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Claudio C.

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Blog Entries di Claudio C.

  1. Claudio C.
    Intervista a Don Nicola Bux a cura di Vito Palmiotti.
    In vista dell’ imminente pubblicazione dell’Esortazione Apostolica che seguirà il sinodo sull’Amazzonia, stiamo assistendo ad una radicalizzazione di posizioni stile ultrà al punto che, ad esempio, se Ratzinger e Sarah scrivono delle riflessioni si urla al successo da una parte e lo scandalo dall’altra, si assiste a una sorta di standing ovation di una fazione alla sola ipotesi di ritiro della firma di Benedetto, salvo poi sdegnarsi quando questa di fatto rimane in qualche modo sulla copertina. Quindi nuovamente si assiste ad una serie di epiteti tesi a descrivere Benedetto “lucido solo mezz’ora al giorno” (e magari è proprio la mezz’ora in cui ha scritto poi tornerebbe in uno stato soporifero per ventitré ore e mezza) e se così non fosse allora diventa una grave ingerenza nei confronti di qualcosa che nessuno conosce ma che è tirato per la giacca di qua e di là, interpretando i pensieri di colui- il papa- che deve dare una indicazione, si spera chiara, tra le altre cose,  su un tema delicato quale la possibilità di aprire al clero uxorato, in alcune “situazioni particolari” come chiedono i padri sinodali nel documento finale del controverso e discusso Sinodo sull’Amazzonia.
    L’impressione che se ne ricava è che manchi uno sguardo cattolico e il senso della realtà. Che farà il papa? Il cardinal Charles Journet, insigne patrologo, diceva: «Quanto all’assioma “Dove è il Papa, lì è la Chiesa” vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa». D. Nicola Bux ha partecipato, da esperto invitato da Ratzinger cardinale e poi papa, al sinodo sull’Eucaristia del 2005 e a quello sul Medioriente del 2010: quindi sa come vanno le cose. Certo, se continua questo can can, altro che sinodo: il papa potrebbe risentirsi e mutare qualcosa.
    VP: Cosa vuol dire sinodalità, parola di cui tutti si riempiono la bocca? 
    DBUX:
    I variegati fan di san Francesco ignorano forse che egli si definiva uomo cattolico ed apostolico: la prima è ormai parola rara da udire, eppure indica lo sguardo alla realtà ‘secondo la totalità dei suoi fattori’. Dal greco katà olòn. Purtroppo, la morale del ‘caso per caso’ e l’enfasi sulla ‘Chiesa locale’, hanno contribuito all’oblio. Infatti, si ritiene che, dare la Comunione a una coppia di divorziati risposati in un paesino sperduto, e non darla in una parrocchia di città, possa farsi senza pregiudicare l’unità del tutto, che è poi la Chiesa cattolica. Proprio su questo bisogna soffermarsi. L’unità è il bene più prezioso, dice san Giovanni Crisostomo, purché le diversità non siano avverse tra loro, ma convergano verso l’unità, siano cioè uni-versus, universali. Ecco la Chiesa universale o cattolica. Il Papa dovrebbe essere segno e vincolo di ciò. Dobbiamo sperare che l’Esortazione serva a questo: per essere cattolica, dovrebbe non rifarsi al Documento finale del Sinodo. Se così sarà, non poco lo si dovrà anche al contributo di Benedetto XVI e del cardinal Sarah con il loro libro sul celibato sacerdotale, e di quanti nella Chiesa non hanno smesso di dire la verità senza venir meno alla carità, senza cedere alla tentazione di separarsi, che è soprattutto dovuta alla mancanza della pazienza dell’amore. Dietro quel libro c’è una parte non piccola della Chiesa, di cui il papa, da pater patruum, non può non tener conto; non solo: ci sono duemila anni di traditio di Gesù Cristo e degli Apostoli, che, con la Scrittura, è fonte della rivelazione. La pazienza è la prima caratteristica dell’amore indicata da san Paolo: la carità è paziente. In conclusione, la sinodalità può essere sinonimo di cammino e di sguardo comune (sempre stando all’etimo greco) e in tal senso, ciascun cristiano e la Chiesa devono usarla. Ma la Chiesa non è un Sinodo e nemmeno un Concilio permanenti, ma una comunità gerarchicamente ordinata. Se il Documento finale ha espresso la parola dei vescovi e degli altri padri sinodali, l’Esortazione comunicherà la parola del papa, che non necessariamente deve concordare con quella. Si ricordi la nota praevia fatta apporre da Paolo VI alla costituzione Lumen Gentium. Il Sinodo è rappresentativo e non sostitutivo dell’intero episcopato cattolico.
    VP: Il Papa è infallibile, sempre?
    D.BUX:
    Il magistero c’è quando il papa e tutti i vescovi concordano (Compendio CCC 185) - sottolineo ‘concordano’ - nel proporre un insegnamento definitivo sulla fede e sulla morale. Che vuol dire definitivo? Deve essere – come le foto ad alta definizione – dai contorni nitidi. Infatti, come negli atti dommatici straordinari, il papa usa tre verbi: pronunziamo, dichiariamo e definiamo, così nell’insegnamento ordinario, se dovesse permanere la discordia non ci sarebbe il magistero. Oggi succede che molti vescovi non concordino ma siano discordi persino su una dottrina già creduta per fede: la discordanza significa che non c’è infallibilità, ma non per questo i fedeli non sono tenuti ad obbedirvi, salvo che quell’insegnamento contrasti con il depositum fidei. Se un padre dicesse una cosa e la madre l’opposto, i figli a chi dovrebbero obbedire? Abbiamo ragione di sperare e pregare che l’Esortazione sia chiara e senza eccezioni. Se non fosse così, si favorirebbe l'avvicinarsi della 'grande apostasia’ che asservirebbe la Chiesa; la prova che scuoterà la Chiesa(CCC 675-677) ben oltre l'attuale crisi di fede: la persecuzione.
  2. Claudio C.
    Interview with Don Nicola Bux* by Vito Palmiotti. Here the original  Italian Version.
    In view of the imminent publication of the Apostolic Exhortation that will follow the Amazon Synod , we are witnessing a radicalization of ultra-style positions to the point that, for example, if Ratzinger and Sarah write reflections, they shout at success on one side and scandal on the other, there is a sort of standing ovation of a faction to the only hypothesis of withdrawal of the signature of Benedetto, only to be indignant when this in fact remains somehow on the cover. So again we are witnessing a series of epithets aimed at describing Benedict as "shiny only half an hour a day" (and maybe it is precisely the half hour in which he wrote then he would return to a soporific state for twenty three and a half hours) and if so if it were not then it becomes a serious interference with something that nobody knows but that is pulled by the jacket here and there, interpreting the thoughts of the one - the father - who must give an indication, hopefully clear, among other things , on a delicate issue such as the possibility of opening to the uxorato clergy, in some "particular situations" as the synod fathers ask in the final document of the controversial and discussed Synod on the Amazon.
    The impression obtained is that there is a lack of a Catholic gaze and a sense of reality. What will the Pope do? Cardinal Charles Journet, a distinguished patrologist, said: "As for the axiom" Where the Pope is, there is the Church "applies when the Pope behaves as Pope and head of the Church; in the contrary case, neither the Church is in him, nor he in the Church ». D. Nicola Bux participated, as an expert invited by cardinal Ratzinger and then pope, to the synod on the Eucharist in 2005 and to that on the Middle East in 2010: therefore he knows how things are going. Of course, if this can-can continues, nothing but a synod: the pope could resent and change something.
    VP: What does synodality mean, a word with which everyone fills their mouths?
    DBUX:
    The varied fans of St. Francis are perhaps unaware that he called himself a Catholic and apostolic man: the first is now a rare word to hear, yet it indicates the look at reality 'according to the totality of its factors'. From the Greek katà olòn. Unfortunately, the moral of the 'case by case' and the emphasis on the 'local Church' contributed to oblivion. In fact, it is believed that giving Communion to a divorced and remarried couple in a remote village, and not giving it to a city parish, can be done without affecting the unity of the whole, which is then the Catholic Church. Precisely on this we must dwell. Unity is the most precious asset, says St. John Chrysostom, provided that the differences are not adverse to each other, but converge towards unity, that is, they are uni-versus, universal. Here is the universal or Catholic Church. The Pope should be a sign and a bond of this. We must hope that the Exhortation will serve this purpose: to be Catholic, it should not refer to the Final Document of the Synod. If this is so, it will also be due to the contribution of Benedict XVI and Cardinal Sarah with their book on priestly celibacy, and of those in the Church who have not stopped telling the truth without failing in charity, without giving in to the temptation to to separate, which is mainly due to the lack of patience of love. Behind that book there is a not small part of the Church, which the pope, as a pater patruum, cannot fail to take into account; not only that: there are two thousand years of traditio of Jesus Christ and the Apostles, which, with Scripture, is the source of revelation. Patience is the first characteristic of love indicated by Saint Paul: charity is patient. In conclusion, synodality can be synonymous with a journey and a common gaze (always according to the Greek etymology) and in this sense, every Christian and the Church must use it. But the Church is not a permanent Synod and not even a Council, but a hierarchically ordered community. If the final document expressed the word of the bishops and of the other synod fathers, the exhortation will communicate the word of the pope, who does not necessarily have to agree with that. Remember the praevia note made by Paul VI affixing the Lumen Gentium constitution. The Synod is representative and not a substitute for the entire Catholic episcopate.
    VP: Is the Pope always foolproof?
    D.BUX:
    The magisterium is there when the pope and all the bishops agree (Compendium CCC 185) - I stress 'agree' - in proposing definitive teaching on faith and morals. What does definitive mean? It must be - like high definition photos - with sharp outlines. In fact, as in extraordinary dogmatic acts, the pope uses three verbs: we pronounce, declare and define, so in ordinary teaching, if discord were to persist, there would be no magisterium. Today it happens that many bishops do not agree but are disagree even on a doctrine already believed by faith: the discordance means that there is no infallibility, but this does not mean that the faithful are not required to obey it, unless that teaching contrasts with the depositum fidei. If a father says something and the mother the opposite, who should the children obey? We have reason to hope and pray that the Exhortation will be clear and without exception. If this were not so, the approach of the 'great apostasy' which would enslave the Church would be favored; the proof that will shake the Church (CCC 675-677) far beyond the current crisis of faith: persecution.
     
    *Msgr Nicola Bux. Ordained priest on December 6, 1975, he studied and taught in Jerusalem and Rome. Professor of Eastern Liturgy and Theology of the Sacraments at the Apulian Theological Faculty, at the Institute of Ecumenical-Patristic "San Nicola" of Bari.Close collaborator of Benedict XVI, during his pontificate he was consultor to the Congregation for divine worship and the discipline of the sacraments (since 2010), the Congregation for the Doctrine of the Faith, the Congregation for the Causes of Saints and the Office of Celebrations of the Supreme Pontiff. He was wanted in these roles by popes John Paul II and Benedict XVI. He was a personal friend of the latter as both theologians and animators of the international theological journal Communio. He was perished at the synod of bishops on the Eucharist (2-23 October 2005). Since the early 2000s, Archbishop Bux has also collaborated with the periodical Il Timone.
  3. Claudio C.
    «È stato fatto l’esempio dei medicinali, essi noi li vediamo sono banali apparentemente, piccole compresse, fiale…però contengono una potenza che poi si dimostra negli effetti che hanno. Giustamente alcuni Santi dell’antichità chiamavano i Sacramenti “farmaci”, per esempio uno dei primi padri della chiesa, Sant’Ignazio di Antiochia chiamava l’eucarestia “farmaco dell’immortalità”. I sacramenti, questi “farmaci”, infatti, assunti con le dovute disposizioni producono gli effetti di grazia. Il catechismo della chiesa cattolica alla fine dei capitoli sui sacramenti conclude con un paragrafo sugli effetti che portano. Però attenzione, come i farmaci, hanno anche delle controindicazioni, cioè non si possono assumere a qualsiasi condizione, come per esempio per un divorziato-risposato, sul poter ricevere anche la Santa comunione, questa è una grave controindicazione, perché chi ha rotto un rapporto, mettendone su un altro, come può entrare con colui che ha istituito il sacramento della comunione, dell’unità. Giustamente san Paolo dice che chi assume in questa maniera l’Eucarestia prende il veleno, cioè invece di prendere la salvezza prende il veleno, la condanna, e quindi questa è una controindicazione»;
    «Oggi la liturgia è stata profanata, cioè si sono introdotti in essa tanti elementi che vengono dal mondo profano e che finiscono via via per svuotarla dal suo carattere sacro, e quando dico sacro si vuole intendere il luogo della presenza di Dio. Dire sacro mi fa subito venir in mente quando Dio dice a Mosè dal roveto: attenzione, togliti i sandali perché questo luogo che stai calpestando è sacro, perché sacro, perché è presente Lui. Quindi dove Dio è presente c’è il sacro. Invece il profano è ciò che è di fronte al sacro e che probabilmente desidera essere raggiunto dal sacro, però per essere raggiunto dal sacro deve lasciarsi convertire da esso e in qualche modo deve comunque abbandonare qualcosa, certamente modi che non sono consoni a Dio, allora, il sacro avanza e consacra, come noi spesso diciamo. I sacramenti sono la consacrazione della materia profana all’uso della nostra salvezza e guarigione, nutrimento e via dicendo» (Don Nicola Bux)
    * * * * * * * * *
    «Con i Sacramenti tocchiamo Cristo, ascoltiamo Cristo, ci nutriamo di Cristo, gustiamo Cristo (con i sacramenti non si scherza pag. 23). La chiesa dà Cristo attraverso i Suoi Sacramenti, la Chiesa deve dare Cristo, la Chiesa non salva attraverso ciò che fa ma attraverso ciò che celebra. Tra i dogmi di Fede più dimenticati secondo me vi è senza dubbio proprio quello dell’esistenza della Grazia di Dio, e pensare che la Grazia, tutti i giorni in parrocchia o comunità, è tutto il fondamento dell’edificio spirituale. Dall’avere o non avere la grazia dipende la nostra felicità o la nostra infelicità eterna. La Grazia di Dio ci solleva con un sol colpo ad un piano infinitamente più elevato di quello puramente naturale e terreno, sì da poter dire che tra un uomo che vive nella grazia di Dio e uno che non vive nella grazia di Dio vi è la stessa differenza che c’è tra il cielo e la terra»;
    «C’è bisogno di ritornare ad avere più fede nel mondo, al giusto rapporto tra vita naturale e vita di grazia tra natura e soprannaturale, per tutto questo ci educa la sana e autentica liturgia della chiesa, la sua preghiera per eccellenza, la quale preserva il dogma della fede da ogni contaminazione ed è fonte di ogni bellezza». (Don Matteo de Meo)
     
    Scuola Ecclesia Mater - conferenza
  4. Claudio C.
    "An example of medicines has been made, we see them are apparently trivial, small tablets, ampoules ... but they contain a power that is then shown in the effects they have. Some Saints of antiquity rightly called the sacraments "drugs", for example one of the first fathers of the church, Saint Ignatius of Antioch called the Eucharist "the drug of immortality". The sacraments, these "drugs", in fact, taken with the due dispositions produce the effects of grace. The catechism of the Catholic Church at the end of the chapters on the sacraments concludes with a paragraph on the effects they bring. But attention, like drugs, also have contraindications, that is, they cannot be taken under any condition, such as for a divorced-remarried person, on being able to also receive Holy Communion, this is a serious contraindication, because who has broken a relationship , putting on another, how can he enter with the one who instituted the sacrament of communion, of unity. Saint Paul rightly says that whoever takes on the Eucharist in this way takes poison, that is, instead of taking salvation, he takes poison, condemnation, and therefore this is a contraindication ";
    "Today the liturgy has been desecrated, that is, many elements have been introduced into it that come from the profane world and that end up gradually emptying it from its sacred character, and when I say sacred you want to understand the place of the presence of God. Saying sacred to me it immediately comes to mind when God tells Moses from the bush: be careful, take off your sandals because this place you are treading is sacred, because sacred, because He is present. So where God is present there is the sacred. Instead the layman is what is in front of the sacred and which probably desires to be reached by the sacred, but to be reached by the sacred he must let himself be converted by it and in some way must abandon something, certainly ways that are not consonant with God, then , the sacred advances and consecrates, as we often say. The sacraments are the consecration of profane matter to the use of our salvation and healing, nourishment and so on "(Don Nicola Bux)
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    «With the sacraments we touch Christ, we listen to Christ, we feed on Christ, we taste Christ ("No Trifling Matter: Taking the Sacraments Seriously Again" p. 23). The Church gives Christ through His Sacraments, the Church must give Christ, the Church does not save through what she does but through what she celebrates. Among the most forgotten dogmas of Faith in my opinion there is undoubtedly that of the existence of the Grace of God, and to think that Grace, every day in the parish or community, is the whole foundation of the spiritual edifice. From having or not having grace depends our eternal happiness or unhappiness. The grace of God lifts us with a single blow to an infinitely higher plane than the purely natural and earthly one, so that we can say that between a man who lives in the grace of God and one who does not live in the grace of God there is the same difference between heaven and earth ";
    "There is a need to return to having more faith in the world, to the right relationship between natural life and life of grace between nature and supernatural, for all this we are educated by the healthy and authentic liturgy of the church, its prayer par excellence, which it preserves the dogma of faith from all contamination and is the source of all beauty ". (Don Matteo de Meo)
  5. Claudio C.
    L’esortazione post-sinodale amazzonica? Un documento che presenta delle “fessure”. Parola di don Nicola Bux in una nuova intervista a Vito Palmiotti
    Nei giorni scorsi ha presentato le aspettative. A Esortazione ormai pubblicata, quali scenari pensa che si apriranno?
    I vescovi dell'Amazzonia chiederanno all'Autorità competente, il Papa - come previsto dall'Esortazione - in ragione della loro situazione particolare, di potersi servire del Documento finale del Sinodo, per venire incontro alle esigenze delle comunità, giacché quel che dice su di esso può essere inteso, dal punto di vista canonico, come un'approvazione espressa alla luce della costituzione apostolica del settembre 2018, Episcopalis Communio. Si comprende quali siano quelle esigenze. Del resto, ci sono in questa esortazione delle aperture problematiche forse ben maggiori del tema dello stesso celibato, che ha quasi del tutto assorbito il dibattito, facendo passare in secondo piano le altre criticità concernenti il sinodo amazzonico.
    Il libro di Benedetto XVI e Sarah ha esercitato il suo peso?
    Sebbene sia stato detto dalle fonti ufficiali che il documento era pronto prima, da dicembre, mi consta che non è così: anzi, che proprio il libro in oggetto ha spinto a rivedere drasticamente la quarta parte dell'Esortazione, la quale comunque presenta fessure nelle quali infilare quanto è rimasto fuori.
    Cosa possiamo ricavare dalla vicenda?
    Benedetto XVI e il card. Sarah hanno testimoniato l'importanza del pensiero cattolico. Far pensare è il compito della filosofia, diceva Paul Ricoeur. L'attivismo oggi prevalente nella Chiesa e oltre, non aiuta anzi allontana tanti. Chi è cattolico deve, con determinazione, affermare la verità, e attendere con pazienza il tempo della grazia che la Provvidenza prepara. La Chiesa nella sua totalità non può incorrere nell’eresia. Se siamo membra di un corpo: non vi sono leggi sociologiche e politiche ma prevale la realtà della grazia, realtà ontologica e soprannaturale che rende l’uomo santo e gradito a Dio.
    Che ne pensa della prossima kermesse dei vescovi a Bari "Il Mediterraneo frontiera di pace. Un laboratorio di sinodalità e di impegno tra le chiese e i popoli.
    Molti cattolici e non, si aspettano dalla Chiesa che faccia conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo: per questo è stata costituita dal suo Fondatore. O dobbiamo ricorrere alle deformazioni di Sanremo e Benigni? Il resto è politica e lascia il tempo che trova. Lo Spirito Santo ci dice che il mondo può essere salvato da Cristo, non da altri, e che la Chiesa può essere rinvigorita da se stessa, non da altri.
  6. Claudio C.
    Intervista a Don Nicola Bux* di Vito Palmiotti.
     
