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Claudio C.

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Blog Entries di Claudio C.

  1. Claudio C.
    “Il successo di Pinocchio è un enigma straordinario. Nacque per caso, scritto di malavoglia per un giornale di bambini, a puntate irregolari e interrotto due volte, la prima con la convinzione di concluderlo per sempre. E invece è l'unico libro uscito in Italia dopo l'unità che abbia avuto un successo mondiale. La spiegazione è una sola. Contiene un messaggio eterno, che tocca le fibre del cuore di tutti gli uomini di ogni cultura”.
     Secondo il Card. Biffi, passato a vita eterna il 2 Maggio di qualche anno fa, il messaggio di Pinocchio era profondamente cattolico.
    La Fata Turchina? «È la salvezza donata dall'alto: e quindi Cristo, la Chiesa, la Madonna».
    Lucignolo? «È la perdizione. Il destino umano non è immancabilmente a lieto fine come nei film americani di una volta. È a doppio esito. L'inferno c'è, anche se oggi lo si predica poco».
    E il diavolo dov'è? «Il Gatto e la Volpe fanno la loro parte. Ma più di tutti l'Omino. Mellifluo, burroso, insonne. Inventarlo così è stato un lampo di genio».
    «Quella di Pinocchio è la sintesi dell’avventura umana – spiega il cardinale Biffi – comincia con un artigiano che costruisce un burattino di legno chiamandolo subito, sorprendentemente, figlio. E finisce con il burattino che figlio lo diventa per davvero”.
    La storia del racconto-fiaba è identica, nella struttura, alla storia sacra: c’è una fuga dal padre, c’è un tormentato e accidentato ritorno al padre, c’è un destino ultimo che è partecipazione alla vita del padre. Il tutto grazie a una salvezza data per superare la distanza incolmabile, con le sole forze del burattino. Le avventure di Pinocchio raccontano la vera storia dell’uomo, che è la storia cristiana della salvezza. La struttura oggettiva del racconto è sotto gli occhi di tutti, è perfettamente conforme alla vicenda salvifica proposta dal cristianesimo ed esiste un’oggettiva concordanza di struttura tra la fiaba e l’ortodossia cattolica.
    Le sette verità fondamentali di Pinocchio illuminano tutta la vicenda umana dall’origine dell’artefice creatore. Pinocchio, creatura legnosa, è costruito come una cosa ma è chiamato subito “figlio” dal suo creatore. C’è qui l’arcano di un’alterità di natura, superata da un gratuito, imprevedibile amore.
    1)                     Il mistero di un creatore che vuole essere padre
    Pinocchio, creatura legnosa, origina dalle mani di chi è diverso da lui; è costruito come una cosa, ma dal suo creatore è chiamato subito figlio. C’è qui l’arcano di un’alterità di natura, superata da uno strano, gratuito, imprevedibile amore. Il burattino, chiamato sorprendentemente a essere figlio, fugge dal padre. E proprio la fuga dal padre è vista come la fonte di tutte le sventure; così come il ritorno al padre è l’ideale che sorregge Pinocchio in tutti i suoi guai, costituendo infine l’approdo del tormentato viaggio e la ragione della raggiunta felicità.
    2)                      Il mistero del male interioreIn questo libro è acutissimo il senso del male. E il male è in primo luogo scoperto dentro il nostro cuore. Non è un puro difetto di conoscenza, come nell’illuminismo socratico; non è risolto tutto nella iniquità o nella insipienza delle strutture, come nell’ideologia liberalborghese in polemica con l’Ancien Régime o nell’ideologia marxista in polemica con la società liberalborghese. «Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive» (Mc 7, 21). Pinocchio sa che cosa è il suo bene, ma sceglie sempre l’alternativa peggiore (Vedi, c. 9: a scuola o al teatro dei burattini?; cc. 12 e 18: a casa o al campo dei miracoli col gatto e la volpe; cc. 27: a scuola o alla spiaggia a vedere il pescecane?; c. 30: dalla Fata o al Paese dei balocchi? ). Soggiace chiaramente alla narrazione di queste sconfitte la persuasione della «natura decaduta», della «libertà ferita», della incapacità dell’uomo a operare secondo giustizia, espresso nelle famose parole: «Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7, 19).
    3)                     Il mistero del male esteriore all’uomo La nostra tragedia è aggravata dal fatto che sono all’opera, esteriormente a noi, le potenze del male. Esse non sono viste come forze impersonali, quasi oggettivazioni delle nostre inclinazioni malvagie o dei nostri squilibri, ma come esseri astuti e intelligenti che si accaniscono inspiegabilmente ed efficacemente contro la nostra salvezza. Nella fiaba queste forze malefiche sono rappresentate vivacemente nelle figure del Gatto e della Volpe e raggiungono il vertice della intensità artistica e della lucidità speculativa nell’Omino, corruttore mellifluo, tenero in apparenza, perfido nella realtà spaventosa e stupenda raffigurazione del nostro insonne Nemico: «Tutti la notte dormono, e io non dormo mai» (c. 31).
    4)                     Il mistero della mediazione redentiva L’ideologia illuministica aveva diffuso nel mondo l’orgogliosa affermazione dell’autoredenzione dell’uomo: l’uomo può e deve salvare se stesso, senza alcun aiuto dall’alto. Tutta la seconda parte del libro (dal c. 16 in avanti, che si potrebbe considerare quasi il Nuovo Testamento di questa specie di Bibbia) è costruita per smentire questa che è l’illusione dominante della nostra cultura. Pinocchio, interiormente debole e ferito, esteriormente insidiato da intelligenze maligne più astute di lui, non può assolutamente raggiungere la salvezza, se non interviene un aiuto superiore, che alla fine riesce a compiere il prodigio di riconciliarlo col padre, di riportarlo a casa, di dargli un essere nuovo. Lo straordinario personaggio della Fata dai capelli turchini è posto appunto a indicare l’esistenza di questa salvezza che è donata dall’alto e può guidare al lieto fine la tragedia della creatura ribelle.
    5)                     Il mistero del padre, unica sorgente di libertà La scelta di un burattino legnoso come protagonista della narrazione è anch’essa una cifra: è il simbolo dell’uomo, che è da ogni parte condizionato, che è schiavo degli oppressori prepotenti e dei persuasori occulti, che è legato a fili invisibili che determinano le sue decisioni e rendono illusoria la sua libertà. Il burattinaio di turno può anche essere soppresso dall’una o dall’altra rivoluzione, ma fino a che la creatura umana resta solitaria marionetta, ogni burattinaio estinto avrà fatalmente un successore. Pinocchio non può restare prigioniero del teatrino di Mangiafuoco, perché a differenza dei suoi fratelli di legno riconosce e proclama di avere un padre. Il senso del padre è dunque la sola sorgente possibile della liberazione dalle molteplici, cangianti e sostanzialmente identiche tirannie che affliggono l’uomo.
    6)                     Il mistero della trasnaturazione Pinocchio riesce a raggiungere la sua perfetta libertà interiore e a realizzarsi perfettamente in tutte le sue virtualità soltanto quando si oltrepassa e arriva a possedere una natura più alta della sua, la stessa natura del padre. È la realizzazione sul piano dell’essere della vocazione filiale con la quale era cominciata tutta la storia. Noi possiamo essere noi stessi soltanto se siamo più di noi stessi, per una arcana partecipazione a una vita più ricca; l’uomo che vuole essere solo uomo, si fa meno uomo.
    7)                     Il mistero del duplice destino La storia dell’uomo, come è concepita e narrata in questo libro, non ha un lieto fine immancabile. Gli esiti possibili sono due: se Pinocchio si sublima per la mediazione della Fata nella trasnaturazione che lo assimila al padre, Lucignolo — che non è raggiunto da nessuna potenza redentrice — s’imbestia irreversibilmente. La nostra vicenda può avere due opposti finali: o finisce in una salvezza che eccede le nostre capacità di comprensione e di attesa, o finisce nella perdizione.
    Verità cristiane
    Queste sette convinzioni, si è visto, sono affermate e concIamate dal libro, e non so come sia possibile con qualche ragionevolezza dubitarne.Orbene, è anche fuori dubbio che esse siano sette fondamentali verità della visione cristiana, e cioè:
    La nostra origine da un Creatore e la nostra vocazione a diventare suoi figli Il peccato originale e la decadenza della nostra volontà che da sola non sa resistere al male Il demonio, creatura intelligente e malvagia, che lavora alla nostra rovina La mediazione salvifica di Cristo, come unica possibilità di salvezza Il senso di Dio, fondamento della dignità umana e della nostra libertà di fronte a qualsivoglia oppressione Il dono della vita di grazia, che ci fa partecipi della natura di Dio I due diversi destini eterni tra i quali siamo chiamati a decidere. Per la salvezza occorre la verità: la verità sulla vita e sulla morte, sul senso dell’esistenza e sulla sua insignificanza, sulla felicità e sul dolore, sulla possibilità di speranza e sulla disperazione, sulla nostra origine e sul nostro ultimo destino.
    Ascoltate dalle sue parole e pregate per la sua anima. Ne sarà contento.
     
