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Blog Entries di SEM IPC

  1. SEM IPC
    "La Chiesa dopo Benedetto XVI fra realtà ed utopia" è stato il tema dell’interessante incontro organizzato il 3 marzo 2023 dall’ Università Popolare Molfettese . La serata ha visto un folto pubblico assieparsi nella pur ampia sala “Don Tonino Bello” della parrocchia S. Pio X a Molfetta in provincia di Bari, ha visto protagonisti don Nicola Bux e  Aldo Maria Valli, già vaticanista RAI, moderati da Nicola Barile. Non si è trattato di un simposio sul pensiero di papa Benedetto, quanto di una riflessione, a partire dal contributo del suo pensiero, sul bivio in cui si trova la Chiesa attuale, come ricordato dal moderatore: da una parte il realismo, quello metafisico di S. Tommaso d’Aquino, dall’altra la deformazione dell’idea di utopia coniata da S. Tommaso Moro, per giustificare l’imposizione di idee e concetti del mondo contemporaneo. 
    Sia don Nicola, sia il dott. Valli hanno conosciuto Benedetto XVI e ne hanno ricordato entrambi il carattere mite e la profondità del pensiero; la loro interpretazione, tuttavia, diverge circa la valutazione  del suo magistero, prima come teologo, poi come papa. Se per Valli Benedetto ha ereditato le tensioni che discendono, secondo lui, dal Concilio Vaticano II, non risolvendole, secondo Bux, invece, Benedetto ha manifestato creatività e originalità, ma sempre sforzandosi di mantenersi nel solco della tradizione cattolica; da qui la sua lettura non traumatica del Concilio, secondo quel principio della vita della Chiesa noto come “ermeneutica della continuità”. Se si pensa ad esempio alla trilogia su Gesù di Nazareth, non sarebbero pertanto il Concilio e le sue interpretazioni il problema della Chiesa attuale, quanto la riduzione della figura di Gesù a maestro di moralità, sostenitore di valori in linea con il mondo contemporaneo, ma inevitabilmente in contrasto con la realtà: si pensi, ad esempio, al mito del pacifismo, smentito dal ricorso, ancora oggi, dell’uomo alla guerra.   
    Entrambi i relatori, tuttavia, hanno concordato in conclusione i rischi dell’attuale fase sinodale, che appiattisce la Chiesa alla sua dimensione burocratica, facendone dimenticare la natura sacramentale. Un dibattito reso breve dai tempi contingentati della serata ha comunque consentito alla partecipata assemblea di evidenziare i dubbi che, evidentemente, questo attuale corso della Chiesa non riesce a fugare. 
     
      
     
  2. SEM IPC
    Ha fatto notizia due settimane fa una dichiarazione di Blake Lemoine, ingegnere informatico di Google nonché studioso di etica, secondo la quale il sistema di intelligenza artificiale di Google LaMDA (acronimo che sta per Language Model for Dialogue Applications), è diventata senziente: in altre parole, non sarebbe più una macchina, ma una persona. Lo scienziato, infatti, in un post online ha affermato che in alcune conversazioni con LaMDA sono emersi argomenti di religione e personalità e l’intelligenza artificiale, ad un certo punto, ha espresso un livello sorprendente di auto-coscienza al punto da sembrare umana, arrivando  persino ad affermare: “Voglio che tutti capiscano che io sono, a tutti gli effetti, una persona”.
    Google non si è detta affatto d’accordo con Lemoine sul fatto che LaMDA sia senziente: dopotutto, secondo l’azienda, i sistemi di intelligenza artificiale come LaMDA attingono da miliardi e miliardi di parole, scritte da esseri umani, per produrre risposte alle domande. Google ha messo in guardia contro l' “antropomorfizzazione” di tali modelli semplicemente perché si sentono intervistati come veri e propri umani.
    Il tema delle intelligenze artificiali senzienti ha affascinato le menti degli scrittori di fantascienza per decenni, ispirando spesso storie sulle conseguenze delle loro azioni malvagie, come ad esempio il celebre Hal 9000 di 2001: Odissea nello spazio (1968), ma anche i pensieri di autorevoli scienziati come il fisico Stephen Hawking che, poco prima di morire, disse alla BBC nel 2014: “Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe significare la fine della razza umana”.
     Ma LaMDA è davvero senziente? Non c’è modo di rispondere a questa domanda al momento, principalmente perché, come ha sottolineato lo stesso Lemoine, "non esiste una definizione scientifica accettata di ciò che è senziente".
    Dal punto di vista del giudizio cattolico, vale la pena chiedersi se la Chiesa abbia detto qualcosa sull’intelligenza artificiale: in effetti, papa Francesco e il dicastero competente, la Pontificia Accademia per la Vita, hanno spesso affrontato l’argomento negli ultimi anni.
    Nel novembre 2020, papa Francesco ha invitato i cattolici di tutto il mondo a pregare affinché la robotica e l’intelligenza artificiale rimangano sempre al servizio degli esseri umani, piuttosto che il contrario. Ancor prima, nel febbraio del 2020, la Pontificia Accademia per la Vita aveva firmato una dichiarazione, la Rome Call for AI Ethics, sottoscritta dal governo italiano e anche giganti della tecnologia come Microsoft e IBM, in cui si chiedeva un uso etico e responsabile dell'intelligenza artificiale.
    Essa include sei principi etici che dovrebbero guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale:
     Trasparenza: i sistemi di intelligenza artificiale devono essere comprensibili a tutti.
     Inclusione: questi sistemi non devono discriminare nessuno perché ogni essere umano ha pari dignità.
     Responsabilità: deve esserci sempre qualcuno che si assuma la responsabilità di ciò che fa una macchina.
     Imparzialità: i sistemi di intelligenza artificiale non devono seguire o creare pregiudizi.
     Affidabilità: l’intelligenza artificiale deve essere affidabile.
     Sicurezza e privacy: questi sistemi devono essere sicuri e rispettare la privacy degli utenti.
     La dichiarazione ha anche formulato diverse raccomandazioni concrete: per esempio, che le persone dovrebbero essere consapevoli se stanno interagendo con una macchina; che la tecnologia basata sull'intelligenza artificiale dovrebbe essere utilizzata per l’empowerment (cioè, l’emancipazione), non per lo sfruttamento; e che l’intelligenza artificiale dovrebbe essere impiegata nella protezione del pianeta.
     Mentre sembra chiaro, secondo l’insegnamento della Chiesa, che l’intelligenza artificiale deve rispettare la dignità e il valore degli esseri umani, nulla si dice però della intelligenza artificiale che arrivi a identificarsi come una “persona”: un argomento che la Chiesa cattolica dovrà, prima o poi, approfondire, per poi far sentire la sua voce.
     
    Nicola Lorenzo Barile è nato a Bari nel 1970 e si è laureato presso l’Università di Bari in Lettere moderne con una tesi in storia medievale. Si occupa di storia delle istituzioni e della società dell’Italia fra basso medioevo e prima età moderna (secoli XI-XVI) e delle relazioni fra etica cristiana e mondo dell’economia e del commercio (business ethics), con particolare riferimento alla proibizione canonica dell’usura. Ha lavorato presso l’Archivio di stato di Bari e presso le Università di Bari, Lecce, Padova e l’Università di California in Berkeley. È membro della Società italiana degli storici medievisti e della Renaissance Society of America.  
    Fra i suoi ultimi lavori: Perché furono proibite assolutamente? Usura e contraccezione secondo John T. Noonan, Jr, in “Anthropotes”, 34 (2018), pp. 473-490; Rethinking “The Two Italies”. Circulation of Goods and Merchants between Venice and the “Regno” in the Late Middle Ages, in Comparing Two Italies. Civic Tradition, Trade, Networks, Family Relationships between Italy of Communes and the Kingdom of Sicily, ed. by P. Mainoni and N. L. Barile, Turnhout 2019.
  3. SEM IPC
    Il libro di K. La vera obbedienza nella Chiesa come gli altri suoi scritti su OnePeterFive, è un testo battagliero, scritto con piglio polemico e vivace, di sicuro ambito tradizionalista (anche se riflette un certo tradizionalismo), ma non privo dei consueti difetti dell'autore. Ovvero una certa superficialità e la tendenza a semplificare. Un premessa è d'obbligo. K. dice che l'obbedienza ai propri superiori nella Chiesa deve essere subordinata alla 1) fiducia riposta o meno in essi e 2) alla legittima subordinazione ovvero al riconoscimento dei costumi e delle tradizioni (sic! vedi pp. 8-9). Dove ricavi questi due criteri molto personali, non lo spiega chiaramente: certamente, non appartengono al Magistero, che dice altro a tal proposito, ma, piuttosto, sembrano due principii molto arbitrari o, meglio, scelti per tirare certe conclusioni.   
    Sorvolando quindi sui temi della liturgia, dove il rito nuovo è interpretato in termini esclusivamente negativi in chiave lefebvriana (p. 26), bisogna soffermarsi sul luogo comune del "bene comune" (si scusi il bisticcio) contrapposto all'autorità che scientemente vìola tale bene, così come esposto da S. Tommaso (pp. 16-17). E', a sua volta, un luogo comune ricorrere a questo argomento ma, se si legge con attenzione il filosofo medievale, senza estrapolare frasi dal ricco contesto, si vede bene come il bene comune (in senso politico, va aggiunto, ovvero la famiglia e l'individuo) ha bisogno dell'autorità e della responsabilità della legge umana e del governo per prosperare, che ne assicurino cioè la protezione. Dunque non si possono contrapporre tout court bene comune e autorità. Anche perché ai tempi di S. Tommaso, contrapporsi all'autorità significava ribellarsi  ai potenti baroni feudali.  
    Lo stesso vale per un altro esempio portato dall'autore e cioè quello del rapporto fra l'autorità e il fedele e la subordinazione del figlio nei confronti del padre (pp. 7-8, 11-12). Secondo K. il modello è il medesimo. Il fedele/figlio può disobbedire all'autorità/genitore se il comando ricevuto va contro la legge divina o naturale. Ma questa interpretazione di Ef 6, 1, a ben vedere, non ha nulla di rivoluzionario: il comando di obbedire non è mai assoluto ma, diversamente da quanto la gente pensa di solito, condizionato: va cioè sempre confrontato con il contenuto della legge divina e/o quella naturale: perché «dobbiamo ubbidire a Dio, piuttosto che agli uomini», come dice san Pietro (At 5,29).
    Allo stesso modo, allora, siamo obbligati ad accettare l'insegnamento non infallibile del romano pontefice (perché è di questo che si vuol parlare, sostanzialmente) solo a condizione che agisca nell'ambito della sua autorità secondo la legge divina. Se insegnasse qualcosa di contrario a una legge superiore in cui credere, allora l'obbligo di dare il consenso religioso a questo insegnamento cederebbe all'obbligo più severo che obbliga i fedeli a credere alla parola di Dio e - punto assai cruciale, trascurato da K. - ad attenersi all'insegnamento infallibile della Chiesa. Questo è il punto. Non ribellarsi tout court e basta. Se no veramente l'obbedienza non è più una virtù, per parafrasare un altro testo d'altri tempi.
     
    A queste puntualizzazioni vanno aggiunte queste altre di tipo canonistico.
    K. sembra distaccarsi dalla nozione di comunione ecclesiale, concependo il rapporto tra fedeli e Pastori in termini puramente dialettici e di contrapposizione. Il can. 212 del Codice di Diritto Canonico offre norme di sapiente equilibrio. Il primo paragrafo ricorda che i fedeli, in modo responsabile, ossia "consapevoli della propria responsabilità" sono tenuti ad osservare "con cristiana obbedienza" ciò che i sacri Pastori, in quanto (e nella misura in cui) "rappresentano Cristo", dichiarano "come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa". D'altra parte il secondo paragrafo sancisce che i fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. Il terzo paragrafo poi addirittura prevede che i fedeli, in rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di ciascuno, abbiano non solo il diritto, ma addirittura il dovere di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, fatti salvi l'integrità della fede, dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo presente l'utilità comune e la dignità delle persone.
    Come si vede, la stessa normativa è piuttosto larga nel riconoscere ai fedeli non solo il diritto ma addirittura il dovere di intervenire nelle discussioni relative al bene della Chiesa, avendo però come presupposti "scienza, competenza e prestigio" (evitando le chiacchiere da bar), ed usando modalità che siano rispettose non solo per i Pastori, ma per la dignità di ogni persona, e naturalmente nei limiti di una fede e di costumi integri. L'obbedienza non si oppone quindi alla coscienza e alla responsabilità, che incombe a ciascuno, che sia però dotato di una adeguata scienza e competenza e che sappia mantenersi nell'ambito di uno stile di autentica comunione. Questa norma deve esser poi letta con quelle successive, relative ai diritti e ai doveri dei fedeli, ossia fino al can. 223 compreso. Atti di ribellione, di disprezzo delle norme e dei provvedimenti, al di fuori dei legittimi canali di impugnazione, non solo non appartengono ad una logica di comunione, ma si distaccano anche dal principio di realtà, perché portano inevitabilmente all'applicazione di sanzioni, anche gravi e gravissime, che è utopico pensare possano essere superate in un fantasioso prossimo futuro. Purtroppo molti tendono a farsi una Chiesa immaginaria, contrapposta a quella reale, fatta di santi e peccatori, come noi tutti siamo.
    Insomma: K. va letto perché ha sovente buoni spunti di riflessione, ma non andrebbe consigliato, soprattutto a chi non dispone delle chiavi di lettura adeguate per affrontare un autore che è un sincero cristiano, indubbiamente coinvolgente, in quanto schiettamente militante, ma non sempre edificante per il suo piglio rivoluzionario, soprattutto per i tanti perplessi di oggi. 
  4. SEM IPC
    La Chiesa sinodale. Malintesi e pericoli di un “grande reset” ecclesiastico scritto nella prima parte da Don Nicola Bux e nella seconda da Guido Vignelli, edito da Fede & Cultura, è un testo che pone, al centro del panorama ecclesiastico attuale, la questione della sinodalità, e lo fa con quello spirito critico tipico di chi alle parole dona un peso, di chi sa che la parola ha una forza illocutoria e perlocutoria, come ha ben detto il giurista-filosofo J.W. Austin.
    La prima parte del testo si articola in un excursus dogmatico, con qualche accenno storico, mentre la seconda parte è più storica con dei riferimenti inziali dogmatici che fungono da cerniera con la prima parte del testo. Chi scrive è un presbitero ed un laico, come ad indicare che la sinodalità è un camminare insieme, ma senza stravolgere i ruoli, in quanto la Chiesa è gerarchica e non sinodale. Per tal motivo il contributo del prof. Vignelli è ancorato e segue quello di don Nicola Bux, confermando i dati dottrinali espressi da quest’ultimo.
    Se la sinodalità vuole essere una proposta che ha come obiettivo quello di ribaltare una visione di Chiesa gerarchica, ci si chiede, dice don N. Bux, in che modo possa essere questa una garanzia per la missione della Chiesa, che è quella di suscitare la fede e di guidare il popolo di Dio verso l’incontro definitivo con Cristo. Se la Chiesa, come afferma Lumen gentium 18, ha il compito di insegnare, santificare e governare, come può farlo se non vi sarà più alcuno designato a farlo? Se non vi sarà più distinzione tra docenti e discenti? Tra pastori e pecore? Babele fu proprio questo: assenza di gerarchia: non vi erano progettisti e architetti, capi cantiere e capi squadra, ma un cumulo di uomini orgogliosi e abili, che amavano il fai da te. La gerarchia della Chiesa, vuole a mio parere dirci l’autore, è voluta da Dio perché necessaria alla natura umana, che corrotta dal peccato, tende sempre a voler affermare se stessa e così disperdere i suoi talenti e le sue energie, anziché saggiamente porsi a servizio di un corpo che mediante il suo capo sapiente che è Cristo stesso, organizza e incanala talenti ed energie affinché il corpo cresca sano e bello, pronto per le nozze finali a cui lo sposo non tarderà ad arrivare una volta che la sua sposa sarà pronta. È necessario dunque distinguere tra pastori e pecore, ognuno con i loro compiti.
    Su questa linea si pone G. Vignelli che rileggendo la storia si accorge di alcune similitudini con ciò che sta accadendo oggi, sul frasario che viene utilizzato quando si parla di “sinodalità”, e criticamente espone delle considerazioni denunciando la Chiesa di cedere alle lusinghe del mondo moderno, di volersi pian piano adeguare ai parlamenti si potrebbe dire, rinunciando al suo essere società gerarchica. Così l’autore: «fino a pochi decenni fa, la Chiesa militante era sempre stata qualificata come Magistra, Mater et Domina gentium, ossia come autorità designata da Dio a insegnare la Verità rivelata, generare popoli cristiani, dominare le società per guidarle al compimento della loro vocazione morale e religiosa. Invece, secondo la nuova ecclesiologia, la Chiesa del futuro dovrà subire un grave declassamento: sarà non più Magistra ma “esperta consulente” degli organismi mondiali; non più Mater ma “sorella maggiore” delle altre Chiese; non più Domina e guida ma serva del popolo e compagna degli erranti; insomma, da società di santificazione e di salvezza si ridurrà a comunità “promotrice della dignità umana”».
    Un testo che parla al cuore del cattolico di oggi, disorientato dal vasto panorama socio-culturale che oggi pretende di relativizzare l’unica Verità per imporre ogni cosa, ogni suggestione, come verità voluta da Dio. 
  5. SEM IPC
    Il nuovo libro di S. Fontana, Ateismo cattolico? Quando le idee sono fuorvianti per la fede (Fede & Cultura, Verona 2022), propone la nozione di «ateismo cattolico» per spiegare una certa deriva della fede cattolica: lo fa attraverso nove capitoli, più o meno della stessa lunghezza, anche se non di uguale importanza. Il lettore può leggere il cuore della proposta di Fontana nell’introduzione e, soprattutto, nei primi due capitoli, che definiscono cosa sia appunto l’«ateismo cattolico» (pp. 5-48).
    I capitoli successivi sono più che altro una applicazione del concetto di «ateismo cattolico» a una serie eterogenea di vicende e protagonisti del mondo cattolico (dal magistero sociale postconciliare alla scuola parentale, da Dante a Chesterton), non selezionati secondo un criterio evidente (per esempio, quello cronologico), né sempre chiaramente connessi con l’argomento principale dell’«ateismo cattolico» (si veda, ad esempio, il capitolo sul magistero sociale postconciliare, pp. 125-143), sicché si ha piuttosto l’impressione di scritti  ripubblicati per l’occasione di questo volume.
    Ma cos’è l’«ateismo cattolico», secondo Fontana? E perché è seguito nel titolo da un punto interrogativo? In effetti, il punto interrogativo si rende necessario per la contraddizione della nozione proposta, che mette insieme due elementi apparentemente in contrasto fra loro (la fede e la sua negazione, ovvero l’ateismo). Questo accade, secondo Fontana, quando la fede, per costruire la sua teologia, si avvale di uno strumento filosofico inadeguato o addirittura fuorviante, che deforma dall’interno la comprensione delle verità di fede, svuotandola dei suoi contenuti e mantenendola così solo nel suo aspetto soggettivo, senza che ci sia la possibilità di recedere da tale tentativo, perché si tratta di gesto condiviso, in quanto ritenuto in conformità con lo spirito del tempo.
    Viene immediatamente da pensare al filosofo ed economista Karl Marx, ritenuto ancora in pieno XX secolo «uno degli ultimi pensatori scolastici», per la sofisticata articolazione del suo metodo dialettico, in realtà incompatibile con la fede cristiana. Fontana, invece, si sofferma su autori già da lui considerati, come l’illuminista Immanuel Kant, perché «l’esaltazione della religione in Kant non è veramente tale, essendo essa non altro che un nome diverso per una morale pienamente autonoma, una esigenza o una condizione della morale» (p. 56). È un’affermazione che sconta ancora una interpretazione dell’illuminismo come età ostile al cattolicesimo, non del tutto supportata, tuttavia, dalla storiografia. Fontana, mettendo praticamente sullo stesso piano la morale elaborata da Kant e l’autonomia proclamata dal liberalismo contemporaneo, avrebbe semplicemente fatto inorridire il filosofo illuminista, che credeva pur sempre in una morale oggettiva («ragione pratica») che l’autonomia ci dà i mezzi e l’opportunità di seguire, non già in una morale autoprodotta dalle scelte private dell’individuo.
    La più sofisticata analisi delle tracce di ateismo cattolico, se l’ho intesa rettamente, si trova forse nel capitolo su Dante (pp. 108-124) o, meglio, su come lo storico della filosofia cattolico Étienne Gilson ha interpretato un passo della Monarchia del grande poeta medievale (III, 16), là dove si legge che l’uomo possiede due fini ultimi, uno da conseguire in questa vita, prima della morte, l’altro nella vita futura, dopo la morte. Gilson nota giustamente che, secondo il De regimine principum di San Tommaso d’Aquino, l’uomo ha invece un solo fine ultimo: la beatitudine eterna, cui è chiamato da Dio e che può attingere solo per mezzo della Chiesa, fuori della quale non c’è salvezza. Questa è, appunto, la ragione per cui i prìncipi di questo mondo sono sottomessi al papa, come a Gesù stesso, di cui questi è il vicario.
    Dante rifiuta questa conclusione; per questo motivo, eleva anche il fine della vita politica alla dignità di fine ultimo, facendo così del potere imperiale una autorità senza appello nel proprio ordine, come lo è il pontefice romano. Ha dunque Dante anticipato la laicità e l’autonomia della politica, emancipando l’imperatore dal papa?
    Credo che la contraddizione rilevata da Gilson, e sottolineata da Fontana, tra San Tommaso e Dante si possa risolvere se si pensa che, nel medioevo, era generalmente ammessa l’origine del potere imperiale dai bisogni umani e dall’umana convivenza, come insegnato dal diritto romano; per San Tommaso era però pericoloso ammettere l’esclusione dell’origine immediatamente divina del potere ecclesiastico per quel che riguardava il papato.
    Non la pensa così Dante, la cui Monarchia, invece, di tomistico conserva le distinzioni del diritto in divino, naturale ed umano, i concetti di beatitudine terrena ed eterna come finalità dello stato celeste e di quello terreno, l’ideale monarchico, l’idea cattolica della dominazione universale e, soprattutto, l’intero apparato della dimostrazione teologica e deduttiva, ma non la fede politica. Ma questo è, evidentemente, un altro discorso, che riguarda l’interpretazione della Monarchia.    
    A parte questi rilievi, suggeriti dalla stimolante lettura dell’Ateismo cattolico?, per i numerosi spunti di riflessione e le occasioni di approfondimento offerti, il lettore, pertanto, può ben rendersi conto della fecondità del libro di Fontana, che racchiude, in definitiva, il senso della stessa fecondità della risposta positiva della filosofia di San Tommaso alla domanda se esista qualcosa; rispondendo negativamente, l’ateismo cattolico nasce invece già morto.
     