    Vito Palmiotti: L’Esortazione Apostolica post-sinodale Querida Amazonia ha suscitato reazioni inattese secondo i diversi modi di leggerla e recepirla. Forse, proprio quello era lo scopo che intendeva raggiungere il suo autore.
     
    Nicola Bux: Infatti, da una parte ha provocato una grande delusione, nonché un vero e proprio disgusto, negli ambienti amazzonici, che si aspettavano – in logica continuità con tutto processo sinodale e con il documento finale – un’apertura netta e frontale sui due temi che sono stati il leitmotiv sin dall’inizio: il conferimento del sacramento dell’ordine ai viri probati (con il conseguente indebolimento nonché annientamento del celibato sacerdotale) ed il diaconato permanente delle donne, come primo passo verso il sacerdozio femminile. La frustrazione causata in questo ambito specificamente locale si è allargata a livello internazionale a tutti i contesti progressisti, colpendo a sorpresa una buona parte della Chiesa, soprattutto in Germania.
    Negli stessi ambienti, si verifica, tuttavia, un’altra reazione, più conciliante e mascherata di finta serenità davanti alla evidente retromarcia dell’ultimo momento. Si tratta di una lettura dell’Esortazione Apostolica post-sinodale secondo un criterio, non ben precisato, di complementarietà e di armoniosa sintonia tra i due Documenti, quello post-sinodale e quello finale del Sinodo, i quali dovrebbero essere letti insieme, in maniera sinottica direi. Nella stessa linea si colloca chi vuole leggere il tutto come un processo aperto a nuovi sviluppi.
     
    Palmiotti: Nel versante opposto, il Documento post-sinodale ha suscitato reazioni ottimistiche da parte di settori tradizionalisti e conservatori, che, senza uno sguardo d’insieme, credono di aver vinto finalmente la battaglia dell’ortodossia. Così, molti pensano ingenuamente che il Papa sarebbe ritornato a difendere la sana dottrina esercitando il suo ruolo di confermare i suoi fratelli nella fede.
    Bux: In verità, sembra che egli abbia voluto dimostrare di non essere tanto eterodosso come si pensa in questi ambienti. Se dopo sette anni di pontificato, non si è compreso questo, significa che non si è colta ancora la sottostante sua visione della Chiesa, prevalentemente sociopolitica. Infine, anche nella cerchia di coloro che sono in linea con la buona tradizione e la dottrina ecclesiale, l’Esortazione Apostolica post-sinodale è vista realisticamente solo come un testo magisteriale che fa silenzio sui punti più controversi, lasciando nell’imprecisa nuvola dell’incertezza ciò che meritava una chiara presa di posizione.
     
    Palmiotti: Così facendo, a un primo sguardo tutto sembrerebbe apparentemente in ordine, mentre in realtà è seminato il germe del caos che prima o poi produrrà i suoi frutti. Se è valida la metafora, si potrebbe dire che l’incendio della foresta amazzonica è stato parzialmente spento, ma sotto le ceneri rimangono ancora delle braci accese.
    Bux: Lo stesso “teologo” di Francesco, mons. Viktor Manuel Fernandez, vescovo di La Plata, ha visto giusto, dichiarando a Religión digital: «Sin embargo, tampoco hay que afirmar, como han dicho algunos medios, que Francisco ha cerrado las puertas o ha excluido la posibilidad de ordenar algunos hombres casados. De hecho, en la introducción Francisco limita los alcances de su propio documento: “No desarrollaré aquí todas las cuestiones abundantemente expuestas en el Documento conclusivo” (2). Se refiere al documento con el cual concluyó el Sínodo de los Obispos celebrado en Roma. Está claro que si el Papa no desarrolla algún punto no es porque queda excluido, sino porque adrede no quiso repetir al Sínodo». Ed aggiunge: «Por primera vez una exhortación apostólica no quiere ser una interpretación del Documento conclusivo de un Sínodo ni una restricción de sus contenidos, ni un texto oficial que deja atrás lo que el Sínodo concluyó. Sólo es un marco complementario de ese documento y dice explícitamente: “no pretendo reemplazarlo ni repetirlo” (2). Tan claro es que no quiere reemplazarlo, que lo que hace es “presentar oficialmente” (3) ese documento y pedir que todos los obispos y agentes pastorales de la Amazonia “se empeñen en su aplicación” (4)». Lo stesso “teologo” di Francesco, dunque, non nasconde che si è creata, con l’Esortazione, una sorta di religione cattolico-amazzonica, una religione nuova, fondata sull’unione quasi sincretica o contigua, tra la fede cattolica ed i riti e le superstizioni delle popolazioni amazzoniche. Infatti dichiara: «Al mismo tiempo, muestra una enorme apertura a los ritos y expresiones indígenas, pidiendo que no se las acuse tan rápidamente de paganismo o de “idolatría” (79) y deja lugar a un posible “rito amazónico” (nota 120). En el Sínodo se dijo precisamente, en las discusiones que llevaron a un cierto consenso, que ese era el marco adecuado para pensar en la posibilidad de los “viri probati”». Come dire: prima modifichiamo il contesto, creando il giusto terreno, e poi pensiamo ai “viri probati” ed a tutte le altre innovazioni.
    Ricordo anche le parole spese in sede di presentazione dell’Esortazione dal card. Michael Czerny, il quale ha dichiarato che la questione dell’ordinazione diaconale delle donne e del celibato ecclesiastico non sono risolte dall’esortazione. Ed in modo non dissimile si è pronunciato pure il card. Hummes, relatore generale del sinodo panamazzonico, il quale ha ricordato che esisterebbe un piano per sviluppare e completare la questione del celibato. Secondo alcuni osservatori, l’Esortazione rappresenterebbe una sorta di “cavallo di Troia” per l’ordinazione delle donne e per l’abolizione del celibato sacerdotale.
    Tralasciamo le questioni del rito amazzonico e dell’accettazione delle tradizioni idolatriche delle popolazioni amazzoniche (nel video di presentazione dell’esortazione di Vatican News).
     
    Palmiotti: Se vogliamo, quella che hai descritto è una sorta di terza via (come mi pare ha ammesso qualche giorno fa, in occasione della pubblicazione dell’Esortazione, il biografo di Francesco, Austen Ivereigh su un articolo di The Tablet) o di porta semiaperta. Papa Bergoglio non ha chiuso la porta alle istanze dei progressisti, ma al contempo non le ha neppure spalancate. Ha lasciato l’uscio aperto quel tanto che basti, affinché lui, o un suo successore, in futuro, possa provvedere all’apertura completa. È forse, quindi, una vittoria di Pirro. E probabilmente neppure una vittoria. D’altronde, occorre chiarire che valore potrà assumere il Documento finale dei vescovi al sinodo amazzonico: sarà questo la chiave per interpretare l’Esortazione?
    Bux: Se, come ha affermato il card. Baldisseri quel documento non rientrerebbe nel magistero, ma avrebbe mero valore morale, resterebbe da capire se esso possa nondimeno assumere valore di chiave interpretativa dell’Esortazione, talché codesta debba interpretarsi alla luce di quel documento, che Francesco ha invitato a leggere ed a tener presente interamente. 
    In conclusione, Querida Amazonia ha sollevato un insieme di sentimenti contrastanti nei quali s’intrecciano l’amarezza di chi è rimasto deluso, l’illusione di chi spera in una futura apertura, l’ingenuo sguardo di chi crede in un fittizio ritorno alla vera dottrina, ma l’unico punto fermo che rimane sono le ambiguità su temi che ancora oggi esigono una risposta chiara. Last but not least, il linguaggio non chiaro, un “pastoralese”, per dir così, fatto di insinuazioni e non di affermazioni, come ha osservato in modo efficace il prof. Stefano Fontana, che non fa capire a cosa il fedele cattolico deve assentire.
     
    *Queste ed altre le osservazioni di Monsignor Nicola Bux, sacerdote dell'arcidiocesi di Bari, docente a Gerusalemme e Roma, professore di liturgia orientale e di teologia dei sacramenti nella Facoltà Teologica Pugliese, già perito al sinodo dei vescovi sull'Eucaristia e consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi; consulente della rivista teologica internazionale "Communio". E' stato nominato da Benedetto XVI consultore  dell'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
     
  7. Claudio C.
    Interview with Don Nicola Bux * by Vito Palmiotti.
    Vito Palmiotti: The post-Synodal Apostolic Exhortation Querida Amazonia aroused unexpected reactions according to the different ways of reading and accepting it. Perhaps that was precisely the purpose that its author intended to achieve.
    Nicola Bux: In fact, on the one hand it caused a great disappointment, as well as a real disgust, in the Amazonian environments, which expected - in logical continuity with the whole synodal process and with the final document - a clear and frontal opening on the two themes that have been the leiv motif from the beginning: the conferral of the sacrament of order to the viri probati (with the consequent weakening and annihilation of priestly celibacy) and the permanent diaconate of women, as a first step towards the female priesthood. The frustration caused in this specifically local context has spread internationally to all progressive contexts, surprisingly affecting a good part of the Church, especially in Germany.
    In the same environments, however, another reaction occurs, more conciliatory and masked with fake serenity in front of the evident reverse of the last moment. It is a reading of the post-synodal Apostolic Exhortation according to a criterion, not well specified, of complementarity and harmonious harmony between the two documents, the post-synodal and the final one of the Synod, which should be read together, in a synoptic I would say. Those who want to read everything as a process open to new developments are placed in the same line.
    Palmiotti: On the opposite side, the post-synodal document has aroused optimistic reactions from traditionalist and conservative sectors, which, without an overall view, believe they have finally won the battle of orthodoxy. Thus, many naively think that the Pope would return to defend sound doctrine by exercising his role of confirming his brothers in the faith.
    Bux: Indeed, it seems that he wanted to prove that he is not as heterodox as is thought in these circles. If after seven years of pontificate, this has not been understood, it means that his underlying vision of the Church, mainly socio-political, has not yet been grasped. Finally, even in the circle of those who are in line with the good tradition and ecclesial doctrine, the post-synodal Apostolic Exhortation is realistically seen only as a magisterial text that makes silence on the most controversial points, leaving in the imprecise cloud of uncertainty what deserved a clear stance.
    Palmiotti: In doing so, at first glance everything would seem apparently in order, while in reality the seed of chaos is sown which will sooner or later produce its fruits. If the metaphor is valid, it could be said that the fire in the Amazon rainforest has been partially extinguished, but burning embers still remain under the ashes.
    Bux: The same "theologian" of Francis, Msgr. Viktor Manuel Fernandez, bishop of La Plata, got it right, saying to Religión digital: «Sin embargo, tampoco hay que afirmar, como han dicho algunos medios, que Francisco ha cerrado las puertas o ha excluido la posibilidad de ordenar algunos hombres casados. De hecho, en la introducción Francisco limita los alcances de su propio documento: “No desarrollaré aquí todas las cuestiones abundantemente expuestas en el Documento conclusivo” (2). Se refiere al documento con el cual concluyó el Sínodo de los Obispos celebrado en Roma. Está claro que si el Papa no desarrolla algún punto no es porque queda excluido, sino porque adrede no quiso repetir al Sínodo». And he adds: «Por primera vez una exhortación apostólica no quiere ser una interpretación del Documento conclusivo de un Sínodo ni una restricción de sus contenidos, ni un texto oficial que deja atrás lo que el Sínodo concluyó. Sólo es un marco complementario de ese documento y dice explícitamente: “no pretendo reemplazarlo ni repetirlo” (2). Tan claro es que no quiere reemplazarlo, que lo que hace es “presentar oficialmente” (3) ese documento y pedir que todos los obispos y agentes pastorales de la Amazonia “se empeñen en su aplicación” (4)». The same "theologian" of Francis, therefore, does not hide the fact that, with the Exhortation, a sort of Catholic-Amazonian religion was created, a new religion, founded on the almost syncretic or contiguous union between the Catholic faith and the rites and the superstitions of the Amazonian populations. In fact, he declares: «Al mismo tiempo, muestra una enorme apertura a los ritos y expresiones indígenas, pidiendo que no se las acuse tan rápidamente de paganismo o de “idolatría” (79) y deja lugar a un posible “rito amazónico” (nota 120). En el Sínodo se dijo precisamente, en las discusiones que llevaron a un cierto consenso, que ese era el marco adecuado para pensar en la posibilidad de los “viri probati”»." and all the other "innovations".
    I also remember the words spent in the presentation of the Exhortation by card. Michael Czerny, who said that the issue of diaconal ordination of women and ecclesiastical celibacy are not resolved by the exhortation. And not unlike the card. Hummes, general speaker of the Pan-Amazonian synod, who recalled that there would be a plan to develop and complete the issue of celibacy. According to some observers, the Exhortation would represent a sort of "Trojan horse" for the ordination of women and for the abolition of priestly celibacy.
    We leave out the issues of the Amazonian rite and the acceptance of the idolatrous traditions of the Amazonian populations (in the video presentation of the Vatican News exhortation).
    Palmiotti: If you want, what you have described is a sort of third way (as I think a few days ago, on the occasion of the publication of the Exhortation, Francesco's biographer, Austen Ivereigh on an article in The Tablet) or door ajar. Pope Bergoglio did not close the door to the demands of the progressives, but at the same time he did not open them wide. He left the door open just enough, so that he, or his successor, in the future, can provide for complete opening. It is perhaps, therefore, a Pyrrhic victory. And probably not even a victory. On the other hand, it is necessary to clarify the value of the final document of the bishops at the Amazonian synod: will this be the key to interpreting the Exhortation?

    Bux: If, as card. Baldisseri that document would not fall within the magisterium, but would have a mere moral value, it remains to be understood whether it could nevertheless assume the value of the interpretative key of the Exhortation, so that this should be interpreted in the light of that document, which Francis invited to read and keep in mind entirely.
    In conclusion, Querida Amazonia has raised a set of conflicting feelings in which the bitterness of those who have been disappointed, the illusion of those who hope for a future opening, the naive look of those who believe in a fictitious return to true intertwine doctrine, but the only remaining point is the ambiguities on issues that still require a clear answer today. Last but not least, the unclear language, a "pastoralese", so to speak, made up of insinuations and not of affirmations, as prof. Stefano Fontana, who does not make it clear what the faithful Catholic must comply with.
     
