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Claudio C.

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Blog Entries di Claudio C.

  1. Claudio C.
    Papa Francesco non ha mai detto “Sì a legge sulle unioni civili”. Non ci cascate. Sono solo mezzucci della stampa italiana per far approvare la legge sulle unioni civili.
    Ha detto solo questo: "Homosexuals have a right to be a part of the family. They’re children of God and have a right to a family. Nobody should be thrown out, or be made miserable because of it,” Pope Francis said in the film, of his approach to pastoral care." Qui la fonte con il vero virgolettato CNA News . "Gli omosessuali hanno il diritto di far parte della famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere buttato fuori o essere infelice per questo ”. Come è ben evidente, nulla a che vedere con uanto riportano i giornali italiani che hanno come fine ben preciso quello di far approvare la legge Zan.
    Possiamo chiedergli conto dello scandalo del Cardinale Becciu, del sanguinoso accordo "segreto" con la Cina, e di tanti altri Dubia, ma non di questo.
    Siate veramente cattolici adulti e non cattolici ingenui. Iniziate a comprendere la "macchina mediatica" e come chi tira veramente le fila, la usa.
    #IPC Claudio
  2. Claudio C.
    Libera traduzione da ACI Prensa, articolo ¿El Cristo Milagroso lo hizo de nuevo? Cifras de coronavirus en Italia impactan las redes . E' interessante, a prescindere che possa o meno esserci relazione tra il "Cristo miracoloso" che placò la epidemia del 1522 e la discesa della nuova epidemia del 2020, perché ci ricorda che sta a noi, con la nostra preghiera, con le nostre opere tese ad ottenere la salvezza della nostra anima, possiamo chiedere a Cristo di ri-posare il suo sguardo benevolo su di noi.
    *****
    Un prete dell'arcidiocesi di Milwaukee (Stati Uniti) ha attirato l'attenzione di molti durante il passato fine settimana dopo aver analizzato il bilancio delle vittime del coronavirus in Italia ed identificato  il 27 marzo come il giorno in cui tutto è cambiato.
    Quel giorno Papa Francesco ha presieduto in Piazza San Pietro un extra-ordinario momento di preghiera alla presenza del "Cristo Miracoloso", un'immagine di Gesù crocifisso a cui i romani attribuirono la fine dell'epidemia del 1522. In tale occasione impartì anche la benedizione di Urbi et Orbi e pregò davanti all'immagine del Signore crocifisso.

    Nel suo account Twitter, P. John LoCoco ha identificato quel venerdì come quello di maggior picco in Italia. Infatti è stato il giorno in cui furono registrate ben 919 vittime.
    Da allora è iniziato un graduale declino, fino a ieri [qualche giorno fa] quando sono stati registrati 50 morti in Italia. Come è noto, l'Italia è stato il primo paese europeo in cui la pandemia ha causato il caos dopo che il virus ha lasciato la Cina, causando, secondo i dati della Johns Hopkins University, oltre 230.000 infezioni e 32.800 morti.
    Alcuni giorni fa sono inoltre state revocate diverse misure restrittive in Italia ed è stato possibile anche tornare a celebrare messe con i fedeli, ma mantenendo le raccomandazioni sanitarie per evitare nuovi focolai di coronavirus.
    In quell'extra-ordinario giorno di preghiera, anche Papa Francesco ha pregato davanti all'immagine mariana della Salus Populi Romani.
    Di fronte a una piazza vuota di San Pietro e nel mezzo della pioggia, il Pontefice rifletté sul passaggio del Vangelo in cui Cristo calma la tempesta sul Mare di Galilea.
    "Ci troviamo spaventati e persi. Come i discepoli del Vangelo, siamo stati colpiti da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto che eravamo nella stessa barca, tutti fragili e disorientati; ma, allo stesso tempo, importante e necessario, tutti chiamati a remare insieme, tutti dovevano confortarsi a vicenda ", ha detto.
    Tuttavia, ha ricordato che “il Signore si sveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale". 
    Per questo motivo, ci ha incoraggiato ad abbracciare la Croce di Cristo, poiché in essa “siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciarla essere quella che rafforza e sostiene tutte le possibili misure e vie che ci aiutano a prenderci cura di noi stessi. Abbraccia il Signore per abbracciare la speranza. Questa è la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza ".
    Dopo la sua riflessione, il Santo Padre è andato all'ingresso della Basilica di San Pietro, dove ha celebrato l'adorazione del Santissimo Sacramento in silenzio per diversi minuti, accompagnato da alcuni funzionari vaticani, e quindi ha presieduto alcune preghiere come la supplica nelle litanie.
     
    Tradotto da Claudio
  3. Claudio C.
    Dal blog Duc inAltum di Aldo Maria Valli, riprendiamo questa considerazione di un lettore della provincia di Milano che ha inviato al famoso giornalista RAI il testo di un foglietto che è stato distribuito giorni fa nella sua parrocchia. Apparso in spagnolo nel sito religiondigital e in italiano in adista.it, è teso a screditare la Comunione in bocca come “usanza arcaica” che forse, grazie all’occasione offerta dalla pandemia, potrà essere eliminata per sempre.
    Il lettore che ha trovato il foglio sulle panche della sua chiesa è rimasto sconcertato. Aldo Maria Valli ha chiesto un commento a monsignor Nicola Bux. 
    Viene proposto prima il testo del volantino e poi il commento di monsignor Bux.
    ** DAL VOLANTINO**
    La comunione in bocca è un’abitudine che (a causa di forza maggiore) potremmo (finalmente) abbandonare
    Il Covid-19 sta incidendo in tutti i settori della nostra vita. Anche la nostra preghiera è cambiata, almeno quella liturgica. La nostra Messa si vive, ora più che mai, nell’intimo. E forse ci stiamo rendendo conto che l’Eucaristia inizia e ruota intorno alla lavanda dei piedi, alla solidarietà e al servizio ai nostri fratelli. Non a caso le parole di Gesù nell’Ultima Cena sono state: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
    Noi credenti sappiamo bene che d’ora in poi dovremo cambiare alcune delle nostre usanze liturgiche. La cosa più curiosa è che alcune di esse, anche se le abbiamo con noi da molti secoli, non sono così “cristiane” o così sacre. La comunione in bocca, per esempio; la sua origine non deriva né dall’epoca della Chiesa dei primi cristiani o dal tempo dei Padri della Chiesa.
    Al momento stiamo guardando le Messe in TV e ricevendo la comunione in modo spirituale. È già stato annunciato che, con il coronavirus nel mondo, non sarà possibile tornare all’usanza di riceverla in bocca, anche se in alcuni ambienti conservatori difendono quest’usanza a tutti i costi. Ma in realtà quando è stata introdotta la comunione in bocca nella storia della Chiesa?
    Lo “spezzare il pane” era ed è il centro di ogni comunità cristiana. Lo era al tempo degli apostoli, lo è oggi. È ben noto il bellissimo testo della catechesi ai catecumeni (IV sec.), che raccomanda loro di fare “della mano sinistra un trono per la mano destra, poiché questa deve ricevere il Re” (VI catechesi mistagogica di Gerusalemme, n. 21: PG 33, col. 1125).
    I cristiani ricevevano la comunione in mano fino al Medioevo, e più precisamente fino all’epoca carolingia. Ricordo come il prof. Klaus Schatz S.J., docente di storia ecclesiastica di Sankt Georgen a Francoforte, ci abbia raccontato che all’epoca dell’impero carolingio nelle abitudini della gente si era infiltrato un senso magico della religione. La comunione in bocca fu introdotta proprio per evitare questo senso magico dell’Eucaristia. Molti contadini germanici, quando ricevevano la comunione in mano, nascondevano la particola consacrata e se la portavano a casa, per darla alla loro mucca o ad un altro animale domestico malato. Per evitare queste cattive usanze, fu introdotta l’abitudine della comunione in bocca, che è rimasta con noi, in parte, fino ai giorni nostri.
    Oggi non sappiamo quando potremo ricevere la comunione. È certo che sarà in mano, e inoltre in mano per tutti. Potremmo almeno approfittare di questa crisi per lasciarci alle spalle la “comunione in bocca”, una pratica che è nata in una maniera un pò arcaica. Prepariamo, tuttavia, il trono delle nostre mani per il Signore, per il Re … E non dimentichiamoci di usare le nostre mani per servire, che è la cosa principale: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
    **FINE VOLANTINO**
    Commento di monsignor Nicola Bux
    Renderemo conto allo stesso nostro Signore Gesù Cristo dello scandalo, ovvero l’ostacolo che tanti ministri sacri pongono ai fedeli, con i loro atteggiamenti dissacranti e persino sacrileghi verso il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, sintomo della grave crisi di fede che attraversiamo (crisi di fede = mancato riconoscimento della Presenza di Dio nella liturgia, che per questo è chiamata sacra).
    Certo, la causa prima è la secolarizzazione, determinata innanzitutto dai chierici, secondo Charles Peguy, per l’eccessiva enfasi sul simbolismo liturgico, ma ancor più per il venir meno del senso del sacro, sempre a causa della crisi di fede.
    Di questa crisi fa parte la riduzione dell’Eucaristia a espressione di solidarietà umana. Così, nel volantino trovato sui banchi di una parrocchia del Milanese, si afferma che “la comunione in bocca è un’abitudine da abbandonare”, perché addirittura non “cristiana” e non sacra, e anche perché non risalirebbe al cristianesimo primitivo e ai Padri: ritorna l’eresia archeologista, per cui dall’antichità si prende quel che si vuole e si lascia quel che non conviene (per esempio, l’orientamento ad Deum di sacerdoti e fedeli durante la celebrazione, di origine apostolica).
    Da altri l’abolizione è proposta in nome di una presunta maggiore contagiosità della bocca rispetto alla mano, sulla quale non pochi esperti dissentono.
    Lo “spezzare il pane”, da cui il nome dato alla Messa dagli Atti degli Apostoli, non significa che il Sacramento sia stato dato in mano ai discepoli, ma, come attesa Giovanni (cfr 13,26-27), che fu come il boccone porto da Gesù a Giuda, uso ancora invalso presso gli orientali, che ancora fanno la Comunione imboccando i fedeli. Un boccone di pane intinto non può essere dato in mano, ma solo in bocca.
    In altra sede abbiamo portato a sostegno il codice purpureo di Rossano del V secolo, quindi ben prima dell’epoca carolingia, e interpretato l’invito di san Cirillo, vescovo di Gerusalemme, a fare delle mani come un trono, con l’esigenza di protenderle sotto la nostra bocca, affinché, ricevendo il “boccone” eucaristico, nessun frammento andasse disperso.
    Si veda pure il tema della Comunione degli Apostoli, nell’iconografia bizantina, che non attinge ex post, come tutte le testimonianze orientali, fino agli occidentali Beato Angelico, Tintoretto eccetera.
    Perciò l’attribuzione del gesto, da parte del gesuita Schatz, all’infiltrazione tra i fedeli di “un senso magico della religione”, portando alla Comunione in bocca, è evidentemente ideologica.
    L’autore del volantino non può ignorare che, ai nostri giorni, non è la Comunione in bocca a essere a rischio di profanazione – posto che distingua il sacro dal profano – ma quella sulla mano: non sa che vi sono fedeli che, ricevuta la particola sulla mano, la portano con sé? Per quali usi? Non sa che è stato accertato persino l’uso per riti satanici? Quindi, il senso per dir così magico di cui si accusa la Comunione in bocca non è sparito, e ritorna con quella in mano.
    Nella conclusione, l’autore del volantino si contraddice, in quanto, dopo aver affermato che la pratica della Comunione in bocca non c’era nel cristianesimo primitivo, afferma che tale “pratica è nata in una maniera più arcaica” e insiste di nuovo sulla riduzione dell’Eucaristia a servizio dei fratelli. In verità, l’autore non vuole riconoscere che Cristo ha istituito il sacramento affinché diventassimo un solo corpo con lui, proprio mediante la Comunione al suo corpo e al suo sangue; solo così diventiamo sue membra e, nella misura in cui altri lo fanno, ci riconosciamo fratelli. Questa è l’agàpe (greco) e la charitas (latino) dei cristiani, vero nome della solidarietà. Non c’è bisogno di alcun Alto comitato per la fratellanza umana, perché questa scaturisce come conseguenza solo dal riconoscimento dell’unico Signore Gesù Cristo, del cui corpo e sangue si nutrono, mediante iniziazione cristiana, quanti si convertono e sono battezzati. Così pure si comprende il noto assioma: “È l’Eucaristia che fa la Chiesa” e, di conseguenza, la Chiesa può fare l’Eucaristia (cfr Giovanni Paolo II, enciclica Ecclesia de Eucharistia, n.26).
    Dunque, nonostante la crisi della fede, è l’insopprimibile senso del sacro – che il Verbo, con la sua Incarnazione, non ha cancellato dal cuore dell’uomo, anzi fatto avanzare – a spingere tanti sacerdoti e fedeli a non accettare di amministrare e rispettivamente ricevere la Comunione mediante un guanto profano. È necessaria la fede per riconoscere il Corpo e il Sangue di Cristo veramente, realmente, sostanzialmente presenti sotto le specie del pane e del vino – apparenze che san Tommaso con termine aristotelico chiama “accidenti” – tant’è che quando una particola eucaristica cade per terra il celebrante non la usa per la Comunione, ma la immette in un vasetto, il “purifichino”, dove si dissolve, quindi finisce la presenza reale.
    Nell’attuale contagio, se si ritenesse insufficiente il lavabo delle mani prima della Messa e dopo l’offertorio, magari con aggiunta di detergente, si potrebbe ricorrere alla pinza o a quanto avviene nel rito romano antico, nella Messa celebrata dal vescovo: questi usa le chiroteche, ossia i guanti in stoffa pregiata, ornati con croci; egli li usa durante tutta la Messa, ma li toglie per fare l’Offertorio, la Consacrazione e la Comunione. Insomma, il contrario di quanto si sta facendo adesso, toccando a mani nude tutto ciò che occorre (messale, microfono, eccetera), e mettendosi il guanto alla Comunione. È paradossale! Sono soprattutto le sacre offerte che il ministro sacro dovrebbe toccare con mani pure, salvaguardando invece codeste mediante le chiroteche per il resto della celebrazione. Non solo i vescovi usavano le chiroteche, ma anche i sacerdoti dei Capitoli canonicali le avevano tra le loro insegne. Perché non riproporre tale modalità d’uso di questi guanti liturgici da parte dei sacerdoti, non solo dei vescovi, almeno in questo tempo eccezionale?
    Chissà perché quei preti, così ecumenici con gli ortodossi d’Oriente, che sono inflessibili nell’amministrare la Comunione col cucchiaio e in bocca, smettono di affermare che bisogna imparare da questi, e diventano arroganti e inflessibili con i loro fedeli latini (romani e ambrosiani) che vogliono comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, o porgono un piccolo lino per ricevere l’Eucaristia sul palmo della mano e assumerla direttamente con la bocca. Non sono queste le disposizioni della Chiesa? Non resta che riaffermarle con coraggio di fronte ai preti e ai vescovi, memori di quanto affermava Giovanni Paolo II: “Chi ha timore di Dio non ha paura degli uomini”.
    Nicola Bux
  4. Claudio C.
    Mons. Nicola Bux (qui Profilo Wikipedia) rilascia una intervista a Il Giornale. Già stretto collaboratore di Papa Benedetto XVI, è stato per lunghi anni a Gerusalemme ed ha conosciuto da vicino la cultura orientale.
    Mons. Bux, possibile che Silvia Romano sia stata convertita o magari sia stata manipolata dagli islamici? La giovane sostiene che la sua adesione all'islam sia stata una scelta spontanea..
     
