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  1. SEM IPC
    L’evangelista Luca, nel prologo del suo vangelo (1,1-4), dichiara: “Poiché molti si sono accinti a comporre una narrazione degli avvenimenti compiuti in mezzo a noi, come ci hanno trasmesso coloro che fin da principio ne sono stati i testimoni oculari, e sono divenuti ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver fatto diligenti ricerche su tutte queste cose, fin dalle loro origini, narrartele per iscritto, con ordine, o nobile Teofilo, affinché tu riconosca la verità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Egli, quindi, intende inquadrare storicamente Gesù e la sua nascita, pertanto fornisce subito la prima coordinata: “Al tempo di re Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abia…Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l’usanza del servizio sacerdotale…Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta concepì e si tenne nascosta per cinque mesi” (1,5-25). Luca, così, comincia il suo vangelo riportando una tradizione giudeo-cristiana di Gerusalemme, antecedente alla distruzione della città nel 70 d.C. E’ un fatto apparentemente marginale ma storicamente verificabile dai suoi contemporanei: l’angelo Gabriele aveva annunziato al sacerdote Zaccaria, – mentre «esercitava le sue funzioni davanti a Dio, nel turno (in greco taxis) della sua classe (in greco ephemeria)», quella di Abia (Lc 1,5) – che la sua sposa Elisabetta avrebbe concepito un figlio. L’evangelista, rimanda pertanto ad una rotazione disposta da David (cfr.1Cr 24,1-7.19): le ventiquattro classi sacerdotali si avvicendavano in ordine immutabile nel servizio al Tempio da sabato a sabato, due volte l’anno. Questo era noto tra i giudei e quindi nell’ambito dei giudei convertiti al cristianesimo: i giudeo-cristiani. Il turno di Abia a cui accenna Luca, cadeva quell’anno nella seconda settimana del primo mese, Tishri , tra il 22 e il 30 settembre  (il mese lunare non coincide con quello solare, perciò le altre due settimane in questo caso occupano la prima parte di ottobre).  Si veda l’apocrifo Libro dei Giubilei, nel saggio del professor Shemaryahu Talmon, studioso dei rotoli di Qumran  che conobbi a Gerusalemme alla fine degli anni ’90. Il calendario ebraico è suddiviso in dodici mesi lunari, che hanno nomi e durata diversi rispetto a quelli solari; pertanto, ogni due o tre anni, viene aggiunto un altro mese, ridotto quanto a numero di giorni, affinché l’anno abbia la stessa lunghezza di quello solare; esso ha inizio col mese di Tishri, corrispondente appunto al nostro settembre.
    Ma, in quale dei due turni Zaccaria riceve l’annuncio? Ecco che l’evangelista fornisce la seconda coordinata: “Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria…” L’annuncio dell’angelo a Maria avviene nel “sesto mese” del calendario ebraico, Adàr, corrispondente a marzo, verso la fine (Lc 1,28), il 25, nei calendari bizantino e romano. Perché? Perché quel sesto mese è pure il “sesto mese” dalla concezione di Elisabetta. Dunque, quale ultima conseguenza, è attendibile la data del 25 di Kislèw (dicembre), nove mesi dopo il 25 di Adàr (marzo).
    Ma, ecco la terza coordinata di Luca: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei…”(1,26-38).Ora, abbiamo detto che il primo mese del calendario ebraico è Tishri, e che l’annuncio a Zaccaria era avvenuto nell’ultima decade, durante il secondo turno di Zaccaria al Tempio: al 23 settembre lo fisseranno i calendari bizantino e romano. In tal modo si dimostra storica anche la data della nascita di Giovanni Battista nove mesi dopo, corrispondente al 24 di Sivàn (giugno) : “Per Elisabetta intanto si compiva il tempo di partorire e partorì un figlio” (1,57-66).
    La quarta coordinata di Luca, riguarda la visitazione di Maria ad Elisabetta, appena dopo l’Annunciazione: “In quei medesimi giorni, Maria si mise in viaggio, in tutta fretta, per la montagna, verso una città di Giuda; ed entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta…Maria rimase con lei circa tre mesi, poi se ne ritornò a casa sua” (1, 39-56). Probabilmente dopo aver assistito alla nascita di Giovanni.
    La quinta coordinata che ci offre l’evangelista Luca per stabilire l’anno della nascita di Gesù è l’editto di Cesare Augusto: “In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’impero…E mentre si trovavano là, si compirono i giorni in cui ella doveva avere il bambino, e diede alla luce il suo figlio primogenito…” (2,1-7). Quando è avvenuto il censimento? Ovvero, in quale anno del calendario romano? Il censimento è solo parte della questione della storicità della data del Natale. Non possiamo, ovviamente qui addentrarci nei dettagli su questa vicenda…Ma, anche in questo caso, si deve notare che con troppa facilità si è parlato di errore di calcolo del monaco Dionigi (fine V- inizi VI secolo): egli era stato incaricato dalla Chiesa di Roma di proseguire la compilazione della tavola cronologica della data di Pasqua preparata a suo tempo in Egitto dal vescovo Cirillo Alessandrino. Dionigi però non partì dalla data d’inizio dell’impero di Diocleziano (285 del nostro calendario cristiano) – data che ancora oggi la Chiesa Copta adopera per il computo del suo calendario, cioè l’inizio dell’era dei martiri – ma dall’incarnazione di Gesù Cristo. Sebbene non si conosca esattamente il metodo da lui seguito, come appena detto, da molti è data per assodata la tesi che si sarebbe sbagliato, ponendo la nascita di Gesù “dopo la morte di Erode”, ovvero quattro o sei anni dopo la data in cui sarebbe avvenuta, e che corrisponderebbe al 748 di Roma. Si può dimostrare che invece non è così, perché le obiezioni mosse ai suoi calcoli non tengono conto, per esempio, che Giuseppe Flavio, al quale normalmente ci si riferisce per questa ed altre datazioni, si è sbagliato, e proprio sulla morte di Erode il Grande, in base ad un’eclissi lunare da lui ricordata. Inoltre, gli si imputa di non aver usato lo zero nel computo, cifra che a quel tempo non era stata ancora inventata (Cfr. G.Fedalto, Quando festeggiare il 2000? Problemi di cronologia cristiana, Torino,1998). Dunque la cronologia deve essere ricostruita comparando tavole cronologiche differenti.
    Dionigi, in ogni caso, recepì la data del 25 dicembre che non era stata introdotta arbitrariamente dalle Chiese cristiane. Secondo Tertulliano, Gesù sarebbe nato nel 752 di Roma, 41° anno dell’impero di Augusto.
    Da quanto detto fin qui, ci domandiamo: la data della nascita di Gesù è veramente il 25 dicembre? Che cosa ci permettono di accertare le scienze storiche? Che Gesù sia nato il 25 dicembre, lo afferma con chiarezza per primo il sacerdote Ippolito di Roma nel suo Commento al libro del profeta Daniele, scritto verso il 204 d.C.: lo ha ricordato a tutti Benedetto XVI, nell’Udienza generale del 23 dicembre 2009. Si aggiunga un’omelia di Giovanni Crisostomo sul Natale, nel 386, in cui sostiene che la Chiesa di Roma conosceva il vero giorno (25), perché gli atti del censimento eseguito per ordine di Augusto in Giudea, si conservavano negli archivi pubblici di Roma.
    Ma, soprattutto nella prima metà del secolo scorso, si divulgò, da parte di liturgisti, come Duchesne e Botte, l’idea che il 25 dicembre fosse una data convenzionale, scelta dai cristiani di Roma per sostituire il Dies Natalis Solis Invicti: la nascita del Sole invincibile, perché col solstizio d’inverno, la giornata riprende ad allungarsi. In realtà, soprattutto dopo l’editto di Costantino(313), la Chiesa avrebbe pure potuto essere mossa dal desiderio di valorizzare qualche festa del paganesimo decadente, ma non inventare di sana pianta una data così centrale. Semmai avesse voluto cercare un nesso, sarebbe andata in direzione del 25 di Kislèw, il nostro dicembre, in cui si celebra la ri-dedicazione del Tempio, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 a.C. (cfr 1Mac 4,59). Una coincidenza?
    Se Ippolito romano attesta nel 204, che Gesù è nato il 25 dicembre, e la festa del Sol invictus – forse il dio Mitra o l’imperatore – intorno al solstizio invernale, fu introdotta da Eliogabalo nel 218 e poi istituita da Aureliano nel 274, entrambe quindi successivamente, vuol dire che furono i pagani a tentare di oscurare la data del Natale cristiano. I cristiani subirono la celebrazione della festa del Sole invincibile, perché erano perseguitati. Dopo la libertà concessa da Costantino, i cristiani d'Occidente, poterono celebrare il Natale apertamente. Poi, la crisi del paganesimo fece sì che la festa del 'Sole invitto', fosse oscurata da quella del vero “Sole invincibile”, Gesù Cristo. In Oriente i cristiani continuarono a celebrarla il 6 gennaio, perché ritenuta più vicina al loro solstizio. Nel Medioevo si produsse lo scambio: il 25 dicembre fu accolto nel calendario bizantino, come festa di Natale, e il 6 gennaio dal calendario romano, come festa dell’Epifania. 
    Tornando all’annuncio a Zaccaria, nel calendario liturgico siriaco v’è il Subara, il tempo dell’annuncio, costituito da sei domeniche (v. Avvento ambrosiano) la prima dedicata all’annuncio della nascita di Giovanni al padre Zaccaria, celebrato al 23 settembre dal calendario bizantino e dal calendario di Gerusalemme, seguito dalla chiesa latina di Terrasanta. Così i bizantini e i latini conservano al 23 settembre una data storica quasi precisa. Altrettanto dicasi per la data delle feste della natività del Battista, dell’annunciazione a Maria e della natività di Gesù. Si pensi che nel rito bizantino la data dell’Annunciazione prende il posto della domenica e del giovedì santo, e se coincide con la Pasqua si canta metà canone – la composizione poetica propria della festa – dell’una e dell’altra. Dunque, la liturgia della Chiesa, ha fissato e commemorato queste date innanzitutto storicamente (v. la Circoncisione all’ottavo giorno dopo la nascita, la Presentazione al quarantesimo), in special modo il Natale del Signore al 25 dicembre.
    Che la data del Natale sia stata a volte assimilata a quella del 6 gennaio, è dovuto al fatto che il calendario bizantino ricordava un insieme di eventi epifanici (l’arrivo dei Magi, il battesimo al Giordano, le nozze di Cana), ma anche al fatto che le Chiese si comunicavano le date delle celebrazioni e avevano possibilità di verificarne l’attendibilità storica. Luca, infatti, osserva che Gesù al momento del battesimo «stava cominciando quasi i trent’anni» (Lc 3,23): dunque un compleanno di Gesù, il trentesimo. Se Gesù è stato battezzato il 6 gennaio, in quella data trent’anni prima è nato. In origine, come ancora attestano l’oriente bizantino e il breviario romano, il 6 gennaio era la Teofania del Signore alle acque del Giordano. Una tradizione trattenuta dai Padri, ad esempio san Massimo di Torino: «La ragione esige che questa festa segua quella del Natale del Signore, perché i due eventi si verificarono nel medesimo tempo anche se a distanza di anni» (Discorso 100 sull’Epifania, 1; CCL 23,398).
    Dunque, la memoria ininterrotta fu consacrata dalla liturgia, ma il vangelo di Luca, con i suoi accenni a luoghi, date e persone, vi ha contribuito in modo fondamentale.
    I moderni strumenti di indagine permettono di collegare i dati con gli elementi astronomici che ne garantiscono la precisione; si superano così i contrasti tra mondo ebraico e cultura cristiana che possono aver condizionato gli storici, anche per il fatto che gli ebrei non avevano un calendario fisso, ma lo formulavano in base all’osservazione diretta dei vari fenomeni astrali, in specie il novilunio che determinava le feste, per far corrispondere l’anno lunare a quello solare. Ma non di rado tale calendario differiva dalla realtà astronomica (cfr G. Ricciotti, Vita di Gesù (1941), Milano 2006, p. 178ss. Per altri approfondimenti; N. Bux, Gesù il Salvatore. Luoghi e tempi della sua venuta nella storia, Cantagalli, Siena 2009).
  2. SEM IPC
    Possibile che anche in occasione del Corpus Domini,il leit-motiv debba essere i poveri e l'ambiente? Non è la festa di quel  Sacramento che solo può togliere la fame di Dio,che è la radicale povertà dell'uomo?Eppure lo ricorda all'inizio la Sequenza Lauda Sion: Laudis thema specialis/ panis vivus et vitalis/ hodie proponitur (Il tema speciale della lode odierna è il Pane vivo che dà la vita).Allora, annunciamo e inneggiamo a quel Dio che si è fatto carne e poi pane vivo per nutrirci in questo mondo e grazie a ciò risuscitarci nell'altro. Sono sempre di più quelli che non sanno nulla di Gesù Cristo, mentre dei poveri, dei migranti, degli ucraini ecc. ne sentono parlare a iosa. Non ha Lui assicurato che i poveri li avremo sempre con noi, ma non sempre avremo Lui? Parola misteriosa: ma ci ricorda che Egli non è venuto a risolvere il problema della povertà, o a portare la pace universale, ma a rendere presente Dio nel mondo. Per questo dobbiamo onorarlo, sì, anche con drappi e ori e lumi, perché egli è il Signore e il Re dell'universo! Giovanni Crisostomo richiama a non disgiungere l’onore dato a Cristo nella liturgia e l’onore dato a Cristo nel povero: "Vuoi onorare il corpo di Cristo? “Ebbene, non tollerare che egli sia nudo; dopo averlo onorato qui in chiesa con stoffe di seta, non permettere che fuori egli muoia per il freddo e la nudità. … Dico questo non per vietarti di onorare Cristo con tali doni, ma per esortarti a offrire aiuto ai poveri insieme a quei doni, o meglio a far precedere ai doni simbolici l’aiuto concreto … Mentre adorni la chiesa, non disprezzare il fratello che è nel bisogno: egli infatti è un tempio assai più prezioso dell’altro."(Giovanni Crisostomo, Commento alla seconda lettera ai Corinti, Omelia 20,3, PG 61,540). Unum facere et aliud non omittere. Non citiamo a metà. In quale parrocchia cattolica non ci si prende cura del povero? La presenza di Gesù Cristo nel povero è morale; mentre quella nel Sacramento è vera, reale, sostanziale. Una bella differenza! Al Corpus Domini, quindi, prendiamoci cura di Lui. E non disturbiamo la preghiera processionale con didascalie sociologiche e commenti ideologici che non aiutano ad adorare. Soprattutto ricordiamoci che la processione è un sacramentale, ovvero deve aiutare tanti che sono lontani, ad avvicinarsi a Dio, a coglierne la Presenza. Per questo, san Tommaso invita ad osare quanto più possibile nella lode al Sacramento(tantum audes quantum potes).Come potrebbero i tanti giovani e adulti essere almeno incuriositi e, come Zaccheo, alzarsi dai tavolini e dagli smartphone a cui sono intenti, se il Santissimo, zigzagando tra le isole pedonali della città -  viene portato quasi furtivamente, senza nemmeno una lampada che lo illumini, una tromba che ne annunci il passaggio? Chi se ne accorge che passa il Signore dei signori e il Re dei re(Gregorio di Nissa)?Dove son finiti i simboli amati dai liturgisti? Poi, la processione dovrebbe essere accompagnata dalle litanie, parola greca che sta a ricordare appunto la particolare forma breve ripetuta di preghiera nata per le antiche stationes, ossia i percorsi processionali da una chiesa all'altra. Invece delle intenzioni intellettualistiche, se non ideologiche e quindi stucchevoli, si recitino le litanie del Santissimo Sacramento. E litanie della Madonna e quelle dei Santi: perché no? il Signore, in Cielo non vive da solo, ma con Maria, gli Angeli e i Santi, e in terra opera con la loro intercessione. Orientales docent. Sul repertorio di canti sacri(sic!), si rimanda ai giudizi severi del benedettino Anselmo Susca, di Domenico Bartolucci e...di Riccardo Muti, per non risalire a quelli nichilisti di Nietzsche: "vorrei canti di gente salvata".  Infine, che ci faceva un gazebo di Protestanti nella strada principale attraversata dalla processione, in cui hanno continuato la loro assemblea senza manco diminuire il volume dell'altoparlante? Sapessero o meno che c'era la processione del Corpus Domini, almeno il rispetto, non dico... l'ecumenismo! Dunque, se il mondo si corrompe, non lamentiamoci: il sale del cristianesimo è diventato insipido. E le nostre liturgie, come se Egli non fosse presente e ascoltasse: danze vuote intorno al vitello d'oro che siamo noi stessi. Siamo noi chierici a favorire la secolarizzazione: la pagheremo cara, disse Giovanni Paolo II! E lo vediamo. Per non metterci in ginocchio davanti a Cristo, ci stiamo inginocchiando davanti al mondo. "Quanti padroni finiscono per avere quelli che rifiutano l'unico Signore"(S.Ambrogio)  
  3. SEM IPC
    Il cristianesimo è un avvenimento, un incontro d'amore.
    E' una esigenza irrinunciabile dell'Incarnazione il continuo scambio tra l'istituzione o autorità e il carisma, tra grazia e libertà.
    Chi ha incontrato questa compagnia, sa che essa è la modalità con cui il mistero di Gesù ha bussato alla sua porta e lo ha portato nella Chiesa: una "compagnia guidata al destino", diceva Giussani.
    Il carisma perché sia pienamente vissuto e realizzato, non può essere gestito in modo intimistico, e l'autorità contribuisce ad assicurare la strada giusta.
    Senza autorità si rischia di andare fuori strada, in una direzione sbagliata.
    Il carisma della compagnia è mantenuto sulla via giusta dal servizio dell'autorità, per la presenza missionaria della Chiesa, per promuovere il cammino cristiano e la formazione umana e spirituale.
    Questi giudizi, in qualche modo, traspaiono anche da alcune delle parole del papa nel discorso a CL il 15 ottobre scorso.
    Peraltro, il discorso nel suo insieme sembra prevedibile nella lode a don Giussani, politico nei riferimenti a Don J. Carròn, deludente dove loda il carisma per normalizzarlo.
    Come altrimenti intendere le affermazioni sull'impoverimento della missione e della presenza? Oppure sulle diverse sensibilità da rispettare perché da esse è fatta l'unità?
    Se, come dice il papa, "i giovani hanno un grande fiuto", bisogna riconoscere, ad esempio, che tanti, provenienti da CL, hanno recuperato il magistero dei grandi padri della Chiesa, stanno riscoprendo il valore della tradizione, frequentano la Messa tradizionale, tutti atteggiamenti figli dell’intuizione del fondatore del movimento.
    Giussani, in controtendenza, amava e formava alla tradizione, per esempio del canto sacro, il gregoriano, la lauda medievale, la polifonia.
    Il papa della Traditionis custodes o l'ha dimenticato o, come in molte occasioni rilevato, si esprime in modo ambiguo.
    Eppure Francesco ha dichiarato di aver letto i libri di Giussani.
    Lo stesso rapporto tra carisma e autorità, che non può essere separato anzi quasi istituzionalizzato, richiama la dottrina del rapporto tra lex credendi e lex orandi, che è alla base della restitutio ad integrum compiuta da Benedetto XVI col motu proprio Summorum Pontificum: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso».
    Nella storia della Chiesa c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura.
    Giussani infatti, non sarebbe ‘servo di Dio’ se non avesse tenuto insieme tradizione e innovazione.
    Dunque, o si riconosce che chiunque faccia questa esperienza rivive l’esperienza di CL (e consente che questa sia ancora oggi sperimentabile) – ne sono sorte diverse in Italia e nel mondo – oppure, diversamente da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ci si adegua alla normalizzazione dei movimenti ecclesiali ai quali in realtà non si crede più, nonostante il gran parlare di sinodalità e di "inediti" dello Spirito Santo.
  4. SEM IPC
    È stato pubblicato, qualche giorno fa, il video dell’intervista fatta da Guido Horst (caporedattore del settimanale cattolico tedesco Die Tagespost) a mons. Gänswein, segretario privato di Ratzinger da prima che fosse eletto al Soglio petrino.
     