    ** These and other observations by Monsignor Nicola Bux, priest of the archdiocese of Bari, professor in Jerusalem and Rome, professor of Eastern liturgy and of theology of the sacraments in the Apulian Theological Faculty, already an expert at the synod of bishops on the Eucharist and consultor of the Congregations for the Doctrine of the Faith and for the Causes of Saints; consultant to the international theological magazine "Communio". He was appointed by Benedict XVI as consultor to the Office of the liturgical celebrations of the Supreme Pontiff.
  8. Claudio C.
    Di seguito due articoli a riguardo della testimonianza di Fede offerta dai fratelli in Cristo della Polonia.
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    Traduzione libera da ReligionenLibertad (CC).
    La Polonia è attualmente il grande polmone vocazionale dell'Europa. Oltre a mantenere una profonda cattolicità e difendere la tradizione cristiana del continente, il paese dell'est del continente è quello che contribuisce ogni anno con un numero maggiore di nuovi sacerdoti ordinati. Secondo l'Istituto polacco di statistica della Chiesa cattolica nel 2017 (l'anno scorso secondo dati ufficiali) sono stati ordinati 350 sacerdoti diocesani in Polonia.
    Infatti, 1 su 4 nuovi sacerdoti ordinati in Europa è stato in Polonia, cioè il 26% del totale, che in tutto il continente era nel 2017 di 1272.
    Va notato che nello stesso anno sono stati ordinati 109 nuovi sacerdoti in Spagna, tre volte in meno rispetto alla Polonia, nonostante entrambi siano nazioni tradizionalmente cattoliche e che la Spagna con 46 milioni di abitanti abbia quasi 8 milioni di persone in più rispetto a questo paese.
    Tuttavia, la Polonia non sfugge alla crisi delle professioni di fede, sebbene le sue conseguenze nel paese siano inferiori rispetto ad altre. Dal 2000 il numero di ordinate è diminuito a poco a poco, con una leggera eccezione da un anno.Con la raccolta di NFP, il numero totale di sacerdoti diocesani in tutto il mondo è cresciuto dal 2000, raggiungendo 281.000 nel 2017. Ma in Europa è stata osservata la tendenza opposta, con numeri che scendono a 125.000, lontano dal quasi 141.000 del 2003 o 132.000 del 2011.
    Un altro fatto importante del rapporto statistico della Chiesa in Polonia è l'aumento che sta avvenendo nella secolarizzazione dei sacerdoti. Nel 2017 si sono verificati 73 casi in Polonia, la cifra più alta dell'intero continente.
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    Da Conferenza Episcopale Polacca
    Gli ultimi risultati della ricerca sulla religiosità dei polacchi sono simili ai dati dello scorso anno. La religiosità dei polacchi è stabile e rimane a un livello simile. Nel 2018, il 38,2% dei cattolici obbligati (dominicantes) ha partecipato all’Eucaristia domenicale e il 17,3% ha ricevuto la Santa Comunione (communicantes).
    L’Annuario statistico della Chiesa cattolica in Polonia, “Annuarium Statisticum Ecclesia in Polonia AD 2020”, presentato oggi (7 gennaio 2020) a Varsavia, contiene i risultati della ricerca dell’Istituto di Statistica della Chiesa Cattolica in Polonia SAC condotta nel 2019 e include dati per il 2018.
    L’indice di dominicantes relativo alla partecipazione dei cattolici obbligati alla Santa Messa nel 2018 è diverso dello 0,1% rispetto a un anno prima. Nel 2018, il 38,2% dei cattolici hanno partecipato all’Eucarestia domenicale, mentre nel 2017 – 38,3%.
    L’indice di comunicantes, ossia dei cattolici che hanno ricevuto la comunione, è diverso dello 0,3% rispetto a un anno prima. Nel 2018, il 17,3% hanno ricevuto la comunione, mentre nel 2017 – 17%.
    Il più alto livello di partecipazione dei cattolici obbligati alla Messa domenicale è stato tradizionalmente registrato nelle diocesi di Tarnów (71,3%), Rzeszów (64,3%) e Przemyśl (60,4%).
    Secondo “Annuarium Statisticum Ecclesia in Polonia AD 2020”, ci sono 10.356 parrocchie cattoliche in Polonia, in cui oltre 20.500 sacerdoti svolgono il loro ministero. Ci sono quasi 25.000 sacerdoti in totale, mentre 2.200 seminaristi nel 2018 si stavano preparando per l’ordinazione.
    Il numero di comunità religiose femminili era di 2.200 con 17.600 suore. Il numero di religiosi e membri di società apostoliche nel 2018 era pari a 11.400 persone. Nel 2018 sono state battezzate oltre 386.000 persone. Oltre 400.000 persone hanno ricevuto la prima comunione. Il sacramento della cresima nel rito latino è stato ricevuto da quasi 300.000 persone, del 3,5% in più rispetto al 2017. Il sacramento del matrimonio è stato concesso a 133.000 coppie.
    Nell’anno scolastico 2018/2019, l’88% degli studenti hanno frequentato le lezioni di religione in istituti scolastici.
    Ufficio stampa della Conferenza episcopale polacca
  9. Claudio C.
    di Billy Ryan
    Dal primo miracolo di Cristo alle Nozze di Cana all'essere trasformato nel sangue della Nuova Alleanza nell'Ultima Cena, non è un segreto che il vino abbia avuto un ruolo importante nel Cristianesimo. Fin dalle prime celebrazioni, la bevanda fu usata per celebrare l'Eucaristia. Tuttavia, non tutti i vini sono accettabili per l'uso. Che tipo di vino può essere usato per la consacrazione?
    “Il calice della benedizione che benediciamo, non è una partecipazione al sangue di Cristo? Il pane che spezziamo, non è una partecipazione al corpo di Cristo? ” - 1 Corinzi 10:16
    Nel corso dei secoli, sono state stabilite varie linee guida e criteri riguardanti le specificità del vino appropriato per l'uso nella celebrazione dell'Eucaristia. I primi insegnamenti della Chiesa sui requisiti sia del pane che del vino nell'Eucaristia provengono dalla bolla papale De Defectibus firmata per ratifica dal Concilio di Trento.
    "Se il vino è diventato mero aceto, o è completamente cattivo, o se è stato ottenuto da uve acide o acerbe, o se è stata mescolata tanta acqua con il vino che è adulterato, non c'è Sacramento." - De Defectibus, tit. IV, 1
    Il 5 agosto 1896 furono stabilite ulteriori linee guida in una direttiva della Congregazione per la Dottrina della Fede relativa agli additivi derivati dal vino.
    "Per conservare i vini deboli e deboli e per impedire loro di inaridirsi o rovinarsi durante il trasporto, è possibile aggiungere una piccola quantità di alcolici (grappa d'uva o alcool), purché siano rispettate le seguenti condizioni:
    • Lo spirito aggiunto deve essere stato distillato dall'uva (ex genimime vitis).
    • La quantità di alcool aggiunta, insieme a quella che il vino conteneva naturalmente dopo la fermentazione, non deve superare il 18% del totale.
    • L'aggiunta deve essere effettuata durante il processo di fermentazione. "
    Nel 1983, i requisiti furono formalizzati nel Codice di Diritto Canonico.
    “Il Santissimo Sacrificio dell'Eucaristia deve essere celebrato ... nel vino a cui aggiungere una piccola quantità di acqua. Il vino deve essere naturale dal frutto della vite e non rovinato. " - Codice di Diritto Canonico §1,3
    Gli ultimi insegnamenti della Chiesa riguardanti i requisiti della materia Eucaristica provengono dal documento del 2004 Redemptionis Sacramentum della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
    “Il vino che viene utilizzato nella celebrazione più sacra del Sacrificio Eucaristico deve essere naturale, dal frutto dell'uva, puro e incorrotto, non mescolato con altre sostanze. Durante la celebrazione stessa, una piccola quantità di acqua deve essere miscelata con essa. Bisogna fare molta attenzione affinché il vino destinato alla celebrazione dell'Eucaristia sia ben conservato e non abbia un sapore aspro ”. - Redemptionis Sacramentum, cap. 3, 1
    Qual è la versione ridotta dei vari requisiti stabiliti nel corso degli anni? Qualsiasi vino prodotto commercialmente (rosso, bianco, rosato) è accettabile purché sia fatto naturalmente di uva e rientri nell'ABV (gradazione alcolica) generalmente accettato dai canonisti dell'8% - 18%. Non sono ammessi additivi ad eccezione delle minuscole quantità di solfiti come conservanti. Per coloro che soffrono di intolleranza all'alcool e sono stati autorizzati da un ordinario locale caso per caso, il mosto è permesso purché il contenuto alcolico rimanga al di sopra dell'1%. Il mustum è il succo d'uva che è stato lasciato fermentare solo per un breve periodo di tempo.

    Libera traduzione da U Catholic 
  10. Claudio C.
    A Roma fu inscenata una grande manifestazione massonica, il 17 febbraio 1917, giorno commemorativo della morte di Giordano Bruno. ( 1548 – 1600 ).

    Il corteo massonico, diretto al monumento di quest’ultimo, percorse le vie della capitale e si fermò a lungo in piazza  S. Pietro sventolando, sotto le finestre del Papa, un vessillo nero con l’effigie di Michele arcangelo sotto i piedi di Lucifero . ( SK1328 ) Striscioni inneggiavano a Satana,  in particolare una scritta diceva: “ Satana governerà in Vaticano e il Papa lo servirà come guardia svizzera.”

    San Massimiliano Kolbe pensa ad un’associazione mariana finalizzata alla conversione dei peccatori,  specialmente dei massoni, e alla santificazione di tutti i cristiani e, porre un argine a quel dilagare di empietà, a quei movimenti ostili alla Chiesa i quali andavano sempre più crescendo.
  11. Claudio C.
    C'è compatibilità tra scienza sperimentale e fede in un Dio creatore? Tra scienza e Chiesa? Se ne dibatte spesso.
    Nel dibattito, come negli scritti* di Francesco Agnoli**, si affrontano queste tematiche, discutendo su Dio, l'anima, i miracoli, la Chiesa. Ma soprattutto si interrogheranno i grandi fisici, astronomi, matematici e si scoprirà che tutti i padri della scienza moderna hanno creduto in Dio.
    Si scopriranno le preghiere di Keplero e di Pascal; gli interessi per la Bibbia di Newton; la fede genuina di Pasteur. Si apprenderà che un monaco ha fondato l'idraulica, che Niccolò Copernico era un religioso cattolico; che il primo teorizzatore del Big Bang e dell'espansione dell'universo è stato il sacerdote belga Georges Edouard Lemaître; che il padre dell'aeronautica, Francesco Lana de' Terzi, è un padre gesuita, come il “principe dei biologi”, Lazzaro Spallanzani e come un pioniere dell’astrofisica, Angelo Secchi; che il padre della geologia e della cristallografia, Niels Stensen, si fece sacerdote e poi divenne vescovo, e che il fondatore della genetica fu il monaco Gregor Mendel…Si apprenderà che i matematici Gauss ed Eulero leggevano tutte le sere il Vangelo, che i matematici A. L. Cauchy, Ennio De Giorgi e Maria Gaetana Agnesi si dedicavano, oltre che alla matematica, all’assistenza ai poveri secondo lo spirito cristiano…
    Forse qualcuno ascolterà o, meglio, leggerà per la prima volta che le uniche grandi persecuzioni contro scienziati sono avvenute durante la laicissima rivoluzione francese (a danno di scienziati particolarmente devoti, come Luigi Galvani e Paolo Ruffini), e, soprattutto, nell’URSS ateo e comunista, dove chi proponeva teorie scientifiche vere, ma non ortodosse rispetto al marxismo, ha perso il posto e, non di rado, la vita.
    Nel video seguente, una breve disamina di questa tesi e la interessante relazione del Prof.  Francesco Agnoli.
     
    *Scienziati dunque credenti (Cantagalli, Siena, 2012). 
    **Nato a Bologna nel 1974, laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell'editoria presso la Trentino Art Academy. Collabora con i quotidiani Avvenire, Il Foglio, La Verità (nato il 20 settembre 2016) e l'Adige, e con il mensile Il Timone. Autore di numerosi saggi
  12. Claudio C.
    nel link la possibilità di sottoscrivere la petizione che invitiamo fortemente a fare --> https://www.riapritelourdes.org/
    La notizia è incredibile, ma purtroppo è vera. Per timore del coronavirus, il santuario di Lourdes ha chiuso “per precauzione” e “fino a nuovo ordine” tutte le piscine. Lo ha comunicato il primo marzo lo stesso santuario.
    Le piscine di Lourdes sono delle vasche in cui i pellegrini vengono individualmente immersi per pochi secondi per riceverne benefici fisici e spirituali. Il luogo da cui scaturiscono queste acque è stato rivelato a Santa Bernadette nel febbraio del 1858 dalla Madonna stessa. L’acqua si rivelò miracolosa e da allora non ha mai cessato di sgorgare. A Lourdes arrivano ogni anno milioni di pellegrini e circa ottantamila di essi si bagnano nelle piscine. Sono migliaia e migliaia le guarigioni che avvengono. La Chiesa, dopo un rigoroso esame, ne ha ufficialmente riconosciute circa ottanta: quarantanove le persone guarite a contatto con l’acqua di Lourdes e trentanove nelle piscine.
    Il vero miracolo di Lourdes non sono però queste prodigiose guarigioni, ma gli effetti taumaturgici sia spirituali che fisici di un’acqua in cui si immergono ogni giorno centinaia di infermi affetti dalle malattie più diverse, comprese piaghe e lesioni cutanee, senza che si sia mai verificato alcun contagio. L’acqua che una volta era cambiata due volte la settimana e adesso sembra ogni giorno, è piena di germi, ma ripeto, nessun ammalato è mai stato contagiato durante quei bagni.
    Ebbene, nel momento in cui dilaga in Europa un’epidemia, se c’è un luogo a cui bisognerebbe ricorrere, un luogo infallibilmente protetto, è il santuario di Lourdes, che è, per antonomasia, il luogo delle guarigioni dell’anima e del corpo. Chi, a Lourdes si bagnasse nella stessa piscina di un malato di coronavirus, sarebbe certo di non essere contagiato, perché le piscine di Lourdes non sono luoghi di peccato, ma luoghi di fede, ed è la fede non la medicina che permette i miracoli. Il miracolo è un intervento divino, superiore a tutte le forze umane e chi nega la possibilità del miracolo nega l’esistenza stessa di Dio. Chi nega il carattere miracoloso dell’acqua di Lourdes, chi teme che le piscine di Lourdes possano produrre contagio, nega il potere di Dio, nega le promesse della Madonna, nega il significato di Lourdes. Se si chiudono le piscine tanto varrebbe chiudere il santuario di Lourdes.
    Fu proprio l’11 febbraio del 2013, giorno della festa di Lourdes che Benedetto XVI rinunziò al pontificato. E oggi il vescovo di Lourdes, il presidente della conferenza episcopale francese, il presidente dei vescovi europei, il segretario di Stato vaticano, il Papa stesso rinunciano a credere nel miracolo di Lourdes? Sono convinti anche loro che dalle piscine di Lourdes si possa propagare il contagio invece che la guarigione dei corpi e quella delle anime, che è ben più importante di quella fisica? Se così è, è una vergogna, è uno scandalo, è un peccato di incredulità che invece della guarigione provocherà nuovi mali fisici e spirituali per la Chiesa e per le nostre nazioni.
    Noi invece, vorremo dissetarci all’acqua di Lourdes, confidando nelle parole di Nostre Signore: «Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv, 4, 14).
    nel link la possibilità di sottoscrivere la petizione che invitiamo fortemente a fare --> https://www.riapritelourdes.org/
    Ecco di seguito il testo integrale della petizione:
    Rev. Mons. Antoine Hérouard, Delegato Apostolico per il Santuario di Lourdes, Rev. Mons. Olivier Ribadeau Dumas, Rettore del Santuario Nostra Signora di Lourdes

    Vi chiediamo di annullare il decreto di chiusura delle piscine di Lourdes e di riaprirle immediatamente per i pellegrini che, immergendosi in quest’acqua miracolosa, cercano la guarigione per il corpo e soprattutto per l’anima. La decisione di chiudere “per precauzione” e “fino a nuovo ordine” tutte le piscine, comunicata il 1 marzo dal Santuario, ha sconcertato e indignato i fedeli cattolici di tutto il mondo!

    Il luogo da cui scaturiscono queste acque è stato rivelato a Santa Bernadette nel febbraio del 1858 dalla Madonna stessa. L’acqua si è rivelata miracolosa e da allora non ha mai cessato di sgorgare. In 160 anni un numero incalcolabile di fedeli, affetti dalle malattie più diverse, si sono immersi in queste vasche senza che si sia mai verificato alcun contagio.

    Nel momento in cui dilaga in Europa un’epidemia, se c’è un luogo a cui bisognerebbe ricorrere, sicuri di non essere contagiati e di riceverne invece benefici per l’anima e per il corpo è proprio il santuario di Lourdes. Chi, a Lourdes, si bagnasse nella stessa piscina di un malato di Coronavirus, sarebbe certo di non essere contagiato, perché le piscine di Lourdes non sono luoghi di peccato, ma luoghi di fede, ed è la fede non la medicina che permette i miracoli. Chi nega il carattere miracoloso dell’acqua di Lourdes, chi teme che le piscine di Lourdes possano produrre contagio, nega il potere di Dio, nega le promesse della Madonna, nega il significato di Lourdes. Tanto varrebbe allora chiudere il santuario. Ma al santuario di Lourdes guardano con speranza e fiducia milioni di cattolici di tutto il mondo.

    Ascoltate le loro preghiere: riaprite le piscine di Lourdes!
    nel link la possibilità di sottoscrivere la petizione che invitiamo fortemente a fare --> https://www.riapritelourdes.org/
    (da Corrispondenza Romana Prof. R. De Mattei https://www.corrispondenzaromana.it/video-la-chiusura-delle-piscine-di-lourdes-una-vergogna/ )
  13. Claudio C.
    In the link the possibility to subscribe the petition that we strongly invite to make -> https://www.riapritelourdes.org/en/
    The news is incredible, but unfortunately it is true. For fear of the coronavirus, the sanctuary of Lourdes closed all the pools "as a precaution" and "until further notice". The sanctuary itself announced this on March 1st.
    The pools of Lourdes are pools in which pilgrims are individually immersed for a few seconds to receive physical and spiritual benefits. The place from which these waters flow was revealed in Santa Bernadette in February 1858 by the Madonna herself. The water turned out to be miraculous and has never ceased to flow ever since. Millions of pilgrims come to Lourdes every year and about eighty thousand of them bathe in the pools. Thousands and thousands of healings take place. The Church, after a rigorous examination, officially recognized about eighty: forty-nine people recovered from the water of Lourdes and thirty-nine in the pools.
    The real miracle of Lourdes, however, is not these prodigious healings, but the thaumaturgical effects, both spiritual and physical, of a water in which hundreds of sick people affected by the most diverse diseases immerse themselves every day, including sores and skin lesions, without ever having no infection occurred. The water that had once changed twice a week and now appears every day, is full of germs, but I repeat, no sick person has ever been infected during those baths.
    Well, when an epidemic is spreading in Europe, if there is a place that should be resorted to, an infallibly protected place, it is the sanctuary of Lourdes, which is, par excellence, the place of healing for the soul and the body. Whoever bathed in the same pool in Lourdes as a coronavirus patient would be certain that he was not infected, because the pools in Lourdes are not places of sin, but places of faith, and it is faith not medicine that allows miracles. The miracle is a divine intervention, superior to all human forces and whoever denies the possibility of the miracle denies the very existence of God. Whoever denies the miraculous nature of the water of Lourdes, who fears that the pools of Lourdes could produce contagion, denies the power of God, denies the promises of Our Lady, denies the meaning of Lourdes. If you close the swimming pools, it would be worth closing the sanctuary of Lourdes.
    It was precisely 11 February 2013, the day of the feast of Lourdes that Benedict XVI renounced the pontificate. And today the bishop of Lourdes, the president of the French episcopal conference, the president of the European bishops, the Vatican secretary of state, the Pope himself give up believing in the miracle of Lourdes? Are they also convinced that the contagion can spread from the pools of Lourdes rather than the healing of bodies and that of souls, which is much more important than physical healing? If so, it is a shame, it is a scandal, it is a sin of unbelief that instead of healing will cause new physical and spiritual evils for the Church and for our nations.
    We, on the other hand, would like to quench our thirst at the water of Lourdes, trusting in the words of Our Lord: "Whoever drinks the water that I will give him will never be thirsty forever. Indeed, the water that I will give him will become in him a source of water that spurts for eternal life "(Jn 4, 14).
    in the link the possibility to sign the petition that we strongly invite to make -> https://www.riapritelourdes.org/en/
    Here is the full text of the petition:
    Keep Lourdes open!
    Rev. Msgr. Antoine Hérouard, Apostolic Delegate for the Sanctuary of Lourdes, Rev. Archbishop Olivier Ribadeau Dumas, Rector of the Shrine of Our Lady of Lourdes
      We ask you to cancel the decree closing the pools of Lourdes and to reopen them immediately for pilgrims, who upon immersing themselves in this miraculous water seek healing for the body and above all for the soul. The decision to close all the pools “as a precaution” and “until further notice”, as stated on March 1 by the Sanctuary, has disconcerted and aggrieved Catholic faithful all over the world! The place from which these waters flow was revealed to Saint Bernadette in February of 1858 by the Our Lady herself. The water revealed itself to be miraculous and has never ceased to flow ever since. In 160 years an incalculable number of faithful, affected by the most diverse diseases, have immersed themselves in these pools without any infection having ever occurred.
      When an epidemic is rampant in Europe, if there is a place that people should resort to, in order to ensure of not being infected but as to receive benefits for the soul and body, it is precisely the sanctuary of Lourdes. Whoever in Lourdes bathes in the same pool as a Coronavirus patient, would be certain to not be infected, because the pools of Lourdes are not places of sin, but places of faith, and it is faith not medicine that allows miracles. Those who deny the miraculous nature of the water of Lourdes, those who fear that the pools of Lourdes may produce contagion, it is they that deny the power of God, deny the promises of Our Lady, deny the meaning of Lourdes. If that is the case then the sanctuary should be closed. But millions of Catholics around the world look with great hope and confidence at the sanctuary of Lourdes.
    https://www.riapritelourdes.org/en/ Listen to their prayers:  keep open the pools of Lourdes!
    (from Corrispondenza Romana Prof. R. De Mattei https://www.corrispondenzaromana.it/video-la-chiusura-delle-piscine-di-lourdes-una-vergogna/)
  14. Claudio C.
    Padre Francesco risponde, a cura di P. Francesco Solazzo*. 
    Salve, volevo gentilmente chiederle alcuni Consigli spirituali:
    – riguardante la Quaresima, ogni anno ho cercato di impegnarmi e convertirmi ma non ci sono riuscito. Quali libri, preghiere e pratiche posso fare in questo periodo?
     
