“A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'anima?”. Meditazione di Don Nicola Bux
Di seguito riportiamo la Catechesi di Don Nicola Bux sulla importanza della sanità del corpo comparata alla salvezza dell'anima. Le considerazioni fatte nel corso della meditazione, espongono un confronto impietoso tra i pesi che le persone, anche i cristiani, ritengono di dare ai due aspetti.
Il video ed anche la trascrizione (grazie all'amico della Scuola Ecclesia Mater, Maurizio Vuittoni che ne ha trattato la edizione scritta). Buon ascolto e buona lettura.
"Non dobbiamo dimenticare che tutti i beni mondani, materiali vanno poi paragonati al bene eterno cioè alla salvezza. Gesù ha detto una frase importante: “A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'anima?”
Questo vuol dire che noi abbiamo un bene ben più grande a cui dobbiamo tenere, perché a questo mondo, prima o poi, moriremo e lasceremo la materialità nostra, il nostro corpo ma non l'anima, questo è il punto.
Sapete, è come quando succede nei terremoti o negli incendi che tu sai di avere una cassaforte con un tesoro oppure hai messo, in un angolo della casa, qualcosa di prezioso e, allora, ti preoccupi, mentre vuoi salvare te, dici: “(Madonna) devo andare a recuperare quella cosa perché non si perda”
Allora, noi abbiamo un tesoro che è la anima che riguarda la nostra vita eterna. Il nostro corpo finisce con la morte; questo dobbiamo, una buona volta, cominciare a rifletterci quindi la cura del corpo la salute del corpo, il bodybuilding eccetera sono tutte cose relative se noi poi perdiamo l’anima, se ce la danniamo.
Questo non vuol dire che non dobbiamo tenere a tutte le altre cose, però dobbiamo sempre aver chiaro che tutto quello che facciamo e perseguiamo deve essere in rapporto alla Salvezza
La nostra libertà é indebolita a causa del primo peccato, l'indebolimento è reso più acuto dai peccati successivi perché i peccati successivi aumentano la debolezza a partire dal primo, ma “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” dice San Paolo nella lettera ai Galati “Con la sua Grazia lo Spirito Santo ci conduce alla libertà spirituale per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo”.
Ecco, questo, può riprende quello che ho detto prima, cioè la cooperazione della Grazia divina alla libertà dell’uomo. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo.
Per esempio, in questo tempo di contagio, noi dobbiamo solo fissarci sulla questione del contagio, dobbiamo anche puntare su che cosa? Su Dio! Qui dobbiamo pregare più perché il Signore allontani da noi il contagio, dei nostri cari e da mondo. Dovremmo, allora, intensificare il ricorso a Dio non semplicemente starci a preoccupare quanti numeri di contagiati, quanti sono morti; questa è la malattia del mondo materialista cioè che ha eleminato Dio e, quindi, tutto crede che si risolva in questa maniera.
Noi dovremmo, proprio perché siamo in pericolo, intensificare il ricorso al Signore. Voi immaginate quando, nei secoli scorsi, la medicina non era quella di oggi, e c'erano le pestilenze, che cosa faceva la Chiesa? Organizzava le processioni, organizzava le preghiere, le suppliche per ottenere dal Signore quello che non possiamo ottenere dagli uomini. Adesso invece che succede nella Chiesa? Che si chiudono le porte! Ho sentito gente anziana, che è sola, che mi ha detto che nei mesi scorsi, dopo quello che è accaduto, che si è ammalata di depressione perché diceva: “Io, prima, almeno andavo in chiesa; ero sola, arrivava una cert’ora e andavo chiesa e adesso hanno chiuso pure le chiese. Sono rimasta chiusa in casa giorno dopo giorno, mi sono intristita ancora di più e mi sono pure ammalata”
Perché voi sapete il sistema immunitario ne risente quando tu sei depresso perché, siamo sempre lì, l’essere umano non è solo corpo, é anche anima, spirito, quindi le cose interagiscono tra di loro.
Quindi come si può dire … oggi ho sentito Renato Zero che ha fatto un appello per gli artisti che, come sapete, non possono lavorare e ha detto: “Vorrei dire ai signori che hanno bloccato tutto che noi – ha avuto il coraggio di dire lui – che noi siamo come i medici dello spirito. Non basta solo il medico – lo ha detto Renato Zero ma io me lo sarei aspettato da un Cardinale - non potete chiudere le chiese perché le chiese sono le cliniche dello spirito”.
L’ ha detto Renato Zero per gli artisti e io credo che l’arte sia così perché l'arte serve allo spirito; la bella musica, la bella arte (le chiese sono rivelate tutte brutte per cui la gente, quando va in chiesa non si ricrea neanche nello spirito).
Allora vedete a che livello ci hanno ridotti, cioè a farci credere quasi che l'unica salute è quella medica; virologi, epidemiologi, infettivologi eccetera eccetera, che non si mettono manco d’ accordo fra di loro, naturalmente, che litigano perché, chiaramente, non c'è una certezza. Ogni tanto qualcuno ha il coraggio di dire: “Ma noi non lo conosciamo questo virus”
Io una volta ho detto: “E’ un virus invisibile perché, ovviamente, non si vede a occhio nudo, a mala pena si vede al microscopio, bene, questo è il contrappasso perché avete detto che l’embrione dell'uomo è invisibile, non è ancora un essere umano, quindi si può fare l’aborto”.
Questo è il contrappasso perché se solo quello che si vede esiste, questo virus non si vede ma esiste e si vedono i risultati. Vedete che contraddizione! Noi erriamo, erriamo.
Quindi dobbiamo recuperare il rapporto tra libertà umana e ordine della Salvezza perché la Salvezza ha un ordine, come quando viene un terremoto o un incendio che devi scappare, che fai? Salvi te stesso non puoi manco prendere le borse, le tue cose.
Qui c'è una cosa più importante nell'ordine della Salvezza, una gerarchia. Allora tu devi salvare l'anima, S.O.S., voi sapete che deriva da “Save our soul” cioè salvale le nostre anime.
Una volta i preti erano chiamati curati - ancora lo dicono in alcuni paesi europei - ma perché? Perché il curato si cura delle anime, non delle mense delle questioni sociali e di tutte le chiacchiere di cui oggi i preti si riempiono la bocca e perdono tempo perché queste cose le possono fare benissimo altri in maniera, forse anche, più professionale.
Noi siamo, dovremmo essere coloro che curano le anime perché le anime sono la parte più preziosa dell’uomo."
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