    Il concilio ricorda che la libertà religiosa riguarda l'immunità dalla coercizione nella società civile. Ma anche che ciò lascia intatta la Dottrina Cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la Vera religione e l'unica chiesa di Cristo. Una persona cosciente del suo battesimo conosce tutto questo.
    Le risulta normale che una persona finita nelle mani di estremisti islamici finisca per convertirsi?
    Dipende dal soggetto. Un cattolico dalla coscienza ben formata sa qual è la vera religione e, di conseguenza, che il suo abbandono, cioè l'apostasia è uno dei peccati più gravi. Si badi che l'islam punisce l'apostasia con la morte. Pertanto, il vero cristiano non teme il martirio per Gesù Cristo. Se invece la coscienza non fosse ben formata o facesse ciò per ignoranza, esiste l'attenuante davanti a Dio.
    Quale messaggio per l'identità europea arriva dalla storia di Silvia Romano?
    Ricordo un documentario prodotto dalla Rai dieci anni fa. L'indimenticabile Luca De Mata lo intitolò Dio: pace o dominio, perché dal reportage in giro per l'Europa aveva ricavato che l'islam stesse avanzando scaltramente, presentandosi come religione di pace, in realtà puntando al dominio del continente. Celebre l'avvertimento dell'allora vescovo di Izmir (Smirne, ndr) agli europei: i promotori islamici dell'immigrazione in Europa pensano: con le vostre leggi vi invaderemo, con la sharia vi sottometteremo. Che vi cooperino gli europei, è masochismo. La Rai dovrebbe riproporre quel documentario in cinque puntate.
    Teme per i cattolici in giro per il mondo?
    Dalle statistiche è noto che il cristianesimo cattolico è la religione più perseguitata al globo. Ma i cristiani non temono la persecuzione, perché è la condizione ordinaria del cristianesimo. Gesù Cristo ha detto: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Perciò il cristianesimo vince sempre quando è sconfitto. Papa, cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli lo dovrebbero sapere a memoria, non solo, ma anche che alla fine solo la croce di Cristo vince. Lo ricorda Giovanni Paolo II nell'enciclica missionaria Redemptoris missio.
    Quindi?
    Quindi, i programmi di neo-umanesimo, di fratellanza universale, di dialogo interreligioso senza Cristo, sono destinati al fallimento. Meglio farebbero le chiese europee a spendere tutte le forze, anche finanziarie, anzi la loro vita, nell'unico compito che Cristo ha affidato loro: far conoscere il Vangelo a tutte le genti e chiamarle a conversione. Solo l'estensione della fede cattolica può compattare il globo secondo i tempi di Dio. Questo passerà attraverso la persecuzione, la Croce, la vera "teologia della liberazione".
    Esistono fenomeni di proselitismo studiati ad hoc? Magari adatti pure per gli europei che fanno cooperazione all'estero?
    Circa vent'anni fa, ho conosciuto ad Amman dei giovani sauditi che ogni tre mesi, muniti di visto, uscivano dall'Arabia per venire a catechizzarsi per diventare cristiani. Mi mostrarono il materiale propagandistico stampato in arabo, che dal loro paese veniva inviato fino a Londra, documentando il piano di dominio islamico in Europa. Per attuarlo è necessaria l'immigrazione ma anche il proselitismo tra gli europei, specialmente delle Ong, in cui l'identità cristiana o è inesistente o è annacquata. Oggi sappiamo che Londra è in gran parte musulmana, complice anche la pressoché totale sparizione degli anglicani. Ma c'è una pattuglia di cattolici che resiste e vincerà, a costo del martirio.
    Silvia ha scelto di chiamarsi Aisha, come una delle mogli di Maometto...
    Chissà se prima di cambiar nome e credo, sapeva che Santa Silvia è la madre di San Gregorio Magno. E chissà se conosce quanto conclude uno studioso di prima grandezza, dell'islam e della tradizione araba cristiana, della cui amicizia mi onoro, il gesuita egiziano Samir Khalil Samir - citando il Corano al versetto 228 della sura della Vacca e al 34 di quella delle Donne: "Mentre nella concezione cristiana l'uomo e la donna sono messi su un piano di sostanziale parità,in quella musulmana si stabilisce una differenza a livello ontologico, come affermano ancora oggi gli autori musulmani, che presentano il ruolo della donna nell'Islam spiegando che essa, essendo per sua natura più debole fisicamente, più fragile psichicamente e più emotiva che razionale, è inferiore all'uomo e deve sottostare a lui".
  5. Claudio C.
    Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il prof. Stefano Fontana sul tema "Chiesa in Uscita o in Ritirata?". Si affrontano i temi fondamentali della fede cattolica. Qual è la missione della Chiesa? Essa è immanente e sociologica o  trascendente? I fedeli cattolici, dal più semplice all'alta gerarchia sono preparati a vivere secondo i giusti criteri cattolici la realtà in cui vivono? La epidemia di Covid19 ha portato alla luce una crisi di fede nel Clero? Gesù Cristo è diventata una "scusa per parlare d'altro" o è ancora la unica strada di Salvezza? Rahner e la sua teologia sono stati la causa o la valvola di sfogo di domande ancora senza risposta? 
    Buona lettura e, alla fine della pagina, buona visione del video delle conversazioni.
    Bux Ci concentreremo questa sera sul ruolo che sta giocando la Chiesa in questo tempo così eccezionale, tempo che è stato già definito del coronavirus e che comunque, come tutti i tempi della storia, non è sottratto all'azione di Dio che tutto vede e segue ; sappiamo che il Signore è onnipotente ed a Lui nulla è impossibile però nello stesso tempo non vuole assolutamente coartare la nostra libertà perché ci ha creati liberi come d'altronde lui è libero e quindi ci ha creati a sua immagine anche in questo senso, sebbene la nostra libertà sia una libertà un po’ ferita e quindi non in grado di scegliere quello che è bene in senso assoluto.
    Il tema di questa sera è quasi un dilemma tra chiesa in uscita e chiesa in ritirata; certo c'è stata una punta d'ironia nella scelta di questo titolo su cui abbiamo convenuto insieme col professor Fontana, ma serve un po’ anche a renderci conto a volte della veridicità e sostenibilità di certi slogan; questa espressione “chiesa in uscita” è vera infatti da sempre, la Chiesa è sempre stata in uscita; basta cominciare dagli Atti degli Apostoli che sono usciti annunciando al mondo quello che avevano sperimentato con Gesù Cristo, per non parlare poi di tutte le altre ondate missionarie evangelizzatrici; soprattutto il secolo scorso e nella seconda metà dello stesso, la Enciclica di Paolo VI  “Evangelii nuntiandi “divenne il manifesto della evangelizzazione, ma ancor prima anche Pio XII aveva addirittura introdotto i preti fidei donum cioè quei sacerdoti che avrebbero dovuto lasciare le diocesi e andare in soccorso delle chiese e dei più bisognosi di avere ministri; è vero quindi che nessuno dei papi del secolo scorso, giusto per rimanere a quelli più recenti, abbia immaginato una chiesa statica anche perché la Chiesa per sua natura, come diceva Giovanni Paolo II in un discorso del 1981, è una realtà che si muove e non è una realtà chiusa in sé stessa.
    Senonché, professore, in questo tempo del Covid 19 stranamente la Chiesa è sparita o quantomeno è diventata diafana; le chiederei quindi come può essere accaduto tutto questo; si stanno moltiplicando i dibattiti e le analisi da parte di canonisti, giuristi circa questa sorta di sparizione o di remissione, di sottomissione, di resa della Chiesa di fronte a certe norme, ma quasi tutti dimenticando che tutto questo accade in Italia e che noi abbiamo dei patti, abbiamo un concordato.
    Fontana. Prendendo spunto proprio dal titolo direi che il titolo di questa nostra conversazione, più che un indovinato slogan riporta una verità molto profonda, ovvero che più la Chiesa è concentrata sulle proprie profondità e più riesce ad uscire per salvare il mondo, al contrario più la Chiesa si fa primariamente estroversa e orientata al mondo, dimenticando e trascurando l'intimità con le proprie profondità meno riesce a servire il mondo e meno ancora riesce a salvare il mondo.
    Quando oggi si dice “Chiesa in uscita” non si intende la Chiesa missionaria come è sempre stata nella sua essenza e come lei ha giustamente adesso richiamato ovvero quella Chiesa che esce per portare al mondo la Salvezza, ma si intende un'altra cosa. Vorrei ricordare che questa espressione non è di oggi ma fu coniata nel secolo scorso quando si diceva che la Chiesa deve uscire per raccordarsi con quanto lo spirito già faceva nel mondo e quindi uscire dalla Chiesa vuol dire uscire nel mondo per imparare dal mondo, per non trovarsi indietro rispetto a ciò che lo spirito dice nel mondo; ma questa affermazione è evidente implichi una concezione molto diversa del rapporto tra la Chiesa e il mondo rispetto a quella che anche lei ha richiamato parlando appunto di “missionarietà”, di slancio e di dinamismo; tanto è vero che oggi si tende a dire che la Chiesa non deve non deve più convertire e non deve più fare proseliti proprio perché non si intende più uscire verso il mondo nel senso della Tradizione che è quello di evangelizzare il mondo. Quindi la prospettiva oggi è cambiata ed in un certo senso anche una certa assenza della Chiesa in questa fase storica risponde a questa logica; in questa fase la Chiesa è infatti stata assente secondo me su due punti:
    ·         Il primo punto è stata la sudditanza al potere politico; il decreto dell’8 marzo è ingiustificato, illegittimo e contrario non solo alla Costituzione Italiana ma allo stesso Concordato tra Stato e Chiesa. La Chiesa sottoponendosi al potere politico ha pertanto rinunciato alla presenza pubblica di Dio
    ·         la questione ancora più importante e più preoccupante è la stata la carenza da parte della Chiesa e di chi guida la chiesa; naturalmente mi sto riferendo la carenza di una lettura della epidemia in corso in chiave teologica nell'ambito del rapporto tra caduta e redenzione in vista dell'obiettivo della salvezza delle anime.
    Gli interventi che sono stati fatti sono stati prevalentemente orizzontali e, quando si è chiesto al cielo di intervenire, si è chiesto al cielo di intervenire ma prevalentemente per sostenere i medici, sostenere gli infermieri, sostenere tutti noi nella lotta naturale contro questo pericolo considerato solo naturale, ma è mancata l'interpretazione soprannaturale dal punto di vista di Dio
    Bux. Nel bollettino dell'osservatorio Van Thuan, che lei presiede, è riportato l'intervento di Padre Arturo Ruiz Freites, molto interessante, in cui c’è un approfondimento sulla teologia della storia utile a capire e leggere questo nostro tempo; vorrei proprio riprendere un solo un piccolo punto di questo intervento del Padre Ruiz sulla lettura che la Chiesa sta dando del coronavirus che rivela due modi di intendere la Creazione stessa.
    Sappiamo che Dio creò le cose dal nulla, quindi Dio è Signore assoluto della natura e della storia, quindi tutto ciò che accade anche nella natura accade perché Dio lo vuole o perché Dio lo permette; quindi sia che lo voglia, sia che lo permetta, tutto accade in vista della nostra della salvezza delle anime come fine ultimo della Provvidenza di Dio che la salvezza delle anime; quindi anche questa calamità naturale non solo può ma deve essere letto come intimazione a cambiare vita, come invito alla conversione, come invito agli esami di coscienza sia delle persone che delle comunità sociali.
    Poi però c'è l'altra visione della Creazione che è quella che nasce con Theillard de Chardin e continua con Rahner ed è assolutamente diffusa direi preponderante oggi cioè Dio non creerebbe più dal nulla, dal di fuori o dal di sopra ma dall’interno della storia; secondo questi signori teologi bisognerebbe applicare al trascendente le categorie che noi applichiamo alla vita qua giù, facendo diventare impossibile uno sguardo trascendente; la visione della Creazione nella Tradizione cattolica, come brevemente già richiamata, impone di vedere anche i fatti naturali compresi i disastri naturali in vista del progetto sapiente di Dio, per la salvezza delle anime.
    Bux. Quello che lei sta dicendo lo ha approfondito egregiamente nel suo libro “La nuova chiesa di Karl Rahner” e, come dire, questa sorta di riduzione dell'opera di Dio, di limitazione, è peraltro conseguenza di quella crisi di fede di cui Ratzinger ha parlato alcuni anni fa, a tal punto che lo portò a proclamare l'anno della fede; tutte le crisi della Chiesa mio modo di vedere sono prima di tutto e soprattutto crisi della Fede, ed anche della ragione; è indubbio che nella Chiesa oggi ci sia anche una crisi della ragione e la crisi della ragione non si può superare se non tramite una ripresa della fede perché la ragione non è in grado di salvare se stessa, come la natura non in grado di salvare sé stessa, ma ha bisogno della grazia per salvarsi.
    Fontana. Benedetto XVI lungo tutti gli anni del suo pontificato ci ha dato delle formidabili insegnamenti sul tema della Verità e sul tema di come la fede cristiana sia l'unica a chiedere alla ragione di essere vera fino in fondo senza diventare essa stessa fede, ma essendo fino in fondo ragione; in nessun’altra religione è possibile dire con sufficiente sicurezza che ci sia questo rapporto così forte con la ragione; tra l'altro, nel mondo arabo, la ragione viene intesa come una gabbia per cui non è affatto esaltata, anzi. Quando si parla oggi nella Chiesa di dialogo con l'islam, non è facile capire cosa si intenda e cosa si abbia a fondamento di questo dialogo, se sia un dialogo teologico o se sia posto su di un livello razionale.
    Lo ha chiarito anche Benedetto XVI nella prefazione al famoso libro di Marcello Pera scrivendo che non è possibile un dialogo teologico con l'Islam; se parliamo di ambiente, parliamo di pace, parliamo di diritti umani è forse possibile aprire un canale comunicativo, ma su altri piani no, perché l'islamico tra ciò che gli dice la ragione naturale e ciò che gli dice il corano sceglierà sempre ciò che gli dice il corano; nell'Islam non c'è un diritto naturale, non c'è una legge morale naturale; per cui se io devo dialogare con un islamico sui diritti umani, sulla famiglia, sulla pace, sulla tutela dell'ambiente o mi appello a una legge morale naturale che tutti ci accomuna sul piano umano e natura e razionale, oppure a che cosa posso appellarmi?
    Nell'islam non c'è questo passaggio, perché nell'Islam la ragione è separata dai dettami del corano e non esiste una base su cui sia possibile dialogare; allora faccio questa domanda; perché si insiste tanto su dialogo con l'islam se sembra che sia impossibile su tutti questi livelli?
    Bux Negli ultimi anni, la Chiesa ha finito per intendere il dialogo non più come quello che Paolo VI chiamava il dialogo della salvezza, utilizzando il Vangelo di Cristo come un “vademecum” per dialogare, cioè per portare agli altri quella salvezza che Cristo ha portato naturalmente senza imporla, ma in maniera tale da renderlo vincente, da renderlo convincente ma, allontanandosi da questo principio, il dialogo è stato inteso nella Chiesa come cercare necessariamente i propri omologhi cioè quelli che facciano a “pendant”. Ad esempio, se noi cattolici abbiamo i vescovi, allora riportando questa idea in altre realtà, dobbiamo trovare nell'Islam il corrispettivo dei vescovi, ovvero il mufti o l'imam e così via perché noi, non conoscendo il mondo islamico o presumendo di conoscerlo, riteniamo che si possa da parte loro agire sullo stesso piano di parità ed operare un confronto esattamente come avviene al nostro interno del nostro mondo cristiano occidentale e via dicendo. Questo modo di procedere lo abbiamo inoltre sia nel dialogo ecumenico che nel dialogo interreligioso, ma i nostri interlocutori non hanno evidentemente la corrispondente rappresentatività che ha un Papa; per esempio molti avranno creduto che nella dichiarazione di Abu Dhabi, il grande imam di Al Azhar ed il Papa siano venuti a chissà quali accordo perché si pensa che il grande imam sia il “papa” del mondo islamico, ma evidentemente non è così perché egli è una autorità nella zona dell'università e non è nient'altro che un'autorità legislativa e forse anche morale, ma che non ha alcun potere di governare o di pilotare i comportamenti della grande comunità islamica; però ecco a noi questo sembra bastare perché apparentemente utilizziamo lo stesso modello di comunicazione ed è per questo che c’è questa frenesia del dialogo; ma, dopo alcuni decenni di dialogo, onestamente dovremmo dire che non ha portato a nulla perché in campo ecumenico non è avvenuta alcuna riunificazione o come dice il documento del Vaticano II sull'ecumenismo, una reintegrazione dell'unità non è avvenuta. Certo è avvenuto un buon vicinato, saluti, incontri, meeting qui e là, però nulla di più ed a maggior ragione dobbiamo dire per quanto riguarda il mondo islamico; quindi allora è l'interrogativo su cosa sia il dialogo rimane tutto intero perché se non si capisce che cosa sia il dialogo equali finalità abbia, esso a nulla serve.
    Fontana. Il dialogo non può mai essere distaccato dall'annuncio perché, senza l'Annuncio, non è più un dialogo cristiano; il problema forse più grosso è questo che oggi la teologia pensa che la Verità non debba guidare il dialogo, ma debba emergere dal dialogo e quindi si dialoga e nel dialogare, nel percorrere una strada insieme, un percorso insieme, un tratto di strada insieme dovrebbe emergere poi la verità, ma questa è la visione mondana secondo la quale appunto Dio si autocomuunica nella storia umana. Ma Dio si è rivelato! Non si rivela, non si auto-comunica nel dialogo tra gli uomini!
    Bux. Quindi ritorniamo ancora una volta a questioni teologiche di fondo perché per trovare le spiegazioni di quello che sta accadendo nella Chiesa solo facendo riferimento ad aspetti contingenti o personali non risolve il problema. Bisogna ricondurre alle questioni teologiche di fondo perché sono sempre quelle che alla fine spiegano anche poi i comportamenti concreti; io potrei e semplificare ulteriormente riprendendo la domanda “Perché Dio si è fatto uomo?” che oggi rimane tutta. Oggi molti nella Chiesa ignorano la ragione per cui nel mondo è venuto Gesù Cristo e quindi la ragione per cui Cristo ha fatto la Chiesa, la ragione per cui la ha mandata in giro per il mondo e così via. Alla fine ritorniamo alla crisi della fede: se Gesù Cristo è colui che salva il mondo oppure se c'è un altro modo all'interno del mondo per salvarsi.
    In una copia della rivista di una facoltà teologica dell'Italia settentrionale un teologo scrive che nemmeno Gesù Cristo sapeva di essere Dio ed ha scoperto progressivamente, cioè dall'interno della sua esperienza di fede, di essere Dio. Questo implica che il paradigma ermeneutico si conosce sempre, per costoro, da un contesto proveniente dall'interno di una storia, da una vicenda che ci condiziona e relativizza progressivamente le nostre conoscenze. Questi teologi applicano lo stesso principio anche a Gesù Cristo  ma, applicando questo a Gesù Cristo si nega la doppia natura di Gesù Cristo.
    Le questioni sono profonde e sono molto articolate perché sono insegnate nelle istituzioni accademiche cattoliche. L'allontanamento da quello che è l'insegnamento cattolico della grande tradizione per coniare una nuova cristologia spesso non viene nemmeno notata da vescovi e pastori a motivo magari di una formazione non adeguata sui fondamentali e succede poi che il messaggio di Cristo finisca per essere o ignorato del tutto o cercato altrove in altre forme non corrette.
    Ho letto per esempio il documento dei vescovi italiani per il primo maggio, festa del lavoro, ma Gesù Cristo non viene mai nominato e neanche San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Quindi si rimane un po’ sbalorditi di fronte a questi a questi comportamenti, a questi atteggiamenti che c'è tutta una dottrina penso da recuperare un pensiero da recuperare, perché queste nuove impostazioni navigano facilmente nella prassi; cioè la nuova teologia oggi si impone facendo sì che nelle parrocchie ai fedeli si faccia fare certe attività, accade che durante la celebrazione liturgica domenicale si assumano certi atteggiamenti attraverso la prassi più che attraverso la dottrina, che poi è la cosa anche comprensibile perché c'è oggi un pastoralismo per cui si pensa che la pastorale addirittura preceda la dottrina per cui lo sforzo di risalire alle loro origini teologiche e agli errori di impostazioni di logica diventa faticoso perché è più facile dire a un fedele facciamo in una tal maniera piuttosto che farlo interrogare e fargli approfondire le motivazioni ideologiche del perché fare in una tal maniera possa essere giusto piuttosto che sbagliato.
    Di contro però, c'è una reazione spontanea di una parte di popolo cristiano come abbiamo visto proprio in queste settimane che semplicemente crede alla Grazia divina che passa attraverso i Sacramenti che gesù cristo ha istituito come strumenti ordinari di salvezza, ovvero come farmaci salvavita; soprattutto l'Eucaristia è definita il farmaco dell'immortalità. Se Cristo ha istituito i sacramenti come modalità ordinaria per vivere dalla nascita alla morte perché sappiamo i sacramenti accompagnano la nostra vita dalla nascita alla morte e allora è chiaro che la gente ha cominciato a reagire alla sottrazione degli stessi che si è avuta nel corso di questa epidemia.
    La gerarchia episcopale sta cercando in varie maniere di rimediare, motivandolo col fatto che altrimenti si mette in pericolo la coesione sociale e quindi c'è una riduzione sociologica e non trascendente degli avvenimenti.
    La crisi della fede diventa perciò macroscopica quando si riporta lo slogan “insieme ce la faremo” ripetuto da numerosi vescovi durante la epidemia; ma questo può dirlo il presidente della repubblica , non un Vescovo.
    Occorre riconoscere che purtroppo la situazione della Chiesa dei nostri tempi è certamente questa, è però altrettanto evidente che questo movimento di fedeli che ha cominciato a far presente queste incongruenze sottoponendo a Roma una valanga di petizioni che vanno da quelle per la consacrazione alla Madonna dell'Italia a quelle per la riapertura delle chiese, ed alla fine i vescovi si sono dovuti industriare per canalizzare lo scontento. Si moltiplica altrimenti il numero dei fedeli che autonomamente, grazie anche ai social, si dota di strumenti per approfondire, per capire, per leggere, studiare e così via.
    Professore, lei è un esperto di dottrina sociale, materia che fino a qualche decennio fa era auspicata da tutte le diocesi, istituti e Vescovi; è plausibile affermare che oggi siadiventata una merce rara la Dottrina Sociale? Essa non è stata esaltata innanzi a queste affermazioni sul nuovo ordine mondiale, sulla la globalizzazione, sul nuovo umanesimo, su questi slogan di fraternità e di tale progetto di educazione mondiale.
    Gesù Cristo è venuto per la fratellanza universale, però molti si dovrebbero domandare; ma a che prezzo? Questa fratellanza nasce, secondo San Paolo quando cadde il muro di inimicizia che ci separa questo muro lo ha fatto crollare solamente Cristo il quale però ha potuto fare ciò perché ha rivelato che Dio è padre; solo se Lui è padre noi diventiamo fratelli, siamo figli prima, siamo figli adottati da Lui e poi fratelli. Quindi la fratellanza universale si realizza quando gli uomini scoprono di essere figli perché arrivano a conoscere che il padre, che non possiamo conoscere senza Gesù Cristo, perché solo lui ha potuto rivelarlo.
    Pensare che il piano umano sia il piano definitivo è errato perché esso è soltanto un piano naturale e il piano naturale non può salvare sé stesso perché non è dotato di quella assolutezza a cui aspira equindi anche il livello naturale della fratellanza umana è insufficiente senza il livello di Grazia, il livello meritato dalla morte e dalla Risurrezione di Gesù Cristo
    Fontana. Il voler coinvolgere tutte le religioni in questo progetto di fratellanza universale èinsostenibile ovvero inconcepibile prima di tutto perché non tutte le religioni concordano sul piano naturale con il diritto naturale, con la legge morale naturale cioè su quel primo gradino “virtuale” di fratellanza universale e poi soprattutto perché le altre religioni non ci sono e non possono esserci sul gradino definitivo che è quello della Grazia meritataci da Gesù Cristo. Ci sono stati altri casi simili nella storia, anche i giacobini volevano qualcosa del genere parlando di una religione universale, anche la rivoluzione francese, anche il marxismo e anche la massoneria. In questi casi però entriamo in una logica diversa di fratellanza universale che non è più la fratellanza cattolica.
    La causa è la grande carenza di dottrina ed anche della dottrina sociale della Chiesa.
    Bisogna chiedersi se l’esistenza di un'autorità politica mondiale con potere di governo è una cosa contraria alla dottrina della Chiesa oppure una cosa lecita.
    Bux. Un aiuto importante può venirci dal concetto di Grazia, oggi una delle parole più neglette nel
    Catechismo. Il termine Grazia fa il paio con Verità dice San Giovanni e nel primo capitolo del suo Vangelo dice infatti che sono venute per mezzo di Gesù Cristo la Grazia e la Verità e quindi sono strettamente legate al riconoscimento del fatto centrale del cristianesimo che è l'incarnazione del Verbo allora il problema, torniamo all'origine, è tutto qui cioè e iniziamo il tradimento o il disconoscimento di ciò che è essenziale nel cristianesimo perché come si diceva nei “dialoghi dell'Anticristo” “noi non abbiamo nulla di più caro che Gesù Cristo”. Probabilmente però negli ultimi decenni la figura di Cristo è stata data per scontata e quindi non è che la si è voluta “abolire” perché è molto difficile e anche ingombrante ma, per ora, si è svuotata della sua portata di Grazia, ove la Grazia è quella energia divina gratuita che permette all'uomo di fare quello che non può fare secondo natura e quindi tutto questo appartiene alla linea all'insegnamento basico del cristianesimo che però purtroppo, partendo dal catechismo dei piccoli ed arrivando fino a agli insegnamenti che si dava gli adulti è totalmente dimenticato.
    Fontana. Stasera abbiamo toccato due punti di dottrina di formidabile importanza: la Creazione e adesso la Grazia. Nei seminari un corso sulla Creazione non esiste più ed un corso sulla Grazia non esiste più e non esiste più neanche l'insegnamento filosofico di ordine metafisico per poter comprendere la creazione e la grazia. Stiamo qui toccando alcune carenze formidabili che riguardano la comprensione della fede e poi anche il vivere la fede perché se non si comprende qualcosa poi è difficile viverla adeguatamente.
    Bux. Dobbiamo però essere fiduciosi perché già Ratzinger queste cose le diceva alcuni anni fa sulla teologia della creazione alla pari della grazia ed il fatto stesso che noi e tanti altri s'accorgono di queste mancanze di queste lacune e le ripropongano  dopo che “le avevano buttate a mare” perché speravano di essersene liberati , ma Lui invece dopo tre giorni riappare di nuovo, stupendo un po’tutti quanti ed è quello che sta avvenendo.
    Grazie a Dio, grazie anche a questa rete di incontri di amicizia che si è creato viene quasi un riconoscimento spontaneo perché non è che i nostri incontri i nostri rapporti obbediscano ad una regia, perché ci siamo riconosciuti dentro uno stesso giudizio, una stessa esigenza di fede e, pur nella diversità di apporti, ci dirigiamo verso una diagnosi per tutto e del tutto condivisibile.
    Noi cerchiamo di aiutare i tanti che prima a livello intuitivo e poi via via sperimentale dicono: ma dove stiamo andando? Tanti hanno bisogno di questo tipo di  aiuto e noi dobbiamo esserne consapevoli.
    Fontana. Sì, questo raccordarci credo sia veramente importante; il nostro osservatorio per esempio ha creato un coordinamento per la dottrina sociale della chiesa a cui aderiscono 30 associazioni e centri culturali di tutta Italia. Abbiamo trovato in queste trenta realtà una sensibilità e necessità di intendere correttamente la dottrina sociale della Chiesa e stiamo aiutandoci l'un l'altro per mantenere fede a questa tradizione. Come dice lei queste realtà ci sono e vanno coltivate incrementate e anzi colgo l'occasione per invitare tanti a seguire l'attività e gli approfondimenti dell'osservatorio Van Thuan.
    Regia. Una domanda su Rahner: come ha potuto affermarsi una teologia così assolutamente contraria alla teologia tradizionale della Chiesa e come ha potuto un solo uomo soppiantare gli scritti di dottori, santi e teologi confermati per secoli
    Fontana. La filosofia di Rahner si inseriva e quasi dava compimento a un processo di revisione teologica che era precedente a Rahner stesso; essa comincia con il modernismo all'inizio del secolo scorso e con la nouvelle theologie, dando una sistematicità definitiva a questa nuova teologia che intende in modo diverso i rapporti con il mondo.
    In questo modo egli ha partecipato al Concilio Vaticano II e, nel pluralismo culturale sfrenato post conciliare è diventato il maestro o un maestro così che per esempio Paolo VI nel 64 lo ha convocato e, siccome dopo il concilio è il tema centrale è diventato il rapporto tra le chiese il mondo e Rahner sembrava aver creato una nuova Scolastica, cioè una nuova interpretazione sistematica adatta ai tempi ed al rinnovamento, egli è stato accolto sostanzialmente dai teologi e dagli addetti ai lavori, cosicché l'autorità ecclesiastica non lo hai mai censurato; ma dopo il Concilio le autorità ecclesiastica ha censurato pochissimi teologi perché nel frattempo anche l'idea del pluralismo teologico era penetrata nella chiesa oltre a quella del pluralismo filosofico e quindi Rahner non solo non fu condannato ma fu esaltato ma anche i suoi seguaci ed i suoi discepoli sono diventati i vescovi di oggi ed i cardinali di oggi. Quindi è un processo piuttosto lungo e complesso che attraversa così le vicende della Chiesa
    A lui parallelamente si opponeva Von Balthasar, che non era stato convocato come perito ma tuttavia egli dopo portò avanti un'opera potrei dire uguale e contraria di contestazione del Rahnerismo che naturalmente poi fu documentata con le riviste Concilium e Communio.
    Bux La Chiesa alla fine trova sempre al suo interno le energie e le risorse per reagire di fronte alle deviazioni. Pensiamo per esempio alla teologia di Ratzinger che ha costruito grandi cose proprio in alternativa alla posizione rahneriana.
    Papa Giovanni, nell'apertura del Concilio ha detto che il Concilio non voleva distribuire condanne; questo era uno stile che pensava di predicare il Vangelo in chiave più buona, ma non dimentichiamo che si aprono gli anni sessanta e quando c'era la l'illusione che il mondo doveva andare verso il progresso senza soluzione di continuità.
    Regia. Il dialogo ecumenico necessita di due soggetti che scambiano idee che scambiano idee. A fronte dell'attivismo cattolico per promuovere il dialogo nelle altre chiese cristiane nelle altre religioni è presente altrettanto interesse?
    Bux. Da osservatore, a me sembra che le altre confessioni cristiane, la luterana insomma la protestante, la ortodossa non abbiano per il dialogo ecumenico la stessa passione, chiamiamola così, della Chiesa Cattolica e credo che questa sia una delle cause per cui lo stesso dialogo ecumenico alla fine non ha prodotto grandi risultati.
    Le faccio solo un esempio, ma ripeto che non è un terreno in cui sono competente fino in fondo: la chiesa ortodossa ribattezza i fedeli cattolici che hanno ricevuto il battesimo cattolico quando entrano nella chiesa ortodossa cioè non considerano, non accettano enon considerano valido il battesimo cattolico. Ecco un esempio un esempio di arroccamento sulle proprie posizioni di non apertura e di non disponibilità a cui si possono poi aggiungere tanti altri tanti altri esempi
    Tutta l'area protestante per esempio è poco disponibile nei confronti del dialogo con i cattolici in tutto ciò che riguarda la morale per esempio ambito in cui loro sono molto più “progressisti” , ad esempio l'aborto o la omosessualità. Se i cattolici volessero essere veramente ligi alle proprie posizioni morali su questi temi, lì il dialogo sarebbe già finito all'inizio per la intransigenza della dell'area protestante su queste tematiche.
    Quindi la mia idea è che il progresso del dialogo ecumenico sia più che altro una passione cattolica, spiegabile ma non pienamente condivisibile fino in fondo più che una un'attenzione pari e adeguata da parte delle altre due confessioni.
    San Tommaso dice che quando si dialoga bisogna tener presente sempre tra le altre cose se sia presente al dialogo qualcuno di inesperto o di non preparato che potrebbe essere confuso dal dialogo stesso.
    Regia. Come si può attuare la ripresa della fede?
    Fontana. Per quello non bastiamo noi, quindi anche se noi facciamo tutto quello che possiamo fare questo non basta, ma ci vogliono altri interventi. Io posso aggiungere però che la ripresa della fede è già in atto perché se il corpo ecclesiale vede queste reazioni diffuse a vari livelli esso reagisce per Grazia di Dio, suscitando all'interno della sua Chiesa le energie necessarie per contrastare tutto quello che sappiamo.
    Perciò dobbiamo noi incentivare, ciascuno per la propria parte, questo risveglio perché in fin dei conti è sempre un fermento. La Chiesa è Sua e noi non siamo i salvatori della chiesa.
    Regia. Perché non si condannano le eresie?
    Fontana. Se Dio si auto comunica nella storia come sostiene la nuova teologia contemporanea, cioè egli non si è auto comunicato dal di sopra e definitivamente ma si manifesta nella storia dell'umanità, nell'esistenza dell'umanità, anche un eresia può essere stimolo per procedere dialetticamente verso il meglio. La eresia oggi non tende più ad essere considerata un pericolo per la dottrina per la fede e per la salvezza ma tende ad essere considerata come dire la contraddizione che è utile affinché la coscienza della chiesa circa la verità cristiana aumenti .
    Da Lutero è pertanto nata una sfida che ha permesso alla Chiesa di fare un salto in avanti e in alto nella comprensione della fede perché la teologia contemporanea pensa che i dogmi siano storici e pensa che la fede sia l'autocoscienza che la chiesa matura nel tempo. Di conseguenza la conoscenza di tutti coloro che stanno dialogando fa un passo in avanti; ma questa posizione dimentica che la Chiesa non è un talk show non è una discussione tra amici al bar o è una discussione di carattere politico o filosofico o ideologico. Anche le motivazioni sono tante e mi soffermo solo su una: il pastoralismo. Esso spinge a andare subito ad operare in situazione scavalcando completamente i quadri concettuali e dottrinali della dottrina sociale della Chiesa. L'abbiamo vista di questi temi che la Chiesa ha affrontato in questi ultimo periodo: gli immigrati, l'ambiente ed altro. Ebbene, non posso io come cattolico operare nell'ambito complesso delle migrazioni senza l'apparato concettuali di riflessioni e criteri di giudizio della dottrina sociale della Chiesa.
    La carità non può essere cieca, ma l'operato e sociale politico economico dei cattolici deve essere guidato dalla dottrina della Chiesa; se però prevale la posizione pastoralista, ciò che conta è la pastorale e non la dottrina è chiaro che si scavalca completamente la dottrina sociale della Chiesa e questo è stato fatto sistematicamente.
    Recentemente la povertà dei popoli amazzonici non è stata per niente affrontata con le categorie della dottrina sociale della Chiesa; il problema ambientale oggi ci dice che si può così deve collaborare con tutti, ma non è vero si debba collaborare con tutti; collaboro anche con forze sociali politiche ed economiche anticristiane oppure disumane?
    Regia Perché non ammettere che dai documenti conciliari Nostra Aetate e Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa sono cominciati i problemi della chiesa?
    Fontana. La mia idea è che quei due documenti conciliari abbiano aperto una problematica che il magistero non ha ancora chiuso ma che dovrà chiudere primo dopo cioè quei due documenti anno hanno posto delle problematiche che hanno aperto problemi nuovi che sono tuttora sul tappeto e credo che il magistero non so quando e qui entriamo nei campi i tempi lunghi della chiesa ma chiedo credo che il magistero su questi due documenti dovrà ritornare e dovrà precisare. E’ vero che ci sono stati ulteriori precisazioni, pensiamo per esempio alla Dominus Jesus del 2000 a proposito dell'unicità salvifica di Cristo e anche altri insomma che qui adesso non ricordo per brevità però sono state tutte precisazioni che non hanno risolto o non hanno fatto quadrare il cerchio. Si tratta inoltre di due dichiarazioni non sono tra i documenti più importanti siamo ma lo sono stati di fatto
    Bux. Come ebbe Ratzinger a dire nel suo ultimo discorso al clero di roma il 14 febbraio del 2013 nel fare la rassegna della sua esperienza conciliare disse sostanzialmente quello che lei ha detto che sono delle dichiarazioni avvenute 50 anni fa quindi in un contesto assolutamente diverso dall'attuale attendono ancora ulteriori maturazioni e quindi nessuno deve pensare che i documenti dei concili siano come fossero vangeli o sacre scritture. Sono documenti spesso anche datati che necessitano anche del tempo per essere esplicitati ma soprattutto per essere messi alla prova dei fatti.
    Di seguito il video della Conversazione.
     