    Caro S.,
    La conversione è il cammino che il cristiano deve fare lungo tutta la sua vita per giungere all’incontro con Cristo. Lungo la storia della Cristianità sono stati scritti tantissimi libri per guidare i fedeli sulla via della perfezione: dalla “Imitazione di Cristo” alla “Filotea”, passando per le testimonianza dirette dei Santi, come le “Confessioni” di sant’Agostino o la “Storia di un’anima” di santa Teresina o “Il castello interiore” di santa Teresa; è tutto un fiorire di libri sul cammino di perfezione.
    Certamente la Quaresima è il periodo maggiormente favorevole dell’anno liturgico, in cui è più forte l’invito alla conversione, ma sicuramente non si esaurisce in questi quaranta giorni di grazia. Convertirsi significa volgere la propria volontà al Signore; significa volerLo amare “con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Mt 22,37); convertirsi significa imitare Gesù che nel giardino del Getsemani disse: «Padre, […] non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Possiamo ben dire che per convertirsi ci vuole una vita intera, poiché convertirsi significa diventare santi.
    La conversione, in quanto è un atto della libertà umana che richiede una scelta, dipende dalla volontà. La conversione però è anche una meta da raggiungere, poiché il mondo continuamente ci offre distrazioni che tentano di allontanarci da Dio; per questa ragione, la volontà umana da sola non è sufficiente, ma necessita dell’azione di Dio, cioè della Grazia.

    Non so cosa intende quando dice: “non ci sono riuscito”; ma è certo che non ci riuscirà mai, se intende con questa espressione riferirsi a una precisa scelta di vita. Nessuno mai, infatti, ha potuto farsi santo: tutti i Santi, infatti, SONO STATI FATTI tali dalla Grazia di Cristo. Altrimenti, per quale ragione Gesù Cristo si sarebbe fatto uomo e si sarebbe lasciato crocifiggere? Se fossimo stati in grado di farci santi con le nostre proprie forze, non ci sarebbe stato bisogno del Sacrificio della Croce. Gesù ci ha insegnato a dire: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Tutto ciò che noi possiamo fare per ottenere la salvezza dell’anima, infatti, è inutile per quel fine. Significa forse che possiamo starcene con le mani in mano, tanto non saremo mai salvi? o al contrario, che lo saremo a prescindere? No. Assolutamente: “inutile” non significa “non necessario”. Significa che il fine che dobbiamo raggiungere, cioè la salvezza, non sarà mai proporzionale a ciò che noi semplici esseri umani possiamo mai fare, poiché infinitamente più grande di noi e delle nostre possibilità. Ecco, dunque, che, per colmare questa infinita sproporzionalità, è intervenuto Gesù Cristo col Sacrificio della Croce. Dunque succede questo: a noi, per raggiungere le salvezza, spetta la parte necessaria, cioè la scelta, l’adesione della nostra volontà a Dio; dall’altra parte, Gesù, con la Croce, ci mette ciò che è utile in vista di questo fine.
    Se poi con l’espressione “Non ci sono riuscito” intende dire che ha sentito mancare l’aiuto divino al cammino di conversione, allora le proporrò un metodo efficace per avanzare nel cammino di perfezione. Un metodo che non ho inventato io, ma viene dalla scuola dei Santi e, in particolare, dal Fondatore di noi Passionisti, San Paolo della Croce. È la meditazione della Passione di Nostro Signore. Scriveva S. Paolo: «Sempre più si tocca con mano che il mezzo più efficace per convertire le anime è la Passione di Gesù Cristo»; ed ancora: «Il mezzo più efficace per sterminare i vizi e coltivare la vera pietà, è la meditazione delle pene amarissime del nostro Divin Redentore». Alla meditazione della Passione, San Paolo dava una grande importanza per la formazione e il perfezionamento dell’anima e scriveva: «In questa scuola della Passione e Morte del Salvatore s’impara la vera sapienza: qui è dove hanno imparato i Santi».

    Ma a chi voglia seguire più da vicino Gesù Cristo, si apre anche la realtà della tentazione, che si fa tanto più forte quanto più ci si allontana dalla mentalità del mondo. A causa della debolezza della nostra volontà, infatti, capita che si ceda di fronte alla tentazione e che questo causi scoraggiamento nell’anima; da qui il dire: “Non ci sono riuscito”. Di fronte a ciò, però, non bisogna scoraggiarsi, ma reagire e affidarsi a Colui che ci può liberare: Gesù Cristo. Ai discepoli che porta con sé nell’orto del Getsemani, poco prima di essere arrestato, Gesù dà un ammonimento chiaro: «Pregate, per non entrare in tentazione» (cfr. Mt 26,41; Mc 14,38; Lc 22,40; 22,46). Anche nella preghiera del Padre Nostro, l’ultima petizione riguarda la tentazione: “non ci indurre in tentazione” ha proprio questo significato, cioè chiediamo di “non farci entrare in tentazione”.
    La tentazione è come una porta che introduce al peccato e alla morte e noi restiamo abbagliati da ciò che vediamo sulla soglia, senza riuscire a comprendere il putridume che questa spelonca racchiude e che, quando vi entriamo, ci tiene prigionieri fino al momento in cui Cristo non ci porta fuori da questa trappola con il Suo perdono. La tentazione serve all’anima affinché essa si leghi sempre più a Dio e si affidi alla sola speranza che è Gesù Cristo; ecco perché Dio permette che la tentazione sia sempre presente nella nostra vita. Diceva a tal proposito San Paolo della Croce che «Quanto alle tentazioni, non è da pigliarsene pena: sono travagli che vengono ad un’anima che vuol essere tutta di Dio»; ed ancora: «Lo scatenarsi delle tentazioni è piuttosto buon segno perché serve a farci diffidare di noi stessi, come capaci d’ogni male, se Dio non ci confortasse». Al colmo delle tentazioni vi è la tentazione contro la fede, cioè quello di abbandonare definitivamente il cammino e di disperare, ma anche questa tentazione ha un suo perché, secondo San Paolo della Croce: «La grave tentazione contro la fede, scrive in una lettera il Santo, è segno che Dio vuol dare all’anima vostra un gran dono di fede viva, che la porterà all’alta unione di carità».
    Buona meditazione della Passione di Nostro Signore e Buona Quaresima.
    *P. Francesco Solazzo, classe 1978, passionista originario di Trepuzzi (Lecce), è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 2015 – solennità dei Santi Pietro e Paolo – presso la cattedrale di Lecce dall’arcivescovo Domenico Umberto D’Ambrosio.

  15. Claudio C.
    A cura di Don Mario Proietti*
    Carissimi amici,
    ormai tutti i vescovi si sono uniformati alle regole di comportamento in questa situazione del coronavirus. Cosa prevedono queste regole? No scambio pace, no acqua santa, tenere debita distanza e comunione sulle mani. Riguardo alle prime tre disposizioni, esse hanno un fondamento medico.
    Purtroppo, ricevere la Comunione sulla mano è tanto pericoloso quanto un abbraccio o uno scambio di pace. E lo è sia dal punto di vista medico che spirituale. Infatti, per poter assumere l’Eucarestia certi di non soccombere al coronavirus è indispensabile che si abbiano le mani lavate bene, disinfettate e non abbiano toccato alcuna superficie. Non mi sembra cosa nobile ricevere l’Eucarestia con le mani ancora umide di amuchina. Ma anche qualora si fosse rispettata tutta la procedura di disinfestazione delle mani, dobbiamo essere molto prudenti riguardo alla possibilità di mandare dispersi frammenti di Eucaristia. Questa eventualità è peggiore del virus, in quanto è un vero e proprio atto di sacrilegio indipendentemente dalla volontà del soggetto che compie l’atto. Pertanto, come la Chiesa ha da sempre insegnato, quando non c’è la possibilità di poter fare la Comunione Sacramentale, si sostituisca con quella Spirituale. Questo è il mio consiglio per voi. Pertanto, qualora non fosse possibile ricevere l’Eucaristia sulla bocca, al momento di fare la comunione si recita la formula della comunione spirituale restando al proprio posto. Gli effetti spirituali sono i medesimi.  Questa è la formula per fare la 
    COMUNIONE SPIRITUALE: 
    “Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell' anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te. Eterno Padre, io ti offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in sconto dei miei peccati, in suffragio delle anime del purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa. Amen”.
    * Don Mario Proietti, sacerdote, Missionario del Preziosissimo Sangue, Rettore del Santuario di San Gaspare in Albano Laziale.
     