    Lo scambio, che ripercorre i gangli fondamentali della vita, dell’opera e del pensiero del teologo e Papa bavarese alla luce dell’esperienza di mons. Gänswein, è capace di illustrare le preoccupazioni e le angosce che hanno abitato il cuore e la mente del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prima e del Sommo Pontefice poi: la decadenza della fede e della società occidentale, il rapporto tra fede e ragione, le proteiformi problematiche specifiche delle chiese locali e via dicendo.
     
    Un punto particolarmente rilevante dell’intervista, che sta già facendo ampiamente discutere diverse anime all’interno della Santa Chiesa e che è destinato a rimanere fulcro di dibattito anche nel tempo a venire, è quello in cui l’ormai ex segretario privato di Benedetto XVI afferma che il motu proprio di Papa Francesco Traditionis Custodes, che impone diverse limitazioni alla celebrazione della santa Messa more antiquo, sia stato recepito negativamente dal Papa emerito. In particolare, mons. Gänswein ha dichiarato:
     
    «[il motu proprio Traditionis Custodes] è stato un punto di svolta. Io credo che leggere il nuovo motu proprio abbia addolorato il cuore di Papa Benedetto, perché la sua intenzione è stata quella di aiutare coloro che semplicemente hanno trovato una casa nella Messa antica per trovare pace interiore, trovare pace liturgica, col fine di portarli lontano da Lefebvre»
     
    Il prelato ha continuato, dicendo: «E se pensate per quanti secoli la Messa antica è stata fonte di vita spirituale e nutrimento per tante persone, compresi molti santi, è impossibile immaginare che essa non abbia più nulla da offrire. E non dimentichiamo che molti giovani – nati ben dopo il Vaticano II e che non comprendono davvero tutto il dramma che ha circondato il Concilio – che questi giovani, che conoscevano la Messa nuova, hanno nondimeno trovato una casa spirituale, un tesoro spirituale anche nella Messa antica».
     
    Mons. Gänswein ha concluso dicendo «Togliere questo tesoro alle persone… Bene, non posso dire di essere a mio agio con ciò».
     
    Per quanto la dichiarazione sulla reazione di Benedetto XVI al motu proprio Traditionis Custodes sia un’interpretazione personale del fatto (formulata iniziando con “io credo”), è chiara a tutti la sua attendibilità, a meno di voler mettere in dubbio la parola di chi ha potuto conoscere il pensiero e l’approccio di Benedetto XVI meglio di chiunque altro. Senza contare che il motu proprio Summorum Pontificum, che tolse tanti vincoli per la celebrazione della santa Messa in vetus Ordo, vede la paternità dello stesso Papa Ratzinger (il che pare scontato, ma forse è bene ricordarlo).
    Con don Nicola Bux, cerchiamo di fare il punto della situazione.
     
    Don Nicola, cosa dice al cattolico d’oggi, dal punto di vista ecclesiale, questa pesante dichiarazione di mons. Gänswein a riguardo della reazione di Benedetto XVI al motu proprio Traditionis Custodes? Quale portata e quali possibili conseguenze può avere?
    Non mi sorprende. Qualcuno si chiederà: perché non l’ha fatto prima. Forse per non accrescere la tensione o forse perché Benedetto non aveva più la forza di intervenire, come invece aveva fatto sul celibato, durante il sinodo dell’Amazzonia. La reazione però va meditata da parte di papa Francesco e dei fautori della rottura: a chi giova rompere la pace liturgica, come egli disse a Parigi? Per non dire dell’affermazione, priva di fondamento storico che una è la lex orandi della Chiesa. Se così fosse, si dovrebbero annullare le forme liturgiche orientali e occidentali. Chi non sa, che esiste diversità tra le chiese orientali fra loro e all’interno di ciascuna? La liturgia bizantina non ha tre forme: quella di S.Giovanni Crisostomo, quella di san Basilio e quella dei Presantificati? E la latina non può avere due forme: quella di Damaso-Gregorio Magno-Pio V e quella di Paolo VI? Mi auguro un ripensamento al Dicastero del Culto Divino e quindi nel papa. Ma, col tempo, siccome l’affermarsi della liturgia tradizionale è inarrestabile, si apriranno dei varchi. Bisogna pazientare, persistendo.
     
     
    È certamente situazione inedita quella in cui, vivente un Papa dimissionario, il Papa regnante emana un documento che contraddice un atto del predecessore, e questo brano di intervista ci fa scorgere un retroscena impressionante di ciò. In particolare, la questione si impernia sul tema della liturgia. È cosa nota che, nel tempo, si è tentato in ogni modo di comporre o contrapporre i due pontificati di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco. Parlando specificamente della visione liturgica, come sarà possibile parlare di continuità, tenendo conto di Traditionis Custodes e delle dichiarazioni di mons. Gänswein?
    Il magistero di un papa può modificare quello del predecessore, nel senso però di un approfondimento e non di una rottura. Effettivamente Benedetto XVI ha fatto un discorso alla Curia Romana, il 22 dicembre 2005, che rimane una pietra miliare: l’innovazione non può andare in discontinuità con la tradizione, sia quanto al modo di intendere il Vaticano II, sia alla liturgia. Altrimenti, chi assicura che un domani la Chiesa non finisca per negare quanto oggi afferma? Ciò renderebbe insicuro l’atto di fede. Quel che era sacro, perciò, come egli ha scritto nel Motu Proprio Summorum Pontificum, resta sacro e non può essere all’improvviso proibito o ritenuto dannoso. Del resto, un’affermazione analoga si trova nella Costituzione Apostolica Missale Romanum, con cui Paolo VI lo promulgò: esso voleva essere una “renovatio”, un nuovo libro liturgico, che esprime e alimenta la fede della Chiesa, che si poggiava su ciò che l’ha preceduto. Se si leva l’“appoggio”, il fondamento del Messale damasiano-gregoriano-tridentino, non sta in piedi nemmeno quello paolino.
     
     
    La sensazione che serpeggia nella Chiesa è quella di una rottura sempre più profonda tra (semplificando) due visioni liturgiche, ecclesiologiche, teologiche. L’ermeneutica della continuità propugnata da Benedetto XVI pare sfumare nella temperie ecclesiale odierna. Al contrario, i sostenitori dell’ermeneutica della rottura stanno uscendo allo scoperto con sempre maggior vigore. Quest’intervista e altre esternazioni di questi giorni sembrano far trasparire questa situazione. È così, o bisogna prendere in considerazione un’altra lettura?
     
    Nel 1999, Pietro Prini scrisse Lo scisma sommerso. L’anno scorso, Antonioli e Verrani Lo scisma emerso.Conflitti, lacerazioni e silenzi nella Chiesa del Terzo Millennio. La storia della Chiesa, sin dal tempo apostolico, ha visto eresie, scismi e para-sinagoghe, per dirla con san Basilio, eppure la Cattolica è qui ancora oggi. Il segreto? Nemmeno troppo: è fondata, anzi unita a Cristo, come il corpo al capo. Quando le membra si ammalano, bisogna prendersene cura tutti, a cominciare dai pastori. Cosi, ha fatto papa Benedetto col suo pensiero e la sua azione, in specie verso i sacerdoti e i seminaristi. La prima cura è la dottrina ovvero l’insegnamento della fede trasmessa dagli apostoli, via via arricchitasi e non depauperata. La seconda cura è la liturgia sacra: altrimenti, come egli ha scritto, dal crollo della liturgia dipende la crisi della Chiesa. Ora, anche grazie a lui, da tanti segni che emergono, il sacro sta rinascendo e il futuro della fede è assicurato.
     