  2. Claudio C.
    Come è possibile adempiere al comando che Gesù Cristo diede (Mc 16,15-15) "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato"? Egli stesso lo ripete nuovamente (Mt 28,19-20)  "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Esso è un chiaro invito al proselitismo, alla missione, al vivere, mostrare e narrare il Vangelo non privatamente, non anonimamente, bensì senza nascondersi, luminosamente.
    Questa opera non potrà mai essere improvvisata, non potrà avvenire se si ha una fede acerba, se non si ha una radice profonda nella propria anima. Questo non vuol dire che dobbiamo essere tutti dotti o accumulare titoli ed onori prima di poter presentare ad altri la nostra Fede. Sappiamo che la Grazia opera per vie a noi imperscrutabili ed inimmaginabili.
    L'invito è invece a guardare prima di tutto verso noi stessi nella opera di conversione; il cammino può essere molto lungo, a volte doloroso, a volte breve e gioioso, ma mai potremo guardare verso gli altri se i primi ad essere convertiti non siamo noi stessi. Cristo stesso ha lasciato in eredità mezzi in abbondanza alla Sua Chiesa, a partire dalla Preghiera ed i Sacramenti, i Suoi Vescovi, Sacerdoti e Dottori che, nei secoli, ci hanno lasciato cotanto Magistero ed il Catechismo e, per chi è in grado di affrontarle con umiltà, le Sacre Scritture e tanto altro.
    Ognuno ha il proprio percorso, ma non possiamo tenerlo per noi stessi, è un dono che va condiviso, è una richiesta, quella di Cristo, che va 
    In Jesu et Maria,
    Claudio
    Ci sembra utile riportare parte del "Messaggio di Benedetto XVI per la Gmg 2013", ove si rivolgeva alle giovani generazioni, cui affidava il seme della Fede.
    "Andate!
    Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.
    Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre più profonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.
    4. Raggiungete tutti i popoli
    Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinché ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comunione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini della terra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!
    Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite.
    Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”» (Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete.
    Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.
    5. Fate discepoli!
    Penso che abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino della vita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.
    6. Saldi nella fede
    Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).
    Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore. E, più in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E non esitate a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Con l’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario.
    Se seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità di essere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure od opposizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferenza di non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, per mancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con la vita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).
    7. Con tutta la Chiesa
    Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37).
    A tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra. Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29).
    Rendo grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso nel grande mosaico dell’evangelizzazione!
    8. «Eccomi, Signore!»
    In conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio e tanti altri."
     