  16. Claudio C.
    Cari amici,
    da un po’ di tempo a questa parte siamo in lotta contro la diffusione del coronavirus, Covid-19. Tutto quello che possiamo dire – e una delle difficoltà di questa lotta è che troppe cose di questa pestilenza sono ancora un mistero -, è che questa lotta andrà avanti ancora per un po’. Il virus in questione è particolarmente insidioso, in quanto ha un periodo di incubazione relativamente lungo – qualcuno dice 14 giorni, altri 20 – ed è altamente contagioso rispetto ad altri virus di cui abbiamo fatto esperienza.
    Tutta questa situazione certamente ci fa cadere in una profonda tristezza e anche paura. Nessuno vuole contrarre la malattia legata al virus o che ciò succeda a qualcun altro. In modo particolare non vogliamo che i nostri cari anziani o altri già in uno stato di salute precaria siano esposti al pericolo della morte mediante la diffusione di questo virus. Per combattere la paura del virus, siamo tutti in una specie di ritiro spirituale forzato, confinati nei nostri quartieri e incapaci dei soliti gesti di affetto verso famiglia e amici. Per chi è in quarantena, l’isolamento è ancora più duro, non potendo avere contatti con nessuno, nemmeno a distanza.
    E come se non bastassero le preoccupazioni legate alle malattie da coronavirus, non possiamo ignorare i danni economici causati dalla diffusione del virus, con gravi ripercussioni su individui e famiglie e su quanti ci servono attraverso i modi più disparati nella vita quotidiana. Certamente, i nostri pensieri non sono di grande aiuto, ma contemplano la possibilità di un’ancora più grande devastazione della popolazione nelle nostre terre natie e, quindi, nel mondo intero.
    Certamente, facciamo bene a imparare e mettere in pratica tutti i metodi più comuni per difenderci dal contagio. È un fondamentale atto di carità usare qualsiasi cautela per evitare il contagio o la diffusione del virus.
    Considerando quello che ci occorre per vivere, non dobbiamo dimenticare che il nostro primo bisogno è il rapporto con Dio. Per riprendere le parole di Nostro Signore nel Vangelo secondo Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui” (14, 23). Cristo è il Signore della natura e della storia. Egli è vicino e disinteressato a noi e al mondo. Ce lo ha promesso: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Nel combattere il demone del coronavirus, la nostra arma più efficace è, quindi, il nostro rapporto con Cristo attraverso la preghiera e la penitenza, la devozione e il sacro culto. Ci rivolgiamo a Cristo per venire liberati dalla pestilenza e da ogni male, e Lui non manca mai di risponderci con amore puro e gratuito. Questo è il motivo per cui per noi è essenziale, in qualsiasi momento, specialmente in quelli di crisi, poter accedere alle nostre chiese e cappelle, ai Sacramenti, alle devozioni e alla preghiera.
    Allo stesso modo in cui possiamo comprare cibo e medicinali, con l’accortezza di non diffondere il coronavirus, così dobbiamo poter pregare nelle chiese e nelle cappelle, ricevere i Sacramenti e impegnarci in atti di pubblica preghiera e devozione, così da poter cogliere la vicinanza di Dio a noi e rimanerGli vicini, invocando in modo opportuno il Suo aiuto. Senza l’aiuto di Dio, siamo, quindi, persi. Storicamente, in epoche di pestilenza, i fedeli si radunavano in fervente preghiera e partecipavano alle processioni. Infatti, nel Messale Romano, promulgato da Papa San Giovanni XXIII nel 1962, ci sono dei testi appositi per la Santa Messa da offrire in tempo di pestilenza, la Messa Votiva per la Liberazione dalla Morte in Tempo di Pestilenza (Missae Votivae ad Diversa, n.23). Allo stesso modo, nella tradizionale Litania dei Santi, noi preghiamo così: “Liberaci, o Signore, dalla guerra, dalla carestia e dalla peste”.
    Spesso, quando ci troviamo in grande sofferenza, affrontando anche la morte, ci chiediamo: “Dov’è Dio?”. Ma la vera domanda è: “Dove siamo noi?”.  In altre parole, senza dubbio, Dio è con noi per aiutarci e salvarci, specialmente, nei momenti di dura prova o di morte, ma troppo spesso siamo noi lontani da Lui a causa della nostra incapacità a riconoscere la nostra totale dipendenza da Lui e, quindi, di pregarlo quotidianamente e di offirGli il nostro culto.
    In questi giorni, ho sentito tanti cristiani devoti profondamente rattristati e scoraggiati e incapace di pregare e rendere culto nelle loro chiese e cappelle. Essi comprendono il bisogno di rispettare la distanza sociale e di seguire le altre precauzioni, e seguono questi pratici accorgimenti, che possono facilmente mettere in pratica nei loro luoghi di culto. Tuttavia, abbastanza spesso, devono passare per la sofferenza profonda del vedere le loro chiese e cappelle chiuse e del non poter accedere alla Confessione e alla Santissima Eucaristia.
    Alla stessa stregua, un fedele non può considerare l’attuale calamità in cui ci troviamo, senza considerare anche quanto sia distante da Dio la nostra cultura di popolo. Non solo è indifferente alla Sua presenza in mezzo a noi, ma si ribella apertamente a Lui e al buon ordine con cui ci ha creati e ci sostiene nel nostro essere. Ci basti pensare soltanto ai comuni violenti attacchi alla vita umana, maschile e femminile, che Dio creò a Sua immagine e somiglianza (Gn 1, 27), agli attacchi ai bambini non nati, innocenti e indifesi e a chi è il primo responsabile della nostra cura, coloro che devono reggere il pesante fardello di gravi malattie, età avanzate, o bisogni specifici. Siamo quotidianamente testimoni della diffusione della violenza in una cultura incapace di rispettare la vita umana.
    Allo stesso modo, ci basti pensare anche solo agli attacchi pervasivi all’integrità della sessualità umana, alla nostra identità di uomini e donne, con la pretesa di autodefinirci, spesso con l’impiego di strumenti violenti, un’identità sessuale diversa da quella dataci da Dio. Siamo testimoni, con un coinvolgimento sempre maggiore, dei devastanti effetti, su individui e famiglie, della cosiddetta “teoria del gender”.
    Siamo altresì testimoni, anche all’interno della Chiesa, di un paganesimo che rende culto alla natura e alla terra. Ci sono quelli, all’interno della Chiesa, che si rivolgono alla terra chiamandola nostra madre, come se noi venissimo dalla terra ed essa fosse la nostra salvezza. Ma noi veniamo dalla mano di Dio, Creatore del Cielo e della Terra. In Dio soltanto è la nostra salvezza. Preghiamo con le parole, di ispirazione divina, del Salmista “Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare” (Ps 62 [61], 6). Constatiamo come la vita della fede stessa sia diventata sempre più secolarizzata e come questo abbia compromesso la Signoria di Cristo, Dio il Figlio Incarnato, Re del Cielo e della Terra. Siamo testimoni di tanti altri mali derivanti dall’idolatria, dal culto di noi stessi e del nostro mondo, sostituitisi al culto di Dio, fonte del nostro essere. Vediamo tristemente dentro di noi la verità delle parole ispirate di San Paolo riguardanti “l’ateismo e la perfidia degli uomini che con questa perfidia uccidono la verità”: “hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli!” (Rom 1, 18. 25).
    Molti con cui sono in comunicazione, riflettendo sull’attuale crisi sanitaria mondiale con tutti i suoi relativi effetti, mi hanno espresso la speranza che essa ci porterà – come individui e famiglie e come società – a rivedere le nostre vite, a volgerci a Dio, che indubbiamente ci è vicino e che è incommensurabile e incessante nella sua misericordia e nel suo amore per noi. È fuori discussione che grandi mali quali la pestilenza siano effetto del peccato originale e dei nostri attuali peccati. Dio, nella Sua giustizia, deve riparare il caos introdotto dal peccato nelle nostre vite e nel nostro mondo. Lui, infatti, adempie alla domanda di giustizia attraverso la Sua sovrabbondante grazia.
    Dio non ci ha lasciato nel caos e nella morte, introdotti nel mondo dal peccato, ma ha mandato il Suo Figlio unigenito, Gesù Cristo, affinché soffrisse, morisse, risorgesse da morte e ascendesse nella gloria della Sua destra, per rimanere con noi per sempre, purificandoci dal peccato e infiammandoci con il Suo amore. Nella Sua giustizia, Dio riconosce i nostri peccati e il bisogno della loro riparazione, mentre, nella Sua misericordia ci inonda della sua grazia, affinché ci pentiamo e ripariamo ai nostri peccati. Il profeta Geremia pregava così: “Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità, l’iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te”, ma poi prosegue dicendo “Ma per il tuo nome non abbandonarci, non rendere spregevole il trono della tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi”. (Ger 14, 20-21).
    Dio non ci volta mai le spalle; non romperà mai il Suo patto di fedele e duraturo amore con noi, malgrado noi siamo così spesso indifferenti, freddi e infedeli. Dal momento che questa attuale sofferenza ci mette davanti agli occhi la nostra così frequente indifferenza, freddezza e infedeltà, siamo chiamati a volgerci a Dio, implorando la Sua grazia. Siamo fiduciosi che Lui ci ascolterà e ci benedirà con i Suoi doni di grazia, perdono e pace. Uniamo le nostre sofferenze alla Passione e Morte di Cristo e così, come dice San Paolo, “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Vivendo in Cristo, scopriamo la verità della nostra preghiera Biblica: “La salvezza dei giusti viene dal Signore, nel tempo dell’angoscia, è loro difesa” (Sal 36 [37], 39). In Cristo, Dio ci ha pienamente rivelato la verità espressa nella preghiera del salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Sal 84 [85], 11).
    Nella nostra cultura totalmente secolarizzata, c’è la tendenza a vedere la preghiera, la devozione e il culto come normali passatempi, come possono esserlo andare al cinema o a una partita di calcio, che non sono essenziali e perciò possono essere cancellati in ragione di tutte le precauzioni atte a scongiurare la diffusione di un contagio mortale. Ma preghiera, devozione e culto, e soprattutto Confessione e Santa Messa, sono vitali per farci rimanere spiritualmente forti e in salute e per cercare l’aiuto di Dio in un tempo di grande pericolo per tutti. Quindi, non possiamo semplicemente accettare decisioni di governi secolari che trattano il culto di Dio allo stregua di una sera al ristorante o di una gara sportiva. Altrimenti, la gente che già soffre le conseguenze della pestilenza sarà privata di quell’incontro oggettivo con Dio, che è in mezzo a noi per riportare la salute e la pace.
    Noi vescovi e sacerdoti abbiamo bisogno di spiegare pubblicamente la necessità per i cattolici di pregare e rendere culto nelle loro chiese e cappelle e di andare in processione per vie e strade, chiedendo la benedizione di Dio sopra il Suo popolo che soffre così intensamente. Dobbiamo insistere sul fatto che i decreti dello Stato, anche per il bene dello Stato, devono riconosce la singolare importanza dei luoghi di culto, specialmente in un’epoca di crisi nazionale e internazionale. In passato, infatti, i governi hanno compreso, soprattutto, l’importanza della fede, della preghiera e del culto, da parte del popolo, per sconfiggere le pestilenze.
    Allo stesso modo in cui abbiamo trovato un modo di procurarci cibo e medicinali e altre necessità della vita in periodo di contagio, senza rischiare irresponsabilmente la diffusione del contagio, così, in modo analogo, possiamo trovare il modo di provvedere alle necessità della nostra vita spirituale. Possiamo fornire maggiori opportunità per la Santa Messa e per i riti a cui possa partecipare un numero di fedeli senza andare contro le necessarie precauzioni atte a contrastare il contagio. Molte nostre chiese e cappelle sono molto grandi. Permettono il raduno di un gruppo di fedeli per la preghiera e il culto senza violare i requisiti della “distanza sociale”. I confessionali con la tradizionale grata divisoria, solitamente sono dotati, o possono diventarlo, con un sottile velo, lavabile con un disinfettante, in modo che diventi possibile accedere al Sacramento della Confessione senza grandi difficoltà e senza pericolo di trasmettere il virus. Se una chiesa o una cappella non dispongono di uno staff sufficientemente numeroso a disinfettare regolarmente le panche e le altre superfici, non ho dubbi che il fedele, come gratitudine per i doni della Santa Eucaristia, della Confessione, e della devozione pubblica, sarà felicemente assistito in questo.
    Anche se, per qualunque ragione, non siamo in grado di recarci nelle nostre chiese e cappelle, non dobbiamo dimenticare che le nostre case sono un prolungamento della nostra parrocchia, una piccola Chiesa in cui portiamo Cristo dopo il nostro incontro con Lui nella Chiesa più grande. Lasciamo che le nostre case, durante il periodo della crisi, riflettano le verità secondo cui Cristo è l’ospite di ogni casa cristiana. Lasciamoci volgere a Lui attraverso la preghiera, specialmente il Rosario, e altre forme di devozione. Se l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, insieme a quella del Cuore Immacolato di Maria, non è già esposta in casa nostra, quale momento migliore di questo per farlo. Il posto per l’immagine del Sacro Cuore di Gesù per noi è un altarino nella nostra casa, attorno a cui raccoglierci, consapevoli che Cristo dimora con noi attraverso l’effusione dello Spirito Santo nei nostri cuori, e mettere i nostri cuori, assai spesso poveri e peccatori, nel Suo glorioso Cuore trafitto – sempre aperto a riceverci, a guarirci dai nostri peccati e a colmarci di divino amore. Se volete esporre l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, vi raccomando il manuale, The Enthronement of the Sacred Heart of Jesus, disponibile attraverso l’ Apostolato della Catechesi Mariana, anche nelle traduzioni in polacco e slovacco.
    Per coloro a cui non è possibile accedere alla Santa Messa e alla Santa Comunione, raccomando la devota pratica della Comunione Spirituale. Quando siamo rettamente disposti a ricevere la Santa Comunione, ossia, quando siamo in uno stato di grazia, inconsci di qualsiasi peccato mortale che abbiamo commesso e non perdonatoci nel sacramento della Penitenza, e desideriamo ricevere Nostro Signore nella Santa Comunione ma non ne siamo in grado, ci uniamo spiritualmente al Santo Sacrificio della Messa, pregando il Nostro Signore Eucaristico con le parole di Sant’Alfonso de’ Liguori: “Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore”. La Comunione Spirituale è una bella espressione di amore per il Nostro Dio nel Santissimo Sacramento. Questo non mancherà di portarci abbondante grazia.
    Al tempo stesso, quando siamo consapevoli di aver commesso un peccato mortale e non siamo in grado di accedere al Sacramento della Penitenza o Confessione, la Chiesa ci invita a fare un atto di perfetta contrizione, ossia di riprovazione per il peccato, che “proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa”. Un atto di perfetta contrizione “ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale” (Catechismo della Chiesa Cattolica, no. 1452). Un atto di perfetta contrizione dispone la nostra anima alla Comunione Spirituale.
    Alla fine, fede e ragione, come fanno sempre, operano insieme per fornire la giusta e retta soluzione a una sfida difficile. Dobbiamo usare la ragione, ispirati dalla fede, per trovare il modo giusto per affrontare una pandemia mortale. Tale modo deve dare la priorità alla preghiera, alla devozione e al culto, all’invocazione della grazia di Dio sul Suo popolo che soffre così tanto ed è in pericolo di morte. Fatti a immagine e somiglianza di Dio, godiamo dei beni dell’intelletto e del libero arbitrio. Usando questi doni datici da Dio, in unione con Fede, Speranza e Carità, anch’essi doni di Dio, troveremo la nostra strada in questo tempo di prova a livello mondiale, che è causa di così tanta tristezza e paura.
  17. Claudio C.
    Video integrale in calce della Catechesi: Coronavirus - Il castigo provvidenziale che ci salva di Mons. Bux del 24.03.2020 (diretta dal Canale Facebook https://www.facebook.com/ilpensierocattolico/ )
    Nell’aggravarsi della crisi della civiltà occidentale, si erge il grande interrogativo: Cos’è l’uomo di fronte alla presunzione di superare il proprio stesso limite, combinando le armi della scienza e del diritto? Appare evidente come la chiave di volta del discorso sull’uomo è il confine della sua libertà.
    Possiamo leggere questo contagio come “un segno dei tempi”, nel senso innanzitutto di ammonimento al mondo: tanti abbracci e tanti rapporti, anche contro natura, dai quali, ora, come pena del contrappasso, bisogna astenersi. Abbiamo sfidato le leggi naturali e commesso i “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”. Ma, questo contagio è anche un ammonimento agli uomini di Chiesa, che, in nome del “cambio di paradigma”, subordinano l’insegnamento di Cristo alla realtà del mondo.

    Il virus ha vanificato tutto. Ora il papa, così preoccupato del pueblo, è rimasto senza popolo; i preti, così inebriati di partecipazione, sono senza fedeli; i fedeli, così abituati alle liturgie comunitarie, soffrono l’abbandono, per non essere stati addestrati all’adorazione, al raccoglimento in ginocchio, alla preghiera personale, fatta nel segreto, dove il Padre solo ci vede. Al tempo dell’asiatica (1969) e del colera(1973) eravamo ancora abituati. In sostanza, abbiamo voluto esaltare il corpo ecclesiale, non preoccupandoci delle singole membra; oggi non sappiamo pregare personalmente; stiamo fisicamente nella liturgia, ma ciascuno né riceve, né dà alcunché. Le chiese sono desolate, fedeli e pastori come esiliati.
    Sembra una piaga d’Egitto che colpisce anche gli innocenti; sembra in azione l’angelo sterminatore dell’Esodo che fa morire e fa vivere; sembra la grande tribolazione di Daniele. Questo contagio è preconciliare: sta spiazzando la Chiesa e la sta riportando molto più indietro dei duecento anni paventati dal card. Martini: la sta sospingendo nell’ambito assegnatole dal suo Fondatore, che ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita! Chi vive e crede in me non morirà in eterno”. Un terreno abbandonato dalla catechesi moderna in favore del ‘sociale’: quello dei Novissimi. Proprio le prediche di questo tempo – i celebri quaresimali – avevano il compito di affrontarli ogni anno, perché l’uomo ogni giorno si trova dinanzi alla morte e al giudizio, all’inferno e al paradiso, speriamo almeno al purgatorio. 

    Il regno di Dio è sotto il segno della beatitudine, ma la Rivelazione parla di castighi divini finalizzati a riconciliare con Dio ogni creatura: “il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito;ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio; (Ps 81, 12-13). Una riflessione seria su questo passo ed altri simili della Sacra Scrittura, non potrebbe diventare una parola vera dei Pastori al Popolo di Dio? un vero è proprio invito alla conversione? Forse sarebbe il caso di dire, ad esempio, che in questo mondo costruito dall’uomo senza voler ascoltare Dio, anzi lasciandolo completamente fuori, ora dobbiamo fare i conti con la durezza del nostro cuore.... Non ci si deve fermare agli aspetti giuridici, chiudendo le chiese come se fossero uffici pubblici, perché esse sono come cliniche dello spirito. I grandi papi e vescovi invece hanno difeso con fermezza i diritti della Chiesa. E’ la santa Chiesa che giudica la storia e non viceversa, perché tutto ciò che accade nella storia è permesso da Dio che è giustizia infinita e misericordia infinita.
    Ora, il sacrificio di Cristo chiede la nostra conversione, la nostra correzione: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio” (Eb 12,5-6). Torniamo a guardare a Cristo e al nostro peccato. Anche noi dobbiamo portare la croce e compiere ciò che manca alla sua passione (Col 1,24): dobbiamo sopportare la pena, la penitenza che ci mette in castigo. Il castigo rivela le profondità del cuore di Dio: la sua gelosia, la sua ira, la sua vendetta nei confronti dei suoi nemici, la sua giustizia, la sua volontà di perdono, la sua misericordia, infine il suo amore incalzante. L’educazione della libertà dell’uomo non può compiersi senza correzione (cfr 1 Cor 11,32; Gal 3,23 s).

    Sembra che Egli ci dica: “Pastori e Ministri del Suo Corpo Mistico, abbiate occhi per vedere la rovina in corso e orecchi per sentire il «Lamento di Dio», affinché non vi capiti di essere tacciati come quei ragazzi della piazza ai quali diremo: «Abbiamo suonato e non avete ballato, abbiamo cantato lamenti e non avete pianto!». Dio elargisce i suoi doni, ma lascia sempre e comunque al singolo individuo la responsabilità della risposta!.
     
  18. Claudio C.
    Appuntamento del Martedì  con le Riflessioni quaresimali di Mons. Bux sul rapporto tra Giustizia e Misericordia di Dio, nonché sulla riparazione ai peccati commessi, "ripuliti" dalla Croce, riparazione che riconcilia Cielo e Terra.
    "Non c'è dubbio che i grandi mali, come la pestilenza, sono un effetto del peccato originale e dei nostri peccati reali. Dio nella sua giustizia, deve riparare il disordine che il peccato introduce nella nostra vita e nel nostro mondo. Infatti, Egli soddisfa le esigenze della giustizia con la sua misericordia sovrabbondante". (Card. Raymond Leo Burke, Messaggio del 21 Marzo 2020).
    Di seguito il video con la Catechesi e le domande-risposte sulla pagina Facebook Il Pensiero Cattolico https://www.facebook.com/ilpensierocattolico 
     
  19. Claudio C.
    Siamo costretti a vivere il Tempo di Quaresima lontani dalle chiese e, sopratutto, dalla partecipazione reale alle liturgie. Così, purtroppo, è anche per la Settimana Santa: tutte le principali celebrazioni e funzioni che avranno luogo dal 5 al 12 aprile sono partecipate esclusivamente via streaming.
    “Dalle sue piaghe noi siamo guariti”: il versetto tratto dal libro di  Isaia riecheggerà in questi giorni in cui contempleremo il mistero di redenzione che Cristo realizza morendo per i nostri peccati, prima,  e risorgendo per donarci una vita nuova, poi. Ricordando i meriti del sacrificio del Figlio di Dio e confidando nel Celeste Patrono, il 5 aprile, Domenica delle Palme, i Padri Micheliti hanno compiuto una speciale e straordinaria benedizione.
    E' stata infatti eccezionalmente estratta la spada di San Michele ed, al termine della Coroncina della Divina Misericordia e dell’Adorazione eucaristica, è stata traslata assieme al Santissimo Sacramento e al Reliquiario della Santa Croce nell’Atrio superiore della Basilica, ove si è recitata la preghiera per impetrare la protezione e la liberazione dal contagio del virus e poi la benedizione della Città, dell’Italia e del mondo contro il Coronavirus con la spada di colui che viene definito il «capo supremo dell’esercito celeste», unitamente al Santissimo Sacramento e a alla reliquia della Santa Croce, dono di Federico II di ritorno dalla Crociata del 1228.
    Arcangelo Michele,
    è una città che s’inginocchia davanti a te attraverso le mie ginocchia;
    è una città che solleva verso di te lo sguardo attraverso i miei occhi;
    è una città che ti prega oggi attraverso la mia voce.
    Così come nel 1656, anche oggi abbiamo varcato il cancello di ferro, attraversato il cortile di pietra, e disceso gli 86 gradini, venendo a cercati nel cuore della Montagna Sacra.
    Accetta questa nostra preghiera, difendi con la tua spada la nostra città, il nostro Paese da questa pandemia.
    Proteggi questo popolo oggi come allora.
    Dagli la forza di rimanere unito davanti a questa terribile emergenza.
    Proteggi quelle donne e quegli uomini che hanno preso in braccio l’Italia cercando di traghettarla dall’altra parte del tunnel.
    Ti supplichiamo Arcangelo Michele di darci la forza di costruire una normalità in cui la sanità conta più delle armi, le garanzie dei lavoratori contano più del profitto, la famiglia, cioè le persone con cui abbiamo deciso di condividere la nostra vita, qualsiasi età esse abbiano, conti più di tutto.
    Che questa nostra preghiera possa essere un canto che sale dritto a Dio.
    Storicamente, per ritrovare un evento simile occorre andare indietro di quasi 400 anni, al 1656, quando la supplica con la spada di San Michele si era levata contro il diffondersi della peste in occasione della quarta apparizione dell’Arcangelo sul Monte Gargano, per opera dell’allora vescovo Giovanni Alfonso Puccinelli. Solitamente, infatti, la spada viene estratta dalla teca e portata in processione esclusivamente il 29 settembre, giorno in cui ricorre la Festa di San Michele e degli Arcangeli Gabriele e Raffaele.
     
     
  20. Claudio C.
    Conversazione tra Mons Nicola Bux e il Prof. Don Alberto Strumia sul tema: "Se la fede non diventa cultura, la Chiesa diventa una ONG"
    Oggi, la tentazione dell’uomo consiste nella sollecitudine umana di costruire una “nuova chiesa”, un cristianesimo adattato al mondo moderno. Coloro che inseguono questo intento devono tuttavia ricredersi, in quanto l’unico binario praticabile è quello dei fondamenti della dottrina di sempre, ovvero Cristo stesso.
    È innegabile, la situazione di disorientamento che la Chiesa sta sperimentando in questo preciso momento storico, ma da dove ripartire e con quali strumenti? La risposta è subito pronta: occorre dapprima imparare a giudicare con “intelligenza di fede” gli avvenimenti della storia: «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Lc 12,56). Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno mostrato al mondo che il cristianesimo è conveniente anche sul piano umano, perché in esso si racchiude una “concezione” dell’uomo, della società, della famiglia che può rendere più umana l’esistenza.
    Pertanto, la sfida della Chiesa al mondo deve insistere soprattutto sul piano culturale, civile e umano. L’impegno della Chiesa non può ridursi alla diffusione di pochi banali buoni sentimenti, o a rincorrere le ideologie del momento, ma è necessario ritornare a parlare di Gesù Cristo e rinnovare quello spirito missionario che ha contraddistinto la Chiesa negli ultimi venti secoli.
    Di seguito il video proposto nelle Riflessioni Quaresimali della Santa Pasqua 2020 (dalla Pagina Il Pensiero Cattolico)
     
  21. Claudio C.
    a cura di P. Francesco Solazzo.
      Sì, Dio castiga. La Sacra Scrittura lo dice chiaramente.
    «È a fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino» (Gdt 8,27).
    «Felice l'uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell'Onnipotente, perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana. Da sei tribolazioni ti libererà e alla settima non ti toccherà il male» (Gb 5,17-19). Da notare: Dio manda le tribolazioni, cioè le prove e le sofferenze, proprio affinché non sia il male a colpire; e questo male altro non è se non il male radicale, la morte eterna, il totale distacco da Dio che è fonte della vita.
    «È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli!».