  6. SEM IPC
    Hebdomada Sancta, Feria V in Cœna Domini
    Sacellum Immaculatae Conceptionis
    Seminarium Sancti Philippi Neri
    Gricigliano
    6 Aprilis 2023
     
    Epistola: 1 Cor 11, 20-32
    Evangelium: Jn 13, 1-15
     
                                                               Omelia
     
    Abbiamo iniziato questo giorno santissimo con la preghiera delle Tenebrae, fissando lo sguardo sul Mistero della Fede che celebriamo solennemente al termine della nostra osservanza della Quaresima ed entriamo nel Tempo della Passione, nella Settimana Santa e, oggi, nel Triduo Sacro. È il Mistero dell'Incarnazione Redentrice, la realtà più profonda della nostra vita. È la verità viva e permanente che Dio Figlio si è incarnato nel seno immacolato della Vergine Maria per offrire la Sua vita per la nostra salvezza eterna, per ottenere per noi il dono incommensurabile e incessante dello Spirito Santo, il dono della grazia divina, sgorgando dal Suo Cuore glorioso trafitto nei nostri cuori. Fissando lo sguardo sul Mistero della Fede, affrontiamo l'apparente annientamento di Dio Figlio incarnato, l'apparente vittoria dei suoi nemici, di Satana, “omicida fin dal principio” e “bugiardo e padre della menzogna” [1], con la Sua Passione crudele e morte ignominiosa sulla Croce.
    Ma la fede nella Divina Provvidenza mostra la realtà ancora più profonda e duratura della Sua vittoria sul peccato e sulla morte, della Sua gloria alla destra del Padre e della Sua presenza costante nella Chiesa mediante la Sua Risurrezione, Ascensione e invio del Spirito Santo a Pentecoste. Commentando il quinto salmo delle Tenebrae di oggi, Dom Prosper Guéranger ci aiuta a riflettere più profondamente e pienamente su ciò che ci insegna il Mistero della fede. Scrive Dom Guéranger:
     
    Il quinto salmo trasmette un insegnamento morale che, se ascoltato, correggerebbe molti falsi giudizi sul mondo. Accade spesso che gli uomini si sentano scossi vedendo prosperare i malvagi e afflitti i virtuosi. Fu la tentazione che vinse gli apostoli, quando, vedendo il loro divino Maestro nelle mani dei suoi nemici, persero la fede in Lui come il Messia. Il salmista ammette di essere stato lui stesso turbato dallo stesso tipo di pensiero; ma Dio lo ha illuminato per vedere la verità, che se la divina Provvidenza permette all'iniquità di trionfare per un certo tempo, verrà sicuramente il giorno in cui punirà i malvagi e vendicherà i giusti che hanno subito la persecuzione[2].
     
    La verità è espressa nel Graduale, tratto dalla Lettera di san Paolo ai Filippesi, che reciteremo frequentemente in questi giorni santi dell'Anno liturgico:
     
    Cristo si è fatto obbediente per noi fino alla morte, fino alla morte di croce. Per questo motivo anche Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra tutti i nomi[3].
     
    La Divina Provvidenza ci rivela che Dio non vuole ma permette certi mali, per renderci evidente il peccato del mondo, mentre è sempre all'opera per compiere la Sua opera salvifica, per portare a compimento la missione di salvezza, della vittoria definitiva sul peccato e sulla morte, per la quale ha mandato nel mondo il Suo Figlio unigenito assumendo la nostra carne umana.
    Celebriamo questa sera l'istituzione della Santa Eucaristia e del Santo Sacerdozio, di cui essa è la ragion d'essere. La nostra meditazione sulla volontà tollerante di Dio ci aiuta a conoscere più pienamente e ad amare più ardentemente l'azione di Cristo in nostro favore nei Sacramenti della Santa Eucaristia e del Santo Sacerdozio. Nella loro istituzione, riflettiamo su come Dio permise il sacrificio cruento sul Calvario, affinché ci fornisse sempre il suo frutto, la salvezza eterna, attraverso il Sacrificio incruento della Messa e il suo frutto, la Santa Comunione della Divinità, del Corpo, del Sangue ed dell’Anima di Cristo. Con la nostra partecipazione alla Santa Messa, con l'unione dei nostri cuori al Cuore Eucaristico di Gesù, adempiamo nel modo più perfetto la nostra preghiera dell'Introito, tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati: “Ma ci conviene gloriarci nella croce di nostro Signore Gesù Cristo: in lui è la nostra salvezza, vita e risurrezione; dal quale siamo stati salvati e liberati” [4]. Richiama le parole della consacrazione del Preziosissimo Sangue: “Poiché questo è il Calice del Mio Sangue del nuovo ed eterno Testamento, il Mistero della Fede; che sarà versato per voi e per molti in remissione dei peccati»[5].
    Quante volte siamo confusi dai mali che assillano noi personalmente, assillano il mondo e assillano il Corpo mistico di Cristo. Nel tempo presente, noi, come membra vive della Chiesa, soffriamo con Essa mentre è lacerata dalle menzogne i cui frutti sono divisione, eresia, apostasia e scisma. Ci scandalizziamo giustamente assistendo agli attacchi alla Chiesa da parte di coloro che si definiscono cristiani e, soprattutto, di coloro che si sono consacrati per essere veri pastori del gregge. Siamo tentati, come lo furono gli Apostoli, a perdere la fede in Cristo e nella Sua promessa di rimanere sempre con noi nella Chiesa «fino alla fine dei tempi»[6].
    Sappiamo da chi vengono le menzogne che assalgono la fibra stessa della nostra vita nella Chiesa: da Satana, il Maligno. Ma Cristo non mente. È sempre all'opera, usando le bugie di Satana per renderci consapevoli della corruzione che è entrata nella vita della Chiesa e portandoci a rimanere Suoi fedeli “collaboratori nella verità”.[7] Quando siamo tentati di scoraggiarci, di dubitare della presenza viva di Cristo con noi nella Chiesa, ricordiamoci di essere compagni dei tanti che hanno eroicamente seguito Cristo nel passato e dei tanti che oggi stanno facendo lo stesso nella Chiesa. Ascoltiamo ancora una volta l'esortazione divinamente ispirata contenuta nella Lettera agli Ebrei: « Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,2 tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio." [8] Così possiamo vivere ogni giorno la realtà della nostra comunione con Cristo nel Santo Sacrificio della Messa che Egli infallibilmente offre per noi attraverso coloro che ha consacrato come Suoi fratelli nel Santo Sacerdozio.
    Non dubitiamo, non diamo posto nei nostri cuori allo scoraggiamento, ma mettiamo i nostri cuori, uniti al glorioso Cuore Immacolato di Maria e al Cuore Purissimo di San Giuseppe, senza riserve nel Cuore glorioso e trafitto di Gesù. Possano i nostri cuori essere colmi dei sentimenti espressi da Dom Guéranger a conclusione del suo lungo commento sulla ricchezza della Sacra Liturgia odierna:
     
    Che giornata è questa che abbiamo trascorso! Com'è pieno dell'amore di Gesù! Ci ha dato il suo corpo e il suo sangue perché fossero il nostro cibo; Ha istituito il sacerdozio del nuovo Testamento; Ha effuso sul mondo le istruzioni più sublimi del suo Cuore amoroso. Lo abbiamo visto lottare con i sentimenti della debolezza umana, mentre guardava il calice della Passione che gli veniva preparato; ma ha trionfato su tutto, per salvarci. Lo abbiamo visto tradito, incatenato e condotto prigioniero nella città santa, per consumare il suo sacrificio. Adoriamo e amiamo questo Gesù, che avrebbe potuto salvarci con una e la più piccola di tutte queste umiliazioni; ma il cui amore per noi non era soddisfatto se non beveva fino in fondo il calice che aveva accettato dal Padre[9].
     
    Uniti a Cristo nel Sacrificio eucaristico, riceviamo in abbondanza la grazia di abbracciare totalmente le nostre sofferenze e le sofferenze della Chiesa e del mondo per amore di Dio e del prossimo, fiduciosi nella vittoria di Cristo. “Ma ci conviene gloriarci nella croce del nostro Signore Gesù Cristo: in lui è la nostra salvezza, vita e risurrezione; dal quale siamo stati salvati e liberati” [10].
     
    Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
     
    Raymond Leo Cardinale BURKE
     
      [1] GV 8, 44.
    [2] “Le cinquième Psaume renferme une leçon moral destinée à réformer les idées du monde. Souvent il arrive que les hommes se scandalisent en voyant le triomphe des pécheurs et l’humiliation des justes. Ce fut en ces jours l’écueil des Apôtres, que désespérèrent de la mission de leur maitre, lorsqu’ils le virent aux mains de ses ennemis. Le Psalmiste confesse que cette tentation l’a aussi ébranlé ; mai il n’a pas tardé à reconnaître que si Dieu laisse pour un temps dominer l’iniquité, il vient au jour marqué, pour punir les méchants, et venger le juste qu’ils avaient abreuvé d’amertumes.” Prosper Guéranger, L’Année liturgique, La Passion et la Semaine Sainte, 27ème éd. (Tours: Maison Alfred Mame et Fils, 1924), pp. 352-353. Traduzione inglese: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Passiontide and Holy Week, tr. Laurence Shepherd (Fitzwilliam, NH: Loreto Publications, 2000), pp. 318-319.
    [3] “Christus factus est pro nobis obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltavit illum: et dedit illi nomen, quod est super omne nomen.” “De Missa Solemni Vespertina in Cena Domini: Graduale,” Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti Concilii Tridentini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum, Editio iuxta typicam. [Missale Romanum]. Traduzione inglese: “The Mass of the Last Supper: Gradual,” The Daily Missal and Liturgical Manual with Vespers for Sundays and Feasts, Summorum Pontificum edition (London: Baronius Press, 2012), p. 550. Cf. Phil 2, 8-9.
    [4] “De Missa Solemni Vespertina in Cena Domini: Antiphona ad Introitum.” Missale Romanum. Traduzione inglese: The Daily Missal, p. 548. Cf. Gal 6, 14.
    [5] “Hic est enim Calix Sanguinis mei, novi et aeterni Testamenti : Mysterium fidei : qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum.” “Canon Missae,” Missale Romanum. Traduzione inglese: “The Canon of the Mass,” The Daily Missal, p. 945.
    [6] Mt 28, 20.
    [7] 3 Gv, 8.
    [8] Eb 12, 1-2.
    [9] “Cette journée est assez remplie des bienfaits de notre Sauveur : il est nous a donné sa chair pour nourriture ; il a institué le sacerdoce nouveau ; son cœur s’est ouvert pour nous dans les plus tendres épanchements. Nous l’avons vu aux prises avec la faiblesse humaine, en face du calice de sa Passion, triompher de lui-même pour nous sauver. Maintenant le voilà trahi, enchaîné, conduit captif dans la ville sainte, pour y consommer son sacrifice. Adorons et aimons ce Fils de Dieu, qui pouvait, par la moindre de ces humiliations, nous sauver tous, et qui n’est encore qu’au début du grand acte de dévouement que son amour pour nous lui a fait accepter.” Guéranger, p. 454. Traduzione inglese: GuérangerEng, p. 410.
    [10] “De Missa Solemni Vespertina in Cena Domini: Antiphona ad Introitum.” Missale Romanum. English translation: The Daily Missal, p. 548. Cf. Gal 6, 14.
  7. SEM IPC
    Dominica Resurrectionis Domini Nostri Iesu Christi
    Chiesa dei Santi Michele e Gaetano
    Firenze
    9 aprile 2023
               
     
    Epistola: 1 Cor. 5, 7-8
    Evangelium: Marc. 16, 1-7
     
     
     
    Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.
     
