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  1. Dal blog Duc inAltum di Aldo Maria Valli, riprendiamo questa considerazione di un lettore della provincia di Milano che ha inviato al famoso giornalista RAI il testo di un foglietto che è stato distribuito giorni fa nella sua parrocchia. Apparso in spagnolo nel sito religiondigital e in italiano in adista.it, è teso a screditare la Comunione in bocca come “usanza arcaica” che forse, grazie all’occasione offerta dalla pandemia, potrà essere eliminata per sempre. Il lettore che ha trovato il foglio sulle panche della sua chiesa è rimasto sconcertato. Aldo Maria Valli ha chiesto un commento a monsignor Nicola Bux. Viene proposto prima il testo del volantino e poi il commento di monsignor Bux. ** DAL VOLANTINO** La comunione in bocca è un’abitudine che (a causa di forza maggiore) potremmo (finalmente) abbandonare Il Covid-19 sta incidendo in tutti i settori della nostra vita. Anche la nostra preghiera è cambiata, almeno quella liturgica. La nostra Messa si vive, ora più che mai, nell’intimo. E forse ci stiamo rendendo conto che l’Eucaristia inizia e ruota intorno alla lavanda dei piedi, alla solidarietà e al servizio ai nostri fratelli. Non a caso le parole di Gesù nell’Ultima Cena sono state: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Noi credenti sappiamo bene che d’ora in poi dovremo cambiare alcune delle nostre usanze liturgiche. La cosa più curiosa è che alcune di esse, anche se le abbiamo con noi da molti secoli, non sono così “cristiane” o così sacre. La comunione in bocca, per esempio; la sua origine non deriva né dall’epoca della Chiesa dei primi cristiani o dal tempo dei Padri della Chiesa. Al momento stiamo guardando le Messe in TV e ricevendo la comunione in modo spirituale. È già stato annunciato che, con il coronavirus nel mondo, non sarà possibile tornare all’usanza di riceverla in bocca, anche se in alcuni ambienti conservatori difendono quest’usanza a tutti i costi. Ma in realtà quando è stata introdotta la comunione in bocca nella storia della Chiesa? Lo “spezzare il pane” era ed è il centro di ogni comunità cristiana. Lo era al tempo degli apostoli, lo è oggi. È ben noto il bellissimo testo della catechesi ai catecumeni (IV sec.), che raccomanda loro di fare “della mano sinistra un trono per la mano destra, poiché questa deve ricevere il Re” (VI catechesi mistagogica di Gerusalemme, n. 21: PG 33, col. 1125). I cristiani ricevevano la comunione in mano fino al Medioevo, e più precisamente fino all’epoca carolingia. Ricordo come il prof. Klaus Schatz S.J., docente di storia ecclesiastica di Sankt Georgen a Francoforte, ci abbia raccontato che all’epoca dell’impero carolingio nelle abitudini della gente si era infiltrato un senso magico della religione. La comunione in bocca fu introdotta proprio per evitare questo senso magico dell’Eucaristia. Molti contadini germanici, quando ricevevano la comunione in mano, nascondevano la particola consacrata e se la portavano a casa, per darla alla loro mucca o ad un altro animale domestico malato. Per evitare queste cattive usanze, fu introdotta l’abitudine della comunione in bocca, che è rimasta con noi, in parte, fino ai giorni nostri. Oggi non sappiamo quando potremo ricevere la comunione. È certo che sarà in mano, e inoltre in mano per tutti. Potremmo almeno approfittare di questa crisi per lasciarci alle spalle la “comunione in bocca”, una pratica che è nata in una maniera un pò arcaica. Prepariamo, tuttavia, il trono delle nostre mani per il Signore, per il Re … E non dimentichiamoci di usare le nostre mani per servire, che è la cosa principale: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). **FINE VOLANTINO** Commento di monsignor Nicola Bux Renderemo conto allo stesso nostro Signore Gesù Cristo dello scandalo, ovvero l’ostacolo che tanti ministri sacri pongono ai fedeli, con i loro atteggiamenti dissacranti e persino sacrileghi verso il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, sintomo della grave crisi di fede che attraversiamo (crisi di fede = mancato riconoscimento della Presenza di Dio nella liturgia, che per questo è chiamata sacra). Certo, la causa prima è la secolarizzazione, determinata innanzitutto dai chierici, secondo Charles Peguy, per l’eccessiva enfasi sul simbolismo liturgico, ma ancor più per il venir meno del senso del sacro, sempre a causa della crisi di fede. Di questa crisi fa parte la riduzione dell’Eucaristia a espressione di solidarietà umana. Così, nel volantino trovato sui banchi di una parrocchia del Milanese, si afferma che “la comunione in bocca è un’abitudine da abbandonare”, perché addirittura non “cristiana” e non sacra, e anche perché non risalirebbe al cristianesimo primitivo e ai Padri: ritorna l’eresia archeologista, per cui dall’antichità si prende quel che si vuole e si lascia quel che non conviene (per esempio, l’orientamento ad Deum di sacerdoti e fedeli durante la celebrazione, di origine apostolica). Da altri l’abolizione è proposta in nome di una presunta maggiore contagiosità della bocca rispetto alla mano, sulla quale non pochi esperti dissentono. Lo “spezzare il pane”, da cui il nome dato alla Messa dagli Atti degli Apostoli, non significa che il Sacramento sia stato dato in mano ai discepoli, ma, come attesa Giovanni (cfr 13,26-27), che fu come il boccone porto da Gesù a Giuda, uso ancora invalso presso gli orientali, che ancora fanno la Comunione imboccando i fedeli. Un boccone di pane intinto non può essere dato in mano, ma solo in bocca. In altra sede abbiamo portato a sostegno il codice purpureo di Rossano del V secolo, quindi ben prima dell’epoca carolingia, e interpretato l’invito di san Cirillo, vescovo di Gerusalemme, a fare delle mani come un trono, con l’esigenza di protenderle sotto la nostra bocca, affinché, ricevendo il “boccone” eucaristico, nessun frammento andasse disperso. Si veda pure il tema della Comunione degli Apostoli, nell’iconografia bizantina, che non attinge ex post, come tutte le testimonianze orientali, fino agli occidentali Beato Angelico, Tintoretto eccetera. Perciò l’attribuzione del gesto, da parte del gesuita Schatz, all’infiltrazione tra i fedeli di “un senso magico della religione”, portando alla Comunione in bocca, è evidentemente ideologica. L’autore del volantino non può ignorare che, ai nostri giorni, non è la Comunione in bocca a essere a rischio di profanazione – posto che distingua il sacro dal profano – ma quella sulla mano: non sa che vi sono fedeli che, ricevuta la particola sulla mano, la portano con sé? Per quali usi? Non sa che è stato accertato persino l’uso per riti satanici? Quindi, il senso per dir così magico di cui si accusa la Comunione in bocca non è sparito, e ritorna con quella in mano. Nella conclusione, l’autore del volantino si contraddice, in quanto, dopo aver affermato che la pratica della Comunione in bocca non c’era nel cristianesimo primitivo, afferma che tale “pratica è nata in una maniera più arcaica” e insiste di nuovo sulla riduzione dell’Eucaristia a servizio dei fratelli. In verità, l’autore non vuole riconoscere che Cristo ha istituito il sacramento affinché diventassimo un solo corpo con lui, proprio mediante la Comunione al suo corpo e al suo sangue; solo così diventiamo sue membra e, nella misura in cui altri lo fanno, ci riconosciamo fratelli. Questa è l’agàpe (greco) e la charitas (latino) dei cristiani, vero nome della solidarietà. Non c’è bisogno di alcun Alto comitato per la fratellanza umana, perché questa scaturisce come conseguenza solo dal riconoscimento dell’unico Signore Gesù Cristo, del cui corpo e sangue si nutrono, mediante iniziazione cristiana, quanti si convertono e sono battezzati. Così pure si comprende il noto assioma: “È l’Eucaristia che fa la Chiesa” e, di conseguenza, la Chiesa può fare l’Eucaristia (cfr Giovanni Paolo II, enciclica Ecclesia de Eucharistia, n.26). Dunque, nonostante la crisi della fede, è l’insopprimibile senso del sacro – che il Verbo, con la sua Incarnazione, non ha cancellato dal cuore dell’uomo, anzi fatto avanzare – a spingere tanti sacerdoti e fedeli a non accettare di amministrare e rispettivamente ricevere la Comunione mediante un guanto profano. È necessaria la fede per riconoscere il Corpo e il Sangue di Cristo veramente, realmente, sostanzialmente presenti sotto le specie del pane e del vino – apparenze che san Tommaso con termine aristotelico chiama “accidenti” – tant’è che quando una particola eucaristica cade per terra il celebrante non la usa per la Comunione, ma la immette in un vasetto, il “purifichino”, dove si dissolve, quindi finisce la presenza reale. Nell’attuale contagio, se si ritenesse insufficiente il lavabo delle mani prima della Messa e dopo l’offertorio, magari con aggiunta di detergente, si potrebbe ricorrere alla pinza o a quanto avviene nel rito romano antico, nella Messa celebrata dal vescovo: questi usa le chiroteche, ossia i guanti in stoffa pregiata, ornati con croci; egli li usa durante tutta la Messa, ma li toglie per fare l’Offertorio, la Consacrazione e la Comunione. Insomma, il contrario di quanto si sta facendo adesso, toccando a mani nude tutto ciò che occorre (messale, microfono, eccetera), e mettendosi il guanto alla Comunione. È paradossale! Sono soprattutto le sacre offerte che il ministro sacro dovrebbe toccare con mani pure, salvaguardando invece codeste mediante le chiroteche per il resto della celebrazione. Non solo i vescovi usavano le chiroteche, ma anche i sacerdoti dei Capitoli canonicali le avevano tra le loro insegne. Perché non riproporre tale modalità d’uso di questi guanti liturgici da parte dei sacerdoti, non solo dei vescovi, almeno in questo tempo eccezionale? Chissà perché quei preti, così ecumenici con gli ortodossi d’Oriente, che sono inflessibili nell’amministrare la Comunione col cucchiaio e in bocca, smettono di affermare che bisogna imparare da questi, e diventano arroganti e inflessibili con i loro fedeli latini (romani e ambrosiani) che vogliono comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, o porgono un piccolo lino per ricevere l’Eucaristia sul palmo della mano e assumerla direttamente con la bocca. Non sono queste le disposizioni della Chiesa? Non resta che riaffermarle con coraggio di fronte ai preti e ai vescovi, memori di quanto affermava Giovanni Paolo II: “Chi ha timore di Dio non ha paura degli uomini”. Nicola Bux
  2. Il card. Martini mise in guardia dalla papolatria: ed era pontefice Giovanni Paolo II. Il card. Ruini ha detto di recente che criticare il papa non vuol dire essere contro di lui. Che sta succedendo? Quelli che hanno sostenuto sempre la dottrina cattolica, vengono ritenuti nemici del papa, quando è noto che solo chi ama la verità è un vero amico: Amicus Plato, sed magis amica veritas. In seguito alle dichiarazioni riemerse di papa Bergoglio, chi ha il pensiero cattolico si chiede: il papa non gode dell'assistenza speciale dello Spirito Santo? Risposta: sì, se è "attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso" alla Chiesa (cfr Lettera di san Paolo apostolo a Tito 1,9), ossia "un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi"(Catechismo della Chiesa Cattolica, 892); no, se comunica sue opinioni da esso difformi. Il cattolico medievale sapeva distinguere i due "corpi" del papa: il corpo dell'uomo e il corpo del vicario, ossia quando esprime sue opinioni o quando insegna le parole di Cristo. Nel primo caso, il cattolico (ma anche il laico che segue la retta ragione) non è tenuto ad aderire con religioso ossequio dello spirito, tanto meno con l'ossequio della fede (cfr Ibidem). Il polverone mediatico provocato dalle opinioni dell'uomo Bergoglio sul riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, se è stato sollevato per dare assistenza a Biden o Zan, visto che l'ufficio delle comunicazioni vaticane aveva censurato, in precedenza, le frasi imbarazzanti; o se è venuto fuori per iniziativa del Festival del Cinema di Roma, suscita il consenso dei cattolici conformi all'ideologia corrente, ma lascia smarrita quella parte di cattolici che ha ancora il sensus fidei. Inoltre, c'è da osservare che, queste opinioni costituiscono un' ingerenza della suprema autorità ecclesiastica nell'ambito civile, dato che auspicano una legge che dia famiglia alla categoria suindicata. Si può supporre che tale passo sia stato compiuto, per autorizzare poi i chierici - quelli sempre pronti ad abbracciare le mode - alla benedizione delle unioni civili? Non pochi segnali vanno in questa direzione. Ma, il polverone era proprio opportuno in questo momento di scandali vaticani? Bisogna ricordare che ai sinodi dei giovani e della famiglia, furono avanzati suggerimenti che contenevano già tali aperture, ma non ottennero il consenso ampio dei padri e furono riportate in modo generico nelle Esortazioni apostoliche seguenti. Fatto sta che alla ribalta vaticana, in questi sette anni, sono venuti personaggi inclini a tali opinioni o coinvolti personalmente in esse. Cui prodest, sollevare il polverone, mentre il pontificato ottiene applausi da chi è fuori della Chiesa, ma una levata di scudi da chi è cattolico? Al di là delle supposizioni, dispiace per i poveri ecclesiastici e laici, che, mancando di strumenti critici, sono smarriti. Si vuol provocare l'uscita dalla Chiesa di quanti sono fedeli alla morale cattolica? Non bisogna cadere in questa tentazione, ma fare resistenza con la fede. Perciò, vanno rilette le Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, Città del Vaticano 2003 (qui), pubblicate il 3 giugno, nella memoria dei santi martiri ugandesi, che diedero la vita per essersi rifiutati di soggiacere alle lusinghe del re che aveva simili intenti.