    Alcuni pensano che la morte di Benedetto XVI porterà ad un inasprimento e ad un’accelerazione di una determinata “agenda” all’interno della Chiesa, che avrebbe visto come tappa importante proprio l’abolizione del motu proprio Summorum Pontificum e la messa al bando della liturgia in vetus Ordo. È una preoccupazione fondata? Come si prospetta il futuro prossimo in questo senso?
    Dipende. Ma i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini: questi non possono nulla, se un’opera viene da Dio. Sta avvenendo che molti sacerdoti, in tutto il mondo, nonostante le restrizioni, celebrando la Messa in Vetus Ordo, imparano a celebrare con devozione e ordine la Messa ordinaria. Dunque, è già in atto la “riforma della riforma”, auspicata da Joseph Ratzinger. Se nulla accade per caso, tantomeno la morte di papa Benedetto. Gesù, non ha detto che il chicco di grano se muore porta molto frutto? Dobbiamo pregare e procedere con la pazienza dell’amore.
    In allegato il video con sottotitoli in italiano
    Il_motu_proprio_Traditionis_Custodes_“ha_spezzato_il_cuore_a_Papa.mp4
  5. SEM IPC
    Quantum potes tantum aude, invita San Tommaso nella sequenza Lauda Sion, composta per la festa del Corpus Domini: devi osare tutto ciò che puoi, per tributargli la lode dovuta. Non è roba da Medioevo; san Giustino, nel II secolo, attesta che il sacerdote "celebra l'Eucaristia con tutta la forza di cui dispone". La processione interpreta la storia: indica il nostro pellegrinaggio in questo mondo, verso la Terra Promessa dell'Eternità. Per questo è un solenne gesto di adorazione: il Signore si è inginocchiato davanti a noi per lavarci i piedi e noi non ci inginocchieremo davanti a Lui per entrare in quell'amore, che non rende schiavi ma trasforma? Dinanzi alle guerre e alle nefandezze umane nel mondo, come si fa a restare in piedi, sostenendo che siamo già risorti e che non siamo più schiavi? L'Eucaristia è in sostanza la risposta al problema della morte, perché è nutrendoci di essa che risorgeremo. E questo costituisce il vero motivo della festa cristiana, quindi della festa del Corpus Domini. La processione è finalizzata a manifestare la fede nella Presenza reale, anzi nella transustanziazione delle specie del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Signore, che il miracolo di Bolsena ha attestato grandiosamente. La processione, spostata alla domenica d'estate, sfila ormai in città deserte. A chi serve, se non incontra gli uomini, anche se indaffarati nel loro lavoro? Perché non riportarla al giovedì? Che ne dicono gli esperti di pastorale?
  6. SEM IPC
    E' noto che in tutti i partiti ci sono politici che si ritengono cattolici, nel centro-destra e nel centro-sinistra, ma il centro in realtà non esiste o è solo un ricordo del partito dei cattolici che non c'è più e stava a significare che in medio stat virtus. Chi è la virtus, ossia la forza?  Dio, Cristo Redemptor hominis "centro del cosmo e della storia", come affermò Giovanni Paolo II: senza di lui non si può governare veramente l'umana società. Senza questo "centro" non v'è alleanza durevole, anche se in tutta fretta si sta cercando di metterla su, ma è solo un'alleanza elettorale, a destra e a sinistra, ma non sarà al "centro", che puntualmente si infrangerà dal giorno dopo le elezioni, sullo scoglio di chi deve essere il primo, poi su quelli dei temi etici, non appena bisognerà prendere posizione decisa sul progressismo nichilista: dall’uso dei pronomi fluidi nelle scuole alla cancel culture, dalle unioni alle adozioni gay, all’aborto e all’attivismo transgender. Ci sarà chi vorrà mettere la sordina per timore di perdere consensi, perchè sarebbe ritenuto omofobo. Non ci si illuda: senza la verità morale  non v'è cultura politica. Certo, i veri cattolici usano il pensiero senza intenzione di offendere, ma rischiando di farlo, perché la verità fa male, soprattutto quando si critica il politicamente corretto. La vita è una lotta, e bisogna combattere senza abbattersi e affrontare le difficoltà. Bisogna usare il principio di realtà, collegato a una visione verticale dell’esistenza, specialmente per chi ha la fede, visione fondata sulla Rivelazione biblica che illumina ciò che accade nel mondo. Ne segue che la conversione,  non appena la legalità, è necessaria per tutti, se si vuole una società giusta; che l’orgoglio in qualsiasi campo, quindi anche gay, è un peccato e non una ragione di vita; che gli interventi chirurgici per cambiare sesso sono criminali, soprattutto quando lo si sfoggia (si pensi alle decisioni catastrofiche in materia, prese da adolescenti immaturi). La carne dell’uomo non è carne da macello, perché è chiamata alla risurrezione; risorgeremo secondo il sesso datoci alla nascita, anche se - sottratti alla concupiscenza come gli angeli - non ne useremo. Ancora, chi è cattolico non ha paura di dire che vanno esaminate le ragioni storiche, culturali e politiche dei conflitti internazionali, prima di schierarsi a testa bassa. Né ha timore di dire ai musulmani che devono rispettare il cristianesimo perchè appartiene all’identità europea. Soprattutto bisogna combattere la forma strisciante di totalitarismo, che Benedetto XVI chiamò "dittatura del relativismo". Il fuoco che in questa estate divampa qui e là, è metafora del castigo a cui gli europei sono sottoposti, dopo la pandemia e la guerra, per aver trasformato in “diritti civili” i loro capricci. L'apparente dissesto della natura, solo in minima parte - e transitoria - va addossato all’incuria dell’uomo; la natura invece geme e soffre anch’essa per i peccati degli esseri umani: la natura è troppo potente per essere condizionata dall'uomo che, quando la deturpa, percepisce ciò come un solletico. Formandosi un giudizio culturale, i cattolici in politica contribuiranno a salvare l’Occidente dalla follia. Dovrebbero dunque gli onorevoli politici che si ritengono cattolici riflettere su tutto ciò ora, e verificare se i partiti nei quali militano, condividono il pensiero cattolico altrimenti è bene non ritenersi tali e non chiedere il consenso agli elettori cattolici e ai laici sanamente razionali.
    Per realizzare dunque una vera alleanza che duri, non solo in funzione elettorale, si deve aderire alla virtus che sta al centro, la Verità che è Dio. E per questo, ci vogliono azioni necessarie alla piena conversione, che sono almeno quattro: la contrizione, la rinuncia, la confessione, la riparazione. Altrimenti l'orgoglio prenderà il sopravvento e la cosiddetta coalizione naufragherà sugli scogli degli egoismi individuali e di partito. Dunque, si consiglia ai politici che vogliono essere cattolici, a cominciare dai capi partito, una "giornata di ritiro" con confessione e Santa Messa, prima di dichiarare alleanze e programmi.
    Infine, in questo tempo di confusione causata da una profonda crisi dottrinale, bisogna osservare che gli elettori consapevoli di cosa significhi essere cattolici, ritengono impensabile di dare il consenso ai partiti che cambiano le leggi sulla famiglia naturale, ai candidati favorevoli alla pace ma anche all'aborto e alle unioni civili; invece daranno il voto a chi sostiene la vita dal concepimento alla morte ,a chi è per la libertà di educazione.
    Se qualcuno, a questo punto, osservasse che la politica è laica, risponderemo che la laicità non è autonoma dalla legge morale, tant'è vero che dinanzi a corruzione e immoralità a livello pubblico e privato, tutti si affannano ad invocare  "codici etici". In verità ne esiste già uno e immutabile: il Decalogo dato da Dio a Mosè e confermato da Cristo. Qui c'è la verità e la libertà di ogni uomo e della vera politica.
    I politici cattolici diano testimonianza col far conoscere questi pensieri a quei colleghi che cercano la verità e ai capi partito che si accingono ad allearsi, se non vogliono concorrere ad allontanare ancor più tanti dalla politica.
     
  7. SEM IPC
    San Giovanni Rotondo, Santuario S. Maria delle Grazie  1 Maggio 2023
    “Cari amici, oggi la Chiesa celebra San Giuseppe lavoratore. Il Papa Pio XII volle istituire questa celebrazione al primo maggio che, com’ è noto in tutto il mondo, è la festa del lavoro, per sottolineare che senza Dio, il lavoro dell’uomo non ha futuro. San Giuseppe è esempio dell’uomo che opera, che agisce, senza anteporre nulla a Dio. E siamo venuti qui, nella chiesa dove san Pio per tanti anni ha confessato tanti, donando il sacramento della riconciliazione e ha celebrato la santa Eucaristia. Quindi, questo luogo è particolarmente sacro. Qui egli per tanti anni ha portato su di sé la Passione di Gesù Cristo, insegnando a tutto il mondo che, soltanto portando la croce di nostro Signore, noi siamo salvati. Siamo in un tempo in cui questa verità è offuscata, perché si pensa che serve altro per salvare l’umanità, ma noi non siamo più grandi di nostro Signore, come sapeva bene padre Pio. Egli sapeva che la salvezza viene unicamente dall’unione con Gesù e pertanto la sua esistenza è stata nient’altro che un abbraccio sempre più stretto con Lui. Noi dobbiamo sempre e di nuovo, imparare questa verità. Non è scontato che i cristiani seguano Gesù Cristo, particolarmente nel mondo odierno e perciò dobbiamo imparare da questo Santo come si segue il Signore. Sappiamo tutti dalla vita di padre Pio, che egli non ha fatto nulla di più che il sacerdote, non ha fatto nulla di più che ascendere verso la santità: quindi, anche noi siamo chiamati, sebbene con diversi doni, nei diversi stati di vita, a percorrere la via della santità. Ma, senza i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia non è possibile farsi santi. Meditiamo molto su quello che san Pio ha trasmesso alla Chiesa. Ricordo soltanto che alle sue figlie spirituali, egli amava dire che bisogna lasciarsi sbozzare come avviene con le pietre, se si vuole diventare preziosi e utili alla costruzione dell’edificio ecclesiale. Cosa significa questo? Significa che dobbiamo imparare ad amare la Chiesa, anche quando la Chiesa ci percuote. Ci vuole pazienza, come insegna san Pio. Non sto qui a ricordare le persecuzioni che egli ha subito: le conosciamo tutti … Ma, sapete, la Chiesa mette alla prova la verità di ciò che noi viviamo e se ciò è vero, prima o poi, si afferma. Non pensate che costruendo un’altra chiesa, le cose migliorino. Come ha scritto papa Benedetto: il tentativo di creare un’altra chiesa è già stato fatto ed è fallito. Noi apparteniamo alla Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica. Ed in questa appartenenza, in questa sofferenza, come l’oro nel crogiuolo, ci purifichiamo, come si è purificato san Pio. Non possiamo andare in cerca di altre soluzioni: è rimanendo uniti al Corpo di Cristo, che è la Chiesa, di cui Cristo stesso è la testa, che noi ci convertiamo, giorno dopo giorno e, finalmente, ci santifichiamo. Dobbiamo imparare molto da questo Santo che, come sapete è un santo mondiale, proprio perché ha fatto ciò che deve fare un sacerdote, cioè perdonare e rendere grazie. Invochiamo san Pio, unito a san Giuseppe, del quale fu tanto devoto, affinché ottenga a tutti noi la conversione, la pazienza dell’amore e la pace del cuore. Sia lodato Gesù Cristo.”
     
     
  8. SEM IPC
    Le vesti sacre si configurarono in Oriente e Occidente tra il V e il XII secolo. La Chiesa comprese che per il Servizio divino non si potevano usare quelle da lavoro o militari, perché il sacerdote è un ministro che svolge la funzione di mediatore tra il divino e l'umano, continuando l'opera di Gesù Cristo.
    Lo splendore dei paramenti è a gloria e onore del Signore e non del sacerdote che li riveste, lo insegnano gli Orientali.
    Irridendo i merletti, si dimostra una doppia ignoranza: teologica ed ecumenica. Inoltre si espone ancora una volta al disprezzo e al ridicolo il ministero petrino .Anche attraverso il corpo, il sacerdote deve trasmettere una cosa: è stato reso degno di stare alla presenza del Signore. Quando siamo davanti ad altri più importanti di noi, non badiamo a come presentarci? Non lo faremo per il Servizio di Dio? Le vesti speciali che il sacerdote indossa significano che egli è una nuova creatura, è chiamato a compiere un'azione sublime e divina, che esige l'insieme di virtù simboleggiate dai singoli paramenti da indossare magari con brevi formule di preghiera, presenti nel Messale romano del 1962. Lo fanno anche gli Ortodossi. La sacra liturgia non è fatta di simboli? Allora, anche i merletti sono un simbolo.
  9. SEM IPC
    L'ha indicato don D’Ambrosio sul “Corriere del Mezzogiorno” del 22 Settembre. Sbaglia, completamente, almeno su due questioni da me toccate:    1. La questione dei principi non negoziabili, che sta alla base del bene comune (rispetto della vita dal concepimento alla fine naturale, famiglia naturale, educazione, libertà religiosa, ecc.), è incomparabile con altre questioni, che sono soggette a discernimento della prudenza (accoglienza di profughi, di migranti, ecc.). Negli States degli anni ’90 ci fu il noto Card. Bernardin che, in velata polemica con Giovanni Paolo II e la sua insistenza sui valori non negoziabili della cultura della vita, propose la discutibile teoria del “seamless garment" (tunica inconsutile) per dire che tutti i valori sono sullo stesso piano e formano un unicum… Ora purtroppo questa teoria è fatta propria da Paglia, dalla Pontificia Accademia della Vita, e in maniera implicita anche da papa Francesco.
    2. La questione della coerenza dei politici. Si potrebbe osservare che la coerenza è la virtù dei testardi. Essa è virtù se i principi sono buoni, ma è vizio se sono cattivi. Saulo di Tarso era molto coerente coi suoi principi di rigido fariseo, ma per salvarsi si convertì, quando gli apparve il Signore. Certo in politica si deve guardare anche all’affidabilità dei candidati che si votano, non principalmente a quella di morale personale però (altrimenti non si troverebbe quasi nessuno da votare, o forse qualcuno buono, ma incompetente…), ma a quella tra promesse e programmi (giusti) e effettivo compimento degli stessi. 
    Nessuno può affermare di essere stato coerente, a motivo del peccato. Gesù ha detto: Chi è senza peccato scagli per primo la pietra. E a proposito dei partiti del suo tempo(scribi, farisei...): Fate quello che dicono,, non fate quello che fanno. Altrimenti egli sarebbe venuto a salvare i giusti, non per i peccatori. Se la coerenza fosse la condizione per appartenere alla Chiesa, chi potrebbe farne parte? Infatti,l'incoerenza degli uomini di Chiesa, non intacca la verità di Cristo. Avevo sentito un intervento alla TV Sat2000 di D’Ambrosio in cui si scagliava contro la corruzione in politica con toni accesi in favore della “legalità”, tipici del mondo di “Libera” o del sinistrismo antimafia, adottato molto anche dai gesuiti. Col principio di coerenza si favorisce l'astensione. D'Ambrosio propone una dottrina morale relativista e non cattolica.
  10. SEM IPC
    Tra guerra e pace, il Fatto su cui dobbiamo fissare lo sguardo è: il Verbo si è Fatto carne. Fatto! Per cosa? Salvare il popolo dai peccati. Questa è la conditio sine qua non, per la salvezza del mondo e dell'intero universo, e la fede in queste parole, dice Dostoevskij. Uomini come Matteo lo capirono, hanno lasciato tutto e seguirono quell'Uomo in cui abita la pienezza di Dio, Gesù. E dedicarono la vita ad annunziare quel Fatto. La Chiesa non ha altra ragion d'essere se non questa. Se parla d'altro, se va dietro guerra o pace o giustizia o qualsiasi altra urgenza del mondo, perde il tempo. Troppo perde il tempo chi non ama quel Fatto ma il mondo. Perciò, chi vuol seguire Cristo viene sommerso, battezzato, rivestito di Lui, avendo rinunciato al mondo e al suo principe e creduto a Lui. Tutto questo chiede di riecheggiare costantemente nelle orecchie e nel cuore e nella mente: la catechesi. Ecco come cresciamo nella dottrina. Non basta fare bene il tuo lavoro, se vuoi essere discepolo di Cristo. Devi seguirlo dentro la comunione della Chiesa che da due millenni porta la croce del mondo. Così i sinodali tedeschi, i preti, i vescovi, il papa e i fedeli laici di ogni latitudine, s'accorgano che non abbiamo da costruire un'altra Chiesa, perchè chi l'ha fatto è fallito, dice Benedetto XVI.
     