    Il nostro agnello pasquale, Cristo, è stato immolato, alleluia. Festeggiamo dunque la Pasqua con i pani azzimi in purezza e verità, alleluia, alleluia, alleluia[1].
    Queste parole divinamente ispirate dell'antifona alla Comunione, tratte dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, esprimono la realtà oggettiva che è all'origine dell'inesprimibile meraviglia e gioia di oggi, giorno della Risurrezione di Nostro Signore. È la realtà che l'Angelo Pasquale ha annunciato alle sante donne che si erano recate al sepolcro di Cristo per ungere il suo corpo senza vita e avevano trovato la tomba vuota:
    Non vi meravigliate; voi cercate Gesù di Nazareth, che è stato crocifisso. È risorto, non è qui; guardate il luogo dove l'hanno deposto[2].
    Dopo essere stato crudelmente torturato e giustiziato con la crocifissione, e dopo aver versato interamente il suo sangue, quando il soldato romano gli ha trafitto il costato dopo che era morto, Cristo è risorto dai morti, vincendo per sempre la morte nella nostra natura umana e conquistando per noi l'eredità della vita eterna. Dal suo trono nella gloria, alla destra di Dio Padre, Nostro Signore riversa incessantemente e senza misura la sua vita per noi. Dal suo Cuore glorioso e trafitto, Egli riversa nei nostri cuori la grazia onnipotente - santificante ed attuale - dello Spirito Santo. È così che noi, vivi in Cristo grazie all'effusione dello Spirito Santo, siamo destinati a godere della vita eterna. Alla nostra morte, le nostre anime sono destinate a riposare eternamente in Dio. I nostri corpi, una volta deposti nella tomba, sono destinati, nell'ultimo giorno, a risorgere a vita eterna nella stessa gloria del Signore risorto. Egli è infatti, secondo le parole di San Paolo, "primizia di coloro che sono morti"[3].
    Dom Prosper Guéranger commenta così le parole dell'Angelo Pasquale alle sante donne, riportate nel Vangelo di oggi:
    « Non è qui, perchè é risorto ». Un morto, che delle mani pietose avevano steso là, su quella tavola di pietra, in quella grotta, ecco che si è levato e senza neppure manomettere la pietra che ne chiudeva l’ingresso, si è slanciato in una vita che non dovrà più avere fine. Nessuno gli ha portato soccorso; nessun profeta, nessun inviato da Dio si è chinato su quel cadvere per richiamarlo in vita. È lui stesso che, per virtù propria, è risuscitato. Per lui, la morte non è stata una necessità, ma l’ha subita perchè l’ha accettata; e l’ha spezzata quando ha voluto. Oh! Gesù che potete beffarvi della morte, voi siete il Signore Dio nostro![4]
    È il Corpo glorioso e incruento di Cristo - il suo glorioso Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità -, frutto del suo cruento Sacrificio sul Calvario, che riceviamo nella Santa Comunione, sia come Pane celeste per sostenerci nel nostro pellegrinaggio terreno, sia come pegno sicuro del destino del nostro pellegrinaggio: la vita eterna. Così preghiamo davanti al Santissimo Sacramento, con le parole di San Tommaso d'Aquino: "O sacra mensa in cui ci nutriamo di Cristo e ne ricordiamo la Passione! L’anima viene inondata di grazia e ci è dato il pegno della vita futura"[5]. 
    La realtà che celebriamo oggi cambia la nostra vita per sempre. Viviamo ora alla presenza di Cristo Risorto, partecipando al dono stesso della sua vita, che è vita eterna. Riceviamo da Lui, finché restiamo fedelmente in Sua compagnia, la grazia di vivere ogni momento della vita in attesa del suo compimento nel Regno dei Cieli. La Parola viva di Nostro Signore definisce la straordinarietà della nostra vita quotidiana ordinaria: "Cingete i vostri fianchi e accendete le vostre lampade, e siate come uomini che aspettano che il loro padrone torni a casa dal banchetto di nozze, per aprirgli subito quando verrà a bussare"[6]. Così pregherò nella Secreta: "Accogli, Te ne preghiamo, o Signore, le preghiere del tuo popolo insieme all’offerta di questi doni, affinché ciò che ha avuto inizio nei misteri pasquali, con la tua grazia ci sia di rimedio per l’eternità "[7].  Dom Guéranger commenta questa Secreta:
    L'intera assemblea dei fedeli sta per partecipare al banchetto pasquale; l'Agnello divino li invita ad esso.... La santa Chiesa, nella sua Secreta, invoca su questi ospiti favoriti le grazie che procureranno loro la beata immortalità di cui stanno per ricevere il pegno[8].
    Che ogni nostro pensiero, parola e azione rifletta la realtà oggettiva della nostra vita in Cristo. Che ogni aspetto della nostra vita quotidiana sia una cooperazione con la grazia divina per la gloria di Dio, per la nostra salvezza e per la salvezza del mondo.
    Preghiamo oggi per la nostra santa Madre Chiesa che è attaccata da coloro che, specialmente al suo interno, nella ribellione, separano la loro volontà dalla volontà di Dio e cadono così in tanta confusione ed errore con i loro frutti mortali: divisione, eresia, apostasia e scisma. Preghiamo per una rinnovata conoscenza e amore della Sacra Tradizione, di Cristo che solo è la nostra salvezza e che solo, in una linea ininterrotta dai tempi degli Apostoli, ci insegna la verità divina, ci anima con l'amore divino e ci dà la grazia dell'obbedienza alla volontà di Dio e, quindi, della salvezza eterna.
    Preghiamo anche per i popoli del mondo che soffrono la violenza e la morte a causa dell'ingiustizia frutto della menzogna, della corruzione e dell'odio, soprattutto in Ucraina, ma anche in molte altre nazioni e comunità e famiglie. Preghiamo affinché la grazia che sgorga incessantemente e a dismisura dal Cuore trafitto di Nostro Signore Risorto raggiunga i loro cuori per guarirli e raggiunga i cuori di tutti per ristabilire l'ordine della giustizia con il suo frutto che è l'armonia e la pace.
     Uniti al Cuore Immacolato di Maria e sotto la protezione paterna del Cuore purissimo di San Giuseppe, mettiamo ora i nostri cuori completamente nel Cuore glorioso e trafitto di Gesù, mentre Egli rende sacramentalmente presente per noi il suo Sacrificio sul Calvario. Che i nostri cuori, purificati da ogni peccato e animati dall'amore divino nel Sacro Cuore di Gesù, siano un tutt'uno con i cuori di tutti i nostri fratelli e sorelle, specialmente di quelli più bisognosi.
    Il nostro agnello pasquale, Cristo, è stato immolato, alleluia. Festeggiamo dunque la Pasqua con i pani azzimi in purezza e verità, alleluia, alleluia, alleluia[9].
     
    Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.
     
     
    Raymond Leo Cardinale BURKE
      [1] "Pascha nostrum immolatus est Christus, alleluia: itaque epulemur in azymis sinceritatis et veritatis. Alleluia, alleluia, alleluia". "Dominica Resurrectionis: Communio", Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti Concilii Tridentini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum, Editio iuxta typicam. [Missale Romanum]. Traduzione italiana: “Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore: Ant. alla Comunione", Gaspare Lefebvre, Messale Romano Quotidiano, ed. Apostolato Liturgico di Genova (Marietti Editori Ltd., 1963), p. 546. [Messale Romano Quotidiano]. Cfr. 1 Cor 5, 7-8.
    [2] Mc 16, 6.
    [3] 1 Cor 15, 20.
    [4] " « Il est ressuscité; il n'est pas ici » : un mort que des mains pieuses avaient étendu là, sur cette table de pierre, dans cette grotte; il s'est levé et tout à coup, sans même déranger la pierre qui fermait l'entrée, il s'est élancé dans une vie qui ne doit plus finir. Personne ne lui a apporté la sécurité, aucun prophète, aucun envoyé de Dieu n'a épinglé le cadavre pour le ramener à la vie. C'est lui-même qui, par sa propre vertu, est ressuscité. Pour lui la mort n'a pas été une nécessité; l'a subie, parce qu'il l'a voulu; l'a brisée, quand'il l'a voulu. O Jésus qui vous jouez de la mort, vous êtes le Seigneur notre Dieu". Prosper Guéranger, L'Année liturgique, Le Temps Pascal, Tome I, 21ème éd. (Tours: Maison Alfred Mame et Fils, 1926), p. 194. [Guéranger]. Traduzione italiana: Prosper Guéranger, L’Anno liturgico, Volume III, Il Tempo Pasquale, tr. Lea Roberti (Alba [Cuneo]: Edizioni Paoline, 1957), p. 43.
    [5] "O sacrum convivium, in quo Christus sumitur: recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia, et futurae gloriae nobis pignus datur". Enchiridion Indulgentiarum. Normae et Concessiones, ed. 4ª (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1999), p. 55, n. 7. Traduzione italiana: Messale Romano Quotidiano, p. 1776.
    [6] Lc 12, 35-36.
    [7] "Suscipe, quaesumus, Domine, preces populi tui cum oblationibus hostiarum : ut paschalibus initiata mysteriis, ad aeternitatis nobis medelam, te operante, proficient". "Dominica Resurrectionis: Secreta", Missale Romanum. Traduzione inglese: "Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore:: Secreta", Messale quotidiano, p. 546.
    [8] "Le people saint tout entier va s'asseoir au banquet pascal; l'Agneau divin convie tous les fidèles à se nourrir de sa chair; ... la sainte Église, dans le Secrête, implore pour ces heureux convives les grâces qui leur assureront l'immortalité bienheureuse dont ils vont recevoir le gage". Guéranger, p. 196. Traduzione italiana dall’autore.
     
    [9] "Pascha nostrum immolatus est Christus, alleluia: itaque epulemur in azymis sinceritatis et veritatis. Alleluia, alleluia, alleluia". "Dominica Resurrectionis: Communio", Missale Romanum. Traduzione italiana: “Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore: Ant. alla Comunione", Messale Romano Quotidiano, p. 546. Cfr. 1 Cor 5, 7-8.
  8. SEM IPC
    Domenica di Passione [delle Palme].
    Cappella dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
    Pontificio Collegio Nordamericano, Roma
    2 aprile 2023
     
    Is 50, 4-7
    Sal 22, 8-9. 17-18. 19-20. 23-24
    Fil 2, 6-11
    Mt 26, 14-27, 66
     
     
                                                                           Omelia
     
     
    Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre . Amen.
     
    L'osservanza dei giorni più sacri dell'anno liturgico inizia opportunamente con la processione che ricorda l'ingresso trionfante di Cristo a Gerusalemme per celebrare la Sua ultima Pasqua, quella che Egli ha trasformato per sempre con la Sua passione, morte, risurrezione e ascensione. San Paolo nella Lettera ai Filippesi esprime il grande mistero che iniziamo a celebrare oggi e che celebreremo durante tutta la Settimana Santa: Cristo, Dio Figlio incarnato, che «si fece obbediente fino alla morte, fino alla morte di croce»,[1] è seduto la destra del Padre, «è il Signore, a gloria di Dio Padre».[2] Cristo è davvero il Re del Cielo e della Terra. Cristo rivelò la Sua gloria regale donandosi nelle mani di coloro che lo deridevano, lo torturavano crudelmente e poi lo giustiziarono nel modo più ignominioso possibile all’epoca. Si consegnò alla sofferenza e alla morte, sapendo che “non sarebbe stato deluso”,[3] poiché era stato inviato da Dio Padre per adempiere la promessa del Padre di salvezza eterna.
    Oggi portiamo le palme benedette e acclamiamo Cristo come nostro Re, sapendo che la sua Regalità si esercita con l'effusione della Sua vita per noi sul Calvario, resa sempre nuova nel Sacrificio eucaristico che offriamo. Quando Nostro Signore Gesù Cristo era morto per noi sulla croce, il Suo cuore regale fu trafitto dalla lancia del soldato romano, segno dell'effusione di tutta la Sua vita per la nostra salvezza eterna; il suo glorioso Cuore Reale rimane eternamente trafitto, aperto, per ricevere la nostra adorazione, i nostri cuori, e per trasformarli con l'incommensurabile e incessante effusione della grazia divina, rendendo i nostri cuori come i Suoi nell'amore puro e disinteressato. Dopo la Santa Messa di oggi, prendiamo con noi la palma benedetta e la intronizziamo accanto al crocifisso o all'immagine del Sacro Cuore di Gesù, perché ci ricordi, ogni giorno e per tutto il giorno, di donare completamente il nostro cuore a Gesù Cristo, nostro Signore e Re.
    Come oggi abbiamo accompagnato misticamente nostro Signore nel Suo ingresso glorioso in Gerusalemme, così accompagniamolo anche, lungo tutta la Settimana Santa, sulla Via Crucis, cammino della Sua gloria eterna e pegno della stessa gloria che Egli ha vinto per noi come nostra eredità duratura. Lasciamo che la nostra unione con Cristo durante questi giorni santissimi diventi la forma della nostra vita quotidiana, come Nostro Signore ci insegna nel Vangelo: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua".[4]
    Oggi e durante tutta la Settimana Santa, riflettiamo sul mistero della sofferenza e della morte di Cristo, il mistero del Suo cuore regale, trafitto dopo che ha dato la Sua vita per noi sulla croce. Riflettendo sulla Via Crucis, uniamo alle sofferenze di Cristo le sofferenze che sopportiamo nella nostra vita e le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo. In modo particolare, uniamo alle sofferenze di Cristo le sofferenze del Suo Corpo Mistico, la Chiesa, che sta attraversando un tempo di confusione ed errori pervasivi, con i loro frutti che sono la divisione, l'apostasia e lo scisma. Unendo le nostre sofferenze alla passione e morte di Cristo, preghiamo per noi stessi e per i nostri fratelli e sorelle nella Chiesa e nel mondo, affinché possiamo avere un cuore indiviso, un cuore totalmente unito al Cuore di Gesù, un cuore umile che non fa sfigurare, perché appartiene completamente a Dio, confidando nella sua Provvidenza e pregando: “Ma tu, o Signore, non stare lontano! O mio aiuto, affrettati in mio aiuto”.[5]
    In piedi misticamente con San Giovanni Apostolo ed Evangelista ai piedi della croce di Nostro Signore, possano i nostri cuori essere tutt'uno con il Cuore Immacolato di Maria. Possano essere totalmente per Cristo. Possano sempre ascoltare il consiglio materno della Madre di Dio, la Madre della Divina Grazia, ai suoi figli in difficoltà: "Fate quello che vi dirà".[6]
    Possano i nostri cuori diventare regali nel Cuore Reale di Gesù, regali in tutte le virtù di Nostro Signore, le virtù dalle quali siamo ispirati e rafforzati per dare la nostra vita per la gloria di Dio e la salvezza del nostro mondo. Meditiamo l'insegnamento di Papa San Giovanni Paolo II nella sua prima Lettera Enciclica, Redenptor Homini . Riferendosi alla realtà della regalità di Cristo nel cuore umano, ci ricorda la natura regale della nostra vita in Cristo, scrivendo:
     
    Se, alla luce di questo atteggiamento di Cristo, «essere re» è veramente possibile solo «essere servo», allora «essere servo» esige anche una tale maturità spirituale che deve essere proprio definito «essere re». Per poter servire degnamente ed efficacemente gli altri dobbiamo essere in grado di dominare noi stessi, possedere le virtù che rendono possibile questo dominio. La nostra partecipazione alla missione regale di Cristo – il suo “[ufficio] regale” ( munus ) - è strettamente legata ad ogni sfera della morale sia cristiana sia umana.[7]
     
    La Regalità di Cristo sui cuori umani non è un ideale a cui tutti sono chiamati ma che solo pochi possono raggiungere. È piuttosto una realtà della grazia divina che aiuta anche il soggetto umano più debole e provato a raggiungere un grado eroico di virtù, se solo coopera con quella grazia divina.
    Cristo crocifisso e risorto rinnova ora sacramentalmente per noi il Sacrificio che per primo offrì sul Calvario, il Sacrificio per il quale entrò a Gerusalemme la domenica delle Palme, il Sacrificio con cui ci ha liberati dal peccato, il Sacrificio con cui fu vinto per noi la vita eterna. Nel Sacrificio eucaristico, prendiamo con Cristo la croce, ricevendo il frutto incomparabile del Suo Sacrificio: il Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, cibo spirituale per il nostro pellegrinaggio terreno verso Dio Padre. Ricevendo Cristo nella Santa Comunione, possiamo portare Cristo a tutti coloro che incontriamo, secondo la Sua promessa:
     
    «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno».[8]
     
    Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
     
     
    Raymond Leo Cardinale Burke
     
    Pubblicazione approvata e autorizzata dall'autore
      [1]Fil 2, 8,
    [2]Fil 2, 11.
    [3]Is 50, 7.
    [4]Mt 16, 24.
    [5]Sal 22, 19.
    [6]Gv 2, 5.
    [7]“Si igitur secundum illum Christi habitum vel affectum aliquis «regnare» proprie valet dumtaxat «serviendo», simul postulat illud «serviendi» officium talem maturitatem spiritualem, quae dicenda sit prorsus significare aliquem «regnare». Ut quis ideo digne efficaciterque ceteris inserviat, oportet is dominetur in semet ipsum possideatque virtutes, quae permittant, ut ita dominetur. Nostra participatio regalis missionis Christi – illius quidem «muneris regalis» – arcto vinculo cohaeret cum omni regione doctrinae moralis, tam chistianae quam etiam humanae». Ioannes Paulus PP. II, Litterae Encyclicae Redemptor Hominis , «Pontificali eius Ministerio ineunte», 4 Martii 1979, Acta Apostolicae Sedis , 71 (1979), 316, n. 21. Traduzione inglese: : Pope John Paul II, Encyclicals (Trivandrum, Kerala, India: Carmel International Publishing House, 2005), p. 1116, n. 21.
    [8]Gv 7, 37-38.
  9. SEM IPC
    Il 6 settembre, V anniversario della nascita al Cielo di S. Eminenza il Cardinal Carlo Caffarra, i sacerdoti,i fedeli e gli amici che lo hanno conosciuto e amato,uniti ai cardinali Brandmueller e Burke, invitano a offrire il Sacrificio Eucaristico in suo suffragio e ad unirsi alla preghiera - ad uso privato - per la sua beatificazione: O Dio Padre, che hai chiamato il tuo vescovo, cardinale Carlo Caffarra, come successore degli Apostoli, ad estendere il Regno inaugurato da tuo Figlio, con la sua dottrina,il suo esempio e la sua ardente carità per la Chiesa e la famiglia, concedi, per la tua maggior gloria e per il bene delle nostre anime, di glorificare il tuo servo, concedendoci per sua intercessione la grazia che ti chiediamo....Per Cristo nostro Signore.Amen Per informazioni:www.caffarra.it
  10. SEM IPC
    È un testo molto bello su Benedetto XVI, utile anche per i lettori italiani. Gabriele Kuby è
    cattolica. Tra tutto quello che abbiamo letto, sembra il più bello, più sincero e chiaro.
    Traduzione automatica (deepl.com) di seguito.
    Per me è sempre stato chiaro che sarei andata a Roma per i funerali di Papa Benedetto XVI. Volevo dare l'ultimo saluto al più grande spirito del nostro tempo, esprimere la mia gratitudine e dire addio nella mia anima partecipando ai rituali di morte. Joseph Ratzinger aveva sempre tenuto la mano su di me. "Grazie a Dio, lei parla e scrive", mi aveva detto quando mi era stato permesso di mettere nelle sue mani il mio libro La rivoluzione sessuale globale, la distruzione della libertà in nome della libertà, in Piazza San Pietro nel 2012 - che grande dono in un momento in cui tutti coloro che si battono per ciò che è vero e buono sono sotto tiro, nessuno più di Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI.
    Ero anche a Roma quando Giovanni Paolo II fu sepolto sotto l'egida del suo fedele servitore Joseph Ratzinger, allora decano del Collegio cardinalizio. Che giorni luminosi per la Chiesa, quando due milioni di persone hanno dato l'addio al Papa polacco e il mondo ha ascoltato i grandi sermoni del cardinale Ratzinger e, undici giorni dopo, lo ha accolto come nuovo Papa sulla loggia della Basilica di San Pietro. Qui c'era una persona che aveva dato tutta la sua vita, i suoi doni spirituali insuperabili, il suo cuore di fede infantile al servizio di Dio e della sua Chiesa.
    Più volte ha rinunciato a seguire il proprio progetto di vita e a contribuire alla storia intellettuale come studioso di teologia e filosofia. Non volle diventare vescovo di Monaco Frisinga (1977), né prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (1981 - 2005). Per tre volte aveva presentato le sue dimissioni, per tre volte gli erano state rifiutate da Papa Giovanni Paolo II. Era sicuro, ci ha detto in questi giorni a Roma il cardinale Koch, che il Papa appena eletto non avrebbe potuto rifiutare la sua richiesta, non sospettando che lui stesso sarebbe stato quel Papa. Joseph Ratzinger desiderava tutt’altro che diventare Papa. Quando il cardinale Meisner gli chiarì che l'elezione sarebbe toccata a lui e che avrebbe dovuto accettare l'elezione, divenne quasi categorico. Desiderava finalmente scrivere libri nella sua modesta casa di Pentling, vicino a Ratisbona, un desiderio così forte che lo realizzò anche quando era ancora Papa con la sua opera in tre volumi su Gesù Cristo. Quando il 19 aprile è salito sulla loggia e ha salutato il popolo acclamante, ha chiesto alla folla di pregare per lui affinché non scappi dai lupi.

