fratello per i sacerdoti di tutto il mondo! Voglio esprimere, davanti a te e con te, il mio profondo affetto per tutti i sacerdoti fedeli nel mondo! Voglio davanti a te e desidero che tu li renda omaggio! Cari amici, amate i vostri sacerdoti! Non ringraziarli per quello che fanno ma per quello che sono! Cari amici, non lasciatevi turbare dalle tendenziose indagini che descrivono la disastrosa situazione del clero irresponsabile, le cui vite interiori sono malate, che sono persino al centro del governo della Chiesa. Resta sereno e confidente come la Vergine e San Giovanni ai piedi della Croce. Sacerdoti, vescovi e cardinali immorali non possono offuscare la brillante testimonianza di oltre quattrocentomila sacerdoti in tutto il mondo che ogni giorno servono il Signore con fede, santità, gioia e umiltà! Dobbiamo essere realistici e concreti. Sì, ci sono peccatori. Sì, ci sono sacerdoti infedeli, vescovi e persino cardinali che non osservano la castità. Ma anche, e anche questo è molto grave, non riescono a mantenere la vera dottrina! Il peccato non dovrebbe sorprenderci. D'altra parte, dobbiamo avere il coraggio di chiamarlo per nome. Non dobbiamo aver paura di riscoprire i metodi del combattimento spirituale: preghiera, penitenza e digiuno. Dobbiamo avere la lungimiranza per punire l'infedeltà. Dobbiamo trovare i mezzi concreti per prevenirlo. Credo che senza una vita di preghiera comune, senza un minimo di vita fraterna comune tra sacerdoti, la fedeltà sia un'illusione. Dobbiamo guardare al modello degli Atti degli Apostoli. Voglio ripetere a voi sacerdoti e religiosi che sono nascosti e dimenticati, voi che la società spesso disprezza, voi che siete fedeli alle promesse della vostra ordinazione, fate tremare i poteri di questo mondo! Ricordate loro che nulla può resistere alla forza presente nel dono della vostra vita per la verità. Ricordate loro la presenza vitale e indispensabile di Dio per il futuro dell'umanità. La tua presenza è intollerabile per il principe delle bugie. Senza di te, cari fratelli sacerdoti e consacrati, l'umanità sarebbe meno grande, meno radiosa e meno bella! Senza di te le nostre cattedrali sarebbero edifici inutili senza vita! Sei il bastione vivente della verità perché hai deciso di amare fino alla croce. Cari fratelli sacerdoti, cari fratelli e sorelle religiosi, l'esperienza della croce è l'esperienza della verità della nostra vita! L'uomo o il chierico che proclama la verità di Dio inevitabilmente si arrampica sulla croce. Sperimenterà la passione, la crocifissione e la morte della Croce. Tutti i cristiani, e in particolare i sacerdoti, sono costantemente sulla Croce in modo che attraverso la loro testimonianza la verità possa evadere e le bugie vengano distrutte. In modo straordinario, portiamo sempre e ovunque sui nostri corpi le sofferenze e la morte di Gesù, in modo che la vita di Gesù possa manifestarsi nei nostri corpi (vedere 2 Cor 4:10). Spesso sento dire che il celibato sacerdotale è solo una questione di disciplina storica. Credo fermamente che questo sia falso. Come abbiamo detto sopra, il celibato rivela l'essenza stessa del sacerdozio cristiano, vale a dire la configurazione perfetta e l'identificazione totale del sacerdote con Cristo, sommo sacerdote della Nuova Alleanza e delle cose buone a venire (Eb 9:11). In questo senso, il sacerdote non è solo un alter Christus, un altro Cristo, è veramente ipse Christus, Cristo stesso. Per consacrazione eucaristica, è totalmente configurato a Cristo, per così dire "transustanziato", trasformato, cambiato in Cristo. E poiché Cristo e gli Apostoli hanno vissuto in perfetta castità e celibato come un segno del loro dono totale e assoluto al Padre, è quindi fondamentale anche oggi vedere il celibato come una necessità vitale per la Chiesa. Parlarne come una realtà secondaria fa male a tutti i sacerdoti del mondo! Sono profondamente convinto che la