Gli interventi susseguitisi su Duc in altum postulano, a mio sommesso avviso, una questione di fede e quindi di metodo. La Chiesa è come una madre, non potremmo ripudiarne l'appartenenza, anche se cadesse in una condizione miseranda. Di questo erano convinti i Padri, come appunto Cipriano, che aiutò papa Cornelio a combattere le eresie, che circolavano dentro la Chiesa non meno che in età apostolica. Analogamente accade per la nostra appartenenza alla nazione, qualora i governanti pro tempore fossero discutibili, se non peggio. Chi potrebbe affermare: non sono più italiano, nonostante fosse nato, parlasse la lingua e operasse nel territorio italiano?
Quando taluni ecclesiastici usano invettive contro il papa e altri uomini di Chiesa, rischiano di travolgere la funzione insieme a colui che la ricopre. I medievali, come Dante, sapevano benissimo che ciascuno deve salvare la propria anima, e così distinguevano nel papa come "due corpi": la persona peccatrice dall'ufficio che è sacro.
Per quanto arduo, se si dicesse la verità con carità, come appunto fanno alcuni ben noti Cardinali, non si creerebbe scandalo e ulteriore divisione tra i fedeli. Non sarebbe, questa, una modalità in linea con quella usata dai santi riformatori, che amavano piuttosto rivolgere implorazioni e suppliche, anche quando fustigavano i costumi? La Chiesa, infatti, si rinnova con l'umiltà del servizio e la santità della vita. Per questo, sull'Amoris laetitia, i quattro Cardinali hanno usato lo strumento dei Dubia, perchè rispettoso dell'autorità pontificia. Anche se non hanno ricevuto risposta, gli interrogativi restano, e qualcuno dovrà rispondere prima o dopo il papa pro tempore. Non bisogna aver fretta di separare il grano dalla zizzania, anche nella Chiesa.
Tutto questo spiega l'affermazione extra ecclesia nulla salus (cfr LG 14; CCC 846). Altrimenti chi si salverebbe dentro una Chiesa fatta di peccatori, anche tra gli ecclesiastici? Ma la Chiesa è fatta soprattutto di santi, che controbilanciano, per così dire, i primi. Infatti, essa è una sola e indefettibile, ossia, quale corpo mistico di Gesù Cristo, non può venir meno alla sua natura teandrica(umano-divina). E' questo un dogma, ossia un punto fermo.
Le chiese 'self-made' nate dalle varie scissioni durante due millenni, hanno già fallito, ha ricordato Benedetto XVI, perché non possono togliere nulla alla Chiesa una, santa, cattolica, apostolica che professiamo nel Credo. Per sanare le ferite umane inferte all'unione tra i cristiani, ci vuole la pazienza dell'amore. Dunque, un vero cattolico, non si deve nemmeno porre la domanda: fuori da "quale" Chiesa (cfr il punto 6 Rimanere nell’unità del tutto, in IPC "La forma d'insegnamento della Scuola Ecclesia Mater"). Ecco il metodo cattolico.
Certo, è utile il dibattito, ma senza scindere verità e amore. Il popolo è confuso, smarrito, perplesso, quindi facilmente a rischio di amoralità e immoralità, perchè i pastori non insegnano la fede e la vita in Cristo, ossia la morale, ma la legalità, la sostenibilità, l'inclusività, la sinodalità... Ci vorrebbe una grande missione popolare, in Italia, e non solo, altro che, per annunciare Gesù Cristo.
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