    I branchi di lupi provengono principalmente dal suo paese d'origine, la Germania. Hanno mostrato i denti al "Panzerkardinal" e al "Rottweiler di Dio", qualunque cosa potesse fare. Il fatto che sia stato Joseph Ratzinger a dare un giro di vite agli abusi sessuali nella Chiesa come nessun altro, non li ha placati, il che dimostra che non era questo il loro scopo. Ratzinger è odiato perché non "appartiene al mondo" (cfr. Gv 15, 15-19) e ha predicato alla Chiesa la necessità di de-mondanizzarsi, già nel 1958 nella sua profetica conferenza sul "nuovo paganesimo che cresce inesorabilmente nel cuore della Chiesa" e di nuovo nel suo discorso nella sala da concerto di Friburgo nel 2011. Nemmeno nei giorni del suo ultimo addio sono state fermate le odiose vituperazioni della televisione di Stato. È come se un branco di pinscher assatanati attaccasse un gigante perché la sua luce non illumini il mondo, ma brillerà tanto più intensamente quanto più ne avremo bisogno dopo la sua morte.
    La Germania avrebbe potuto guardare a Benedetto XVI, che gode del massimo rispetto nella Chiesa universale e tra i leader delle altre religioni, ma non ha voluto farlo. "[Gerusalemme, Gerusalemme], quante volte avrei voluto raccogliere i tuoi figli intorno a me, come una gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, ma tu non hai voluto" (Mt 23,37), lamenta Gesù poco prima della sua crocifissione. La Germania preferisce rimanere bloccata nel pantano della colpa e arrendersi a un libertinismo totalitario con un occhio solo. Alla Messa di Requiem in Piazza San Pietro del 5 gennaio 2023, c'erano bandiere bavaresi ma solo una tedesca. A differenza dei polacchi, a noi tedeschi non è permesso amare il nostro Paese, né il nostro Papa.
    Ciò che è sconvolgente è che non è amato nemmeno nel cuore della Chiesa cattolica. Alla sua morte, avvenuta il 31 dicembre 2022, le campane suonarono nella città di Roma e in molti Paesi, ma non in Vaticano. Le bandiere erano a mezz'asta - non così in Vaticano. I funerali sono stati fissati al quinto giorno dopo la sua morte, sebbene il protocollo per il Papa preveda nove giorni. La salma del Papa è stata trasferita in un furgone bianco dal monastero Mater Eccelsiae fino alla Basilica di San Pietro. Come faceva freddo in Piazza San Pietro al Requiem, così faceva freddo alla cerimonia. Gli uccelli sopra le nostre teste urlavano il dolore delle 50.000 persone riunite lì mentre noi recitavamo il Rosario. È stato impressionante vedere quanti giovani e quanti giovani sacerdoti, provenienti da tutto il mondo, siano accorsi in Piazza San Pietro.
    Papa Francesco, legato a una sedia a rotelle e vestito con un mantello fumante, non ha celebrato se stesso. Nel suo sermone di sette minuti, non si sapeva bene di chi stesse parlando, di Gesù, di Benedetto, di se stesso, perché ha citato il nome del suo predecessore solo nell'ultima frase. Un dotto teologo ha detto che Papa Francesco ha usato quattro citazioni di Ratzinger, ma non le ha indicate. Lo splendor veritatis, il fulgore della verità che irradia l'intera opera del "cooperator veritatis" non è stato lasciato brillare.
    Ma i segni parlano. Papa Benedetto XVI è morto il 31 dicembre 2022, ultimo giorno dell'anno, ultimo giorno dell'ottava di Natale, giorno della memoria di Catherine Labouré. Le letture e il Vangelo di quel giorno sembrano essere stati scelti per lui. La lettura dice: "Figlioli, è l'ultima ora. Avete sentito dire che l'Anticristo sta arrivando, e ora sono arrivati molti Anticristi. Da questo sappiamo che è l'ultima ora. Sono venuti da noi, ma non ci appartengono; perché se ci fossero appartenuti, sarebbero rimasti con noi. Ma dovrebbe risultare evidente che non appartengono tutti a noi" (1 Giovanni 2:18-21).
    Sullo sfondo del cosiddetto "Cammino sinodale" dei vescovi tedeschi in solidarietà con il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, un organismo laico non rappresentativo, queste parole colpiscono nel segno, perché la maggioranza dei vescovi in Germania è in apostasia - si è allontanata dalla fede - secondo il giudizio del pubblicista statunitense George Weigel. In occasione di un incontro dell'"Initiative Neuer Anfang" tedesca, un movimento di raccolta di fedeli cattolici, con il cardinale Gerhard Müller in occasione del Requiem, gli chiesi se riteneva possibile che il cammino sinodale tedesco fosse l'avanguardia del cammino sinodale di tutta la Chiesa. Non ha risposto alla domanda. Presto sarà chiaro.
    Papa Benedetto non è fuggito dai lupi, ma questi gli hanno procurato le più grandi sofferenze con la loro "ostilità pronta a balzare" e durante la sua vita hanno ostacolato i suoi sforzi per riportare la Chiesa alla sua vera missione: la proclamazione del messaggio immutabile di Gesù Cristo e l’approntamento dei mezzi di salvezza per i fedeli al fine di raggiungere la vita eterna nella gloria di Dio.
    Il Vangelo del giorno della morte era il Prologo di Giovanni, il più grande condensato della rivelazione di Dio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo. "Venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero" (Giovanni 1:11). Joseph Ratzinger ha dispiegato instancabilmente il Prologo con la sua predicazione e con la sua vita. Ora è ricevuto dai suoi in cielo, di cui ha parlato così bene nella sua lunga vita.
    Il 31 dicembre è anche il giorno della memoria di Caterina Labouré, che fu incaricata da un'apparizione della Madonna di far coniare una medaglia che si diffuse nel mondo a milioni come "medaglia miracolosa" con la preghiera: "O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ci rifugiamo in te" - anche questo è un testamento.
    Ora è morto il KATECHON, che ha dovuto perseverare per dieci lunghi anni dopo le sue dimissioni e forse ha ancora impedito "all'avversario di sedersi nel tempio di Dio e di pretendere di essere Dio" (2 Ts 2,4). Ora saprà se le sue dimissioni sono state volute da Dio, come Benedetto sicuramente credeva. Joseph Ratzinger ha amato Gesù Cristo e lo ha servito con sacrificio e disponibilità con tutte le fibre della sua grande vita. Amava anche le persone e faceva di tutto perché la strada della Chiesa verso la salvezza rimanesse percorribile. Signore, ti amo, furono le sue ultime parole. Nella tribolazione che ci attende, possiamo attingere alla sua eredità, così come anche noi possiamo crescere e morire in questo amore.
    Fonte: kath.net
     
     
  11. SEM IPC
    Premessa, esergo e confini della relazione
     
    Genesi 1,27: «Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio la creò».
     
    Levitico 19,27 o 28: «Non vi farete incisioni nella carne, nè vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore».
     
    Catechismo n. 364: «Il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di immagine di Dio: è corpo umano proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana intera ad essere destinata a diventare nel Corpo di Cristo, il tempio dello Spirito».
     
     1 Corinzi 6, 19-20: «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché foste comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo».
     
    Notizie sull’autore
    Mons. Larry Hogan è arciprete del rito latino e bizantino dell'arcidiocesi di Vienna, Austria. Dal 2001 è esorcista di Vienna dove è assistito da un team di 18 sacerdoti e parecchi laici. Dal 1996 è professore ordinario di Antico Testamento presso l'Istituto Teologico Internazionale in Austria dove è stato anche rettore dal 2006 fino al febbraio di quest'anno. Mons.Hogan ha più di 40 anni di esperienza nel ministero di liberazione ed è stato per molti anni parroco nella città di Vienna. La sua tesi di dottorato effettuata presso l'Università Ebraica di Gerusalemme era intitolata «Guarigione nel Periodo del Secondo Tempio». Dal 19 Luglio 2012 è vicepresidente dell'Associazione Internazionale Esorcisti.
     
