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SANTA TERESINA DI LISIEUX: LA PERFETTA FELICITÀ NELLA SOFFERENZA (PARTE 9)


Valerio

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Il martirio del cuore

E' un martirio ancor più doloroso di quello del corpo.
Anche quando era bambina, Teresina aveva un immenso desiderio di amore e di affetto nel cuore: "Non ho un cuore insensibile - scrisse -; ma appunto perché lo so capace di soffrire molto, io bramo offrire a Gesù tutti i generi di patimenti che al mio cuore sia possibile sopportare". Quello che normalmente porta le persone a lamentarsi, per lei era, invece, fonte di gioia, perché, attraverso la sofferenza, aveva modo di dar prova del suo amore al buon Dio.

Provava un'avversione tanto forte verso una consorella che spesso l'unica soluzione era la fuga; ma comunque era dolcissima verso di lei, al punto che si sospettava ci fosse tra loro un'amicizia particolare.

Si dedicava volontariamente all'assistenza di una monaca malata, benché sapesse che "non era facile contentarla", e lo fece "con tanto amore che - scrisse - mi sarebbe stato impossibile far meglio se avessi dovuto condurre Gesù stesso".
Aiutava la suora rotara, che metteva a dura prova la sua pazienza, per la sua grande lentezza, ma l'amorevolezza di Santa Teresina non faceva immaginare a nessuno la forte lotta interiore che doveva affrontare.

Vivendo nello stesso convento con tre delle sue sorelle, soffrì molto nel dominare il suo naturale carattere affettivo: disse che, per mezzo loro, Dio le offriva più di un calice amaro. Fra tutti i membri della comunità, la Santa era quella che meno di tutte si univa alle sue sorelle durante la ricreazione; per molti mesi lavorò a fianco della sorella Paolina, ma senza dirle una parola.
"Mammina mia - le dirà più tardi -, quanto soffrii allora! Non potevo aprirle il mio cuore, e pensavo che ella non mi conoscesse più".

Questo martirio del cuore fu amarissimo specialmente nei riguardi del suo amato padre durante la sua dura malattia. Le mancavano le parole per esprimere il suo dolore, né tentava di descriverlo.
Le sue lacrime erano tanto copiose da non riuscire a mantenere la penna per scrivere, tuttavia disse: "I tre anni del martirio di papà mi sembrano i più amabili, i più fruttuosi della nostra vita, né io li cambierei con le estasi più sublimi. Il mio cuore, dinanzi a siffatti tesori inestimabili, esclama con riconoscenza: Siate benedetto, o mio Dio, per questi anni di grazie che abbiamo trascorso nei mali. Come fu preziosa e dolce quella croce così amara".

Parole misteriose! Amara, eppure dolce!
Se siamo pronti ad offrire a Gesù tutte le sofferenze che il nostro cuore può sopportare, allora capiremo. Ma lo siamo per davvero?

Edited by Valerio

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