    Il problema degli ecclesiastici di rango, quando intervengono sui media, è di parlare come politici se non come ideologi, invece che come pastori e maestri. Come dovrebbero qualificarsi? Giudicando, definendo, distinguendo il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto. In una parola, comunicando il pensiero di Gesù Cristo, dicendo la verità sull'uomo e sul mondo. Non è una verità, ma quella di Gesù Cristo, l'espressione dell'amore di Dio affinché l'uomo e il mondo si salvino. Invece stiamo assistendo al lento e progressivo divampare di un incendio, appiccato dai vescovi tedeschi che si sono ribellati alla Rivelazione, alla Parola di Dio conclamata nel post-Concilio al punto da sostituire quasi i Sacramenti, ma ora calpestata con l'avallo alla pseudo-benedizione dei gay-moni: pseudo ovvero falsa, in quanto un sacramentale, qual è la benedizione, non può discostarsi dal sacramento, in specie quello del matrimonio tra uomo e donna, per la contraddizione che non consente. Certo, si può comprendere il tentativo  del card. Ruini di salvare il salvabile, chiedendo l'attuazione della prima parte della legge 194 circa la tutela della vita umana nel suo inizio, e la differenziazione delle unioni civili gay dal matrimonio, cosa già affermata in teoria dalla legge apposita. Ma, il benemerito Cardinale avrebbe dovuto premettere e aggiungere che il pensiero cattolico non può che essere negativo sulle due leggi, perché contrarie alla Rivelazione. Nell'economia dell'intervista, non vi ha badato, perchè, conoscendo il suo pensiero, sappiamo che ne è convinto. Si aggiunga però, che le interviste dell'alto clero, in primis del papa, contribuiscono a far scadere il Magistero della Chiesa al livello di un'opinione come tante, mentre esso possiede uno statuto veritativo, quindi oggettivo. Il giudizio cattolico deve essere fermo nell'affermare la verità e indulgente nelle applicazioni, guardando al principio omnia videre, multa tolerare, pauca corrigere. 
    Torniamo all'incendio che rischia di divampare in tutta la Chiesa, se la Sede Apostolica non interverrà a ristabilire il confine su "ciò che sempre, dovunque e da tutti deve essere creduto". Se continuerà nell'ambiguità, accogliendo i gruppi Lgbt e non ammonendo che tali unioni sono contrarie alla Rivelazione, ci sarà la riedizione del comportamento di Leone X e della sua corte, che sottovalutò la protesta di Lutero, liquidandola come chiacchiere di frati. E l'incendio si propagò dappertutto nella Chiesa, perché non pochi preti e vescovi sono inclini ad assecondare le mode, a causa della precaria formazione ricevuta. E tornerà la dolorosa divisione come tra gli ortodossi e gli ariani. 
     
    Intanto, una parte cospicua del popolo italiano ha scelto nella direzione di Dio, patria e famiglia, nonostante la timidezza e la codardia dei pastori della Chiesa, che non smentiscono quei politici che si dichiarano cattolici è sostengono idee di uomo e di famiglia contrarie alla Rivelazione. Si apre una sfida culturale, una partita nuova sul terreno pre-politico, alla quale stiamo contribuendo, nel nostro piccolo.Bisogna operare in modo che i politici che hanno vinto, si confrontino con  questo soggetto dalla chiara identità cattolica.
    La sottovalutazione dell'identità, è costata la sconfitta alle elezioni del partito democratico, perché in esso, come i big del partito riconoscono, convivono varie anime, quindi grande confusione sotto il cielo. Infatti, fa specie sentir parlare Enrico Letta che, da cattolico, sostiene i cosiddetti "diritti civili" propri del partito radicale. Strano modo di essere cattolico ed amorale, col piede in due scarpe. Invece, semper idem, essere "sempre lo stesso", è una massima decisiva per esistere; il contrario è il trasformismo e la liquefazione. Tutti siamo avvertiti. 
    Si avvicina una sciagura polimorfa se non una meritata catastrofe, se continueremo ad essere "in piena sintonia con l'Europa" come vuole il card. Zuppi. Non stanchiamoci perciò di pregare.
  11. SEM IPC
    Ho letto con attenzione l’articolo di Galli della Loggia sul Corsera del 29 agosto. Mi son chiesto cosa si fosse proposto scrivendolo. Non son certo di averlo capito. Però essendo Galli della Loggia un intellettuale di altissimo livello e con grande credibilità, propongo di rileggerlo insieme con il metodo del sillogismo aristotelico .
    ANALISI: la premessa principale (che lui mette nella Conclusione) è: I cattolici sono importanti (anche in politica) perché hanno energie, volontà, capacità e sarebbe pertanto un peccato perderli (si noti che non dice che i cattolici hanno ancora, o no, fede… hanno energie…).
    Poi passa a rilevare che il mondo cattolico è assente nel discorso pubblico (ma il cattolico è “lievito”, non necessariamente parte del discorso pubblico. In più non è “assente“ per scelta, è stato escluso dal discorso pubblico). 
    – dice che è solo il papa che riesce a farsi sentire (mi pare si faccia sentire anche troppo, in più la CEI  oggi non è in mano a  un  Ruini). 
    – dice che politicamente i cattolici dopo la catastrofe del 1992-94, contano zero (non spiega cosa intende per catastrofe del 1992-94: Tangentopoli?; fine della DC?; fine dei partiti ideologici? sostituiti da lobby? 
    – dice che ha ragione Andrea Riccardi che il silenzio dei cattolici non è positivo e che devono riacquistare voce. (Ma Riccardi è già stato persino ministro, nel governo Monti. Si è fatto ascoltare ?). Poi non ci dice per cosa dovrebbero riacquistare voce, forse per riconfermare le tesi ecologiste  e immigrazioniste ?  O quelle sulla legge 194?
    – si domanda ancora una volta il perché dell’Eclissi cattolica in Italia e della irrilevanza pubblica, ma non si risponde. (Forse proprio perché in Italia c’è la sede della Chiesa?, forse perché si deve tacitare chi parla di “morale” comportamentale? forse perché i partiti politici oggi sono “globali e lobbystici “ ?). 
    Spiega invece che l’identità cattolica è divenuta fluida, senza connotati, identità, incapace perciò di avere ruoli di protagonista, ha candidati a destra, sinistra, centro, senza risultati nei temi più importanti (aborto…). Dice “per esistere bisogna coesistere”. Sono  d’accordo .
    CONSIDERAZIONI  principali reinterpretate  nell’articolo: 
    1-nel processo di secolarizzazione tecno-scientifica i cattolici non hanno saputo reagire e son passati da opposizione rassegnata a compromesso.
    2- hanno disconosciuto i principi di Autorità del Magistero.
    3- dal punto di vista politico, dopo la fine della DC, si son schierati con il PC sperando di dargli un’anima.  Senza riuscirci, e son falliti ….
    CONCLUSIONE  reinterpretata dell’articolo: Il cattolicesimo è finito, è divenuto tutt’al più una etica socialmente (in)utile, senza più identità. Meglio si riconverta, politicamente, emancipandosi dalla CEI e Santa Sede   smettendo di essere integralista (politicamente). In pratica (secondo la mia interpretazione) Galli della Loggia suggerisce di abbandonare l’illusione del cattolicesimo e cimentarsi in qualcosa di utile: la politica. Espressione della trasformazione del cattolicesimo in qualcosa di utile .
    Ed ora vorrei concludere con una proposta :
    PROPOSTA: Ho partecipato quest’estate a una "scuola" di cattolici desiderosi di formarsi al pensiero cattolico.  A mio intendimento è emersa una più forte esigenza ad ascoltare proposte operative su “che fare” per difenderci in una situazione che ormai appare irreversibile in un contesto in cui  le azioni sembrano esserci “sfuggite di mano” (Sollicitudo rei socialis di San Giovanni Paolo II) e gli strumenti  hanno ormai preso “autonomia morale“(Caritas in veritate di Benedetto XVI).
    Durante e dopo le mie discussioni alla “scuola” mi sono chiesto, sempre più preoccupato, come  un cattolico consapevole e di criterio, possa agire e reagire in un mondo dove si impongono  e si accettano,  rassegnati, verità storiche che descrivono solo gli “ effetti “ senza mai indicarne le vere cause o le origini. E se qualcuno prova a farlo viene escluso dai dibattiti. Appare sempre più evidente in questo XXI secolo la prospettiva di far emergere e risaltare l’azione umana, artefice di ogni progresso (naturalmente ignorando o negando Dio) e nel contempo attribuendo - al libero arbitrio - la responsabilità di ogni errore fatto, di ogni crisi generata, di ogni problema creato. Ciò perché il libero arbitrio è soggettivo, intuitivo, irrazionale. Pertanto va subito cancellato e sostituito con determinismo scientifico razionale onde evitare ulteriori problemi in futuro. Ma, cattolici consapevoli e responsabili non possono omettere di reagire, anche fortificando gli altri cattolici (anzitutto) ed il prossimo, al fine di proteggere e accrescere la loro fede. Ho percepito nella “scuola” quest’anno che c’è molto da fare per riuscirci. Questo mondo fa di tutto per confondere e non permettere di capire. E chi dovrebbe occuparsene istituzionalmente, non sembra interessato a farlo. E lo smarrimento percepito relativamente a ciò che sta accadendo e ciò che andrebbe fatto, è stato alto, ma più alta è stata la assoluta percezione della provvidenziale ansia di intendere per agire  manifestata dai presenti. Mi si conceda pertanto un paradosso. Oggi un cattolico dovrebbe saper “scandalizzare” proclamando ciò a cui crede con senso soprannaturale, e dovrebbe saper promuovere una “crociata” (che parola complessa da intendere!) contro i cattolici “IBRIDI”, cioè quelli catto-mondani, paurosi di scontrarsi con il mondo al fine di non esser considerati contro il progresso e la scienza ed esser considerati incapaci di capire la Realtà e divenire pertanto divisivi e non apparire "uomini di questi tempi". Oggi un cattolico dovrebbe saper scandalizzare spiegando le cause verso gli effetti e spiegando i fini da dare ai mezzi. Oggi, che lo si voglia riconoscere o meno, si sta preparando una nuova "rivelazione", per capirlo e reagire si deve smettere di esser catto-ibridi.  Si deve tornare al pensiero tomista-aristotelico.  ( amen)
  12. SEM IPC
    Saper percepire cosa  potrà  succedere nella nostra santa Chiesa  credo sia prerogativa dei  Santi. Ma i rischi  che si corrono ( certamente discutibili…) son percepibili anche da osservatori  sensibili.
    1°punto -Un  rischio  per un cattolico in questo XXI secolo è di sentirsi …“ poco coraggioso” e anziché impegnarsi a “fecondare “il mondo anche, o meglio, proprio oggi, in queste condizioni, secondo le aspettative di Gesù Cristo, accetti  a scatola chiusa  la profezia   di prevedere di  ridursi a “piccolo gregge” (molto molto creativo però …)   
    2°punto- Certo non è facile vivere la propria fede esemplarmente in modo di contagiare e fare apostolato, quando  ci si sente obiettare che ciò che  si propone, per evangelizzare, non è “esattamente” quello che  dicono e scrivono i massimi responsabili della Chiesa  ( la Gerarchia), facendo perdere credibilità  apostolica e crescendo persino i dubbi a chi pretende di aver capito meglio dei Capi ( la Gerarchia)  ciò che voleva il Fondatore della Chiesa. Ma chi avrà ragione ?  
    3°punto- Altro rischio conseguente  sta nei   contrasti comportamentali,  tra cattolici più ortodossi ( più rigidi ? ) e più progressisti  ( più  permissivi ? ) verso il  concetto di peccato. Ciò grazie  al  divario tra ideali spirituali e reali ( ci son tentazioni cui non si può resistere ?). In economia c’è una legge , la Legge di Gresham , che dice che la moneta cattiva scaccia quella buona. Vuoi vedere che la legge di Gresham si può applicare anche in materia religiosa sospettando che la morale cattiva scacci quella buona?  Risultato potrebbe essere eccessiva relativizzazione della morale.
    Conclusione: prospettive poco ottimistiche, contrasti nella evangelizzazione, relativizzazione della morale. Si deve riflettere come avrebbe fatto S.Tommaso ( se ci ricordiamo ancora chi è e cosa ha scritto).
     