  3. La data della nascita di Gesù è veramente il 25 dicembre? Che cosa ci permettono di accertare le scienze storiche? La coordinata che ci offre l’evangelista Luca per stabilire l’anno della nascita di Gesù è l’editto di Cesare Augusto. Quando è avvenuto? Ovvero, in quale anno del calendario romano? Non possiamo, ovviamente qui addentrarci nei dettagli su questa vicenda… Ma, anche in questo caso, si deve notare che con troppa facilità si è parlato di errore di calcolo del monaco Dionigi: egli era stato incaricato dalla Chiesa di Roma di proseguire la compilazione della tavola cronologica della data di Pasqua preparata a suo tempo in Egitto dal vescovo Cirillo Alessandrino. Dionigi però non partì dalla data d’inizio dell’impero di Diocleziano (285 del nostro calendario cristiano) – data che ancora oggi la chiesa copta adopera per il computo del suo calendario, cioè l’inizio dell’era dei martiri – ma dall’incarnazione di Gesù Cristo. Sebbene non si conosca esattamente il metodo da lui seguito, come appena detto, da molti è data per assodata la tesi che si sarebbe sbagliato, ponendo la nascita di Gesù “dopo la morte di Erode”, ovvero quattro o sei anni dopo la data in cui sarebbe avvenuta, e che corrisponderebbe al 748 di Roma. Si può dimostrare che invece non è così, perché le obiezioni mosse ai suoi calcoli non tengono conto, per esempio, che Giuseppe Flavio, al quale normalmente ci si riferisce per questa ed altre datazioni, si è sbagliato, e proprio sulla morte di Erode il Grande, in base ad un’eclissi lunare da lui ricordata. Inoltre, gli si imputa di non aver usato lo zero nel computo, cifra che a quel tempo non era stata ancora inventata. Dionigi, in ogni caso, recepì la data del 25 dicembre che non era stata introdotta arbitrariamente dalle Chiese cristiane. Secondo Tertulliano, Gesù sarebbe nato nel 752 di Roma, 41° anno dell’impero di Augusto. Che Gesù sia nato il 25 dicembre, lo afferma con chiarezza per primo Ippolito di Roma nel suo Commento al libro del profeta Daniele, scritto verso il 204 d.C. Lo ha ricordato a tutti Benedetto XVI, nell’Udienza generale del 23 dicembre 2009. Si aggiunga un’omelia di Giovanni Crisostomo sul Natale, nel 386, in cui sostiene che la Chiesa di Roma conosceva il vero giorno (25), perché gli atti del censimento eseguito per ordine di Augusto in Giudea, si conservavano negli archivi pubblici di Roma. I moderni strumenti di indagine permettono di collegare i dati con gli elementi astronomici che ne garantiscono la precisione; si superano così i contrasti tra mondo ebraico e cultura cristiana che possono aver condizionato gli storici, anche per il fatto che gli ebrei non avevano un calendario fisso, ma lo formulavano in base all’osservazione diretta dei vari fenomeni astrali, in specie il novilunio che determinava le feste, per far corrispondere l’anno lunare a quello solare. Ma non di rado tale calendario differiva dalla realtà astronomica (cfr G. Ricciotti, Vita di Gesù (1941), Milano 2006, p. 178ss). Una coincidenza che potrebbe avere qualche nesso col 25 dicembre: il 25 di Casleu, nono mese del calendario ebraico, si celebra la ridedicazione del Tempio, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 a.C. (cfr 1Mac 4,59). Dunque la cronologia deve essere ricostruita comparando tavole cronologiche differenti. Il censimento è parte della questione della storicità della data del Natale. Luca, intendendo inquadrare storicamente Gesù e la sua venuta, fornisce un’altra coordinata: comincia il suo vangelo riportando una tradizione giudeo-cristiana gerosolimitana, un fatto apparentemente marginale ma storicamente verificabile dai suoi contemporanei, ancor prima del 70 d.C. Secondo l’evangelista, l’angelo Gabriele aveva annunziato al sacerdote Zaccaria, – mentre «esercitava le sue funzioni davanti a Dio, nel turno (in greco taxis) della sua classe (ephemeria)» (Lc 1,8), quella di Abia (Lc 1,5) – che la sua sposa Elisabetta avrebbe concepito un figlio. Luca rimanda pertanto ad una rotazione disposta da David (cfr. 1Cr 24,1-7.19): le 24 classi si avvicendavano in ordine immutabile nel servizio al tempio da sabato a sabato, due volte l’anno. Questo era noto tra i giudei e almeno in ambiente giudeo-cristiano. Il turno di Abia, prescritto per due volte l’anno, cadeva dall’8 al 14 del terzo mese del calendario (lunare) ebraico e dal 24 al 30 dell’ottavo mese. Questa seconda volta, secondo il calendario solare, corrisponde all’ultima decade di settembre. In tal modo si dimostra storica anche la data della nascita del Battista (cfr. Lc 1,57-66) corrispondente al 24 giugno, nove mesi dopo. Così è anche per l’annunciazione a Maria «nel sesto mese» (Lc 1,28) dalla concezione di Elisabetta, corrispondente al 25 marzo. Dunque, quale ultima conseguenza, è storica la data del 25 dicembre, nove mesi dopo. Nel calendario liturgico siriaco v’è il Subara, il tempo dell’annuncio, costituito da sei domeniche (v. Avvento ambrosiano) la prima dedicata all’annuncio della nascita di Giovanni al padre Zaccaria, celebrato dal calendario bizantino e dalla chiesa latina di Terrasanta al 23 settembre. Così i bizantini e i latini conservano al 23 settembre una data storica quasi precisa. Altrettanto dicasi per la data delle feste della natività del Battista, dell’annunciazione a Maria e della natività di Gesù. La liturgia della Chiesa ha fissato e commemorato queste date innanzitutto storicamente (v. la Circoncisione all’ottavo giorno dopo la nascita, la Presentazione al quarantesimo), in special modo il Natale del Signore. Che la data del Natale sia stata a volte assimilata a quella del 6 gennaio, è dovuto al fatto che il calendario bizantino ricordava un insieme di eventi epifanici (l’arrivo dei Magi, il battesimo al Giordano, le nozze di Cana), ma anche al fatto che le Chiese si comunicavano le date delle celebrazioni e avevano possibilità di verificarne l’attendibilità storica. Luca, infatti, osserva che Gesù al momento del battesimo «stava cominciando quasi i trent’anni» (Lc 3,23): dunque un compleanno di Gesù, il trentesimo. Se Gesù è stato battezzato il 6 gennaio, in quella data trent’anni prima è nato. In origine, come ancora attestano l’oriente bizantino e il breviario romano, il 6 gennaio era la Teofania del Signore alle acque del Giordano. Una tradizione trattenuta dai Padri, ad esempio san Massimo di Torino: «La ragione esige che questa festa segua quella del Natale del Signore, perché i due eventi si verificarono nel medesimo tempo anche se a distanza di anni» (Discorso 100 sull’Epifania, 1; CCL 23,398). Invece, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, si divulgò, da parte di liturgisti, l’idea che il 25 dicembre fosse una data convenzionale, scelta dai cristiani di Roma per sostituire il Natale del Sole invincibile, cioè una festa del dio Mitra o dell’imperatore, che cadeva intorno al solstizio invernale. In realtà, soprattutto dopo l’editto di Costantino, la Chiesa avrebbe pure potuto essere mossa dal desiderio di valorizzare qualche festa del paganesimo decadente, ma non inventare di sana pianta una data così centrale. Si pensi che nel rito bizantino la data dell’Annunciazione prende il posto della domenica e del giovedì santo, e se coincide con la Pasqua si canta metà canone – la composizione poetica propria della festa – dell’una e dell’altra. Dunque, la memoria ininterrotta fu consacrata dalla liturgia, ma il vangelo di Luca, con i suoi accenni a luoghi, date e persone, vi ha contribuito in modo fondamentale. Per approfondimenti, cfr. N. Bux, Gesù il Salvatore. Luoghi e tempi della sua venuta nella storia, Cantagalli, Siena 2009 I cristiani sopportarono la celebrazione della festa del Sole invincibile istituita dall'imperatore Aureliano a metà del III sec., perché erano perseguitati. Dopo la libertà concessa da Costantino(313), i cristiani d'Occidente, poterono celebrarlo apertamente. Poi, la crisi del paganesimo fece sì che la festa del 'sole invitto', fosse oscurata da quella de vero Sole invincibile. In Oriente i cristiani continuarono a celebrarla il 6 gennaio, perché ritenuta più vicina al solstizio da loro. Nel Medioevo si produsse lo scambio: il 25 dicembre fu accolto dai bizantini,come Natale e il 6 gennaio dai latini, come Epifania. Mons. Nicola Bux, per approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Bux
  4. Riportiamo di seguito l'articolo che trovate sul numero della Quotidiano - La Verità a doppia firma di Mons. Nicola Bux (qui la biografia ) ed Ettore Gotti Tedeschi (qui la sua biografia). La paura di perdere la vita grazie alla pandemia e l’isolamento forzato per evitare contagi, avrebbero potuto essere due grandi opportunità per la nostra amata Chiesa per far riflettere sul valore e sul senso della vita e sul valore della libertà. Questo è un compito primario della Chiesa, come peraltro la prima Enciclica di questo pontificato, Lumen Fidei, chiaramente indica. La Chiesa dovrebbe infatti imitare Cristo : “Io sto in mezzo a voi ,come colui che serve" ( Lc,22-27) Avendolo forse fatto così discretamente, e con tale “rispetto umano”, che pochi se ne sono accorti, la nostra Chiesa ha perso una grande opportunità di confortare spiritualmente chi ne aveva bisogno, rischiando anche di perdere credibilità nella sua missione soprannaturale. L’Autorità morale in questo periodo sembrerebbe voler comunicare all’esterno una tiepida “neutralità morale”. Non è stata colta una forte ed eroica proposta di voler esser utile alla sofferenza spirituale , riaffermando in ogni modo ed occasione la Verità . Non è stata notata una eroica volontà di voler cogliere questa occasione per proporre efficacemente la ricerca di conversione personale ed il desiderio di Dio . Non è stato notato un grande ed opportuno sforzo eroico per cercar di spiegare in queste circostanze cosa è moralmente vero o falso, moralmente giusto ingiusto, bene o male. In compenso si sono lasciati intendere tentativi di banalizzazione della scienza e della ragione, quando si è tentato di spiegare la cause della pandemia. Certo per nostra scarsa diligenza o pregiudizi, non abbiamo ben percepito indicazioni spirituali per beneficiare di questi momenti di paura ed isolamento. Son stati invece intesi auspici per una misteriosa “fratellanza" umana ( senza riferimenti a Dio che la giustifichi ) e sollecitazioni per un non definito dialogo inter-religioso, con vaghe indicazioni di un Dio unico per tutte le religioni, accompagnato da una altrettanto vaga preghiera universale. Ma attenzione! Questi sono i concetti fondanti di sincretismo religioso fra fedi, prima inconciliabili , miranti a forme di unità religiosa al di là di dogmi di fede. Abbiamo anche inteso l’annuncio di una proposta di <nuovo umanesimo>. Nuovo perché si pensa di considerare superato l’antico umanesimo cristiano fondato sulla natura umana fatta di anima, corpo, intelletto, ferita dal peccato originale, redenta da Dio incarnato? Come si può pensare di umanizzare qualcuno o qualcosa se prima non si riconosce chi è il Creatore di ciò che è umano? Ma c’è un fatto più misterioso che va compreso. Se la Chiesa ormai si presenta e propone come istituzione operante nel sociale, e nei fatti lascia intuire che la Santa Messa, anziché “santo sacrificio divino” è solo una “assemblea”, come tale deve esser regolata dalle disposizioni del governo per le riunioni pubbliche. Perché lamentarsene allora? Per queste ragioni temiamo che il maggior cambiamento post-Covid possa riguardare proprio l’Autorità Morale. L’Autorità Morale rischia infatti di esser dis-intermediata non solo da religioni pragmatiche, ma persino dal filantropismo. Il filantropismo (o carità senza Verità) vorrebbe esser proprio il competitore laico della carità cristiana. Grazie alle lusinghe e all'influenza del filantropismo l’Autorità Morale rischia di convertirsi in alfiere della nuova religione universale, l’ambientalismo, destinato ad accomunare tutte le culture verso un unico valore universale. A volte la Chiesa sembra esser stata profetica per il post-Covid, avendo persino anticipato il riconoscimento di un ruolo dominate dello stato, cercando appoggi geopolitici fuori da quelli tradizionali occidentali, lasciando immaginare fusioni fra religioni ( come fossero imprese ), permettendo fossero sviliti gli ostacoli a questa trasformazione ( dogmi, famiglia, sovranità, tradizione ..). Fino a qualche tempo fa la Chiesa non doveva occuparsi di economia di scienze e di politica, doveva limitarsi a pensare solo alle coscienze . Oggi viene imposto alla Chiesa di occuparsi di economia, scienze, politica, ma non di coscienze.E lei sembra aver accettato . E’ ineluttabile la sua disintermediazione conseguente. Oggi, in questa situazione, la Chiesa dovrebbe ingegnarsi nel proporre e spiegare “il mistero trascendente” di quanto è accaduto e potrà accadere, non proporre soluzioni che prescindono da Cristo e illudono e basta. La Chiesa oggi deve riaccendere e dare speranza a tutti e lo può fare dialogando, ma dialogando per far trovare Cristo, evangelizzando, perché oggi la vera fame e sete è anzitutto di Dio . La vera soluzione sta nel ritrovare Dio. Così soltanto, "andrà tutto bene" , in questo mondo e nell'altro.
  5. Riportiamo qui di seguito le riflessioni inviateci da Mons. Nicola Bux (qui la sua Biografia) sulla giornata del 14 Maggio 2020, promossa dal Pontefice per la "liberazione da tutte le pandemie". Eccole di seguito. La specificità cristiana non impedisce, sebbene non tutto nelle religioni sia ugualmente valido, di convivere e rispettare coloro che le seguono, in specie se sono coscienti di intendere e adorare Dio in modo diverso. Invece si è fatta strada l’idea che il cristiano debba giungere ad ospitare nella sua chiesa il musulmano che prega Allah secondo le sue usanze, e che a sua volta il musulmano nella sua moschea dovrebbe ospitare il cristiano che pregherà secondo il suo credo. Alcuni episodi sono interpretati come attuazione di tale auspicato desiderio: le riunioni convocate da Papa Giovanni Paolo II proprio in Assisi dei leaders delle religioni a pregare per la pace, l’afflusso di induisti e altri uomini religiosi avvenuto a Calcutta per i funerali di madre Teresa, i meetings della comunità di Sant’Egidio. E’ vista con entusiasmo la preghiera dei partecipanti a questi incontri, eseguita secondo i diversi modi e i diversi costumi, ma avente ugual fine: adorare il Signore, comunque lo si voglia immaginare. Si ritiene infatti che non vi sia alcuna differenza se un uomo adora una icona o un totem, una qualsiasi sembianza del dio in cui crede: può sembrare che adori un essere supremo diverso da quello adorato da altri, ma nella sostanza adora lo stesso Dio, diversamente raffigurato, in base a diversi attributi e dogmi. Si deve premettere che solo tra i cristiani si è diffusa tale opinione, che per la sua apparente capacità di valorizzare il diverso, paradossalmente finisce per avallare proprio la differenza e la superiorità del cristianesimo. Ciò non toglie che sia una distorsione, innanzitutto perché l’esistenza di tante religioni con lo stesso grado di validità non spiega la loro molteplicità; poi, perché nel caso del cristianesimo non sono i cristiani a farsi l’immagine di Dio ma è Dio a aver dato la sua immagine in Gesù Cristo; noi abbiamo un’idea di Dio come persona, che non è propria delle altre religioni, salvo in certo modo il giudaismo. A questo punto dobbiamo ricorrere all’approfondimento che Ratzinger offre sulla preghiera multireligiosa e quella interreligiosa (Fede.Verità.Tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2003, p 110 s.): una volta assodato che ci sono almeno due modi di intendere il divino, quello di un Dio impersonale, lontano e quello di un Dio vicino, personale, egli indica per il primo tipo di preghiera due condizioni per svolgerla: 1.che debba rimanere eccezionale; 2. che ad evitare confusione sia dichiarato in partenza che non esista appunto una comune idea di Dio e una comune fede in lui. Quanto alla preghiera interreligiosa, dubitando che si possa fare in verità e onestà, il cardinale pone tre condizioni elementari da garantire, senza le quali diventa una negazione della fede: 1.Deve esservi unanimità su cosa sia Dio e cosa il pregare; ancora, che Dio è persona, cioè può conoscere e amare, ascoltare e rispondere, e il male non gli appartiene. 2.Deve essere chiaro che cosa è degno di preghiera. Non possono essere oggetto di preghiera, richieste opposte a quelle contenute nel Padre nostro. 3.Deve escludere ogni impressione relativistica circa l’unicità di Dio e di Cristo davanti ai non cristiani, o l’idea dell’interscambiabilità delle religioni. Devo supporre che nostro Signore quando ha insegnato a rivolgersi al Padre celeste non immaginasse che i suoi sarebbero ritornati ad usare verso Dio, in parallelo, nomi ed espressioni enigmatiche e non vere, magari pensando di convincere le altre religioni della bontà dell’obbiettivo salvifico assegnato alla sua Chiesa! La liturgia è cattolica in quanto adorazione della paternità universale di Dio, quindi prevede l’arrivo di altri popoli alla fede, abbracciati proprio dalla cattolicità della preghiera: ricorrere ordinariamente a forme interreligiose vuol dire non credere che la nostra preghiera sia cattolica o, come si dice nella Messa, preghiera universale. Potrebbe esserci qualcosa di più universale e “interreligioso” della croce di Gesù Cristo da cui viene l’efficacia stessa della preghiera filiale? E’ nel Figlio che possiamo rivolgerci al Padre. Ogni altra preghiera è al più un surrogato non cattolico. Anzi, secondo Paolo, è idolatria da rifuggire, perché <ciò che i Gentili sacrificano agli idoli, è sacrificato ai demoni e non a Dio>. Non si può dai cristiani <partecipare della mensa del Signore e della mensa dei demoni>(1 Cor 10,14.20-21). Il Signore è uno solo e non tollera concorrenti. A questo punto mi sembra che, meglio del sacramento dell’altare, nulla aiuti a distinguere il Dio personale cristiano dagli altri dèi (cfr Es 20,3; Dt 5,7), e soprattutto ad orientare chi non lo è all’adorazione dell’unico vero Dio; Gesù dovette ricordarlo a Satana: “Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai “(Mt 4,10). Qui si giunge all’Essere e alla linea di demarcazione della storia delle religioni, perché dinanzi a Cristo si manifesta tutta l’originalità cristiana dell’invito alla conversione: infatti significa anche che l’uomo, con libertà di coscienza, deve poter cambiare religione. Mentre per buona parte delle religioni politeiste è ritenuto indifferente il passaggio da una religione all’altra quando addirittura non si tollera la doppia appartenenza, per il monoteismo giudeo-cristiano, imitato da quello islamico, l’abbandono o distacco (in greco apostasia) è considerato una colpa grave. Ciò nonostante, il passaggio da una religione all’altra – per il cristianesimo deve essere una metanoia, una trasformazione del nous, la mente - è sintomo del fatto che nella religione c’è un fattore di movimento, opposto ad una concezione statica che porta a rifiutare la missione. Se la catechesi odierna prova imbarazzo o censura la conversione da un’altra religione a Cristo, proprio la dinamica interna ad ogni religione dimostra che la missione conserva tutta la sua urgenza, il dialogo non può sostituirla, perché, nonostante certe ambiguità nell’ecumenismo, al dono di Cristo hanno diritto tutti e sempre nel mondo.