relativizzazione della legge del celibato sacerdotale ridurrà il sacerdozio a una semplice funzione. Ma il sacerdozio non è una funzione ma uno stato. Essere sacerdote non è prima di tutto fare qualcosa, ma essere qualcosa. Deve essere Cristo; deve essere l'estensione della presenza di Cristo tra gli uomini. Cristo è veramente il coniuge della Chiesa. Amava la Chiesa e si abbandonava a lei “per renderla santa purificandola con il lavaggio dell'acqua con la parola, in modo da presentare a sé la chiesa nello splendore, senza macchia o rughe o qualcosa del genere —Sì, affinché sia santa e senza imperfezioni ”(Ep 5, 25-27). Il sacerdote da parte sua si dà come Cristo è stato dato per tutta la Chiesa. Il celibato manifesta questo dono ed è il suo segno concreto e vitale. Il celibato è il sigillo della croce sulla nostra vita sacerdotale! È il grido dell'anima sacerdotale che proclama il suo amore per il Padre e il suo dono totale di sé alla Chiesa! Il desiderio di relativizzare il celibato porta a disprezzare questo dono radicale che tanti sacerdoti fedeli hanno vissuto dal giorno della loro ordinazione. Voglio urlare con così tanti miei compagni sacerdoti la mia profonda sofferenza di fronte a questo disprezzo per il celibato sacerdotale! Naturalmente, non ci può essere la debolezza in questo settore. Ma chi cade alza subito e persegue la sua strada seguire Cristo con maggiore fedeltà e determinazione. (2) I pilastri: La Dottrina cattolica E poi, cari amici, che cosa fa il nostro bisogno cattedrale? Ha bisogno di solidi pilastri per sostenere le volte. Quali sono questi pilastri? Che fondazione è necessaria per supportare la snellezza graziosa del gotico Rib-volte? La dottrina cattolica che abbiamo ricevuto dagli apostoli è l'unico fondamento solido che possiamo trovare. Se ognuno difende la propria opinione, ipotesi teologiche, novità o un approccio pastorale che contraddice le esigenze del Vangelo e del Magistero perenne della Chiesa, allora la divisione si diffonderà ovunque. Sono ferito quando vedo tanti pastori vendere la dottrina cattolica e seminare divisione tra i fedeli. Dobbiamo al popolo cristiano un insegnamento chiaro, fermo e stabile. Come possiamo permettere ai vescovi e alle conferenze episcopali di contraddirsi l'un l'altro? Dove regna la confusione, Dio non può dimorare! Perché Dio è luce e verità. L'unità di fede assume l'unità del magistero attraverso lo spazio e il tempo. Quando ci troviamo di fronte a un nuovo insegnamento, questo deve sempre essere interpretato in continuità con l'insegnamento precedente. Se introduciamo rotture e rivoluzioni, distruggiamo l'unità che governa la santa Chiesa attraverso i secoli. Ciò non significa che siamo condannati a un fissismo teologico. Ma ogni evoluzione deve portare a una migliore comprensione e approfondimento del passato. L'ermeneutica della riforma nella continuità che Benedetto XVI ha insegnato così chiaramente è una condizione sine qua non dell'unità. Coloro che proclamano a gran voce il cambiamento e la rottura sono falsi profeti! Non stanno cercando il bene del gregge. Sono mercenari lasciati entrare dall'inganno nell'ovile! La nostra unità è forgiata attorno alla verità della dottrina cattolica e dell'insegnamento morale della Chiesa. Non ci sono altri mezzi. Cercare di ottenere l'approvazione dei media al prezzo della verità è fare il lavoro di Giuda! Non avere paura! Quale dono più grande c'è per l'umanità della verità del Vangelo? Quale tesoro più prezioso della luce del Vangelo e della Sapienza di Dio, che è Gesù Cristo (1 Cor 1, 24)? Alcuni cristiani sembrano voler privarsi di questa luce e saggezza. Si limitano a guardare il mondo con occhi secolari. Perché? È il desiderio di essere accettato dal mondo? Il desiderio di essere come il mondo? Mi chiedo se, in fondo, questo atteggiamento maschera un timoroso rifiuto di ascoltare ciò che Gesù stesso ci ha detto: "Sei il sale della terra, sei la luce del mondo". Che onore, ma anche che responsabilità! Che dovere! Rinunciare al sale della terra significa condannare il mondo a rimanere insipido e insipido. Rinunciare all'essere la luce del mondo significa condannarlo all'oscurità e abbandonarlo all'ombra della sua ribellione contro Dio! Non dobbiamo permettere che ciò accada! Anzi, rivolgiamoci al mondo: per portargli l'unica luce che non inganna. Quando la Chiesa si gira verso il mondo, questo non può comportare che nasconda lo scandalo della Croce, ma solo che lo rende nuovamente accessibile nella sua nuda realtà. Cari amici, sono stato profondamente commosso spiritualmente da una fotografia pubblicata il giorno dopo l'incendio a Notre-Dame di Parigi. Nella foto è visibile l'interno della chiesa, ammucchiato da detriti e ancora fumante. Ma sopra questi cumuli di pietre frantumate, la croce luminosa installata dal cardinale Lustiger è ancora in piedi! "Stat Crux, dum volvitur orbis - la Croce sta mentre il mondo gira". Il mondo gira e cade, solo la Croce rimane stabile e ci mostra la via della salvezza. Rimane solo la verità della Croce, la verità della dottrina cattolica. Se voltarsi verso il mondo significa voltarsi dalla Croce, ciò non porterà a un rinnovamento ma alla morte! Tra molti cristiani c'è la paura e la ripugnanza di testimoniare la fede o di portare la luce del Vangelo nel mondo. La nostra fede è diventata tiepida, come un ricordo che sta lentamente svanendo. Sta diventando come una nebbia fredda. Non osiamo più affermare che è l'unica luce del mondo. Dobbiamo dare testimonianza non a noi stessi, ma a Dio che è venuto per incontrarci e si è rivelato in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. È quindi urgente insistere sull'insegnamento del catechismo ad adulti e bambini. Abbiamo uno strumento meraviglioso per questo scopo: il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio. Il fallimento della catechetica porta molti cristiani a mantenere solo una vaga idea della fede o addirittura una sorta di sincretismo religioso. Alcuni hanno scelto di credere a un articolo del Credo e di rifiutarne un altro. Abbiamo anche iniziato a fare sondaggi sull'accettazione da parte dei cattolici di varie verità di fede ... La fede non è lo stand di un commerciante dove scegliamo la frutta e la verdura che ci piacciono! Quando lo riceviamo, è Dio che riceviamo, intero e intero! Invito solennemente i cristiani ad amare i dogmi e gli articoli di fede, ad amarli. Adoro il nostro catechismo! Se lo accettiamo con i nostri cuori e non solo con le nostre labbra, allora le formule della fede ci permettono di entrare nella vera comunione con Dio. È tempo di salvare i cristiani dal discorso ambiguo e confuso di alcuni prelati e dall'attuale relativismo che anestetizza i cuori e bandisce l'amore! Ricorda la chiara e ferma testimonianza di Pietro: "non esiste nessun altro nome sotto il cielo dato tra i mortali per mezzo del quale dobbiamo essere salvati, se non con il nome di Gesù Cristo di Nazaret" (Atti 4: 10-12). Pensiamo a tutti i cristiani di Africa, Asia e Medio Oriente che vengono macellati per il nome di Gesù! È tempo che la fede diventi per i cristiani il loro tesoro più intimo e prezioso. Possiamo misurare la tiepidezza che si è diffusa nei nostri ranghi con la nostra apatia di fronte a deviazioni dottrinali. Spesso vediamo errori gravi insegnati nelle università cattoliche o in pubblicazioni ufficialmente cristiane. Nessuno reagisce! E noi vescovi ci accontentiamo di correzioni caute e timorose. Attenzione! Un giorno i fedeli chiederanno un resoconto di noi. Ci accuseranno davanti a Dio di averli lasciati ai lupi e di aver abbandonato i nostri incarichi di pastori quando avremmo dovuto difendere l'ovile. Comprendi bene: il mio grido è un grido d'amore! La nostra fede informa il nostro amore per Dio. Difendere la fede è difendere i