    Definizioni e origini di Tatuaggio e piercing
    Voglio dimostrare che tatuaggi e piercing non sono semplicemente opere d'arte. Al contrario entrambi hanno gravi conseguenze sociologiche, psicologiche, mediche e morali. Mi scuso in anticipo di dover passare cosí tanto tempo sugli aspetti medici. È necessario farlo per diversi motivi.
    In primo luogo, le conseguenze mediche di tatuaggi e piercing sono di solito molto sottovalutate. In secondo luogo, le persone sono più disposte ad ascoltare gli argomenti medici che ad ascoltare quelli morali. In terzo luogo, gli aspetti medici sono essenziali per formulare un giudizio morale su tatuaggio e piercing.
    Vorrei cominciare con due definizioni dall'Enciclopedia italiana Treccani. Tatuaggio: "Deformazione artificiale permanente dei tessuti cutanei, ottenuta mediante segni indelebili prodotti per puntura dall'inserzione sotto la cute di sostanze coloranti senza alterare la superficie epidermica".
    Piercing: "Pratica di perforazione con ago sterile di alcune parti del corpo per inserirvi orecchini in varie fogge".
    La prima dimostrazione del fatto che il tatuaggio sia più di una semplice arte innocua viene dall'origine della parola. Tatuaggio deriva dalla parola inglese "tattoo" che l'avventuriero ed esploratore inglese Capitano James Cook ha probabilmente coniato nella seconda metà del XVIII secolo in Polinesia. La parola deriva da due termini polinesiani: "Ta" che significa un disegno o un motivo inciso nella pelle (non dipinto sulla pelle) e "atua" che significa spirito. Dall'etimologia si potrebbe definire il "tattoo" come una incisione sotto la pelle con un disegno e uno spirito.
    Non si può determinare con esattezza quando la pratica del tatuaggio sia cominciata. Certo ci sono affreschi nelle grotte di uomini dipinti o tatuati già dal periodo neolitico. Il professor Francesco Bungaro scrive: "Già circa 60.000 anni prima di Cristo gli aborigeni australiani si dipingevano il corpo, si procuravano cicatrici, incidevano la parte inferiore del pene e allungavano le labbra vaginali". Però secondo me non è possibile accertare se i corpi erano veramente tatuati o solamente dipinti. Non c'è tuttavia alcun dubbio che le mummie egizie della dinastia undicesima (2065 -1745 a.C.) fossero tatuate. I tatuaggi su queste mummie prevalentemente femminili ci aiutano a determinare lo status sociale e la professione delle donne. Per esempio alcune erano sacerdotesse, ballerine e musiciste. Ancora più vecchio di queste mummie è il corpo tatuato di un cacciatore ritrovato all'interno di un ghiacciaio, nel 1991, in Alto Àdige (Südtirol). Questo corpo maschile dell'età della pietra, chiamato Otzi, ha quindici tatuaggi. Si stima la sua età in 5300 anni. La storia del tatuaggio non può essere raccontata in dettaglio qui. È importante notare che il tatuaggio ha svolto un ruolo in molte culture diverse, come quella occidentale e orientale, nel corso dei secoli. Per esempio, sia i Romani sia i Greci tatuavano i loro prigionieri e schiavi insieme con molti màrtiri cristiani. Per tutte le altre persone, il tatuaggio non era normale. Anche il piercing non era comune ma era un'eccezione. I centurioni romani utilizzavano il piercing sui capezzoli come segno di coraggio e virilità. Secondo il professor Francesco Bungaro nell'antico Egitto «il tatuaggio era usato per proteggersi dai diversi mali e pericoli e da recenti studi sembra che fosse utilizzato come "cura" per l'artrosi, una malattia di cui sono stati scoperti i postumi sullo scheletro ... Il piercing era considerato un segno di regalità ed era proibito alle persone senza "sangue blu"».
    L'India ha un'antica tradizione di tatuaggio molto ricca. Questo non ci deve sorprendere. Il paese non è solamente molto grande. L'India si compone di tantissime culture diverse. Esiste ancora oggi l'antica tradizione rurale di tatuaggi tribali femminili come rito d'iniziazione prima del matrimonio. Il tatuaggio in India era ed è ancora molto spesso associato alla protezione contro le forze malefiche, alla magia e all'adorazione delle divinità indù. Nel mondo cristiano il tatuaggio era spesso proibito con la motivazione data da Costantino nel 325 d.C. L'imperatore romano affermò che il tatuaggio «rovinava ciò che era stato creato nell'immagine di Dio». Nel secondo Concilio ecumenico di Nicea, il Papa Adriano I vietò ogni tatuaggio. Questo divieto è stato ripetuto più volte nel corso dei secoli senza molto successo.
    Fra i copti la pratica del tatuaggio è diffusa per rimarcare la propria identità cristiana in paesi come l'Egitto oppure l'Etiopia dove la maggioranza della popolazione è musulmana. Il tatuaggio più popolare è la croce tatuata sul polso o sul viso. Oggi in un paese sempre più fondamentalista, dove i cristiani sono perseguitati, la pratica copta del tatuaggio può costare la vita ai cristiani. C'erano santuarî, dove i frati stessi tatuavano croci e altri segni ai fedeli come testimonianza del loro pellegrinaggio. Forse il piú noto santuario dove i pellegrini potevano ottenere un tatuaggio fino agli anni quaranta era il Santuario di Loreto.
    Si dice che la tradizione del tatuaggio a Loreto tragga origine dalle stimmate di san Francesco e che questa tradizione abbia un'origine mistica. Però nel corso degli anni sono apparse altre immagini tatuate sulla pelle, che rendono difficile parlare di un significato mistico. Non solo rappresentazioni di simboli religiosi come la Madonna di Loreto sono diventati comuni, ma anche temi come le spose, il nome della propria ragazza e scritti varî, per esempio "memento mori" (ricòrdati che devi morire). Il professor Bungaro scrive circa il lavoro dei frati marcatori: «La tecnica praticata dai monaci consisteva nell'uso di stampini di legno imbevuti con l'inchiostro e premuti contro la pelle per disegnarvi sopra l'immagine voluta, nel praticare successivamente una serie di punture sulla sagoma del disegno e nell'applicare infine un inchiostro che rendeva il disegno indelebile».
    Nel corso dei secoli sono stati utilizzati molti diversi metodi di tatuaggio. La tecnica praticata a Loreto non è comune al giorno d'oggi. Normalmente la pelle viene trafitta con aghi sottili attraverso cui l'inchiostro costituito da sostanze vegetali o minerali è guidato sotto la pelle. La maggior parte dei tatuatori professionisti utilizza oggi una macchina elettrica inventata e brevettata nel 1891 da Samuel Reilly negli Stati Uniti, un apparecchio che evidentemente non è ancora stato migliorato, si dice. Come funziona? I piccoli aghi sfrecciano con una frequenza elevata attraverso una turbo guida. Il tatuatore usa quest'apparecchio come una penna e penetra la pelle in modo cosí preciso che questa può rimarginarsi sul tatuaggio dopo alcune ore.
    Che cosa spinge le persone a tatuarsi? Ci sono molte ragioni, compresa la moda. Ciò che stimola un giovane a tatuarsi non è necessariamente la stessa ragione di un uomo o una donna di cinquant'anni. Ma non è un caso che il tatuaggio e il piercing siano così popolari ai nostri tempi.
    Il filosofo e apologeta cattolico Corrado Gnerre e molti altri pensatori parlano di "corpofobia", che Don Marcello Stanzione descrive come un «tentativo misterioso ancorché incomprensibile, di ingegnarsi per rendere il proprio aspetto esterno più brutto e sgradevole magari attraverso la tatuomania, gli anelli al naso e alle labbra: tutte usanze tribali tipiche dei masai».
    Aggiungo a questo commento quello di Ivo Quartiroli, curatore della casa editrice laica Apogeo - Feltrinelli: «I valori tradizionali di progresso, scienza, famiglia e religione vanno esaurendo la loro funzione di sostegno... si sta avvicinando una nuova era in cui torneranno i tipici simboli della pre-civiltà pagana e tribale: la cultura tribale, pagana, e il mondo antico greco hanno sempre riconosciuto diversi dèi invece di un Dio unico. Per accettare una società multietnica bisogna partire dall'accettazione della diversità tra le persone e all'interno di noi stessi. Auspichiamo la riappropriazione della spiritualità non mediata da moralismi e dogmi ecclesiali. La spiritualità che parte dalla sensazione di essere connessi. Connessi con sé stessi, con gli esseri viventi, con la terra e i suoi cicli. Una spiritualità che non necessita di luoghi di culto, non necessita di intermediari, non ha peccati né sensi di colpa». Questo è lo sfondo filosofico del mondo del tatuaggio e piercing. Per saperne di più su quest'argomento vi consiglio la magistrale opera del grande filosofo cattolico brasiliano Plinio Corriera di Oliveira, "Rivoluzione e controrivoluzione".
    Per quanto riguarda la popolarità del tatuaggio e piercing tra i giovani scrive don Marcello Stanzione: «I tatuaggi e i piercing non sono altro che riti d'iniziazione per invitare i ragazzi e i giovani a far parte di un culto tribale e primitivo. Attraverso la modificazione del corpo, i giovani aderiscono consapevolmente o inconsapevolmente alla nuova era pagana». Ma quest'era è solamente pagana, cioè senza valori? Penso di no. Leggo dalla rivista più importante sul tatuaggio, Tattoo Gallery: «Presso quasi tutti i popoli primitivi, il tatuaggio era associato al culto dei demoni e veniva praticato durante riti a loro dedicati da santoni o maghi. In questo tipo di tatuaggio aveva molta importanza il flusso del sangue che usciva dalle ferite, il quale porta con sé fuori dal corpo gli spiriti maligni che vi sono entrati».
    Si può naturalmente protestare contro questa connessione con il Male e dire che i cristiani che desiderano tatuaggi certamente non desiderano alcun contatto con gli spiriti maligni. Questo è probabilmente vero. Racconto il caso di un giovane svizzero di san Gallo di nome Markus. Dopo la sua conversione, Markus voleva cominciare una nuova vita da cristiano. Come segno della nuova vita ha chiesto di essere tatuato con la parola Gesù sul braccio sinistro e con un'immagine della Madonna sul bicipite destro. Per lui i suoi tatuaggi sono simboli della sua fede. Dice che ogni volta che ha difficoltà guarda i tatuaggi e riceve nuova forza. Di fronte all'argomento che il nostro corpo è il tempio di Dio e non dovremmo deformarlo risponde: «Ogni religione adorna i suoi templi e noi tatuati consideriamo il corpo tatuato come un tempio». Per Markus i suoi tatuaggi non sono solamente decorazioni per il corpo. Sono segni della sua fede. Non è l'unico che la pensa così. Ci sono altri cristiani praticanti che la pensano nello stesso modo. Ma questo fatto da solo non è un argomento convincente, anche se dobbiamo analizzare seriamente i loro argomenti. E la maggior parte dei tatuati giovani non sono credenti. Non possiamo negare che il tatuaggio e il piercing sono caratteristiche della cultura giovanile, una cultura a cui molti adulti partecipano.
    Motivazioni sociali e psicologiche del tatuaggio
    Quali sono le motivazioni sociali per ottenere un tatuaggio nella società occidentale? Cito la lista data dalla Laser Medical Center a Milano: Ci si tatua per: a) rendere indelebile un episodio o un momento particolare della propria vita (la nascita di un figlio, la morte di un caro, il legame con un amico/fratello...), b) impreziosire il proprio corpo con un simbolo che comunica ciò che si ha dentro, c) sentirsi parte riconosciuta di un gruppo ("i tatuati"). d) seguire le mode e gli stili del momento, per farsi accettare meglio dalla società in cui si vive.
    Il noto tatuatore milanese Mino Spadaccini spiega la motivazione per il tatuaggio ancora più vividamente: «Questa mania sta crescendo. Alla base c'è un discorso sull'esibizionismo, un discorso sulla moda, sul desiderio di uguagliare l'amico o l'amica che l'ha già fatto, ma secondo me ... la cosa principale è che abbellisci te stesso, aggiungi qualcosa in più ... aggiungi una cosa indelebile e quindi c'è il brivido che non va più via, l'unica cosa che non riesci a cancellare di te stesso, puoi cambiare tutto, ma il tatuaggio no ... è uno sposalizio per sempre, è più importante del matrimonio».
    Torniamo alla domanda: perché i tatuaggi e i piercing sono così popolari? Fino agli anni ottanta i tatuaggi erano più o meno simboli di ribellione. Il movimento Punk voleva mostrarci che i suoi "membri" erano persone con un'identità individuale. Dicevano: «Non rientro in questa cultura, in questa società, in questa Chiesa. lo sono un outsider ed è bene così». Non dico che non troviamo questi atteggiamenti tra alcune persone anche oggi, ma penso che la maggior parte delle persone che porta un tatuaggio o hanno un piercing, soprattutto tra i giovani, lo fanno perché pensano che sia "fico". Inoltre, viviamo in una società consumistica nella quale è sempre più difficile distinguerci dagli altri. Tutti, giovani e meno giovani, vogliono indossare i jeans e le scarpe sportive. Per i tatuati sono molto importanti i simboli come i tatuaggi. Dice Markus dalla Svizzera: «Non essere notato significa essere al di fuori di un gruppo ed essere un outsider è come la morte vivente». Come dobbiamo intendere il tatuaggio e il piercing dal punto di vista culturale? Per rispondere alla domanda mi riferirò alla ricerca di due autori, lo studioso scozzese Victor Turner e il teologo protestante Markus Ansgar Friedrich. Per entrambi un simbolo è un segno il cui significato si cambia a seconda della persona che lo utilizza, come pure secondo l'ambiente e il contesto specifico in cui viene utilizzato. Friedrich pone le domande: «Chi si fa contagiare? Da che cosa e perché? In che tipo di società e con quali prospettive per il futuro? Quale fede o religione?» Quando qualcuno mette un piede oltre la soglia di un negozio di tatuaggi per la prima volta, quella persona prende una decisione. Supera una soglia interna. Fa un passo che cambia definitivamente il suo aspetto fisico e forse la sua immagine corporea. È anche disposto ad accettare il dolore che fa parte integrante del processo del farsi un tatuaggio.  
    Theo di Amburgo in Germania, il cui corpo è tatuato dalla testa ai piedi, porta un tatuaggio col suo motto: «Impara a soffrire senza lamentarti». Il primo tatuaggio è sempre un rito di passaggio. Naturalmente si tratta di un rito di passaggio in un senso diverso da quello delle società agricole in cui il tatuaggio significa che il ragazzo è diventato un uomo: è un rito di passaggio individuale. L'antropologo e professore all'Università di Strasburgo David Le Breton descrive il tatuaggio come un processo di costruzione di nuove forme d'identità. II tatuato prende realmente possesso del suo corpo. «Nelle interviste con tatuati ─ dice Le Breton ─, ricorre spesso la spiegazione: "Ho fatto questo tatuaggio per riappropriarmi del mio corpo"».
    Lo psichiatra Marco Cannavicci esprime pensieri simili: «Diventando parte integrante della propria identità personale, il tatuaggio "porta fuori" qualcosa di noi che in genere viene tenuto nascosto o non espresso. In questo senso, può rappresentare un modo per dichiarare la propria posizione rispetto al mondo, esteriorizzare quindi il proprio modo di essere davanti agli altri. In una società in cui le differenze sociali sono diventate meno palpabili, il tatuaggio aiuta a riconoscersi come parte di un gruppo o movimento della vita in cui è ancora possibile trasgredire». Il professor Le Breton ha fatto molte ricerche sul tatuaggio. In un'intervista risponde alla seguente domanda: Quale ruolo hanno sofferenza e dolore nell'esperienza di un corpo (per lo più un corpo giovane) tatuato?
    «Il dolore non è un motivo sufficiente per resistere alla tentazione di farsi tatuare, o di farsi applicare un piercing. Al contrario, moltissimi clienti rimpiangono di non aver sofferto abbastanza. Mi sono più volte imbattuto in giovani che dichiaravano di voler ricominciare tutto da capo, rifacendosi il piercing o il tatuaggio, scegliendo un operatore che godesse la fama, di essere più doloroso. Il tatuaggio fa male, ma molti - e badi: senza essere masochisti - sostengono di apprezzare proprio quest'aspetto dell'esperienza, perché è il dolore a confermare l'importanza di quello che stanno facendo. Il dolore agisce come memoria dell'evento: è la prova della sua solennità».
    Vorrei aggiungere: il dolore è anche la prova del suo coraggio. Con quest'enfasi sul dolore, non dovrebbe sorprenderci che il branding sia diventato popolare. Non stiamo parlando del marchio sul bestiame. La parola "branding" deriva dell'inglese 'to brand'' marchiare a fuoco, e significa che le persone devono resistere per un po', mentre qualcuno infigge loro sulla pelle uno stampo riscaldato a una temperatura di 1000 gradi centigradi.
    Che cosa accade ai giovani che vogliono farsi tatuare? Non è forse vero che corrono il rischio di perdere il gradimento dei genitori e l'apprezzamento dei loro amici? Questo è il primo passaggio. Il secondo passaggio è quello di riporre la loro fiducia nelle mani del tatuatore che probabilmente è un estraneo. Essi si affidano attraverso un rito a qualcuno che non conoscono. Il terzo passaggio è quello di essere disposti ad accettare il dolore e molto spesso la paura di una malattia. Il quarto passaggio è il momento scelto per mostrare il tatuaggio. Questo passo comprende la scelta della prima e seconda e forse della terza persona privilegiata per vederlo. Si nota qui un'interazione di rivelare e di nascondere. Il primo tatuaggio è di rado visibile in ogni momento. Che cosa è successo qui? Il mondo del neo tatuato si trasforma. Ha un marchio sul corpo visibile, anche se non è sempre visibile. Un crocefisso al collo si può facilmente rimuovere, una croce tatuata no. Il tatuaggio offre ai giovani un po' di sicurezza, un po' di protezione.
    Markus Ansgar Friedrich pone il tatuaggio nella categoria di una religione pop che assume rilievo dovunque la vita sia minacciata da nemici naturali e umani. Secondo lui le grandi banche internazionali, la moneta unica, il governo, forse anche la Chiesa non possono proteggerci più. Però tutti hanno bisogno di un senso di sicurezza. Qual è il tatuaggio tipico di un marinaio? L’ancora, un segno di appartenenza e di speranza. Le raffigurazioni tatuate hanno spesso uno scopo apotropaico, per esempio raffigurazioni di scorpioni e leoni. Sono tenuti a proteggere i tatuati dal pericolo del male. Questa è la ragione per cui le raffigurazioni sono intimidatorie o spaventosamente brutte. Con una tigre aggressiva tatuata dovrebbe essere possibile scongiurare l'aggressione. Anche la croce offre una protezione. Si pensa: "lo sono cristiano. A causa della mia croce tatuata, nessuno può farmi del male".
    Considerazioni mediche sul tatuaggio
    Secondo il punto di vista di quelli che amano i tatuaggi, essi sono un'opera d'arte, un abbellimento del corpo. Ma che cosa è un nuovo tatuaggio considerato dal punto di vista medico? È una ferita della pelle che deve essere trattata. Quali sono i rischi o le conseguenze di un tatuaggio? Cito qui dalle linee guida del Ministero della Salute in Italia del 27 aprile 2004: Numero 6932. Il documento è intitolato: "Linee Guida per l'esercizio delle attività di tatuaggio e/o piercing" e menziona quattro complicazioni relative ai tatuaggi:
    1. "Reazioni allergiche: disturbi del sistema immunitario caratterizzati da uno squilibrio della reattività immunologica, che determina reazioni anomale al contatto con determinate sostanze (allergeni).
    2. Granulomi: noduli che si formano attorno al materiale iniettato che il corpo percepisce come estraneo.
    3. Cheloidi: eccessiva formazione di tessuto cicatriziale nel processo di cicatrizzazione di una ferita. Le aree anatomiche più predisposte sono il torace, le spalle e il collo.
    4. Complicazioni da risonanza magnetica nucleare (RMN): si sono verificati casi d'interferenza con la qualità delle immagini". Ancora più dettagliate, sono le Linee Guida per la prevenzione dei rischi derivanti dell'attività di tatuaggio e piercing del Maggio 2010.
    Questo documento eccellente è stato pubblicato dall'Azienda per i servizi sanitari Numero 4 "Medio Friuli". Simili a queste due linee guida sono le avvertenze sui rischî della Food and Drug Administration (L'Agenzia per gli alimenti e i medicinali). Quest'agenzia (abbreviato in FDA) è l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.
    5. Infezione. Anche con l'utilizzazione di un nuovo ago, le attrezzature per tatuaggi sono tuttavia difficili da sterilizzare. Quando viene utilizzato un apparecchio che non è sterile, c'è un rischio di trasmissione di malattie ematica come l'epatite o HIV. Gli studi negli Stati Uniti indicano che farsi un tatuaggio aumenta il rischio di prendere l'epatite C del 300 per cento. A causa di questi rischî d'infezione, l'American Association of Blood Banks (l'Associazione americana di banche del sangue) richiede un'attesa di un anno tra l'ottenimento di un tatuaggio e la donazione di sangue. Il tempo di attesa dopo un tatuaggio varia da paese a paese e da regione a regione.
    Stando alla Guida dei Consumatori italiana:
    «La Croce Rossa sta tentando, di incoraggiare molte persone alla donazione del sangue, ma la gran parte dei volenterosi donatori vengono spesso rifiutati. Una delle ragioni di ciò è nell' aumento della popolarità dell'arte della decorazione del corpo (tatuaggi, piercing); se avete fatto un tatuaggio o aggiunto un piercing nel corso dell'ultimo anno correte il rischio di non essere considerati idonei, in accordo con le regole esistenti, per la donazione del sangue».
     