  6. Claudio C.
    Traduzione libera della meditazione rilasciata da SER Cardinal Sarah per Le Figarò, dal titolo Robert Sarah: «L’épidémie du Covid-19 ramène l’Église à sa responsabilité première: la foi»
    Troppo spesso la Chiesa ha voluto dimostrare che era "di questo mondo" dedicandosi alle cause consensuali piuttosto che all'apostolato, deplora il cardinale guineano *.
    La Chiesa ha ancora un posto in un'epidemia nel 21 ° secolo? A differenza di secoli fa, la maggior parte delle cure mediche è ora fornita dallo stato e dal personale sanitario. La modernità ha i suoi eroi secolarizzati in camice bianco e sono ammirevoli. Non ha più bisogno di battaglioni di beneficenza di cristiani per prendersi cura dei malati e seppellire i morti. La Chiesa è diventata inutile per la società?
    Il virus Covid-19 riporta i cristiani alle origini. In effetti, la Chiesa è da tempo entrata in una relazione distorta con il mondo. Di fronte a una società che affermava di non averne bisogno, i cristiani, attraverso la pedagogia, cercavano di dimostrare che potevano esservi utili. La Chiesa si è dimostrata educatrice, madre dei poveri, "esperta di umanità" nelle parole di Paolo VI. Aveva ragione a farlo. Ma a poco a poco i cristiani finirono per dimenticare il motivo di questa competenza. Hanno finito per dimenticare che se la Chiesa può aiutare l'uomo ad essere più umano, alla fine è perché ha ricevuto da Dio le parole della vita eterna.
    La Chiesa è impegnata nella lotta per un mondo migliore. Ha giustamente sostenuto l'ecologia, la pace, il dialogo, la solidarietà e l'equa distribuzione della ricchezza. Tutti questi combattimenti sono giusti. Ma potrebbero far dimenticare la parola di Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo". La Chiesa ha messaggi per questo mondo, ma solo perché ha le chiavi dell'altro mondo. I cristiani a volte hanno pensato alla Chiesa come aiuto dato da Dio all'umanità per migliorare la loro vita qui sulla terra. E non mancavano di argomenti poiché la fede nella vita eterna fa luce sul modo giusto di vivere in questo secolo.
    Il virus Covid-19 ha esposto una malattia insidiosa che stava divorando la Chiesa: pensava di essere "di questo mondo". Voleva sentirsi legittima ai suoi occhi e secondo i suoi criteri. Ma è emerso un fatto radicalmente nuovo. La modernità trionfante è crollata prima della morte. Questo virus ha rivelato che, nonostante le sue assicurazioni e la sua sicurezza, il mondo sottostante rimane paralizzato dalla paura della morte. Il mondo può risolvere le crisi sanitarie. Arriverà sicuramente alla fine della crisi economica. Ma non risolverà mai l'enigma della morte. La sola fede ha la risposta.
    Illustriamo questo punto in modo molto concreto. In Francia, come in Italia, la questione delle case di riposo, il famoso Ehpad, era un punto cruciale. Perché? Perché la questione della morte è nata direttamente. I residenti anziani dovrebbero essere confinati nelle loro stanze a rischio di morire di disperazione e solitudine? Dovrebbero rimanere in contatto con le loro famiglie a rischio di morire di virus? Non sapevamo come rispondere.
    Lo stato, immerso in un secolarismo che sceglie in linea di principio di ignorare la speranza e di restituire i culti al dominio privato, è stato condannato al silenzio. Per lui, l'unica soluzione era fuggire la morte fisica ad ogni costo, anche se ciò significava condannare la morte morale. La risposta potrebbe essere solo una risposta di fede: accompagnare gli anziani verso una probabile morte, con dignità e soprattutto con la speranza della vita eterna.
    L'epidemia ha colpito le società occidentali nel punto più vulnerabile. Erano organizzati per negare la morte, nasconderla, ignorarla. È entrata dalla grande porta! Chi non ha visto questi giganteschi obitori a Bergamo o Madrid? Queste sono le immagini di una società che recentemente ha promesso un uomo aumentato e immortale.
    Le promesse della tecnologia consentono di dimenticare la paura per un momento, ma finiscono per essere illusorie quando colpisce la morte. Perfino la filosofia dà solo un po 'di dignità a una ragione umana sommersa dall'assurdità della morte. Ma non è in grado di consolare i cuori e dare un significato a ciò che sembra esserne definitivamente privato.
    Di fronte alla morte, non esiste una risposta umana che regga. Solo la speranza di una vita eterna può superare lo scandalo. Ma quale uomo oserà predicare la speranza? Ci vuole la parola rivelata di Dio per osare di credere in una vita senza fine. Hai bisogno di una parola di fede per osare di sperare in te stesso e nella tua famiglia. La Chiesa cattolica si rinnova quindi con la sua responsabilità primaria. Il mondo si aspetta da lei una parola di fede che le permetterà di superare il trauma di questo faccia a faccia con la morte che ha appena vissuto. Senza una chiara parola di fede e speranza, il mondo può sprofondare in una morbosa colpa o rabbia indifesa per l'assurdità della sua condizione. Solo questo può permettergli di dare un senso a queste morti di persone care, che sono morte in solitudine e sono state sepolte in fretta.
    Ma poi la Chiesa deve cambiare. Deve smettere di avere paura di scioccare. Deve rinunciare a pensare a se stesso come a un'istituzione del mondo. Deve tornare alla sua unica ragion d'essere: la fede. La Chiesa è lì per annunciare che Gesù ha vinto la morte con la sua risurrezione. Questo è il cuore del suo messaggio: "Se Cristo non è stato risuscitato, la nostra predicazione è vana, la nostra fede è ingannevole e noi siamo il più miserabile di tutti gli uomini". (1 Corinzi 15, 14-19). Tutto il resto è solo una conseguenza.
    Le nostre società emergeranno indebolite da questa crisi. Avranno bisogno di psicologi per superare il trauma di non poter accompagnare gli anziani e i morenti nella loro tomba, ma avranno ancora più bisogno di sacerdoti che insegneranno loro a pregare e sperare. La crisi rivela che le nostre società, senza saperlo, soffrono profondamente di un male spirituale: non sanno dare senso alla sofferenza, alla finitudine e alla morte.
    * Il cardinale Sarah è prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti all'interno della Curia romana.
  7. Claudio C.
    Scriviamo questo pezzo a poche ore dalla sottoscrizione del Protocollo tra Governo Italiano e Conferenza Episcopale Italiana. Lo trovate qui Protocollo Governo-CEI
    Ci limiteremo inoltre alla parte essenziale, per non perderci su altro, che invece non lo sarebbe, sebbene di rilievo. 
    Ci focalizzeremo sulla Santa Eucarestia, il motivo principale per cui ci rechiamo alla Santa Messa e tanto attendiamo il ritorno alla "normalità". Ricordiamo a tutti che la Santa Eucaristia è essenziale, primo fra tutti i Sacramenti, che sono la Via di ordinaria Salvezza dell'anima. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica "1331 [...]  mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo;  viene inoltre chiamato le cose sante – è il significato originale dell'espressione « comunione dei santi » di cui parla il Simbolo degli Apostoli –, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immortalità, viatico [...]". 
    In particolare, i cattolici sanno che è nella Transustanziazione che tutto è incardinato; sempre dal Catechismo della Chiesa Cattolica: "1377 La presenza eucaristica di Cristo ha inizio al momento della consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche. Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo."
    Detto questo, ha lasciato basiti leggere il testo del protocollo, sottoscritto dal Presidente della CEI, Cardinal Bassetti, che qui si riporta: "3.4. La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi — indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli."
    Non vogliamo ritenere, come alcuni fanno, che ricevere la Santa Comunione in bocca sia vietato, non viene scritto e non lo crediamo. 
    Ma leggiamo che si vuole profanare il Corpo e Sangue di Cristo con dei "guanti monouso"; in primis, la tipologia di oggetto è quanto di più miseramente freddo ed meccanico si possa pensare, desacralizzante alla sola vista, quasi fossimo di fronte a dei sanitari, burocrati della consumazione di Ostie.
    Ma, cosa ancor più grave è che i guanti sono "usa e getta", il che implica che un oggetto che è venuto a diretto contatto con il Corpo e Sangue di Cristo verrà preso e buttato nel cestino dell'immondizia, dove il Catechismo dice: "Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo". Cosa si sta buttando quindi in quel cestino? Cosa va in discarica insieme ai guanti monouso?
    Razionalmente non farebbe, forse, una piega in tempi di epidemia questo "kit" . Ma la domanda è: la Transustanziazione è vera o no? Il clero che sottoscrive quel protocollo è consapevole della domanda che si erge come un macigno?  Io credo nella Transustanziazione solo per fede, essendo qualcosa che va oltre la ragione. Se Essa viene meno, viene meno un pilastro della Fede e quindi viene giù tutto. Altrimenti, se è Vera, come lo è, abbiamo un grosso problema.
    Eppure la Chiesa ha affrontato per duemila anni le medesime problematiche. Nel Medioevo, ad esempio, erano presenti le "pinze liturgiche". A Roma esse sono ricordate nell’Ordo del vescovo Pietro Amelio, nella seconda metà del XIV secolo, che conferma l’uso papale di trasferire le ostie consacrate dal calice alla pisside mediante le pinze d’oro e precisa che è stato introdotto per rispetto verso le sacre specie e per non toccarle direttamente. Probabilmente era anche strumento per dare la comunione ai lebbrosi. Ma tanti altri strumenti sono stati valutati proprio in funzione della Presenza Reale. Vi invitiamo a leggere anche Utensili eucaristici in tempi di covid-19 dal blog della Scuola Ecclesia Mater dove sono riportati svariati modi, degni e decorosi;
    Con la volontà, se si ha desiderio profondo, le soluzioni si possono trovare. I tempi per affrontare questa situazione fino al giorno della "riapertura" ci sono tutti.
    I Santi Sacerdoti che avranno questi stessi timori, ci sono, e non sono pochi. La richiesta va a loro terrenamente e, siccome nulla si ottiene se non per Grazia di Dio, a Lui va la nostra e, speriamo la vostra preghiera, che illumini le menti e muova i cuori.
    In Corde Jesu, Claudio 
  8. Claudio C.
    A cura di Don Mario Proietti*
    Carissimi amici,
    ormai tutti i vescovi si sono uniformati alle regole di comportamento in questa situazione del coronavirus. Cosa prevedono queste regole? No scambio pace, no acqua santa, tenere debita distanza e comunione sulle mani. Riguardo alle prime tre disposizioni, esse hanno un fondamento medico.
    Purtroppo, ricevere la Comunione sulla mano è tanto pericoloso quanto un abbraccio o uno scambio di pace. E lo è sia dal punto di vista medico che spirituale. Infatti, per poter assumere l’Eucarestia certi di non soccombere al coronavirus è indispensabile che si abbiano le mani lavate bene, disinfettate e non abbiano toccato alcuna superficie. Non mi sembra cosa nobile ricevere l’Eucarestia con le mani ancora umide di amuchina. Ma anche qualora si fosse rispettata tutta la procedura di disinfestazione delle mani, dobbiamo essere molto prudenti riguardo alla possibilità di mandare dispersi frammenti di Eucaristia. Questa eventualità è peggiore del virus, in quanto è un vero e proprio atto di sacrilegio indipendentemente dalla volontà del soggetto che compie l’atto. Pertanto, come la Chiesa ha da sempre insegnato, quando non c’è la possibilità di poter fare la Comunione Sacramentale, si sostituisca con quella Spirituale. Questo è il mio consiglio per voi. Pertanto, qualora non fosse possibile ricevere l’Eucaristia sulla bocca, al momento di fare la comunione si recita la formula della comunione spirituale restando al proprio posto. Gli effetti spirituali sono i medesimi.  Questa è la formula per fare la 
    COMUNIONE SPIRITUALE: 
    “Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell' anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te. Eterno Padre, io ti offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in sconto dei miei peccati, in suffragio delle anime del purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa. Amen”.
    * Don Mario Proietti, sacerdote, Missionario del Preziosissimo Sangue, Rettore del Santuario di San Gaspare in Albano Laziale.
     