più deboli e i più semplici e permettere loro di amare Dio nella verità. Cari amici, dobbiamo bruciare con amore per la nostra fede. Non dobbiamo diluirlo con compromessi mondani. Non dobbiamo falsificarlo o corromperlo. È una questione di salvezza delle anime, le nostre e quelle dei nostri fratelli! Il giorno in cui non bruceremo più con amore per la nostra fede, il mondo sarà freddo, privato del suo bene più prezioso. È nostro compito difendere e annunciare la fede! Chi sorgerà per proclamare la fede nelle città occidentali? Chi sorgerà per annunciare la vera fede ai musulmani? Lo cercano inconsciamente. Si rivolgono all'islamismo perché, per quanto riguarda la religione, tutto l'Occidente ha da offrire loro è la società dei consumi. Di voi quali saranno i missionari di cui il mondo ha bisogno? Dove sono i missionari che insegneranno tutta la fede a tanti cattolici che ignorano ciò in cui credono? Non porre più la luce della fede sotto un paniere, non nascondere questo tesoro che ci è stato dato liberamente! Abbiate il coraggio di proclamare, testimoniare, catechizzare! Non possiamo più chiamarci credenti e vivere in pratica come atei! La fede illumina la nostra vita familiare, professionale e culturale, non solo la nostra vita spirituale. In Occidente, alcuni richiedono tolleranza o laicità e impongono una forma di schizofrenia tra vita privata e pubblica. La fede ha il suo posto nel dibattito pubblico! Dobbiamo parlare di Dio, non per imporlo ma per rivelarlo e proporlo. Dio è una luce indispensabile per l'umanità. (3) The Stained Glass: Fellowship with the Saints Miei cari amici, per finire la nostra cattedrale, abbiamo ancora bisogno delle vetrate. Lasciano entrare la presenza luminosa, gioiosa e multicolore, dei santi in cielo. Abbiamo bisogno di santi che osino guardare tutte le cose con gli occhi della fede, che osino essere illuminati dalla luce di Dio. Amici miei, saremo questi santi che il mondo attende? Voi, cristiani di oggi, sarete i santi e i martiri per i quali le nazioni gemono, guiderete una nuova evangelizzazione? Le tue terre sono assetate di Cristo! Non deluderli! La Chiesa ti affida questa missione! Penso che siamo a un punto di svolta nella storia della Chiesa. La Chiesa ha bisogno di una riforma profonda e radicale che deve iniziare con una riforma della vita dei suoi sacerdoti. Ma tutti questi mezzi sono al servizio della santità. La Chiesa è santa in se stessa. I nostri peccati e le nostre preoccupazioni mondane impediscono alla sua santità di diffondersi. È tempo di mettere da parte tutti questi fardelli e lasciare finalmente che la Chiesa appaia come Dio l'ha fatta. Alcuni credono che la storia della Chiesa sia caratterizzata da riforme strutturali. Sono sicuro che sono i santi che cambiano la storia. Le strutture seguono in seguito e non fanno altro che perpetuare ciò che i santi provocarono. Quando Dio chiama, chiede qualcosa di radicale! Va fino in fondo, fino alla radice. Cari amici, non siamo chiamati ad essere cristiani mediocri! No, Dio sta chiamando tutto il nostro essere, chiedendo un dono totale anche al martirio del nostro corpo e della nostra anima! Ci chiama alla santità: "Sarai santo, perché io il Signore tuo Dio sono santo" (Lev 19: 2). Concludendo il mio libro, parlo di un veleno di cui soffrono tutti: un ateismo virulento. Permea tutto, anche il nostro discorso ecclesiastico. Consiste nel permettere ai modi di pensare o di vivere radicalmente pagani e mondani di coesistere fianco a fianco con la fede. E siamo abbastanza contenti di questa convivenza innaturale! Ciò dimostra che la nostra fede è diventata diluita e incoerente! La prima riforma di cui abbiamo bisogno è nei nostri cuori. Non dobbiamo più scendere a compromessi con le bugie. La Fede è sia il tesoro che dobbiamo difendere sia il potere che ci permetterà di difenderlo. Oggi dal profondo del mio cuore come pastore, desidero