  6. Mons. Nicola Bux (qui Profilo Wikipedia) rilascia una intervista a Il Giornale. Già stretto collaboratore di Papa Benedetto XVI, è stato per lunghi anni a Gerusalemme ed ha conosciuto da vicino la cultura orientale. Mons. Bux, possibile che Silvia Romano sia stata convertita o magari sia stata manipolata dagli islamici? La giovane sostiene che la sua adesione all'islam sia stata una scelta spontanea.. Il concilio ricorda che la libertà religiosa riguarda l'immunità dalla coercizione nella società civile. Ma anche che ciò lascia intatta la Dottrina Cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la Vera religione e l'unica chiesa di Cristo. Una persona cosciente del suo battesimo conosce tutto questo. Le risulta normale che una persona finita nelle mani di estremisti islamici finisca per convertirsi? Dipende dal soggetto. Un cattolico dalla coscienza ben formata sa qual è la vera religione e, di conseguenza, che il suo abbandono, cioè l'apostasia è uno dei peccati più gravi. Si badi che l'islam punisce l'apostasia con la morte. Pertanto, il vero cristiano non teme il martirio per Gesù Cristo. Se invece la coscienza non fosse ben formata o facesse ciò per ignoranza, esiste l'attenuante davanti a Dio. Quale messaggio per l'identità europea arriva dalla storia di Silvia Romano? Ricordo un documentario prodotto dalla Rai dieci anni fa. L'indimenticabile Luca De Mata lo intitolò Dio: pace o dominio, perché dal reportage in giro per l'Europa aveva ricavato che l'islam stesse avanzando scaltramente, presentandosi come religione di pace, in realtà puntando al dominio del continente. Celebre l'avvertimento dell'allora vescovo di Izmir (Smirne, ndr) agli europei: i promotori islamici dell'immigrazione in Europa pensano: con le vostre leggi vi invaderemo, con la sharia vi sottometteremo. Che vi cooperino gli europei, è masochismo. La Rai dovrebbe riproporre quel documentario in cinque puntate. Teme per i cattolici in giro per il mondo? Dalle statistiche è noto che il cristianesimo cattolico è la religione più perseguitata al globo. Ma i cristiani non temono la persecuzione, perché è la condizione ordinaria del cristianesimo. Gesù Cristo ha detto: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Perciò il cristianesimo vince sempre quando è sconfitto. Papa, cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli lo dovrebbero sapere a memoria, non solo, ma anche che alla fine solo la croce di Cristo vince. Lo ricorda Giovanni Paolo II nell'enciclica missionaria Redemptoris missio. Quindi? Quindi, i programmi di neo-umanesimo, di fratellanza universale, di dialogo interreligioso senza Cristo, sono destinati al fallimento. Meglio farebbero le chiese europee a spendere tutte le forze, anche finanziarie, anzi la loro vita, nell'unico compito che Cristo ha affidato loro: far conoscere il Vangelo a tutte le genti e chiamarle a conversione. Solo l'estensione della fede cattolica può compattare il globo secondo i tempi di Dio. Questo passerà attraverso la persecuzione, la Croce, la vera "teologia della liberazione". Esistono fenomeni di proselitismo studiati ad hoc? Magari adatti pure per gli europei che fanno cooperazione all'estero? Circa vent'anni fa, ho conosciuto ad Amman dei giovani sauditi che ogni tre mesi, muniti di visto, uscivano dall'Arabia per venire a catechizzarsi per diventare cristiani. Mi mostrarono il materiale propagandistico stampato in arabo, che dal loro paese veniva inviato fino a Londra, documentando il piano di dominio islamico in Europa. Per attuarlo è necessaria l'immigrazione ma anche il proselitismo tra gli europei, specialmente delle Ong, in cui l'identità cristiana o è inesistente o è annacquata. Oggi sappiamo che Londra è in gran parte musulmana, complice anche la pressoché totale sparizione degli anglicani. Ma c'è una pattuglia di cattolici che resiste e vincerà, a costo del martirio. Silvia ha scelto di chiamarsi Aisha, come una delle mogli di Maometto... Chissà se prima di cambiar nome e credo, sapeva che Santa Silvia è la madre di San Gregorio Magno. E chissà se conosce quanto conclude uno studioso di prima grandezza, dell'islam e della tradizione araba cristiana, della cui amicizia mi onoro, il gesuita egiziano Samir Khalil Samir - citando il Corano al versetto 228 della sura della Vacca e al 34 di quella delle Donne: "Mentre nella concezione cristiana l'uomo e la donna sono messi su un piano di sostanziale parità,in quella musulmana si stabilisce una differenza a livello ontologico, come affermano ancora oggi gli autori musulmani, che presentano il ruolo della donna nell'Islam spiegando che essa, essendo per sua natura più debole fisicamente, più fragile psichicamente e più emotiva che razionale, è inferiore all'uomo e deve sottostare a lui".
  7. Riportiamo qui di seguito alcune considerazioni di Mons. Bux rilasciate da Mons. Bux alla "Fede Quotidiana" dal titolo “non bisogna dare a Cesare quello che è di Dio”. “Chi dice il contrario evidentemente nega, non conosce il Catechismo della Chiesa cattolica o Gli Atti degli Apostoli, capitolo 5, nel quale si dice che bisogna ubbidire a Dio piuttosto che gli agli uomini”: l’affondo è del noto teologo e liturgista barese con Nicola Bux. Don Nicola i vescovi italiani, la sera del 26 Aprile, hanno protestato per il no del Governo alle messe col popolo. Il Papa, dal canto suo, ha detto che per sconfiggere la pandemia bisogna rispettare le leggi del Governo. Sembra una sconfessione… “Non so che cosa volesse dire, ne sentiamo tante. Io mi rimetto a quello che da sempre afferma e comanda la Chiesa cattolica e a questo devo vincolarmi non ad interpretazioni fantasiose”. Cioè? “E’ evidente che bisogna rispettare le leggi dello Stato per quanto riguarda l’organizzazione e il bene comune. Tuttavia, la legge dell’ uomo non può e non deve entrare e sopraffare quella di Dio ed anzi se vanno contro bisogna disobbedire ed obiettare. Lo dice il Compendio del Catechismo della Chiesa, meglio ancora Gli Atti degli Apostoli al capitolo 5, due elementi che qualunque sacerdote e meglio ancora chi ha responsabilità nella Chiesa dovrebbe conoscere, spero che le conosca. E non vale l’abusato ‘Date a Cesare’, perché si intende con questo che non bisogna dare al Cesare quello che è di Dio. Tanto meno ci è lecito, in ottica di credenti, bruciare incenso all’imperatore. Il nostro solo Re è Cristo, nessun altro, che sia leader politico o Capo del Governo”. E se lo Stato vieta il culto? “E una’ norma ingiusta e va disattesa. Come le dicevo, il Governo norma quello che concerne la vita sociale, ma sulla vita spirituale, nella vita religiosa bisogna fedelmente seguire la Legge di Dio senza sconti. Insomma, con le dovute precauzioni sanitarie e di cautela, il credente privilegi il primato dell’ anima su quello del corpo. E infatti il Vangelo ci dice: ‘A che cosa serve all’uomo guadagnare il mondo intero se perde sé stesso?’ La messa è un nutrimento dell’ animo. Adesso pare che conti solo il nutrimento del corpo”. Queste norme sono state decise in base al comitato scientifico… “A mio avviso questo comitato o comitati sono composti da persone quanto meno indifferenti o agnostiche”. Conte è cattolico? “Conte si è dichiarato tale. Tuttavia trovo singolare che non sappia che esista un primato dell’ anima sul corpo Piuttosto dimostri con i fatti che è credente, non con le parole”. Escludere le messe con il popolo che cosa vuole dire? “Ignorare il primo comandamento, dare culto a Dio e il terzo, santificare le feste. I primi tre riguardano il rapporto con Dio, Conte il cattolico dovrebbe saperlo”. E la Chiesa? “E’ un realtà sovrana ed autonoma che non deve essere sottomessa al mondo e alle sue leggi, o all’autorità mondana, ma collaborare nel rispetto della sua autonomia”. Su un giornale della Puglia l’ arcivescovo di Taranto Monsignor Santoro ha usato l’ espressione “pane eucaristico”: condivide? “No. E’ una dizione simil luterana perché Cristo non è il pane, ma ha detto ‘questo’ è il mio corpo nel senso in cui questo indica il passaggio dal pane al corpo. In sostanza, il pane si converte nella sostanza del corpo di Cristo”. In una chiesa del nord Italia a Cremona sacerdoti tempo fa hanno fatto irruzione sospendendo una messa… “Un abuso ed atto ingiusto, anche se il prete è stato un tantino imprudente. In ogni caso vi è la tendenza di molti sacerdoti a ritenere che la messa sia valida o utile solo col popolo. Non è così. La messa prima di tutto è sacrificio, dopo banchetto. E allora proprio perché sacrificio, vale anche con una sola persona o col celebrante, si applica in modo universale e tanti sacerdoti e vescovi martiri lo hanno fatto da una cella, per tutti”. Intervistatore Bruno Volpe Intervista reperibile qui https://www.lafedequotidiana.it/mons-bux-non-bisogna-dare-a-cesare-quello-che-e-di-dio/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook
  8. Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il prof. Stefano Fontana sul tema "Chiesa in Uscita o in Ritirata?". Si affrontano i temi fondamentali della fede cattolica. Qual è la missione della Chiesa? Essa è immanente e sociologica o trascendente? I fedeli cattolici, dal più semplice all'alta gerarchia sono preparati a vivere secondo i giusti criteri cattolici la realtà in cui vivono? La epidemia di Covid19 ha portato alla luce una crisi di fede nel Clero? Gesù Cristo è diventata una "scusa per parlare d'altro" o è ancora la unica strada di Salvezza? Rahner e la sua teologia sono stati la causa o la valvola di sfogo di domande ancora senza risposta? Buona lettura e, alla fine della pagina, buona visione del video delle conversazioni. Bux Ci concentreremo questa sera sul ruolo che sta giocando la Chiesa in questo tempo così eccezionale, tempo che è stato già definito del coronavirus e che comunque, come tutti i tempi della storia, non è sottratto all'azione di Dio che tutto vede e segue ; sappiamo che il Signore è onnipotente ed a Lui nulla è impossibile però nello stesso tempo non vuole assolutamente coartare la nostra libertà perché ci ha creati liberi come d'altronde lui è libero e quindi ci ha creati a sua immagine anche in questo senso, sebbene la nostra libertà sia una libertà un po’ ferita e quindi non in grado di scegliere quello che è bene in senso assoluto. Il tema di questa sera è quasi un dilemma tra chiesa in uscita e chiesa in ritirata; certo c'è stata una punta d'ironia nella scelta di questo titolo su cui abbiamo convenuto insieme col professor Fontana, ma serve un po’ anche a renderci conto a volte della veridicità e sostenibilità di certi slogan; questa espressione “chiesa in uscita” è vera infatti da sempre, la Chiesa è sempre stata in uscita; basta cominciare dagli Atti degli Apostoli che sono usciti annunciando al mondo quello che avevano sperimentato con Gesù Cristo, per non parlare poi di tutte le altre ondate missionarie evangelizzatrici; soprattutto il secolo scorso e nella seconda metà dello stesso, la Enciclica di Paolo VI “Evangelii nuntiandi “divenne il manifesto della evangelizzazione, ma ancor prima anche Pio XII aveva addirittura introdotto i preti fidei donum cioè quei sacerdoti che avrebbero dovuto lasciare le diocesi e andare in soccorso delle chiese e dei più bisognosi di avere ministri; è vero quindi che nessuno dei papi del secolo scorso, giusto per rimanere a quelli più recenti, abbia immaginato una chiesa statica anche perché la Chiesa per sua natura, come diceva Giovanni Paolo II in un discorso del 1981, è una realtà che si muove e non è una realtà chiusa in sé stessa. Senonché, professore, in questo tempo del Covid 19 stranamente la Chiesa è sparita o quantomeno è diventata diafana; le chiederei quindi come può essere accaduto tutto questo; si stanno moltiplicando i dibattiti e le analisi da parte di canonisti, giuristi circa questa sorta di sparizione o di remissione, di sottomissione, di resa della Chiesa di fronte a certe norme, ma quasi tutti dimenticando che tutto questo accade in Italia e che noi abbiamo dei patti, abbiamo un concordato. Fontana. Prendendo spunto proprio dal titolo direi che il titolo di questa nostra conversazione, più che un indovinato slogan riporta una verità molto profonda, ovvero che più la Chiesa è concentrata sulle proprie profondità e più riesce ad uscire per salvare il mondo, al contrario più la Chiesa si fa primariamente estroversa e orientata al mondo, dimenticando e trascurando l'intimità con le proprie profondità meno riesce a servire il mondo e meno ancora riesce a salvare il mondo. Quando oggi si dice “Chiesa in uscita” non si intende la Chiesa missionaria come è sempre stata nella sua essenza e come lei ha giustamente adesso richiamato ovvero quella Chiesa che esce per portare al mondo la Salvezza, ma si intende un'altra cosa. Vorrei ricordare che questa espressione non è di oggi ma fu coniata nel secolo scorso quando si diceva che la Chiesa deve uscire per raccordarsi con quanto lo spirito già faceva nel mondo e quindi uscire dalla Chiesa vuol dire uscire nel mondo per imparare dal mondo, per non trovarsi indietro rispetto a ciò che lo spirito dice nel mondo; ma questa affermazione è evidente implichi una concezione molto diversa del rapporto tra la Chiesa e il mondo rispetto a quella che anche lei ha richiamato parlando appunto di “missionarietà”, di slancio e di dinamismo; tanto è vero che oggi si tende a dire che la Chiesa non deve non deve più convertire e non deve più fare proseliti proprio perché non si intende più uscire verso il mondo nel senso della Tradizione che è quello di evangelizzare il mondo. Quindi la prospettiva oggi è cambiata ed in un certo senso anche una certa assenza della Chiesa in questa fase storica risponde a questa logica; in questa fase la Chiesa è infatti stata assente secondo me su due punti: · Il primo punto è stata la sudditanza al potere politico; il decreto dell’8 marzo è ingiustificato, illegittimo e contrario non solo alla Costituzione Italiana ma allo stesso Concordato tra Stato e Chiesa. La Chiesa sottoponendosi al potere politico ha pertanto rinunciato alla presenza pubblica di Dio · la questione ancora più importante e più preoccupante è la stata la carenza da parte della Chiesa e di chi guida la chiesa; naturalmente mi sto riferendo la carenza di una lettura della epidemia in corso in chiave teologica nell'ambito del rapporto tra caduta e redenzione in vista dell'obiettivo della salvezza delle anime. Gli interventi che sono stati fatti sono stati prevalentemente orizzontali e, quando si è chiesto al cielo di intervenire, si è chiesto al cielo di intervenire ma prevalentemente per sostenere i medici, sostenere gli infermieri, sostenere tutti noi nella lotta naturale contro questo pericolo considerato solo naturale, ma è mancata l'interpretazione soprannaturale dal punto di vista di Dio Bux. Nel bollettino dell'osservatorio Van Thuan, che lei presiede, è riportato l'intervento di Padre Arturo Ruiz Freites, molto interessante, in cui c’è un approfondimento sulla teologia della storia utile a capire e leggere questo nostro tempo; vorrei proprio riprendere un solo un piccolo punto di questo intervento del Padre Ruiz sulla lettura che la Chiesa sta dando del coronavirus che rivela due modi di intendere la Creazione stessa. Sappiamo che Dio creò le cose dal nulla, quindi Dio è Signore assoluto della natura e della storia, quindi tutto ciò che accade anche nella natura accade perché Dio lo vuole o perché Dio lo permette; quindi sia che lo voglia, sia che lo permetta, tutto accade in vista della nostra della salvezza delle anime come fine ultimo della Provvidenza di Dio che la salvezza delle anime; quindi anche questa calamità naturale non solo può ma deve essere letto come intimazione a cambiare vita, come invito alla conversione, come invito agli esami di coscienza sia delle persone che delle comunità sociali. Poi però c'è l'altra visione della Creazione che è quella che nasce con Theillard de Chardin e continua con Rahner ed è assolutamente diffusa direi preponderante oggi cioè Dio non creerebbe più dal nulla, dal di fuori o dal di sopra ma dall’interno della storia; secondo questi signori teologi bisognerebbe applicare al trascendente le categorie che noi applichiamo alla vita qua giù, facendo diventare impossibile uno sguardo trascendente; la visione della Creazione nella Tradizione cattolica, come brevemente già richiamata, impone di vedere anche i fatti naturali compresi i disastri naturali in vista del progetto sapiente di Dio, per la salvezza delle anime. Bux. Quello che lei sta dicendo lo ha approfondito egregiamente nel suo libro “La nuova chiesa di Karl Rahner” e, come dire, questa