     
  3. Claudio C.
    Esce in questi giorni il nuovo libro di padre Giovanni Cavalcoli: Perché peccando ho meritato i tuoi castighi. Un teologo davanti al coronavirus (Chorabooks).
    Oggi, alle ore 17, padre Cavalcoli parlerà del suo libro con padre Serafino Lanzetta e Aurelio Porfiri. Diretta Facebook nel gruppo Theologia e diretta Youtube nel canale Ritorno a Itaca.
    *** 
    «Mio Dio mi pento e mi dolgo dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi». Queste sagge parole ispirate alle Scritture ed alla più genuina ascetica cristiana sono messe a repentaglio, per non dire respinte dall’ondata fangosa del buonismo, che minaccia di sommergerci tutti, con la sua falsa carità, e invece è un virus ancora più pericoloso del coronavirus, perché questo è stato inventato dalla natura, mentre quello è un’invenzione del demonio.
    Diciamo allora che nei momenti di pubblica calamità, come questo del coronavirus, momenti nei quali gli animi sono spaventati e angosciati, momenti che vedono nella natura una dea crudele, dubitano della bontà e dell’onnipotenza divina, pensano che Dio non s’interessi di loro, o si interrogano su quale messaggio Dio vuol darci con questa sventura, i pastori, da buoni medici dello spirito, sono più che mai chiamati, insieme con i medici del corpo, ad approntare per i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà adeguate cure mediche ricavate dalla prassi di Gesù Cristo, Medico celeste, e da quella meravigliosa e miracolosa farmacia che è la Sacra  Scrittura.
    Hanno pertanto l’obbligo di conoscerla e interpretarla bene, respingendo le false interpretazioni, e facendo attenzione a non scambiare farmaci per veleni e veleni per farmaci. È un compito delicato, perché alcuni farmaci biblici sembrano veleni e alcuni apparenti veleni sono in realtà farmaci; certe cure dolorose in realtà fanno bene, mentre certi palliativi piacevoli o apparentemente saggi lasciano il malato com’è o addirittura peggiorano il male.   In queste circostanze, pertanto, i pastori sono chiamati, insieme con i medici del corpo, a un sommo impegno nelle opere della misericordia: i medici in quella corporale, i pastori in quella spirituale. E in particolare sono chiamati a istruire con la Parola di Dio circa le medicine da assumere e gli espedienti da adottare per istruire coloro che non capiscono che cosa sta succedendo o si illudono di poter risolvere tutto con mezzi semplicemente umani. Sono chiamati a consigliare i dubbiosi, che dubitano della divina Provvidenza, o addirittura della stessa esistenza di Dio, o comunque si sentono abbandonati da Dio, sono tentati di maledirlo e di lasciarsi andare alla disperazione, facendo loro capire che in realtà Dio è sempre presente con la sua misericordia, anche se la sua giustizia esige che ci purifichiamo dai nostri peccati col sangue di Cristo.
    Sono chiamati altresì ad ammonire i peccatori, a far loro presente che Dio castiga il peccato, esortandoli quindi a tornare a lui, con l’approfittare di questo periodo di sofferenza, per scontare i loro peccati, unendosi alla croce di Cristo, e avvertendoli che se non si convertono capiterà loro anche qualcosa di peggio e anzi finiranno nel fuoco eterno.
    Sono chiamati altresì a consolare gli afflitti con una medicina che a tutta prima sembra fatta apposta per suscitare l’indignazione contro Dio piuttosto che a favorire la rassegnazione e la confidenza in lui. Ricordare infatti a chi è già sotto il peso della sventura che essa è un castigo divino dei peccati può essere troppo per chi, innocente già sofferente, può ricevere l’impressione che ciò che egli patisce è il castigo per i suoi peccati. I predicatori devono avere allora cura di precisare che Dio punisce i peccatori e non gli innocenti e che, se li fa soffrire, è per unirli alla croce di Cristo. La medicina consolatrice è allora appunto la coscienza di patire con Cristo.
    Occorre che i predicatori spieghino ai fedeli sofferenti, ma bisognosi di conversione, che Cristo, Medico delle anime e dei corpi, offre a loro per mezzo dei sacerdoti, medici dello spirito, una cura, che a somiglianza di quella del corpo potrebbe essere chiamata «terapia di supporto», come in medicina viene definita una cura formata da una composizione di più farmaci, tutti finalizzati alla cura di una medesima patologia.
    Noi diciamo che un medico è un buon medico non quando lascia il malato com’è per non somministragli una cura dolorosa, ma quello che lo guarisce con una cura dolorosa. Ebbene, Dio con la presente pandemia si sta comportando come buon medico, in un modo simile. Dio ci parla e ci cura per mezzo della Scrittura; ed essa, infatti, mediata dalla dottrina della Chiesa, ci offre un insieme organico di farmaci, che sono concetti di fede i quali, assunti e messi in pratica dal fedele, costituiscono una cura dello spirito tale da consentirci di superare la prova presente, senza che ciò debba affatto escludere l’adozione di tutti i mezzi umani possibili per sconfiggere il male.
    Questa terapia di supporto è costituita dalla composizione logica e consequenziale dei seguenti concetti: bontà divina, giustizia e misericordia divine, concetto di peccato, peccato originale, castigo del peccato, pentimento, penitenza, sacrificio di Cristo, perdono divino, salvezza.
    Giovanni Cavalcoli, O.P.
  4. Claudio C.
    DOMANDA
    La liturgia in lingua volgare (es. italiano ndr) è accessibile ed aiuta a capire la gente. Come può essere una brutta cosa?
    RISPOSTA di  Peter Kwasniewski
    È caratteristico del razionalismo del movimento liturgico (basato sui suoi precursori dell'Illuminismo) dare priorità alla comprensione verbale e alla comprensione della mente, (rispetto che al trasporto dell'anima verso il sacro, ndr).
    L'uso della lingua latina, oltre ad essere semplicemente ciò che la Chiesa occidentale ha fatto per oltre 1.500 anni, ha creato un luogo (nell'anima ndr) di culto e adorazione che incoraggia la meditazione e l'adorazione.
    Inoltre, la ricerca dell'obiettivo di una facile intelligibilità ha portato i riformisti a sminuire gran parte del contenuto della Messa in modo che non potesse essere "troppo difficile".
    Novus ordo (la Messa in uso corrente ndr)? Superficialità e noia. È così accessibile che "non riesce ad afferrare", come direbbe P.G. Wodehouse. Questo è il motivo per cui abbiamo un nuovo tipo di auto-aiuto per superare la noia con  movimenti fatui come LifeTeen (un movimento nato negli stati uniti sotto il pontificato di S. Giovanni Paolo II) per "animare" il Novus Ordo.
    Al contrario, la Messa tradizionale in latino è ripida, scoscesa, e sublime; al fedele Essa offre il tipo di sfida che si addice alla sua dignità razionale ed al destino soprannaturale, facendogli beneficiare dell'apertura verso l'infinito, riscoprendolo nuovamente nelle preghiere e gesti secolari.
    Infine, nessuna persona alfabetizzata è incapace di usare un messale quotidiano, dove tutte le antifone, le preghiere e le letture possono essere trovate in lingua latina con la traduzione frontale in volgare (es. italiano), ma senza alcun tentativo di trovare una traduzione "ufficiale" dagli antichi testi latini, al fine di evitare così le interminabili battaglie su quale "stile" o "registro" del volgare dovrebbe essere usato nella liturgia.
    Le principali preghiere della Messa sono fisse e ripetute di settimana in settimana, quindi non è difficile seguirle, come è possibile vedere dall'esperienza di ragazzi e ragazze che fanno questo nella tradizionale Messa latina.
    di Peter Kwasniewski
    Traduzione da https://onepeterfive.com/twelve-reasons-longenecker/ di #IPC CC
  5. Claudio C.
    Interview with Don Nicola Bux* by Vito Palmiotti. Here the original  Italian Version.
    In view of the imminent publication of the Apostolic Exhortation that will follow the Amazon Synod , we are witnessing a radicalization of ultra-style positions to the point that, for example, if Ratzinger and Sarah write reflections, they shout at success on one side and scandal on the other, there is a sort of standing ovation of a faction to the only hypothesis of withdrawal of the signature of Benedetto, only to be indignant when this in fact remains somehow on the cover. So again we are witnessing a series of epithets aimed at describing Benedict as "shiny only half an hour a day" (and maybe it is precisely the half hour in which he wrote then he would return to a soporific state for twenty three and a half hours) and if so if it were not then it becomes a serious interference with something that nobody knows but that is pulled by the jacket here and there, interpreting the thoughts of the one - the father - who must give an indication, hopefully clear, among other things , on a delicate issue such as the possibility of opening to the uxorato clergy, in some "particular situations" as the synod fathers ask in the final document of the controversial and discussed Synod on the Amazon.
    The impression obtained is that there is a lack of a Catholic gaze and a sense of reality. What will the Pope do? Cardinal Charles Journet, a distinguished patrologist, said: "As for the axiom" Where the Pope is, there is the Church "applies when the Pope behaves as Pope and head of the Church; in the contrary case, neither the Church is in him, nor he in the Church ». D. Nicola Bux participated, as an expert invited by cardinal Ratzinger and then pope, to the synod on the Eucharist in 2005 and to that on the Middle East in 2010: therefore he knows how things are going. Of course, if this can-can continues, nothing but a synod: the pope could resent and change something.
    VP: What does synodality mean, a word with which everyone fills their mouths?
    DBUX:
    The varied fans of St. Francis are perhaps unaware that he called himself a Catholic and apostolic man: the first is now a rare word to hear, yet it indicates the look at reality 'according to the totality of its factors'. From the Greek katà olòn. Unfortunately, the moral of the 'case by case' and the emphasis on the 'local Church' contributed to oblivion. In fact, it is believed that giving Communion to a divorced and remarried couple in a remote village, and not giving it to a city parish, can be done without affecting the unity of the whole, which is then the Catholic Church. Precisely on this we must dwell. Unity is the most precious asset, says St. John Chrysostom, provided that the differences are not adverse to each other, but converge towards unity, that is, they are uni-versus, universal. Here is the universal or Catholic Church. The Pope should be a sign and a bond of this. We must hope that the Exhortation will serve this purpose: to be Catholic, it should not refer to the Final Document of the Synod. If this is so, it will also be due to the contribution of Benedict XVI and Cardinal Sarah with their book on priestly celibacy, and of those in the Church who have not stopped telling the truth without failing in charity, without giving in to the temptation to to separate, which is mainly due to the lack of patience of love. Behind that book there is a not small part of the Church, which the pope, as a pater patruum, cannot fail to take into account; not only that: there are two thousand years of traditio of Jesus Christ and the Apostles, which, with Scripture, is the source of revelation. Patience is the first characteristic of love indicated by Saint Paul: charity is patient. In conclusion, synodality can be synonymous with a journey and a common gaze (always according to the Greek etymology) and in this sense, every Christian and the Church must use it. But the Church is not a permanent Synod and not even a Council, but a hierarchically ordered community. If the final document expressed the word of the bishops and of the other synod fathers, the exhortation will communicate the word of the pope, who does not necessarily have to agree with that. Remember the praevia note made by Paul VI affixing the Lumen Gentium constitution. The Synod is representative and not a substitute for the entire Catholic episcopate.
    VP: Is the Pope always foolproof?
    D.BUX:
    The magisterium is there when the pope and all the bishops agree (Compendium CCC 185) - I stress 'agree' - in proposing definitive teaching on faith and morals. What does definitive mean? It must be - like high definition photos - with sharp outlines. In fact, as in extraordinary dogmatic acts, the pope uses three verbs: we pronounce, declare and define, so in ordinary teaching, if discord were to persist, there would be no magisterium. Today it happens that many bishops do not agree but are disagree even on a doctrine already believed by faith: the discordance means that there is no infallibility, but this does not mean that the faithful are not required to obey it, unless that teaching contrasts with the depositum fidei. If a father says something and the mother the opposite, who should the children obey? We have reason to hope and pray that the Exhortation will be clear and without exception. If this were not so, the approach of the 'great apostasy' which would enslave the Church would be favored; the proof that will shake the Church (CCC 675-677) far beyond the current crisis of faith: persecution.
     