    Si dirà però che il castigo di Dio è cieco perché arriva per tutti, sia i giusti, sia gli ingiusti. Ma questo succede poiché tutti siamo peccatori. La vera differenza è fra il pio e l'empio.
    Per il pio (cioè per l'uomo che cerca Dio e chiede perdono per i propri peccati), il castigo è una correzione, cioè una possibilità di crescere nella perfezione (questa è la tentazione di cui parla il Padre nostro) e possibilità di partecipare alla Passione di Gesù (come ci insegna S. Paolo Apostolo: «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» 1Col 1,24). Per l'empio, invece, il castigo è punizione per il peccato e richiamo, se vuol ascoltare, alla conversione.
     
    *Padre passionista, nato a Lecce nel 1978, ordinato sacerdote nel 2015.
  22. Claudio C.
    Preghiamo perché i Vescovi riescano a riportare i Sacramenti, la Santa Messa, il Santo Sacrificio Eucaristico,il giusto Culto nella nostra quotidianeità.
    Preghiamo perché la Beata Maria apra i cuori ed illumini le anime degli amministratori civili, a che riconoscano la essenzialità di Cristo nella propria vita ed in quella dei propri governati.
    Preghiamo sempre per la Salvezza delle nostre anime e, riconosciute le nostre colpe, a che ci venga un giorno concesso di ammirare la Luce nella Vita Eterna.

    #IPC

    Se potete, condividete la preghiera, anche a che chi debba sapere, sappia che c'è un popolo che soffre e che ancora confida nei propri pastori.
  23. Claudio C.
    Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il Dott. Aldo Maria Valli sul duello eterno tra Luce e tenebre, nell'attualità della epidemia che ha stravolto le nostre vite, ha messo in discussione il nostro modo di vivere la Fede e sottoposto ad uno sguardo critico le soluzioni adottate dai Pastori, rivelando una visione della Fede differente da quella dei due interlocutori, ma spesso lontana dallo stesso Sensum Fidei della gente comune e di chi ancora si batte per la Fede in Cristo, Presenza Reale, lontani da visioni esclusivamente sociologiche e mondane. Ma si è discusso anche di dogmi, della visione del Papa come Vicario di Cristo e della eccezionalità della Madonna in contrasto con la figura di "Maria una di noi", della sofferenza vicaria e del castigo. 
    Vi invitiamo a leggerla o, se potete, a visionare il video sul canale Youtube della Scuola Ecclesia Mater.
    Don Nicola Bux. Per questa conversazione è stato scelto il tema del combattimento tra la Luce e le tenebre rappresentate dal peccato e dalla morte, in un tempo di grande crisi della fede, in un tempo in cui ciò che Cristo disse: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” viene accantonato.
    Aldo Maria Valli. Tra i tanti temi, inizierei col dire che questa pandemia che ci costringe alla cattività sta facendo mettere a nudo alcune parole d’ordine che andavano per la maggiore fino ad alcune settimane fa, ed in particolare dal concetto alquanto ambiguo di nuovo umanesimo, fatto propria purtroppo non solo dalla politica ma anche da chi è nella Chiesa; secondo tale concezione, la “novità” sarebbe che al centro di tutto ci debba essere l’uomo e non Dio e la convinzione che l’uomo possa risolvere da sé i suoi problemi. Ritengo però che tale maschera sia caduta proprio in questi giorni, in un periodo in cui è palese che l’uomo non sia in grado di essere solo di fronte a situazioni oggettivamente difficili, prima tra tutte la questione della morte, ed ha bisogno di alzare uno sguardo trascendente e recuperare invece il rapporto con Dio.
    Anche i dati di ascolto delle Sante Messe in streaming e televisione aiutano a comprendere come si cerchi di recuperare questa dimensione verticale guardando verso Dio Padre cui chiedere aiuto e tramite cui dare un senso a ciò che ci travolge al di là di tutto. Quindi, altro che nuovo umanesimo, altro che piani umani fondati sugli aspetti esclusivamente sociologici, economici o politici, altro che task force nella sfera civile e tantomeno altro che nella gerarchia cattolica. Tutta questa prospettiva non dà una risposta alle domande delle persone; esse pregano Dio Padre e chiedono la intercessione di Maria in una tendenza molto trasversale. Il popolo, parola tanto abusata, ha ben altre esigenze.
    Bux Un cattolico deve diffidare di queste espressioni fuorvianti, tipo nuovo umanesimo. Il vero Umanesimo è quello cristiano. Se infatti l’umanesimo è quello di Cristo, diciamo all’umanità che è Cristo al centro di tutto. Purtroppo però, assistiamo ad una crisi della fede, che non significa che io non creda ma che vacilla la certezza che con Gesù Cristo sia venuto nel mondo tutto quel che di nuovo potevamo attenderci, ovvero andando con Sant’Ireneo “Gesù portò ogni novità, portando se stesso”. In realtà non è questo il nuovo che si sta cercando, masi sta andando alla ricerca di altro.
    Valli. Le persone di fronte alla Legge Divina cercano risposte che diano veramente significato e queste le possono trovare nella Tradizione. La richiesta che ne vien fuori magari è molto confusa, ma è molto forte e presente. Negli ultimi tempi la Chiesa ha rivolto apprezzamenti alle istituzioni esclusivamente umane come UNESCO, ONU e quant’altro, spesso in netta antitesi con dottrina e morale cattolica.
    Proprio oggi, nel momento della difficoltà vera, queste istituzioni umane non hanno nulla da dire, nulla di sensato che possa aiutarci, messaggi generici ma che non sono incidenti sulle nostre vite, sulla profondità del nostro animo. La persona o la famiglia in difficoltà ha invece bisogno di una parola di verità, di fede sincera, espressa anche in maniera semplice e senza elucubrazioni, ma che ci riempia il cuore e che ci dia speranza. Sul blog Duc in Altum una fedele mi scrive che in questo periodo di quarantena la sua famiglia sta vivendo una nuova devozione mariana, altri scrivono che hanno recuperato la recita del Santo Rosario in famiglia. Ecco dove le persone trovano le risposte. Quali maschere cadono?
    Uno degli ultimi concetti “nuovi” introdotti nella Chiesa è stato quello della Pachamama, un simbolo che rappresenta la natura diventata “madre natura” cui noi dovremmo assoggettarci. Le vicende di questi giorni dimostrano però che la natura può essere matrigna, un virus misterioso, e che anche questo è natura. Trasformarla in idolo come è stato fatto per Pachamama è stato un grosso abbaglio. Il Popolo cattolico si rende ora conto della ferita di Pachamama, anche persone non estremamente preparate teologicamente, anche a chi non dà normalmente peso alle parole della gerarchia. La stessa processione sulla tomba di Pietro della Pachamama, introduzione di un idolo pagano in un luogo sacro, tante persone hanno aperto gli occhi e si sono chieste: perché?. E’ palese quindi che la Provvidenza stia lavorando per noi facendo cadere tante maschere ideologiche e riporti la esigenza di recuperare la nostra bella fede. Mi ha molto colpito la numerosa presenza dei sindaci italiani nelle preghiere di consacrazione ed affidamento ai Santi Patroni delle Città, l’essere insieme ai Pastori con la fascia tricolore, quindi in rappresentanza della cittadinanza. Un messaggio veramente forte.
    Bux Chissà che veramente una parte dei pastori ponga ora veramente una nuova attenzione a quello che succede. Al di là delle disquisizioni di questi giorni sul fatto che questa epidemia possa o non possa essere un castigo, rimane fermo che “non si muove foglia che Dio non voglia”. Chi crede, infatti, crede che Dio opera e fa come il padre che vede giocare i bambini, ed interviene per mettere le cose a posto quando non si comportano bene. Il Signore si serve di questi eventi per rilanciare le questione fondamentale della Fede e di cosa Essa veramente sia, perché nessuno di noi potrebbe parlare di Fede se non vivesse in presenza di Dio, anche in senso molto spiccio e pratico. La Chiesa nei suoi vertici dovrà rispondere a questo se vuole tener conto di quanto accaduto, del fatto che. Dio è presente ed opera sempre secondo i suoi criteri e tali criteri sono presenti dalla Scrittura, nel Magistero, nella Parola di Dio.
    Valli. Tante persone mi hanno scritto di essere state prese da un sentimento di profonda tristezza quando è stato evidente che la Santa Messa sia stata messa da parte e trattata come un semplice accessorio e non invece come fonte essenziale, addirittura fonte di rischio e non di salvezza. Non è stato neppure preso in considerazione di permettere di prendere parte alla Messa; per assurdo, in un supermercato è stato possibile andare, mantenendo la distanza, tenendo la mascherina e così via, ma in Chiesa no. Subito è passata la idea di eliminare le Messe con concorso di pubblico.
    Bux Un Vescovo tedesco proprio in questi giorni si è espresso affermando che non sia necessario “enfatizzare la Eucaristia e che il Concilio afferma che il Signore sia presente anche nelle Scritture”. Ma la Eucaristia è più importante del cibo perché è farmaco della vita eterna, dell’immortalità, un farmaco salvavita! Può un Vescovo tenere i fedeli senza un cibo essenziale? I primi Martiri cristiani che ci tenevano tanto alla eucaristia, cosa staranno pensando? Che sono dei pavidi, che non hanno saputo prendere di petto le autorità! Nelle catechesi che verranno dovremo spiegare se questo farmaco è facoltativo e può essere sospeso o se è vitale; qualcuno dovrà dar ragione di tutto ciò. Si può sospendere un farmaco così importante? Ci sono altri parafarmaci che lo possano sostituire?
    Valli Quello che ha colpito negativamente è la fretta con cui si è eliminata la presenza delle perone dalle Messe, addirittura in un primo momento portando le Chiese totalmente chiuse, salvo poi ritornare sui propri passi. Non si è neppure provato a trovare una possibilità alternativa di partecipazione.
    E’ vero che tutti i giorni la messa è garantita in streaming è il momento più bello della giornata. La Comunione spirituale, in mancanza di quella Reale, è già d’aiuto e ci sono aspetti positivi nei risultati cui ha portato la buona volontà di tanti Sacerdoti e fedeli. Ma la ferita della superficialità rimane, insieme alla impressione di essere guidati da funzionari, burocrati della religione.
    Bux Molti orientali mi hanno contattato stupiti del comportamento dei cattolici; in Georgia, Bulgaria o Serbia gli Ortodossi hanno reagito dicendo: “Non possiamo vivere senza il Signore”. In Grecia sono in subbuglio perché si teme venga seguita la linea UE di chiusura ed i greci stanno discutendo molto su come agire con precauzioni senza arrivare a quello cui siamo arrivati noi.
    Valli Qualcuno obietta che sarebbe stato difficile garantire la sicurezza, trovare servizi d’ordine per le persone indisciplinate. Non raccolgo queste motivazioni perché, c’è una gerarchia di valori. Se ti sta a cuore veramente un qualcosa, i modi si trovano.
    Bux E’ vero che un modo si sarebbe potuto trovare. Tant’è che hanno regolato accesso alle mense Caritas; avrebbero potuto farlo per le Sante Messe.
    Valli Non c’è stata la volontà ed in questo modo hanno mostrato di vedere nella Messa solo una assemblea e nella Chiesa una sala che va riempita eliminando la visione trascendentale, Nostro Signore, eliminando il Tabernacolo.
    Bux. Dovremmo forse raccomandare, a mo’ di battuta, a Vescovi e Preti di “vivere come se Dio esistesse” parafrasando quanto Papa Benedetto XVI diceva ai laici non credenti. Il problema è tutto lì. Un prete che è prete se non è consapevole che Dio è sempre presente come fa ad essere Sacerdote? Come afferma il Cardinal Sarah, questa è una crisi della Fede ed è una crisi del Sacerdozio. Oggi alcuni pensano di essere un po’ assistenti sociali, a volte distributori di pacchi. Ma il Sacerdote è primariamente mediatore tra uomo e Dio. Abbiamo, in questi anni, tolto Gesù Cristo presente nel Tabernacolo ed abbiamo messo al Suo posto la sedia del celebrante, desiderando poi essere chiamati “Presidenti” e non ministri; ma il sacerdozio ha questa funzione di amministrazione delle cose di Dio! Ecco perché la crisi è una crisi della Fede che trascina con sé la crisi del sacerdozio. Si fanno tanti progetti a prescindere da Cristo, tanto che il Cardinal Biffi diceva che Cristo è spesso una scusa per parlare d’altro.
    In qualche maniera però, poi il Signore rimescola le carte per far capire ai tanti che il Centro è e rimane Cristo. La Chiesa non può mutare secondo il piacere degli uomini, non può mutare ciò che è divinamente rivelato, come non può mutare la indissolubilità del matrimonio e la consistenza e l’essenza del sacerdozio perché tutto ciò non dipenden da essi..
    “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”, così disse Gesù Cristo a Pietro. Il Papa è così il garante dell’ubbidienza alla volontà di Dio e non a quella degli uomini come la storia della Chiesa in larga parte dimostra. L’apostolo Pietro ha ricevuto un primato di giurisdizione di fede autentica, come dommaticamente riporta la Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Il fatto che si chiami “Vicario di Cristo”, indica che deve confessare al mondo questa verità: “Cristo è la Via, la Verità e la Vita”. Esso non è un titolo storico, ma dommatico. Ci sono anche titoli minori, come Sommo Pontefice, Primate d’Italia etc., titoli che esprimono la gerarchia , ma non sono solo storici, ma danno maggior comprensione della Chiesa di Roma e del ruolo del Vescovo di Roma. Mi aspetterei che qualcuno dia una spiegazione del fatto che qualcuno abbia relegato la definizione di “Vicario di Cristo” a mero titolo storico, come fatto in questi giorni sull’Annuario Pontificio.
    Solovyov diceva che il primato petrino non meno delle Scritture e della tradizione ha un solo scopo: l'incontro con Cristo, la bellezza presente e visibile che salva il mondo, e lo diceva da Ortodosso. Alcuni potrebbero obiettare che Giovanni Paolo II in Ut unum sint abbia avanzato disponibilità a rivedere il primato petrino, ma a costoro bisogna rispondere che lo stesso al 95 afferma pure che in alcun modo la Chiesa Cattolica può rinunciare a tutto quello che nel primo millennio ha maturato il primato romano e che essere successore di Pietro implica il diritto divino del primato romano. Pertanto né per ecumenismo o per condiscendenza con altre posizioni religiose il Papa può abdicare a ciò.
    Coloro che hanno mutato il senso del primato petrino, dovrebbero renderne ragione. Tanti cominciano a porsi domande.
    Valli: Sarebbe effettivamente un gesto di attenzione verso il popolo aiutarlo a comprendere cosa accade su di un argomento così importante per la propria vita di fede, se non si ritiene che la attenzione al popolo sia solo uno slogan.
    Un altro aspetto che ha colpito molto i fedeli è la considerazione di Papa Francesco sulla Madonna già fatta il 12 Dicembre scorso in occasione della festa della Madonna di Guadalupe, e che ha riaffermato ancora pochi giorni fa quando ha espresso che Ella sia solo donna, madre e discepola, “una di noi”, quasi a sottolineare che non ci sia alcun titolo di regalità che le appartenga; qualcuno ha voluto parlare di “minimalismo mariano” da parte del Papa. Ma anche il senso comune dei cattolici ha avvertito qualcosa di strano. La domanda che ci si pone è: perché andare contro una sensibilità cattolica che va in senso ben diverso?
    Bux. La Madonna “una di noi” era una definizione cara anche a Don Tonino Bello. Ma come Madre di Dio, concepita immacolata dal peccato originale, assunta in cielo anima e corpo, non si può assolutamente dire che sia “una tra tante”. Questo concetto rientra tra i punti cardine della Teologia della Liberazione, diffusa in Sudamerica qualche decennio fa, e Papa Francesco a volte attinge da questo retroterra in maniera anche leggera. Se queste affermazioni su Maria sono vere, devono spiegare perché è “una di noi” e perché la Chiesa ha proclamato dei dogmi su Maria, dove i dogmi altro non sono che dei punti imprescindibili da cui non si può tornare indietro. Diversi pontefici, non ultimo Giovanni Paolo II ha affermato che la partecipazione di Maria sotto la Croce è un contributo che non potremmo dare noi e che non hanno dato altri; non è inoltre possibile, in un anno liturgico costellato di grandi feste mariane, ridurre la Madonna ad una di noi. Da creatura quali siamo noi ha fatto un percorso pellegrinaggio della fede fino ad arrivare a vette eccelse, irragiungibili. Cancellarne così il ruolo, significherebbe cancellare l’intero capitolo VIII della Lumen Gentium dedicato alla Madonna, sminuendo di conseguenza la figura di Cristo incarnato perché Maria ha dato il suo sì a che Cristo si incarnasse.
    Valli La pietà popolare ha trovato tanti modi nel Santo Rosario per dirLe che Le vogliamo tanto bene in modi sempre nuovi, Regina, Madre, Torre; è commovente tanto attaccamento e si potrebbe dire che il Sensum Fidei ha tanto da dire anche da un punto di vista teologico.
    Ultimo argomento. Tramite il blog spesso gli utenti riportano allarmati i segni di un millenarismo emergente o riemergente, in cui tante persone vedono una sorta di messaggio che il cielo sta rivolgendo all’uomo. Alcuni dicono che siamo all’inizio di una serie di prove. Un insieme vario di sentimenti serpeggia anche se se ne parla poco.
    Bux Dico: spero di no. Dobbiamo ricordare infatti che se ritorniamo al Signore, nell’alleanza fatta in Cristo Gesù che ha espiato per noi uomini e la nostra salvezza, con le nostre preghiere ed azioni buone possiamo allontanare piaghe e castighi, così come impariamo dalla stessa rivelazione biblica e non dobbiamo mai dimenticarlo, perché ne è il senso profondo. “Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze, e noi pensavamo che Dio lo avesse castigato, percosso e umiliato. 5Invece egli è stato ferito per le nostre colpe, è stato schiacciato per i nostri peccati. Egli è stato punito, e noi siamo stati salvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti”, come ha detto Isaia (52).
    La Rivelazione parla sì spesso di castighi divini come nel Salmo 81 “Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito”. Ma, per quanto Gesù si sia fatto carico del peccato, noi abbiamo una parte di sofferenza da compiere, la sofferenza vicaria. Anche gli innocenti che soffrono e muoiono portano il peso del male del mondo. Quando seguivo le cause dei santi, in diversi offrivano sé stessi come vittima di espiazione. Oggi, 16 aprile, è Santa Bernadette; ella era consapevole che la Madonna le aveva chiesto di prender parte dei peccati del mondo e non a caso a Lourdes si è sviluppata una attenzione particolare verso la sofferenza. Se uno come Padre Cantalamessa afferma che “Dio non castigherebbe altrimenti come puoi spiegare che gli innocenti ed i poveri soffrono” si può richiamare la parabola del grano e della zizzania, ove il Signore dice lasciate crescere insieme grano e zizzania, ma poi alla fine la cernita la farò io. Ma si dimentica anche e soprattutto quello che Cristo ha fatto soffrendo lui stesso. Nella storia tantissimi santi e sante hanno partecipato completando ciò che manca alla sofferenza di Cristo.
    Gli ebrei stessi ne avevano ben chiaro il concetto e questo era riassunto nel capro espiatorio che, senza colpa, sopporta i guai causati da altri o di altri.
    Un catechismo degno di questo nome dovrebbe poter illustrare chiaramente questi concetti.
    Valli  Tirando le conclusioni, la Fede ha bisogno di essere nutrita e, probabilmente, la società non è così secolarizzata come si dice. C’è una forza che è dentro di noi ma deve essere nutrita con l’essenziale e non con tanti discorsi che prendono e riportano tal quali gli slogan dai discorsi del mondo.
    Oggi c’è molto bisogno di pensiero cattolico!
     