  9. Claudio C.
    Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della meditazione di Padre Massimo Malfer esorcista, tenuta su Radio Kolbe alla fine di Aprile 2020. La meditazione è su aspetti fondamentali della Fede in questi tempi di epidemia e di mancanza dei Sacramenti, sulla essenzialità della Eucaristia, su cosa realmente accade nella Santa Messa e quale realmente ne sia il significato, sul perché la mancanza della Eucarestia ci renda tristi ed individualisti, anaffettivi ed incapaci di amare. Ecco di seguito il testo.
    "Mai come in questi ultimi giorni, in maniera particolare in queste ultime ore, sentiamo parlare tanto di celebrazione della Santa Messa, anche se a dire il vero questo riguarda una piccola parte della popolazione italiana, diciamolo dobbiamo essere franchi: la percentuale della presenza alla santa messa domenicale negli ultimi anni è calata drasticamente, quindi potremmo dire che sono pochi a dire il vero coloro che sentono l'esigenza della celebrazione eucaristica; ma noi sappiamo molto bene che malgrado l'esiguità di questi numeri noi continuiamo a ribadire in maniera chiara forte e concisa se non altro la libertà di culto che è stata proclamata dalla costituzione ed è un diritto inalienabile della persona; quindi quando parliamo di celebrazione Eucaristica, intendiamo sì la celebrazione della Santa Messa, ma crediamo anche che sotto a tutto ciò ci sia  una capacità del diritto di non violare [tutto] ciò che è effettivamente il diritto per eccellenza, ossia il diritto di credere, il diritto di professare una religione quando questa religione, come appunto la cristiano cattolica, è fondata sull'Eucarestia. Forse magari i nostri governanti non tengono in giusta considerazione che circa il 90 per cento della popolazione italiana è ancora cattolica; forse qualcuno dirà solo anagraficamente, perché poi le scelte sono tutt'altro, ma comunque questo è un dato importante da tener presente; ma qui non parliamo di un aspetto anagrafico parliamo di cristiani che vivono e che credono in Cristo.
    Quali sono queste conseguenze della proposta cristiana? Essa consiste nel dare notizia all'uomo che è accaduto un fatto che ha precisamente guarito e rinnovato l'uomo . Qual è questo fatto lo sappiamo tutti: Dio, inviando il proprio Figlio nella condivisione della carne del peccato ha condannato il peccato e ci ha ridato la vita nuova. Questo è il cristianesimo, [il cui significato profondo] è credere che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio nato, morto e risorto e vivente nella sua Chiesa.
    Detto questo, per un cristiano che ha questa consapevolezza, viene subito immediatamente chiaro che questa presenza di Lui è una presenza viva e continua e dove noi possiamo attingere la realtà di questa presenza? Nella Santa Messa! La Messa non è un rito, la Messa non è un incontro, sebbene magari qualche sacerdote ha ridotto la messa a un incontro tra applausi e canti dove l'importante è divertirsi con “le alleluia che avvitano le lampadine” o cose simili, ma questo non è non è la Messa, non è la Verità della Messa in Chiesa; alla Messa non ci si va per divertirsi, [alcuni dicono che i] bambini non vanno in Chiesa perché sennò si stufano e quindi dobbiamo fargli fare chissà che cosa per poterli coinvolgere.
    La Messa è la ripresentazione sacramentale del mistero pasquale. Che cosa vuol dire? Vuol dire che se un cristiano crede che Gesù è il Figlio di Dio che è nato che è morto che è risorto e che è presente quando si celebra la Santa Messa, questo accade. [Un] buon cristiano [non può] vivere senza questa consapevolezza, no!
    Ecco perché la l'Eucaristia è la pietra d'inciampo. Gesù ne parla spesso di questa pietra [che] è la pietra pietra angolare, una pietra su cui si costruisce tutto l'edificio oppure diventa una pietra d'inciampo, una pietra su cui, passando, uno inciampa si fa del male e cade; l’Eucaristia è proprio questo: sull’ Eucaristia si costruisce tutto  oppure l’Eucarestia diventa un ostacolo! Quante volte abbiamo sentito dire [la frase] “io credo ma non vado in Chiesa”? Con quel “non vado in Chiesa” [si] vuol dire semplicemente: non partecipo alla Messa, alla Messa ci vado quando mi sento, ed avanti di questo passo. Qvviamente i luoghi comuni sono tantissimi.
    Ma che cosa significa essere cristiani, credere in Dio e non partecipare alla Messa ma in un clima relativistico come il nostro semplicemente vuol dire aver costruito aver costruito una religione a nostro uso e consumo, [vuol dire] io credo solo determinate cose e le altre le escludo, [vuol dire credere in] quelle che mi fanno piacere, [mentre] quelle che non mi fanno piacere le escludo.
    Questa non è un’adesione a Cristo.
    Se poi ci mettiamo anche coloro che vogliono a tutti i costi dei diritti su cose che a loro non competono, allora questo diventa ancora più ridicolo [e] risibile; pensate ad esempio a quelle persone che per varie ragioni, [ad esempio] perché hanno tradito un Sacramento ne vogliono un altro, sto parlando dei divorziati e risposati, [quelle persone] hanno tradito il Sacramento; l'hanno tradito perché nel momento in cui si risposano, ma non sto parlando di coloro che sono separati malgrado loro siano innocenti e quindi possono continuare a fare la Santa Comunione, ma sto parlando di coloro che sono divorziati e risposati cioè hanno rinnegato ciò che hanno detto sull'altare, ciò che hanno giurato davanti a Dio ciò che è stato sacramentalmente sigillato da Dio stesso, essi hanno fondamentalmente  abiurato un sacramento!
    Questo modo di guardare alla Chiesa  come una sorta di agenzia di servizi, dove dobbiamo chiedere questo o vogliamo chiedere altro con la pretesa che questo sia un nostro diritto [è sbagliato].
    L'Eucaristia è un nostro diritto, forse anche sì, ma a determinate condizioni; infatti, quando noi pensiamo all'Eucaristia noi non dobbiamo pensare a un rito, ma dobbiamo pensare all'azione più sacra che possa accadere su questa terra, perché ciò che è accaduto duemila anni orsono a Gerusalemme in Palestina si compie sacramentalmente misteriosamente sui nostri altari e qui chiaramente a livello visivo, a livello sacramentale, a livello di segno in questi ultimi anni abbiamo perso un po’ questa consapevolezza.
    Ridurre la messa ad uno show, chiaramente non dà l'impressione che quello che si celebra è realmente la passione la morte e la risurrezione di Cristo. Un tempo forse questo era segnato, era collegato, era ancora forte, [ma] oggi diciamo è sparito quasi completamente ma è sparito persino dalla predicazione! Ogni volta che noi entriamo dentro nel mistero eucaristico, noi ribadiamo e come fossimo là presenti, ecco perché quando noi diciamo che la Messa è fondamentale, che la Messa è la azione sacra più alta di tutte, è perché proprio c'è la consapevolezza della Chiesa che senza la messa noi non possiamo vivere, senza la messa non c'è più il cristianesimo; non esiste un cristianesimo senza la Messa; questo lasciamolo stare, questo è vero protestantesimo fino a prova contraria o meno.
    C'è una tendenza molto forte nella Chiesa, ma comunque noi fino a prova contraria noi non siamo protestanti, noi siamo cattolici,  noi siamo cristiani, il che vuol dire che noi crediamo che il mistero di Cristo, quel mistero di passione di morte di dolore di sofferenza che è accaduto duemila anni orsono e che ha salvato le sorti di tutto il mondo e di tutto l'universo si compie ogni volta che si celebra la Santa Messa. Questo è quello che crediamo. Se non c'è questa consapevolezza è chiaro che andare a Messa o non andarci, vivere l'Eucaristia o meno è la medesima cosa, non nessun rapporto profondo con la vita e la fede diventa solo qualcosa, come ci insegna il laicismo oggi, da vivere privatamente dentro nel proprio cuore.
    In questi giorni abbiamo sentito citare persino da autorità religiose molto forti e personaggi di infima levatura se non addirittura blasfemi che ci avrebbero detto che ci si può pregare ovunque l'importante è avere Gesù nel cuore. Ma questo lo sapevamo già non occorreva lo sciocco di turno; noi cristiani preghiamo in Chiesa perché in Chiesa si celebrerà la Santa messa e senza la Messa come dicevano i martiri di Abitina, 1700 anni or sono, noi non possiamo vivere.
    Vorrei provare a fare un esempio classico semplicissimo, un esempio di coloro che amano una persona la mano pensate il fidanzato e la fidanzata, la moglie il marito, pensate la madre il figlio, pensate a questi rapporti fortissimi strettissimi e speriamo che ve ne siano ancora tanti. In questi [rapporti] cosa succede? Che se uno dei due se ne va via e se ne va via per mesi, il desiderio di quella persona è di incontrarlo di vederlo, di abbracciarlo di sentirlo. Sì, qualche volta ci si telefona, sì qualche volta adesso ci sono le videochiamate, sì indubbiamente tutte queste cose; ma un conto è averlo fisicamente li vicino che si può toccare che si può abbracciare, che si può baciare fisicamente.
    [Così è la] realtà sacramentale della Messa. E’ bello dire che dobbiamo amare il Signore e magari qualcuno dice sì, ma io lo amo, io voglio bene al Signore, io amo il Signore. [La domanda allora è:] perché non vai a cercarlo dove lui si fa trovare, dove è il luogo l'istante il momento più alto in cui io posso fare questo incontro, non solo spirituale, non solo psicologico, ma reale concreto a tal punto che posso addirittura ci parli di lui nella Santa Eucaristia è questa la realtà.
    Noi non siamo degli angeli, non siamo puri spiriti ed il Signore lo sa molto bene ed è per questo che ci ha inviato il Figlio e il Figlio ci ha dato i sacramenti perché noi abbiamo bisogno di questo. Dice Sant'Ireneo nel famoso testo: “adversus haereses”di circa 1.700 1600 anni fa dove Sant'Ireneo cerca in tutti i modi di spiegare, di andare contro a quelle eresie che erano emerse a quei tempi e che sono le stesse che emergono oggi e dice non avremmo potuto conoscere i misteri di Dio se il nostro Maestro, il Verbo non si fosse fatto uomo. D'altra parte non potevamo conoscere altrimenti se non vedendo il nostro maestro e percependo la sua voce con il nostro orecchio, una realtà concreta, un Dio che si fa carne che si fa uomo e noi diremo che si forma nei verbo panis factum est il verbo si è fatto per me.
    Ami Dio, ami Gesù. Se ami Gesù non puoi non amarlo dove lui concretamente realmente si fa trovare Sant'Efrem il Siro questo grande poeta dell'antichità ha scritto delle cose bellissime dice che un giorno riapparve il Signore e gli disse a proposito dell'Eucarestia: ricordati Efrem che chi mangia Me mangia fuoco! Che cos'è questo fuoco se non il fuoco ardente di Lui che entra in noi, che penetra in noi,Dio si dona a conoscere a ciascuno di noi nell'umanità del figlio di Dio, ascoltando la sua voce, la parola di Gesù indubbiamente; ma questo è proprio la struttura sacramentale: Dio parla a noi non solo nel cuore di uno o parla noi solo a livello spirituale, Dio parla noi a livello sacramentale attraverso le cose visibili. Siamo rapiti alle realtà invisibili e non si tratta di un espediente pedagogico ma di un aiuto dato alla nostra intelligenza, ma è il modo con cui Cristo trasforma la nostra vita quotidiana. Senza la Messa noi non possiamo vivere e proprio il realismo, l'Eucaristia è la sintesi di tutta la vita cristiana, senza Eucarestia noi non siamo più dei cristiani. Una volta addirittura quando una persona non andava più a Messa si diceva che era un disgraziato, disgraziato voleva dire senza Grazia di Dio perché senza la Messa non abbiamo la Grazia.
    Qualcuno dirà allora: quanti disgraziati che ci sono oggi; sì, è vero, ci sono molti disgraziati, molte persone che non hanno più la Grazia di Dio; che poi Dio possa agire lo stesso, possa fare cose straordinarie anche senza tutto questo lo mettiamo sempre in conto indubbiamente [perché] Dio è infinita bontà, infinita misericordia, ma è anche infinita giustizia, non dimentichiamolo mai.
    L'Eucaristia allora è la reale presenza di Cristo che dona sé stesso in sacrificio sulla Croce e noi mediante la celebrazione eucaristica diventiamo presenti all’evento della Croce; pensate che evento straordinario essere presenti davanti al Calvario, davanti al tribunale, davanti alla Via Crucis, davanti a tutti gli eventi salvifici di Cristo; noi possiamo rivivere nella nostra vita in quel momento dell'azione liturgica che noi chiamiamo Santa Messa ed al momento della consacrazione, i duemila anni che ci separano dalla Croce sono aboliti noi siamo ai piedi della Croce, come Maria, come Giovanni, fermi, attoniti a sentire quell'urlo “Eli Eli Lama Sabachthani”; ma siamo anche nello stesso momento al Sepolcro dove nella gioia cristiana sentiamo Gesù che pronuncia il nostro nome come il nome della Maddalena “ noli me tangere” e queste sono le modalità con cui noi possiamo entrare dentro questo grande mistero che è il mistero eucaristico e questo evento, cioè l'evento della celebrazione eucaristica accade perché i credenti, cioè coloro che celebrano il rito sacramentale, partecipino a questa offerta e diventino uno solo, siamo chiamati nella Messa ad immergerci per diventare partecipi di quella carità, noi diventiamo capaci di amare come Dio ama.
    San Tommaso d'Aquino, il grande scrittore e poeta, dice che l'Eucaristia è il sacramento della Passione di Cristo, in quanto l'uomo è condotto alla perfetta unione con Cristo nella Passione, in unione a Cristo e proprio mediante la partecipazione all'Eucarestia il credente viene cristificato progressivamente, trasformato in Cristo e diventiamo sempre un po’ più Cristo chiaramente, nella modalità con cui noi siamo aperti a questa Grazia che inonda il nostro cuore. Questa è la famosa visione di Sant'Agostino, quando stava pensando alla Eucaristia, che si trasforma in noi, Gesù interviene.
    La fede in Cristo è la fede nell'Eucaristia, dice concilio vaticano ii che l'eucaristia la messa è lumen et fons  totius vite cristiane, che vuol dire che tutto parte dall'eucarestia culmen e tutto arriva, culmine e fonte, tutto arriva e tutto parte da lì; la nostra fede è la fede eucaristica, la Grazia eucaristica è diventare partecipi della Carità di Cristo, è trasformare la nostra vita in Cristo, altrimenti veramente la nostra vita diventa su carta diventa triste.
    Guardiamo tutte queste persone che ci circondano, queste persone che non vivono la Santa Messa; che cos'è che porta questo mondo a questa intrinseca debolezza, siamo deboli e ce ne siamo accorti in maniera eclatante in questi giorni di quarantena dove diventiamo incapaci di muoverci paurosi di tutto; vi era un tabernacolo in pietra molto antico, l'ho visto in fotografia, e sotto questo tabernacolo vi era una frase latina un po’ maccheronico e diceva così “caput inclinat, hic jacet corpus medicina”, che voleva dire qui davanti a questo tabernacolo, davanti a questa presenza eucaristica inchina il tuo capo perché qui c'è la medicina del corpo. La medicina la medicina che non è quella che ci fa passare il mal di testa quella che ci toglie la l'epidemia, non è questa, ma è questo incontro reale con lui è questa la medicina perché quando abbiamo lui abbiamo tutto altrimenti noi diventiamo tristi; da dove deriva questa tristezza, questa debolezza? Qual è la causa che estenua in maniera così forte questa naturale capacità di creare deilegami fino a qualche anno fa le nostre famiglie le cosiddette famiglie allargate ma nel senso vero del termine dove erano parenti amici conoscenti e parenti di primo di secondo di terzo grado e tutti erano insieme famiglie di 10, 15, 20 persone.
    Oggi [regna] una sorta di individualismo [per cui] l'uomo e la donna di oggi, sono diventati quasi anaffettivi e non si è più capaci di affetto vero.
    Che cosa sta accadendo? Perché siamo diventati tutti anaffettivi? C'è qualche patologia psichica o qualche patologia spirituale, oppure c'è qualcosa di più? Una sorta di disintegrazione della persona? Oppure c'è qualche causa primaria ?
    San Paolo nella Lettera ai Galati 5,13-18 dice queste parole; “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. 14 Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. 15 Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Ma non è quello che stiamo vivendo oggi?
    Esiste un esercizio della libertà che è una vera devastazione del rapporto interpersonale ed è quando si pensa che la libertà è quella di fare ciò che si vuole senza nessun riferimento; esistono fondamentalmente due modi per essere liberi è la modalità che è propria di chi vive per sé stesso e la modalità di chi vive nell'amore e chi vive per sé stesso genera solo divisione e non crea mai comunione e la seconda invece crea la vera comunione; questa debolezza che abbiamo un po’ tutti oggi, che un po’ la cifra della nostra società, la debolezza della nostra affettività, quella di creare legami duraturi deriva da nostra incapacità di amare ed è una sorta di fiacchezza esistenziale che porta alla dissoluzione di ogni legame che sia vero che sia buono.
    Ed è qui che si inserisce in maniera del tutto particolare la partecipazione all'Eucaristia, [è qui che] si ha un nesso all’affettività [perché] la partecipazione rende il fedele capace di amare con la stessa capacità di amore di Cristo sulla Croce. Diventiamo come lui, l'Eucaristia è proprio un dono che Cristo mi fa della sua capacità di amare; quando noi viviamo la Messa diventiamo capaci di rapporti duraturi che è l'amore che è il gusto della vita dell'esistenza di tutto ciò che siamo; certo i doni della Grazia non sostituiscono mai quelli che sono i compiti della natura, non ci dispensano da essi, non ci tolgono le derive delle propensioni verso chissà che cosa che sia negativa, ma l'Eucaristia ci dà quella energia necessaria per poter vivere veramente , per guidare i nostri affetti perché Cristo non è un'energia nel senso orientale del termine. Sento l'energia quando vengo via dalla Messa? Mi sento più forte? Sì tutto questo potrebbe anche essere utile e buono, ma è prima di tutto perché noi riceviamo l'amore di cristo.
    Il vero male della società umana, l'insidia più grave è proprio la ricerca del proprio bene a prescindere perfino a spese dell'altro e quando non mettiamo più l'Eucaristia al centro ma lasciamo che i politici possano anche non metterla al centro, infatti le nostre scelte politiche non tengono mai conto di questi aspetti non tengono conto dei valori cristiani non tengono conto di ciò che è importante nella nostra vita cristiana ed oggi dopo tanto tempo i nodi sono venuti al pettine. Perché ciò che conta per noi è l'abbassamento delle tasse, è che le cose vadano bene, è che i nostri in i nostri portafogli siano pieni e che vi sia lavoro. Tutte queste cose sono i nostri criteri per poter valutare se un politico è buono non è buono ma non ad esempio che cos'è la realtà cristiana. Quando noi dimentichiamo l'Eucaristia, noi compiamo una sorta di peccato di apostasia, diventiamo apostati di Cristo; Cristo si fa vivo, si fa presente, si fa reale lì dinanzi a noi e noi diciamo: a me non interessa io ho la mia fede e Gesù ci dice ma quel vino sull'altare si trasforma nel sangue di Cristo, quel pane è il mio corpo per la vita eterna, è il premio della vita eterna per future glorie; [e noi Gli diciano] non mi interessa io ho la mia fede, io ho il mio Gesù [personale] dentro nel mio cuore, “ma io sono fuori di te” ci dice Gesù, “io sono nel tabernacolo delle nostre chiese”, [e noi gli rispondiamo:] “a me non interessa”.
    Quando non abbiamo più la consapevolezza di questo, noi diventiamo apostati della fede e non siamo più cristiani quando noi neghiamo la Messa, neghiamo la Risurrezione di Cristo; certo dalla qualità delle nostre celebrazioni liturgiche dipende anche la consapevolezza pedagogica. Indubbiamente, come sacerdoti dobbiamo farci un esame di coscienza e dire quanto noi rendiamo la celebrazione fatta bene, sentita, profonda non veloce e così via. Perché le cose che noi dobbiamo guardare [non] sono solo il consenso degli altri. Dalla qualità delle nostre celebrazioni liturgiche dipende anche la qualità della vita della nostra città, la qualità della vita della nostra nazione; quando noi perdiamo il senso dell'Eucarestia tutto viene a mancare perché i nostri rapporti diventano anaffettivi e l'unico criterio è l’egoismo, l'unico criterio è il tornaconto, mentre nella Messa ciò che noi vi diamo è proprio la donazione totale di amore per gli altri.
    Sant'Ireneo, nel testo che citavo prima, dice due sono le braccia perché due sono i popoli disseminati fino ai  confini della terra, ma al centro c'è un solo capo, perché c'è un solo Dio che è sopra tutte le cose, attraverso tutte le cose e tutti noi. C'è un solo Dio, il Dio di Gesù Cristo e quando noi celebriamo l'Eucaristia ci poniamo nel centro di tutto il mondo; è questa la bellezza e la consapevolezza che dovrebbe spingere il cristiano a compiere gesti straordinari bellissimi, ironici nei confronti della carestia, diventiamo eroi nell’Eucaristia.
    Oggi siamo chiamati a una testimonianza forte credibile, noi crediamo e viviamo dell'Eucarestia e come i martiri di Abitene, anche noi dobbiamo dire ai nostri governanti, a tutte le persone ed anche i nostri Vescovi se necessario, sine Dominico vivere non possumus, non possiamo vivere senza la domenica perché diventeremo tutti apostati ma diventeremo tutti tristi anaffettivi, incapaci di amare mio marito mia moglie.
    Io ho bisogno dell'Eucarestia. Quando celebriamo l'Eucaristia ci poniamo al centro del mondo e tutta la realtà è quasi sospesa da quella celebrazione, e questa ci permette di non cadere nel nulla dei nostri peccati, nel nulla della nostra miseria. Invochiamo il signore chiediamoli che ci aiuti profondamente a vivere intensamente l’Eucaristia, a compiere realmente degli atti virili.
    Oggi abbiamo bisogno di cristiani forti, che dicano con tutto sé stessi, anche con la forza che deriva da questo, che noi senza l'Eucarestia non possiamo vivere. La teoria di Santi e di Martiri che hanno versato il loro sangue per l’Eucarisia ci dia la forza, la potenza necessaria per compiere ciò che è necessario per ciascuno di noi e non solo per noi ma per le nostre parrocchie, per le nostre città ,per la nostra nazione affinché il Signore sia lodato continuamente e solo così avremo la vera Pace la pace che non da tutti i nostri cuori.
     
    Sia lodato Gesù Cristo"
    Di seguito l'audio della meditazione.
     
  10. Claudio C.
    Libera traduzione da Lifesitenews dell'articolo "Water-gun baptisms may be valid, but they’re certainly sacrilegious di Joseph Shaw.
    In questi giorni hanno avuto un certo risalto sul web le fotografie di chierici che puntano delle pistole ad acqua verso i bambini per "battezzarli". Alcune di queste foto sembrano essere posticce, se supponiamo che i Sacerdoti prima abbiano impartito il battesimo in modo ordinario, ma poi si siano messi in posa subito dopo per queste foto "scherzose" . Questo potrebbe comportare, forse in parte, la differenza, ma non ritengo che possa variare il nocciolo della questione chissà di quanto.

    La domanda infatti è: perché dei sacerdoti dovrebbero atteggiarsi a fare il clown, in Chiesa, dopo aver battezzato un bambino?
    In un altro caso, ad esempio, in una foto viene ritratto un prete che, indossando degli abiti liturgici, usa una pistola ad acqua per benedire gli adulti con l'Acqua Santa. Se fosse vera, è grave ma, qualora sia stata una messa in scena, la situazione potrebbe addirittura essere peggiore.
    Alcuni ritenevano che fossero finiti i tempi della "Messa da clown", in voga qualche anno fa, e  di altri esempi estremi di mancanza di rispetto per la Liturgia, ma sembrerebbe che questo spirito sopravviva, sia tra cattolici che non cattolici. Non è peregrino ritenere che coloro che hanno pubblicato queste fotografie e le persone in esse impresse, possano pensare chiaramente che sia tutto terribilmente divertente e che tutto vada bene.
    Prima che a qualcuno possa venire in mente che l'uso delle pistole ad acqua sia una risposta seria al coronavirus, permettetemi di essere la millesima persona a sottolineare che non è così. Tramite gli "asperges", le persone sono state benedette a distanza per secoli, con un attrezzo liturgico chiamato aspergillum, senza alcun tipo di problema.
    Questa è forse una piccola sfaccettatura di un approccio alla liturgia oramai diffuso, e in particolare di un approccio consolidato alla "liturgia" in uso per battesimi e matrimoni, che tende a vedere questi riti come un qualcosa che debba essere animato con battute e parole sentimentali. Anche i "servizi matrimoniali civili"  oramai si ritrovano con questa impostazione. È come se un apprezzamento ed una sottolineatura forte della gravità, intesa come importanza, dell'occasione sia una sorta di disastro che possa mettere le persone a disagio.
    La guida ufficiale ai sacramenti invece sottolinea quanto essi siano invece momenti da vivere seriamente, proprio per l'importante differenza che fanno i Sacramenti nella realtà di un'anima. Realizzarli in modo burlesco è prima di tutto sacrilego, inteso come un abuso di una cosa santa. Ma è anche un'offesa contro tutti coloro che ne sono testimoni, perché rende difficile per loro prenderlo sul serio. Se non prendi sul serio un Sacramento, non puoi parteciparvi proficuamente, né come candidato al Sacramento né come spettatore.
    Si potrebbe obiettare che almeno il Sacramento è valido. Il resto potrebbe non essere della massima importanza, e ...... perché non divertirsi? Forse (?) potrebbe essere così nel caso del Battesimo con la pistola ad acqua, ma un matrimonio in cui la coppia non prende sul serio quello che sta facendo potrebbe non essere valido, e anche se lo fosse, la coppia non otterrà facilmente le grazie del Sacramento ed in modo abbondante come farebbero altrimenti.
    L'appello liturgico degli "anarchici della validità" (coloro che affermano che comunque il Sacramento è valido e possono fare quello che vogliono) non è tuttavia un argomento con fondamenta solide. Accanto ad un clown sacramentalmente valido, infatti, troviamo un clown sacramentalmente invalido. In uno dei miei momenti da "pillola rossa", mentre riflettevo sulla importanza del problema dell'anarchia liturgica, ho approfondito l'argomento della materia non valida usata in alcune diocesi americane negli anni '70 per diversi anni (ndr materia, forma e intenzione servono ai fini della validità dei Sacramenti). Dopo diverso tempo, questo abuso finì, ma la piaga dei matrimoni invalidi non sembra attenuarsi. Nel 2016, anche Papa Francesco ha affermato che forse ben la metà di tutti i matrimoni cattolici potrebbe essere annullata. Persistono anche problemi relativi a formule non valide utilizzate per il battesimo; ma persistono anche problemi importanti circa l'uso dell'assoluzione generale per il sacramento della penitenza senza preoccuparci delle condizioni per la validità, e così via. Non mi risulta ci siano molti "progressisti" liturgici impegnati su questi problemi; forse alcuno.
    Pertanto quindi, il motivo per cui si sentono liberi di giocare in fretta e in libertà con la liturgia non è perché sentono fortemente la validità sacramentale e non si preoccupano di nient'altro, ma perché non si preoccupano molto della validità sacramentale. Potrebbero forse ritenere che i Vescovi e la Santa Sede abbiano forte contezza circa la validità e ci permettono di confortarci con il pensiero, quando è possibile, che il Sacramento possa comunque essere valido in questo o quel caso. Ma se si preoccupassero davvero della validità, prenderebbero seriamente la liturgia, e questo è evidentemente qualcosa che non molti stanno realmente mettendo in atto.
    Gli abusi liturgici sono un'offesa a Dio, come l'abuso di qualcosa di santo. Sono anche un'offesa contro i fedeli, il cui impegno spirituale nella liturgia è impedito. Ancora una volta, sono un'offesa contro nostro Signore, che ha istituito i Sacramenti per la nostra salvezza, e contro la Santa Madre Chiesa, che li ha circondati con cerimonie e testi intesi a dare gloria a Dio e ad aiutarci nella nostra partecipazione. Infine, sono un'offesa contro il sacerdozio stesso, che dovrebbe proteggere la liturgia dalla profanazione e la cui funzione è quella di fornirla agli altri per il bene delle anime.
    Traduzione di Claudio.
  11. Claudio C.
    La Associazione Carlo Acutis ha compiuto opera meritoria, realizzando un cartone animato che racconta la storia delle apparizioni della Beata Vergine di Fatima ai tre pastorelli. Il cartone animato è adatto a tutti, anche se alcuni passaggi, come quello dell'inferno e della sofferenza come sacrificio vanno ben spiegati ai bambini.   Ecco di seguito il video e, subito dopo, una sintesi di ciò che accadde a Fatima.     Era il 13 maggio 1917 quando Lucia dos Santos e i fratellini Francisco e Jacinta Marto videro una Signora splendente che avrebbe cambiato la loro vita e segnato il Novecento   13 maggio 1917, Cova da Iria, località di un villaggio nel Portogallo centrale, Fatima. Tre bambini – Lucia dos Santos di 10 anni e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, fratelli di 9 e 7 anni – stanno giocando mentre accudiscono un piccolo gregge, in un terreno di proprietà del padre di Lucia. Verso mezzogiorno, dopo aver recitato come d’abitudine il Rosario, vedono due fenomeni luminosi, come due lampi, e poi una misteriosa Signora splendente con un Rosario in mano. È la prima di sei apparizioni che i tre piccoli pastori avranno fino ad ottobre: sempre il giorno 13, tranne nel mese di agosto, quando dal 13 al 15 vengono “sequestrati” dal sindaco che cerca di smascherare quella che crede essere un’impostura (la Madonna apparirà poi ai tre veggenti il giorno 19). Il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leiria dichiara «degne di fede le visioni», autorizzando il culto alla Madonna di Fatima.
    Il miracolo del sole
    Migliaia di pellegrini iniziano ad arrivare a Fatima non appena si diffonde la voce degli eventi soprannaturali. Il 13 ottobre una folla stimata tra le 30 e le 100mila persone, fra loro anche numerosi giornalisti, assiste al “miracolo del sole”, il grande segno che era stato preannunciato dalla Vergine: dopo una pioggia battente che rende fradici il terreno e gli abiti degli astanti, il cielo si apre e il disco solare viene visto cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti. Un sole che è possibile fissare direttamente con lo sguardo. Dopo l’accaduto, abiti e terreno si mostreranno improvvisamente asciutti.
     