    *Msgr Nicola Bux. Ordained priest on December 6, 1975, he studied and taught in Jerusalem and Rome. Professor of Eastern Liturgy and Theology of the Sacraments at the Apulian Theological Faculty, at the Institute of Ecumenical-Patristic "San Nicola" of Bari.Close collaborator of Benedict XVI, during his pontificate he was consultor to the Congregation for divine worship and the discipline of the sacraments (since 2010), the Congregation for the Doctrine of the Faith, the Congregation for the Causes of Saints and the Office of Celebrations of the Supreme Pontiff. He was wanted in these roles by popes John Paul II and Benedict XVI. He was a personal friend of the latter as both theologians and animators of the international theological journal Communio. He was perished at the synod of bishops on the Eucharist (2-23 October 2005). Since the early 2000s, Archbishop Bux has also collaborated with the periodical Il Timone.
  6. Claudio C.
    Un grande salto per la genetica: la sinfonia delle nostre cellule.
    La rivista americana Science ha assegnato il premio "Scoperta dell'Anno" a delle nuove tecnologie che rivelano come il DNA riesca ad inviare un segnale ad ogni cellula per farle compiere la propria particolare attività e svilupparsi nel tempo.
    Secondo gli scienziati, i progressi compiuti da questa nuova tecnologia trasformeranno la scienza nei prossimi decenni, rendendo possibile prevedere il processo di invecchiamento, lo sviluppo e la guarigione delle malattie in modo sempre più preciso.
    Proprio come una partitura musicale indica quando corde, ottoni, percussioni e fiati suonino per creare una sinfonia, una combinazione di tecnologie è rivelatrice di quando i geni nelle singole celle si accendono, mettendo in condizione le cellule di riprodurre le loro parti specializzate. Gli specialisti stanno lavorando su come trasferire l'utilizzo di queste tecniche sulle cellule umane, per comprendere il modo in cui invecchiano e rigenerano, ma anche per comprendere finalmente le alterazioni che causano il cancro, il diabete o altre malformazioni fisiche.
    "La rivoluzione a cellula singola sta appena iniziando", conclude l'articolo pubblicato dall'American Association for the Advancement of Science, una delle più importanti federazioni di organizzazioni scientifiche e redattore della rivista Science.
    Il ruolo della scienza
    Sviluppare la nostra conoscenza del genoma umano è una cosa buona di per sé, ma il progresso scientifico, se considerato come un assoluto e lasciato a se stesso, senza regole né scopi, non è moralmente indifferente. Soprattutto se usato dal transumanesimo nella sua ricerca di un'abolizione utopica della vecchiaia, della malattia e della morte.
    Un recente simposio organizzato dall'Institut Universitaire Saint-Pie X ha evidenziato il modo in cui l'ideologia del progresso nel regno scientifico porta l'uomo a disconnettere la ragione umana dalla ragione divina al lavoro in natura. Onnipotente, creativo, privo di una vera finalità e senza alcuna eterna felicità da conquistare, la ragione umana si lascia andare al progresso come a un'indeterminazione sterile, trasformando all'infinito il mondo.
    Alla luce della Fede che lo regola indirettamente - poiché ha il proprio oggetto - la scienza non può giocare a Dio e attaccare la natura umana con il pretesto della libera ricerca e sperimentazione.
    Perché l'uomo è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio" (Genesi 1:26). San Basilio di Cesarea, commentando questo passo della Bibbia, spiega che l'uomo è stato, per così dire, introdotto nel "laboratorio" di Dio, ricevendo la capacità di conoscere le meraviglie della sua creazione.
    Ma questo potere concesso all'uomo non può essere cieco, spiega San Basilio:
    Dandoci la capacità di essere come Dio, ci ha permesso di essere gli artigiani della nostra somiglianza con Dio, così che possiamo meritare una ricompensa per il nostro lavoro, così che non abbiamo bisogno di oggetti senza vita come i ritratti fatti dalle mani di un pittore, in modo che il risultato della nostra somiglianza non possa servire per la lode di un altro.
    Possano gli specialisti del genoma umano meditare su queste sagge parole per trarre il massimo profitto dai talenti che hanno ricevuto. In particolare, riconoscendo che la distruzione di un embrione con un DNA che contiene il programma per una vita umana non può essere l'eliminazione di un semplice "ammasso di cellule".
    Fonti: AFP / iuspx / FSSPX.News - 17/01/2018 
    da https://fsspx.news/fr/le-grand-bond-genetique-en-avant-43990 
  7. Claudio C.
    NOVENA ALLA MADONNA DI POMPEI.
    su iniziativa del Coetus Fidelium San Gaetano & Sant’Andrea Avellino di Napoli

    Cari Amici,
    Come tutti sappiamo, l’Italia sta vivendo un momento di profonda crisi, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico, sociale, politico, religioso. Siamo privati anche della possibilità di accostarci ai Sacramenti, perfino in occasione della Pasqua.