sorta di riduzione dell'opera di Dio, di limitazione, è peraltro conseguenza di quella crisi di fede di cui Ratzinger ha parlato alcuni anni fa, a tal punto che lo portò a proclamare l'anno della fede; tutte le crisi della Chiesa mio modo di vedere sono prima di tutto e soprattutto crisi della Fede, ed anche della ragione; è indubbio che nella Chiesa oggi ci sia anche una crisi della ragione e la crisi della ragione non si può superare se non tramite una ripresa della fede perché la ragione non è in grado di salvare se stessa, come la natura non in grado di salvare sé stessa, ma ha bisogno della grazia per salvarsi. Fontana. Benedetto XVI lungo tutti gli anni del suo pontificato ci ha dato delle formidabili insegnamenti sul tema della Verità e sul tema di come la fede cristiana sia l'unica a chiedere alla ragione di essere vera fino in fondo senza diventare essa stessa fede, ma essendo fino in fondo ragione; in nessun’altra religione è possibile dire con sufficiente sicurezza che ci sia questo rapporto così forte con la ragione; tra l'altro, nel mondo arabo, la ragione viene intesa come una gabbia per cui non è affatto esaltata, anzi. Quando si parla oggi nella Chiesa di dialogo con l'islam, non è facile capire cosa si intenda e cosa si abbia a fondamento di questo dialogo, se sia un dialogo teologico o se sia posto su di un livello razionale. Lo ha chiarito anche Benedetto XVI nella prefazione al famoso libro di Marcello Pera scrivendo che non è possibile un dialogo teologico con l'Islam; se parliamo di ambiente, parliamo di pace, parliamo di diritti umani è forse possibile aprire un canale comunicativo, ma su altri piani no, perché l'islamico tra ciò che gli dice la ragione naturale e ciò che gli dice il corano sceglierà sempre ciò che gli dice il corano; nell'Islam non c'è un diritto naturale, non c'è una legge morale naturale; per cui se io devo dialogare con un islamico sui diritti umani, sulla famiglia, sulla pace, sulla tutela dell'ambiente o mi appello a una legge morale naturale che tutti ci accomuna sul piano umano e natura e razionale, oppure a che cosa posso appellarmi? Nell'islam non c'è questo passaggio, perché nell'Islam la ragione è separata dai dettami del corano e non esiste una base su cui sia possibile dialogare; allora faccio questa domanda; perché si insiste tanto su dialogo con l'islam se sembra che sia impossibile su tutti questi livelli? Bux Negli ultimi anni, la Chiesa ha finito per intendere il dialogo non più come quello che Paolo VI chiamava il dialogo della salvezza, utilizzando il Vangelo di Cristo come un “vademecum” per dialogare, cioè per portare agli altri quella salvezza che Cristo ha portato naturalmente senza imporla, ma in maniera tale da renderlo vincente, da renderlo convincente ma, allontanandosi da questo principio, il dialogo è stato inteso nella Chiesa come cercare necessariamente i propri omologhi cioè quelli che facciano a “pendant”. Ad esempio, se noi cattolici abbiamo i vescovi, allora riportando questa idea in altre realtà, dobbiamo trovare nell'Islam il corrispettivo dei vescovi, ovvero il mufti o l'imam e così via perché noi, non conoscendo il mondo islamico o presumendo di conoscerlo, riteniamo che si possa da parte loro agire sullo stesso piano di parità ed operare un confronto esattamente come avviene al nostro interno del nostro mondo cristiano occidentale e via dicendo. Questo modo di procedere lo abbiamo inoltre sia nel dialogo ecumenico che nel dialogo interreligioso, ma i nostri interlocutori non hanno evidentemente la corrispondente rappresentatività che ha un Papa; per esempio molti avranno creduto che nella dichiarazione di Abu Dhabi, il grande imam di Al Azhar ed il Papa siano venuti a chissà quali accordo perché si pensa che il grande imam sia il “papa” del mondo islamico, ma evidentemente non è così perché egli è una autorità nella zona dell'università e non è nient'altro che un'autorità legislativa e forse anche morale, ma che non ha alcun potere di governare o di pilotare i comportamenti della grande comunità islamica; però ecco a noi questo sembra bastare perché apparentemente utilizziamo lo stesso modello di comunicazione ed è per questo che c’è questa frenesia del dialogo; ma, dopo alcuni decenni di dialogo, onestamente dovremmo dire che non ha portato a nulla perché in campo ecumenico non è avvenuta alcuna riunificazione o come dice il documento del Vaticano II sull'ecumenismo, una reintegrazione dell'unità non è avvenuta. Certo è avvenuto un buon vicinato, saluti, incontri, meeting qui e là, però nulla di più ed a maggior ragione dobbiamo dire per quanto riguarda il mondo islamico; quindi allora è l'interrogativo su cosa sia il dialogo rimane tutto intero perché se non si capisce che cosa sia il dialogo equali finalità abbia, esso a nulla serve. Fontana. Il dialogo non può mai essere distaccato dall'annuncio perché, senza l'Annuncio, non è più un dialogo cristiano; il problema forse più grosso è questo che oggi la teologia pensa che la Verità non debba guidare il dialogo, ma debba emergere dal dialogo e quindi si dialoga e nel dialogare, nel percorrere una strada insieme, un percorso insieme, un tratto di strada insieme dovrebbe emergere poi la verità, ma questa è la visione mondana secondo la quale appunto Dio si autocomuunica nella storia umana. Ma Dio si è rivelato! Non si rivela, non si auto-comunica nel dialogo tra gli uomini! Bux. Quindi ritorniamo ancora una volta a questioni teologiche di fondo perché per trovare le spiegazioni di quello che sta accadendo nella Chiesa solo facendo riferimento ad aspetti contingenti o personali non risolve il problema. Bisogna ricondurre alle questioni teologiche di fondo perché sono sempre quelle che alla fine spiegano anche poi i comportamenti concreti; io potrei e semplificare ulteriormente riprendendo la domanda “Perché Dio si è fatto uomo?” che oggi rimane tutta. Oggi molti nella Chiesa ignorano la ragione per cui nel mondo è venuto Gesù Cristo e quindi la ragione per cui Cristo ha fatto la Chiesa, la ragione per cui la ha mandata in giro per il mondo e così via. Alla fine ritorniamo alla crisi della fede: se Gesù Cristo è colui che salva il mondo oppure se c'è un altro modo all'interno del mondo per salvarsi. In una copia della rivista di una facoltà teologica dell'Italia settentrionale un teologo scrive che nemmeno Gesù Cristo sapeva di essere Dio ed ha scoperto progressivamente, cioè dall'interno della sua esperienza di fede, di essere Dio. Questo implica che il paradigma ermeneutico si conosce sempre, per costoro, da un contesto proveniente dall'interno di una storia, da una vicenda che ci condiziona e relativizza progressivamente le nostre conoscenze. Questi teologi applicano lo stesso principio anche a Gesù Cristo ma, applicando questo a Gesù Cristo si nega la doppia natura di Gesù Cristo. Le questioni sono profonde e sono molto articolate perché sono insegnate nelle istituzioni accademiche cattoliche. L'allontanamento da quello che è l'insegnamento cattolico della grande tradizione per coniare una nuova cristologia spesso non viene nemmeno notata da vescovi e pastori a motivo magari di una formazione non adeguata sui fondamentali e succede poi che il messaggio di Cristo finisca per essere o ignorato del tutto o cercato altrove in altre forme non corrette. Ho letto per esempio il documento dei vescovi italiani per il primo maggio, festa del lavoro, ma Gesù Cristo non viene mai nominato e neanche San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Quindi si rimane un po’ sbalorditi di fronte a questi a questi comportamenti, a questi atteggiamenti che c'è tutta una dottrina penso da recuperare un pensiero da recuperare, perché queste nuove impostazioni navigano facilmente nella prassi; cioè la nuova teologia oggi si impone facendo sì che nelle parrocchie ai fedeli si faccia fare certe attività, accade che durante la celebrazione liturgica domenicale si assumano certi atteggiamenti attraverso la prassi più che attraverso la dottrina, che poi è la cosa anche comprensibile perché c'è oggi un pastoralismo per cui si pensa che la pastorale addirittura preceda la dottrina per cui lo sforzo di risalire alle loro origini teologiche e agli errori di impostazioni di logica diventa faticoso perché è più facile dire a un fedele facciamo in una tal maniera piuttosto che farlo interrogare e fargli approfondire le motivazioni ideologiche del perché fare in una tal maniera possa essere giusto piuttosto che sbagliato. Di contro però, c'è una reazione spontanea di una parte di popolo cristiano come abbiamo visto proprio in queste settimane che semplicemente crede alla Grazia divina che passa attraverso i Sacramenti che gesù cristo ha istituito come strumenti ordinari di salvezza, ovvero come farmaci salvavita; soprattutto l'Eucaristia è definita il farmaco dell'immortalità. Se Cristo ha istituito i sacramenti come modalità ordinaria per vivere dalla nascita alla morte perché sappiamo i sacramenti accompagnano la nostra vita dalla nascita alla morte e allora è chiaro che la gente ha cominciato a reagire alla sottrazione degli stessi che si è avuta nel corso di questa epidemia. La gerarchia episcopale sta cercando in varie maniere di rimediare, motivandolo col fatto che altrimenti si mette in pericolo la coesione sociale e quindi c'è una riduzione sociologica e non trascendente degli avvenimenti. La crisi della fede diventa perciò macroscopica quando si riporta lo slogan “insieme ce la faremo” ripetuto da numerosi vescovi durante la epidemia; ma questo può dirlo il presidente della repubblica , non un Vescovo. Occorre riconoscere che purtroppo la situazione della Chiesa dei nostri tempi è certamente questa, è però altrettanto evidente che questo movimento di fedeli che ha cominciato a far presente queste incongruenze sottoponendo a Roma una valanga di petizioni che vanno da quelle per la consacrazione alla Madonna dell'Italia a quelle per la riapertura delle chiese, ed alla fine i vescovi si sono dovuti industriare per canalizzare lo scontento. Si moltiplica altrimenti il numero dei fedeli che autonomamente, grazie anche ai social, si dota di strumenti per approfondire, per capire, per leggere, studiare e così via. Professore, lei è un esperto di dottrina sociale, materia che fino a qualche decennio fa era auspicata da tutte le diocesi, istituti e Vescovi; è plausibile affermare che oggi siadiventata una merce rara la Dottrina Sociale? Essa non è stata esaltata innanzi a queste affermazioni sul nuovo ordine mondiale, sulla la globalizzazione, sul nuovo umanesimo, su questi slogan di fraternità e di tale progetto di educazione mondiale. Gesù Cristo è venuto per la fratellanza universale, però molti si dovrebbero domandare; ma a che prezzo? Questa fratellanza nasce, secondo San Paolo quando cadde il muro di inimicizia che ci separa questo muro lo ha fatto crollare solamente Cristo il quale però ha potuto fare ciò perché ha rivelato che Dio è padre; solo se Lui è padre noi diventiamo fratelli, siamo figli prima, siamo figli adottati da Lui e poi fratelli. Quindi la fratellanza universale si realizza quando gli uomini scoprono di essere figli perché arrivano a conoscere che il padre, che non possiamo conoscere senza Gesù Cristo, perché solo lui ha potuto rivelarlo. Pensare che il piano umano sia il piano definitivo è errato perché esso è soltanto un piano naturale e il piano naturale non può salvare sé stesso perché non è dotato di quella assolutezza a cui aspira equindi anche il livello naturale della fratellanza umana è insufficiente senza il livello di Grazia, il livello meritato dalla morte e dalla Risurrezione di Gesù Cristo Fontana. Il voler coinvolgere tutte le religioni in questo progetto di fratellanza universale èinsostenibile ovvero inconcepibile prima di tutto perché non tutte le religioni concordano sul piano naturale con il diritto naturale, con la legge morale naturale cioè su quel primo gradino “virtuale” di fratellanza universale e poi soprattutto perché le altre religioni non ci sono e non possono esserci sul gradino definitivo che è quello della Grazia meritataci da Gesù Cristo. Ci sono stati altri casi simili nella storia, anche i giacobini volevano qualcosa del genere parlando di una religione universale, anche la rivoluzione francese, anche il marxismo e anche la massoneria. In questi casi però entriamo in una logica diversa di fratellanza universale che non è più la fratellanza cattolica. La causa è la grande carenza di dottrina ed anche della dottrina sociale della Chiesa. Bisogna chiedersi se l’esistenza di un'autorità politica mondiale con potere di governo è una cosa contraria alla dottrina della Chiesa oppure una cosa lecita. Bux. Un aiuto importante può venirci dal concetto di Grazia, oggi una delle parole più neglette nel Catechismo. Il termine Grazia fa il paio con Verità dice San Giovanni e nel primo capitolo del suo Vangelo dice infatti che sono venute per mezzo di Gesù Cristo la Grazia e la Verità e quindi sono strettamente legate al riconoscimento del fatto centrale del cristianesimo che è l'incarnazione del Verbo allora il problema, torniamo all'origine, è tutto qui cioè e iniziamo il tradimento o il disconoscimento di ciò che è essenziale nel cristianesimo perché come si diceva nei “dialoghi dell'Anticristo” “noi non abbiamo nulla di più caro che Gesù Cristo”. Probabilmente però negli ultimi decenni la figura di Cristo è stata data per scontata e quindi non è che la si è voluta “abolire” perché è molto difficile e anche ingombrante ma, per ora, si è svuotata della sua portata di Grazia, ove la Grazia è quella energia divina gratuita che permette all'uomo di fare quello che non può fare secondo natura e quindi tutto questo appartiene alla linea all'insegnamento basico del cristianesimo che però purtroppo, partendo dal catechismo dei piccoli ed arrivando fino a agli insegnamenti che si dava gli adulti è totalmente dimenticato. Fontana. Stasera abbiamo toccato due punti di dottrina di formidabile importanza: la Creazione e adesso la Grazia. Nei seminari un corso sulla Creazione non esiste più ed un corso sulla Grazia non esiste più e non esiste più neanche l'insegnamento filosofico di ordine metafisico per poter comprendere la creazione e la grazia. Stiamo qui toccando alcune carenze formidabili che riguardano la comprensione della fede e poi anche il vivere la fede perché se non si comprende qualcosa poi è difficile viverla adeguatamente. Bux. Dobbiamo però essere fiduciosi perché già Ratzinger queste cose le diceva alcuni anni fa sulla teologia della creazione alla pari della grazia ed il fatto stesso che noi e tanti altri s'accorgono di queste mancanze di queste lacune e le ripropongano dopo che “le avevano buttate a mare” perché speravano di essersene liberati , ma Lui invece dopo tre giorni riappare di nuovo, stupendo un po’tutti quanti ed è quello che sta avvenendo. Grazie a Dio, grazie anche a questa rete di incontri di amicizia che si è creato viene quasi un riconoscimento spontaneo perché non è che i nostri incontri i nostri rapporti obbediscano ad una regia, perché ci siamo riconosciuti dentro uno stesso giudizio, una stessa esigenza di fede e, pur nella diversità di apporti, ci dirigiamo verso una diagnosi per tutto e del tutto condivisibile. Noi cerchiamo di aiutare i tanti che prima a livello intuitivo e poi via via sperimentale dicono: ma dove stiamo andando? Tanti hanno bisogno di questo tipo di aiuto e noi dobbiamo esserne consapevoli. Fontana. Sì, questo raccordarci credo sia veramente importante; il nostro osservatorio per esempio ha creato un coordinamento per la dottrina sociale della chiesa a cui aderiscono 30 associazioni e centri culturali di tutta Italia. Abbiamo trovato in queste trenta realtà una sensibilità e necessità di intendere correttamente la dottrina sociale della Chiesa e stiamo aiutandoci l'un l'altro per mantenere fede a questa tradizione. Come dice lei queste realtà ci sono e vanno coltivate incrementate e anzi colgo l'occasione per invitare tanti a seguire l'attività e gli approfondimenti dell'osservatorio Van Thuan. Regia. Una domanda su Rahner: come ha potuto affermarsi una teologia così assolutamente contraria alla teologia tradizionale della Chiesa e come ha potuto un solo uomo soppiantare gli scritti di dottori, santi e teologi confermati per secoli Fontana. La filosofia di Rahner si inseriva e quasi dava compimento a un processo di revisione teologica che era precedente a Rahner stesso; essa comincia con il modernismo all'inizio del secolo scorso e con la nouvelle theologie, dando una sistematicità definitiva a questa