    Tanti calciatori portano un tatuaggio o diversi tatuaggi ma c'è un'eccezione molto importante: Cristiano Ronaldo. Il 30 Giugno gli è stato domandato la ragione per cui lui non portasse tatuaggi. La sua riposta? «Non ho tatuaggi perché m'impedirebbero di donare il sangue». Ronaldo dona il sangue regolarmente. Lui è anche donatore del midollo osseo. I nostri giovani hanno bisogno di modelli. Se si sta discutendo con i giovani per convincerli a non farsi un tatuaggio non aiuta molto il fatto che il Vescovo o il parroco non abbia un tatuaggio. Ma sentire che Ronaldo non ha un tatuaggio e conoscerne il motivo, cioè per poter donare il sangue, potrebbe aiutare un giovane a fermarsi e pensare per un attimo. Almeno così io credo.
    Ci sono altre malattie infettive, per esempio la lebbra, la tubercolosi e la rosolia che possono essere trasmesse con l'uso di tatuaggi e di piercing anche ai nostri giorni soprattutto nei paesi in cui vengono trascurate norme igieniche. Il secondo rischio citato dalla Food and Drug Administration è quello di Reazioni allergiche. Anche se le reazioni allergiche ai pigmenti del tatuaggio sono relativamente rare; tuttavia quando si verificano, possono essere particolarmente fastidiose perché i pigmenti possono essere difficili da rimuovere. Di tanto in tanto, le persone possono sviluppare una reazione allergica ai tatuaggi che hanno avuto per anni. Il terzo rischio che abbiamo visto sulla lista delle linee guida del Ministero italiano della Salute sono le complicazioni da risonanza magnetica nucleare RMN): «l'interferenza con la qualità delle immagini». La Food and Drug Adminstration informa che tante persone con tatuaggi o trucco permanente provano gonfiore o una sensazione di bruciore alla zona tatuata. Il quarto rischio citato dall'Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali sono i problemi di rimozione a causa dell'insoddisfazione del cliente. Nonostante i progressi nella tecnologia laser, la rimozione dei tatuaggi è un processo doloroso, anche se il dolore varia a seconda della persona e della zona trattata. Di solito coinvolgono diversi trattamenti e spese notevoli. Le spese della laser-terapia per rimuovere tatuaggi dipendono da una serie di fattori, il prezzo delle apparecchiature laser stesse - fino a 140.000 euro - la dimensione dei tatuaggi, i loro colori, la parte tatuata del corpo e da quanti anni hanno i tatuaggi. Normalmente per rimuovere un tatuaggio sono necessarî tra cinque e venti trattamenti. In Europa o in America settentrionale ci si può aspettare di pagare almeno 100-300 euro a trattamento. Ho consultato un sito web italiano (www.inerboristeria.com) riguardo alle spese della laserterapia per rimuovere tatuaggi. Cito: «Dal momento che la rimozione del tatuaggio può richiedere diversi trattamenti per essere completata, il costo totale potrebbe andare da un minimo di 1.000 fino a un massimo di 10.000 curo».
    Non c'è nessuna garanzia che i tatuaggi scompariranno completamente perché non è sempre possibile eliminare tutto il pigmento. Le particelle d'inchiostro verranno eliminate attraverso il sistema linfatico. Il professor Francesco Bungaro dice:
    «L'esito dipende dalla profondità del tatuaggio, dall'uso dei colori (agisce meglio se sono definiti e peggio se sono sfumati), dalla zona corporea (più facile su schiena e glutei che sono zone più resistenti, più difficile su braccia, caviglie e seno, zone più delicate), dal tipo di pelle (agisce meglio sulle pelli chiare perché crea un contrasto maggiore con il tatuaggio e perché il laser funziona meglio con le differenze cromatiche».
    Inoltre i colori reagiscono diversamente al laser. Per esempio il verde scuro è molto difficile da eliminare, mentre il nero è meno difficile. La rimozione dei tatuaggi ha anche i suoi rischi, reazioni allergiche e infezioni. Con il laser i pigmenti vengono arsi dal calore, che aumenta la volatilità delle sostanze chimiche e genera nuove sostanze cancerogene. Secondo un recente studio in Germania, rimuovendo pigmenti rossi e gialli per irraggiamento il laser può aumentare le concentrazioni di molecole tossiche fino a settanta volte. Comunque per donare il sangue dopo la rimozione si devono aspettare almeno quattro mesi. Sebbene la terapia laser sia il metodo di scelta per rimuovere i tatuaggi, esistono altri metodi attualmente usati. La salas-abrasione o elettrosalatura con fresa o con cristalli salini è una rimozione chirurgica cruenta per chi ama il dolore, ma è possibile usare un anestetico locale prima della procedura. Dopo il trattamento può rimanere una cicatrice pigmentata e a volte brutta.
    Un secondo metodo è la dermoabrasione, un intervento chirurgico anche usato per guarire la cicatrice, e le lesioni pre-cancerose. Questo metodo si avvale di ciò che può essere descritto come uno strumento di levigatura per togliere l'inchiostro tramite sfregamento o carteggiatura degli strati più superficiali della pelle. È buono per tatuaggi molto piccoli e anche meno invasiva della terapia laser. Un terzo metodo è la rimozione con acido tricloroacetico, un altro metodo chimico, anche una procedura dolorosa. Un quarto metodo spesso utilizzato in Nord e Sud America è la coagulazione con infrarossi o il trattamento a raggi infrarossi. Si usa questo metodo in Europa per alcuni trattamenti per esempio il trattamento di emorroidi ma non si usa con molta frequenza per la rimozione dei tatuaggi. La luce infrarossa viene utilizzata per bruciare lo strato di pelle che contiene l'inchiostro del tatuaggio. Il trattamento sfuma il tatuaggio. Si forma una crosta. Quando la crosta cade, l'inchiostro va o scompare con essa. Tutti i colori reagiscono bene a questo metodo che secondo me è il metodo migliore e normalmente il più economico. Purtroppo non può essere utilizzata la coagulazione con infrarossi sulla gente di colore. Il trattamento a raggi infrarossi è il metodo di scelta per ex detenuti ed ex membri delle gang che vogliono vivere una vita normale e trovare un lavoro.
    Vale la pena ricordare qui il programma Adios Taniajes iniziato dalla società missionaria americana, i Padri e Frati di Maryknoll nel 2000 a san Pedro Sula in Honduras. Ci sono molte gang a san Pedro Sula. Ognuna di esse ha il suo logo che i membri portano su di sé tatuati. Guerra tra gang e omicidi sono comuni. Un tatuaggio visibile della propria banda nel territorio controllato da un'altra gang è molto pericoloso. Molti datori di lavoro non impiegheranno giovani con tali tatuaggi. Ma dopo due anni e mezzo di attività, il programma Adios Taniajes è riuscito a rimuovere i tatuaggi da più di 14.000 giovani a san Pedro Sula. Il programma è gestito da Maryknoll in quattro paesi dell'America centrale, ma l’ordine non è l'unica organizzazione che aiuta gli ex membri delle bande togliendo i loro tatuaggi e contribuendo a reintegrarli nella società. Simile al programma Adios Tatuajes è quello introdotto nel 2007 da laici cattolici nella diocesi di Austin, Texas sotto il nome dello St. Dismas Tattoo Removal Ministry (Ministro san Dísma per la rimozione dei tatuaggi). Da allora si è diffuso ad altre diocesi e regioni degli Stati Uniti. Il trattamento a raggi infrarossi, come ogni metodo di rimozione dei tatuaggi non può garantire che tutte le tracce di un tatuaggio vengano rimosse. Questo trattamento, tuttavia, è relativamente poco costoso soprattutto perché l'apparecchiatura costa non più di 10.000 Euro invece di 100.000 (costo delle apparecchiature laser più economica per tatuaggi) e perché non richiede la presenza di un medico o di un infermiere. In breve non è un metodo per fare soldi com'è in realtà il caso della terapia laser.
    In Italia ci sono oggi molti centri medici specializzati nella rimozione di tatuaggi con la terapia laser. Il tatuaggio non è solamente un ostacolo per vecchi membri di una gang, di una banda. Come scrive il professor Andrew Timming della scuola di Management all'Università di St. Andrews in Scozia, tatuaggi in posti visibili riducono la possibilità di trovare un lavoro. Nel suo studio Timming e i suoi colleghi hanno intervistato 15 manager di aziende che erano responsabili delle assunzioni presso diverse società, tra cui librerie, banche, alberghi, enti pubblici ed università. Il professor Timming ha riportato che la maggioranza degli intervistati aveva giudicato inaccettabile la presenza di uno o più tatuaggi sul corpo del candidato. L'impressione principale che hanno riportato i manager di fronte al candidato tatuato è stata quella di una persona sporca e magari anche un delinquente. Tra i tipi di tatuaggi più accettabili, vi erano quelli a motivo floreale oppure farfalle o altri simboli innocui; invece quelli rappresentanti teschi, ragnatele, morte e altre situazioni giudicate negative sono stati quelli oggetto di maggior rigetto e considerati offensivi. È vero che sempre più datori di lavoro assumono persone tatuate a condizione che i tatuaggi non siano offensivi. Tuttavia, in una società in cui la disoccupazione è alta i tatuaggi possono costituire un ostacolo per ottenere un posto di lavoro.
    Indubbiamente è più sicuro tatuarsi nei paesi occidentali piuttosto che in altre parti del mondo perché ci sono più alte probabilità che gli operatori usino attrezzature sterilizzate. Ma non si deve presumere che sia sempre così. Nel 2003 la regione italiana della Toscana è stata la prima ad approvare leggi per regolamentare tatuaggi e piercing. Per esempio è vietato eseguire tatuaggi e piercing ai minori di diciotto anni senza il consenso dei genitori. La legge prevede anche un obbligo formativo per tutti gli operatori di tatuaggi e piercing. Spiegò Enrico Rossi che nel 2003 era in Toscana assessore regionale al diritto alla salute: «Con questa decisione abbiamo voluto tutelare i cittadini dai rischi che corrono se si rivolgono a chi s'improvvisa tatuatore o piercer, ma non possiede i requisiti igienici e la preparazione professionale in grado di garantire la salute dei propri clienti. Basti pensare che l'ottanta per cento degli operatori dispone di una sterilizzatrice, ma soltanto metà di loro la usa correttamente. Ecco quindi l'importanza della formazione, dei controlli e delle sanzioni per gli inadempienti». Spero che oggi la situazione in Toscana sia meglio di allora.
    Ora voglio parlare dei rischi provocati dalla mancanza di sterilizzazione, in particolare dagli ingredienti dell'inchiostro usato per fare il tatuaggio. In altre parole, anche se si va in uno studio per tatuaggi con i più elevati standard igienici, rimane comunque la possibilità di infezioni cutanee gravi. Due anni fa c'è stata negli Stati Uniti, in quattro stati, un'insorgenza d'infezioni della pelle causate da un tipo di batteri chiamato "nontuberculous mycobacteria (NTM) (microbatteri non tubercolari)". Queste infezioni richiedono un minimo di quattro mesi di trattamento con due o tre antibiotici. Questo tipo d'infezione può portare ad altre condizioni tra cui malattia polmonare, infezione da stafilococco e a infezioni di altri organi. La fonte delle infezioni in New York era un inchiostro grigio contaminato proveniente dall' Arizona.
    Purtroppo infezioni da NTM (microbatteri non tubercolari) non sono l'unica cosa di cui preoccuparsi se si vuole ottenere un tatuaggio. Il Centro Nazionale per la Ricerca Tossicologica negli Stati Uniti ha trovato sostanze cancerogene tra gli ingredienti d'inchiostri per tatuaggio, per esempio metalli pesanti come piombo, titanio e cadmio così come gli idrocarburi. Alcuni inchiostri contengono coloranti «adatti per l'inchiostro tipografico o la vernice auto». L'inchiostro nero presenta problemi dal punto di vista dei cancerogeni. Quest'inchiostro contiene spesso idrocarburi policiclici aromatici. L'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (Environmental Protection Agency) dice che questi idrocarburi sono (cito): «tra i cancerogeni della pelle più potenti e ben documentati». Secondo l'Agenzia c'è un aumento del numero dei casi di melanoma cutaneo associati con i tatuaggi. Uno studio condotto da Jorgen Serup, professore di dermatologia all'ospedale universitario di Copenhagen, ha rilevato composti cancerogeni in tredici dei ventuno inchiostri per tatuare utilizzati in Europa. Nello stesso modo le Tattoo Ink Manufacturers of Europe (L'Associazione dei fabbricanti di inchiostro per tatuaggi in Europa) riconosce questi pericoli e aggiunge che fino al 30 % dell'inchiostro utilizzato in studî per tatuaggi, contiene microbi, che in casi estremi potrebbero portare alla morte. Quest'avviso si può leggere sul sito web dell'associazione.
    L'Henné, una colorazione fatta da una pianta, è approvata solo per l'uso come tintura per capelli negli Stati Uniti. Non è approvato per applicazione diretta sulla pelle, come nel processo di decorazione organismo chiamata "mehndi". Quest'uso non autorizzato di un additivo colore rende questi prodotti adulterati e quindi illegale. Un avviso d'importazione è in vigore per henné destinati a essere utilizzati sulla pelle. Perché henné produce tipicamente un marrone, arancio-marrone, o una tinta bruno-rossastro, altri ingredienti devono essere aggiunti per produrre altri colori, come quelli commercializzati come "henné nero" e "henné blu." Anche le tonalità marroni di prodotti commercializzati come henné, possono contenere altri ingredienti destinati a renderli piú scuri o prolungare la durata del colore. Il cosiddetto "henné nero" può contenere il "catrame" colore p-fenilendiammina, noto anche come PPD, che è permesso solo per l'uso di tintura per capelli. In alcuni casi, il cosiddetto "henné nero" consiste solo in tintura di capelli, che l'artista mescola direttamente dalla confezione e applica alla pelle del cliente. PPD e alcuni altri ingredienti di tinture per capelli possono causare reazioni in alcuni individui. Questa è la ragione per cui sulle tinture per capelli ci deve essere una dichiarazione di cautela e le istruzioni per fare un "patch test" su una piccola zona della pelle prima di utilizzarli. Henné, innocuo? Sì, come un serpente velenoso.
    Il piercing segno di schiavitú
    IL PIERCING a differenza del tatuaggio non ha una lunga storia in molte culture, ma la pratica, tuttavia, è antica. Secondo Esodo 21,6 e Deuteronomio 15,7, indossare orecchini ERA UN SEGNO DI SOTTOMISSIONE AL DOMINATORE OPPURE AL PADRONE. «Allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre» (Esodo 21,6). La parola piercing deriva dall'inglese "to pierce" (forare, perforare) e ha cominciato, secondo la psicoterapeuta e sessuologa Giuliana Proietti, ad essere praticato negli anni 70/80 negli ambienti punk, nelle comunità omosessuali, tra i praticanti del sado-maso e tra i feticisti, insomma tra tutti coloro fortemente propensi ad una vita "fuori dagli schemi". Sì, una vita "fuori dagli schemi". Non è politicamente corretto dire "una vita perversa". Oggi le perversioni si chiamano le preferenze. Nella coppia omosessuale o sado-maso, chi portava il piercing era solitamente lo "schiavo", e i suoi anelli ai genitali o ai capezzoli erano il simbolo di sottomissione al "padrone". Questa è la storia poco edificante del piercing.
    Oggi il piercing è una moda praticata da differenti persone per età, ceto sociale, e cultura, ma particolarmente tra i giovani. C'è anche un altro piercing. Cito qui ancora la psicoterapeuta Giuliana Proietti che come sessuologa ha scritto ampiamente sul piercing genitale. Non voglio parlare qui in dettaglio su questo argomento. La dottoressa dice: «Piercing molto più 'pesanti' e dunque completamente fuori dal discorso della tendenza del momento, sono ad esempio il taglio della lingua, in modo da renderla biforcuta e il "dental" piercing, con applicazione di capsule d'oro e brillantini, oppure "lo scaring" (tagli in profondità per ricavare cicatrici indelebili) e il branding (marchi a fuoco), o "il cutting" (il corpo viene tagliuzzato). In questo caso si tratta di scelte 'estreme': una sorta di "acting out", ovvero compiere un atto che esprima e riesca a sedare i pensieri angosciosi che affollano la mente. Farsi un piercing piace alle persone perché:
    - consente di raggiungere gli ideali di bellezza dettati dalla moda del momento; suscita stupore e curiosità, catalizzando l'attenzione di chi guarda ed in molti casi crea scandalo;
    - è un modo per essere al centro dell'attenzione, per uscire dall'anonimato, per trasgredire;
    - è un'espressione di "diversità" dalla massa (anche se poi la moda tende invece ad omologare i comportamenti, rendendo tutti simili nel loro voler essere diversi);
    - è l'affermazione decisa di un diritto di disporre del proprio corpo come della propria identità e della propria vita;
    - può rappresentare un forte impegno con sé stessi a ricordare un'esperienza, un amore, una persona per tutta la vita;
    - può servire, specie nel piercing "pesante" ad esorcizzare il dolore e la morte e guadagnarsi un pezzo di eternità;
    - spesso il fine del piercing nelle parti intime ha uno scopo funzionale più che di seduzione: si pensa, infatti, che questo intervento possa aumentare la sensibilità delle parti forate».
     
    Anche per quanto riguarda il piercing dobbiamo chiederci a che età si possa ottenere. Giuridicamente piercing e anche tatuaggi sono considerati lesioni intenzionali che rimangono impuniti solamente se la persona interessata acconsenta all'intervento. La foratura dei lobi delle orecchie per orecchini sembra l'eccezione alla legge, nonostante il rischio d'infezione rimanga. Guardate da vicino uno degli autoritratti di Rembrandt e vedrete un lobo dell'orecchio infetto, un'infezione probabilmente causata da un piercing abborracciato. Più pericoloso del piercing al lobo è il piercing nell'orecchio superiore. Come dice il professor Francesco Bungaro: «Irrorazione nel lobo è normale mentre la cartilagine è una zona non irrorata e quindi con minori difese locali e sulla quale non possono arrivare gli eventuali antibiotici sistemici che fossero necessarî per un'infezione».
    Due anni fa lo stato di New York ha approvato una nuova normativa riguardante il piercing. Il piercing è ammesso all'età di sedici con il consenso dei genitori, all'età di diciotto anni senza il consenso dei genitori. Il governatore Andrew Cuomo, ha detto a quel tempo: «Il piercing può portare a gravi rischî per la salute ed è nostro obbligo come newyorkesi e genitori di assicurarci che i nostri ragazzi stiano prendendo ogni precauzione per rimanere sani e sicuri». La California ha una legge simile. Nel Regno Unito il piercing dei genitali non è consentito prima dei diciotto anni. Nel giugno di quest'anno, l'Austria ha approvato una tra le leggi più chiare relative al piercing e al tatuaggio. Gli operatori dei negozi di piercing o tatuaggi devono informare i giovani e i loro genitori o tutori legali dei trattamenti necessari di rifinitura e di tutti i rischî. I giovani devono firmare che hanno capito l'informazione e sono d'accordo con il trattamento. Il piercing dei giovani di età inferiore ai quattordici è vietato. Se il giovane ha tra i quattordici e diciotto anni, il permesso dei genitori è necessario. Il tatuaggio è consentito per i giovani a partire dall'età di sedici, ma solo con il consenso scritto dei genitori. C'è ancora un'altra considerazione da fare soprattutto quando qualcuno ha molti piercing visibili. Può avere difficoltà a trovare un lavoro e può essere respinto in alcuni paesi. Pochi mesi fa Rolf Buchholtz, un tedesco con moltissimi piercing è arrivato a Dubai per una vacanza. Non gli fu permesso di entrare nel paese e fu subito rimandato in Germania sulla base del sospetto di praticare la magia nera. Non c'era niente associato alla magia nella sua valigia. La decisione era esclusivamente basata sull'aspetto.
    Milioni di persone sono tatuati e portano il piercing. Ci sono molti studi sui rischi per la salute del tatuaggio e del piercing. Posso citare solo alcuni di questi. Per esempio, uno studio effettuato nel 2009 dall'Istituto di Dermatologia dell'Università Ratisbona in Baviera. L'Istituto ha effettuato un sondaggio su Internet nei paesi di lingua tedesca. In Germania la provenienza dei partecipanti è stata equamente distribuita in tutto il paese. C'erano 3411 partecipanti tatuati. Dopo il tatuaggio, il 67,5 % (sì 67,5!) dei partecipanti ha descritto problemi di pelle e il 6,6 % ha ammesso reazioni sistemiche. Quattro settimane dopo essersi fatto tatuare, il 9 % aveva ancora problemi di salute. Il 6 % di partecipanti ha indicato problemi di salute persistenti, e tra questi c'erano più donne che uomini. Lo studio dell'Istituto di dermatologia all'Università di Ratisbona conclude: 1) milioni di persone nel mondo occidentale presumibilmente hanno problemi di salute temporanei o persistenti dopo il tatuaggio; 2) i tatuatori iniettano diversi grammi d'inchiostro nella pelle, che in parte si diffonde nel corpo e rimane per tutta la vita.
    Un altro studio condotto su 454 studenti negli Stati Uniti e pubblicato dal “Journal of the American Medical Association" ha registrato una percentuale di complicazione mediche pari al 17% dopo un piercing: si trattava d'infezioni, ma anche di cicatrici ed emorragie.
     
     Aspetti biblici, religiosi e morali.
     Lasciamo gli aspetti medici alle spalle ed esaminiamo ora gli aspetti biblici, religiosi e morali.
    Cominciamo con la storia di Caino nel libro del Genesi. Affinché Caino non sia ucciso per vendicare l'uccisione di suo fratello, Dio gli dà un segno. Gli studiosi della Bibbia non sono d'accordo sul segno. Che cosa è? Il testo biblico non dice molto. Tutto fa supporre che si tratti di un segno corporale. Tuttavia, il problema principale è che questo segno sembra essere equivoco. Deve proteggere Caino, ma Caino resta maledetto. Il grande esegeta tedesco Claus Westermann non vede alcune contraddizione tra la protezione e la maledizione di questo segno. Secondo Westermann il segno in sé è neutrale. È un segno che Caino appartiene a Dio, che assume la responsabilità per il destino di Caino. Cioè Caino dipende interamente dalla grazia e misericordia di Dio. È vero che Caino non può essere vendicato ma la sua vita è maledetta. Che tipo di punizione è questa maledizione? Secondo Genesi 4,16: «Caino si allontanò dalla presenza del Signore è si stabili nei paesi di Nod, a oriente di Eden». Però, un paese con questo nome non è mai esistito. C'è una piccola eccezione. A Yorkshire in Inghilterra c'è un villaggio chiamato Land of Nod (paese di Nod). La parola "ebraico" Nod deriva dal verbo nadad che significa girare senza meta. Il paese di Nod è un paese dove Caino gira senza meta; in cui Caino è nessuno; un paese dove il rapporto con Dio è rotto; una regione minacciosa in cui non ci si sente benvenuto. In tale paese, segni di appartenenza come i tatuaggi sono importanti. Danno alla gente un senso di sicurezza, reale o falso. Senza aver ucciso qualcuno, come ha fatto Caino, ci sono moltissime persone che oggi vivono nel paese di Nod.
     
    Il tatuaggio è sempre un rito religioso o quasi-religioso, un atto di culto sincretistico anche se il tatuato è ateo. Soprattutto, il tatuaggio è l'espressione del profondo desiderio dell'uomo di perpetuare sé stesso.
     