    Non possiamo fare altro che appellarci al Cuore Immacolato di Maria, implorando la Misericordia divina per l’umanità peccatrice e la cessazione di questo flagello.

    Per questo motivo i Coetus fidelium della Campania hanno deciso di recitare, a partire da sabato 11 aprile, fino a giovedì 7 maggio, 3 Novene consecutive, come consigliava il Beato Bartolo Longo, alla Regina delle Vittorie, alla Madonna del Rosario di Pompei; il giorno 8 maggio reciteremo la Supplica ed eventualmente proseguiremo con la recita di altre tre Novene di ringraziamento, sempre secondo le indicazioni del Beato Bartolo Longo. Parallelamente decidiamo di impegnarci in una Crociata del Rosario, recitandolo (se possibile anche intero = 3 Corone) quotidianamente con ancora maggior devozione ed assiduità. Invitiamo tutti gli Amici e i lettori ad unirsi a noi e a diffondere questa devozione: la Madonna ci salverà.

    Non fa niente che abbiamo già iniziato la prima Novena: chiunque può unirsi in qualunque momento.

    Volete unirvi a noi? Ci dareste una mano a diffondere l’iniziativa?
  8. Claudio C.
    di Don Mario Proietti
    Carissima amica ed amico,
    il finire di un anno non è solo euforia ed ebbrezza per il nuovo che sta attendendo dietro la porta, ma deve essere anche verifica e riflessione su quello che ci lasciamo alle spalle. Ricorda: l’anno è l’insieme dei giorni, delle ore, dei minuti e dei secondi della tua vita.
    Tu hai vissuto un anno e non viceversa. Il tempo ti è stato donato, oggi dovresti fare memoria di come lo hai trascorso. Per noi che abbiamo fede, è necessario che avvenga il passaggio dal tempo cronologico che non si ferma, al tempo della salvezza che invece si ferma, torna indietro e vola avanti senza arrecare o arrecarti danno. Questo fu il tempo annunciato da Gesù.
    Ricorda Zaccheo: scendi, perché oggi mi devo fermare nella tua casa. Quel giorno per Zaccheo fu l’inizio del tempo della gioia e della salvezza. Dio non si può fermare nel tuo tempo cronologico se tu non lo stai vivendo a pieno. Per questo ultimo giorno dell’anno, ti esorto, carissima amica ed amico, a renderti conto che il minuto che tu stai vivendo ora è il più importante della tua vita, dovunque tu sia.
    Pertanto: fa' attenzione a quello che fai. Se il tempo di ieri ti è sfuggito dalle mani, quello che ti aspetta domani non è ancora arrivato. Vivi il momento presente, perché da lui dipende tutto il tuo futuro. Cerca di trarre il massimo profitto dal momento che stai vivendo, ricavandone tutti i vantaggi possibili, per il tuo perfezionamento sia umano che spirituale.

    BUONA GIORNATA, BUONA FINE E BUON INIZIO DI ANNO E CHE IL SIGNORE TI BENEDICA SEMPRE.
  9. Claudio C.
    A settembre del 2018 papa Francesco convocò in Vaticano i presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo per un Summit dedicato agli abusi sessuali operati all’interno della Chiesa. L’incontro si svolse a febbraio del 2019. Nell’aprile di quell’anno il papa emerito Benedetto XVI decise di contribuire al dibattito pubblicando sul giornale tedesco Klerusblatt un testo destinato a far più rumore degli stessi interventi del vertice vaticano. I cosiddetti “Appunti” del papa Emerito furono accolti con stupore e con sorpresa ma generarono le reazioni scomposte di chi ha considerato l’intervento di Benedetto un affronto al Pontefice regnante e una intromissione nella Sua gestione (ed interpretazione) della crisi degli abusi sessuali. Reazioni stizzite e rabbiose quelle di coloro che avrebbero preferito un Emerito in religioso silenzio per il resto dei suoi anni. Eppure non sarebbe l’ultima volta che papa Benedetto avrebbe deciso di intervenire pubblicamente su un tema di fondamentale importanza contribuendo con le sue riflessioni al dibattito intra-ecclesiale: nel gennaio 2020 il suo testo sul celibato, pubblicato assieme al card. R. Sarah fu
    considerato da molti suoi nemici un “attentato” teologico al dibattito in corso durante il Sinodo dell’Amazzonia (conclusosi, da quel punto di vista, con un nulla di fatto).

    La sterile polemica sugli Appunti contribuì a derubricare i fatti come semplici bagarre clericali e ad far passare quasi inosservato un testo che merita ben altra considerazione. Il testo di Benedetto XVI resta un’acuta e profonda analisi dei motivi che stanno alla radice di quello che l’Autore definisce il progressivo “collasso morale” che ha coinvolto la società e la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Il nucleo degli Appunti è racchiuso nell’appello pressante per un ritorno a Dio, ad “anteporlo e non presupporlo”, perché Dio rischia ormai di scomparire dalla nostra società ma anche dalla teologia e dalla vita dei sacerdoti. Ritrovare col primato di Dio per rispondere alle sfide del permissivismo o della logica funzionalistica, che dopo la rivoluzione sessuale del 1968 ha investito l’Occidente. Un testo acuto e documentato, un appello impellente, frutto della riflessione di uno dei teologi più rappresentativi degli ultimi decenni, un sincero contributo di colui che per otto anni ricoprì il soglio di Pietro… eppure un testo che fino ad oggi non sembra aver meritato l’attenzione dei teologi né degli esperti di categoria.

    Ecco dunque la meritevole iniziativa dell’editore Cantagalli di offrirci un commento a più voci del testo del papa Emerito. Nel volume “Chiesa sotto accusa”, curato da Livio Melina e Tracey Rowland, sono raccolti (oltre al testo integrale degli Appunti) diversi saggi scritti da esperti di grande spessore teologico e culturale come il card. Ruini e i professori dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma: Granados, Noriega, Pérez-Soba e Kampowski. Non poteva mancare il prezioso contributo di don Fortunato di Noto che da anni combatte sul campo la piaga della pedo pornografia. Mentre la professoressa Gabrielle Kuby, sociologa tedesca autrice dell’imperdibile “Rivoluzione Sessuale”, offre un’ulteriore analisi delle disastrose conseguenze del sessantotto anche all’interno della Chiesa Cattolica. Contribuiscono ad impreziosire l’opera i testi dei vescovi G. Crepaldi, S.J. Aquila, J.A. Reig Pla, R. Voderholzer, di H.-B. Gerl-Falkovitz, A. Diriart, F. Pesci, J. Saward, P. Syssoev e N. Bux*.