    Cartesio, dopo quattro secoli, sarebbe soddisfatto (certo  non solo lui …), di come si sta finalmente riorganizzando  la dottrina cattolica spirituale,  in dottrina pratica di etica sociale. Il pontefice del Positivismo, Augusto Comte , dopo  poco meno di due secoli, sarebbe  altrettanto, o più, soddisfatto di aver ben profetizzato chi sarebbero stati i grandi riformatori  di detta dottrina .
    Ogni  cultura ha vissuto  negli ultimi  cinque secoli  il processo di  laicizzazione del sacro , ma  in modo diverso , sapendo conservarlo, ridurlo o  perderlo. Dopo l’illuminismo in Francia si assistette ad un rapido processo di "decristianizzazione". Nel Regno Unito, invece, di secolarizzazione della cultura. In Italia, dove la Chiesa cattolica apostolica romana  è  nata, vissuta  e  espansa  nel mondo tutto,  in più fasi e tempi,  si è assistito  ad un processo  molto diverso, più lento e progressivo, poi accelerato,  di destrutturazione . Questo processo   si è realizzata in modo   assolutamente originale e specifico,  che solo poteva esser concepito  per  la Chiesa di Cristo,  essendo la Chiesa l’unica autorità morale al mondo strutturata  secondo un modello di gestione assoluto e  accentrato  in una sola persona. Vorrei sottolineare questo punto: solo il Papa  può essere infallibile ( in materia di fede e morale ) , è un Dogma ( Concilio Vaticano I -18luglio 1870) .
    Conseguenza ?
    L’effetto specifico oggi, nel mondo cattolico,  sembra  essere   di “confusionalizzazione” su cosa sta accadendo e perché , con conseguente confusione sulla obbedienza, a chi e   su cosa. I cattolici sembrerebbero oggi  trovarsi  su una linea di confine  ( borderline ),  cercando di capire se e come adeguarsi al nuovo ordine dottrinale percependo la fine del vecchio ordine . In molti son convinti  che la civiltà cristiana  sia  morta e sepolta  e si debba  pertanto  spegnere la luce, altri son già disposti e pronti alla riconversione a  funzionari di  una onlus  che si occupa di sociale, altri  ancora  stanno pensando al ritorno nelle catacombe. Ma il pensare di doversi rassegnare a  ridursi a “piccolo gregge”, più o meno creativo, e pertanto rifiutarsi di pensare che Dio  si sia incarnato, sia stato crocefisso  e risorto,  e   2000 anni dopo debba  congratularsi per questa scelta coraggiosa  di diventare piccolo gregge  creativo, dovrebbe   pretendere una riflessione attenta ( appunto tomistica). Non solo perché  questo piccolo gregge  non inciderebbe in  quasi nulla e in nessun posto  e per  chissà quanti secoli, ma  considerando anche che  questo piccolo gregge, in questi tempi transumanisti, potrebbe anche esser  identificato come  una  “setta”  pericolosa da tener sotto osservazione , se non peggio… .
    Il Grande Joseph Ratzinger lo  spiegò profetizzandolo, è vero, ma nel lontano  1969, a fine Vaticano II, quando non era ancora Arcivescovo. Forse aveva ragione  e le ragioni che adduceva  sulla crisi in atto  sono condivisibili,  certo potrà risorgere una chiesa della fede, ma nel frattempo ?  Alla umanità chi racconterà la buona novella ? E qui vorrei proporre una riflessione .
    Anche la Chiesa, alla fine, è un mezzo, sacro perché voluto da GesùCristo, sacro perché  è  il mezzo di Redenzione, ma  non è la Chiesa  il Fine . Ma  se  la Chiesa è un mezzo, anziché  cambiarlo, o attendere che cambi , non è più logico  riferire la proprie attenzioni  a  chi lo utilizza  e potrà utilizzarlo?  Questa riflessione vale per ogni considerazione  su mezzi, fini  e utilizzo dei mezzi  per raggiungere un fine. Ma qui stiamo parlando di un fine ultimo :la salvezza.  
    Negli ultimi tempi gli errori fatti all’interno della Chiesa non son stati pochi . Il  rifiuto della scolastica e del  tomismo probabilmente è stato uno dei più importanti  .  Se non si  capisce  cosa conta e non si difende ciò cui si crede si è destinati a perderlo  e pertanto vivere di riserve spirituali  accumulate in precedenza e poi   di scuse e giustificazioni. Senza  le sue fondamenta  continuamente rinforzate  la civiltà  decade ,si corrompe inevitabilmente , perde la visione d’insieme naturale e soprannaturale, immanente e trascendente, perde la certezza del valore del libero arbitrio  accettando  un determinismo scientista, perde  il valore delle opere  legate alla fede  e permette a utopie di affermarsi, nella  dichiarata capacità di valorizzare e persino salvare l’uomo. Perdendo anche la speranza  e confondendo pertanto la certezza di  “che fare “ .
    Per decidere  ciò   che è opportuno fare, si  rifletta  secondo  san Tommaso - Aristotelico .
  13. SEM IPC
    -Ci si sta domandando da più parti  se la Chiesa debba pronunciarsi  sull’ uso etico e responsabile  della Intelligenza Artificiale . Leggendo fra le righe  il suo Magistero, si può scoprire che  la Chiesa ha indirettamente  già  fatto sentire la sua voce , chiedendo un nuovo capitalismo sostenibile ed inclusivo . Che sia voluto, capito  o meno, questo nuovo capitalismo significa, di fatto "digitale ".  Il bene degli esseri umani e  dell’ambiente  sarà grazie al digitale. Così è stato deciso
    -Infatti  sostenibilità e inclusione si traducono in questa  parola < digitalizzazione>  che è un vero  progetto, una concreta  idea . E’ il progetto voluto e supportato dal “mondo intero “ , è la base chiave del nostro avvenire , poiché sarà grazie alla Intelligenza Artificiale  che il  progetto di  digitalizzazione   si compirà per salvare il mondo intero, permettendo la crescita economica ( senza natalità naturalmente ), la fine delle diseguaglianze  e soprattutto  permettendo la protezione del pianeta .
    -Ma l’Intelligenza Artificiale è uno strumento , di per sé neutro,  di un'altra  vera scelta strategica riguardante la nostra civiltà: il  Transumanesimo , cioè  quel pensiero filosofico scientifico che è convinto che la condizione umana possa esser migliorata solo dalla scienza. Solo la scienza può migliorare l’umanità. L’Intelligenza Artificiale è solo lo strumento con cui rafforzare dette facoltà umane.  Ma essendo l’ Intelligenza Artificiale un <algoritmo> non può , in sé , esser  valutato moralmente, lo deve esser solo il pensiero filosofico-scientifico  che la utilizza .
    -La chiesa dovrebbe pertanto semmai occuparsi di questo .  Prima che anche lei possa esser disintermediata  da nuovi  attori digitali come sta succedendo a quasi tutte le istituzioni sociali cui siamo abituati . Amazon  sta sostituendo gli acquisti nei centri commerciali . Facebook  sta sostituendo gli incontri  sociali al bar. Google sta sostituendo la lettura dei giornali.  Netflix  sta sostituendo le sale cinematografiche , ecc.  Magari “qualcuno”  (che magari  viene  anche a far visita in Vaticano )  sta pensando anche alla sostituzione della Chiesa e delle sue funzioni con qualche  soluzione di “Metaverso”, anch’esso  frutto del digitale , che è una sorte di  “creazione”  fatta dall’uomo, una specie di “incarnazione “ di internet .
    -Se all’interno della chiesa non si rifletterà adeguatamente  e si reagirà   soprannaturalmente ,  l’Intelligenza Artificiale  potrebbe  diventare  la nuova “eucarestia”  in una religione relativizzata e spenta dove i sacerdoti saranno  neo-tecnocrati digitali , che ha fatto il “seminario” in Silicon Valley… .
     
     
     