    Un segreto in tre parti
    Il messaggio principale delle apparizioni è legato ai tre segreti, o meglio a una rivelazione in tre parti che la Madonna fece ai pastorelli nell'apparizione del 13 luglio. Lucia, divenuta suora, scrisse le prime due parti nelle sue memorie, la terza, scritta il 3 gennaio 1944, la diede in una busta sigillata al vescovo di Leiria, busta che fu poi consegnata nel 1957 all'archivio segreto del Sant'Uffizio e il cui contenuto è stato divulgato nel 2000.
     
    La visione dell’inferno
    Nella prima parte del segreto suor Lucia racconta che la Madonna mostrò ai tre pastorelli: «…un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio [...]. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore.»
    La Russia e il Cuore Immacolato
    Nella seconda parte sono riportate queste parole di Maria: «Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
    Il vescovo vestito di bianco
    La terza parte del segreto è così riferita da suor Lucia: «Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
    La vita dei veggenti
    I pastorelli riferirono che la Madonna aveva parlato della morte prematura di Francisco e Jacinta, aggiungendo che Lucia sarebbe rimasta a lungo sulla Terra. Così fu. Francisco contrasse l'"influenza spagnola" nel dicembre 1918. Rimase sereno per tutta la durata della malattia e facendo in quel periodo la Prima Comunione. Morì il 4 aprile 1919. Anche Jacinta fu colpita dal virus della spagnola nel dicembre 1918. La sua malattia fu più lunga e dolorosa di quella del fratello, venne anche ricoverata, inutilmente, all'ospedale di Lisbona, dove morì il 20 febbraio 1920. Lucia entrò fra le suore di Santa Dorotea nel 1925 e nel 1948 passò fra le carmelitane del convento di Coimbra, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 2005.
     
    Le cause di beatificazione e canonizzazione
    La causa di beatificazione dei fratelli Marto è stata aperta nella diocesi di Leiria nel 1952: Francisco e Jacinta sono stati beatificati il 13 maggio del 2000 da Giovanni Paolo II e vengono ora canonizzati da papa Francesco. La causa di beatificazione di suor Lucia si è aperta invece nel 2008: lo scorso gennaio si è conclusa la fase diocesana, nella diocesi di Coimbra.
    I Papi e Fatima
    Il 13 maggio 1917, giorno della prima apparizione, Eugenio Pacelli veniva consacrato vescovo. Da Papa nutrirà una particolare venerazione per la Madonna di Fatima. Il 13 maggio 1967 Paolo VI si recò in pellegrinaggio a Fatima. Così fece Giovanni Paolo II nel 1982, nel 1991 e nel 2000: per Wojtyla era stata la Vergine di Fatima a salvargli la vita nell’attentato del 13 maggio 1981. Benedetto XVI fu a Fatima nel 2010. Anche Angelo Giuseppe Roncalli e Albino Luciani visitarono il santuario portoghese ma da cardinali, non da Papi: il primo nel 1956, il secondo nel 1977.
  12. Claudio C.
    In questi giorni di grave tribolazione, in cui la pandemia priva i Cattolici della Santa Messa e dei Sacramenti, il demonio si scatena moltiplicando i suoi assalti per indurre le anime al peccato. I giorni benedetti della Settimana Santa, un tempo dedicati alla Confessione in preparazione alla Comunione Pasquale, ci vedono tutti costretti ad un confinamento forzato, ma non ci impediscono di pregare il Signore. Voi Sacerdoti e voi semplici fedeli, ognuno secondo quanto è permesso e compete, questo Sabato Santo siete invitati a recitare le preghiere che seguono, alle 3 pomeridiane (15:00 ora di Roma – CEST) di Sabato 11 Aprile 2020, unendoci in una spirituale battaglia contro il comune Nemico del genere umano. I Sacerdoti sono invitati a recitare  tutti insieme l’Esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli (Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos, Rituale Romanum, Tit. XII, Caput III); i laici la Preghiera di Liberazione riportata qui di seguito.
    Per i Sacerdoti.
    Essendo un giorno di silenzio, che attende l’annuncio della Resurrezione, questo Sabato Santo può essere una preziosa occasione per tutti i Sacri Ministri. Non occorre uscire, non occorre infrangere alcun divieto dell’Autorità civile.
    Chiediamo di pregare, questo per i soli sacerdoti, nella forma che Leone XIII stabilì per tutta la Chiesa, recitando tutti insieme l’Esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli (Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos, Rituale Romanum, Tit. XII, Caput III), alle 3 pomeridiane (15:00 ora di Roma – CEST) di Sabato 11 Aprile 2020, unendoci in una spirituale battaglia contro il comune Nemico del genere umano.
    Compose, Leone XIII, inoltre un esorcismo che fece inserire nel Rituale Romano, nel quale faceva espressa menzione di quanto aveva visto: «La Chiesa, Sposa dell’Agnello Immacolato, è saturata di amarezze e inebriata di veleno da nemici scaltrissimi, che posano le loro sacrileghe mani su tutte le cose più desiderabili. Laddove c’è la Sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della Verità costituita per illuminare i popoli, lì essi hanno stabilito il trono dell’abominio e della loro empietà, affinché colpito il pastore, fosse disperso anche il gregge».
    Il Sabato Santo è il giorno in cui si celebra la discesa agli Inferi di Nostro Signore Gesù Cristo, per liberare le anime dei Padri dalle catene di Satana. Nel gran silenzio dopo la Passione e Morte del Signore, la Vergine Santissima ha vegliato e creduto, aspettando fiduciosa la Resurrezione del Suo amatissimo Figlio. Un momento in cui il mondo sembra aver vinto, ma in cui si prepara la gloria della Pasqua.
    Chiediamo a tutti i Vescovi ed ai Sacerdoti di unirsi nella preghiera dell’Esorcismo, consapevoli che questo potente Sacramentale – soprattutto se recitato in comunione con tutti gli altri Pastori – aiuterà la Chiesa e il mondo nella lotta contro Satana. Raccomando di utilizzare inoltre la stola, segno della potestà sacerdotale, e l’acqua benedetta. In questa richiesta ci uniamo a Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo titolare di Ulpiana.
    Per i Laici.
    E’ importante sapere che, sebbene nella Chiesa Cattolica il rito esorcistico vero e proprio sia affidato ai soli sacerdoti nominati dal vescovo, in realtà tutti i fedeli cattolici, credenti in Gesù, (specialmente se sono sacerdoti ordinati) possono fare preghiere di liberazione per se stessi e per il prossimo sulla base della Parola stessa del Maestro (Marco 16, 17-18). Fare preghiera di liberazione significa semplicemente pregare Dio affinché Egli liberi qualcuno. E’ fortemente sconsigliato per i laici rispondere ai demòni durante le manifestazioni (Atti 19, 13-18).
    Questa preghiera può essere recitata da chiunque, anche per altri, quotidianamente, ed aiuta la liberazione :
    Padre Celeste,
    tu sei il mio rifugio e la mia roccia di salvezza. Tu sei saldamente in controllo di tutto ciò che accade nella mia vita.
    Io sono il/la tuo/a servo/a e porto il Tuo nome. Grazie per avermi donato l’elmo della salvezza. La mia identità nel tuo Figlio Gesù è sicura, niente potrà mai separarmi dal tuo Amore. Grazie perché perdoni i miei peccati e cancelli la mia colpa. Io indosso ora la tua corazza della Giustizia. Spirito Santo ricerca dentro di me e porta alla luce ogni strategia delle tenebre che sia diretta contro di me. Io imbraccio lo scudo della Fede, per stare ben saldo nella parola di Dio che mi assicura che il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Perciò, Padre Santo, nel nome glorioso del tuo Figlio unigenito Gesù Cristo, per l’autorità che mi proviene dal mio battesimo, io rinuncio ad ogni opera del maligno, di qualsiasi origine essa sia: occulta, medianica o di stregoneria, e con la Fede che tu Padre mi hai donato proclamo che ogni sua opera nella mia vita sia distrutta.
    Gesù, mio Signore e Salvatore, tu hai trionfato su di lui nel deserto, sulla croce e nel sepolcro, e con la tua gloriosa Resurrezione, lo hai vinto per sempre sigillando così la sua fine e il suo destino. In te anche io trionfo su di lui con la potenza del tuo Santo Nome, davanti al quale ogni ginocchio si pieghi, nei Cieli, in Terra e sotto Terra. Con la forza che mi proviene da te o Signore, io resisto e mi oppongo a tutti gli sforzi del maligno di opprimermi, affliggermi o ingannarmi e voglio lottare energicamente contro il suo sforzo di rubarmi la gioia e il frutto della mia Salvezza. Con la potenza del tuo preziosissimo Sangue versato per me sul Calvario, io ti chiedo di allontanare da me tutte le potenze delle tenebre che mi attaccano, che mi circondano e di ordinare loro di andarsene adesso da me, dove Tu o Signore vorrai affinché non tornino mai più.
    Grazie Signore Gesù.
    La Vergine Santissima, terribile come esercito schierato in battaglia, e San Michele Arcangelo, Patrono della Santa Chiesa e Principe delle Milizie celesti, proteggano tutti noi.
    #IPC Il Pensiero Cattolico.
     
  13. Claudio C.
    della Redazione di Documentazione.info
    Qual era il modus operandi dell’inquisizione? Davvero si trattò di una feroce caccia all’uomo per motivi religiosi? Il professor Alessandro Barbero, professore ordinario di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale e volto noto al pubblico della divulgazione storica di SuperQuark, spiega che in realtà quello dell’inquisizione “rispetto ai tribunali civili era estremamente moderato”.
    Ospite nel ciclo di incontri Le ragioni del torto, al professor Barbero è stato chiesto, in riferimento al processo a Giordano Bruno: “Perché a un certo punto l’istituzione ecclesiastica reagisce in un certo modo?”
    Sicuramente sentire la storia di un tribunale che arresta qualcuno per le sue idee porta l’ascoltatore a parteggiare immediatamente per il perseguitato, ma bisogna considerare che secondo il professor Barbero “abbiamo un’immagine dei tribunali dell’inquisizione che è stata prodotta dai polemisti protestanti a partire dal ‘500, un’immagine pornografica di inquisitori che godono nel torturare donne nude”  
    Il professor Barbero ha contestualizzato la nascita del tribunale dell’inquisizione, avvenuta “in una società integralmente cristiana”. La realtà storica dell’Inquisizione inizia nel Basso Medioevo, con l’aumento di persone che sanno leggere e scrivere e che si pongono come alternative all'interpretazione della fede in un mondo che si basa sull’insegnamento di “testi estremamente difficili da spiegare in maniera razionale”, l’Antico e il Nuovo Testamento.
    Anche a causa di fenomeni oggettivamente pericolosi per la vita di molti, come l’eresia catara, i sostenitori della quale si lasciavano morire di fame credendo che la materia fosse malvagia, la Chiesa attiva l’inquisizione “in totale perfetta convinzione e buona fede”.
    “Il tribunale dell’inquisizione opera con forme e tutele rigidissime: si impianta, convoca testimoni, verbalizza tutto (che poi è il motivo per cui noi conosciamo bene come funzionava un processo dell'inquisizione e meno un processo dello stato della stessa epoca), e il suo scopo non è bruciare la gente. Lo scopo del tribunale dell’inquisizione è spiegare bene a tutti che chi ha sbagliato deve chiedere scusa e pentirsi. Meglio se pubblicamente”.
    Per questa ragione ordinariamente un processo dell’inquisizione si conclude con l’accusato che “confessa, chiede perdono a santa madre chiesa e fa una bella penitenza”.
    Il professor Barbero ha quindi spiegato che “l’inquisizione era un tribunale che rispetto ai tribunali civili era estremamente moderato. Nei tribunali civili era normale torturare la gente [...]. Generazioni e generazioni di coltissimi magistrati fino al ‘700 hanno dato per scontato che si torturano gli imputati se non vogliono confessare. L’inquisizione in confronto tortura pochissimo e lo fa solo perché tutti i tribunali lo fanno”.
    Inoltre, ha aggiunto Barbero, le torture degli inquisitori erano sottoposte a dei limiti indicati dal Papa: bisognava osservare dei giorni di riposo, doveva esserci un consulto medico e si poteva praticare solo per alcune ore al giorno.
    Questo è il primo degli articoli estratti dal canale non ufficiale di Alessandro Barbero, curato da Fabrizio Mele e disponibile gratuitamente a questo link di Spotify. Nel canale sono raccolti i podcast degli interventi del professore.
    Articolo redatto su Documentazione.info e che riteniamo importante riprendere per il bene della Verità Cattolica. Vi invitiamo a visitare il portale per trovare la continuazione di questi interessantissimi articoli. #IPC.
    Da Documentazione.info: Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook e Twitter, sostieni Documentazione.info. Conosci il nostro servizio di Whatsapp e Telegram?  
     
  14. Claudio C.
    Il 22 Maggio si ricorda Santa Rita. Nel nostro omaggio a lei, nell'ultimo giorno della Novena a Lei dedicata, chiediamo che possa intercedere, come santa delle cause impossibili, per la conversione di coloro che non credono, oggi più che mai.
    Redazione #IPC. Claudio
    Preghiera a Santa Rita, modello di vita. Santa Rita da Cascia, modello delle spose, delle madri di famiglia e delle religiose, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita. Tu sai che spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via d'uscita in tante situazioni dolorose, sia materiali che spirituali. Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno, specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore. Fa' che io imiti la tua dolce mitezza, la tua forza nelle prove e la tua eroica carità e chiedi al Signore che le mie sofferenze possano giovare a tutti i miei cari e che tutti possano essere salvi per l'eternità.

    Preghiera per i casi impossibili e disperati. O cara Santa Rita, nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati, fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione......., e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore. Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni, abbiate compassione della mia persona a voi devota, che confidentemente domanda il vostro intervento presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.
    O cara Santa Rita, guidate le mie intenzioni in queste mie umili preghiere e ferventi desideri. Emendando la mia passata vita peccatrice e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati, ho la dolce speranza di godere un giorno Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità. Così sia.
    Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi. Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.
    3 Pater, Ave e Gloria.
    Alcuni miracoli
    Il miracolo della Spina. Era il Venerdì Santo del 1432, S. Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore S. Rita chiese a Gesù di condividere almeno in parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senza fine. S. Rita portò in fronte la piaga per 15 anni come sigillo di amore.

     
    Il Prodigio della rosa. A circa 5 mesi dal trapasso di Rita, un giorno di inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso copriva ogni cosa, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualche cosa, Rita rispose che avrebbe desiderato una rosa dal suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si reco nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata, la colse e la portò a Rita.
    Cosi S. Rita divenne la Santa della "Spina" e la Santa della "Rosa".

    Il corpo di Santa Rita. Il corpo di Rita non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte. Da subito, infatti, grazie alle sue virtù, cominciano ad arrivare gli ex voto portati dai devoti. Vedendo tanta venerazione, le monache, decidono di riporre il santo corpo in una cassa. È a questo punto che Mastro Cecco Barbari s’incarica di costruire (più probabile: far costruire) la prima bara detta “cassa umile”. Tra le carte del processo, si legge che: «dopo morta, dovendosi fare una cassa per riporre il corpo della Beata per li tanti miracoli che faceva, né trovandosi chi la facesse, un certo mastro Cicco Barbaro da Cascia, concorso se con le altre genti in detta chiesa per vedere il corpo della beata, ch’era struppio delle mani, disse “o’ se io non fussi struppiato, la farei io questa cassa”, e che dopo dette parole restò sano delle mani e fece la cassa…».Mastro Cecco, nel vedere il corpo di Rita, immediatamente guarisce. Questa testimonianza ha un grande rilievo storico perché ci fa capire con chiarezza che la Beata, appena morta, viene portata nella chiesa senza cassa, sicuramente avvolta in un lenzuolo, per essere poi sepolta nel loculo delle monache. Ma la gente accorre continuamente per venerarla, impedendo così che le sue consorelle procedano al rito della sepoltura. Il corpo, quindi, resta così per qualche tempo e, intanto, si diffonde la voce che Rita compia dei miracoli. Sempre nel 1457, a causa di un incendio divampato nell’oratorio, la cassa e il corpo rimasti intatti, vengono messi nel sarcofago, conosciuto come “cassa solenne”. Probabilmente, anche questa cassa viene fatta dallo stesso Cecco Barbari come ex voto oppure su commissione della sua famiglia, devotissima alla Beata. Questa cassa solenne, fatta a soli dieci anni di distanza dal trapasso di Rita, mostra la sua fama di santità già diffusa. Sopra, viene inserito un epitaffio commemorativo. Il corpo di Santa Rita viene poi spostato ulteriormente, fino a giungere nella bellissima cappella dentro la Basilica a lei intitolata. Oggi, la cassa umile si trova custodita all’interno della cassa solenne, nella cella di Santa Rita, visibile durante le visite al Monastero. (1) 

    Vita di Santa Rita.
    Santa Rita da Cascia, al secolo Margherita Lotti, nata a Roccaporena (Cascia) attorno al 1380, è forse la donna più amata della Cristianità, seconda soltanto a Maria SS., la Madre di Dio. Santa Rita è così amata e venerata dal popolo forse perché la gente la sente molto vicina a sé, per la "normalità" dell'esistenza quotidiana da lei vissuta (pur costellata da molti eventi straordinari), prima come sposa e madre, poi come vedova e infine come monaca agostiniana. Gli ultimi 40 anni della sua vita Rita li visse proprio come monaca, in assidua contemplazione, penitenza e preghiera, completamente dedita al Signore. S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole. Era il 22 Maggio del 1447. Dopo la sua morte, la venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli crebbe vertiginosamente, sopratutto grazie al grandissimo numero e alla "qualità" degli eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto da acquisirsi l'allocuzione di "Santa degli impossibili". La sua Beatificazione è avvenuta nel 1628 e la sua Canonizzazione nel 1900 per mano di Papa Leone XIII.
    (1) https://santaritadacascia.org/la-santa/vita/
     
  15. Claudio C.
    «Oggi la verità è dissolta nella filantropia umana della praxis, nella falsa pastorale. Per reagire, occorre difendere la verità nella carità», afferma Monsignor Gilles Wach, Priore Generale dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote in quest’intervista rilasciata in occasione del XXX anniversario della sua fondazione. «Il Cardinal Zuppi a Gricigliano? La sua visita è un onore. Ci rifiutiamo di considerare la Chiesa, che è un’istituzione divina, come un partito, con contrapposizioni solo mondane»
    Con 130 sacerdoti membri, 51 case nel mondo; una comunità femminile, le “Adoratrici del Cuore Regale di Cristo Sommo Sacerdote”, un seminario ormai famoso, a Gricigliano, in Toscana, nella dolce armonia delle colline del Chianti, intitolato a San Filippo Neri e fiorente per numero di vocazioni: un luogo di formazione considerato un baluardo della romanità cattolica classica, dottrinale e liturgica, sia da chi lo apprezza, sia da chi ne contesta la stessa esistenza.
    La missione in Gabon, che ha conosciuto nel corso del tempo un crescente sviluppo, è all’origine, trent’anni fa, dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, fondato il 1 settembre 1990 con decreto di Monsignor Ciriaco Simeone Obamba, Vescovo di Mouila, e divenuto Istituto di diritto pontificio nell’ottobre 2008.
    Ordinato diacono dal Cardinale Giuseppe Siri nel 1978 e sacerdote da Giovanni Paolo II nel 1979, Monsignor Gilles Wach è, con l’Abbè Philippe Mora, Rettore del Seminario, il fondatore dell’Istituto, di cui è stato rieletto Priore Generale nello scorso agosto per altri sei anni. Considerato da alcuni uomini di Chiesa «progressisti» troppo conservatore nel favorire il ripristino di aspetti secondari dell’antico cerimoniale, della liturgia o della disciplina o di usi ecclesiastici ormai tramontati, è paradossalmente contestato anche da alcuni ambienti del tradizionalismo cattolico che lo reputano eccessivamente «diplomatico» e «silenzioso» sulla «crisi della Chiesa» e sulle sue cause. Senza alcuna reticenza, accetta cortesemente di rispondere a tutte le domande.
     