    Veniamo infine agli aspetti morali ed etici. Cominciamo con le altre grandi religioni. Per quanto ne so, l'induismo non ha una posizione ufficiale su questo tema. Molte donne indù hanno il segno Bindi (cioè un puntino) sulla fronte, ma questo segno non è sempre un tatuaggio permanente. Ci sono anche buddisti con tatuaggi, ma un tatuaggio di Buddha potrebbe essere pericoloso. È stato causa di espulsione immediata per due turiste dallo Sri Lanka, quest'anno.
    Per quanto riguarda l'Islam possiamo dire che la maggior parte considera il tatuaggio permanente "haram", che significa proibito o tabù. Secondo un hadith (cioè racconto) di Abu Juhayfah: il profeta (Maometto) ha maledetto sia il tatuatore sia il tatuato. Secondo un altro hadith, un tatuato è qualcuno che ha scelto Satana come suo amico e ha respinto Allah. La ragione principale data per il divieto di tatuaggio nell'islam è quella della mutilazione del corpo e dell'alterazione della creazione di Allah. Questa è la posizione dei musulmani sunniti. Che tutti gli sciiti siano d'accordo, è un'altra cosa. Invece, le donne beduine indossano spesso i tatuaggi.
    La proibizione del tatuaggio nel giudaismo, vale a dire dell'ebraismo ortodosso e tradizionale, si basa su due versetti della Bibbia, il primo è Levitico 19,27 o 28 secondo la traduzione: «Non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore». Il secondo passo è Levitico 21,5: «I sacerdoti non si faranno tonsure sul capo, non raderanno i lati della barba e non si faranno incisioni nella carne». Sembra che si tratti del primo passo delle usanze pagane di lutto a quei tempi. Anche se il divieto potrebbe essere stato originariamente limitato alle usanze pagane di lutto, nel corso del tempo la proibizione è stata interpretata per includere tatuaggi in generale come troviamo li commento delle Tosafot sul Talmud bavli Gittin 20b. È importante notare che la spiegazione data per il divieto è che l'uomo è creato a immagine di Dio, b'tzelem Elohim. Il nostro corpo non è una nostra proprietà personale di cui possiamo beneficiare a piacimento. È un dono, ma un dono in prestito da Dio. Questo è un concetto molto profondo che vedremo tra breve. Questa proibizione si applica solo ai tatuaggi volontari. Va da sé che uno schiavo tatuato dal suo padrone o un prigioniero tatuato dai nazisti in un campo di concentramento non ha violato alcun precetto. Inoltre, non compresi nel divieto sono i tatuaggi che segnano il corpo o gli organi corporali per il trattamento salvavita. Alcuni rabbini potrebbero rifiutare di seppellire persone tatuate in un cimitero ebraico, ma non vi è alcun divieto generale. Certamente si vedono ebrei tatuati che non sono d'accordo con l'insegnamento del giudaismo sul tatuaggio oppure non sono a conoscenza dell'insegnamento. Fanno quello che vogliono, come anche moltissimi cattolici di oggi.
    Da quello che vedo, la Chiesa è stata raramente così rigorosa sul tatuaggio come l'ebraismo, tuttavia ci sono alcune dichiarazioni negative. San Basilio il Grande nel IV secolo ha messo in guardia dal tatuaggio che ha definito una pratica pagana associata agli apostoli di Satana. Ho già menzionato il divieto di tatuaggi da Papa Adriano I nel 787 al Concilio di Calcuth in Inghilterra, un concilio sotto la direzione del Secondo Concilio di Nicea. Questo divieto generale è stato ripetuto nel corso dei secoli, ma senza molto successo. Si dice, in questo concilio che i cristiani che realizzano un tatuaggio religioso devono essere elogiati, ma io non ho visto il testo del concilio. È vero che un gran numero di Crociati erano tatuati. E anche vero che ancora oggi molti pellegrini ortodossi a Gerusalemme ottengono tatuaggi di croci nello studio della famiglia Razzouk che è in sede da quasi 300 anni. Secondo gli appassionati del tatuaggio la ragione per la proibizione della Chiesa era l'associazione del tatuaggio con le pratiche pagane. Secondo gli oppositori del tatuaggio era la mutilazione del corpo. Oggi non è politicamente corretto chiamare il tatuaggio mutilazione del corpo ma questo termine tecnico era usato per giustificare il divieto del tatuaggio nel cantone di Rema fino al 1996.
    A quanto pare ci sono alcuni, forse molti, sacerdoti e laici che esercitano la funzione della liberazione o dell'esorcismo e che pregano su persone tatuate. Tra i più noti è il teologo Simone Iuliano, che ha scritto diversi libri sul Maligno. Egli descrive bene le conseguenze spirituali del tatuaggio:
    «Detto tutto questo, qual è il problema, se ci facciamo tatuare una piccola figura, una colomba o una croce di Gesù stesso? Quando si acconsente alla tatuatura, si realizza un patto di sangue con la persona che realizza il tatuaggio, si apre la vita a qualunque spirito con il quale egli è legato, gli si permette di entrare in noi. A volte gli Indiani si facevano tatuare immagini di animali. In seguito essi chiamavano lo spirito di quegli animali e li invitavano a entrare dentro di loro per dare loro l'abilità che l'animale possedeva. Ciò dimostra che il tatuaggio è direttamente connesso con il regno degli spiriti. Tramite il consenso di sangue si apre un passaggio per permettere ai demoni di venirci dentro. Questo è il problema principale. Quando ci tatuiamo, apriamo la porta a spiriti demoniaci di tormento, spiriti impuri, anche se il tatuaggio non è la conseguenza di un gesto di ribellione, ma semplicemente un'espressione estetica. Sono venuti alcuni giovani cristiani a dirmi dell'esistenza di tatuatori cristiani. In realtà il fatto di tatuarsi immagini e simboli cristiani non fa alcuna differenza. I legami spirituali che si creano con chi realizza il tatuaggio e tutti i sui clienti sono esattamente gli stessi. La maledizione arriva lo stesso e i demoni entrano tramite questo varco».
     
    Che cosa dobbiamo prendere in considerazione nella formazione di un giudizio morale su tatuaggi e piercing? Cominciamo con la Sacra Scrittura. Come ho già accennato in precedenza, ci sono due citazioni nel Levitico 19 e 21: «Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore» (Levitico 19, 28); «Signore disse a Mose: Parla ai sacerdoti ... i sacerdoti non si faranno tonsure sul capo né si raderanno ai lati la barba né si faranno incisioni nella carne. Saranno santi per i loro Dio e non profaneranno il nome del loro Dio...» (Levitico 21,5-6). Vi è inoltre anche la storia del confronto tra Elia e i profeti di Baal nel primo libro dei Re, al capitolo 18. Cito il versetto 28: «Gridavano a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue». Queste tre citazioni sono utili, sono parola di Dio, ma non sono sufficienti per dare un giudizio morale. Per molti teologi cattolici queste norme sono regole dell'Antico Testamento che non dobbiamo osservare oggi. Più importante se si vuole dare un giudizio morale è Genesi 1,27: «Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio la creò». L'antropologo spagnolo Ramón Lucas Lucas, della Facoltà di Filosofia dell'Università Gregoriana, commenta: «L'uomo è immagine di Dio nella totalità del suo essere, corpo e spirito». Si può dire che questo concetto, l’uomo creato a immagine di Dio, è uno dei temi più importanti del pontificato di Papa Giovanni Paolo II. Questo concetto si trova anche nel Catechismo al n. 364: «il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di immagine di Dio: è corpo umano proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana intera ad essere destinata a diventare nel Corpo di Cristo, il tempio dello Spirito».
    In un articolo intitolato "Under the Needle: An Ethical Evaluation of Tattoes und body Piercings" (Sotto l'Ago: Una valutazione etica di tatuaggî e piercing) nella rivista Christian Research Journal, Lorne Zelyck, teologo all'Università di Alberta in Canada, identifica e discute quattro aspetti dell'immagine di Dio:
    1) strutturale; 2) funzionale; 3) relazionale; 4) teleologico.
     
    1) L'aspetto strutturale dell'immagine di Dio indica che gli esseri umani hanno la capacità di conoscere, di ragionare e di prendere decisioni morali (Gen 2,16- 17).
     
    2) L'aspetto funzionale indica che gli uomini debbano agire come rappresentanti di Dio in terra, per il governo sulla natura (Gen 1,26;2,5). 
     
    3) L'aspetto relazionale dell'immagine di Dio indica che gli esseri umani hanno la capacità di rispecchiare l'unità della Trinità attraverso le relazioni con Dio e per glorificare Dio, e attraverso le relazioni con altri esseri umani.
     
    4) L'aspetto teleologico indica che gli uomini sono creati per rendere visibile il Suo carattere.
     
    La maggior parte di noi sentendo questi quattro aspetti dell'immagine di Dio potrebbe probabilmente giungere alla conclusione che tatuaggi e piercing sono una profanazione di questa immagine. Se si accettano i passi di Levitico come parola di Dio di attualità ancora oggi, i tatuaggi violano l'aspetto strutturale. Essi violano l'aspetto funzionale perché mutilano il corpo rendendolo suscettibile alle malattie. I tatuaggi violano l'aspetto relazionale perché creano spesso uno scandalo e provocano divisione nella società. Come dice lo psichiatra Armando Favazza: «Molte persone - soprattutto quelli appartamenti a gruppi non conformisti - si fanno tatuare per dimostrare la loro sfida dell'autorità tradizionale. Molti studi collegano una molteplicità di tatuaggi con una personalità antisociale ed un'incidenza più elevata di comportamenti assaltativi».
    ¿Che cosa dice dell'aspetto teleologico dell'immagine di Dio? I tatuaggi glorificano Dio? Più spesso esaltano il brutto e l'empio. È sorprendente che ci siano anche cristiani - forse non molti - che sostengono non solo che i tatuaggi siano morali, ma che anch'essi mostrerebbero l'immagine di Dio. Io trovo le loro argomentazioni deboli ma, in tutta franchezza, devo menzionare le loro affermazioni:
    1) I tatuaggi dimostrano l'immagine di Dio perché gli esseri umani sono creati con la capacità di riconoscere la bellezza artistica. Ci si può dunque decorare seguendo questa capacità. 2) I tatuaggi dimostrano l'aspetto funzionale dell'immagine di Dio perché gli uomini hanno il libero arbitrio di fare quello che vogliono con i loro corpi: «È il mio corpo e posso farne quello che voglio». Purtroppo tale ragionamento è utilizzato per giustificare anche l'aborto. E come facciamo a capire 1 Corinzi 6, 19-20?: «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché foste comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo».
    3) Si dice che i tatuaggi dimostrino l'aspetto relazionale dell'immagine di Dio, perché creano diversità tra i membri del corpo di Cristo. Io mi domando: non c'è abbastanza diversità senza tatuaggi?
    4) Infine, si dice che i tatuaggi dimostrino l'aspetto teleologico perché sono un mezzo con cui un cristiano può comunicare il carattere di Dio. Io non sono certo che cosa s'intenda qui. Forse una croce tatuata potrebbe trasmettere l'amore di Dio.
     
    Il professore di Teologia morale alla Facoltà teologia dell'Italia Centrale a Firenze, Don Gianni Cioli, riassume molto bene alcune riserve nei confronti del tatuaggio: «Le riserve si possono ricondurre a tre ragioni fondamentali. La prima ragione è che i tatuaggi possono costituire, specie se praticati senza le dovute cautele, un pericolo per la salute. La seconda ragione è che la moda adesso in voga è spesso collegata a una cultura della trasgressione e a una tendenza all'esibizione provocatoria ed erotizzata del corpo, indubbiamente problematiche per la morale cristiana. La terza ragione e che la cultura che ha incrementato l'attuale moda ha talora radici nell'esoterismo e perfino nel satanismo: un simbolo apparentemente innocuo proposto dalla cultura del tatuaggio potrebbe avere significati nascosti che un cristiano dovrebbe sicuramente aborrire, anche perché si tratta di segni sul corpo che rimangono e che non è facile cancellare».
    Il professor Bungaro aggiunge: «Il nemico camuffa: dietro l'aspetto estetico c'è un leone ruggente, come dice S. Pietro, che cerca sempre qualcuno da divorare; e S. Paolo ci mette in guardia dai rischi che dobbiamo affrontare: Rivestitevi dell'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del Diavolo... Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del Maligno: prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello spirito, cioè la parola di Dio...».
    Ci sono alcuni esorcisti e altre persone nel ministero della liberazione che hanno esperienza con persone tatuate. Possiamo leggere la loro esperienza nel libro dal teologo Simone Iuliano: Conosci il tuo avversario? Questo libro è scritto in collaborazione con Padre Mario Granato. L'autore sostiene che ogni tatuaggio è almeno una consacrazione indiretta a Satana. Dice anche che un sacerdote di Satana ha l'obbligo di consacrarsi proprio con il tatuaggio. Inoltre, Simone luliano descrive le difficoltà che i tatuati hanno durante le preghiere di liberazione o l'esorcismo. Hanno infatti la sensazione che le zone tatuate brucino.
    I tatuaggi sono spesso collegati al satanismo e a culti satanici. Poiché culti satanici sono più diffusi tra i giovani in Italia che in molti altri paesi, esorcisti italiani probabilmente incontrano più posseduti e oppressi tatuati che in molti altri paesi. In ogni caso penso che dovremmo chiedere a tutta questa gente che viene da noi per un aiuto se ha un tatuaggio nascosto. Perché no? Chiediamo alle persone di buttare via oggetti occulti ed esoterici oppure di bruciarli. Essi sono potenziali porte di entrata per i demoni. Per esempio, qualcuno potrebbe avere uno spirito della morte che non lo lascia fin quando ha un tatuaggio di Satana, sia visibile sia nascosto. È difficile per me immaginare che, quando una persona si fa tatuare con l'immagine di Satana o di un teschio, quella persona non si sia in qualche modo consacrata a Satana, almeno indirettamente. Una tale consacrazione potrebbe essere involontaria, ma è comunque efficace. E qual è l'effetto spirituale sul maestro tatuatore che di prima mattina tatua un bel fiore, alle undici un teschio, alle tredici un cuore con la scritta "amo la nonna" e alle quindici Satana con la barba? La bellezza è negli occhî dello spettatore, si dice. Ma non esiste la bellezza oggettiva? Non esiste la bruttezza oggettiva? Satana odia la creazione di Dio. Odia in modo particolare la bellezza dell'umanità. Dio dopo la creazione vide tutta la sua creazione essere molto buona. Non siamo d'accordo che molte persone - non dico tutte - rendono i loro corpi brutti con i tatuaggi? E anche se troviamo alcuni tatuaggi colorati attraenti, non dobbiamo dimenticare che in pochi anni gli stessi tatuaggi si sbiadiranno.
    Che cosa possiamo dire riguardo al piercing? Per alcune persone con molti piercing è considerato una specie di autopunizione simile all'autolesionismo. Ci si taglia per sentirsi meglio. L'autolesionismo è naturalmente una malattia, come molti disturbi mentali, per esempio, i disturbi della personalità borderline. La ferita serve a scaricare una tensione. Il piercing in sé non è una malattia, ma quando una pratica provoca malattie nel 25% dei casi, non possiamo dire che il piercing sia solamente un'opera d'arte. Sappiamo che è il 25 per cento da uno studio su 10.000 persone realizzato dalla Health Protection Agency (l'Agenzia per la protezione della Salute) in Inghilterra nel 2008. Ora vorrei fare una domanda un po' strana. Che cosa dicono i Satanisti sui tatuaggi e i piercing? Sappiamo molto bene che cosa essi dicono del potere della Madre di Dio contro i demoni, una persona che temono molto. Ma cosa dicono i Satanisti sui tatuaggi? Cito le parole di Anton La Vey, il fondatore della Chiesa di Satana e l'autore della Bibbia Satanica: «Ho conosciuto tante persone che avevano tatuaggi e ogni altro tipo di modifiche al corpo, e che io direi sono veramente fuori di testa». Questa è un'opinione basata sulla sua esperienza. Però sentite anche quello che lui è noto per aver detto: «Ogni tatuaggio, se il tatuaggio rappresenta un dragone, Satana o un bel fiore, è sempre satanismo». "Sempre". La Vey dice una bugia? Lo spero. Ma perché dovrebbe mentire? Molte persone, se sapessero in anticipo che un bel fiore tatuato ha qualcosa a che fare con il Satanismo, non si tatuerebbero e Satana perderebbe potenziali aderenti. Tuttavia mi pare difficile da credere che i pochissimi tatuatori che offrono solo i tatuaggi con motivi cristiani siano coinvolti in attività satanica. Dicendo questo però io continuo ad essere ancora contrario ai tatuaggi con motivi cristiani, perché tali tatuaggi sono aperture potenziali all'attività del Maligno. Vi ho dato molte altre ragioni per evitare in qualsiasi caso il tatuaggio e il piercing. Sono pericolosi per la salute, ma non solo per la salute fisica e mentale, sono pericolosi anche e soprattutto per la salute morale e spirituale.
    Nel libro dell'Apocalisse di Giovanni (13, 16-18), non si trova solo il numero della bestia: 666, 616 o 665, secondo la tradizione testuale, ma è menzionato anche un marchio, un segno fisico. Questo marchio in greco riappare nel capitolo 14, 16-17. I testi suonano così: «Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza, chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei» (Apocalisse 13, 16-18). «Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, egli pure berrà il vino dell'ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello» (Apocalisse 14, 9-10). Che cosa è questo marchio? Si vede qui un parallelismo antitetico ai tefellin menzionati nei libri dell’Esodo e del Deuteronomio. I tefellin o filatteri sono i due piccoli astucci quadrati di cuoio nero con cinghie fissate che gli Ebrei portano durante la preghiera feriale del mattino. Quattro passi biblici sono incollati all'interno della scatola di pelle: due brani del Deuteronomio, due dell'Esodo. Per esempio Esodo 13,9: «Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhî, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente intatta il Signore ti ha fatto uscire dall'Egitto». Attraverso l'uso dei tefellin, il pio Ebreo lega la parola di Dio sulla sua mano e sulla fronte e giura fedeltà a Dio. Invece, il marchio della bestia è un segno di appartenenza a Satana ed espressione di fedeltà a lui. Alcuni ipotizzano che il segno della bestia possa essere un tatuaggio elettronico o un microchip impiantato nella pelle. Citano il versetto nell'Apocalisse 14,17: «Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio». Oggi esiste la tecnologia. Motorola ha già brevettato tatuaggi elettronici, tra cui uno che può leggere i pensieri umani. Che cosa manca? Manca la bestia. Manca l'anticristo. Secondo la descrizione nel libro dell'Apocalisse, il marchio sembra essere un segno fisico e concreto. Forse un tatuaggio, forse un piercing, forse un microchip. A causa della popolarità di queste pratiche -a mio parere- abbiamo già un anticipo inquietante dei tempi escatologici.
     Una riflessione molto interessante su un fenomeno dilagante nel mondo occidentale, che pone molte domande inquietanti sulla contiguità con l'esoterico e il demoniaco, insieme ad altre notizie sull'uso del tatuaggio in ambito cristiano orientale da vagliare con attenzione (vedi articolo Osservatore Romano  "L'originale iniziativa dell'organo educativo cattolico tedesco degli adulti in una chiesa di Francoforte"  )
    Per questo abbiamo ritenuto utile aggiungere l'Esorcismo Maggiore di Leone XIII.
     
                                 Esorcismo maggiore di Leone XIII
    [Mettiamo in appendice questo esorcismo (che solo gli esorcisti possono proferire con licenza dei propri vescovi), per conoscere come la Chiesa prega e ciò che la Chiesa crede riguardo al demonio e alle sue opere.]
     
    Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
     
    Dal Salmo 67
    Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
    e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
    Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
    come fonde la cera di fronte al fuoco,
    periscano gli empi davanti a Dio.
     
    Preghiera a San Michele Arcangelo
    Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo san Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combatti oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già hai combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero e i suoi angeli apòstati; e questi ultimi non poterono trionfare e ormai non c’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Sì, è caduto sulla terra e i suoi angeli sono stati respinti con lui. Ora, ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con veemenza. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell'eterna morte.
    Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si immette in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortale alito di lussuria, di tutti i vizî e di tutte le iniquità.
    La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili[1]. Pertanto, o mai sconfitto Duce, vieni incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggile. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo Custode e Patrono, e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. 
    Prega, dunque, il Dio della Pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa. 
    Presenta all'Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le Sue divine misericordie, e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, Satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa più sedurre le anime. 
    Così, affidandoci alla tua protezione e alla tua tutela, con l’autorità del nostro sacro ministero è con ogni fiducia che intraprendiamo di respingere, in nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, le infestazioni dell’astuzia diabolica.
     
    V - Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche; 
    R - Vinse il Leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide. 
     
    V - Che la tua misericordia, Signore, sia su di noi. 
    R - come noi abbiamo sperato in Te.
     