    Prefazione di Georg Gänswein. 
    Saggi di: Card. C. Ruini, R. Voderholzer, G. Crepaldi, S.J. Aquila, J.A. Reig Pla, H.-B. Gerl-Falkovitz, J. Granados, J. Noriega, J.J. Pérez-Soba, A. Diriart, S. Kampowski, F. Pesci, J. Saward, P. Syssoev, N. Bux*, G. Kuby, F. Di Noto.
    *"Il dissenso sulla natura della liturgia"
  10. Claudio C.
    PREGHIERA DEL MATTINO
    di Don Mario Proietti
    Santa Famiglia, ti preghiamo oggi per le famiglie cristiane di tutto il mondo; concedi la perseveranza a coloro che sono "insieme" nella celebrazione della loro fede; mostra il cammino da seguire a coloro che cercano la comunione e l'unità: la via che tu stesso hai percorso, la via della croce; fa' scoprire la saggezza della comunione nelle gioie e nei sacrifici a coloro che si sentono soli, nonostante siano in mezzo agli altri.
    Concedi la pace a ogni famiglia, ora e sempre. Amen
  11. Claudio C.
    Il 24 settembre 2019, il patrono del Sovrano Ordine di Malta, SER Cardinale R. Burke ed il vescovo ausiliare di Astana (Kazakistan), Mons. A. Schneider  hanno rilasciato dichiarazione intitolata Un chiarimento sul significato della fedeltà al Sommo Pontefice (vedi il testo completo di seguito).
    Essi si riferiscono in particolare all’indissolubilità del matrimonio e all’ammissione alla Santa Comunione di coloro che “convivono in unioni irregolari”, alla “crescente approvazione di atti omosessuali” e a ciò che dicono sono errori dottrinali sia nel recente documento sulla "Fratellanza umana" firmato dal Papa sia nell’ Instrumentum laboris sul Sinodo sull’Amazzonia, tenutosi dal 6 al 27 Ottobre 2019 e poi sfociato nei riti di Pachamama nei Giardini Vaticani.
    Il cardinale e il vescovo, ricordando come San Paolo ammonì il primo Papa, San Pietro, “a causa del suo comportamento ipocrita”, ipotizzano che anche San Paolo avrebbe reagito al documento sulla Fraternità umana, firmato dal Papa e dal Grande Imam dell’Università di Al-Azhar, a Abu Dhabi, lo scorso febbraio, in cui si afferma che tutte le religioni sono volute da Dio, o gli errori dottrinali riportati nel documento di lavoro del sinodo sull’Amazzonia (il cardinale e il vescovo li hanno elencati di recente in un appello a pregare e digiunare per impedire che vengano approvati).
    È “impossibile”, dicono, pensare che San Paolo o Sant’Atanasio “rimarrebbero in silenzio” in tali circostanze e si lascerebbero “intimidire” dalle false accuse di “parlare contro il Papa”. Ricordano anche che fu Papa Francesco a chiedere la parresia, per parlare con coraggio e franchezza. Affermando che è Dio “che ci giudicherà”, Burke e Schneider dicono che sono “veri amici di Papa Francesco” che hanno una “stima soprannaturale della sua persona” e l’ufficio di Pietro, e “pregano molto” per Francesco e incoraggiano i fedeli a fare lo stesso.
    Ricordando gli esempi di fedeltà mostrati dai Santi Giovanni Fisher e Tommaso More e altri santi, invitano tutti i vescovi, sacerdoti e fedeli laici a “difendere l’integrità del deposito della fede” e a “sostenere il Papa nel suo ministero petrino”.
    Qui il testo integrale.
    ***
    Un chiarimento sul significato di fedeltà al Sommo Pontefice
    Nessuna persona onesta può più negare la confusione dottrinale – quasi generale – che ai nostri giorni regna nella vita della Chiesa. Ciò è dovuto in particolare alle ambiguità riguardanti l’indissolubilità del matrimonio, relativizzata attraverso la pratica dell’ammissione alla Santa Comunione di persone che convivono in unioni irregolari; a causa della crescente approvazione degli atti omosessuali, che sono intrinsecamente contrari alla natura e alla volontà rivelata di Dio; a causa di errori riguardanti l’unicità di Nostro Signore Gesù Cristo e la sua opera redentrice, relativizzata attraverso affermazioni erronee sulla diversità delle religioni e in particolar modo a causa del riconoscimento di diverse forme di paganesimo e delle loro pratiche rituali tramite l’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica.
    Alla luce di questa realtà, la nostra coscienza non ci permette di rimanere in silenzio. Noi, come fratelli del Collegio episcopale, parliamo con rispetto e amore, in modo che il Santo Padre possa inequivocabilmente rifiutare gli evidenti errori dottrinali dell’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica e ricusare l’abolizione pratica del celibato sacerdotale nella Chiesa latina attraverso l’approvazione dell’ordinazione dei cosiddetti “viri probati”.
    Con il nostro intervento noi, pastori del gregge, esprimiamo il nostro grande amore per le anime, per la persona di papa Francesco stesso e per il dono divino dell’Ufficio Petrino. Se non lo facessimo, commetteremmo un grande peccato di omissione e di egoismo. Se rimanessimo in silenzio, avremmo una vita più tranquilla e forse riceveremmo persino onori e riconoscimenti. Tuttavia, se tacessimo, violeremmo la nostra coscienza. In questo contesto pensiamo alle note parole del futuro Santo Cardinale John Henry Newman (che sarà canonizzato il 13 ottobre 2019): “Brinderò, se volete, al papa; tuttavia, prima alla coscienza, poi al papa” (Lettera al Duca di Norfolk in occasione della recente rimostranza del Sig. Gladstone). Pensiamo anche a queste parole memorabili e sincere di Melchior Cano, uno dei vescovi più colti al Concilio di Trento: “Pietro non ha bisogno della nostra adulazione. Coloro che difendono ciecamente e indiscriminatamente ogni decisione del Sommo Pontefice sono quelli che più minano l’autorità della Santa Sede: distruggono, invece di rafforzare le sue fondamenta”.
    In tempi recenti, si è creata un’atmosfera di quasi totale infallibilità delle dichiarazioni del Romano Pontefice, vale a dire di ogni parola del Papa, di ogni suo pronunciamento e dei documenti meramente pastorali della Santa Sede. In pratica, non si osserva più quella regola tradizionale che distingue i diversi livelli delle dichiarazioni del Papa e dei suoi uffici con le loro note teologiche e con il corrispondente obbligo di aderenza da parte dei fedeli.
    Nonostante il dialogo e i dibattiti teologici siano stati incoraggiati e promossi nella vita della Chiesa negli ultimi decenni dopo il Concilio Vaticano II, ai nostri giorni non sembra esserci più alcuna possibilità di un sincero dibattito intellettuale e teologico o la possibilità di esprimere dei dubbi su affermazioni e pratiche che offuscano e danneggiano gravemente l’integrità del Deposito della Fede e della Tradizione Apostolica. Tale situazione porta al disprezzo della ragione e, quindi, della verità.
    Coloro che criticano le nostre espressioni di preoccupazione usano sostanzialmente solo argomenti sentimentali o di potere. Apparentemente non vogliono impegnarsi in una seria discussione teologica sull’argomento. A questo proposito, sembra che spesso la ragione sia semplicemente ignorata e il ragionamento soppresso.
    Un’espressione sincera e rispettosa di preoccupazione riguardo a questioni di grande importanza teologica e pastorale per la vita della Chiesa di oggi, indirizzata anche al Sommo Pontefice, viene immediatamente schiacciata e proiettata sotto una luce negativa con rimproveri diffamatori di “seminare dubbi”, di essere “contro il papa” o addirittura di essere “scismatici”.
    La Parola di Dio ci insegna, attraverso gli Apostoli, ad essere certi, fermi e senza compromessi riguardo alle verità universali e immutabili della nostra Fede e a mantenere e proteggere la Fede di fronte agli errori, come ebbe a scrivere San Pietro, il primo Papa: “State in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore degli empi” (2 Pt. 3,17). Ed anche san Paolo lasciò scritto: “Affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4, 14-15).
    Bisogna tenere presente il fatto che l’apostolo Paolo, ad Antiochia, rimproverò pubblicamente il primo papa su una questione meno grave rispetto agli errori che ai nostri giorni si diffondono nella vita della Chiesa. San Paolo ammonì pubblicamente il primo Papa a causa del suo comportamento ipocrita e del conseguente pericolo di mettere in discussione la verità secondo cui le prescrizioni della legge mosaica non sono più vincolanti per i cristiani. Come reagirebbe oggi l’apostolo Paolo se leggesse la frase del documento di Abu Dhabi che afferma che Dio vuole nella sua saggezza ugualmente la diversità di sessi, nazioni e religioni (tra le quali ve ne sono talune che praticano l’idolatria e bestemmiano Gesù Cristo)!? Tale affermazione produce, in effetti, una relativizzazione dell’unicità di Gesù Cristo e della sua opera redentrice! Cosa direbbero San Paolo, Sant’Atanasio e le altre grandi figure del cristianesimo se leggessero una frase del genere e gli errori contenuti nell’Instrumentum laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica? È impossibile pensare che rimarrebbero in silenzio o si lascerebbero intimidire da chi li rimproverasse e accusasse di parlare “contro il Papa”.
    Quando papa Onorio I nel VII secolo ebbe un atteggiamento ambiguo e pericoloso riguardo alla diffusione dell’eresia del monotelismo, che negava la volontà umana di Cristo, San Sofronio, patriarca di Gerusalemme, mandò un vescovo della Palestina a Roma, istruendolo di parlare, pregare e non tacere fino a quando il Papa non avesse condannato l’eresia. Se San Sofronio vivesse oggi, sarebbe certamente accusato di parlare “contro il Papa”.
    L’affermazione sulla diversità delle religioni del documento di Abu Dhabi e in particolare gli errori nell’Instrumentum Laboris per la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica, contribuiscono al tradimento dell’incomparabile unicità della Persona di Gesù Cristo e dell’integrità della fede cattolica. E questo accade davanti agli occhi di tutta la Chiesa e del mondo. Una situazione simile si ebbe nel IV secolo, quando complice il silenzio di quasi tutto l’episcopato, la consustanzialità del Figlio di Dio fu tradita a favore di ambigue affermazioni dottrinali del semi-arianesimo, un tradimento a cui anche Papa Liberio partecipò per un breve tempo. Sant’Atanasio non si stancò mai di denunciare pubblicamente tale ambiguità. Papa Liberio lo scomunicò nell’anno 357 “pro bono pacis”, vale a dire “per il bene della pace”, per vivere in pace con l’imperatore Costanzo e con i vescovi semi-ariani d’Oriente. Sant’Ilario di Poitiers riferì questo fatto e rimproverò Papa Liberio per il suo atteggiamento ambiguo. È significativo che papa Liberio, a differenza di tutti i suoi predecessori, fu il primo papa il cui nome non venne incluso nel Martirologio Romano.
    La nostra dichiarazione pubblica corrisponde alle seguenti parole del nostro Santo Padre Papa Francesco: «Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro. Nessuno dica: “Questo non si può dire; penserà di me così o così…”. Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia. Dopo l’ultimo Concistoro (febbraio 2014), nel quale si è parlato della famiglia, un Cardinale mi ha scritto dicendo: peccato che alcuni Cardinali non hanno avuto il coraggio di dire alcune cose per rispetto del Papa, ritenendo forse che il Papa pensasse qualcosa di diverso. Questo non va bene, questo non è sinodalità, perché bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità» (Saluto ai Padri sinodali durante la Prima Congregazione Generale della Terza Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 6 ottobre 2014).
    Alla presenza di Dio che ci giudicherà affermiamo: siamo veri amici di Papa Francesco. Abbiamo una stima soprannaturale della sua persona e del supremo ufficio pastorale del Successore di Pietro. Preghiamo molto per Papa Francesco e incoraggiamo i fedeli a fare lo stesso. Con la grazia di Dio, siamo pronti a dare la nostra vita per la verità della fede cattolica sul primato di San Pietro e dei suoi successori, qualora i persecutori della Chiesa ci chiedessero di negare questa verità. Guardiamo ai grandi esempi di fedeltà alla verità cattolica del primato petrino, come San Giovanni Fisher, vescovo e cardinale della Chiesa, e San Tommaso Moro, un laico, e molti altri santi e confessori, e invochiamo la loro intercessione.
    Più fedeli laici, sacerdoti e vescovi si atterranno all’integrità del Deposito della Fede e lo difenderanno, più, di fatto, sosterranno il Papa nel suo ministero Petrino. Perché il Papa è il primo nella Chiesa a cui si applica questa ammonizione della Sacra Scrittura: “Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi” (2 Tim. 1, 13-14).
  12. Claudio C.
    di Don Mario Proietti
    Carissima amica ed amico, Non essere schiavo delle opinioni della massa degli uomini. Vivi la tua vita, d'accordo con le luci che ti vengono dall'alto. Gli uomini giudicano il lato esterno. L'intimo solo Dio lo conosce. 
    Il mondo non può conoscere gli insegnamenti di amore del Maestro. Preferisci obbedire al Maestro amando sempre. Non dare valore alle opinioni della moltitudine, che fa di tutto perché anche noi diventiamo uguali ad essa, senza personalità e senza opinione. 

