20 Maggio 2024

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Eleonora Casulli

LA DONNA NEL GIUDEO-CRISTIANESIMO E NELLA CHIESA CATTOLICA

NON SI PUÒ CHE PARTIRE DALLA GENESI, MA…

I nostri tempi sono caratterizzati da una costante e pressante presenza della «questione femminile»[1] genericamente intesa, ridotta il più delle volte alla riproposizione sempre più insistente dei temi cari al movimento femminista occidentale[2] degli anni ’60-’70, con conseguente messa ai margini e linciaggio (spesso non solo mediatico) di chi prova a mettere in discussione ciò che ormai si vorrebbe fossero il pensiero e le prassi dominanti, politicamente corretti, indiscutibilmente unici.

Di fatto così non è. Da più parti ci si è resi conto in questi decenni degli errori e delle storture derivati da quella che è stata vissuta allora come «liberazione, riscatto, risarcimento» conseguenti a una condizione femminile che si percepiva caratterizzata da inferiorità su tutti i fronti rispetto al mondo maschile; da più parti ci si è resi conto che, insieme alle giuste rivendicazioni motivate dalla realtà dell’epoca e delle epoche precedenti, sono passate e si sono radicate nel pensiero e nel vivere comune ideologie tutt’altro che liberatorie per le donne, che hanno generato nuove e sempre più gravi forme di svalutazione, negazione della dignità, sottomissione, schiavitù. Considero questo uno dei grandi inganni del nostro tempo, che da più parti viene perpetrato a scapito delle bambine, delle ragazze, delle donne e delle famiglie: far passare come diritto, riscatto, dignità, libertà ciò che è l’esatto opposto di questi concetti.
Il Cristianesimo e la Chiesa, soprattutto Cattolica, sono stati tirati in ballo già dall’inizio e vengono ancora tirati in ballo in questo ingannevole gioco, attraverso le accuse via via a loro rivolte: maschilismo, patriarcato, sessuofobia, omofobia, transfobia. A Cristianesimo e Chiesa è stata attribuita da subito la parte dei «carnefici» e del «bersaglio facile» in questo triste gioco, poiché si ritiene che queste caratteristiche (maschilismo, patriarcato, ecc.) facciano parte dell’essenza stessa del giudeo-cristianesimo e si siano concretizzate e radicate nel mondo occidentale proprio grazie all’azione e all’influenza della Chiesa, riconosciuta (ma in negativo!) come perno attorno al quale si è sviluppata per secoli la civiltà dell’Occidente. Niente di più ingannevole e lontano dalla realtà.
Questo breve e non esaustivo excursus accenna alle problematiche a livello extraecclesiale, che incontriamo nella società dei popoli, fuori dalla Chiesa. Purtroppo, la questione femminile contempla diversi aspetti problematici anche a livello intraecclesiale (nelle dinamiche interne della Chiesa Cattolica), e negli ultimi tempi essi stanno assumendo connotazioni sempre più esplicite, minacciose, dolorose (dalla Bibbia Queer al dibattito sul diaconato femminile, passando per mariologie piuttosto fantasiose).[3]
Per liberarsi da questo inganno ed evitare di cadere in taluni tranelli, la via è soltanto una: la cultura cattolica, il fare ed essere Scuola. Si tratta come sempre di interessarsi, documentarsi, studiare e approfondire, per smascherare le sempre più numerose, potenti e risonanti mistificazioni della realtà che hanno portato in pochi decenni la questione femminile (che esiste e non si può negare, ma è ben diversa dal femminismo e dalle sue rivendicazioni) a prendere pieghe tutt’altro che favorevoli, liberanti e valorizzanti la dignità della donna.
In questo percorso, nelle mie intenzioni piuttosto lungo, non si può che partire dalla Genesi: proprio perché le accuse e le mistificazioni partono da «problematiche» percepite come radicali, bisogna andare alla radice. Per questo motivo ho voluto eplicitare anche nel titolo che le radici sono giudeo-cristiane. Sarà per me una guida sicura l’impareggiabile (a mio parere) Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem del Santo Padre Giovanni Paolo II, datata 1988 ma quantomai attuale e bisognosa di essere riscoperta.[4]
I passi della Genesi che interessano questo argomento sono: Genesi 1, 27 (primo racconto della creazione dell’uomo); Genesi 2, 18-25 (seconda descrizione della creazione dell’uomo); Genesi 3 (il peccato originale e le sue conseguenze sul genere umano), con particolare attenzione a Genesi 3, 15 (primo annuncio della vittoria finale sul male).
Tuttavia, poiché il mio prossimo intervento sarà sicuramente collocato nel tempo di Pasqua, desidero esordire parlando delle donne prime testimoni del Risorto e di Maria di Magdala “apostola degli apostoli”,[5] per poi tornare in qualche modo alle origini ripartendo dai racconti della Genesi.

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[1] “La nozione di questione femminile designa normalmente le condizioni concrete di esistenza delle donne nei diversi contesti sociali: mondo del lavoro, istruzione, famiglia e cultura”.
https://www.skuola.net/storia-contemporanea/questione-femminile.html

[2]Il dizionario telematico Oxford Language, utilizzato da Google, suggerisce questa sintetica ed esaustiva definizione di Femminismo: “Storicamente, il movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all’uomo: le prime manifestazioni del f. risalgono al tardo Illuminismo e alla Rivoluzione francese; estens., il movimento, ampio e articolato, che tende a porre l’accento sull’antagonismo donna/uomo, nel sociale come nel privato, e a realizzare una profonda trasformazione culturale e politica, riscoprendo valori e ruoli femminili in senso antitradizionale”. L’aggettivo «antitradizionale» la dice lunga, motivo per cui ho preferito questa ad altre definizioni.

[3] Cfr. https://www.iltimone.org/news-timone/arriva-la-bibbia-queer-ed-e-subito-inclusione-e-caos/
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-01/dcm-001/c-e-posto-nella-tenda.html

[4]Testo completo su https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_letters/1988/documents/hf_jp-ii_apl_19880815_mulieris-dignitatem.html

[5]Mulieris Dignitatem, n. 16

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