    Mons Gilles Wach
     
    di Simone Ortolani. 
    Monsignore, in un’epoca nella quale molti seminari chiudono, l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote attrae molte nuove vocazioni. Cosa attira i giovani che desiderano entrarvi?
    Oggi abbiamo più di cento seminaristi in formazione. Siamo molto grati alla Divina Provvidenza per il fatto di ricevere così tante vocazioni. Quest’anno sono ventitré per Gricigliano, e quasi quaranta candidati che si preparano per il Seminario nelle nostre case in vari Paesi. Considero che sia sempre bene rammentarsi le parole di Nostro Signore: “Non voi avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi”. È Dio che chiama, e anche oggi, in questi nostri tempi, Lui non cessa mai di chiamare. La spiritualità dei nostri Santi Patroni, inoltre, per la sua bellezza e la sua forza, riesce ad attrarre i giovani. San Benedetto, innanzitutto, con la sua regola, che è alla base della Cristianità, alla sua scuola possiamo sottolineare l’importanza fondamentale riservata al culto, da cui nasce la cultura; al primo posto vanno messi il culto, l’adorazione, la riparazione e il ringraziamento: in breve direi che si tratta della pratica dei primi tre Comandamenti di Dio. San Tommaso d’Aquino, poi, con la sua teologia mai superata ed insuperabile, e con il suo fervente amore per la verità, espone la Fede della Chiesa in un modo così chiaro e netto che ci permette realmente di contemplare ed adorare le grandi Verità rivelate. Infine, il grande Dottore dell’Amore di Dio, San Francesco di Sales, suggerisce alle anime il suo equilibrio, la sua bontà, il suo zelo apostolico radicato nel primato della carità: in un mondo imbevuto di soggettivismo, per cui si rifiuta ogni forma oggettiva di vita retta, l’attenzione portata dal Santo Vescovo di Ginevra per le anime permette di avvicinarsi a tutti e di portare a tutti, compatibilmente alle forze di ciascuno, l’oggettività della Verità e del Bene.
     
    SER Card R. Burke con Mons Wach
    Quali sono state le motivazioni che hanno portato alla fondazione dell’Istituto e qual è la sua vocazione nella Chiesa?
    Le motivazioni sono venute da diversi giovani che, davanti alla decadenza teologica e morale di tanti seminari, hanno chiesto a me e a don Mora un aiuto per diventare sacerdoti secondo il Cuore di Gesù e l’insegnamento perenne della nostra Santa Madre Chiesa. Sotto la tutela e i consigli di grandi e compianti Cardinali romani - come i Cardinali Mayer, Palazzini, Oddi e Stickler – abbiamo iniziato questa grande avventura. La nostra vocazione è di servire ed amare la Chiesa. Il nostro motto può aiutare a capire chi siamo: Veritatem facientes in caritate. Oggi, la verità è dissolta nella filantropia umana della praxis, nella falsa pastorale. Per reagire, c’è chi vuole difendere la verità; ma, ci ammonisce Pascal, senza la carità “la verità è un idolo diabolico, perché ha l’aspetto di un’opera virtuosa”. Dobbiamo dunque mantenerle entrambe: verità e carità non sono in alcun modo opposte l’una all’altra; al contrario, si uniscono nella persona divina di Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Sommo Sacerdote; come scriveva Sant’Antonio di Padova: “Chi predica la verità con amore professa Cristo. Chi invece nella predicazione tace la verità, rinnega Cristo”.
     
    Chiesa dell'Istituto a Libreville, Notre Dame de Lourdes
     
    Perché l’Istituto ha scelto di celebrare i Sacramenti secondo l’antica Liturgia romana?
    Ricordiamo, come ha detto Papa Benedetto XVI, che i riti celebrati dalla Chiesa nel corso dei secoli non possono né essere abrogati, né essere un male in sé. La ricchezza teologica e liturgica di questi riti che sono stati trasmessi fin dall’epoca apostolica e si sono formati, come scriveva Dom Guéranger, con l’assistenza speciale dello Spirito Santo, sono un inesauribile tesoro di grazie e di vita, che hanno formato tanti Santi e tutta la nostra cara cristianità. Tempi belli e buoni. Rammentiamo quello che diceva Sant’Agostino “Cristianizzare è umanizzare”. I nuovi riti apparvero in un’epoca che si voleva, prima di tutto, pastorale, per toccare l’uomo moderno dei nostri tempi. Io direi che quasi sessant’anni dopo la riforma postconciliare, il mondo si è risvegliato pagano. Lasciamo che sia la storia a giudicare, ma da parte nostra, preferiamo rimanere sui sentieri sicuri che la Chiesa ci indica da secoli per la nostra salvezza eterna.
     
    Qual è il Suo bilancio del Motu Proprio “Summorum Pontificum” dopo 13 anni dalla sua promulgazione?
    Ringraziamo la Divina provvidenza per questo Motu Proprio che era più che necessario in un’epoca in cui nell’ambiente ecclesiastico, sperimentando il pluralismo e il dialogo, dovevamo porre fine ad una stupida guerra liturgica, in un periodo in cui la maggioranza della gente non va più in chiesa. Ci sono sempre stati diversi riti nella Chiesa. E questa è una ricchezza. Chi parla di divisione non ricorda più le parole del Cardinal Suenens durante il Concilio: “Unità non significa uniformità”. Il nostro Istituto, fiorito in vari continenti, è lieto di offrire, senza polemiche o divisioni, la bellezza della liturgia Romana ad un numero sempre crescente di fedeli, e soprattutto di giovani. Il pontificato di Papa Benedetto XVI sarà ricordato nella storia della Chiesa per aver restituito la sacra liturgia alla Chiesa e la Chiesa alla sacra liturgia.
     
    Nelle missioni sparse nel mondo, come in Gabon, i fedeli non gradirebbero una liturgia più vicina alla loro specifica dimensione antropologico-culturale?
    Ho avuto il dono prezioso di svolgere il ministero e l’ufficio di Vicario Generale in una Diocesi africana ormai qualche decennio fa; per cui mi sento di poter notare che la sua richiesta è tipica della nostra povera società europea, prematuramente invecchiata, che non sa più cosa sia realmente l’Africa e conosce l’Africa solo attraverso gli slogan di potenti correnti ideologiche che non fanno bene alla cara Africa, né alla sua immagine. Noi vi siamo presenti da ormai trent’anni ed ammiro sempre il loro senso del sacro, l’amore del bello e come cantano bene sia il gregoriano che la polifonia. Basteranno due aneddoti per illustrare quel che dico. Il primo: la vigilia dell’inaugurazione della nostra bella chiesa che abbiamo edificato a Libreville, c’erano tanti bambini davanti alla facciata e le mamme avevano difficoltà a riportarli a casa, perché esclamavano continuamente “Che bello! Rimaniamo qui! Quant’è bello!”. Il secondo: un mio caro amico africano stava assistendo con tristezza alla demolizione d’un bell’altare antico ad opera di un missionario europeo. Questo sacerdote voleva innalzare al suo posto delle pietre grezze ed un strano pezzo di legno. L’africano chiese perché; “Per l’inculturazione”, rispose il missionario. “Ma -disse l’Africano- allora, perché voi non fate i vostri altari con le lattine di Coca-Cola?” Gli africani hanno così tanto da insegnarci: sulla liturgia e anche sulla morale. Alcune delle nostre nuove leggi civili, come per esempio sulla famiglia, sono per loro, e giustamente, prive di ragione e di buon senso. Ho notato che spesso le cosiddette teologie africane sono composte da “vecchi intellettuali” europei. Che gioia vedere in questa bella Africa la freschezza e la bellezza della liturgia romana, celebrata con tanto entusiasmo da tanti giovani! Sono veramente attratti dalla liturgia romana e questo prova che è una liturgia divina per tutti i secoli e per il mondo intero.
     
    I canonici dell'ICRSS
    Lei e l’abbè Philippe Mora entrarono nel seminario di Genova, nell’epoca del Cardinale Giuseppe Siri. Qual è l’eredità teologica e liturgica di questo Porporato e quale il Suo ricordo personale? Questa eredità è ancora vitale per la Chiesa?
    Lei mi chiede di parlare di uno dei più grandi cardinali del XX secolo. È stato nominato Vescovo giovanissimo (38 anni) e Cardinale nel 1953 (aveva 47 anni) dal Venerabile Papa Pacelli. Sarebbe molto utile rileggere i suoi insegnamenti; sono di una profondissima e giustissima qualità; per la teologia, è bene rileggere il suo famoso libro Getsemani e anche le sue lettere pastorali sulla liturgia. Tutto era profetico; aveva ragione in tutto. Egli diceva che le conseguenze dell’era postconciliare erano incalcolabili e che il disastro era universale. Il Cardinal Siri ha certamente sofferto molto nel vedere distruzioni, tradimenti e rovine, nella Chiesa degli anni sessanta, settanta e dopo. Ma l’insegnamento che abbiamo imparato da quei tempi difficili è la memoria del suo grande amore per la Chiesa. La sua immancabile lealtà rivela una visone soprannaturale e veramente santa della Chiesa. La Chiesa, infatti, non è degli uomini ma di Dio. Nell’ultima udienza che ho avuto con lui prima che morisse, l’ho ringraziato perché ci aveva comunicato l’amore del servizio alla Chiesa, ricordandoci che siamo poveri, miserabili, ma che, nonostante la nostra debolezza, l’ufficio rimane grande e divino; noi non salveremo la Chiesa, ma la Chiesa ci salverà. Pur proclamando le verità della fede davanti ai peggiori eretici, Sant’Agostino amava dire: “La verità è come un leone. Non avrai bisogno di difenderla. Lasciala libera. Si difenderà da sola”. In questi tempi, di fronte ai grandi scandali che stanno sconvolgendo i ministri della Chiesa, ringrazio Dio di aver conosciuto questo grande Cardinale; questo ci aiuta ad essere fedeli nelle tribolazioni, mantenendo la nostra anima nella pace e il nostro cuore nella gioia di servire un Dio così buono ed una Chiesa così madre.
     
    SER Card Zuppi in visita a Gricigliano.
    Una critica che Le viene mossa da alcuni ambienti tradizionalisti riguarda le Sue relazioni con alti ecclesiastici di fama “progressista”. Alludo anche alla recente visita al Seminario del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, nello scorso agosto. Qual è il motivo che La porta ad intrattenere relazioni anche con esponenti della Gerarchia lontani la cui visione teologica o liturgica appare lontana dalla sensibilità tradizionale?
    Un’altra eredità del Cardinal Siri è che noi non siamo rivoluzionari. Ci rifiutiamo di accettare una visione eccessivamente politica e, per così dire, manichea della Santa Chiesa. Replicare il triste spettacolo di vedere rivoluzionari di destra opposti a rivoluzionari di sinistra nella Chiesa, non ci passa nemmeno per la testa. Sarebbe una visione troppo mondana. Noi non siamo rivoluzionari; tutt’altro, siamo controrivoluzionari e siamo servi inutili, essendo seri senza prenderci sul serio. A Gricigliano, da quando ci siamo, abbiamo ricevuto più di venti Cardinali. Sono successori degli Apostoli e membri del Sacro Collegio. È importante che i nostri giovani vedano come lavoriamo e come loro dovranno lavorare domani con la nostra Gerarchia cattolica. La Chiesa è una cosa seria, non un partito politico, no! Non abbassiamola al livello di cose meramente umane. I giovani seminaristi devono vederla come la Sposa di Cristo, “sine macula, sine ruga”. Visione soprannaturale non sociologica. Intendiamoci: non vuole dire a occhi chiusi. Vedere, sì, la triste situazione di oggi, ma al nostro posto. Sono seminaristi, non Vescovi! Sono in seminario per imparare, non per insegnare. Con la scusa della crisi, diventano magisteri ambulanti che devono avere una posizione su tutto e tutti. Questo non è la Chiesa ma è l’anarchia. Dirò di più, sono rari quelli che hanno la vocazione grande e bella di santa Caterina da Siena di chiamare gli alti prelati secondo giustizia e verità col nome di “demoni incarnati”. Da noi, nessuno ha questa vocazione, io per primo non ce l’ho. Fare bene il nostro dovere e già tanto. Domani sarà domani, oggi facciamo la volontà di Dio. Le idee devono essere chiare, certo, ma stando al nostro posto! Qui, a Gricigliano, siamo ad un piccolo posto di servizio alla Chiesa. Per carità, non chiudiamo le menti dei seminaristi solo con i fastidiosi problemi di oggi. Potranno affrontarli domani se avranno ricevuto i migliori e più solidi insegnamenti sulla teologia, sulla morale, sulla liturgia, sulla storia della Chiesa, sul diritto canonico, nella tranquillità e non nell’agitazione delle dispute che portano spesso all’orgoglio! Facciamo loro amare la Chiesa, per meglio combattere il male che può esservi anche dentro. A Gricigliano, vogliamo insegnare come amare, servire e soffrire per la Chiesa e forse anche dalla Chiesa come diceva il padre Clérissac (O.P.). Il Cardinal Arcivescovo di Bologna, che ci ha fatto l’onore della sua visita, noi lo conosciamo da anni e in occasione della sua visita a Gricigliano, ci ha indirizzato un bellissimo discorso sulla Madre Chiesa e i suoi diversi figli. È stato un bell’insegnamento per noi. Allo stesso modo, il giorno dopo abbiamo ricevuto il Cardinal Betori, il nostro Arcivescovo di Firenze, proprio come negli anni passati avevamo ricevuto i suoi predecessori, il Cardinal Piovanelli ed il Cardinal Antonelli. Ai nostri giovani, avendo idee ortodosse e ben chiare su ogni punto di vista dottrinale, dobbiamo anche trasmettere un grande senso di rispetto, di correttezza cristiana, di disciplina, che tanti ambienti tradizionalisti o progressisti, per dire come Lei, non hanno più, forse perché questi ambienti sono moderni, noi grazie al Cielo, no!
     
  16. Claudio C.
    L’esortazione post-sinodale amazzonica? Un documento che presenta delle “fessure”. Parola di don Nicola Bux in una nuova intervista a Vito Palmiotti
    Nei giorni scorsi ha presentato le aspettative. A Esortazione ormai pubblicata, quali scenari pensa che si apriranno?
    I vescovi dell'Amazzonia chiederanno all'Autorità competente, il Papa - come previsto dall'Esortazione - in ragione della loro situazione particolare, di potersi servire del Documento finale del Sinodo, per venire incontro alle esigenze delle comunità, giacché quel che dice su di esso può essere inteso, dal punto di vista canonico, come un'approvazione espressa alla luce della costituzione apostolica del settembre 2018, Episcopalis Communio. Si comprende quali siano quelle esigenze. Del resto, ci sono in questa esortazione delle aperture problematiche forse ben maggiori del tema dello stesso celibato, che ha quasi del tutto assorbito il dibattito, facendo passare in secondo piano le altre criticità concernenti il sinodo amazzonico.
    Il libro di Benedetto XVI e Sarah ha esercitato il suo peso?
    Sebbene sia stato detto dalle fonti ufficiali che il documento era pronto prima, da dicembre, mi consta che non è così: anzi, che proprio il libro in oggetto ha spinto a rivedere drasticamente la quarta parte dell'Esortazione, la quale comunque presenta fessure nelle quali infilare quanto è rimasto fuori.
    Cosa possiamo ricavare dalla vicenda?
    Benedetto XVI e il card. Sarah hanno testimoniato l'importanza del pensiero cattolico. Far pensare è il compito della filosofia, diceva Paul Ricoeur. L'attivismo oggi prevalente nella Chiesa e oltre, non aiuta anzi allontana tanti. Chi è cattolico deve, con determinazione, affermare la verità, e attendere con pazienza il tempo della grazia che la Provvidenza prepara. La Chiesa nella sua totalità non può incorrere nell’eresia. Se siamo membra di un corpo: non vi sono leggi sociologiche e politiche ma prevale la realtà della grazia, realtà ontologica e soprannaturale che rende l’uomo santo e gradito a Dio.
    Che ne pensa della prossima kermesse dei vescovi a Bari "Il Mediterraneo frontiera di pace. Un laboratorio di sinodalità e di impegno tra le chiese e i popoli.
    Molti cattolici e non, si aspettano dalla Chiesa che faccia conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo: per questo è stata costituita dal suo Fondatore. O dobbiamo ricorrere alle deformazioni di Sanremo e Benigni? Il resto è politica e lascia il tempo che trova. Lo Spirito Santo ci dice che il mondo può essere salvato da Cristo, non da altri, e che la Chiesa può essere rinvigorita da se stessa, non da altri.
  17. Claudio C.
    Dal 18 maggio si potrà tornare a messa con una minuziosa regolamentazione degli ingressi e delle fasi della celebrazione: la misurazione della temperatura all’ingresso, l’obbligo di mascherina, i posti contingentati e l’ostia da distribuire con i guanti.
    Don Leoni non ci sta e dal pulpito della chiesa di Pozzo, che diventa anche una tribuna virtuale, tuona: "Premetto che rispetterò quelle che saranno le disposizioni del nostro Vescovo ma mi rifiuto di pensare che la Comunione si possa dare con i guanti – ha scandito nell’omelia di domenica – l’Ostia è il corpo di Cristo, non si può pensare che un prete si debba comportare come chi prepara un panino all’alimentari".
    Il capitano Leoni diventato don Daniele affida alle dirette delle ultime omelie, ancora visibili sul social network (qui il profilo Facebook), il suo pensiero. “Il ministero dell’Interno – afferma il parroco di Pozzo e Cesa in un altro passaggio – non può stabilire, anche con il via libera della Cei, cosa si può fare e cosa no durante le celebrazioni”.
    Don Daniele Leoni è stato nell’ esercito per 19 anni, partecipando a missioni all’ estero in Albania, Kosovo, Serbia e Iraq. Poi si è arreso alla chiamata ricevuta: «Mi sono accorto che i momenti di pace vera li trascorrevo con il Signore». Trovate la sua storia su Famiglia Cristiana.

    Qui un estratto significativo della intervista. “La mia vita era bellissima, ma i momenti di pace vera li sperimentavo solo quando stavo con il Signore. Allora mi arresi ed entrai nuovamente in seminario. Adesso eccomi qua. Prima offrivo servizio a una nazione, adesso a tutti gli uomini. Non è più un aiuto relegato a questa vita, ma che punta alla vita eterna, dove fonte di ogni forza è Cristo. Il nostro combattimento adesso non è contro le potenze della terra, ma contro le potenze del male. Satana è più che mai attivo e porta avanti la sua strategia agendo contro la fede e contro la famiglia”.
    Se si chiede a don Daniele cosa direbbe alle persone scandalizzate del suo passato di militare, risponde: “Dovrebbero leggere il Vangelo. L’esempio di fede più grande che il Signore trova in tutto Israele è quello di un centurione romano. Un soldato che ferisce Gesù al petto come segno di rispetto. Lui, esperto della morte, riconosce nella morte di Cristo la sua dignità e regalità. Cristo agli occhi del centurione è morto come un eroe”.
    Fonte La Nazione 
  18. Claudio C.
    Riportiamo qui di seguito le riflessioni inviateci da Mons. Nicola Bux (qui la sua Biografia) sulla giornata del 14 Maggio 2020, promossa dal Pontefice per la "liberazione da tutte le pandemie". Eccole di seguito.
    La specificità cristiana non impedisce, sebbene non tutto nelle religioni sia ugualmente valido, di convivere e rispettare coloro che le seguono, in specie se sono coscienti di intendere e adorare Dio in modo diverso. Invece si è fatta strada l’idea che il cristiano debba giungere ad ospitare nella sua chiesa il musulmano che prega Allah secondo le sue usanze, e che a sua volta il musulmano nella sua moschea dovrebbe ospitare il cristiano che pregherà secondo il suo credo. Alcuni episodi sono interpretati come attuazione di tale auspicato desiderio: le riunioni convocate da Papa Giovanni Paolo II proprio in Assisi dei leaders delle religioni a pregare per la pace, l’afflusso di induisti e altri uomini religiosi avvenuto a Calcutta per i funerali di madre Teresa, i meetings della comunità di Sant’Egidio. E’ vista con entusiasmo la preghiera dei partecipanti a questi incontri, eseguita secondo i diversi modi e i diversi costumi, ma avente ugual fine: adorare il Signore, comunque lo si voglia immaginare. Si ritiene infatti che non vi sia alcuna differenza se un uomo adora una icona o un totem, una qualsiasi sembianza del dio in cui crede: può sembrare che adori un essere supremo diverso da quello adorato da altri, ma nella sostanza adora lo stesso Dio, diversamente raffigurato, in base a diversi attributi e dogmi.
     Si deve premettere che solo tra i cristiani si è diffusa tale opinione, che per la sua apparente capacità di valorizzare il diverso, paradossalmente finisce per avallare proprio la differenza e la superiorità del cristianesimo. Ciò non toglie che sia una distorsione, innanzitutto perché l’esistenza di tante religioni con lo stesso grado di validità non spiega la loro molteplicità; poi, perché nel caso del cristianesimo non sono i cristiani a farsi l’immagine di Dio ma è Dio a aver dato la sua immagine in Gesù Cristo; noi abbiamo un’idea di Dio come persona, che non è propria delle altre religioni, salvo in certo modo il giudaismo. A questo punto dobbiamo ricorrere all’approfondimento che Ratzinger offre sulla preghiera multireligiosa e quella interreligiosa (Fede.Verità.Tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2003, p 110 s.): una volta assodato che ci sono almeno due modi di intendere il divino, quello di un Dio impersonale, lontano e quello di un Dio vicino, personale, egli indica per il primo tipo di preghiera due condizioni per svolgerla: 1.che debba rimanere eccezionale; 2. che ad evitare confusione sia dichiarato in partenza che non esista appunto una comune idea di Dio e una comune fede in lui. Quanto alla preghiera interreligiosa, dubitando che si possa fare in verità e onestà, il cardinale pone tre condizioni elementari da garantire, senza le quali diventa una negazione della fede: 1.Deve esservi unanimità su cosa sia Dio e cosa il pregare; ancora, che Dio è persona, cioè può conoscere e amare, ascoltare e rispondere, e il male non gli appartiene. 2.Deve essere chiaro che cosa è degno di preghiera. Non possono essere oggetto di preghiera, richieste opposte a quelle contenute nel Padre nostro. 3.Deve escludere ogni impressione relativistica circa l’unicità di Dio e di Cristo davanti ai non cristiani, o l’idea dell’interscambiabilità delle religioni.
    Devo supporre che nostro Signore quando ha insegnato a rivolgersi al Padre celeste non immaginasse che i suoi sarebbero ritornati ad usare verso Dio, in parallelo, nomi ed espressioni enigmatiche e non vere, magari pensando di convincere le altre religioni della bontà dell’obbiettivo salvifico assegnato alla sua Chiesa! La liturgia è cattolica in quanto adorazione della paternità universale di Dio, quindi prevede l’arrivo di altri popoli alla fede, abbracciati proprio dalla cattolicità della preghiera: ricorrere ordinariamente a forme interreligiose vuol dire non credere che la nostra preghiera sia cattolica o, come si dice nella Messa, preghiera universale. Potrebbe esserci qualcosa di più universale e “interreligioso” della croce di Gesù Cristo da cui viene l’efficacia stessa della preghiera filiale? E’ nel Figlio che possiamo rivolgerci al Padre. Ogni altra preghiera è al più un surrogato non cattolico. Anzi, secondo Paolo, è idolatria da rifuggire, perché <ciò che i Gentili sacrificano agli idoli, è sacrificato ai demoni e non a Dio>. Non si può dai cristiani <partecipare della mensa del Signore e della mensa dei demoni>(1 Cor 10,14.20-21). Il Signore è uno solo e non tollera concorrenti.
    A questo punto mi sembra che, meglio del sacramento dell’altare, nulla aiuti a distinguere il Dio personale cristiano dagli altri dèi (cfr Es 20,3; Dt 5,7), e soprattutto ad orientare chi non lo è all’adorazione dell’unico vero Dio; Gesù dovette ricordarlo a Satana: “Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai “(Mt 4,10). Qui si giunge all’Essere e alla linea di demarcazione della storia delle religioni, perché dinanzi a Cristo si manifesta tutta l’originalità cristiana dell’invito alla conversione: infatti significa anche che l’uomo, con libertà di coscienza, deve poter cambiare religione. Mentre per buona parte delle religioni politeiste è ritenuto indifferente il passaggio da una religione all’altra quando addirittura non si tollera la doppia appartenenza, per il monoteismo giudeo-cristiano, imitato da quello islamico, l’abbandono o distacco (in greco apostasia) è considerato una colpa grave. Ciò nonostante, il passaggio da una religione all’altra – per il cristianesimo deve essere una metanoia, una trasformazione del nous, la mente - è sintomo del fatto che nella religione c’è un fattore di movimento, opposto ad una concezione statica che porta a rifiutare la missione. Se la catechesi odierna prova imbarazzo o censura la conversione da un’altra religione a Cristo, proprio la dinamica interna ad ogni religione dimostra che la missione conserva tutta la sua urgenza, il dialogo non può sostituirla, perché, nonostante certe ambiguità nell’ecumenismo, al dono di Cristo hanno diritto tutti e sempre nel mondo.
     