nuova teologia che intende in modo diverso i rapporti con il mondo. In questo modo egli ha partecipato al Concilio Vaticano II e, nel pluralismo culturale sfrenato post conciliare è diventato il maestro o un maestro così che per esempio Paolo VI nel 64 lo ha convocato e, siccome dopo il concilio è il tema centrale è diventato il rapporto tra le chiese il mondo e Rahner sembrava aver creato una nuova Scolastica, cioè una nuova interpretazione sistematica adatta ai tempi ed al rinnovamento, egli è stato accolto sostanzialmente dai teologi e dagli addetti ai lavori, cosicché l'autorità ecclesiastica non lo hai mai censurato; ma dopo il Concilio le autorità ecclesiastica ha censurato pochissimi teologi perché nel frattempo anche l'idea del pluralismo teologico era penetrata nella chiesa oltre a quella del pluralismo filosofico e quindi Rahner non solo non fu condannato ma fu esaltato ma anche i suoi seguaci ed i suoi discepoli sono diventati i vescovi di oggi ed i cardinali di oggi. Quindi è un processo piuttosto lungo e complesso che attraversa così le vicende della Chiesa A lui parallelamente si opponeva Von Balthasar, che non era stato convocato come perito ma tuttavia egli dopo portò avanti un'opera potrei dire uguale e contraria di contestazione del Rahnerismo che naturalmente poi fu documentata con le riviste Concilium e Communio. Bux La Chiesa alla fine trova sempre al suo interno le energie e le risorse per reagire di fronte alle deviazioni. Pensiamo per esempio alla teologia di Ratzinger che ha costruito grandi cose proprio in alternativa alla posizione rahneriana. Papa Giovanni, nell'apertura del Concilio ha detto che il Concilio non voleva distribuire condanne; questo era uno stile che pensava di predicare il Vangelo in chiave più buona, ma non dimentichiamo che si aprono gli anni sessanta e quando c'era la l'illusione che il mondo doveva andare verso il progresso senza soluzione di continuità. Regia. Il dialogo ecumenico necessita di due soggetti che scambiano idee che scambiano idee. A fronte dell'attivismo cattolico per promuovere il dialogo nelle altre chiese cristiane nelle altre religioni è presente altrettanto interesse? Bux. Da osservatore, a me sembra che le altre confessioni cristiane, la luterana insomma la protestante, la ortodossa non abbiano per il dialogo ecumenico la stessa passione, chiamiamola così, della Chiesa Cattolica e credo che questa sia una delle cause per cui lo stesso dialogo ecumenico alla fine non ha prodotto grandi risultati. Le faccio solo un esempio, ma ripeto che non è un terreno in cui sono competente fino in fondo: la chiesa ortodossa ribattezza i fedeli cattolici che hanno ricevuto il battesimo cattolico quando entrano nella chiesa ortodossa cioè non considerano, non accettano enon considerano valido il battesimo cattolico. Ecco un esempio un esempio di arroccamento sulle proprie posizioni di non apertura e di non disponibilità a cui si possono poi aggiungere tanti altri tanti altri esempi Tutta l'area protestante per esempio è poco disponibile nei confronti del dialogo con i cattolici in tutto ciò che riguarda la morale per esempio ambito in cui loro sono molto più “progressisti” , ad esempio l'aborto o la omosessualità. Se i cattolici volessero essere veramente ligi alle proprie posizioni morali su questi temi, lì il dialogo sarebbe già finito all'inizio per la intransigenza della dell'area protestante su queste tematiche. Quindi la mia idea è che il progresso del dialogo ecumenico sia più che altro una passione cattolica, spiegabile ma non pienamente condivisibile fino in fondo più che una un'attenzione pari e adeguata da parte delle altre due confessioni. San Tommaso dice che quando si dialoga bisogna tener presente sempre tra le altre cose se sia presente al dialogo qualcuno di inesperto o di non preparato che potrebbe essere confuso dal dialogo stesso. Regia. Come si può attuare la ripresa della fede? Fontana. Per quello non bastiamo noi, quindi anche se noi facciamo tutto quello che possiamo fare questo non basta, ma ci vogliono altri interventi. Io posso aggiungere però che la ripresa della fede è già in atto perché se il corpo ecclesiale vede queste reazioni diffuse a vari livelli esso reagisce per Grazia di Dio, suscitando all'interno della sua Chiesa le energie necessarie per contrastare tutto quello che sappiamo. Perciò dobbiamo noi incentivare, ciascuno per la propria parte, questo risveglio perché in fin dei conti è sempre un fermento. La Chiesa è Sua e noi non siamo i salvatori della chiesa. Regia. Perché non si condannano le eresie? Fontana. Se Dio si auto comunica nella storia come sostiene la nuova teologia contemporanea, cioè egli non si è auto comunicato dal di sopra e definitivamente ma si manifesta nella storia dell'umanità, nell'esistenza dell'umanità, anche un eresia può essere stimolo per procedere dialetticamente verso il meglio. La eresia oggi non tende più ad essere considerata un pericolo per la dottrina per la fede e per la salvezza ma tende ad essere considerata come dire la contraddizione che è utile affinché la coscienza della chiesa circa la verità cristiana aumenti . Da Lutero è pertanto nata una sfida che ha permesso alla Chiesa di fare un salto in avanti e in alto nella comprensione della fede perché la teologia contemporanea pensa che i dogmi siano storici e pensa che la fede sia l'autocoscienza che la chiesa matura nel tempo. Di conseguenza la conoscenza di tutti coloro che stanno dialogando fa un passo in avanti; ma questa posizione dimentica che la Chiesa non è un talk show non è una discussione tra amici al bar o è una discussione di carattere politico o filosofico o ideologico. Anche le motivazioni sono tante e mi soffermo solo su una: il pastoralismo. Esso spinge a andare subito ad operare in situazione scavalcando completamente i quadri concettuali e dottrinali della dottrina sociale della Chiesa. L'abbiamo vista di questi temi che la Chiesa ha affrontato in questi ultimo periodo: gli immigrati, l'ambiente ed altro. Ebbene, non posso io come cattolico operare nell'ambito complesso delle migrazioni senza l'apparato concettuali di riflessioni e criteri di giudizio della dottrina sociale della Chiesa. La carità non può essere cieca, ma l'operato e sociale politico economico dei cattolici deve essere guidato dalla dottrina della Chiesa; se però prevale la posizione pastoralista, ciò che conta è la pastorale e non la dottrina è chiaro che si scavalca completamente la dottrina sociale della Chiesa e questo è stato fatto sistematicamente. Recentemente la povertà dei popoli amazzonici non è stata per niente affrontata con le categorie della dottrina sociale della Chiesa; il problema ambientale oggi ci dice che si può così deve collaborare con tutti, ma non è vero si debba collaborare con tutti; collaboro anche con forze sociali politiche ed economiche anticristiane oppure disumane? Regia Perché non ammettere che dai documenti conciliari Nostra Aetate e Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa sono cominciati i problemi della chiesa? Fontana. La mia idea è che quei due documenti conciliari abbiano aperto una problematica che il magistero non ha ancora chiuso ma che dovrà chiudere primo dopo cioè quei due documenti anno hanno posto delle problematiche che hanno aperto problemi nuovi che sono tuttora sul tappeto e credo che il magistero non so quando e qui entriamo nei campi i tempi lunghi della chiesa ma chiedo credo che il magistero su questi due documenti dovrà ritornare e dovrà precisare. E’ vero che ci sono stati ulteriori precisazioni, pensiamo per esempio alla Dominus Jesus del 2000 a proposito dell'unicità salvifica di Cristo e anche altri insomma che qui adesso non ricordo per brevità però sono state tutte precisazioni che non hanno risolto o non hanno fatto quadrare il cerchio. Si tratta inoltre di due dichiarazioni non sono tra i documenti più importanti siamo ma lo sono stati di fatto Bux. Come ebbe Ratzinger a dire nel suo ultimo discorso al clero di roma il 14 febbraio del 2013 nel fare la rassegna della sua esperienza conciliare disse sostanzialmente quello che lei ha detto che sono delle dichiarazioni avvenute 50 anni fa quindi in un contesto assolutamente diverso dall'attuale attendono ancora ulteriori maturazioni e quindi nessuno deve pensare che i documenti dei concili siano come fossero vangeli o sacre scritture. Sono documenti spesso anche datati che necessitano anche del tempo per essere esplicitati ma soprattutto per essere messi alla prova dei fatti. Di seguito il video della Conversazione.
  9. Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il Dott. Aldo Maria Valli sul duello eterno tra Luce e tenebre, nell'attualità della epidemia che ha stravolto le nostre vite, ha messo in discussione il nostro modo di vivere la Fede e sottoposto ad uno sguardo critico le soluzioni adottate dai Pastori, rivelando una visione della Fede differente da quella dei due interlocutori, ma spesso lontana dallo stesso Sensum Fidei della gente comune e di chi ancora si batte per la Fede in Cristo, Presenza Reale, lontani da visioni esclusivamente sociologiche e mondane. Ma si è discusso anche di dogmi, della visione del Papa come Vicario di Cristo e della eccezionalità della Madonna in contrasto con la figura di "Maria una di noi", della sofferenza vicaria e del castigo. Vi invitiamo a leggerla o, se potete, a visionare il video sul canale Youtube della Scuola Ecclesia Mater. Don Nicola Bux. Per questa conversazione è stato scelto il tema del combattimento tra la Luce e le tenebre rappresentate dal peccato e dalla morte, in un tempo di grande crisi della fede, in un tempo in cui ciò che Cristo disse: “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” viene accantonato. Aldo Maria Valli. Tra i tanti temi, inizierei col dire che questa pandemia che ci costringe alla cattività sta facendo mettere a nudo alcune parole d’ordine che andavano per la maggiore fino ad alcune settimane fa, ed in particolare dal concetto alquanto ambiguo di nuovo umanesimo, fatto propria purtroppo non solo dalla politica ma anche da chi è nella Chiesa; secondo tale concezione, la “novità” sarebbe che al centro di tutto ci debba essere l’uomo e non Dio e la convinzione che l’uomo possa risolvere da sé i suoi problemi. Ritengo però che tale maschera sia caduta proprio in questi giorni, in un periodo in cui è palese che l’uomo non sia in grado di essere solo di fronte a situazioni oggettivamente difficili, prima tra tutte la questione della morte, ed ha bisogno di alzare uno sguardo trascendente e recuperare invece il rapporto con Dio. Anche i dati di ascolto delle Sante Messe in streaming e televisione aiutano a comprendere come si cerchi di recuperare questa dimensione verticale guardando verso Dio Padre cui chiedere aiuto e tramite cui dare un senso a ciò che ci travolge al di là di tutto. Quindi, altro che nuovo umanesimo, altro che piani umani fondati sugli aspetti esclusivamente sociologici, economici o politici, altro che task force nella sfera civile e tantomeno altro che nella gerarchia cattolica. Tutta questa prospettiva non dà una risposta alle domande delle persone; esse pregano Dio Padre e chiedono la intercessione di Maria in una tendenza molto trasversale. Il popolo, parola tanto abusata, ha ben altre esigenze. Bux Un cattolico deve diffidare di queste espressioni fuorvianti, tipo nuovo umanesimo. Il vero Umanesimo è quello cristiano. Se infatti l’umanesimo è quello di Cristo, diciamo all’umanità che è Cristo al centro di tutto. Purtroppo però, assistiamo ad una crisi della fede, che non significa che io non creda ma che vacilla la certezza che con Gesù Cristo sia venuto nel mondo tutto quel che di nuovo potevamo attenderci, ovvero andando con Sant’Ireneo “Gesù portò ogni novità, portando se stesso”. In realtà non è questo il nuovo che si sta cercando, masi sta andando alla ricerca di altro. Valli. Le persone di fronte alla Legge Divina cercano risposte che diano veramente significato e queste le possono trovare nella Tradizione. La richiesta che ne vien fuori magari è molto confusa, ma è molto forte e presente. Negli ultimi tempi la Chiesa ha rivolto apprezzamenti alle istituzioni esclusivamente umane come UNESCO, ONU e quant’altro, spesso in netta antitesi con dottrina e morale cattolica. Proprio oggi, nel momento della difficoltà vera, queste istituzioni umane non hanno nulla da dire, nulla di sensato che possa aiutarci, messaggi generici ma che non sono incidenti sulle nostre vite, sulla profondità del nostro animo. La persona o la famiglia in difficoltà ha invece bisogno di una parola di verità, di fede sincera, espressa anche in maniera semplice e senza elucubrazioni, ma che ci riempia il cuore e che ci dia speranza. Sul blog Duc in Altum una fedele mi scrive che in questo periodo di quarantena la sua famiglia sta vivendo una nuova devozione mariana, altri scrivono che hanno recuperato la recita del Santo Rosario in famiglia. Ecco dove le persone trovano le risposte. Quali maschere cadono? Uno degli ultimi concetti “nuovi” introdotti nella Chiesa è stato quello della Pachamama, un simbolo che rappresenta la natura diventata “madre natura” cui noi dovremmo assoggettarci. Le vicende di questi giorni dimostrano però che la natura può essere matrigna, un virus misterioso, e che anche questo è natura. Trasformarla in idolo come è stato fatto per Pachamama è stato un grosso abbaglio. Il Popolo cattolico si rende ora conto della ferita di Pachamama, anche persone non estremamente preparate teologicamente, anche a chi non dà normalmente peso alle parole della gerarchia. La stessa processione sulla tomba di Pietro della Pachamama, introduzione di un idolo pagano in un luogo sacro, tante persone hanno aperto gli occhi e si sono chieste: perché?. E’ palese quindi che la Provvidenza stia lavorando per noi facendo cadere tante maschere ideologiche e riporti la esigenza di recuperare la nostra bella fede. Mi ha molto colpito la numerosa presenza dei sindaci italiani nelle preghiere di consacrazione ed affidamento ai Santi Patroni delle Città, l’essere insieme ai Pastori con la fascia tricolore, quindi in rappresentanza della cittadinanza. Un messaggio veramente forte. Bux Chissà che veramente una parte dei pastori ponga ora veramente una nuova attenzione a quello che succede. Al di là delle disquisizioni di questi giorni sul fatto che questa epidemia possa o non possa essere un castigo, rimane fermo che “non si muove foglia che Dio non voglia”. Chi crede, infatti, crede che Dio opera e fa come il padre che vede giocare i bambini, ed interviene per mettere le cose a posto quando non si comportano bene. Il Signore si serve di questi eventi per rilanciare le questione fondamentale della Fede e di cosa Essa veramente sia, perché nessuno di noi potrebbe parlare di Fede se non vivesse in presenza di Dio, anche in senso molto spiccio e pratico. La Chiesa nei suoi vertici dovrà rispondere a questo se vuole tener conto di quanto accaduto, del fatto che. Dio è presente ed opera sempre secondo i suoi criteri e tali criteri sono presenti dalla Scrittura, nel Magistero, nella Parola di Dio. Valli. Tante persone mi hanno scritto di essere state prese da un sentimento di profonda tristezza quando è stato evidente che la Santa Messa sia stata messa da parte e trattata come un semplice accessorio e non invece come fonte essenziale, addirittura fonte di rischio e non di salvezza. Non è stato neppure preso in considerazione di permettere di prendere parte alla Messa; per assurdo, in un supermercato è stato possibile andare, mantenendo la distanza, tenendo la mascherina e così via, ma in Chiesa no. Subito è passata la idea di eliminare le Messe con concorso di pubblico. Bux Un Vescovo tedesco proprio in questi giorni si è espresso affermando che non sia necessario “enfatizzare la Eucaristia e che il Concilio afferma che il Signore sia presente anche nelle Scritture”. Ma la Eucaristia è più importante del cibo perché è farmaco della vita eterna, dell’immortalità, un farmaco salvavita! Può un Vescovo tenere i fedeli senza un cibo essenziale? I primi Martiri cristiani che ci tenevano tanto alla eucaristia, cosa staranno pensando? Che sono dei pavidi, che non hanno saputo prendere di petto le autorità! Nelle catechesi che verranno dovremo spiegare se questo farmaco è facoltativo e può essere sospeso o se è vitale; qualcuno dovrà dar ragione di tutto ciò. Si può sospendere un farmaco così importante? Ci sono altri parafarmaci che lo possano sostituire? Valli Quello che ha colpito negativamente è la fretta con cui si è eliminata la presenza delle perone