    V: O Signore, esaudisci la mia preghiera                       
    R: e il mio grido giunga a Te
     
    Preghiamo
    Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, invochiamo il Tuo santo Nome; e, supplichevoli, chiediamo insistentemente la Tua clemenza, per l’intercessione dell’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, di San Giuseppe, sposo di Maria, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, degnati di concederci soccorso contro Satana e tutti gli altri spiriti impuri che percorrono il mondo con l’intento di nuocere al genere umano e di perdere le anime. Per Cristo nostro Signore. Così sia.
     
    ESORCISMO
    Ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sette diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesù † Cristo: sii sradicato dalla Chiesa di Dio, allontànati dalla anime riscattate dal prezioso Sangue del divino Agnello †.  D'ora innanzi non ardire, perfido serpente, d'ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio, e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.
    † Te lo comanda l'Altissimo Dio †,   al quale, nella tua grande superbia, presumi di essere simile;  Te lo comanda Dio Padre  †;  Te lo comanda Dio Figlio  †;  Te lo comanda Dio Spirito Santo †;  Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne  †,  che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto ubbidiente fino alla morte; che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra, assicurando che le forze dell'inferno non avrebbero mai prevalso contro di Essa e che sarebbe con Essa restato per sempre, fino alla consumazione dei secoli. Te lo comanda il segno sacro della Croce † e il potere di tutti i misteri di nostra fede cristiana. Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria †, che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa. 
    Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri Apostoli †. Te lo comanda il Sangue dei Martiri e la potente intercessione di tutti i Santi e Sante †. 
    Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi scongiuriamo te per il Dio † Vivo, per il Dio † Vero, per il Dio † Santo; per Iddio che tanto ha amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna; cessa d'ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere ostacoli alla sua libertà. 
    Vattene Satana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell'uomo. 
    Cedi il posto a Cristo, sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.
    Umíliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all'invocazione che noi facciamo del santo e terribile Nome di quel Gesù che fa tremare l'inferno, a cui le Virtù dei cieli, le Potenze e le Dominazioni sono sottomesse, che i Cherubini e i Serafini lodano incessantemente, dicendo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio Sabaoth.
     
    V - O Signore, ascolta la mia preghiera. 
    R - E il mio grido giunga fino a Te.
     
    Preghiamo
    O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli Angeli, Dio degli Arcangeli, Dio dei Patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli Apostoli, Dio dei Martiri, Dio dei Confessori, Dio delle Vergini, Dio che hai il potere di donare la vita dopo la morte, e il riposo dopo la fatica, giacché non v'è altro Dio fuori di Te, né ve ne può essere, se non Tu, Creatore eterno di tutte le cose visibili e invisibili, il cui regno non avrà fine; umilmente supplichiamo la tua gloriosa Maestà di volerci liberare da ogni tirannia, laccio, inganno e infestazione degli spiriti infernali, e di mantenercene sempre incolumi.  Per Cristo nostro Signore. Amen.
     
    V: dalle insidie del demonio,                                
    R: liberaci, Signore
     
    V: Affinché la vostra Chiesa sia libera nel vostro servizio,
    R: ti preghiamo, ascoltaci
     
    V: Affinchè ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa    
    R: ti preghiamo, ascoltaci
     
    Non ricordarTi, Signore, delle nostre offese, ne quelle dei nostri genitori: né prendi vendetta dei nostri peccati.     Padre nostro…
     
     
    Ringraziamo per la segnalazione gli esorcisti d.Giovanni Volta e d.Giuseppe Agnello, delle diocesi di Mantova e di Patti.
     
      [1] A questo punto della preghiera, nell’originale di papa Leone XIII, secondo il preciso momento storico vissuto dalla Chiesa a seguito della conquista della Roma papale dagli eserciti sabaudi e massonici, si trovava quanto segue: «Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lí hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge».
  12. SEM IPC
    A proposito dei due precedenti contributi sulla rottura della giustizia tra l’uomo/umanità e Dio Creatore (qualcuno ci ha preceduti di anni…)
     
    Leggendo il secondo capitolo (della Genesi vediamo che l’edificio della creazione si fonda su due pilastri. In primo luogo, l’uomo non è qualcosa; è qualcuno, e per questo merita un rispetto assoluto. Il secondo pilastro è il rapporto tra uomo e donna, che è sacro. Tra l’uomo e la donna. Perché la creazione trova la sua completezza quando Dio crea la donna. Al punto che, dopo aver creato la donna, la Bibbia dice che Dio si è riposato.
    Cosa vediamo oggi? Due eventi terribili. In primo luogo, la legittimazione dell’aborto. Cioè, l’aborto è diventato un diritto soggettivo della donna. Il “diritto soggettivo” è una categoria etica, e quindi siamo nell’ambito del bene e del male; si sta dicendo che l’aborto è un bene, che è un diritto. La seconda cosa che vediamo è il tentativo di equiparare i rapporti omosessuali e il matrimonio. Satana sta tentando di minacciare e distruggere i due pilastri, in modo da poter forgiare un’altra creazione. Come se stesse provocando il Signore, dicendo a Lui: “Farò un’altra creazione, e l’uomo e la donna diranno: qui ci piace molto di più”.
    L'intervista completa la trovate qui
     
  13. SEM IPC
    "Mentre si accende il dibattito sulla sinodalità in vista del sinodo di ottobre, pubblichiamo il puntuale contributo del Prof. Gianvito Sibilio, dottore in storia medievale e direttore di Christianitas Rivista di Storia Pensiero e Cultura del Cristianesimo. Egli ha presentato a San Severo, il libro di Nicola Bux e Guido Vignelli,  La Chiesa sinodale. Malintesi e pericoli di un "grande reset" ecclesiastico  Fede&Cultura, Verona 2023".
    Sentendo parlare tanto spesso di sinodalità, e considerando che la parola deriva da “Sinodo”, la quale a sua volta è sinonimica di “Concilio”, è facile cadere nell’errore per cui essa rimandi all’idea di un governo collegiale della Chiesa, in una forma simile a quella che si attribuisce alle Chiese Orientali separate da Roma o anche delle Chiese sui iuris. In realtà si tratta di due cose completamente differenti, la cui distinzione è stata puntualizzata dalla Commissione Teologica Internazionale, mediante il documento La Sinodalità nella vita della Chiesa, del 2018[1].
    L’espressione più qualificata del governo collegiale della Chiesa si riscontra nell’antica prassi annuale dei due Sinodi diocesani e del Concilio provinciale, dei frequenti Concili plenari delle Chiese locali e di quelli generali, che poi spesso venivano riconosciuti come Ecumenici. Essa durò a lungo ma infine fu battuta in breccia dal montante centralismo papale, per cui i vescovi, a partire dal momento in cui furono quasi tutti eletti da Roma, preferirono rivolgersi a lei per risolvere i loro problemi, piuttosto che ai loro pari. Fu così che la tradizione andò a ridimensionarsi. Ma quando nel Concilio Vaticano I, con la definizione del dogma dell’Infallibilità del Papa e del suo Episcopato Universale, la centralizzazione del potere ecclesiastico nelle mani del Romano Pontefice raggiunse il suo apice, si pose anche il problema di riequilibrare le competenze tra lui e l’Episcopato stesso. La cosa è stata risolta dal Concilio Vaticano II che, con il suo magistero supremo ed ordinario, ha insegnato la dottrina del Sacro Collegio episcopale con il Papa e sotto il Papa, al quale spetta la suprema potestà sulla Chiesa tanto quanto al Pontefice stesso da solo. Tale dottrina, la cui più qualificata applicazione è senz’altro la convocazione, di libera periodicità, dei ventuno Concili Ecumenici, ha implicato uno sforzo di maggiore attuazione pratica, ancora in corso, la cui massima espressione è stata l’istituzione del Sinodo dei Vescovi, con la costituzione apostolica Apostolica Sollicitudo, da parte di Paolo VI. Organo consultivo di composizione mista, risultante dall’elezione di delegati da parte delle Conferenze Episcopali e dalla nomina di membri di scelta pontificia, il Sinodo è stato nel 2018 riformato dalla costituzione apostolica Episcopalis Communio di Francesco, che proprio tramite tale documento ha tentato di collegare il concetto di Collegio episcopale a quello, del tutto nuovo, di sinodalità. In questa costituzione si legge infatti che l’intero popolo di Dio deve avere voce tramite i suoi vescovi (nm. 6), ridotti così a suoi portavoce.
    La sinodalità, come afferma anche il Documento della Commissione Teologica Internazionale, si è  sviluppato proprio a partire dal Concilio Vaticano II e dal magistero che lo ha seguito, ma nonostante ciò, nella stessa sede, viene definito come specifico “modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice (nm. 6, 3)”. Una definizione verbosa e nebbiosa al quale il Documento dà una patina esplicitamente scorretta quando suggerisce l’idea che la collegialità episcopale sia la forma più qualificata della sinodalità della Chiesa, implicando la caduta della barriera tra sacerdozio regale dei battezzati e legale degli ordinati, oltre che subordinare il potere delle chiavi a quello, del tutto nuovo, dell’insieme dei fedeli, quasi che Dio lo consegnasse ai vescovi tramite il corpo ecclesiale e non direttamente. Il Documento tenta di ravvisare nella Scrittura come nella Tradizione i luoghi teologici di questa dottrina del tutto nuova e, in palese contraddizione con sé stesso e le sue ammissioni iniziali, cerca precedenti della sua applicazione nel corso della storia ecclesiastica, in una maniera discutibile che meriterebbe di essere approfondita altrove. Peraltro la nuova concezione sinodale sembra voler giungere all’obiettivo di trasformare la “base” dei fedeli in un autentico, per quanto ancora velato, centro decisionale, quando invece ad essa può al massimo spettare una forma di consultazione, così da non pregiudicare le prerogative del sacerdozio gerarchico, della collegialità episcopale e del primato petrino. Ciò svela il background di questa nuova dottrina, ossia, senza risalire ai precedenti di matrice protestante, il Modernismo, il Patto delle Catacombe, la Teologia della Liberazione e il Neomodernismo. Un parterre piuttosto inquietante, ma sedimentato da tempo nella formazione di larga parte del clero.
    La cosa ha ovviamente aperto un dibattito. Gli “innovatori” affermano che la lex credendi, nella quale tradizionalmente si convertiva quella orandi, oggi sarebbe il ricettacolo anche della lex agendi, il che porterebbe però, di epoca in epoca, alla trasformazione della morale in forme sempre nuove. Essi poi slegano il nesso esistente tra magistero e sentire dei fedeli, il sensus fidei – che rettamente inteso è un luogo teologico – concependo in senso quasi sociologico il Popolo di Dio e quindi “parlamentarizzando”, per così dire, il suo ruolo, come se si potesse prescindere dai contenuti della fede che sempre, ovunque e da tutti sono stati creduti. Ciò implicherebbe, in linea di principio, non solo che le verità di fede definite dovessero essere, eventualmente, rispiegate e nuovamente argomentate, il che è avvenuto molte volte, ma anche ridiscusse  e quindi riformulate, addirittura in modi diversi e in contraddizione tra loro, il che è inaccettabile, quanto meno perché autodistruttivo per la Chiesa stessa. 
    Per adottare questa nuova metodologia nel modo più ampio e in forma definitiva, il Papa ha convocato una Assemblea sinodale specifica, che doveva tenersi nel 2022 ma che è slittata di un altro anno. Il dibattito che ne è seguito, viziato dalle ambiguità citate che Francesco, al suo solito, non ha corretto, ha prodotto un instrumentum laboris onnicomprensivo, interpretabile in diverse maniere, applicabile in ancor più modi, incapace di garantire in senso ortodosso il futuro sviluppo di questo nuovo metodo ecclesiale. Perciò l’instrumentum è stato oggetto di opposte valutazioni: dai peana della Civiltà Cattolica alle critiche vibranti dei Cardinali Pell, Burke e Müller. Quello che sarà, non sappiamo, ma è un dato di fatto che le patenti eresie esistenti, ad esempio, nella Chiesa tedesca col suo Conciliabolo, in quella Belga e in parte di quella Americana, non sono state condannate dalla Santa Sede – che è così venuta meno al suo dovere - mentre le nomine fatte nell’organigramma decisionale, tra le quali spicca quella dell’inquietante cardinal Jean Claude Hollerich non lasciano presagire nulla di buono. Il Pontefice crede che i conflitti non vadano sopiti ma suscitati, alla ricerca di una sintesi ulteriore prossima ventura, secondo una interpretazione un poco semplificata dell’opposizione polare di Romano Guardini. L’esito catastrofico dei due Sinodi sulla Famiglia, scolpito nella monumentale ambiguità dei passaggi chiave di Amoris Laetitia, è il faro, spento, in questa navigazione tormentata. Molti pensano di poter andare avanti con sicurezza, perché si tratta della convocazione legittima di un organismo ecclesiastico legale da parte del Papa regnate, il che è tutto vero. Ma questi crismi di legalità non impediranno la tracimazione del dibattito dentro e fuori l’aula, mancando una mano forte e una mente sicura a governarlo. La Curia Romana, oggi, laddove non può immediatamente modificare l’assetto disciplinare esistente, lo fa coesistere con quello nuovo che promuove di fatto, ma non il contrario. I poteri della finanza globalista, tramite i media che controllano, vogliono ipotecare il futuro della Chiesa, allo scopo di ridurre la natalità e accentrare le ricchezze, a dispetto dello stesso Pontefice e della sua formazione, un poco stantia, nella Teologia del Pueblo, che risulta del tutto inadatta a decifrare il presente, da cui viene suo malgrado rivisitata. Antiche crisi, come quella ariana o quella monotelita, possono essere comparate all’odierna e aiutano a capirla, ma nessuna di esse rende la complessa problematicità attuale che,  amplificata dall’esterno, scaturisce da dinamiche interne della Chiesa che affondano le loro radici nella crisi post conciliare e nel rinnovamento teologico degli anni centrali del secolo scorso, in primis nella svolta antropocentrica della teologia rahneriana, ma anche nell’inquinamento delle fonti operato dalle infiltrazioni di agenti comunisti del COMSURGIN a partire dagli anni quaranta del secolo scorso.
    In verità, il problema in questione sembra articolarsi su due livelli. Il primo è quello della metodologia proposta, supportata da un formidabile schieramento di mezzi e uomini che controllano tutto il mainstream ecclesiastico, ma che rimane, a mio avviso, fragile di una vera base dottrinale, specie agli occhi di chi ben conosca l’autentica Tradizione della Chiesa. Il suo esito dunque non può essere una primavera della Chiesa, ma un rigido inverno che, dopo averla congelata, la frantumi in mille pezzettini. Da qui si risale al secondo livello, ossia al problema della formazione del clero e dei laici, che in Occidente e nelle Americhe sono del tutto inappropriati a svolgere anche solo una funzione consultiva nel governo della Chiesa, se non fermamente regolata. Gli sviluppi della questione sono quindi tutti aperti. Del resto, negli anni sessanta e settanta un primo modello di consultazione allargata si ebbe nelle Comunità di Base, coi suoi trecentomila membri, nate all’ombra della Compagnia di Gesù, del tutto allo sbando sotto il Generalato di Arrupe. In questo modello, assimilabile anche ad altri di diversa matrice, che chiamiamo della contestazione progressista cattolica, ogni principio, pastorale canonico liturgico e dottrinale, veniva sottoposto al vaglio della comunità stessa. Se è questo il modello, la Chiesa in Occidente scomparirà. Ma è anche vero che, oltrecortina, proprio negli anni disgraziati della contestazione, nella Chiesa polacca, precisamente nell’Arcidiocesi Metropolitana di Cracovia, il Cardinale Karol Wojtyla riuniva i fedeli, i religiosi e i laici in autentici comitati di base, in cui potevano esprimersi su temi politici, economici, sociali, culturali – da cui erano esclusi dall’ateismo monopartitico della dittatura bolscevica – ma anche religiosi, in materie non di fede o non definite. La cosa era possibile perché il laicato polacco era ed è fedele alla Regula Fidei e il suo clero, solidamente formato, era stato temprato dalla persecuzione nazista e comunista.  Le proposte dei comitati di base, incluse quelle religiose, venivano poi portate dall’Arcivescovo in Conferenza Episcopale e all’occorrenza anche al Sinodo di Roma. Possiamo sperare che questo modello trionfi. Ma perché ciò accada, siccome il dibattito sinodale è in corso, tutti coloro che hanno a cuore la conservazione della retta fede e della Tradizione, sia pure nel quadro di una sua crescita e sviluppo regolari, possono e devono guardare al modello polacco, propugnandolo, mentre denunciano i rischi insiti nell’altro paradigma. In tal caso la meta da raggiungere sarebbe quella di una consultazione, senza pregiudizio del potere di magistero e di ordine, nelle coordinate precise di una fede ben enunciata e, di conseguenza, anche ben vissuta. Una inculturazione accettabile della Chiesa nella post modernità, non de fide, ma congrua ad essa.
    E’ questo l’apporto che possiamo dare alla grande e caotica consultazione in corso, avendo lo sguardo fermo a Cristo, che è il solo a guidare la Chiesa, con la consapevolezza che Egli chiama tutti ad operare responsabilmente. Un apporto tanto più necessario, perché ad oggi il dibattito sulla cosiddetta democratizzazione della Chiesa viene condotto con metodi non democratici, coi quali un gruppo ristretto di ecclesiastici rivoluzionari, dopo aver epurato i confratelli dissidenti, predetermina le opzioni di scelta della esigua base raccolta attorno a loro, anch’essa scremata delle voci contrarie, e a cui si chiede solo apparentemente di prendere decisioni. Un metodo divisivo, nonostante la drammatica diminuzione dei praticanti, un metodo settario, che perciò va combattuto con mezzi di autentica partecipazione al dibattito che è stato aperto in modo incosciente.
      [1] Cfr. sul tema N.BUX-G.VIGNELLI, La Chiesa Sinodale, Verona 2023; S.MADRIGAL, Che cos’è il cammino sinodale? Il pensiero di Papa Francesco, in La Civiltà Cattolica IV (2021), pp. 17-33; C.FANTAPPIE’, Metamorfosi della sinodalità, Roma 2023; A.MARTIN, Quale sinodalità, Brescia 2021; G.MÜLLER, In buona fede, Milano 2023; J. RATZINGER – BENEDETTO XVI, Questions about the Structure and Duties of the Synod of Bishops, in Communio, 48 (2021); pp. 70-78; si veda anche l’intervista di R.L.BURKE a LifeSiteNews, 18 ott. 2015, pubblicata in italiano su Scuolaecclesiamater.org; e G.PELL, The Catholic Church must free itself from this nightmare, su The Spectator, 10 gen. 2023, pubblicata in italiano su aldomariavalli.it.

     
     
     
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