     
  19. Claudio C.
    DOMANDA 
    Qual è il significato di EUCARESTIA che in sé stesso e per la nostra vita? Partiamo dal fatto che la stessa Eucaristia è stata chiamata in modi diversi: cena del Signore, la “fractio Panis” (più antica); questo ci dice che è importante quel gesto della frazione del pane. Una cosa che la teologia ha consolidato è che è il “Memoriale della Pasqua”. Nella storia alcuni hanno privilegiato: Cena del Signore da cui è derivato un “Banchetto”; prima di essere un Banchetto però, la Cena è quanto descritto nella 1° LETTERA di S.Paolo Corinzi e CENA del  SIGNORE:  versetti 23-26 S.Paolo Corinzi.
    RISPOSTA:
    Come definire questo sacramento
    Cristo ha istituito questo sacramento per rendere presente la sua passione e morte, il suo sacrificio sugli altari. Infatti egli dice: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”(Gv 6,51). Lo ha fatto per rimanere con gli uomini tutto il tempo della loro vita: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”,(Mt 28,20).Lo ha fatto per farsi cibo e bevanda dell'anima, dicendo: “Io sono il pane della vita,chi viene a me non avrà più fame”(Gv 6,35). Lo ha fatto, per visitare l'uomo nel momento della morte e per portarlo in Paradiso. Infatti ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. (Gv 6,54).
               L'istituzione dell’eucaristia da parte di Gesù, avviene nel contesto della cena pasquale e, soprattutto, sulla croce. Qui si propone una prima questione, che riguarda le caratteristiche del sacramento eucaristico: è una cena o un sacrificio? Così risponde il Catechismo: “La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al corpo e al sangue del Signore”. Non è solo un accostamento, poiché vi è un nesso intimo tra cena e sacrificio. Infatti: “La celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi”(CCC 1382). Certo, il termine memoriale può essere inteso come ricordo di un fatto passato. Non è così, grazie allo Spirito Santo che ci ricorda ogni cosa (cfr Gv 14,26); l'eucaristia fatta dalla Chiesa rende presente e attuale la pasqua di Cristo e il suo sacrificio offerto una volta per tutte (cfr CCC 1364). Rende presente anche la risurrezione? Col battesimo e soprattutto con l'eucaristia, il cristiano soffre e muore con Cristo, mentre della risurrezione riceve il germe che si svilupperà in pienezza alla fine dei tempi, secondo la parola del Signore: “io lo risusciterò nell'ultimo giorno”(Gv 6,40).Ma finché siamo “nella carne”, noi partecipiamo alla sua passione e attendiamo, nella fede e nella speranza, il giorno della glorificazione.
             Inoltre, si tratta di sacro banchetto, o convito, nel quale si riceve Gesù Cristo, si fa memoria della sua passione, il cuore si riempie di grazia: viene dato l'anticipo della gloria futura. Sacro significa che c'è la sua presenza divina e quindi bisogna avvicinarsi con quel timore di Dio, che è uno dei sette doni dello Spirito Santo.
             Il sacrificio sacramentale è definito eucaristia, termine greco che vuol dire azione di grazie o benedizione, memoriale e presenza di lui, operata dalla potenza della sua parola e dallo Spirito Santo; il tutto culmina nella comunione. E' festa in senso spirituale, non mondano: non vive di trovate accattivanti, non deve esprimere l’attualità effimera, non è un intrattenimento che deve aver successo, ma ravvivare la coscienza che il mistero è presente tra noi. E' festa della fede, in cui deporre, come dice la liturgia bizantina, ogni mondana attitudine, perché “misticamente rappresentiamo i cherubini”(tropario d'offertorio).
     
             Ora, è in voga nei canti, nelle preghiere e nei formulari per l'adorazione eucaristica questa espressione: 'Gesù Cristo è presente nel pane consacrato'. Anche Lutero sosteneva che Cristo fosse nel pane. Con linguaggio approssimativo, e carente di dottrina, si aggiunge: ma è un mistero. Cristo non ha detto di essere presente nel pane e neppure: “questo pane è il mio corpo”, ma: questo è il mio corpo”, questo indica il passaggio dal pane, che ha preso nelle mani, al corpo, perché in quel momento viene consacrato, cioè la sostanza del pane si converte - come dice il concilio di Trento - nella sostanza del corpo. Sotto – in senso ontologico e non spaziale – le apparenze o aspetto(species) del pane (oggi si direbbe fenomeno) sta il corpo di Cristo. Non è più pane, ma Cristo. Le specie sulle quali è stato fatto il 'rendimento di grazie', dal greco …, sono diventate eucaristiche. Perciò si deve parlare della 'presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche'.
             L'espressione 'pane consacrato' va pure spiegata. Anche quando Gesù e, successivamente, Paolo usano espressioni, come: “Chi mangia questo pane”(Gv 6,51) e  “il pane che noi spezziamo”(1 Cor 10,16), esse vanno intese in senso metaforico; comunque, quando Gesù afferma di essere “Pane di vita”(Gv 6,26-71) intende parlare della sua persona e della sua vita: il suo corpo e il suo sangue, nel linguaggio concreto semitico. Difficile? Ecco la necessità della catechesi, anche mediante i canti?
             Gesù ha istituito questo sacramento quando ha preso il pane, dicendo: “questo è il mio corpo offerto in sacrificio...” e, poi, il calice del vino, dicendo: “questo è il calice del mio sangue, versato...” e ordinando: “fate questo in mia memoria”. Il punto è che le parole consacratorie dichiarano il fine: il corpo è offerto in sacrificio per noi e il sangue è versato per la remissione dei peccati. Perciò, in relazione alla passione di Cristo, in cui il sangue era separato dal corpo, il concilio di Trento definisce la santa messa “vero e proprio sacrificio” di Gesù Cristo. Egli si rende presente sull'altare –  alta-res, luogo alto per il sacrificio – in obbedienza alle parole consacratorie del sacerdote,  e, a causa della separazione del corpo dal sangue, è nella condizione di vittima immolata (immolatitius modus: cfr Enciclica Mediator Dei Pio XII, n 70). Per questo, l'altare è anche mensa dell'Agnello immolato (cfr Apocalisse 5,6), per ricevere il pane, separatamente, come sacramento del corpo e il vino come sacramento del sangue (cfr san Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae III q 74 a.1 sc).
             Dunque, quale corpo di Cristo è presente nel sacramento? Quello assunto da Maria nell'incarnazione e trasfigurato con la risurrezione e con l’ascensione: qualcuno direbbe che è meglio non dire 'carne di Cristo', ma corpo spirituale o glorioso; però, il Catechismo dice: “La Comunione alla Carne del Cristo risorto, 'vivificata dallo Spirito Santo e vivificante', conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo”(1392). Sant'Ambrogio osserva: “Noi costatiamo che la grazia ha maggiore efficacia della natura...La parola di Cristo...che ha potuto creare dal nulla quello che non esisteva, non può cambiare le cose che sono in ciò che esse non erano? Infatti non è meno difficile dare alle cose un'esistenza che cambiarle in altre ...Forse che fu seguito il corso ordinario della natura quando Gesù Signore nacque da Maria?...Ebbene quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine...E' dunque veramente il sacramento della sua carne”(sant'Ambrogio, Sui misteri, nn 52-53; SC 25 bis, 186-187).
  20. Claudio C.
    Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il Dott. Aldo Maria Valli sul duello eterno tra Luce e tenebre, nell'attualità della epidemia che ha stravolto le nostre vite, ha messo in discussione il nostro modo di vivere la Fede e sottoposto ad uno sguardo critico le soluzioni adottate dai Pastori, rivelando una visione della Fede differente da quella dei due interlocutori, ma spesso lontana dallo stesso Sensum Fidei della gente comune e di chi ancora si batte per la Fede in Cristo, Presenza Reale, lontani da visioni esclusivamente sociologiche e mondane. Ma si è discusso anche di dogmi, della visione del Papa come Vicario di Cristo e della eccezionalità della Madonna in contrasto con la figura di "Maria una di noi", della sofferenza vicaria e del castigo. 
    Vi invitiamo a leggerla o, se potete, a visionare il video sul canale Youtube della Scuola Ecclesia Mater.
    Don Nicola Bux. Per questa conversazione è stato scelto il tema del combattimento tra la Luce e le tenebre rappresentate dal peccato e dalla morte, in un tempo di grande crisi della fede, in un tempo in cui ciò che Cristo disse: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” viene accantonato.
    Aldo Maria Valli. Tra i tanti temi, inizierei col dire che questa pandemia che ci costringe alla cattività sta facendo mettere a nudo alcune parole d’ordine che andavano per la maggiore fino ad alcune settimane fa, ed in particolare dal concetto alquanto ambiguo di nuovo umanesimo, fatto propria purtroppo non solo dalla politica ma anche da chi è nella Chiesa; secondo tale concezione, la “novità” sarebbe che al centro di tutto ci debba essere l’uomo e non Dio e la convinzione che l’uomo possa risolvere da sé i suoi problemi. Ritengo però che tale maschera sia caduta proprio in questi giorni, in un periodo in cui è palese che l’uomo non sia in grado di essere solo di fronte a situazioni oggettivamente difficili, prima tra tutte la questione della morte, ed ha bisogno di alzare uno sguardo trascendente e recuperare invece il rapporto con Dio.
    Anche i dati di ascolto delle Sante Messe in streaming e televisione aiutano a comprendere come si cerchi di recuperare questa dimensione verticale guardando verso Dio Padre cui chiedere aiuto e tramite cui dare un senso a ciò che ci travolge al di là di tutto. Quindi, altro che nuovo umanesimo, altro che piani umani fondati sugli aspetti esclusivamente sociologici, economici o politici, altro che task force nella sfera civile e tantomeno altro che nella gerarchia cattolica. Tutta questa prospettiva non dà una risposta alle domande delle persone; esse pregano Dio Padre e chiedono la intercessione di Maria in una tendenza molto trasversale. Il popolo, parola tanto abusata, ha ben altre esigenze.
    Bux Un cattolico deve diffidare di queste espressioni fuorvianti, tipo nuovo umanesimo. Il vero Umanesimo è quello cristiano. Se infatti l’umanesimo è quello di Cristo, diciamo all’umanità che è Cristo al centro di tutto. Purtroppo però, assistiamo ad una crisi della fede, che non significa che io non creda ma che vacilla la certezza che con Gesù Cristo sia venuto nel mondo tutto quel che di nuovo potevamo attenderci, ovvero andando con Sant’Ireneo “Gesù portò ogni novità, portando se stesso”. In realtà non è questo il nuovo che si sta cercando, masi sta andando alla ricerca di altro.
    Valli. Le persone di fronte alla Legge Divina cercano risposte che diano veramente significato e queste le possono trovare nella Tradizione. La richiesta che ne vien fuori magari è molto confusa, ma è molto forte e presente. Negli ultimi tempi la Chiesa ha rivolto apprezzamenti alle istituzioni esclusivamente umane come UNESCO, ONU e quant’altro, spesso in netta antitesi con dottrina e morale cattolica.
    Proprio oggi, nel momento della difficoltà vera, queste istituzioni umane non hanno nulla da dire, nulla di sensato che possa aiutarci, messaggi generici ma che non sono incidenti sulle nostre vite, sulla profondità del nostro animo. La persona o la famiglia in difficoltà ha invece bisogno di una parola di verità, di fede sincera, espressa anche in maniera semplice e senza elucubrazioni, ma che ci riempia il cuore e che ci dia speranza. Sul blog Duc in Altum una fedele mi scrive che in questo periodo di quarantena la sua famiglia sta vivendo una nuova devozione mariana, altri scrivono che hanno recuperato la recita del Santo Rosario in famiglia. Ecco dove le persone trovano le risposte. Quali maschere cadono?
    Uno degli ultimi concetti “nuovi” introdotti nella Chiesa è stato quello della Pachamama, un simbolo che rappresenta la natura diventata “madre natura” cui noi dovremmo assoggettarci. Le vicende di questi giorni dimostrano però che la natura può essere matrigna, un virus misterioso, e che anche questo è natura. Trasformarla in idolo come è stato fatto per Pachamama è stato un grosso abbaglio. Il Popolo cattolico si rende ora conto della ferita di Pachamama, anche persone non estremamente preparate teologicamente, anche a chi non dà normalmente peso alle parole della gerarchia. La stessa processione sulla tomba di Pietro della Pachamama, introduzione di un idolo pagano in un luogo sacro, tante persone hanno aperto gli occhi e si sono chieste: perché?. E’ palese quindi che la Provvidenza stia lavorando per noi facendo cadere tante maschere ideologiche e riporti la esigenza di recuperare la nostra bella fede. Mi ha molto colpito la numerosa presenza dei sindaci italiani nelle preghiere di consacrazione ed affidamento ai Santi Patroni delle Città, l’essere insieme ai Pastori con la fascia tricolore, quindi in rappresentanza della cittadinanza. Un messaggio veramente forte.
    Bux Chissà che veramente una parte dei pastori ponga ora veramente una nuova attenzione a quello che succede. Al di là delle disquisizioni di questi giorni sul fatto che questa epidemia possa o non possa essere un castigo, rimane fermo che “non si muove foglia che Dio non voglia”. Chi crede, infatti, crede che Dio opera e fa come il padre che vede giocare i bambini, ed interviene per mettere le cose a posto quando non si comportano bene. Il Signore si serve di questi eventi per rilanciare le questione fondamentale della Fede e di cosa Essa veramente sia, perché nessuno di noi potrebbe parlare di Fede se non vivesse in presenza di Dio, anche in senso molto spiccio e pratico. La Chiesa nei suoi vertici dovrà rispondere a questo se vuole tener conto di quanto accaduto, del fatto che. Dio è presente ed opera sempre secondo i suoi criteri e tali criteri sono presenti dalla Scrittura, nel Magistero, nella Parola di Dio.
    Valli. Tante persone mi hanno scritto di essere state prese da un sentimento di profonda tristezza quando è stato evidente che la Santa Messa sia stata messa da parte e trattata come un semplice accessorio e non invece come fonte essenziale, addirittura fonte di rischio e non di salvezza. Non è stato neppure preso in considerazione di permettere di prendere parte alla Messa; per assurdo, in un supermercato è stato possibile andare, mantenendo la distanza, tenendo la mascherina e così via, ma in Chiesa no. Subito è passata la idea di eliminare le Messe con concorso di pubblico.
    Bux Un Vescovo tedesco proprio in questi giorni si è espresso affermando che non sia necessario “enfatizzare la Eucaristia e che il Concilio afferma che il Signore sia presente anche nelle Scritture”. Ma la Eucaristia è più importante del cibo perché è farmaco della vita eterna, dell’immortalità, un farmaco salvavita! Può un Vescovo tenere i fedeli senza un cibo essenziale? I primi Martiri cristiani che ci tenevano tanto alla eucaristia, cosa staranno pensando? Che sono dei pavidi, che non hanno saputo prendere di petto le autorità! Nelle catechesi che verranno dovremo spiegare se questo farmaco è facoltativo e può essere sospeso o se è vitale; qualcuno dovrà dar ragione di tutto ciò. Si può sospendere un farmaco così importante? Ci sono altri parafarmaci che lo possano sostituire?
    Valli Quello che ha colpito negativamente è la fretta con cui si è eliminata la presenza delle perone dalle Messe, addirittura in un primo momento portando le Chiese totalmente chiuse, salvo poi ritornare sui propri passi. Non si è neppure provato a trovare una possibilità alternativa di partecipazione.
    E’ vero che tutti i giorni la messa è garantita in streaming è il momento più bello della giornata. La Comunione spirituale, in mancanza di quella Reale, è già d’aiuto e ci sono aspetti positivi nei risultati cui ha portato la buona volontà di tanti Sacerdoti e fedeli. Ma la ferita della superficialità rimane, insieme alla impressione di essere guidati da funzionari, burocrati della religione.
    Bux Molti orientali mi hanno contattato stupiti del comportamento dei cattolici; in Georgia, Bulgaria o Serbia gli Ortodossi hanno reagito dicendo: “Non possiamo vivere senza il Signore”. In Grecia sono in subbuglio perché si teme venga seguita la linea UE di chiusura ed i greci stanno discutendo molto su come agire con precauzioni senza arrivare a quello cui siamo arrivati noi.
    Valli Qualcuno obietta che sarebbe stato difficile garantire la sicurezza, trovare servizi d’ordine per le persone indisciplinate. Non raccolgo queste motivazioni perché, c’è una gerarchia di valori. Se ti sta a cuore veramente un qualcosa, i modi si trovano.
    Bux E’ vero che un modo si sarebbe potuto trovare. Tant’è che hanno regolato accesso alle mense Caritas; avrebbero potuto farlo per le Sante Messe.
    Valli Non c’è stata la volontà ed in questo modo hanno mostrato di vedere nella Messa solo una assemblea e nella Chiesa una sala che va riempita eliminando la visione trascendentale, Nostro Signore, eliminando il Tabernacolo.
    Bux. Dovremmo forse raccomandare, a mo’ di battuta, a Vescovi e Preti di “vivere come se Dio esistesse” parafrasando quanto Papa Benedetto XVI diceva ai laici non credenti. Il problema è tutto lì. Un prete che è prete se non è consapevole che Dio è sempre presente come fa ad essere Sacerdote? Come afferma il Cardinal Sarah, questa è una crisi della Fede ed è una crisi del Sacerdozio. Oggi alcuni pensano di essere un po’ assistenti sociali, a volte distributori di pacchi. Ma il Sacerdote è primariamente mediatore tra uomo e Dio. Abbiamo, in questi anni, tolto Gesù Cristo presente nel Tabernacolo ed abbiamo messo al Suo posto la sedia del celebrante, desiderando poi essere chiamati “Presidenti” e non ministri; ma il sacerdozio ha questa funzione di amministrazione delle cose di Dio! Ecco perché la crisi è una crisi della Fede che trascina con sé la crisi del sacerdozio. Si fanno tanti progetti a prescindere da Cristo, tanto che il Cardinal Biffi diceva che Cristo è spesso una scusa per parlare d’altro.
    In qualche maniera però, poi il Signore rimescola le carte per far capire ai tanti che il Centro è e rimane Cristo. La Chiesa non può mutare secondo il piacere degli uomini, non può mutare ciò che è divinamente rivelato, come non può mutare la indissolubilità del matrimonio e la consistenza e l’essenza del sacerdozio perché tutto ciò non dipenden da essi..
    “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”, così disse Gesù Cristo a Pietro. Il Papa è così il garante dell’ubbidienza alla volontà di Dio e non a quella degli uomini come la storia della Chiesa in larga parte dimostra. L’apostolo Pietro ha ricevuto un primato di giurisdizione di fede autentica, come dommaticamente riporta la Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Il fatto che si chiami “Vicario di Cristo”, indica che deve confessare al mondo questa verità: “Cristo è la Via, la Verità e la Vita”. Esso non è un titolo storico, ma dommatico. Ci sono anche titoli minori, come Sommo Pontefice, Primate d’Italia etc., titoli che esprimono la gerarchia , ma non sono solo storici, ma danno maggior comprensione della Chiesa di Roma e del ruolo del Vescovo di Roma. Mi aspetterei che qualcuno dia una spiegazione del fatto che qualcuno abbia relegato la definizione di “Vicario di Cristo” a mero titolo storico, come fatto in questi giorni sull’Annuario Pontificio.
    Solovyov diceva che il primato petrino non meno delle Scritture e della tradizione ha un solo scopo: l'incontro con Cristo, la bellezza presente e visibile che salva il mondo, e lo diceva da Ortodosso. Alcuni potrebbero obiettare che Giovanni Paolo II in Ut unum sint abbia avanzato disponibilità a rivedere il primato petrino, ma a costoro bisogna rispondere che lo stesso al 95 afferma pure che in alcun modo la Chiesa Cattolica può rinunciare a tutto quello che nel primo millennio ha maturato il primato romano e che essere successore di Pietro implica il diritto divino del primato romano. Pertanto né per ecumenismo o per condiscendenza con altre posizioni religiose il Papa può abdicare a ciò.
    Coloro che hanno mutato il senso del primato petrino, dovrebbero renderne ragione. Tanti cominciano a porsi domande.
    Valli: Sarebbe effettivamente un gesto di attenzione verso il popolo aiutarlo a comprendere cosa accade su di un argomento così importante per la propria vita di fede, se non si ritiene che la attenzione al popolo sia solo uno slogan.
    Un altro aspetto che ha colpito molto i fedeli è la considerazione di Papa Francesco sulla Madonna già fatta il 12 Dicembre scorso in occasione della festa della Madonna di Guadalupe, e che ha riaffermato ancora pochi giorni fa quando ha espresso che Ella sia solo donna, madre e discepola, “una di noi”, quasi a sottolineare che non ci sia alcun titolo di regalità che le appartenga; qualcuno ha voluto parlare di “minimalismo mariano” da parte del Papa. Ma anche il senso comune dei cattolici ha avvertito qualcosa di strano. La domanda che ci si pone è: perché andare contro una sensibilità cattolica che va in senso ben diverso?
    Bux. La Madonna “una di noi” era una definizione cara anche a Don Tonino Bello. Ma come Madre di Dio, concepita immacolata dal peccato originale, assunta in cielo anima e corpo, non si può assolutamente dire che sia “una tra tante”. Questo concetto rientra tra i punti cardine della Teologia della Liberazione, diffusa in Sudamerica qualche decennio fa, e Papa Francesco a volte attinge da questo retroterra in maniera anche leggera. Se queste affermazioni su Maria sono vere, devono spiegare perché è “una di noi” e perché la Chiesa ha proclamato dei dogmi su Maria, dove i dogmi altro non sono che dei punti imprescindibili da cui non si può tornare indietro. Diversi pontefici, non ultimo Giovanni Paolo II ha affermato che la partecipazione di Maria sotto la Croce è un contributo che non potremmo dare noi e che non hanno dato altri; non è inoltre possibile, in un anno liturgico costellato di grandi feste mariane, ridurre la Madonna ad una di noi. Da creatura quali siamo noi ha fatto un percorso pellegrinaggio della fede fino ad arrivare a vette eccelse, irragiungibili. Cancellarne così il ruolo, significherebbe cancellare l’intero capitolo VIII della Lumen Gentium dedicato alla Madonna, sminuendo di conseguenza la figura di Cristo incarnato perché Maria ha dato il suo sì a che Cristo si incarnasse.
    Valli La pietà popolare ha trovato tanti modi nel Santo Rosario per dirLe che Le vogliamo tanto bene in modi sempre nuovi, Regina, Madre, Torre; è commovente tanto attaccamento e si potrebbe dire che il Sensum Fidei ha tanto da dire anche da un punto di vista teologico.
    Ultimo argomento. Tramite il blog spesso gli utenti riportano allarmati i segni di un millenarismo emergente o riemergente, in cui tante persone vedono una sorta di messaggio che il cielo sta rivolgendo all’uomo. Alcuni dicono che siamo all’inizio di una serie di prove. Un insieme vario di sentimenti serpeggia anche se se ne parla poco.
    Bux Dico: spero di no. Dobbiamo ricordare infatti che se ritorniamo al Signore, nell’alleanza fatta in Cristo Gesù che ha espiato per noi uomini e la nostra salvezza, con le nostre preghiere ed azioni buone possiamo allontanare piaghe e castighi, così come impariamo dalla stessa rivelazione biblica e non dobbiamo mai dimenticarlo, perché ne è il senso profondo. “Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze, e noi pensavamo che Dio lo avesse castigato, percosso e umiliato. 5Invece egli è stato ferito per le nostre colpe, è stato schiacciato per i nostri peccati. Egli è stato punito, e noi siamo stati salvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti”, come ha detto Isaia (52).
    La Rivelazione parla sì spesso di castighi divini come nel Salmo 81 “Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito”. Ma, per quanto Gesù si sia fatto carico del peccato, noi abbiamo una parte di sofferenza da compiere, la sofferenza vicaria. Anche gli innocenti che soffrono e muoiono portano il peso del male del mondo. Quando seguivo le cause dei santi, in diversi offrivano sé stessi come vittima di espiazione. Oggi, 16 aprile, è Santa Bernadette; ella era consapevole che la Madonna le aveva chiesto di prender parte dei peccati del mondo e non a caso a Lourdes si è sviluppata una attenzione particolare verso la sofferenza. Se uno come Padre Cantalamessa afferma che “Dio non castigherebbe altrimenti come puoi spiegare che gli innocenti ed i poveri soffrono” si può richiamare la parabola del grano e della zizzania, ove il Signore dice lasciate crescere insieme grano e zizzania, ma poi alla fine la cernita la farò io. Ma si dimentica anche e soprattutto quello che Cristo ha fatto soffrendo lui stesso. Nella storia tantissimi santi e sante hanno partecipato completando ciò che manca alla sofferenza di Cristo.
    Gli ebrei stessi ne avevano ben chiaro il concetto e questo era riassunto nel capro espiatorio che, senza colpa, sopporta i guai causati da altri o di altri.
    Un catechismo degno di questo nome dovrebbe poter illustrare chiaramente questi concetti.
    Valli  Tirando le conclusioni, la Fede ha bisogno di essere nutrita e, probabilmente, la società non è così secolarizzata come si dice. C’è una forza che è dentro di noi ma deve essere nutrita con l’essenziale e non con tanti discorsi che prendono e riportano tal quali gli slogan dai discorsi del mondo.
    Oggi c’è molto bisogno di pensiero cattolico!
     