dalle Messe, addirittura in un primo momento portando le Chiese totalmente chiuse, salvo poi ritornare sui propri passi. Non si è neppure provato a trovare una possibilità alternativa di partecipazione. E’ vero che tutti i giorni la messa è garantita in streaming è il momento più bello della giornata. La Comunione spirituale, in mancanza di quella Reale, è già d’aiuto e ci sono aspetti positivi nei risultati cui ha portato la buona volontà di tanti Sacerdoti e fedeli. Ma la ferita della superficialità rimane, insieme alla impressione di essere guidati da funzionari, burocrati della religione. Bux Molti orientali mi hanno contattato stupiti del comportamento dei cattolici; in Georgia, Bulgaria o Serbia gli Ortodossi hanno reagito dicendo: “Non possiamo vivere senza il Signore”. In Grecia sono in subbuglio perché si teme venga seguita la linea UE di chiusura ed i greci stanno discutendo molto su come agire con precauzioni senza arrivare a quello cui siamo arrivati noi. Valli Qualcuno obietta che sarebbe stato difficile garantire la sicurezza, trovare servizi d’ordine per le persone indisciplinate. Non raccolgo queste motivazioni perché, c’è una gerarchia di valori. Se ti sta a cuore veramente un qualcosa, i modi si trovano. Bux E’ vero che un modo si sarebbe potuto trovare. Tant’è che hanno regolato accesso alle mense Caritas; avrebbero potuto farlo per le Sante Messe. Valli Non c’è stata la volontà ed in questo modo hanno mostrato di vedere nella Messa solo una assemblea e nella Chiesa una sala che va riempita eliminando la visione trascendentale, Nostro Signore, eliminando il Tabernacolo. Bux. Dovremmo forse raccomandare, a mo’ di battuta, a Vescovi e Preti di “vivere come se Dio esistesse” parafrasando quanto Papa Benedetto XVI diceva ai laici non credenti. Il problema è tutto lì. Un prete che è prete se non è consapevole che Dio è sempre presente come fa ad essere Sacerdote? Come afferma il Cardinal Sarah, questa è una crisi della Fede ed è una crisi del Sacerdozio. Oggi alcuni pensano di essere un po’ assistenti sociali, a volte distributori di pacchi. Ma il Sacerdote è primariamente mediatore tra uomo e Dio. Abbiamo, in questi anni, tolto Gesù Cristo presente nel Tabernacolo ed abbiamo messo al Suo posto la sedia del celebrante, desiderando poi essere chiamati “Presidenti” e non ministri; ma il sacerdozio ha questa funzione di amministrazione delle cose di Dio! Ecco perché la crisi è una crisi della Fede che trascina con sé la crisi del sacerdozio. Si fanno tanti progetti a prescindere da Cristo, tanto che il Cardinal Biffi diceva che Cristo è spesso una scusa per parlare d’altro. In qualche maniera però, poi il Signore rimescola le carte per far capire ai tanti che il Centro è e rimane Cristo. La Chiesa non può mutare secondo il piacere degli uomini, non può mutare ciò che è divinamente rivelato, come non può mutare la indissolubilità del matrimonio e la consistenza e l’essenza del sacerdozio perché tutto ciò non dipenden da essi.. “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”, così disse Gesù Cristo a Pietro. Il Papa è così il garante dell’ubbidienza alla volontà di Dio e non a quella degli uomini come la storia della Chiesa in larga parte dimostra. L’apostolo Pietro ha ricevuto un primato di giurisdizione di fede autentica, come dommaticamente riporta la Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Il fatto che si chiami “Vicario di Cristo”, indica che deve confessare al mondo questa verità: “Cristo è la Via, la Verità e la Vita”. Esso non è un titolo storico, ma dommatico. Ci sono anche titoli minori, come Sommo Pontefice, Primate d’Italia etc., titoli che esprimono la gerarchia , ma non sono solo storici, ma danno maggior comprensione della Chiesa di Roma e del ruolo del Vescovo di Roma. Mi aspetterei che qualcuno dia una spiegazione del fatto che qualcuno abbia relegato la definizione di “Vicario di Cristo” a mero titolo storico, come fatto in questi giorni sull’Annuario Pontificio. Solovyov diceva che il primato petrino non meno delle Scritture e della tradizione ha un solo scopo: l'incontro con Cristo, la bellezza presente e visibile che salva il mondo, e lo diceva da Ortodosso. Alcuni potrebbero obiettare che Giovanni Paolo II in Ut unum sint abbia avanzato disponibilità a rivedere il primato petrino, ma a costoro bisogna rispondere che lo stesso al 95 afferma pure che in alcun modo la Chiesa Cattolica può rinunciare a tutto quello che nel primo millennio ha maturato il primato romano e che essere successore di Pietro implica il diritto divino del primato romano. Pertanto né per ecumenismo o per condiscendenza con altre posizioni religiose il Papa può abdicare a ciò. Coloro che hanno mutato il senso del primato petrino, dovrebbero renderne ragione. Tanti cominciano a porsi domande. Valli: Sarebbe effettivamente un gesto di attenzione verso il popolo aiutarlo a comprendere cosa accade su di un argomento così importante per la propria vita di fede, se non si ritiene che la attenzione al popolo sia solo uno slogan. Un altro aspetto che ha colpito molto i fedeli è la considerazione di Papa Francesco sulla Madonna già fatta il 12 Dicembre scorso in occasione della festa della Madonna di Guadalupe, e che ha riaffermato ancora pochi giorni fa quando ha espresso che Ella sia solo donna, madre e discepola, “una di noi”, quasi a sottolineare che non ci sia alcun titolo di regalità che le appartenga; qualcuno ha voluto parlare di “minimalismo mariano” da parte del Papa. Ma anche il senso comune dei cattolici ha avvertito qualcosa di strano. La domanda che ci si pone è: perché andare contro una sensibilità cattolica che va in senso ben diverso? Bux. La Madonna “una di noi” era una definizione cara anche a Don Tonino Bello. Ma come Madre di Dio, concepita immacolata dal peccato originale, assunta in cielo anima e corpo, non si può assolutamente dire che sia “una tra tante”. Questo concetto rientra tra i punti cardine della Teologia della Liberazione, diffusa in Sudamerica qualche decennio fa, e Papa Francesco a volte attinge da questo retroterra in maniera anche leggera. Se queste affermazioni su Maria sono vere, devono spiegare perché è “una di noi” e perché la Chiesa ha proclamato dei dogmi su Maria, dove i dogmi altro non sono che dei punti imprescindibili da cui non si può tornare indietro. Diversi pontefici, non ultimo Giovanni Paolo II ha affermato che la partecipazione di Maria sotto la Croce è un contributo che non potremmo dare noi e che non hanno dato altri; non è inoltre possibile, in un anno liturgico costellato di grandi feste mariane, ridurre la Madonna ad una di noi. Da creatura quali siamo noi ha fatto un percorso pellegrinaggio della fede fino ad arrivare a vette eccelse, irragiungibili. Cancellarne così il ruolo, significherebbe cancellare l’intero capitolo VIII della Lumen Gentium dedicato alla Madonna, sminuendo di conseguenza la figura di Cristo incarnato perché Maria ha dato il suo sì a che Cristo si incarnasse. Valli La pietà popolare ha trovato tanti modi nel Santo Rosario per dirLe che Le vogliamo tanto bene in modi sempre nuovi, Regina, Madre, Torre; è commovente tanto attaccamento e si potrebbe dire che il Sensum Fidei ha tanto da dire anche da un punto di vista teologico. Ultimo argomento. Tramite il blog spesso gli utenti riportano allarmati i segni di un millenarismo emergente o riemergente, in cui tante persone vedono una sorta di messaggio che il cielo sta rivolgendo all’uomo. Alcuni dicono che siamo all’inizio di una serie di prove. Un insieme vario di sentimenti serpeggia anche se se ne parla poco. Bux Dico: spero di no. Dobbiamo ricordare infatti che se ritorniamo al Signore, nell’alleanza fatta in Cristo Gesù che ha espiato per noi uomini e la nostra salvezza, con le nostre preghiere ed azioni buone possiamo allontanare piaghe e castighi, così come impariamo dalla stessa rivelazione biblica e non dobbiamo mai dimenticarlo, perché ne è il senso profondo. “Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze, e noi pensavamo che Dio lo avesse castigato, percosso e umiliato. 5Invece egli è stato ferito per le nostre colpe, è stato schiacciato per i nostri peccati. Egli è stato punito, e noi siamo stati salvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti”, come ha detto Isaia (52). La Rivelazione parla sì spesso di castighi divini come nel Salmo 81 “Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito”. Ma, per quanto Gesù si sia fatto carico del peccato, noi abbiamo una parte di sofferenza da compiere, la sofferenza vicaria. Anche gli innocenti che soffrono e muoiono portano il peso del male del mondo. Quando seguivo le cause dei santi, in diversi offrivano sé stessi come vittima di espiazione. Oggi, 16 aprile, è Santa Bernadette; ella era consapevole che la Madonna le aveva chiesto di prender parte dei peccati del mondo e non a caso a Lourdes si è sviluppata una attenzione particolare verso la sofferenza. Se uno come Padre Cantalamessa afferma che “Dio non castigherebbe altrimenti come puoi spiegare che gli innocenti ed i poveri soffrono” si può richiamare la parabola del grano e della zizzania, ove il Signore dice lasciate crescere insieme grano e zizzania, ma poi alla fine la cernita la farò io. Ma si dimentica anche e soprattutto quello che Cristo ha fatto soffrendo lui stesso. Nella storia tantissimi santi e sante hanno partecipato completando ciò che manca alla sofferenza di Cristo. Gli ebrei stessi ne avevano ben chiaro il concetto e questo era riassunto nel capro espiatorio che, senza colpa, sopporta i guai causati da altri o di altri. Un catechismo degno di questo nome dovrebbe poter illustrare chiaramente questi concetti. Valli Tirando le conclusioni, la Fede ha bisogno di essere nutrita e, probabilmente, la società non è così secolarizzata come si dice. C’è una forza che è dentro di noi ma deve essere nutrita con l’essenziale e non con tanti discorsi che prendono e riportano tal quali gli slogan dai discorsi del mondo. Oggi c’è molto bisogno di pensiero cattolico! Di seguito il video.
  10. Conversazione tra Mons Nicola Bux e il Prof. Don Alberto Strumia sul tema: "Se la fede non diventa cultura, la Chiesa diventa una ONG" Oggi, la tentazione dell’uomo consiste nella sollecitudine umana di costruire una “nuova chiesa”, un cristianesimo adattato al mondo moderno. Coloro che inseguono questo intento devono tuttavia ricredersi, in quanto l’unico binario praticabile è quello dei fondamenti della dottrina di sempre, ovvero Cristo stesso. È innegabile, la situazione di disorientamento che la Chiesa sta sperimentando in questo preciso momento storico, ma da dove ripartire e con quali strumenti? La risposta è subito pronta: occorre dapprima imparare a giudicare con “intelligenza di fede” gli avvenimenti della storia: «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Lc 12,56). Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno mostrato al mondo che il cristianesimo è conveniente anche sul piano umano, perché in esso si racchiude una “concezione” dell’uomo, della società, della famiglia che può rendere più umana l’esistenza. Pertanto, la sfida della Chiesa al mondo deve insistere soprattutto sul piano culturale, civile e umano. L’impegno della Chiesa non può ridursi alla diffusione di pochi banali buoni sentimenti, o a rincorrere le ideologie del momento, ma è necessario ritornare a parlare di Gesù Cristo e rinnovare quello spirito missionario che ha contraddistinto la Chiesa negli ultimi venti secoli. Di seguito il video proposto nelle Riflessioni Quaresimali della Santa Pasqua 2020 (dalla Pagina Il Pensiero Cattolico)
  11. Appuntamento del Martedì con le Riflessioni quaresimali di Mons. Bux sul rapporto tra Giustizia e Misericordia di Dio, nonché sulla riparazione ai peccati commessi, "ripuliti" dalla Croce, riparazione che riconcilia Cielo e Terra. "Non c'è dubbio che i grandi mali, come la pestilenza, sono un effetto del peccato originale e dei nostri peccati reali. Dio nella sua giustizia, deve riparare il disordine che il peccato introduce nella nostra vita e nel nostro mondo. Infatti, Egli soddisfa le esigenze della giustizia con la sua misericordia sovrabbondante". (Card. Raymond Leo Burke, Messaggio del 21 Marzo 2020). Di seguito il video con la Catechesi e le domande-risposte sulla pagina Facebook Il Pensiero Cattolico https://www.facebook.com/ilpensierocattolico
  12. Video integrale in calce della Catechesi: Adora il Signore Dio tuo, non la "madre terra", solo Lui è padre di SER Card. Raymond Burke e Mons. Nicola Bux del 25.03.2020 (diretta dal Canale Facebook https://www.facebook.com/ilpensierocattolico/ ) La chiave di volta del discorso sull'uomo è il confine della sua libertà, da cercare non solo nell'ambito della fede - non avrai altro Dio fuori di me - ma nel cuore e nelle leggi immutabili del diritto naturale. Il Cardinale Raymond Burke e Monsignor Nicola Bux si confrontano su questi tempi di pandemia e altre afflizioni e su cosa Dio ci voglia comunicare permettendo questa sofferenza e li individuano nei peccati contro l'umanità come l'eutanasia, o contro l'Ordine di Dio, come la "teoria del gender", che porta tante anime a definirsi diversamente da quanto Dio ha dato per natura, ma anche i grandi mali della chiesa, come l'idolo demoniaco entrato nella Chiesa, Pachamama, adorato sacrilegamente da alti prelati in Vaticano. Umanamente infatti, abbiamo perso la prospettiva essenziale della Vita Eterna che ordina la Creazione e la vita umana; San Paolo infatti diceva che il Signore ha scritto il buon ordine e la legge nei nostri cuori. Il messaggio ultimo che Nostro Signore ci invia è un profondo richiamo alla Conversione a Lui. Il Signore è Re della natura e della terra ed il primo strumento di battaglia contro questo contagio è tornare a Dio.Il Signore non imprime direttamente queste sofferenze, però Lui utilizza questa sofferenza per ispirarci a tornare a Lui e trovare la direzione per le nostre vite. Talvolta in queste tragedie l’uomo si chiede "dove è Dio?". Non dobbiamo chiederci tanto dove è Dio ma dove siamo noi? Talvolta noi ci avviciniamo a Lui solo in momenti di tragedia e grande crisi, dimenticandoci di Lui. Torniamo a Lui, di fronte al Tabernacolo, all’Ostia Sacra, sapremo che Dio è tra di noi, anche in questa situazione. Il Signore è sempre presente, ce lo ha promesso, "sarò con voi fino alla fine", ma a volte il Signore distoglie lo sguardo dalle nostre malvagità, attratti dal peccato e lascia agire Satana, come scritto nel libro di Giobbe. Ma, se il Signore ci mostrerà il Suo volto saremo salvi. Tante persone sono ricche di beni, ma sono infelici, vivono nelle cose mondane abusandone e non trovano soddisfazione. E' naturale; come disse Sant’Agostino, siamo fatti per Dio e solo in Lui troviamo pace. Dobbiamo essere certi che il Signore, che ha stretto l’Alleanza con l’umanità, la rispetterà. Siamo noi a doverci chiedere se noi guardiamo a Dio rispettandone i Comandamenti, avendone paura ma bensì Timore di Dio. Quando non abbiamo più timore di Dio cediamo alla tentazione come accadde per Adamo ed Eva e da allora il caos ed il peccato regnano nella nostra vita. Inoltre, se Cristo ha espiato, è importante che espiamo anche noi la nostra Passione. Noi viviamo in Cristo, siamo tutti chiamati, come afferma San Paolo, ad essere gioiosi di soffrire con il nostro corpo nelle Sofferenze di Cristo per condividere con Lui la Vita Eterna. Qualcuno pensa che la vita in Cristo significhi non avere più problemi, ma sbagliano. La Grazia non è a buon mercato. Infine, ci si è chiesti come vivere in questo tempo in cui è difficile accedere ai Sacramenti ed in cui molti giustamente si angosciano ed hanno timore che la nostra vita non sia salva. Quando non è colpa nostra non poterci recare in Chiesa ed accedere ai Sacramenti, preghiamo la Madonna chiedendo di portarci al Signore, con il Santo Rosario e l'Angelus, perché la Madonna è Madre di ogni Grazia, consacrando a Cristo tramite il Cuore Immacolato di Maria noi stessi e le nostre famiglie nelle nostre case. Poi possiamo, se in stato di Grazia, ricevere la Comunione Spirituale. Altrimenti, se non si è nello Stato di Grazia, dobbiamo pentirci per i peccati mortali che abbiamo commesso, perché ha offeso Dio, con la Contrizione Perfetta, non solo per paura dell'Inferno, ma anche perché abbiamo mancato l'Amore di Dio. Al termine, ci sono state diverse domande dei video-ascoltatori dalla Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria, al sacrilegio della adorazione dell'idolo pachamama, all'Apocalisse ed a come vivere in questi tempi. Da ascoltare. Ecco il video.