  14. SEM IPC
    A furia di affermare  e portare testimonianze che l’uomo non è una macchina , la macchina non sarà mai “umana” e il robot non ha vita  perché  non si può riprodurre artificialmente la vita, si sta provocando e forzando reazioni  contrarie. In due sensi. Un primo senso per cercare di dimostrare il contrario (cioè che il robot può arrivare a “pensare” )   ed un secondo  senso per dimostrare che sarebbe molto auspicabile  integrare uomo macchina poiché solo la scienza e tecnica possono valorizzare l’uomo ( non Dio), visti i risultati della debole ragione umana . 
    Infatti, negli ultimi tempi soprattutto,  grandi sforzi son stati fatti  sia  per dimostrare che il “libero arbitrio”  umano  non funziona perché irrazionale, sia per  per dimostrare (con il metaverso) che l’uomo può  dare vita alla macchina (entrando in una forma di simbiosi con lei) .  Sono  sotto gli occhi di tutti  gli attacchi alla religione cattolica che sostiene il libero arbitrio,“ avversario ” del transumanesimo , che lo nega . Ma il problema  della creatura ( l’uomo) che diventa creatore  non sarà facile farlo finire qui.
    In un bel libro di Francesco Agnoli ( “10 lezioni di filosofia” – F&C -Guidolin), nella V lezione Agnoli , per difendere la Creazione ed il Creatore, tratta il tema della Intelligenza Artificiale  facendo spiegare da scienziati che i robot non sono vita  e l’uomo non è “creatore” che di macchine , sofisticate , ma sempre macchine.  Riferisce che persino Karl Popper esclude che si possa creare la vita artificialmente  e riporta le considerazione di un altro grande filosofo-scienziato Noam Chomsky , che spiega che i robot  mancano di autocoscienza , consapevolezza, creatività ,  emozioni , esperienze , non sono  liberi  ma son  solo un oggetto non cosciente, ecc.  Ma queste considerazioni  sembrano aver accelerato, in questi tempi di crisi economica  universale, l’affermazione del transumanesimo , che di fatto tenta di sostituire la scienza a Dio  con una nuova “Rivelazione” quindi. Ma  anche tenta di andare oltre immaginando l’uomo  stesso “creatore” con la  creazione del metaverso , cioè della “incarnazione “ di internet.
    Agnoli riporta anche una intervista  del 2015 del fisico e scienziato   Roberto Cingolani , attuale Ministro della Transizione ecologica nel (ex?) governo Draghi il quale dichiara di “annusare la trascendenza“ analizzando in veste di scienziato il genio di portata illimitata  di un ipotetico Creatore. Così come dichiara di trascendere anche quando ( sempre in veste di scienziato) pensa all’ esistenza di un infinito insondabile pre Big-Bang , irraggiungibile alla mente ( Avvenire ,19giugno2015). Insomma, non tutti gli scienziati  ammettono solo l’immanente escludendo il trascendente . Conseguentemente questi scienziati saranno piuttosto prudenti con l’imposizione transumanista del metaverso . O no ?
  15. SEM IPC
    Filosofo:  Caro economista, le propongo di riflettere su cosa è oggi antropologia, cioè la scienza che studia l’uomo fisicamente, moralmente , socialmente, culturalmente.  Mi domando cosa sia  o cosa stia diventando e cosà sarà domani , considerando che ormai mi pare stia dimostrando di essere  “antimetafisica “ visto che analizza l’uomo e persino  la sua coscienza prescindendo dal fatto che abbia o no un anima. Oggi antropologia potrebbe esser ridefinita “post-antropologia”  seguendo il post-umanesimo , pertanto. E che fa l’economista per soddisfare i bisogni di  un’uomo che non ha un anima ?
    Economista:  Caro filosofo, fino a ieri pensavo effettivamente  che per fare buona economia fosse sufficiente conoscere come soddisfare i bisogni dell’uomo, supponendo di sapere cosa è l’uomo.  Ma effettivamente oggi mi chiedo quali siano o  stiano diventando i bisogni dell’uomo e chi lo decida .Ovviamente decidendo anche come soddisfarli.  Ma lei pone un tema che mi mette in difficoltà, perché prima  dei bisogni  lei chiede chi sia oggi l’uomo . Ed implicitamente si chiede  quale sia  la sua libertà che gli viene concessa , se gli si riconosce o no libero arbitrio, se gli si concede di esprimere la sua volontà. Io speravo che questa risposta potesse darla il filosofo, ma riconosco che i filosofi  son  troppo impegnati  a mettere la religione contro la scienza per aver tempo per pensarci. Io temo che, nel contesto transumanista, all’uomo sia negato il libero arbitrio perché soggettivo e non razionalizzabile secondo i nuovi imperativi “scientifici”.  Pertanto non gli si riconosce ( più )  libertà , perché con la libertà che gli è stato concesso di esercitare  negli ultimi tempi , ha provocato disastri, crisi  irreparabili.  In sintesi, per la gnosi filosofica dominante oggi, è il libero arbitrio che è responsabile dei problemi che stiam cercando di risolvere . Perciò il libero arbitrio, soggettivo e irrazionale, va sostituito con  una adeguata forma di determinismo scientifico-tecnologico, che è invece razionale, farà il bene dell’uomo e della intera umanità e  dell’ambiente, riequilibrando  così i disastri fatti dall’uomo, influenzato  ancora oggi dal concetto di “sacro”, da  religioni- superstizioni , non scientifiche .
    Filosofo: si direbbe curiosamente che  l’uomo di oggi si ama e si odia, rifiuta il trascendente, ma  neppure intende l’immanente. Si relativizza confrontandosi con l’animale,  de-gerarchizza il suo ruolo nella natura, nel Creato, e si sente responsabile degli effetti dei cicli naturali ambientali, si considera scienziato ma non sa analizzare le cause limitandosi agli effetti. E per gestirli inventa utopie e gli economisti diventano utopisti.  Dovrebbe esser pertanto compito dell’economista spiegare  la differenza, oggi, tra scienza, scientismo e tecnologia . Invece lasciate che lo si  intenda grazie a  qualche trasmissione televisiva tipo quella di Piero Angela .  Questa è la fine del pensiero umano voluto dal Creatore. O no ?
    Economista:  è estremamente difficile  oggi per una creatura umana saper esercitare la propria volontà e libertà, i mezzi per condizionarla sono infiniti e l’economia  è certo la prima,  perché fa prendere  paura , paura di perdere ciò che sia ha, se non si obbedisce.  Oggi viviamo in una “infrastruttura”  da cui non si può uscire, è una infrastruttura tecnologica ( digitale ), economica (lavoro),  sanitaria e  sociale,  dove l’esercizio della libertà umana è limitato, ma ancora non totalmente cancellato. E’ limitato perché  non abbiam coraggio, non siamo consapevoli, abbiam paura e soprattutto manchiamo di guida, di maestri.  Faccio un esempio, questa tecnologia che  sembra  condizionarci così tanto l’abbiamo inventata noi, il nostro genio, come possiamo  pensare  che non  possa esser  gestita da qualcuno  e di non poterla pertanto  noi stessi contro-gestire?  La tecnologia non è altro che la  nostra applicazione pratica ( secondo convenienza e capacità)  di criteri scientifici che son spiegati dalla logica della  Creazione . E’ assolutamente vero che l’idea di questo nuovo capitalismo inclusivo e sostenibile , che non è altro che l’ultimo Reset, è un modo per aggirare la soluzione vera ai problemi  ed è certo orientato a decostruire l’essere umano  al fine di imporre  una forma di post-antropologia cancellando così il valore dell’uomo.  E’ l’eterno “non serviam” … stavolta condito con Intelligenza Artificiale. Ma scusi, filosofo, ma l’Autorità Morale perché non si sente più intervenire? Come mai si occupa solo di economia, confondendo  però cause con effetti ?
    Sacerdote . Scusate se intervengo. Vedete caro filosofo e caro economista, l’uomo di questo secolo ha una solo vero bisogno da soddisfare ed è ciò che da senso alla vita, ma non sa come soddisfarlo perché nessuno più glielo insegna o lo stimola a cercarlo.  E ciò è anche colpa di noi sacerdoti, mia, ma non della Santa Chiesa di Cristo.  E’ vero che la metafisica è ignorata, è vero che il libero arbitrio è negato e la libertà limitata, è vero che viviamo in una “infrastruttura” che ci impone comportamenti.  Ma riflettete, la supposta razionalità tecnico-scientifica del post e transumanesimo  porta  di fatto solo  a non contar su Dio .
    Ma come si fa a fare i conti se non si sa contare su chi realmente ”conta” ? Cerchiamo di esser realisti, ma soprannaturalmente realisti . Nessun umano ci può togliere  quello che è divino, solo chi ha creato una creatura può modificarla perché solo lui la conosce.
    Però è vero, dobbiamo reagire. Dobbiamo smettere la scelta del silenzio vile e colpevole di fronte a ciò che avviene. Questa è l‘ora del fare, dell’agire, dell’insegnare che l’utopia transumanista, che  ha più di 400 anni di storia,  oggi crede di poter affermarsi solo grazie alla Intelligenza Artificiale.  Appunto,  “artificiale”,  cioè contrapposta a ciò che è naturale.  L’artificiale è  realizzato  dalla creatura, il naturale è realizzato  dal Creatore. Amici , torniamo a fare  ed insegnare .Secondo l’esempio e insegnamento di Cristo. Ciò che è l’artificiale e algoritmico nel transumanesimo  deve farci  ridere, è  solo l’ultima utopia, da non sottovalutare naturalmente, ma  è solo una utopia.
    Concepite piuttosto  una scuola per insegnare cosa sono le utopie che possono diventare eresie  ed insegnare le straordinarie e affascinanti Verità che si vuole  sembrino esser scientisticamente  impossibili .  
  16. SEM IPC
    Probabilmente  mai come oggi  sentiamo offendere la nostra fede  cattolica sentendola descrivere come intollerante. Certo siamo distratti da altre offese che riteniamo più rilevanti e urgenti per una reazione.  Ma non sottovaluterei l’accusa di intolleranza. Spiego almeno due perché.
    Primo: Perché  implicitamente  sentiamo  persino lasciar confermare questa accusa  dalla stessa autorità morale che su questo punto indirettamente da ragione a chi ha interesse a farlo ( proprio oggi ), essendo la chiesa cattolica la più ascoltata  autorità morale al mondo da duemila anni. E pertanto non può esser oggi intollerante  con chi la pensa diversamente nel mondo globale oppure con chi sta cercando di fare il bene dell’uomo secondo criteri non previsti dalla religione cattolica ( si  pensi al transumanesimo o al metaverso) .
    Secondo: Perché   l’accusa di intolleranza potrebbe esser  un riferimento chiave per capire oggi come  bene e male si stanno confondendo e perché , e vale la pena parlarne e riflettere su cosa significa oggi esser tollerante o intollerante , su che .    
    Il grande maestro che ha insegnato , riferendosi  sul tema tolleranza e intolleranza , implicitamente ed esplicitamente alla chiesa cattolica , è stato un “gigante” sacro e intoccabile   della filosofia : Karl Popper,  filosofo della scienza e della politica , nato esattamente 120anni fa ( 28luglio 1902 – morto nel 1994).
    L’intolleranza della chiesa cattolica Popper la descrive indirettamente  nel suo "Paradosso della Tolleranza"  dove spiega che : < noi tolleranti dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti > ( che dovrebbero , appunto , esser i cattolici ).
    Nella sua grande opera (una quasi bibbia ) : “La Società Aperta”, auspica appunto una società  tollerantissima , aperta a tutti i valori , visione filosofiche, politiche , e soprattutto religiose , aperta a tutte le idee, ideali, esperienze. Popper invece biasima ( dimenticandosi il principio di tolleranza)  la “società chiusa” a quei valori che lei considera negativi ,  chiusa ai corruttori delle idee , chiusa a ideali che considera negativi. Così schiaccia l’individuo. La società aperta  non teme il confronto perché  rappresenta una sfida alle capacità umane di realizzare  al massimo  le potenzialità dell’uomo. Così valorizza l’individuo. Chi frena l’espressione di queste capacità, è  la  società chiusa, che è chiusa perché pretende di possedere le verità ultime ed assolute e impone conseguenti comportamenti agli altri . E’  naturalmente  la  fede  cattolica l‘esempio di massima intolleranza, lo sapevate?? Magari Popper avrebbe apprezzato un capo della chiesa che affermasse che    la chiesa non ha nulla da insegnare , bensì tutto da apprendere da tutti. Ma Popper ha lasciato questa terra nel 1994...  Popper però  ha lasciato  una eredità  che mi pare sia stata ben compresa. Lasciò intendere  infatti,  indirettamente naturalmente,  come distruggere la chiesa intollerante . Spiegò  che le  “Istituzioni” sono come le Fortezze. Resistono se la guarnigione è forte e fedele. Per abbattere la fortezza non c’è  sempre bisogno di assalirla, se ci si riesce,  basta corrompere la guarnigione .
    Seguace di Popper  è George Soros , fondatore della Open Society Foundation . Magnate esemplare  per la sua intolleranza verso le monete deboli  su cui speculare e per la sua intolleranza nei confronti di chi ha un credo religioso.  
  17. SEM IPC
    Un cattolico di criterio oggi non può non  preoccuparsi  del crollo della civiltà (occidentale e cristiana ) ed è costretto a chiedersi come e perché ciò sia avvenuto. Molti affermati intellettuali son convinti di saper spiegare perché  una civiltà sorge e declina fino a morire. Taluni son convinti che sia legata al ciclo  del  progresso tecnico scientifico. Altri son più cauti e scettici  sul significato stesso di  progresso e impatto su civiltà. Abbiamo letto libroni sul crollo della civiltà egizia, etrusca, romana, vichinga…  Siam stati costretti a leggerci le interpretazioni più o meno suggestive sul crollo della civiltà occidentale (che non tutti, ”prudentemente“,  hanno più chiamato cristiana… ) .Le interpretazioni più famose  di questo declino o crollo son state  imposte dal cosiddetto  pensiero politicamente corretto dominante, cercando  di non fare “moralismo”… .  Per esempio  Oswald Spengler (nel 1918) nel suo Tramonto dell’Occidente , spiega il declino dell’occidente grazie  alla perdita della fede …, ma quella illuministica . Paul Hazard  ( nel 1935 ) ,nella sua Crisi della coscienza europea, si avvicina al vero (fuochino, diremmo) senza sprecarsi troppo, individuandola nella trasformazione da una  società  fondata sui doveri a quella fondata solo sui diritti. Sottovalutando  un po'  il fatto che chi  proprio ha diritti maggiori (ignorati però) è la dignità della creatura umana. Frederic Nietzsche ben prima dei due colleghi citati  ( intorno al 1885) non si limitò a spiegare, bensì a profetizzare  il declino dell’Occidente. Anticipando la ineluttabilità  di  quello che stiamo vivendo oggi con il Transumanesimo: malthusiano e ambientalista. Ma il nostro Frederic porta  altre tesi molto forti, affermando che il declino dell’occidente era obbligato ed auspicabile, proprio perché fondato su radici cristiane (lui lo riconobbe!)  e perché il cristianesimo ha corrotto ed indebolito la civiltà intera . Interessante capire Nietzsche per capire i tempi che stiamo vivendo. Solo pochissimi, meno  conosciuti  e magari anche poco convinti , han tentato di spiegare che  il crollo della civiltà cristiana è dovuta alla negazione di Dio.
    Se io dovessi scrivere il perché la civiltà cristiana è crollata, scriverei perché non ha saputo mantenere fuse Conoscenza e Sapienza.  Ma perché non ha saputo farlo?  Questo è il punto chiave.  Perché?
    Ciò che  determina il crollo di una civiltà  come quella cristiana  è certo il  crollo dei valori creduti e vissuti. Certo ma perché ciò è avvenuto?  Perché?  Ed eccoci alla risposta .
    Il prof. don Alberto Strumia ( teologo tomista  , fisico e matematico) propone una riflessione fondamentale per rispondere ai “perché” . Perché la religione si è degenerata, la Verità è stata corrotta, le Leggi Naturali ( come primario criterio di Verità) son state negate e contraddette , la razionalità  andata persa.  Ciò ha influenzato il crollo dei valori e infine il crollo della stessa civiltà . La storia degli ultimi 50 anni in proposito è esemplare, se si volesse  capirla analizzando le cause, anziché solo gli effetti. Il prof. Strumia propone queste riflessioni in due libri (Cosa è una religione. Cantagalli 2006   e  Scienza e Teologia a confronto. Fede & Cultura 2014) .
    Confesso che dopo averli letti (soprattutto Scienza e Teologia a confronto) ho scoperto quante considerazioni ci son state “tenute nascoste“  o confuse , grazie a un preteso dialogo fra scienza e fede  spesso troppo superficiale, accomodante,  insufficiente a rafforzare la fede  verso quelle  tesi scientifiche  orientate a svalorizzarla  ( si pensi solo al tema Evoluzionismo) . Leggendo detto libro si intuisce (almeno  io l’ho intuito  così ) che  il declino della civiltà cristiana inizia  grazie  alla crescita del pensiero scientifico,  che è però  prevalso intimidendo il pensiero teologico e filosofico, grazie soprattutto all’indebolimento della ragione. Ed il famoso   dialogo  tra scienza e fede  ha visto  la fede  sempre più  in posizione subalterna, intimidita, subordinata alla Scienza , che non vuol sentir parlare di “fiat Lux”. Così , nell’ansia dei teologi di  ricercare l’unità del sapere, si è  imposta una  ricerca ossessiva di “concordismo”, cioè di ricerca da parte dei teologi di accostamento e identificazione della Creazione  con il big-bang della cosmologia scientifica . La Sapienza ha dovuto conformarsi alla Conoscenza. Perché mai ? Ed allora a che serve ?  Indebolendo  il carattere scientifico della Teologia, si è indebolita la  filosofia, si è indebolita  la ragione, e si è indebolita la fede .  Come non intendere ora  perché la civiltà cristiana è considerata da tanti teologi morta, sepolta e  comincia persino a puzzare  ? Ne parleremo a Bassano in agosto .
  18. SEM IPC
    Nel suo splendido articolo su IPC  ( “Contro chi è la battaglia ?” ), don Alberto Strumia  ci indica l’avversario contro cui dobbiamo combattere  e ci invita a tenerne conto. Molto intelligentemente sintetizza l’ operato  del nostro avversario oggi, riferendosi a suor Lucia di Fatima che spiegò che Satana  sta costruendo una Anti-Creazione .  
    Esatto, perfetto. Satana sta riscrivendo la Genesi: non più il Creatore  li creò uomo e donna, non più disse loro andate e moltiplicatevi, non più li invitò a sottomettere la terra e ogni essere vivente. La nuova genesi blasfema dice esattamente il contrario: Genderismo, neomaltusianesimo, ambientalismo e  animalismo.  Lo capiamo anche  leggendo un paio di notizie oggi  sulla decisione del Presidente del Veneto di attuare  anche lui una  rivoluzione dei diritti civili finanziando una clinica che cambia il sesso  ( scelta di civiltà)  o  leggendo quanto succede nello stesso ambito, nella chiesa tedesca.   
    Vorrei tentare di integrare il pensiero di don Alberto, quando ricorda l’espressione di don Giussani sul fatto che “si deve tener conto della totalità dei fattori (in gioco)", specificando che    si deve tener conto   anche della totalità degli “attori in gioco”, dei loro obiettivi, dei loro mezzi, ecc. . Cioè noi cattolici di criterio dobbiamo “pensare strategicamente“ e strategicamente agire. Questo, secondo me, intendeva don Giussani con questa considerazione. Don Strumia lo specifica bene quando parla infatti dell’avversario  con cui dobbiamo  combattere. Ecco, riflettiamo un momento su questo avversario: Il diavolo. Tutta la storia dell’umanità, non solo la storia sacra, ne ha subito l’influenza. Oggi sembra agire con maggior malizia offrendo alla umanità la proposta di migliorare in tutto scientificizzandosi, e pertanto modificandone obiettivi  e mezzi, rivoluzionando pertanto la Genesi stessa e le sue indicazioni. Questa è la grande tentazione di questo secolo, Ma noi dovremmo ricordarci che il Signore ci ha dato tutti i mezzi per vincere sempre in ogni tempo e condizione  ogni tentazione. Proprio il  grande cardinale Caffarra (con altri tre Cardinali ) ce lo ha ricordato con i DUBIA riferiti ad Amoris Laetitia che sembrerebbe proporre qualcosa di diverso, di molto diverso.  Ma il Signore non ci ha proprio chiamato alla santità, ad esser perfetti come il Padre Nostro  è perfetto ?  Ed a esserlo anche  oggi e  nel nostro  stato. Proprio oggi e proprio nel nostro stato, non “nonostante” le tentazioni di oggi e le difficoltà del nostro stato. Conveniamo o no che la crisi di oggi è crisi di santità ? Benedetto XVI conclude Caritas in Veritate spiegando che queste crisi non si risolvono cambiando gli strumenti ,ma il cuore degli uomini. E nella parte da lui scritta di  Lumen Fidei spiega che chi ha responsabilità di cambiare il cuore degli uomini è la Chiesa, con tre strumenti: preghiera, magistero e sacramenti. I sacerdoti cattolici ed i laici cattolici  dovrebbero riflettere bene su questi due punti. Ma per cominciare è necessario tornare alle raccomandazioni di don Strumia: riconoscere  l’avversario   e  aborrire il peccato, che non è certo conseguenza  della  la miseria materiale  (“l’inequità“, nella  ripartizione delle risorse )   a generarlo, bensì la miseria morale genera la miseria materiale (come si sente la  mancanza dell’insegnamento del Tomismo nei seminari).
    Che fare ? certo il Signore non vuole che contiamo troppo sulle nostre capacità e abbiam troppa fiducia nello sforzo umano, ma neppure ( io credo  e chiedo conferma a don Strumia ) vuole  che ci rifugiamo nella passività di azione, che con la scusa di abbandonarsi  nelle mani di Dio, di fatto trasforma la speranza in  “pigrizia spirituale“ …Se ricordo bene San Tommaso scrisse nella Summa che la Grazia non sostituisce la  Natura e Dio ci ha messo in mano gli strumenti che servono  a non tralasciare di fare ciò che si può, aspettando l’aiuto di Dio. Perché, se ho ben capito, ciò equivarrebbe a  “tentare Dio “ e pertanto anche la Grazia non agirà .
    Ma ho una riflessione finale che è una domanda per don Strumia. Fino a ieri noi cattolici ci misuravano con i Misteri della fede. Oggi  abbiamo un ”mistero”  in più da affrontare, riuscire a capire dove la Chiesa di oggi vuole portare la fede cattolica e perché.  Un piccolo nuovo  sotto-mistero è anche  capire come  il Timor di Dio  ( che non è terror di Dio…) sia stato trasformato in Timor della autorità morale. Un tempo ci insegnavano a sentirci “figli di Dio”  ed agire come tali. Oggi sembrerebbe ci invitino a considerarci cancro della natura ed a vergognarci di non esser giardinieri o ortolani. Se il mondo cattolico oggi non ha pace non può seminare pace e fede con gioia. Non solo non credo al rifugio nel  “piccolo gregge”  (una “setta “ di fatto) o al passaggio a religioni più ortodosse (che è esattamente quello che il nostro avversario vuole!), credo invece che dobbiamo ristudiare Caritas in Veritate (e Lumen Fidei) di Benedetto XVI. Ci ha spiegato tutto quello che dobbiamo fare. Questo sarà il tema di volta che verrà discusso durante i prossimi appuntamenti della Scuola Ecclesia Mater. Benedetto XVI aveva già spiegato contro chi stiamo combattendo e come combattere oggi.
  19. SEM IPC
    Il prof. Don Alberto Strumia  ci ha provocato con una riflessione magistrale  nel suo articolo  pubblicato su "Il Pensiero Cattolico"  𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 é 𝐥’𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐞𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐃𝐢𝐨 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 . Trovo questa riflessione molto importante e credo meriti ulteriori contributi . Don Strumia propone quattro passaggi con cui il “poveruomo “ intende  peccare contro Dio Creatore. I quattro passaggi che descrive sono  i seguenti .  Il  primo consiste nel  rifiuto della esistenza di Dio . Il secondo nel voler ignorare l’esistenza di Dio. Il terzo nel mettere l’uomo al posto di Dio . Il quarto nel  costruire caricature di Dio . Aggiungerei un quinto  passaggio molto attuale e  finale , conseguenza della filosofia transumanista , che  consiste nel  creare il “metaverso” per confermare che è l’uomo a fabbricare Dio . ( “non serviam” )
    Questo passaggio è molto attuale , tra poco ci verrà imposto ovunque e utilizzando ogni mezzo , perché verrà proposto quale soluzione alle crisi  create dall’uomo stesso. Le crisi sono infatti l’unica cosa che l’uomo sa creare quando  ignora Dio e viola le leggi naturali della Creazione .  Il metaverso è  Internet  che si  “incarna”  nell’uomo. Ciò  sta avvenendo  con una certa naturalezza dopo aver proposto  il concetto filosofico biologico detto Postumanesimo che dovrebbe averci  convinto che si possa trasformare in meglio la creatura umana integrando cervello e macchina , producendo un ibrido postumano (appunto). Ma il Postumanesimo ha generato il Transumanesimo , che è pensiero molto più scientifico che filosofico , con cui si vuole dimostrare che la condizione umana possa essere rivoluzionata con scienza e tecnica .Solo la scienza e non Dio migliora l’umanità ( e migliora pure  il pianeta che l’uomo, cancro della natura , sta distruggendo ) .Ecco quindi la premessa per  il quinto passaggio che segue  e forse completa i quattro proposti da don Strumia : il concetto di Dio Creatore danneggia l’umanità, va pertanto sostituito   con una nuova “RIVELAZIONE “, udite , udite : quella transumanista . Ma questa  “rivelazione”  , che in pratica   ci racconta  che Internet “  è Dio”  , sta preparando una sorpresina ,” l’incarnazione  di Internet “ grazie al <metaverso > che sostituirà la religione  dei nostri padri . Naturalmente son necessari    sacerdoti per questa nuova religione , e questi sacerdoti  usciranno dai “seminari” di teologia di Silicon Valley . Questi sacerdoti annunceranno la nuova verità , liberando così l’uomo dai vincoli biologici e morali, soprattutto dal “sacro”  .  Quando tutti , saranno convinti che questo rappresenta la soluzione a tutti problemi dell’umanità,  si scoprirà  anche  che la volontà  e la libertà  umana è stata trasformata  escludendo così  le scelte personali . Ma non sarà certo troppo tardi , perchè  Dio Creatore non si è fatto  certamente deformare da un algoritmo.
    Vorrei anche proporre un secondo commento allo scritto  di don Strumia  e  si riferisce alla sua splendida descrizione di come l’uomo modifica il suo giusto rapporto con Dio  e  si autocolpevolizza . Desidero proporre  di considerare anche che , modificando il rapporto  con  Dio , l’uomo nega la Genesi  Divina e la sostituisce con una  genesi umana . Le tre raccomandazioni della Genesi Divina sono (recito  a memoria )  : “Uomo e donna li creò…disse loro: andate e moltiplicatevi,  soggiogate la terra ,  sottomettete ogni essere vivente …
    La nuova genesi umana invece dice : “ …li lasciò scegliere  il sesso ( gender) … e disse loro :  -andate, .. ma siate malthusiani ( non siate conigli) ,- adorate la terra ( ambientalismo ),  – considerate ogni animale simile a voi…( animalismo ) “
  20. SEM IPC
    Da almeno 50anni  chi ha occupato le leve del potere in Occidente , secondo i principi illustrati da Robert H. Benson ne “Il padrone de mondo” , prende e impone decisioni talmente errate e talmente fondate su premesse errate, ma con conseguenze talmente drammatiche ,  che ci si meraviglia  che non si sia avviato una specie di “Processo di Norimberga” per crimini verso l’umanità.  
    All’inizio qualcuno aveva intuito o percepito il pericolo e rischio di queste decisioni , aveva dissentito , ma è stato presto messo da parte. Quello che viene definito “pensiero politicamente corretto” si è rivelato esser più violento del previsto . Ogni valutazione contraria  ed ogni richiesta di spiegazione ,pur ben argomentata , ha fatto la fine dei Dubia dei Cardinali su Amoris Laetitia  . E conseguentemente  chi ha insistito nel dubitare ha fatto la fine dei dubitatori citati. 
    Nei primi anni ’70 in Occidente , si sviluppò  e si impose  un pensiero forte e radicale che fu accolto in seno al pensiero delle leadership  occidentali senza praticamente esser messo in discussione . Questo pensiero  riuscì ad imporre che la crescita della popolazione  mondiale era insostenibile per il pianeta grazie al consumo di risorse naturali  scarse. ( soprattutto energia ) . Vennero  imposte,  grazie ad un modello di convincimento straordinariamente ben gestito, che si dovevano ridurre immediatamente le nascite per evitare la distruzione del pianeta (grazie al riscaldamento globale soprattutto) . Con questa imposizione si sancì definitivamente che  il vero grande nemico dell’uomo era l’uomo stesso ( cancro della natura , incidente nel processo di evoluzione) .
    I dissidenti scienziati  ed economisti che  osarono negare la tesi e spiegare i rischi e conseguenze , non furono mandati in Siberia ,ma furono umiliati e disprezzati  da un mix di spiegazioni  vagamente impregnate di darwinismo, malthusianesimo, nichilismo gnostico, e pure un evidente cinismo. 
    Lo spegnimento progressivo delle nascite ( solo in Occidente ,naturalmente ) mise a rischio la crescita del Pil , compensata da duplicazioni nei consumi individuali  a prezzi bassi grazie alla delocalizzazione produttiva in Asia ( a  low cost )che permise la crescita del potere asiatico ,ma creò il vero fenomeno dell’inquinamento atmosferico . ( sempre più eccessivi consumi in occidente e produzioni a basso costo senza  protezione ambientale in oriente  hanno generato il problema climatico ).   l’Occidente reagì inventando la “transizione energetica” , una strategia per riprendere in mano le redini dell’economia mondiale , destinata però a metter fuori gioco i produttori di energia ( gas, petrolio, carbone ) che in dieci anni sarebbero pertanto entrati in difficoltà e avrebbero necessitato soluzioni strategiche fatte di nuovi accordi commerciali . Ma nuovi accordi commerciali significa  transizione geopolitica del potere . Da accordi CinoAmericani e EuropeiRussi , si è provocato il nuovo grande accordo CinoRusso che provocherà altre alleanze . Mentre a noi occidentali resterà carenza di materie prime, inflazione , debito e popolazione vecchia e stanca , che forse domani ( 25 settembre ) vivrà la sua forse  ultima illusione con il voto alle elezioni democratiche.
    I due Dubia   che vorrei esprimere sono :
    Ma siamo certi che le premesse delle decisioni prese in Occidente negli ultimi 50anni siano corrette e non invece correggibili? Visto che son state l’origine di tutte le crisi successive ? Ma perché ,invece di cercare e studiare le cause dei problemi si continua a intervenire  solo sugli effetti , con reset  utopistici ? Sarei grato per le due risposte a questi due Dubia.  
  21. SEM IPC
    Propongo una domanda provocatoria introduttiva: non potrebbe essere proprio questo momento confuso e “oscuro” nella chiesa e nella stessa  civiltà cristiana, la grande occasione per unire  nella difesa dei valori cristiani,  spiegati quali fondanti in modo imprescindibile  la civiltà  e poi  convertire  alla fede,  gli “uomini di buona volontà”  con cui allearsi per difenderli, che siano atei devoti o saggi agnostici ? 
      Prescindendo da considerazioni  scontate su fede e ragione, mi domando  spesso  come mai , riconoscendo che è il cristianesimo ad aver  permesso lo sviluppo scientifico ed il progresso anche economico, si voglia oggi,  grazie al cosiddetto  ultimo utopistico reset  transumanista ,  cancellarlo perché  considerato  nemico di entrambi. Anzi , proprio oggi,  riconoscendo il fallimento di un modello di globalizzazione fondato su scelte innaturali,  invece di pensare di rivalutare il cristianesimo-cattolicesimo (ormai) riconoscendolo indispensabile, o almeno utile, all’uomo confuso di questo secolo , poiché gli da certezze  e speranze, lo si considera ancor più responsabile degli errori  che l’uomo ha fatto proprio in questo periodo . Sorgono spontanee alcune domande :
    -1° Ma è vero progresso  quel “progresso” che sembrerebbe voler cancellare il cristianesimo ? O chi lo vuol fare  è                    piuttosto chi se ne è impossessato e pensa di controllarlo ?
    –2° Ma le accuse al  cristianesimo  sotto attacco  sono vere accuse al  vero cristianesimo ?
    –3° Se un falso progresso stesse attaccando con false accuse il vero cristianesimo, che si dovrebbe fare ?  
    Proviamo  a riflettere .             
                 