    Di seguito il video.
     
  21. Claudio C.
    Libera traduzione da infovaticana.com di Carlos Esteban
    I vescovi polacchi non sono indifferenti alla minaccia rappresentata dall'epidemia proveniente dalla Cina, ma la loro soluzione è palesemente diversa da quella di altre conferenze episcopali: aumentare le masse domenicali, in modo che i fedeli possano essere distribuiti e meno sovraffollati.
    Il presidente della Conferenza episcopale polacca, Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznan, ha inviato una lettera ai fedeli polacchi in risposta alla crisi sanitaria causata dal coronavirus COVID-19 con istruzioni che, sebbene piene di buon senso e pragmatismo, contrastano fortemente con le misure di molti suoi colleghi in altre parti d'Europa, in particolare gli italiani, che hanno sospeso le messe fino a venerdì prima della domenica delle Palme: aumentare il numero delle messe domenicali, in modo da evitare un'eccessiva concentrazione di fedeli in Ogni celebrazione
    La lettera di Gądecki osserva che, "in relazione alle raccomandazioni dell'ispettore capo della salute, nel senso che non ci sono agglomerati di persone, chiedo che il numero di messe domenicali sia aumentato il più possibile in modo che Limitare il numero di fedeli presenti a ogni celebrazione, seguendo le linee guida dei servizi sanitari.
    Allo stesso tempo, Gądecki voleva ricordare che se gli ospedali curano le malattie del corpo, le chiese servono, tra le altre cose, a curare le malattie dello spirito. "Pertanto, è impensabile che non preghiamo nelle nostre chiese", sottolinea l'arcivescovo.
    Le persone anziane e vulnerabili, aggiunge la lettera, possono rimanere a casa e seguire la Santa Messa in televisione, e Gądecki sottolinea che "non vi è alcun obbligo di stringere la mano come segno di pace durante la Santa Messa".
    L'arcivescovo termina la sua lettera chiedendo ai fedeli di pregare per coloro che sono morti a causa della malattia e per la fine dell'epidemia.
     
  22. Claudio C.
    Domenica 31 maggio 2020, la Congregazione delle Piccole Sorelle degli Anziani abbandonati ha celebrato i voti perpetui presi da 13 giovani religiose. Questa cerimonia si è svolta durante la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare di Valencia, in Spagna, SER Mons. Arturo Ros.
    Le giovani religiose si sono impegnate solennemente a "servire Gesù Cristo, Sposo delle vergini e, per il suo amore, gli anziani indifesi". La Congregazione serve oltre 20.000 senzatetto in 204 case di cura e residenze in tutto il mondo.
    Nell'Eucaristia, dopo l'omelia del vescovo ausiliare, alle suore è stato chiesta conferma alla consacrazione e, subito dopo, sono state recitate le litanie dei santi . Ognuna delle professe si è poi avvicinata alla Madre Superiora e subito dopo ha recitato  la formula della professione, scritta a mano e poi firmata sull'altare. Le consacrate sono poi state benedette dal Vescovo e incoronate con una coroncina di fiori.
    La corona è "simbolo di unione con Gesù Cristo in amore e sacrificio". I nuovi membri della Congregazione hanno così preso i voti perpetui a Valencia dove hanno ricevuto la loro ultima fase di formazione. Sette delle novelle suore vengono dal Perù, due dal Messico, due dalla Colombia, una dalla Bolivia e una dal Brasile.
    Libera traduzione da Gaudium Press
  23. Claudio C.
    Raccogliendo alcune obiezioni all'articolo pubblicato qui Dio Castiga? in cui veniva messo in dubbio che Dio possa castigare, P. Francesco Solazzo ha ritenuto permettere a chi obietta di approfondire portando situazioni che possono essere maggiormente chiarificatrici.
    1- Nella Sacra Scrittura il castigo divino è paragonato alla correzione di un padre verso un figlio (come si comprende dall'ultima citazione biblica che è presa da Eb 12,5-8; di cui mi è sfuggito di riportare i versetti). Ebbene, succede che un padre che corregge un figlio, forse che non si adiri? Ma perché si adira? Non è forse per l'amore che prova verso il figlio? Giacché, al contrario, un padre degenere che non ama il figlio, non lo corregge e non si arrabbia verso i suoi errori: lascia correre come se niente fosse e resta imperturbabile davanti alle deviazioni del figlio. Questo parallelo ci fa comprendere che proprio un dio che non castiga e non si adira sarebbe un dio perfido e sadico. Se attribuissimo questa caratteristica al nostro Dio, dovremmo concludere che Egli non si prende cura della sua creatura, ma che ha soltanto creato l'uomo e lo ha gettato nel creato senza nessuna ulteriore preoccupazione. Ma questo contraddice radicalmente la Croce di Cristo, che è il segno sovreminente dell'amore e della cura di Dio verso l'uomo.
    2- Qui veniamo alla seconda questione: la Croce di Cristo è la testimonianza di come e fino a qual punto è arrivato l'amore di Dio verso l'uomo, quindi negare la possibilità che Dio castighi, significa negare la Croce di Cristo, ma negare la Croce di Cristo è bestemmia contro lo Spirito Santo. Facciamo attenzione alla citazione che ho preso dal libro di Giobbe: «Da sei tribolazioni ti libererà e alla settima non ti toccherà il male» (Gb 5,19). Il sette è il numero della perfezione divina, quindi qui indica l'opera di Dio. L'Onnipotente, dice Giobbe, libera da sei tribolazioni: innanzitutto va notato che libera, ma non impedisce che arrivino ed, anzi, il libro di Giobbe, ci dice che le manda. Al settimo posto, in cui si mette l'accento sulla perfezione dell'opera di Dio, dice che "non ti toccherà il male". Qui siamo costretti a distinguere tra male e tribolazioni e dobbiamo concludere che le sofferenze, i dolori, i lutti che viviamo su questa terra non sono mali, ma tribolazioni, cioè prove (temptationes in latino, quelle di cui parla il Padre nostro). Il male, nello stretto senso teologico, è la morte dell'anima e la separazione definitiva da Dio. Ebbene, Gesù non è venuto per evitarci le tribolazioni, ma per farci sfuggire al male: Egli si è frapposto fra noi e il colpo letale della morte eterna, poiché solo Lui poteva superare e sconfiggere questo male assoluto. È per questo che, qui su questa terra, noi non siamo liberati dalla morte corporale, perché essa non è un male assoluto, ma la suprema tribolazione cui tutti andiamo incontro. Gesù, sulla Croce, non è semplicemente morto di morte corporale, ma ancor di più, è morto di morte eterna per poi risuscitare alla vita eterna (Lui è il risorto che non muore più). Dunque, Dio non ci risparmia le tribolazioni, ma risparmia il male, cioè la morte dell'anima, a chi crede e resta in comunione con Cristo ("egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana", dice Giobbe).
    3- La terza questione riguarda il perché i castighi divini colpiscano anche gli innocenti. (Nell'articolo che ho citato S. Tommaso ne parla molto meglio di me.) Va prima di tutto sottolineato il fatto che solo Gesù Cristo e la Vergine Maria sono immuni dal peccato originale e dal peccato attuale, quindi nessuno davanti a Dio è mai pienamente innocente. L'uomo non è solo, ma vive in società ed anche in società è chiamato a vivere la fede salvifica in Cristo (la Chiesa); l'uomo, dunque, non pecca solo in un modo personale, ma, quando un peccato è generalizzato, è tutta una società che è riconosciuta peccatrice, come ci attestano i casi di Sodoma e Gomorra in cui sono le due città intere a perire, compresi i bambini e i neonati che non si erano potuti ancora associare coscientemente ai peccati degli adulti. Quindi anche il castigo può avere un significato generale e particolare: generale perché riguarda una intera società, e particolare perché riguarda i singoli individui. Gli innocenti possono perire, prima di tutto, come abbiamo ricordato, perché la morte corporale non è il male assoluto, ma è male assoluto solo la morte dell'anima. La sofferenza degli innocenti, in secondo luogo, li mette in diretta relazione col Sacrificio della Croce di Cristo. Ognuno di noi è chiamato a portare la croce in unione alla Croce di Gesù, sia in modo pienamente cosciente, come ci insegnano i casi di grandi Santi che si sono associati in maniera particolare alla Passione di Gesù (S. Gemma Galgani, S. Caterina da Siena, S. Veronica Giuliani; o i Santi stigmatizzati come S. Paolo Apostolo, S. Francesco o S. Pio da Pietrelcina), ma anche in modo inconsapevole e al di là della propria volontà, come ci testimoniano in modo meraviglioso i Santi Martiri Innocenti che da sempre la Chiesa ha venerato e considerati a tutti gli effetti, testimoni di Cristo.
    4- La quarta ed ultima questione che qui tocco, la possiamo prendere dal libro di Giobbe: il protagonista dell'omonimo libro è colpito da mali (anzi, dobbiamo dire tribolazioni, per usare un linguaggio più preciso cui ho fatto riferimento più sopra) di cui gli è ignota la ragione. Giobbe non conosce il dialogo tra Dio e Satana che è riportato all'inizio del libro, da cui noi potremmo, se ragioniamo in modo grossolano, dedurre che Dio sia sadico. Giobbe leva forte la sua voce verso Dio non comprendendo il suo agire. In pochissimo tempo perde tutto: averi e i figli. Alla fine del libro Dio appare a Giobbe e non gli spiega affatto le ragioni delle amare tribolazioni che ha vissuto, ma semplicemente si presenta come il Dio onnipotente e onnisciente; il senso è che Dio non deve rendere conto all'uomo di ciò che fa e l'uomo non ha alcun bisogno di sapere perché Dio agisce in un modo o in un altro. O meglio: noi sappiamo il perché remoto dell'agire di Dio: la Croce «Ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà» (Ef 1,9); ci dice S. Paolo, cioè di farci Suoi figli. La ragione primitiva dell'agire di Dio è l'infinito amore per noi: questo ci deve bastare per la salvezza. Non ci è necessario sapere i "perché secondari e particolari" del Suo agire. Quando Giobbe viene ristabilito nella sua condizione, come premio della sua fedeltà a Dio, riceve il doppio di quanto aveva: aveva sette figli, che erano periti, ma diviene padre di altri sette figli, non quattordici. Perché? Perché i figli non sono come gli altri beni e, benché periti, non sono morti, perché essi continuano a vivere per Dio e in Dio. Cosa risponde, infatti, Gesù ai sadducei circa la risurrezione dei morti? «Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per Lui» (Lc 20,38). Così Giobbe, quando viene ristabilito nella sua condizione, ha il doppio di tutto: aveva sette figli, ora ne ha quattordici: sette con lui sulla terra e sette che vivono in Dio.
    La conclusione, quindi, è che non ammettere che Dio possa castigare significa ammettere che Dio sia un sadico che non si prende cura dell'uomo, ma questo contraddice la Croce di Cristo che è il Sacrificio che ci fa evitare, non le tribolazioni di questo mondo, ma il male della morte eterna. Dio, infine, nei castighi generali, colpisce anche gli innocenti poiché Egli associa questi ai meriti della sua Passione, aumentandone i meriti e perché chi muore in Cristo, anche se morto, vive in eterno. Il Dio che castiga, dunque, non è affatto sadico, ma lo sarebbe se non castigasse.
  24. Claudio C.
    Il card. Martini mise in guardia dalla papolatria: ed era pontefice Giovanni Paolo II. Il card. Ruini ha detto di recente che criticare il papa non vuol dire essere contro di lui.
    Che sta succedendo? Quelli che hanno sostenuto sempre la dottrina cattolica, vengono ritenuti nemici del papa, quando è noto che solo chi ama la verità è un vero amico: Amicus Plato, sed magis amica veritas. 
    In seguito alle dichiarazioni riemerse di papa Bergoglio, chi ha il pensiero cattolico si chiede: il papa non gode dell'assistenza speciale dello Spirito Santo? Risposta: sì, se è "attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso" alla Chiesa (cfr Lettera di san Paolo apostolo a Tito 1,9), ossia "un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi"(Catechismo della Chiesa Cattolica, 892); no, se comunica sue opinioni da esso difformi. Il cattolico medievale sapeva distinguere i due "corpi" del papa: il corpo dell'uomo e il corpo del vicario, ossia quando esprime sue opinioni o quando insegna le parole di Cristo. Nel primo caso, il cattolico (ma anche il laico che segue la retta ragione) non è tenuto ad aderire con religioso ossequio dello spirito, tanto meno con l'ossequio della fede (cfr Ibidem).
    Il polverone mediatico provocato dalle opinioni dell'uomo Bergoglio sul riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, se è stato sollevato per dare assistenza a Biden o Zan, visto che l'ufficio delle comunicazioni vaticane aveva censurato, in precedenza, le frasi imbarazzanti; o se è venuto fuori per iniziativa del Festival del Cinema di Roma, suscita il consenso dei cattolici conformi all'ideologia corrente, ma lascia smarrita quella parte di cattolici che ha ancora il sensus fidei.
    Inoltre, c'è da osservare che, queste opinioni costituiscono un' ingerenza della suprema autorità ecclesiastica nell'ambito civile, dato che auspicano una legge che dia famiglia alla categoria suindicata. Si può supporre che tale passo sia stato compiuto, per autorizzare poi i chierici - quelli sempre pronti ad abbracciare le mode - alla benedizione delle unioni civili? Non pochi segnali vanno in questa direzione. Ma, il polverone era proprio opportuno in questo momento di scandali vaticani? Bisogna ricordare che ai sinodi dei giovani e della famiglia, furono avanzati suggerimenti che contenevano già tali aperture, ma non ottennero il consenso ampio dei padri e furono riportate in modo generico nelle Esortazioni apostoliche seguenti. Fatto sta che alla ribalta vaticana, in questi sette anni, sono venuti personaggi inclini a tali opinioni o coinvolti personalmente in esse. Cui prodest, sollevare il polverone, mentre il pontificato ottiene applausi da chi è fuori della Chiesa, ma una levata di scudi da chi è cattolico? Al di là delle supposizioni, dispiace per i poveri ecclesiastici e laici, che, mancando di strumenti critici, sono smarriti.
    Si vuol provocare l'uscita dalla Chiesa di quanti sono fedeli alla morale cattolica? Non bisogna cadere in questa tentazione, ma fare resistenza con la fede.
    Perciò, vanno rilette le Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, Città del Vaticano 2003 (qui), pubblicate il 3 giugno, nella memoria dei santi martiri ugandesi, che diedero la vita per essersi rifiutati di soggiacere alle lusinghe del re che aveva simili intenti.

     
  25. Claudio C.
    Di seguito due articoli a riguardo della testimonianza di Fede offerta dai fratelli in Cristo della Polonia.
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    Traduzione libera da ReligionenLibertad (CC).
    La Polonia è attualmente il grande polmone vocazionale dell'Europa. Oltre a mantenere una profonda cattolicità e difendere la tradizione cristiana del continente, il paese dell'est del continente è quello che contribuisce ogni anno con un numero maggiore di nuovi sacerdoti ordinati. Secondo l'Istituto polacco di statistica della Chiesa cattolica nel 2017 (l'anno scorso secondo dati ufficiali) sono stati ordinati 350 sacerdoti diocesani in Polonia.
    Infatti, 1 su 4 nuovi sacerdoti ordinati in Europa è stato in Polonia, cioè il 26% del totale, che in tutto il continente era nel 2017 di 1272.
    Va notato che nello stesso anno sono stati ordinati 109 nuovi sacerdoti in Spagna, tre volte in meno rispetto alla Polonia, nonostante entrambi siano nazioni tradizionalmente cattoliche e che la Spagna con 46 milioni di abitanti abbia quasi 8 milioni di persone in più rispetto a questo paese.
    Tuttavia, la Polonia non sfugge alla crisi delle professioni di fede, sebbene le sue conseguenze nel paese siano inferiori rispetto ad altre. Dal 2000 il numero di ordinate è diminuito a poco a poco, con una leggera eccezione da un anno.Con la raccolta di NFP, il numero totale di sacerdoti diocesani in tutto il mondo è cresciuto dal 2000, raggiungendo 281.000 nel 2017. Ma in Europa è stata osservata la tendenza opposta, con numeri che scendono a 125.000, lontano dal quasi 141.000 del 2003 o 132.000 del 2011.
    Un altro fatto importante del rapporto statistico della Chiesa in Polonia è l'aumento che sta avvenendo nella secolarizzazione dei sacerdoti. Nel 2017 si sono verificati 73 casi in Polonia, la cifra più alta dell'intero continente.
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    Da Conferenza Episcopale Polacca
    Gli ultimi risultati della ricerca sulla religiosità dei polacchi sono simili ai dati dello scorso anno. La religiosità dei polacchi è stabile e rimane a un livello simile. Nel 2018, il 38,2% dei cattolici obbligati (dominicantes) ha partecipato all’Eucaristia domenicale e il 17,3% ha ricevuto la Santa Comunione (communicantes).
    L’Annuario statistico della Chiesa cattolica in Polonia, “Annuarium Statisticum Ecclesia in Polonia AD 2020”, presentato oggi (7 gennaio 2020) a Varsavia, contiene i risultati della ricerca dell’Istituto di Statistica della Chiesa Cattolica in Polonia SAC condotta nel 2019 e include dati per il 2018.
    L’indice di dominicantes relativo alla partecipazione dei cattolici obbligati alla Santa Messa nel 2018 è diverso dello 0,1% rispetto a un anno prima. Nel 2018, il 38,2% dei cattolici hanno partecipato all’Eucarestia domenicale, mentre nel 2017 – 38,3%.
    L’indice di comunicantes, ossia dei cattolici che hanno ricevuto la comunione, è diverso dello 0,3% rispetto a un anno prima. Nel 2018, il 17,3% hanno ricevuto la comunione, mentre nel 2017 – 17%.
    Il più alto livello di partecipazione dei cattolici obbligati alla Messa domenicale è stato tradizionalmente registrato nelle diocesi di Tarnów (71,3%), Rzeszów (64,3%) e Przemyśl (60,4%).
    Secondo “Annuarium Statisticum Ecclesia in Polonia AD 2020”, ci sono 10.356 parrocchie cattoliche in Polonia, in cui oltre 20.500 sacerdoti svolgono il loro ministero. Ci sono quasi 25.000 sacerdoti in totale, mentre 2.200 seminaristi nel 2018 si stavano preparando per l’ordinazione.
    Il numero di comunità religiose femminili era di 2.200 con 17.600 suore. Il numero di religiosi e membri di società apostoliche nel 2018 era pari a 11.400 persone. Nel 2018 sono state battezzate oltre 386.000 persone. Oltre 400.000 persone hanno ricevuto la prima comunione. Il sacramento della cresima nel rito latino è stato ricevuto da quasi 300.000 persone, del 3,5% in più rispetto al 2017. Il sacramento del matrimonio è stato concesso a 133.000 coppie.
    Nell’anno scolastico 2018/2019, l’88% degli studenti hanno frequentato le lezioni di religione in istituti scolastici.
    Ufficio stampa della Conferenza episcopale polacca
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