  13. Interview with Don Nicola Bux * by Vito Palmiotti. Vito Palmiotti: The post-Synodal Apostolic Exhortation Querida Amazonia aroused unexpected reactions according to the different ways of reading and accepting it. Perhaps that was precisely the purpose that its author intended to achieve. Nicola Bux: In fact, on the one hand it caused a great disappointment, as well as a real disgust, in the Amazonian environments, which expected - in logical continuity with the whole synodal process and with the final document - a clear and frontal opening on the two themes that have been the leiv motif from the beginning: the conferral of the sacrament of order to the viri probati (with the consequent weakening and annihilation of priestly celibacy) and the permanent diaconate of women, as a first step towards the female priesthood. The frustration caused in this specifically local context has spread internationally to all progressive contexts, surprisingly affecting a good part of the Church, especially in Germany. In the same environments, however, another reaction occurs, more conciliatory and masked with fake serenity in front of the evident reverse of the last moment. It is a reading of the post-synodal Apostolic Exhortation according to a criterion, not well specified, of complementarity and harmonious harmony between the two documents, the post-synodal and the final one of the Synod, which should be read together, in a synoptic I would say. Those who want to read everything as a process open to new developments are placed in the same line. Palmiotti: On the opposite side, the post-synodal document has aroused optimistic reactions from traditionalist and conservative sectors, which, without an overall view, believe they have finally won the battle of orthodoxy. Thus, many naively think that the Pope would return to defend sound doctrine by exercising his role of confirming his brothers in the faith. Bux: Indeed, it seems that he wanted to prove that he is not as heterodox as is thought in these circles. If after seven years of pontificate, this has not been understood, it means that his underlying vision of the Church, mainly socio-political, has not yet been grasped. Finally, even in the circle of those who are in line with the good tradition and ecclesial doctrine, the post-synodal Apostolic Exhortation is realistically seen only as a magisterial text that makes silence on the most controversial points, leaving in the imprecise cloud of uncertainty what deserved a clear stance. Palmiotti: In doing so, at first glance everything would seem apparently in order, while in reality the seed of chaos is sown which will sooner or later produce its fruits. If the metaphor is valid, it could be said that the fire in the Amazon rainforest has been partially extinguished, but burning embers still remain under the ashes. Bux: The same "theologian" of Francis, Msgr. Viktor Manuel Fernandez, bishop of La Plata, got it right, saying to Religión digital: «Sin embargo, tampoco hay que afirmar, como han dicho algunos medios, que Francisco ha cerrado las puertas o ha excluido la posibilidad de ordenar algunos hombres casados. De hecho, en la introducción Francisco limita los alcances de su propio documento: “No desarrollaré aquí todas las cuestiones abundantemente expuestas en el Documento conclusivo” (2). Se refiere al documento con el cual concluyó el Sínodo de los Obispos celebrado en Roma. Está claro que si el Papa no desarrolla algún punto no es porque queda excluido, sino porque adrede no quiso repetir al Sínodo». And he adds: «Por primera vez una exhortación apostólica no quiere ser una interpretación del Documento conclusivo de un Sínodo ni una restricción de sus contenidos, ni un texto oficial que deja atrás lo que el Sínodo concluyó. Sólo es un marco complementario de ese documento y dice explícitamente: “no pretendo reemplazarlo ni repetirlo” (2). Tan claro es que no quiere reemplazarlo, que lo que hace es “presentar oficialmente” (3) ese documento y pedir que todos los obispos y agentes pastorales de la Amazonia “se empeñen en su aplicación” (4)». The same "theologian" of Francis, therefore, does not hide the fact that, with the Exhortation, a sort of Catholic-Amazonian religion was created, a new religion, founded on the almost syncretic or contiguous union between the Catholic faith and the rites and the superstitions of the Amazonian populations. In fact, he declares: «Al mismo tiempo, muestra una enorme apertura a los ritos y expresiones indígenas, pidiendo que no se las acuse tan rápidamente de paganismo o de “idolatría” (79) y deja lugar a un posible “rito amazónico” (nota 120). En el Sínodo se dijo precisamente, en las discusiones que llevaron a un cierto consenso, que ese era el marco adecuado para pensar en la posibilidad de los “viri probati”»." and all the other "innovations". I also remember the words spent in the presentation of the Exhortation by card. Michael Czerny, who said that the issue of diaconal ordination of women and ecclesiastical celibacy are not resolved by the exhortation. And not unlike the card. Hummes, general speaker of the Pan-Amazonian synod, who recalled that there would be a plan to develop and complete the issue of celibacy. According to some observers, the Exhortation would represent a sort of "Trojan horse" for the ordination of women and for the abolition of priestly celibacy. We leave out the issues of the Amazonian rite and the acceptance of the idolatrous traditions of the Amazonian populations (in the video presentation of the Vatican News exhortation). Palmiotti: If you want, what you have described is a sort of third way (as I think a few days ago, on the occasion of the publication of the Exhortation, Francesco's biographer, Austen Ivereigh on an article in The Tablet) or door ajar. Pope Bergoglio did not close the door to the demands of the progressives, but at the same time he did not open them wide. He left the door open just enough, so that he, or his successor, in the future, can provide for complete opening. It is perhaps, therefore, a Pyrrhic victory. And probably not even a victory. On the other hand, it is necessary to clarify the value of the final document of the bishops at the Amazonian synod: will this be the key to interpreting the Exhortation? Bux: If, as card. Baldisseri that document would not fall within the magisterium, but would have a mere moral value, it remains to be understood whether it could nevertheless assume the value of the interpretative key of the Exhortation, so that this should be interpreted in the light of that document, which Francis invited to read and keep in mind entirely. In conclusion, Querida Amazonia has raised a set of conflicting feelings in which the bitterness of those who have been disappointed, the illusion of those who hope for a future opening, the naive look of those who believe in a fictitious return to true intertwine doctrine, but the only remaining point is the ambiguities on issues that still require a clear answer today. Last but not least, the unclear language, a "pastoralese", so to speak, made up of insinuations and not of affirmations, as prof. Stefano Fontana, who does not make it clear what the faithful Catholic must comply with. ** These and other observations by Monsignor Nicola Bux, priest of the archdiocese of Bari, professor in Jerusalem and Rome, professor of Eastern liturgy and of theology of the sacraments in the Apulian Theological Faculty, already an expert at the synod of bishops on the Eucharist and consultor of the Congregations for the Doctrine of the Faith and for the Causes of Saints; consultant to the international theological magazine "Communio". He was appointed by Benedict XVI as consultor to the Office of the liturgical celebrations of the Supreme Pontiff.
  14. Intervista a Don Nicola Bux* di Vito Palmiotti. Vito Palmiotti: L’Esortazione Apostolica post-sinodale Querida Amazonia ha suscitato reazioni inattese secondo i diversi modi di leggerla e recepirla. Forse, proprio quello era lo scopo che intendeva raggiungere il suo autore. Nicola Bux: Infatti, da una parte ha provocato una grande delusione, nonché un vero e proprio disgusto, negli ambienti amazzonici, che si aspettavano – in logica continuità con tutto processo sinodale e con il documento finale – un’apertura netta e frontale sui due temi che sono stati il leitmotiv sin dall’inizio: il conferimento del sacramento dell’ordine ai viri probati (con il conseguente indebolimento nonché annientamento del celibato sacerdotale) ed il diaconato permanente delle donne, come primo passo verso il sacerdozio femminile. La frustrazione causata in questo ambito specificamente locale si è allargata a livello internazionale a tutti i contesti progressisti, colpendo a sorpresa una buona parte della Chiesa, soprattutto in Germania. Negli stessi ambienti, si verifica, tuttavia, un’altra reazione, più conciliante e mascherata di finta serenità davanti alla evidente retromarcia dell’ultimo momento. Si tratta di una lettura dell’Esortazione Apostolica post-sinodale secondo un criterio, non ben precisato, di complementarietà e di armoniosa sintonia tra i due Documenti, quello post-sinodale e quello finale del Sinodo, i quali dovrebbero essere letti insieme, in maniera sinottica direi. Nella stessa linea si colloca chi vuole leggere il tutto come un processo aperto a nuovi sviluppi. Palmiotti: Nel versante opposto, il Documento post-sinodale ha suscitato reazioni ottimistiche da parte di settori tradizionalisti e conservatori, che, senza uno sguardo d’insieme, credono di aver vinto finalmente la battaglia dell’ortodossia. Così, molti pensano ingenuamente che il Papa sarebbe ritornato a difendere la sana dottrina esercitando il suo ruolo di confermare i suoi fratelli nella fede. Bux: In verità, sembra che egli abbia voluto dimostrare di non essere tanto eterodosso come si pensa in questi ambienti. Se dopo sette anni di pontificato, non si è compreso questo, significa che non si è colta ancora la sottostante sua visione della Chiesa, prevalentemente sociopolitica. Infine, anche nella cerchia di coloro che sono in linea con la buona tradizione e la dottrina ecclesiale, l’Esortazione Apostolica post-sinodale è vista realisticamente solo come un testo magisteriale che fa silenzio sui punti più controversi, lasciando nell’imprecisa nuvola dell’incertezza ciò che meritava una chiara presa di posizione. Palmiotti: Così facendo, a un primo sguardo tutto sembrerebbe apparentemente in ordine, mentre in realtà è seminato il germe del caos che prima o poi produrrà i suoi frutti. Se è valida la metafora, si potrebbe dire che l’incendio della foresta amazzonica è stato parzialmente spento, ma sotto le ceneri rimangono ancora delle braci accese. Bux: Lo stesso “teologo” di Francesco, mons. Viktor Manuel Fernandez, vescovo di La Plata, ha visto giusto, dichiarando a Religión digital: «Sin embargo, tampoco hay que afirmar, como han dicho algunos medios, que Francisco ha cerrado las puertas o ha excluido la posibilidad de ordenar algunos hombres casados. De hecho, en la introducción Francisco limita los alcances de su propio documento: “No desarrollaré aquí todas las cuestiones abundantemente expuestas en el Documento conclusivo” (2). Se refiere al documento con el cual concluyó el Sínodo de los Obispos celebrado en Roma. Está claro que si el Papa no desarrolla algún punto no es porque queda excluido, sino porque adrede no quiso repetir al Sínodo». Ed aggiunge: «Por primera vez una exhortación apostólica no quiere ser una interpretación del Documento conclusivo de un Sínodo ni una restricción de sus contenidos, ni un texto oficial que deja atrás lo que el Sínodo concluyó. Sólo es un marco complementario de ese documento y dice explícitamente: “no pretendo reemplazarlo ni repetirlo” (2). Tan claro es que no quiere reemplazarlo, que lo que hace es “presentar oficialmente” (3) ese documento y pedir que todos los obispos y agentes pastorales de la Amazonia “se empeñen en su aplicación” (4)». Lo stesso “teologo” di Francesco, dunque, non nasconde che si è creata, con l’Esortazione, una sorta di religione cattolico-amazzonica, una religione nuova, fondata sull’unione quasi sincretica o contigua, tra la fede cattolica ed i riti e le superstizioni delle popolazioni amazzoniche. Infatti dichiara: «Al mismo tiempo, muestra una enorme apertura a los ritos y expresiones indígenas, pidiendo que no se las acuse tan rápidamente de paganismo o de “idolatría” (79) y deja lugar a un posible “rito amazónico” (nota 120). En el Sínodo se dijo precisamente, en las discusiones que llevaron a un cierto consenso, que ese era el marco adecuado para pensar en la posibilidad de los “viri probati”». Come dire: prima modifichiamo il contesto, creando il giusto terreno, e poi pensiamo ai “viri probati” ed a tutte le altre innovazioni. Ricordo anche le parole spese in sede di presentazione dell’Esortazione dal card. Michael Czerny, il quale ha dichiarato che la questione dell’ordinazione diaconale delle donne e del celibato ecclesiastico non sono risolte dall’esortazione. Ed in modo non dissimile si è pronunciato pure il card. Hummes, relatore generale del sinodo panamazzonico, il quale ha ricordato che esisterebbe un piano per sviluppare e completare la questione del celibato. Secondo alcuni osservatori, l’Esortazione rappresenterebbe una sorta di “cavallo di Troia” per l’ordinazione delle donne e per l’abolizione del celibato sacerdotale. Tralasciamo le questioni del rito amazzonico e dell’accettazione delle tradizioni idolatriche delle popolazioni amazzoniche (nel video di presentazione dell’esortazione di Vatican News). Palmiotti: Se vogliamo, quella che hai descritto è una sorta di terza via (come mi pare ha ammesso qualche giorno fa, in occasione della pubblicazione dell’Esortazione, il biografo di Francesco, Austen Ivereigh su un articolo di The Tablet) o di porta semiaperta. Papa Bergoglio non ha chiuso la porta alle istanze dei progressisti, ma al contempo non le ha neppure spalancate. Ha lasciato l’uscio aperto quel tanto che basti, affinché lui, o un suo successore, in futuro, possa provvedere all’apertura completa. È forse, quindi, una vittoria di Pirro. E probabilmente neppure una vittoria. D’altronde, occorre chiarire che valore potrà assumere il Documento finale dei vescovi al sinodo amazzonico: sarà questo la chiave per interpretare l’Esortazione? Bux: Se, come ha affermato il card. Baldisseri quel documento non rientrerebbe nel magistero, ma avrebbe mero valore morale, resterebbe da capire se esso possa nondimeno assumere valore di chiave interpretativa dell’Esortazione, talché codesta debba interpretarsi alla luce di quel documento, che Francesco ha invitato a leggere ed a tener presente interamente. In conclusione, Querida Amazonia ha sollevato un insieme di sentimenti contrastanti nei quali s’intrecciano l’amarezza di chi è rimasto deluso, l’illusione di chi spera in una futura apertura, l’ingenuo sguardo di chi crede in un fittizio ritorno alla vera dottrina, ma l’unico punto fermo che rimane sono le ambiguità su temi che ancora oggi esigono una risposta chiara. Last but not least, il linguaggio non chiaro, un “pastoralese”, per dir così, fatto di insinuazioni e non di affermazioni, come ha osservato in modo efficace il prof. Stefano Fontana, che non fa capire a cosa il fedele cattolico deve assentire. *Queste ed altre le osservazioni di Monsignor Nicola Bux, sacerdote dell'arcidiocesi di Bari, docente a Gerusalemme e Roma, professore di liturgia orientale e di teologia dei sacramenti nella Facoltà Teologica Pugliese, già perito al sinodo dei vescovi sull'Eucaristia e consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi; consulente della rivista teologica internazionale "Communio". E' stato nominato da Benedetto XVI consultore dell'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
  15. The Amazonian post-synodal exhortation? A document that presents "cracks". Word of Don Nicola Bux in a new interview by Vito Palmiotti In recent days it has presented expectations. A exhortation now published, what scenarios do you think will open? The bishops of the Amazon will ask the competent Authority, the Pope - as foreseen by the Exhortation - because of their particular situation, to be able to use the final document of the Synod, to meet the needs of the communities, since what it says about it can be understood, from the canonical point of view, as an approval expressed in the light of the apostolic constitution of September 2018, Episcopalis Communio. We understand what those needs are. Moreover, there are in this exhortation of problematic openings perhaps far greater than the theme of celibacy itself, which has almost completely absorbed the debate, putting other critical issues concerning the Amazon synod in the background. Did the book of Benedict XVI and Sarah exercise its weight? Although it has been said by official sources that the document was ready before, since December, it is clear to me that it is not so: indeed, that the very book in question has prompted to drastically review the fourth part of the Exhortation, which however presents cracks in the which to insert what is left out. What can we get from the story? Benedict XVI and card. Sarah testified to the importance of Catholic thought. To make people think is the task of philosophy, said Paul Ricoeur. The activism prevalent today in the Church and beyond does not help, in fact, it drives many away. Those who are Catholics must, with determination, affirm the truth, and wait patiently for the time of grace that Providence prepares. The Church as a whole cannot incur heresy. If we are members of a body: there are no sociological and political laws but the reality of grace prevails, an ontological and supernatural reality that makes man holy and pleasing to God. What do you think of the next bishops' event in Bari "The Mediterranean frontier of peace. A laboratory of synodality and commitment between churches and peoples. Many Catholics and non-Catholics expect the Church to make Jesus Christ and his Gospel known: this is why it was established by its Founder. Or should we resort to the deformations of Sanremo and Benigni? The rest is political and leaves the time it finds. The Holy Spirit tells us that the world can be saved by Christ, not by others, and that the Church can be reinvigorated by herself, not by others.