    Oggi, proprio oggi, ci sono molte domande che un cattolico di criterio si dovrebbe  porre .   Cosa sia civiltà oggi per  esempio e la sua correlazione con il cristianesimo  . Era fino a ieri  opinione condivisa che la civiltà occidentale  si  è affermata  ( dal XI sec.) grazie al cristianesimo ed è  declinata    nel  XIX e XX  sec. negandolo   Ha accelerato  il declino  de fine XX  e inizio XXI  sec.   grazie  a un processo “imposto” nel mondo occidentale che ha influenzato il mondo intero  . Dopo la rivoluzione della riforma protestante e l’illuminismo , l’occidente si era convinto di poter  ri-civilizzare  il mondo intero ridimensionando  progressivamente il ruolo della religione (ormai solo) cattolica  , adattandolo sempre più alle “esigenze” del progresso e alle spiegazioni scientifiche . Certo ha modernizzato  ed arricchito  il mondo occidentale , ma lo ha migliorato ?  Che significa “migliorare “il mondo ? chi sa e  può farlo e come ?  Questa domanda è obbligatorio porsela .
     
    Anni fa un grande  e santo Cardinale mi concesse  una discussione  sulla  ragione o torto del pensiero laicista che ritiene  che la sopravvivenza della religione cattolica segua  lo sviluppo della scienza che a sua volta  spiega (quasi) tutto quello che prima spiegava la religione ,rendendola progressivamente  inutile  . E ciò viene ritenuto   senza  voler cercare di capire se sviluppo e  progresso  scientifico  non siano  proprio conseguenza della  cultura di fede-opere  della religione cattolica. Ma il pensiero laicista non sembra permettere  detta discussione , privando il cattolico di libertà di  pensare e affermare che  lo sviluppo della civiltà è frutto della Verità vissuta con opere. Insinuando che pertanto la religione non è solo inutile ma anche dannosa per l’uomo e per la civiltà occidentale . Nietzsche esulterebbe oggi ,vedendo avverata la sua profezia . Purtroppo . Perché  è molto probabile , se non certo,  che il progresso scientifico ed economico di cui siamo fieri ,  sia anche  segno di contraddizione , avendo si generato tanti  straordinari   vantaggi ed opportunità ,ma avendo  anche creato tante “confusioni” nella testa dell’uomo pieno di conoscenza,  ma sempre meno dotato di sapienza. Sapienza indispensabile per saper gestire la conoscenza che non può avere autonomia morale e può sfuggire di mano al poveruomo .  Questa  probabilmente è la vera risposta  alle  tre domande poste all’inizio . Peraltro anche la Genesi dice lo stesso…   
     