    Di seguito il video.
     
  24. Claudio C.
    NOVENA ALLA MADONNA DI POMPEI.
    su iniziativa del Coetus Fidelium San Gaetano & Sant’Andrea Avellino di Napoli

    Cari Amici,
    Come tutti sappiamo, l’Italia sta vivendo un momento di profonda crisi, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico, sociale, politico, religioso. Siamo privati anche della possibilità di accostarci ai Sacramenti, perfino in occasione della Pasqua.

    Non possiamo fare altro che appellarci al Cuore Immacolato di Maria, implorando la Misericordia divina per l’umanità peccatrice e la cessazione di questo flagello.

    Per questo motivo i Coetus fidelium della Campania hanno deciso di recitare, a partire da sabato 11 aprile, fino a giovedì 7 maggio, 3 Novene consecutive, come consigliava il Beato Bartolo Longo, alla Regina delle Vittorie, alla Madonna del Rosario di Pompei; il giorno 8 maggio reciteremo la Supplica ed eventualmente proseguiremo con la recita di altre tre Novene di ringraziamento, sempre secondo le indicazioni del Beato Bartolo Longo. Parallelamente decidiamo di impegnarci in una Crociata del Rosario, recitandolo (se possibile anche intero = 3 Corone) quotidianamente con ancora maggior devozione ed assiduità. Invitiamo tutti gli Amici e i lettori ad unirsi a noi e a diffondere questa devozione: la Madonna ci salverà.

    Non fa niente che abbiamo già iniziato la prima Novena: chiunque può unirsi in qualunque momento.