    BUONA DOMENICA E BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA.
  13. Claudio C.
    C'è compatibilità tra scienza sperimentale e fede in un Dio creatore? Tra scienza e Chiesa? Se ne dibatte spesso.
    Nel dibattito, come negli scritti* di Francesco Agnoli**, si affrontano queste tematiche, discutendo su Dio, l'anima, i miracoli, la Chiesa. Ma soprattutto si interrogheranno i grandi fisici, astronomi, matematici e si scoprirà che tutti i padri della scienza moderna hanno creduto in Dio.
    Si scopriranno le preghiere di Keplero e di Pascal; gli interessi per la Bibbia di Newton; la fede genuina di Pasteur. Si apprenderà che un monaco ha fondato l'idraulica, che Niccolò Copernico era un religioso cattolico; che il primo teorizzatore del Big Bang e dell'espansione dell'universo è stato il sacerdote belga Georges Edouard Lemaître; che il padre dell'aeronautica, Francesco Lana de' Terzi, è un padre gesuita, come il “principe dei biologi”, Lazzaro Spallanzani e come un pioniere dell’astrofisica, Angelo Secchi; che il padre della geologia e della cristallografia, Niels Stensen, si fece sacerdote e poi divenne vescovo, e che il fondatore della genetica fu il monaco Gregor Mendel…Si apprenderà che i matematici Gauss ed Eulero leggevano tutte le sere il Vangelo, che i matematici A. L. Cauchy, Ennio De Giorgi e Maria Gaetana Agnesi si dedicavano, oltre che alla matematica, all’assistenza ai poveri secondo lo spirito cristiano…
    Forse qualcuno ascolterà o, meglio, leggerà per la prima volta che le uniche grandi persecuzioni contro scienziati sono avvenute durante la laicissima rivoluzione francese (a danno di scienziati particolarmente devoti, come Luigi Galvani e Paolo Ruffini), e, soprattutto, nell’URSS ateo e comunista, dove chi proponeva teorie scientifiche vere, ma non ortodosse rispetto al marxismo, ha perso il posto e, non di rado, la vita.
    Nel video seguente, una breve disamina di questa tesi e la interessante relazione del Prof.  Francesco Agnoli.
     
