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  1. Dal 18 maggio si potrà tornare a messa con una minuziosa regolamentazione degli ingressi e delle fasi della celebrazione: la misurazione della temperatura all’ingresso, l’obbligo di mascherina, i posti contingentati e l’ostia da distribuire con i guanti. Don Leoni non ci sta e dal pulpito della chiesa di Pozzo, che diventa anche una tribuna virtuale, tuona: "Premetto che rispetterò quelle che saranno le disposizioni del nostro Vescovo ma mi rifiuto di pensare che la Comunione si possa dare con i guanti – ha scandito nell’omelia di domenica – l’Ostia è il corpo di Cristo, non si può pensare che un prete si debba comportare come chi prepara un panino all’alimentari". Il capitano Leoni diventato don Daniele affida alle dirette delle ultime omelie, ancora visibili sul social network (qui il profilo Facebook), il suo pensiero. “Il ministero dell’Interno – afferma il parroco di Pozzo e Cesa in un altro passaggio – non può stabilire, anche con il via libera della Cei, cosa si può fare e cosa no durante le celebrazioni”. Don Daniele Leoni è stato nell’ esercito per 19 anni, partecipando a missioni all’ estero in Albania, Kosovo, Serbia e Iraq. Poi si è arreso alla chiamata ricevuta: «Mi sono accorto che i momenti di pace vera li trascorrevo con il Signore». Trovate la sua storia su Famiglia Cristiana. Qui un estratto significativo della intervista. “La mia vita era bellissima, ma i momenti di pace vera li sperimentavo solo quando stavo con il Signore. Allora mi arresi ed entrai nuovamente in seminario. Adesso eccomi qua. Prima offrivo servizio a una nazione, adesso a tutti gli uomini. Non è più un aiuto relegato a questa vita, ma che punta alla vita eterna, dove fonte di ogni forza è Cristo. Il nostro combattimento adesso non è contro le potenze della terra, ma contro le potenze del male. Satana è più che mai attivo e porta avanti la sua strategia agendo contro la fede e contro la famiglia”. Se si chiede a don Daniele cosa direbbe alle persone scandalizzate del suo passato di militare, risponde: “Dovrebbero leggere il Vangelo. L’esempio di fede più grande che il Signore trova in tutto Israele è quello di un centurione romano. Un soldato che ferisce Gesù al petto come segno di rispetto. Lui, esperto della morte, riconosce nella morte di Cristo la sua dignità e regalità. Cristo agli occhi del centurione è morto come un eroe”. Fonte La Nazione
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