Stamattina ho appreso dell'improvviso decesso del Governatore della Regione Calabria, Jole Santelli. Mi ha colpito un virgolettato* che le hanno attribuito:
“La malattia ti dà dolori ma ti fa un grande regalo: ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. La malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non avere paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale. E non ho paura del coraggio che serve perchè quello l’ho dovuto conoscere così bene che è diventato un amico fraterno”
Non so se la signora in questione fosse fedele cattolica o meno e, forse, in questo momento è irrilevante, ma fa coppia con quanto rifletto oramai da diverso tempo a riguardo della catechesi e delle omelie cui oramai siamo abituati da molto tempo, ovvero la catechesi della "gioia", dell'"amore" incondizionato che da tempo mi sembra illogica ed irragionevole.
Non spiega, tale ideologia, né fa menzione del dolore, del male di questo mondo.
Il quesito che si riversa sulla catechesi cattolica odierna è: come è possibile dare oggi senso al dolore, se tutto è "gioia"? Come facciamo a motivare questa "gioia" con l'"amore" infinito di Cristo che viene fatto propagandato senza alcuna condizione? Se è tutto amore, se è tutta gioia, non può che essere nostra la colpa del perché non riusciamo a comprendere razionalmente ed umanamente l'esistenza del dolore.
Umanamente, non è razionale e non è comprensibile ed è per questo che, non avendo un fondamento logico solido, è incredibile.
La Chiesa ha sempre insegnato, ma ha rimosso, che il male deriva dal Peccato Originale, la cui traccia è in tutti noi indelebile, ed ha sempre aiutato a comprendere che noi, con il nostro sacrificio terreno possiamo contribuire, tramite la "sofferenza vicaria", alla nostra ed altrui salvezza dell'anima. Questa motivazione, insieme alle altre Verità di Fede cattolica, graniticamente logiche e ragionevoli, permettevano la catarsi dal dolore terreno e la trasformazione in una forza di santificazione, ove oggi è vissuta da timorosa debolezza.
Le parole di Jole Santelli si possono sintetizzare così: il dolore ti rende libero. Se la catechesi della Chiesa non riprende a gridare dai tetti che l'esistenza in questa "valle di lacrime" è anche dolore, ove il dolore è parte essenziale di questa esistenza, fondamentale per trasformare la debolezza in forza, come faremo ad essere liberi? Come potremo gridare: "Ubi Fides, ibi Libertas"?
#IPC Claudio
* Qui l'articolo completo http://www.strettoweb.com/2020/10/regione-calabria-morta-jole-santelli/1071844/
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