    Volete unirvi a noi? Ci dareste una mano a diffondere l’iniziativa?
  25. Claudio C.
    Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il prof. Stefano Fontana sul tema "Chiesa in Uscita o in Ritirata?". Si affrontano i temi fondamentali della fede cattolica. Qual è la missione della Chiesa? Essa è immanente e sociologica o  trascendente? I fedeli cattolici, dal più semplice all'alta gerarchia sono preparati a vivere secondo i giusti criteri cattolici la realtà in cui vivono? La epidemia di Covid19 ha portato alla luce una crisi di fede nel Clero? Gesù Cristo è diventata una "scusa per parlare d'altro" o è ancora la unica strada di Salvezza? Rahner e la sua teologia sono stati la causa o la valvola di sfogo di domande ancora senza risposta? 
    Buona lettura e, alla fine della pagina, buona visione del video delle conversazioni.
    Bux Ci concentreremo questa sera sul ruolo che sta giocando la Chiesa in questo tempo così eccezionale, tempo che è stato già definito del coronavirus e che comunque, come tutti i tempi della storia, non è sottratto all'azione di Dio che tutto vede e segue ; sappiamo che il Signore è onnipotente ed a Lui nulla è impossibile però nello stesso tempo non vuole assolutamente coartare la nostra libertà perché ci ha creati liberi come d'altronde lui è libero e quindi ci ha creati a sua immagine anche in questo senso, sebbene la nostra libertà sia una libertà un po’ ferita e quindi non in grado di scegliere quello che è bene in senso assoluto.
    Il tema di questa sera è quasi un dilemma tra chiesa in uscita e chiesa in ritirata; certo c'è stata una punta d'ironia nella scelta di questo titolo su cui abbiamo convenuto insieme col professor Fontana, ma serve un po’ anche a renderci conto a volte della veridicità e sostenibilità di certi slogan; questa espressione “chiesa in uscita” è vera infatti da sempre, la Chiesa è sempre stata in uscita; basta cominciare dagli Atti degli Apostoli che sono usciti annunciando al mondo quello che avevano sperimentato con Gesù Cristo, per non parlare poi di tutte le altre ondate missionarie evangelizzatrici; soprattutto il secolo scorso e nella seconda metà dello stesso, la Enciclica di Paolo VI  “Evangelii nuntiandi “divenne il manifesto della evangelizzazione, ma ancor prima anche Pio XII aveva addirittura introdotto i preti fidei donum cioè quei sacerdoti che avrebbero dovuto lasciare le diocesi e andare in soccorso delle chiese e dei più bisognosi di avere ministri; è vero quindi che nessuno dei papi del secolo scorso, giusto per rimanere a quelli più recenti, abbia immaginato una chiesa statica anche perché la Chiesa per sua natura, come diceva Giovanni Paolo II in un discorso del 1981, è una realtà che si muove e non è una realtà chiusa in sé stessa.
    Senonché, professore, in questo tempo del Covid 19 stranamente la Chiesa è sparita o quantomeno è diventata diafana; le chiederei quindi come può essere accaduto tutto questo; si stanno moltiplicando i dibattiti e le analisi da parte di canonisti, giuristi circa questa sorta di sparizione o di remissione, di sottomissione, di resa della Chiesa di fronte a certe norme, ma quasi tutti dimenticando che tutto questo accade in Italia e che noi abbiamo dei patti, abbiamo un concordato.
    Fontana. Prendendo spunto proprio dal titolo direi che il titolo di questa nostra conversazione, più che un indovinato slogan riporta una verità molto profonda, ovvero che più la Chiesa è concentrata sulle proprie profondità e più riesce ad uscire per salvare il mondo, al contrario più la Chiesa si fa primariamente estroversa e orientata al mondo, dimenticando e trascurando l'intimità con le proprie profondità meno riesce a servire il mondo e meno ancora riesce a salvare il mondo.
    Quando oggi si dice “Chiesa in uscita” non si intende la Chiesa missionaria come è sempre stata nella sua essenza e come lei ha giustamente adesso richiamato ovvero quella Chiesa che esce per portare al mondo la Salvezza, ma si intende un'altra cosa. Vorrei ricordare che questa espressione non è di oggi ma fu coniata nel secolo scorso quando si diceva che la Chiesa deve uscire per raccordarsi con quanto lo spirito già faceva nel mondo e quindi uscire dalla Chiesa vuol dire uscire nel mondo per imparare dal mondo, per non trovarsi indietro rispetto a ciò che lo spirito dice nel mondo; ma questa affermazione è evidente implichi una concezione molto diversa del rapporto tra la Chiesa e il mondo rispetto a quella che anche lei ha richiamato parlando appunto di “missionarietà”, di slancio e di dinamismo; tanto è vero che oggi si tende a dire che la Chiesa non deve non deve più convertire e non deve più fare proseliti proprio perché non si intende più uscire verso il mondo nel senso della Tradizione che è quello di evangelizzare il mondo. Quindi la prospettiva oggi è cambiata ed in un certo senso anche una certa assenza della Chiesa in questa fase storica risponde a questa logica; in questa fase la Chiesa è infatti stata assente secondo me su due punti:
    ·         Il primo punto è stata la sudditanza al potere politico; il decreto dell’8 marzo è ingiustificato, illegittimo e contrario non solo alla Costituzione Italiana ma allo stesso Concordato tra Stato e Chiesa. La Chiesa sottoponendosi al potere politico ha pertanto rinunciato alla presenza pubblica di Dio
    ·         la questione ancora più importante e più preoccupante è la stata la carenza da parte della Chiesa e di chi guida la chiesa; naturalmente mi sto riferendo la carenza di una lettura della epidemia in corso in chiave teologica nell'ambito del rapporto tra caduta e redenzione in vista dell'obiettivo della salvezza delle anime.
    Gli interventi che sono stati fatti sono stati prevalentemente orizzontali e, quando si è chiesto al cielo di intervenire, si è chiesto al cielo di intervenire ma prevalentemente per sostenere i medici, sostenere gli infermieri, sostenere tutti noi nella lotta naturale contro questo pericolo considerato solo naturale, ma è mancata l'interpretazione soprannaturale dal punto di vista di Dio
    Bux. Nel bollettino dell'osservatorio Van Thuan, che lei presiede, è riportato l'intervento di Padre Arturo Ruiz Freites, molto interessante, in cui c’è un approfondimento sulla teologia della storia utile a capire e leggere questo nostro tempo; vorrei proprio riprendere un solo un piccolo punto di questo intervento del Padre Ruiz sulla lettura che la Chiesa sta dando del coronavirus che rivela due modi di intendere la Creazione stessa.
    Sappiamo che Dio creò le cose dal nulla, quindi Dio è Signore assoluto della natura e della storia, quindi tutto ciò che accade anche nella natura accade perché Dio lo vuole o perché Dio lo permette; quindi sia che lo voglia, sia che lo permetta, tutto accade in vista della nostra della salvezza delle anime come fine ultimo della Provvidenza di Dio che la salvezza delle anime; quindi anche questa calamità naturale non solo può ma deve essere letto come intimazione a cambiare vita, come invito alla conversione, come invito agli esami di coscienza sia delle persone che delle comunità sociali.
    Poi però c'è l'altra visione della Creazione che è quella che nasce con Theillard de Chardin e continua con Rahner ed è assolutamente diffusa direi preponderante oggi cioè Dio non creerebbe più dal nulla, dal di fuori o dal di sopra ma dall’interno della storia; secondo questi signori teologi bisognerebbe applicare al trascendente le categorie che noi applichiamo alla vita qua giù, facendo diventare impossibile uno sguardo trascendente; la visione della Creazione nella Tradizione cattolica, come brevemente già richiamata, impone di vedere anche i fatti naturali compresi i disastri naturali in vista del progetto sapiente di Dio, per la salvezza delle anime.
    Bux. Quello che lei sta dicendo lo ha approfondito egregiamente nel suo libro “La nuova chiesa di Karl Rahner” e, come dire, questa sorta di riduzione dell'opera di Dio, di limitazione, è peraltro conseguenza di quella crisi di fede di cui Ratzinger ha parlato alcuni anni fa, a tal punto che lo portò a proclamare l'anno della fede; tutte le crisi della Chiesa mio modo di vedere sono prima di tutto e soprattutto crisi della Fede, ed anche della ragione; è indubbio che nella Chiesa oggi ci sia anche una crisi della ragione e la crisi della ragione non si può superare se non tramite una ripresa della fede perché la ragione non è in grado di salvare se stessa, come la natura non in grado di salvare sé stessa, ma ha bisogno della grazia per salvarsi.
    Fontana. Benedetto XVI lungo tutti gli anni del suo pontificato ci ha dato delle formidabili insegnamenti sul tema della Verità e sul tema di come la fede cristiana sia l'unica a chiedere alla ragione di essere vera fino in fondo senza diventare essa stessa fede, ma essendo fino in fondo ragione; in nessun’altra religione è possibile dire con sufficiente sicurezza che ci sia questo rapporto così forte con la ragione; tra l'altro, nel mondo arabo, la ragione viene intesa come una gabbia per cui non è affatto esaltata, anzi. Quando si parla oggi nella Chiesa di dialogo con l'islam, non è facile capire cosa si intenda e cosa si abbia a fondamento di questo dialogo, se sia un dialogo teologico o se sia posto su di un livello razionale.
    Lo ha chiarito anche Benedetto XVI nella prefazione al famoso libro di Marcello Pera scrivendo che non è possibile un dialogo teologico con l'Islam; se parliamo di ambiente, parliamo di pace, parliamo di diritti umani è forse possibile aprire un canale comunicativo, ma su altri piani no, perché l'islamico tra ciò che gli dice la ragione naturale e ciò che gli dice il corano sceglierà sempre ciò che gli dice il corano; nell'Islam non c'è un diritto naturale, non c'è una legge morale naturale; per cui se io devo dialogare con un islamico sui diritti umani, sulla famiglia, sulla pace, sulla tutela dell'ambiente o mi appello a una legge morale naturale che tutti ci accomuna sul piano umano e natura e razionale, oppure a che cosa posso appellarmi?
    Nell'islam non c'è questo passaggio, perché nell'Islam la ragione è separata dai dettami del corano e non esiste una base su cui sia possibile dialogare; allora faccio questa domanda; perché si insiste tanto su dialogo con l'islam se sembra che sia impossibile su tutti questi livelli?
    Bux Negli ultimi anni, la Chiesa ha finito per intendere il dialogo non più come quello che Paolo VI chiamava il dialogo della salvezza, utilizzando il Vangelo di Cristo come un “vademecum” per dialogare, cioè per portare agli altri quella salvezza che Cristo ha portato naturalmente senza imporla, ma in maniera tale da renderlo vincente, da renderlo convincente ma, allontanandosi da questo principio, il dialogo è stato inteso nella Chiesa come cercare necessariamente i propri omologhi cioè quelli che facciano a “pendant”. Ad esempio, se noi cattolici abbiamo i vescovi, allora riportando questa idea in altre realtà, dobbiamo trovare nell'Islam il corrispettivo dei vescovi, ovvero il mufti o l'imam e così via perché noi, non conoscendo il mondo islamico o presumendo di conoscerlo, riteniamo che si possa da parte loro agire sullo stesso piano di parità ed operare un confronto esattamente come avviene al nostro interno del nostro mondo cristiano occidentale e via dicendo. Questo modo di procedere lo abbiamo inoltre sia nel dialogo ecumenico che nel dialogo interreligioso, ma i nostri interlocutori non hanno evidentemente la corrispondente rappresentatività che ha un Papa; per esempio molti avranno creduto che nella dichiarazione di Abu Dhabi, il grande imam di Al Azhar ed il Papa siano venuti a chissà quali accordo perché si pensa che il grande imam sia il “papa” del mondo islamico, ma evidentemente non è così perché egli è una autorità nella zona dell'università e non è nient'altro che un'autorità legislativa e forse anche morale, ma che non ha alcun potere di governare o di pilotare i comportamenti della grande comunità islamica; però ecco a noi questo sembra bastare perché apparentemente utilizziamo lo stesso modello di comunicazione ed è per questo che c’è questa frenesia del dialogo; ma, dopo alcuni decenni di dialogo, onestamente dovremmo dire che non ha portato a nulla perché in campo ecumenico non è avvenuta alcuna riunificazione o come dice il documento del Vaticano II sull'ecumenismo, una reintegrazione dell'unità non è avvenuta. Certo è avvenuto un buon vicinato, saluti, incontri, meeting qui e là, però nulla di più ed a maggior ragione dobbiamo dire per quanto riguarda il mondo islamico; quindi allora è l'interrogativo su cosa sia il dialogo rimane tutto intero perché se non si capisce che cosa sia il dialogo equali finalità abbia, esso a nulla serve.
    Fontana. Il dialogo non può mai essere distaccato dall'annuncio perché, senza l'Annuncio, non è più un dialogo cristiano; il problema forse più grosso è questo che oggi la teologia pensa che la Verità non debba guidare il dialogo, ma debba emergere dal dialogo e quindi si dialoga e nel dialogare, nel percorrere una strada insieme, un percorso insieme, un tratto di strada insieme dovrebbe emergere poi la verità, ma questa è la visione mondana secondo la quale appunto Dio si autocomuunica nella storia umana. Ma Dio si è rivelato! Non si rivela, non si auto-comunica nel dialogo tra gli uomini!
    Bux. Quindi ritorniamo ancora una volta a questioni teologiche di fondo perché per trovare le spiegazioni di quello che sta accadendo nella Chiesa solo facendo riferimento ad aspetti contingenti o personali non risolve il problema. Bisogna ricondurre alle questioni teologiche di fondo perché sono sempre quelle che alla fine spiegano anche poi i comportamenti concreti; io potrei e semplificare ulteriormente riprendendo la domanda “Perché Dio si è fatto uomo?” che oggi rimane tutta. Oggi molti nella Chiesa ignorano la ragione per cui nel mondo è venuto Gesù Cristo e quindi la ragione per cui Cristo ha fatto la Chiesa, la ragione per cui la ha mandata in giro per il mondo e così via. Alla fine ritorniamo alla crisi della fede: se Gesù Cristo è colui che salva il mondo oppure se c'è un altro modo all'interno del mondo per salvarsi.
    In una copia della rivista di una facoltà teologica dell'Italia settentrionale un teologo scrive che nemmeno Gesù Cristo sapeva di essere Dio ed ha scoperto progressivamente, cioè dall'interno della sua esperienza di fede, di essere Dio. Questo implica che il paradigma ermeneutico si conosce sempre, per costoro, da un contesto proveniente dall'interno di una storia, da una vicenda che ci condiziona e relativizza progressivamente le nostre conoscenze. Questi teologi applicano lo stesso principio anche a Gesù Cristo  ma, applicando questo a Gesù Cristo si nega la doppia natura di Gesù Cristo.
    Le questioni sono profonde e sono molto articolate perché sono insegnate nelle istituzioni accademiche cattoliche. L'allontanamento da quello che è l'insegnamento cattolico della grande tradizione per coniare una nuova cristologia spesso non viene nemmeno notata da vescovi e pastori a motivo magari di una formazione non adeguata sui fondamentali e succede poi che il messaggio di Cristo finisca per essere o ignorato del tutto o cercato altrove in altre forme non corrette.
    Ho letto per esempio il documento dei vescovi italiani per il primo maggio, festa del lavoro, ma Gesù Cristo non viene mai nominato e neanche San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Quindi si rimane un po’ sbalorditi di fronte a questi a questi comportamenti, a questi atteggiamenti che c'è tutta una dottrina penso da recuperare un pensiero da recuperare, perché queste nuove impostazioni navigano facilmente nella prassi; cioè la nuova teologia oggi si impone facendo sì che nelle parrocchie ai fedeli si faccia fare certe attività, accade che durante la celebrazione liturgica domenicale si assumano certi atteggiamenti attraverso la prassi più che attraverso la dottrina, che poi è la cosa anche comprensibile perché c'è oggi un pastoralismo per cui si pensa che la pastorale addirittura preceda la dottrina per cui lo sforzo di risalire alle loro origini teologiche e agli errori di impostazioni di logica diventa faticoso perché è più facile dire a un fedele facciamo in una tal maniera piuttosto che farlo interrogare e fargli approfondire le motivazioni ideologiche del perché fare in una tal maniera possa essere giusto piuttosto che sbagliato.
    Di contro però, c'è una reazione spontanea di una parte di popolo cristiano come abbiamo visto proprio in queste settimane che semplicemente crede alla Grazia divina che passa attraverso i Sacramenti che gesù cristo ha istituito come strumenti ordinari di salvezza, ovvero come farmaci salvavita; soprattutto l'Eucaristia è definita il farmaco dell'immortalità. Se Cristo ha istituito i sacramenti come modalità ordinaria per vivere dalla nascita alla morte perché sappiamo i sacramenti accompagnano la nostra vita dalla nascita alla morte e allora è chiaro che la gente ha cominciato a reagire alla sottrazione degli stessi che si è avuta nel corso di questa epidemia.
    La gerarchia episcopale sta cercando in varie maniere di rimediare, motivandolo col fatto che altrimenti si mette in pericolo la coesione sociale e quindi c'è una riduzione sociologica e non trascendente degli avvenimenti.
    La crisi della fede diventa perciò macroscopica quando si riporta lo slogan “insieme ce la faremo” ripetuto da numerosi vescovi durante la epidemia; ma questo può dirlo il presidente della repubblica , non un Vescovo.
    Occorre riconoscere che purtroppo la situazione della Chiesa dei nostri tempi è certamente questa, è però altrettanto evidente che questo movimento di fedeli che ha cominciato a far presente queste incongruenze sottoponendo a Roma una valanga di petizioni che vanno da quelle per la consacrazione alla Madonna dell'Italia a quelle per la riapertura delle chiese, ed alla fine i vescovi si sono dovuti industriare per canalizzare lo scontento. Si moltiplica altrimenti il numero dei fedeli che autonomamente, grazie anche ai social, si dota di strumenti per approfondire, per capire, per leggere, studiare e così via.
    Professore, lei è un esperto di dottrina sociale, materia che fino a qualche decennio fa era auspicata da tutte le diocesi, istituti e Vescovi; è plausibile affermare che oggi siadiventata una merce rara la Dottrina Sociale? Essa non è stata esaltata innanzi a queste affermazioni sul nuovo ordine mondiale, sulla la globalizzazione, sul nuovo umanesimo, su questi slogan di fraternità e di tale progetto di educazione mondiale.
    Gesù Cristo è venuto per la fratellanza universale, però molti si dovrebbero domandare; ma a che prezzo? Questa fratellanza nasce, secondo San Paolo quando cadde il muro di inimicizia che ci separa questo muro lo ha fatto crollare solamente Cristo il quale però ha potuto fare ciò perché ha rivelato che Dio è padre; solo se Lui è padre noi diventiamo fratelli, siamo figli prima, siamo figli adottati da Lui e poi fratelli. Quindi la fratellanza universale si realizza quando gli uomini scoprono di essere figli perché arrivano a conoscere che il padre, che non possiamo conoscere senza Gesù Cristo, perché solo lui ha potuto rivelarlo.
    Pensare che il piano umano sia il piano definitivo è errato perché esso è soltanto un piano naturale e il piano naturale non può salvare sé stesso perché non è dotato di quella assolutezza a cui aspira equindi anche il livello naturale della fratellanza umana è insufficiente senza il livello di Grazia, il livello meritato dalla morte e dalla Risurrezione di Gesù Cristo
    Fontana. Il voler coinvolgere tutte le religioni in questo progetto di fratellanza universale èinsostenibile ovvero inconcepibile prima di tutto perché non tutte le religioni concordano sul piano naturale con il diritto naturale, con la legge morale naturale cioè su quel primo gradino “virtuale” di fratellanza universale e poi soprattutto perché le altre religioni non ci sono e non possono esserci sul gradino definitivo che è quello della Grazia meritataci da Gesù Cristo. Ci sono stati altri casi simili nella storia, anche i giacobini volevano qualcosa del genere parlando di una religione universale, anche la rivoluzione francese, anche il marxismo e anche la massoneria. In questi casi però entriamo in una logica diversa di fratellanza universale che non è più la fratellanza cattolica.
    La causa è la grande carenza di dottrina ed anche della dottrina sociale della Chiesa.
    Bisogna chiedersi se l’esistenza di un'autorità politica mondiale con potere di governo è una cosa contraria alla dottrina della Chiesa oppure una cosa lecita.
    Bux. Un aiuto importante può venirci dal concetto di Grazia, oggi una delle parole più neglette nel
    Catechismo. Il termine Grazia fa il paio con Verità dice San Giovanni e nel primo capitolo del suo Vangelo dice infatti che sono venute per mezzo di Gesù Cristo la Grazia e la Verità e quindi sono strettamente legate al riconoscimento del fatto centrale del cristianesimo che è l'incarnazione del Verbo allora il problema, torniamo all'origine, è tutto qui cioè e iniziamo il tradimento o il disconoscimento di ciò che è essenziale nel cristianesimo perché come si diceva nei “dialoghi dell'Anticristo” “noi non abbiamo nulla di più caro che Gesù Cristo”. Probabilmente però negli ultimi decenni la figura di Cristo è stata data per scontata e quindi non è che la si è voluta “abolire” perché è molto difficile e anche ingombrante ma, per ora, si è svuotata della sua portata di Grazia, ove la Grazia è quella energia divina gratuita che permette all'uomo di fare quello che non può fare secondo natura e quindi tutto questo appartiene alla linea all'insegnamento basico del cristianesimo che però purtroppo, partendo dal catechismo dei piccoli ed arrivando fino a agli insegnamenti che si dava gli adulti è totalmente dimenticato.
    Fontana. Stasera abbiamo toccato due punti di dottrina di formidabile importanza: la Creazione e adesso la Grazia. Nei seminari un corso sulla Creazione non esiste più ed un corso sulla Grazia non esiste più e non esiste più neanche l'insegnamento filosofico di ordine metafisico per poter comprendere la creazione e la grazia. Stiamo qui toccando alcune carenze formidabili che riguardano la comprensione della fede e poi anche il vivere la fede perché se non si comprende qualcosa poi è difficile viverla adeguatamente.
    Bux. Dobbiamo però essere fiduciosi perché già Ratzinger queste cose le diceva alcuni anni fa sulla teologia della creazione alla pari della grazia ed il fatto stesso che noi e tanti altri s'accorgono di queste mancanze di queste lacune e le ripropongano  dopo che “le avevano buttate a mare” perché speravano di essersene liberati , ma Lui invece dopo tre giorni riappare di nuovo, stupendo un po’tutti quanti ed è quello che sta avvenendo.
    Grazie a Dio, grazie anche a questa rete di incontri di amicizia che si è creato viene quasi un riconoscimento spontaneo perché non è che i nostri incontri i nostri rapporti obbediscano ad una regia, perché ci siamo riconosciuti dentro uno stesso giudizio, una stessa esigenza di fede e, pur nella diversità di apporti, ci dirigiamo verso una diagnosi per tutto e del tutto condivisibile.
    Noi cerchiamo di aiutare i tanti che prima a livello intuitivo e poi via via sperimentale dicono: ma dove stiamo andando? Tanti hanno bisogno di questo tipo di  aiuto e noi dobbiamo esserne consapevoli.
    Fontana. Sì, questo raccordarci credo sia veramente importante; il nostro osservatorio per esempio ha creato un coordinamento per la dottrina sociale della chiesa a cui aderiscono 30 associazioni e centri culturali di tutta Italia. Abbiamo trovato in queste trenta realtà una sensibilità e necessità di intendere correttamente la dottrina sociale della Chiesa e stiamo aiutandoci l'un l'altro per mantenere fede a questa tradizione. Come dice lei queste realtà ci sono e vanno coltivate incrementate e anzi colgo l'occasione per invitare tanti a seguire l'attività e gli approfondimenti dell'osservatorio Van Thuan.
    Regia. Una domanda su Rahner: come ha potuto affermarsi una teologia così assolutamente contraria alla teologia tradizionale della Chiesa e come ha potuto un solo uomo soppiantare gli scritti di dottori, santi e teologi confermati per secoli
    Fontana. La filosofia di Rahner si inseriva e quasi dava compimento a un processo di revisione teologica che era precedente a Rahner stesso; essa comincia con il modernismo all'inizio del secolo scorso e con la nouvelle theologie, dando una sistematicità definitiva a questa nuova teologia che intende in modo diverso i rapporti con il mondo.
    In questo modo egli ha partecipato al Concilio Vaticano II e, nel pluralismo culturale sfrenato post conciliare è diventato il maestro o un maestro così che per esempio Paolo VI nel 64 lo ha convocato e, siccome dopo il concilio è il tema centrale è diventato il rapporto tra le chiese il mondo e Rahner sembrava aver creato una nuova Scolastica, cioè una nuova interpretazione sistematica adatta ai tempi ed al rinnovamento, egli è stato accolto sostanzialmente dai teologi e dagli addetti ai lavori, cosicché l'autorità ecclesiastica non lo hai mai censurato; ma dopo il Concilio le autorità ecclesiastica ha censurato pochissimi teologi perché nel frattempo anche l'idea del pluralismo teologico era penetrata nella chiesa oltre a quella del pluralismo filosofico e quindi Rahner non solo non fu condannato ma fu esaltato ma anche i suoi seguaci ed i suoi discepoli sono diventati i vescovi di oggi ed i cardinali di oggi. Quindi è un processo piuttosto lungo e complesso che attraversa così le vicende della Chiesa
    A lui parallelamente si opponeva Von Balthasar, che non era stato convocato come perito ma tuttavia egli dopo portò avanti un'opera potrei dire uguale e contraria di contestazione del Rahnerismo che naturalmente poi fu documentata con le riviste Concilium e Communio.
    Bux La Chiesa alla fine trova sempre al suo interno le energie e le risorse per reagire di fronte alle deviazioni. Pensiamo per esempio alla teologia di Ratzinger che ha costruito grandi cose proprio in alternativa alla posizione rahneriana.
    Papa Giovanni, nell'apertura del Concilio ha detto che il Concilio non voleva distribuire condanne; questo era uno stile che pensava di predicare il Vangelo in chiave più buona, ma non dimentichiamo che si aprono gli anni sessanta e quando c'era la l'illusione che il mondo doveva andare verso il progresso senza soluzione di continuità.
    Regia. Il dialogo ecumenico necessita di due soggetti che scambiano idee che scambiano idee. A fronte dell'attivismo cattolico per promuovere il dialogo nelle altre chiese cristiane nelle altre religioni è presente altrettanto interesse?
    Bux. Da osservatore, a me sembra che le altre confessioni cristiane, la luterana insomma la protestante, la ortodossa non abbiano per il dialogo ecumenico la stessa passione, chiamiamola così, della Chiesa Cattolica e credo che questa sia una delle cause per cui lo stesso dialogo ecumenico alla fine non ha prodotto grandi risultati.
    Le faccio solo un esempio, ma ripeto che non è un terreno in cui sono competente fino in fondo: la chiesa ortodossa ribattezza i fedeli cattolici che hanno ricevuto il battesimo cattolico quando entrano nella chiesa ortodossa cioè non considerano, non accettano enon considerano valido il battesimo cattolico. Ecco un esempio un esempio di arroccamento sulle proprie posizioni di non apertura e di non disponibilità a cui si possono poi aggiungere tanti altri tanti altri esempi
    Tutta l'area protestante per esempio è poco disponibile nei confronti del dialogo con i cattolici in tutto ciò che riguarda la morale per esempio ambito in cui loro sono molto più “progressisti” , ad esempio l'aborto o la omosessualità. Se i cattolici volessero essere veramente ligi alle proprie posizioni morali su questi temi, lì il dialogo sarebbe già finito all'inizio per la intransigenza della dell'area protestante su queste tematiche.
    Quindi la mia idea è che il progresso del dialogo ecumenico sia più che altro una passione cattolica, spiegabile ma non pienamente condivisibile fino in fondo più che una un'attenzione pari e adeguata da parte delle altre due confessioni.
    San Tommaso dice che quando si dialoga bisogna tener presente sempre tra le altre cose se sia presente al dialogo qualcuno di inesperto o di non preparato che potrebbe essere confuso dal dialogo stesso.
    Regia. Come si può attuare la ripresa della fede?
    Fontana. Per quello non bastiamo noi, quindi anche se noi facciamo tutto quello che possiamo fare questo non basta, ma ci vogliono altri interventi. Io posso aggiungere però che la ripresa della fede è già in atto perché se il corpo ecclesiale vede queste reazioni diffuse a vari livelli esso reagisce per Grazia di Dio, suscitando all'interno della sua Chiesa le energie necessarie per contrastare tutto quello che sappiamo.
    Perciò dobbiamo noi incentivare, ciascuno per la propria parte, questo risveglio perché in fin dei conti è sempre un fermento. La Chiesa è Sua e noi non siamo i salvatori della chiesa.
    Regia. Perché non si condannano le eresie?
    Fontana. Se Dio si auto comunica nella storia come sostiene la nuova teologia contemporanea, cioè egli non si è auto comunicato dal di sopra e definitivamente ma si manifesta nella storia dell'umanità, nell'esistenza dell'umanità, anche un eresia può essere stimolo per procedere dialetticamente verso il meglio. La eresia oggi non tende più ad essere considerata un pericolo per la dottrina per la fede e per la salvezza ma tende ad essere considerata come dire la contraddizione che è utile affinché la coscienza della chiesa circa la verità cristiana aumenti .
    Da Lutero è pertanto nata una sfida che ha permesso alla Chiesa di fare un salto in avanti e in alto nella comprensione della fede perché la teologia contemporanea pensa che i dogmi siano storici e pensa che la fede sia l'autocoscienza che la chiesa matura nel tempo. Di conseguenza la conoscenza di tutti coloro che stanno dialogando fa un passo in avanti; ma questa posizione dimentica che la Chiesa non è un talk show non è una discussione tra amici al bar o è una discussione di carattere politico o filosofico o ideologico. Anche le motivazioni sono tante e mi soffermo solo su una: il pastoralismo. Esso spinge a andare subito ad operare in situazione scavalcando completamente i quadri concettuali e dottrinali della dottrina sociale della Chiesa. L'abbiamo vista di questi temi che la Chiesa ha affrontato in questi ultimo periodo: gli immigrati, l'ambiente ed altro. Ebbene, non posso io come cattolico operare nell'ambito complesso delle migrazioni senza l'apparato concettuali di riflessioni e criteri di giudizio della dottrina sociale della Chiesa.
    La carità non può essere cieca, ma l'operato e sociale politico economico dei cattolici deve essere guidato dalla dottrina della Chiesa; se però prevale la posizione pastoralista, ciò che conta è la pastorale e non la dottrina è chiaro che si scavalca completamente la dottrina sociale della Chiesa e questo è stato fatto sistematicamente.
    Recentemente la povertà dei popoli amazzonici non è stata per niente affrontata con le categorie della dottrina sociale della Chiesa; il problema ambientale oggi ci dice che si può così deve collaborare con tutti, ma non è vero si debba collaborare con tutti; collaboro anche con forze sociali politiche ed economiche anticristiane oppure disumane?
    Regia Perché non ammettere che dai documenti conciliari Nostra Aetate e Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa sono cominciati i problemi della chiesa?
    Fontana. La mia idea è che quei due documenti conciliari abbiano aperto una problematica che il magistero non ha ancora chiuso ma che dovrà chiudere primo dopo cioè quei due documenti anno hanno posto delle problematiche che hanno aperto problemi nuovi che sono tuttora sul tappeto e credo che il magistero non so quando e qui entriamo nei campi i tempi lunghi della chiesa ma chiedo credo che il magistero su questi due documenti dovrà ritornare e dovrà precisare. E’ vero che ci sono stati ulteriori precisazioni, pensiamo per esempio alla Dominus Jesus del 2000 a proposito dell'unicità salvifica di Cristo e anche altri insomma che qui adesso non ricordo per brevità però sono state tutte precisazioni che non hanno risolto o non hanno fatto quadrare il cerchio. Si tratta inoltre di due dichiarazioni non sono tra i documenti più importanti siamo ma lo sono stati di fatto
    Bux. Come ebbe Ratzinger a dire nel suo ultimo discorso al clero di roma il 14 febbraio del 2013 nel fare la rassegna della sua esperienza conciliare disse sostanzialmente quello che lei ha detto che sono delle dichiarazioni avvenute 50 anni fa quindi in un contesto assolutamente diverso dall'attuale attendono ancora ulteriori maturazioni e quindi nessuno deve pensare che i documenti dei concili siano come fossero vangeli o sacre scritture. Sono documenti spesso anche datati che necessitano anche del tempo per essere esplicitati ma soprattutto per essere messi alla prova dei fatti.
    Di seguito il video della Conversazione.
     
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