    *Scienziati dunque credenti (Cantagalli, Siena, 2012). 
    **Nato a Bologna nel 1974, laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell'editoria presso la Trentino Art Academy. Collabora con i quotidiani Avvenire, Il Foglio, La Verità (nato il 20 settembre 2016) e l'Adige, e con il mensile Il Timone. Autore di numerosi saggi
  14. Claudio C.
    O santi Innocenti, primizie della Cattolica Chiesa, che continuamente lodate e contemplate il Divino Immacolato Agnello, e sempre cantate nuovi cantici dinanzi al trono dell’Altissimo, ottenetemi vi prego una #vita innocente, una #contrizione perfetta,e un #dolore immenso dei miei peccati,e una retta e pura #intenzione in tutti i miei pensieri,parole ed opere,acciò mi conservi nella grazia di Dio, e sia poi vostro #compagno in quella gloria immortale, che vi siete acquistata con lo spargimento del vostro sangue innocente.
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    Così sia.

  15. Claudio C.
    a cura di Don Mario Proietti.
    La voce nel deserto è il grido, l'annuncio di un solitario che costata che le sue parole si perdono inascoltate nelle dune. La voce che proclama una presenza e d'intorno il silenzio muto o il chiasso dei lontani. Accade ancora perché il frastuono è grande e soffoca le voci autentiche, anche quelle di chi umilmente parla nel nome del Signore. Le voci cadono nel deserto anche quando si ammassano le folle, se queste sono affette da sordità spirituale. Non si ascolta e non si riconoscono i profeti. "Chi sei tu?" - chiedono a Giovanni Battista. L'identità del profeta è riposta unicamente nella sua missione; per mandato divino egli parla e quanto proclama va accolto con la fede. Il profeta non parla di sé, non ha un messaggio proprio da proporre, né verità personali da scandire: parla la Parola di Dio, è un intermediario tra cielo e terra, tra Dio e gli uomini. Il Battista ha una missione davvero speciale: egli deve additare al mondo l'Agnello di Dio che viene a cancellare il peccato del mondo. Invita alla conversione, rifiuta le false identificazioni che alcuni fanno sulla sua persona, ribadisce che egli sta preparando la strada a colui al quale non è degno di sciogliere il legaccio del sandalo. Egli è il testimone del Cristo già presente nel mondo e che sta per iniziare la sua missione. Egli afferma che la vera adesione non deve essere rivolta alla sua persona, ma al Messia, al Salvatore del mondo. Ai nostri giorni non mancano profeti, sono pochi gli ascoltatori attenti.
  16. Claudio C.
    "An example of medicines has been made, we see them are apparently trivial, small tablets, ampoules ... but they contain a power that is then shown in the effects they have. Some Saints of antiquity rightly called the sacraments "drugs", for example one of the first fathers of the church, Saint Ignatius of Antioch called the Eucharist "the drug of immortality". The sacraments, these "drugs", in fact, taken with the due dispositions produce the effects of grace. The catechism of the Catholic Church at the end of the chapters on the sacraments concludes with a paragraph on the effects they bring. But attention, like drugs, also have contraindications, that is, they cannot be taken under any condition, such as for a divorced-remarried person, on being able to also receive Holy Communion, this is a serious contraindication, because who has broken a relationship , putting on another, how can he enter with the one who instituted the sacrament of communion, of unity. Saint Paul rightly says that whoever takes on the Eucharist in this way takes poison, that is, instead of taking salvation, he takes poison, condemnation, and therefore this is a contraindication ";
    "Today the liturgy has been desecrated, that is, many elements have been introduced into it that come from the profane world and that end up gradually emptying it from its sacred character, and when I say sacred you want to understand the place of the presence of God. Saying sacred to me it immediately comes to mind when God tells Moses from the bush: be careful, take off your sandals because this place you are treading is sacred, because sacred, because He is present. So where God is present there is the sacred. Instead the layman is what is in front of the sacred and which probably desires to be reached by the sacred, but to be reached by the sacred he must let himself be converted by it and in some way must abandon something, certainly ways that are not consonant with God, then , the sacred advances and consecrates, as we often say. The sacraments are the consecration of profane matter to the use of our salvation and healing, nourishment and so on "(Don Nicola Bux)
    * * * * * * * * *
    «With the sacraments we touch Christ, we listen to Christ, we feed on Christ, we taste Christ ("No Trifling Matter: Taking the Sacraments Seriously Again" p. 23). The Church gives Christ through His Sacraments, the Church must give Christ, the Church does not save through what she does but through what she celebrates. Among the most forgotten dogmas of Faith in my opinion there is undoubtedly that of the existence of the Grace of God, and to think that Grace, every day in the parish or community, is the whole foundation of the spiritual edifice. From having or not having grace depends our eternal happiness or unhappiness. The grace of God lifts us with a single blow to an infinitely higher plane than the purely natural and earthly one, so that we can say that between a man who lives in the grace of God and one who does not live in the grace of God there is the same difference between heaven and earth ";
    "There is a need to return to having more faith in the world, to the right relationship between natural life and life of grace between nature and supernatural, for all this we are educated by the healthy and authentic liturgy of the church, its prayer par excellence, which it preserves the dogma of faith from all contamination and is the source of all beauty ". (Don Matteo de Meo)
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