invitare tutti i cristiani alla conversione. Non abbiamo bisogno di creare feste all'interno della Chiesa. Non possiamo proclamarci i salvatori di questa o quella istituzione. Tutto ciò aiuterà il nemico nel suo gioco. Ma ognuno di noi può prendere questa risoluzione: non accetterò la menzogna dell'ateismo. Non voglio rinunciare alla luce della fede, non voglio che la luce viva fianco a fianco con l'oscurità nella mia anima, attraverso la pigrizia, la convenienza o il conformismo! È una decisione molto semplice, sia interna che concreta. Cambierà la nostra vita nei minimi dettagli. Non si tratta di andare in guerra. Non si tratta di denunciare i nemici. Non si tratta di attaccare o criticare. Si tratta di rimanere fermamente fedeli a Gesù Cristo, al suo Vangelo e al mistero della Chiesa. Sebbene non possiamo cambiare il mondo, possiamo essere cambiati noi stessi. Se ogni persona prendesse questa risoluzione umilmente, allora il sistema di bugie si sgretolerebbe da solo, perché la sua unica forza è il posto che gli diamo in noi stessi! Miei cari amici, l'Occidente ha costruito meravigliose cattedrali. Oggi sono in pericolo di diventare musei senza anima. Ma il giorno in cui le cattedrali saranno diventate semplici carcasse di pietra sarà un giorno triste, e il mondo perderà ogni senso e scopo. Vorrei concludere citando ancora una volta Benedetto XVI: "L'uomo ha bisogno di un appello, rivolto alla sua anima, che possa portarlo e sostenerlo. Ha bisogno di un posto per la sua anima. Questo è ciò che simboleggia una cattedrale. Ma un edificio diventa una cattedrale solo grazie agli uomini che costruiscono questo spazio per l'anima, gli uomini che trasformano le pietre in una cattedrale e quindi aprono a tutti una via verso l'infinito, un appello senza il quale l'uomo soffoca. L'umanità ha bisogno di "costruttori di cattedrale" la cui vita pura e disinteressata rende credibile Dio. Miei cari amici, vi invito, da parte mia, ad essere questi costruttori di cattedrale. Dobbiamo trovare luoghi in cui le virtù possano prosperare. È tempo di riscoprire il coraggio del non conformismo. I cristiani devono creare luoghi in cui l'aria sia respirabile o semplicemente dove sia possibile la vita cristiana. Invito i cristiani ad aprire coraggiosamente oasi di libertà in mezzo al deserto creato dal dilagante profitto. In verità non devi essere solo nel deserto di una società senza Dio. Un cristiano che rimane solo è un cristiano in pericolo! Finirà per essere divorato dagli squali della società di mercato. I cristiani devono riunirsi nelle comunità attorno alle loro cattedrali: le case di Dio. Le nostre comunità devono mettere Dio al centro. Al centro della nostra vita, dei nostri pensieri, delle nostre azioni, delle nostre liturgie e delle nostre cattedrali. Tra la valanga di bugie, dobbiamo essere in grado di trovare luoghi in cui la verità non è solo spiegata ma vissuta. In una parola, dobbiamo vivere il Vangelo: non solo pensarlo come un'utopia, ma vivendolo in modo concreto. La Fede è come un fuoco, ma deve essere in fiamme per essere trasmessa agli altri. Veglia su questo fuoco sacro! Lascia che sia il tuo calore nel cuore di questo inverno occidentale. Quando un fuoco si accende nella notte, gli uomini si raccolgono lentamente attorno ad esso. Questa è la nostra speranza Questa è la nostra cattedrale. libera traduzione di Claudio da https://www.catholicworldreport.com/2019/12/29/cardinal-sarah-we-must-rebuild-the-cathedral-we-do-not-need-to-invent-a-new-church/?fbclid=IwAR0FuRBQKq2Y2T20xZ4d4RPW9UILuZxXHbBczeCAy_6ks6xBwW5MvxHo0T8
  5. fino al
    Su Radio Maria, martedì 8 Gennaio alle ore 21.00, Don Nicola Bux* condurrà la trasmissione in ambito "Chiesa e Liturgia" in cui verrà trattato il tema "Il significato del Luogo Sacro". Sarà possibile intervenire e porre quesiti. #IPC Redazione - Claudio
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