    Ma con il riconoscimento del  fallimento della globalizzazione occidentalizzante che succederà ora ?  La religione cattolica verrà cancellata definitivamente o verrà ricercata e rinascerà,  riconoscendosi  di  non poterne fare a meno ? Per rispondere a questa ultima domanda propongo una riflessione  sulle “forze in gioco”. Mi limito a tre attori in gioco.
    – Attori contro . I laicisti nietzschiani , che sostengono che l’uomo debba autodeterminarsi senza affidarsi  ad una entità divina ed   addirittura persino a un sedicente suo rappresentante sulla terra , insegnano che  l’uomo deve imparare ad accettare le verità scientifiche ( anche se provvisorie e temporaneamente ancora  incomplete ).  Solo con il transumanesimo  sperimentato e vissuto l’uomo non necessiterà  più una religione . Una religione peraltro origine di tutti gli errori fatti , avendo imposto il concetto di libero arbitrio ( irrazionale e soggettivo )  , che deve subito convertirsi in determinismo scientifico ,onde evitarne altri peggiori.
    -Attori neutrali.Gli “atei devoti”( genericamente parlando) e gli agnostici saggi , che alla fine ,con un certo distacco ,  sostengono  i valori culturali del cristianesimo senza quelli spirituali ( cioè l’appartenenza senza credenza ). Ma oggi cominciano a preoccuparsi dei rischi del relativismo  che  confonde bene con male e della negazione del libero arbitrio  che si vuole sostituire con determinismo scientifico. 
    -Attori confusi . I cattolici infine , negli ultimi anni soprattutto grazie alla ambiguità dottrinale di vari teologi e di molti  stessi pastori , hanno perso buona parte della  fiducia nella gerarchia e han subito  la rottura al loro interno , prima tra “tradizionalisti e progressisti” , poi all’interno  degli stessi ( cosiddetti)  “tradizionalisti “ . Con la conseguenza di  allontanarsi o cercare fuori dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana , soluzioni  verso altre forme religiose o persino  accettando persino l’ipotesi del “piccolo gregge”  ininfluente , piuttosto a rischio di esser  assimilabile ad una setta religiosa e pericolosa. 
    Laicisti, Indifferenti e  Cattolitiganti , sembrano esser  i nostri attori principali interessanti (ovviamente ignoro  appartenenti ad altre religioni ecc. )  che recitano  in questo palcoscenico. 
    Dobbiamo riflettere  strategicamente riferendoci al bene della cultura e civiltà cristiana prodotta dal cristianesimo , scomparso il quale  l’uomo ritornerà pagano e  homo homini  lupus  . Cattolici , atei devoti e agnostici saggi  sono una moltitudine , sono maggioranza potenziale ,  in grado di reagire e difendere i valori cristiani . E alla fine chi difende un valore si  può convertire  al principio del valore .
    Per far smettere di litigare  i cattolici , per far entrare gli atei devoti e gli agnostici saggi   oltre la soglia del “cortile dei gentili” e garantirsi una alleanza strategica  con loro , necessaria a   manifestare  la nostra verità verso  la cultura  laicista  , abbiamo bisogno di “pastori “  perché siamo,  e dobbiamo restare,  un “grande gregge” che serve , che insegna , che converte  , come ha preteso il Fondatore del gregge stesso. Anzi  proprio questo momento oscuro potrebbe essere  grande occasione per unire , e poi  convertire  alla fede,  gli “uomini di buona volontà” .   Si dovrebbe chiedere ai nostri santi pastori di esplicitare con chiarezza e coraggio   cosa dovrebbe  essere la Chiesa oggi , concretamente , se vuole essere Chiesa di Cristo e non di altri . Basterebbe  convincerli a porsi  domande semplici ma attuali .  Per esempio : < Vien prima la fede o la misericordia ?> ; < Vien prima la miseria morale o quella materiale ? >; <Il senso della vita è la difesa dell’ambiente o lo è  prima la ricerca della salvezza ?>; < Per gestire queste crisi in corso si deve cambiare gli strumenti o il cuore dell’uomo ?> . <Chi ha responsabilità per cambiarlo e con quali mezzi ??  . > , ecc.
    Ecco . Saper rispondere a queste domandine semplici semplici può aiutare a capire le prospettive che dobbiamo affrontare  per stare nella Verità  e per  riconoscere e difendere la vera libertà  della civiltà che il cristianesimo ha fondato , che , forse non è chiaro a tutti , ma è in pericolo .
          
  22. SEM IPC
    L’inflazione , soprattutto quella che attualmente  ci preoccupa, come fenomeno economico può e deve  esser valutata nella sua “moralità”, pertanto va adeguatamente capita. Domandatevi come si può cancellare  un debito consistente di un privato, pari per esempio a molte annualità di reddito. La risposta può prevedere l’ipotesi di non pagarlo affatto dichiarando fallimento, oppure “tirando la cinghia", spendendo e consumando meno, oppure cercando di, o guadagnare di più in futuro, oppure  ancora,  grazie alla inflazione che riduce nel tempo  il debito reale. Inflazione(dal latino inflatio, gonfiatura) generalmente nasce da un aumento dei prezzi dovuto alla crescita dei costi di materie prime o all'aumento della domanda dei consumi. L’inflazione provoca riduzione del potere di acquisto e modifica ogni valore economico numerario (debito, credito, trasferendo valore dal debitore al creditore...) o reale (mobiliare o immobiliare). L’inflazione che stiamo vivendo oggi  è di carattere straordinario, dovuta a Covid e Guerra in Ucraina, ed  è sostanzialmente dovuta a crescita straordinaria dei costi delle Materie Prime (energetiche soprattutto, ma anche molte altre necessarie alle nuove produzioni  “sostenibili” ).Questa avrà un effetto elevato perché  penalizzerà enormemente il risparmio, i redditi,  i consumi  e pertanto la ripresa economica. In pratica questa inflazione  fa assorbire  il costo Covid e War  soprattutto al risparmio.  L’inflazione è infatti uno strumento, gestito per assorbire debiti pubblici elevati (una inflazione al 10% all’anno, in dieci anni cancella, di fatto, il debito).Ma  se  detta inflazione non verrà controllata subito e bene, potrà produrre crescita salariale e nuova inflazione, potrà produrre aumento dei tassi di interesse e freno alla crescita economica, potrà produrre tentazioni di svalutazione dell’Euro e nuova inflazione. I governi infatti per risolvere i problemi Covid e War stanno creando  disavanzo (debito), il disavanzo  viene sottoscritto dalle banche centrali  creando inflazione, l’inflazione riduce il Debito/Pil permettendo di fare nuovo disavanzo. E come  lo  si pagherà se non con l’inflazione generata?
    In pratica tutto ciò potrà produrre decrescita economica felice. Quella prevista dai neomalthusiani per dissuadere la crescita della popolazione e proteggere l’ambiente dall’uomo “cancro della natura". Questa è inflazione immorale.
  23. SEM IPC
    Questo mio contributo è il primo di una serie di articoli attraverso cui si vuole render ragione del pensiero cattolico, il quale trova la sua fonte e il suo culmine nella Fede consegnataci dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, professata nel Credo, espressa nella dottrina definitiva ed applicata nella morale definitiva. Lo scopo è quello di dimostrare come la Fede Cattolica sia una fede razionale perché il Dio che ne rivela i contenuti è in principio Logos, ossia Ragione e Ordine, Parola Sapiente.
    Nel sottotitolo ho riportato la celebre frase agostiniana: Credo ut intelligam intelligo ut credam. La traduzione più usata di questa espressione è Credo per comprendere, comprendo per credere. Mi si permetta di specificare il perché della scelta dei termini mediani “comprendere comprendo”. Agostino usa il verbo intelligere, da cui viene il nome “intelligenza”. Letteralmente intelligere, composto da inte (a propria volta da intus) e da legĕre, vuol dire “leggere dentro”. L’intelligente, dunque chi comprende pienamente, è colui che sa leggere dentro le cose, che sa andare oltre l’apparenza e questa capacità presuppone una fede: non esistono solo le realtà visibili, ma esiste qualcosa che non vediamo che supera ciò che vediamo e lo sorregge. Quando l’uomo intelligente crede, inizia a comprendere, e quando inizia a comprendere crede. Comprendere, a sua volta, viene dal latino cum-prendere, ossia prendere insieme, riuscire ad abbracciare la complessità del reale, universalizzare, ossia tendere verso l’unità superando la complessità. L’uomo intelligente è allora colui che, in base alla sua fede, comprende. Ecco allora giustificata la scelta dei termini “comprendere - comprendo” per tradurre “intelligam intelligo”.
    Veniamo ora al significato che Agostino ha voluto attribuire  a questa lapidaria espressione. Prima di essere il Santo che tutti noi conosciamo, Agostino era un pagano in preda alla concupiscenza della carne, degli occhi e della superbia della vita. Tuttavia non ha mai smesso di cercare la Verità e, come è noto, chiunque cerchi la Verità, cerca Cristo. È certo che le preghiere della madre Monica siano state il sostentamento del suo cammino di vita, come egli stesso riconosce nelle sue Confessioni, ma è anche vero che il suo desiderio di verità ha contribuito alla sua conversione. Il primo approccio alla filosofia, che inizierà a fargli prendere le distanze da una vita sregolata, avviene grazie alla lettura di Cicerone. Qui inizia a prender forma il suo desiderio della Verità, ma sotto forma di verità filosofica, influenzata dal neoplatonismo del suo tempo, che non escludeva le realtà invisibili, di cui la più importante è l’Essere: anzi, tali realtà venivano indicate come modello perfetto rispetto alle realtà materiali visibili. Vigeva, infatti, la dicotomia anima-corpo. Inebriato dal grande retore latino, Agostino inizia a cercare una dottrina che possa render ragione di ciò che ha appreso e in un primo momento crede di averla trovata nella eretica dottrina del manicheismo, la quale sosteneva l’esistenza di due realtà antitetiche: il Bene e il Male. Due divinità in guerra la cui fine sarebbe stata segnata dal trionfo del dio del bene. Agostino non essendo come i fideisti che accettavano le dottrine ricevute senza ragionarci su, senza porsi domande, capì che la tanto amata verità, quella “Bellezza Tanto Antica” cui anelava ormai da tempo, non era in quella dottrina e se ne distaccò, grazie alla Rivelazione della Santa Dottrina Cattolica, propostagli dal Vescovo di Milano Ambrogio, di cui aveva sentito parlare in ambiente romano soprattutto dall’oratore Quinto Aurelio Simmaco: questi, resosi conto delle qualità oratorie di Agostino, lo aiutò ad andare a Milano per opporlo al vescovo suo nemico in campo politico e sociale. Lo scontro tra Ambrogio e Agostino fu vinto nettamente dal vescovo e tale vittoria vinse l’Agostino pagano e fece nascere l’Agostino cristiano che poi divenne Santo.
    Da questa brevissima sintesi della sua vita comprendiamo allora che la frase che dona il titolo a questo articolo è frutto di una presa di coscienza: la fede e la ragione sono in relazione tra loro, così come Dio e l’uomo. Qui fede e ragione devono essere considerate due realtà che costituiscono l’uomo, dove la ragione, l’intelletto, con le sue categorie, serve per comprendere il dato rivelato a cui ha deciso di credere per comprenderne sempre più la sua ragionevolezza. È necessario distinguere qui la fede oggettiva da quella soggettiva. La Fede oggettiva è il dato rivelato a cui ci viene chiesto di credere. La fede soggettiva è l’atto personale con cui ognuno di noi, con volontà e intelletto, crede nella fede oggettiva. Chiarito questo possiamo affermare come Agostino, quando dice Credo per comprendere, stia facendo riferimento alla fede soggettiva, quella sua, personale, che ha dato alla Fede oggettiva, offertagli da Sant’Ambrogio e grazie alla quale ha iniziato a comprendere veramente. Dunque, per Agostino la voglia di comprendere, la fame di verità, trova ora nella fede il suo compimento, la sua ragione: cioè, quella di render ragione della Verità Cristiana, di dare risposta alle problematiche culturali, sociali, morali e politiche del suo tempo. Precisiamo qui che Agostino andò a Milano spinto dal retore pagano Simmaco che sosteneva la veridicità della religione romana contro quella cristiana. Egli, dunque, doveva render ragione della superiorità, per l’impero, della religione romana, e finì per essere convinto da Ambrogio del contrario, ossia che l’unica vera religione è quella cristiana, mentre le altre religioni non hanno motivo di esistere. Quattro anni prima, nel 380, Teodosio aveva dichiarato la religione cristiana la Vera Religione dell’Impero, e successivamente allontanò tutti coloro che si opponevano a tale verità, fra questi Quinto Aurelio Simmaco. Capiamo così che Agostino da sempre aveva avuto a cuore la verità, e una volta che gli fu rivelata l’accolse e la difese con volontà ed intelletto, usando quegli strumenti che aveva appreso dalla filosofia pagana, dai grandi retori, con la differenza sostanziale che, mentre i retori desideravano farsi ragione esclusivamente attraverso l’abile uso delle parole, in Agostino la retorica, illuminata dalla Fede, si faceva strumento per la difesa della Verità di Cristo. Così il Santo generò la celebre frase che diede i natali, se così si può dire, alla ricchissima riflessione sul rapporto fede-ragione, che contraddistingue la Vera Religione da tutte le altre false religioni, il Cristianesimo Cattolico dalle dottrine varie e peregrine. “Credo per comprendere”, in Agostino, così come in ogni vero cristiano cattolico, è la consapevolezza che senza l’adesione di fede non si può essere veramente intelligenti, non si può comprendere pienamente, si rimane in qualche modo ciechi e monchi nella comprensione. Una volta compreso ciò, si può allora intendere il comprendo per credere, e cioè che la ragione che Dio ci ha donato è fatta principalmente per credere.
    Vorrei render ragione, con delle mie considerazioni personali, di queste ultime affermazioni servendomi di ciò che gli ebrei insegnano circa l’apprendimento della Sacra Scrittura. A tal riguardo essi individuano quattro momenti: Damanah che è star fermi e zitti. Nell’apprendimento della Verità non ci deve essere precomprensione, né pregiudizio. Nessuna attività umana deve interferire, bisogna solo ascoltare. Shemà Israel! Ecco il secondo momento. Gli ebrei esprimono questo momento con una parola la cui radice è formata da tre consonanti del loro alfabeto, Kaf-Vav-Nun. Questa radice indica l’atto dello star saldi in ciò che si è ascoltato, il credere, il prestar fede. Questi due momenti possiamo, per analogia, attribuirli a due fasi della vita di Agostino: il primo è consistito nell’ascolto prestato ad Ambrogio; il secondo nel prestare fede a ciò che ha ascoltato. Il terzo momento gli ebrei lo chiamano Darash, che significa ‘mettersi in cammino, alla ricerca’. È l’intelletto che si muove alla ricerca di Dio, ma non è lasciato solo, così come avviene per lo gnostico che cerca e ricerca, ma è un intelletto illuminato dalla fede, guidato, critico. Questo intelletto è quello di un uomo che cerca Dio, che vuole entrare in relazione con Dio, poiché crede che Egli sia, esista, pensi, parli, agisca. A quest’uomo viene donata la comprensione di Dio e la conoscenza per mezzo dello Spirito Santo. In questa fase Agostino sperimenta le parole del Vangelo “continuate a cercare e troverete, continuate a bussare e vi sarà aperto. Perché a chiunque chiede lo Spirito Santo nel mio Nome il Padre mio glielo concederà”. Lo Spirito Santo è la Persona della Trinità che conduce alla Verità, a Cristo. La quarta e ultima fase gli ebrei la chiamano Asah, il mettere in pratica, che per noi è l’abbandono del peccato, la crescita spirituale in Cristo, la vita cristiana che alla fine Agostino abbracciò e che lo condusse alla santità.
    Non posso comprendere senza prestar fede a ciò che mi è stato rivelato e consegnato come oggetto degno di fede, e se non comprendo non potrò realmente credere. Pensiamoci!
    Nel prossimo articolo approfondiremo come la Fede sia il fondamento della ragione, meditando su ciò che Sant’Anselmo d’Aosta ha voluto dirci nell’espressione Credo ut intelligam.
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