  16. L’esortazione post-sinodale amazzonica? Un documento che presenta delle “fessure”. Parola di don Nicola Bux in una nuova intervista a Vito Palmiotti Nei giorni scorsi ha presentato le aspettative. A Esortazione ormai pubblicata, quali scenari pensa che si apriranno? I vescovi dell'Amazzonia chiederanno all'Autorità competente, il Papa - come previsto dall'Esortazione - in ragione della loro situazione particolare, di potersi servire del Documento finale del Sinodo, per venire incontro alle esigenze delle comunità, giacché quel che dice su di esso può essere inteso, dal punto di vista canonico, come un'approvazione espressa alla luce della costituzione apostolica del settembre 2018, Episcopalis Communio. Si comprende quali siano quelle esigenze. Del resto, ci sono in questa esortazione delle aperture problematiche forse ben maggiori del tema dello stesso celibato, che ha quasi del tutto assorbito il dibattito, facendo passare in secondo piano le altre criticità concernenti il sinodo amazzonico. Il libro di Benedetto XVI e Sarah ha esercitato il suo peso? Sebbene sia stato detto dalle fonti ufficiali che il documento era pronto prima, da dicembre, mi consta che non è così: anzi, che proprio il libro in oggetto ha spinto a rivedere drasticamente la quarta parte dell'Esortazione, la quale comunque presenta fessure nelle quali infilare quanto è rimasto fuori. Cosa possiamo ricavare dalla vicenda? Benedetto XVI e il card. Sarah hanno testimoniato l'importanza del pensiero cattolico. Far pensare è il compito della filosofia, diceva Paul Ricoeur. L'attivismo oggi prevalente nella Chiesa e oltre, non aiuta anzi allontana tanti. Chi è cattolico deve, con determinazione, affermare la verità, e attendere con pazienza il tempo della grazia che la Provvidenza prepara. La Chiesa nella sua totalità non può incorrere nell’eresia. Se siamo membra di un corpo: non vi sono leggi sociologiche e politiche ma prevale la realtà della grazia, realtà ontologica e soprannaturale che rende l’uomo santo e gradito a Dio. Che ne pensa della prossima kermesse dei vescovi a Bari "Il Mediterraneo frontiera di pace. Un laboratorio di sinodalità e di impegno tra le chiese e i popoli. Molti cattolici e non, si aspettano dalla Chiesa che faccia conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo: per questo è stata costituita dal suo Fondatore. O dobbiamo ricorrere alle deformazioni di Sanremo e Benigni? Il resto è politica e lascia il tempo che trova. Lo Spirito Santo ci dice che il mondo può essere salvato da Cristo, non da altri, e che la Chiesa può essere rinvigorita da se stessa, non da altri.
  17. "An example of medicines has been made, we see them are apparently trivial, small tablets, ampoules ... but they contain a power that is then shown in the effects they have. Some Saints of antiquity rightly called the sacraments "drugs", for example one of the first fathers of the church, Saint Ignatius of Antioch called the Eucharist "the drug of immortality". The sacraments, these "drugs", in fact, taken with the due dispositions produce the effects of grace. The catechism of the Catholic Church at the end of the chapters on the sacraments concludes with a paragraph on the effects they bring. But attention, like drugs, also have contraindications, that is, they cannot be taken under any condition, such as for a divorced-remarried person, on being able to also receive Holy Communion, this is a serious contraindication, because who has broken a relationship , putting on another, how can he enter with the one who instituted the sacrament of communion, of unity. Saint Paul rightly says that whoever takes on the Eucharist in this way takes poison, that is, instead of taking salvation, he takes poison, condemnation, and therefore this is a contraindication "; "Today the liturgy has been desecrated, that is, many elements have been introduced into it that come from the profane world and that end up gradually emptying it from its sacred character, and when I say sacred you want to understand the place of the presence of God. Saying sacred to me it immediately comes to mind when God tells Moses from the bush: be careful, take off your sandals because this place you are treading is sacred, because sacred, because He is present. So where God is present there is the sacred. Instead the layman is what is in front of the sacred and which probably desires to be reached by the sacred, but to be reached by the sacred he must let himself be converted by it and in some way must abandon something, certainly ways that are not consonant with God, then , the sacred advances and consecrates, as we often say. The sacraments are the consecration of profane matter to the use of our salvation and healing, nourishment and so on "(Don Nicola Bux) * * * * * * * * * «With the sacraments we touch Christ, we listen to Christ, we feed on Christ, we taste Christ ("No Trifling Matter: Taking the Sacraments Seriously Again" p. 23). The Church gives Christ through His Sacraments, the Church must give Christ, the Church does not save through what she does but through what she celebrates. Among the most forgotten dogmas of Faith in my opinion there is undoubtedly that of the existence of the Grace of God, and to think that Grace, every day in the parish or community, is the whole foundation of the spiritual edifice. From having or not having grace depends our eternal happiness or unhappiness. The grace of God lifts us with a single blow to an infinitely higher plane than the purely natural and earthly one, so that we can say that between a man who lives in the grace of God and one who does not live in the grace of God there is the same difference between heaven and earth "; "There is a need to return to having more faith in the world, to the right relationship between natural life and life of grace between nature and supernatural, for all this we are educated by the healthy and authentic liturgy of the church, its prayer par excellence, which it preserves the dogma of faith from all contamination and is the source of all beauty ". (Don Matteo de Meo)
  18. «È stato fatto l’esempio dei medicinali, essi noi li vediamo sono banali apparentemente, piccole compresse, fiale…però contengono una potenza che poi si dimostra negli effetti che hanno. Giustamente alcuni Santi dell’antichità chiamavano i Sacramenti “farmaci”, per esempio uno dei primi padri della chiesa, Sant’Ignazio di Antiochia chiamava l’eucarestia “farmaco dell’immortalità”. I sacramenti, questi “farmaci”, infatti, assunti con le dovute disposizioni producono gli effetti di grazia. Il catechismo della chiesa cattolica alla fine dei capitoli sui sacramenti conclude con un paragrafo sugli effetti che portano. Però attenzione, come i farmaci, hanno anche delle controindicazioni, cioè non si possono assumere a qualsiasi condizione, come per esempio per un divorziato-risposato, sul poter ricevere anche la Santa comunione, questa è una grave controindicazione, perché chi ha rotto un rapporto, mettendone su un altro, come può entrare con colui che ha istituito il sacramento della comunione, dell’unità. Giustamente san Paolo dice che chi assume in questa maniera l’Eucarestia prende il veleno, cioè invece di prendere la salvezza prende il veleno, la condanna, e quindi questa è una controindicazione»; «Oggi la liturgia è stata profanata, cioè si sono introdotti in essa tanti elementi che vengono dal mondo profano e che finiscono via via per svuotarla dal suo carattere sacro, e quando dico sacro si vuole intendere il luogo della presenza di Dio. Dire sacro mi fa subito venir in mente quando Dio dice a Mosè dal roveto: attenzione, togliti i sandali perché questo luogo che stai calpestando è sacro, perché sacro, perché è presente Lui. Quindi dove Dio è presente c’è il sacro. Invece il profano è ciò che è di fronte al sacro e che probabilmente desidera essere raggiunto dal sacro, però per essere raggiunto dal sacro deve lasciarsi convertire da esso e in qualche modo deve comunque abbandonare qualcosa, certamente modi che non sono consoni a Dio, allora, il sacro avanza e consacra, come noi spesso diciamo. I sacramenti sono la consacrazione della materia profana all’uso della nostra salvezza e guarigione, nutrimento e via dicendo» (Don Nicola Bux) * * * * * * * * * «Con i Sacramenti tocchiamo Cristo, ascoltiamo Cristo, ci nutriamo di Cristo, gustiamo Cristo (con i sacramenti non si scherza pag. 23). La chiesa dà Cristo attraverso i Suoi Sacramenti, la Chiesa deve dare Cristo, la Chiesa non salva attraverso ciò che fa ma attraverso ciò che celebra. Tra i dogmi di Fede più dimenticati secondo me vi è senza dubbio proprio quello dell’esistenza della Grazia di Dio, e pensare che la Grazia, tutti i giorni in parrocchia o comunità, è tutto il fondamento dell’edificio spirituale. Dall’avere o non avere la grazia dipende la nostra felicità o la nostra infelicità eterna. La Grazia di Dio ci solleva con un sol colpo ad un piano infinitamente più elevato di quello puramente naturale e terreno, sì da poter dire che tra un uomo che vive nella grazia di Dio e uno che non vive nella grazia di Dio vi è la stessa differenza che c’è tra il cielo e la terra»; «C’è bisogno di ritornare ad avere più fede nel mondo, al giusto rapporto tra vita naturale e vita di grazia tra natura e soprannaturale, per tutto questo ci educa la sana e autentica liturgia della chiesa, la sua preghiera per eccellenza, la quale preserva il dogma della fede da ogni contaminazione ed è fonte di ogni bellezza». (Don Matteo de Meo) Scuola Ecclesia Mater - conferenza
  19. Interview with Don Nicola Bux* by Vito Palmiotti. Here the original Italian Version. In view of the imminent publication of the Apostolic Exhortation that will follow the Amazon Synod , we are witnessing a radicalization of ultra-style positions to the point that, for example, if Ratzinger and Sarah write reflections, they shout at success on one side and scandal on the other, there is a sort of standing ovation of a faction to the only hypothesis of withdrawal of the signature of Benedetto, only to be indignant when this in fact remains somehow on the cover. So again we are witnessing a series of epithets aimed at describing Benedict as "shiny only half an hour a day" (and maybe it is precisely the half hour in which he wrote then he would return to a soporific state for twenty three and a half hours) and if so if it were not then it becomes a serious interference with something that nobody knows but that is pulled by the jacket here and there, interpreting the thoughts of the one - the father - who must give an indication, hopefully clear, among other things , on a delicate issue such as the possibility of opening to the uxorato clergy, in some "particular situations" as the synod fathers ask in the final document of the controversial and discussed Synod on the Amazon. The impression obtained is that there is a lack of a Catholic gaze and a sense of reality. What will the Pope do? Cardinal Charles Journet, a distinguished patrologist, said: "As for the axiom" Where the Pope is, there is the Church "applies when the Pope behaves as Pope and head of the Church; in the contrary case, neither the Church is in him, nor he in the Church ». D. Nicola Bux participated, as an expert invited by cardinal Ratzinger and then pope, to the synod on the Eucharist in 2005 and to that on the Middle East in 2010: therefore he knows how things are going. Of course, if this can-can continues, nothing but a synod: the pope could resent and change something. VP: What does synodality mean, a word with which everyone fills their mouths? DBUX: The varied fans of St. Francis are perhaps unaware that he called himself a Catholic and apostolic man: the first is now a rare word to hear, yet it indicates the look at reality 'according to the totality of its factors'. From the Greek katà olòn. Unfortunately, the moral of the 'case by case' and the emphasis on the 'local Church' contributed to oblivion. In fact, it is believed that giving Communion to a divorced and remarried couple in a remote village, and not giving it to a city parish, can be done without affecting the unity of the whole, which is then the Catholic Church. Precisely on this we must dwell. Unity is the most precious asset, says St. John Chrysostom, provided that the differences are not adverse to each other, but converge towards unity, that is, they are uni-versus, universal. Here is the universal or Catholic Church. The Pope should be a sign and a bond of this. We must hope that the Exhortation will serve this purpose: to be Catholic, it should not refer to the Final Document of the Synod. If this is so, it will also be due to the contribution of Benedict XVI and Cardinal Sarah with their book on priestly celibacy, and of those in the Church who have not stopped telling the truth without failing in charity, without giving in to the temptation to to separate, which is mainly due to the lack of patience of love. Behind that book there is a not small part of the Church, which the pope, as a pater patruum, cannot fail to take into account; not only that: there are two thousand years of traditio of Jesus Christ and the Apostles, which, with Scripture, is the source of revelation. Patience is the first characteristic of love indicated by Saint Paul: charity is patient. In conclusion, synodality can be synonymous with a journey and a common gaze (always according to the Greek etymology) and in this sense, every Christian and the Church must use it. But the Church is not a permanent Synod and not even a Council, but a hierarchically ordered community. If the final document expressed the word of the bishops and of the other synod fathers, the exhortation will communicate the word of the pope, who does not necessarily have to agree with that. Remember the praevia note made by Paul VI affixing the Lumen Gentium constitution. The Synod is representative and not a substitute for the entire Catholic episcopate. VP: Is the Pope always foolproof? D.BUX: The magisterium is there when the pope and all the bishops agree (Compendium CCC 185) - I stress 'agree' - in proposing definitive teaching on faith and morals. What does definitive mean? It must be - like high definition photos - with sharp outlines. In fact, as in extraordinary dogmatic acts, the pope uses three verbs: we pronounce, declare and define, so in ordinary teaching, if discord were to persist, there would be no magisterium. Today it happens that many bishops do not agree but are disagree even on a doctrine already believed by faith: the discordance means that there is no infallibility, but this does not mean that the faithful are not required to obey it, unless that teaching contrasts with the depositum fidei. If a father says something and the mother the opposite, who should the children obey? We have reason to hope and pray that the Exhortation will be clear and without exception. If this were not so, the approach of the 'great apostasy' which would enslave the Church would be favored; the proof that will shake the Church (CCC 675-677) far beyond the current crisis of faith: persecution. *Msgr Nicola Bux. Ordained priest on December 6, 1975, he studied and taught in Jerusalem and Rome. Professor of Eastern Liturgy and Theology of the Sacraments at the Apulian Theological Faculty, at the Institute of Ecumenical-Patristic "San Nicola" of Bari.Close collaborator of Benedict XVI, during his pontificate he was consultor to the Congregation for divine worship and the discipline of the sacraments (since 2010), the Congregation for the Doctrine of the Faith, the Congregation for the Causes of Saints and the Office of Celebrations of the Supreme Pontiff. He was wanted in these roles by popes John Paul II and Benedict XVI. He was a personal friend of the latter as both theologians and animators of the international theological journal Communio. He was perished at the synod of bishops on the Eucharist (2-23 October 2005). Since the early 2000s, Archbishop Bux has also collaborated with the periodical Il Timone.
  20. Intervista a Don Nicola Bux a cura di Vito Palmiotti. In vista dell’ imminente pubblicazione dell’Esortazione Apostolica che seguirà il sinodo sull’Amazzonia, stiamo assistendo ad una radicalizzazione di posizioni stile ultrà al punto che, ad esempio, se Ratzinger e Sarah scrivono delle riflessioni si urla al successo da una parte e lo scandalo dall’altra, si assiste a una sorta di standing ovation di una fazione alla sola ipotesi di ritiro della firma di Benedetto, salvo poi sdegnarsi quando questa di fatto rimane in qualche modo sulla copertina. Quindi nuovamente si assiste ad una serie di epiteti tesi a descrivere Benedetto “lucido solo mezz’ora al giorno” (e magari è proprio la mezz’ora in cui ha scritto poi tornerebbe in uno stato soporifero per ventitré ore e mezza) e se così non fosse allora diventa una grave ingerenza nei confronti di qualcosa che nessuno conosce ma che è tirato per la giacca di qua e di là, interpretando i pensieri di colui- il papa- che deve dare una indicazione, si spera chiara, tra le altre cose, su un tema delicato quale la possibilità di aprire al clero uxorato, in alcune “situazioni particolari” come chiedono i padri sinodali nel documento finale del controverso e discusso Sinodo sull’Amazzonia. L’impressione che se ne ricava è che manchi uno sguardo cattolico e il senso della realtà. Che farà il papa? Il cardinal Charles Journet, insigne patrologo, diceva: «Quanto all’assioma “Dove è il Papa, lì è la Chiesa” vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa». D. Nicola Bux ha partecipato, da esperto invitato da Ratzinger cardinale e poi papa, al sinodo sull’Eucaristia del 2005 e a quello sul Medioriente del 2010: quindi sa come vanno le cose. Certo, se continua questo can can, altro che sinodo: il papa potrebbe risentirsi e mutare qualcosa. VP: Cosa vuol dire sinodalità, parola di cui tutti si riempiono la bocca? DBUX: I variegati fan di san Francesco ignorano forse che egli si definiva uomo cattolico ed apostolico: la prima è ormai parola rara da udire, eppure indica lo sguardo alla realtà ‘secondo la totalità dei suoi fattori’. Dal greco katà olòn. Purtroppo, la morale del ‘caso per caso’ e l’enfasi sulla ‘Chiesa locale’, hanno contribuito all’oblio. Infatti, si ritiene che, dare la Comunione a una coppia di divorziati risposati in un paesino sperduto, e non darla in una parrocchia di città, possa farsi senza pregiudicare l’unità del tutto, che è poi la Chiesa cattolica. Proprio su questo bisogna soffermarsi. L’unità è il bene più prezioso, dice san Giovanni Crisostomo, purché le diversità non siano avverse tra loro, ma convergano verso l’unità, siano cioè uni-versus, universali. Ecco la Chiesa universale o cattolica. Il Papa dovrebbe essere segno e vincolo di ciò. Dobbiamo sperare che l’Esortazione serva a questo: per essere cattolica, dovrebbe non rifarsi al Documento finale del Sinodo. Se così sarà, non poco lo si dovrà anche al contributo di Benedetto XVI e del cardinal Sarah con il loro libro sul celibato sacerdotale, e di quanti nella Chiesa non hanno smesso di dire la verità senza venir meno alla carità, senza cedere alla tentazione di separarsi, che è soprattutto dovuta alla mancanza della pazienza dell’amore. Dietro quel libro c’è una parte non piccola della Chiesa, di cui il papa, da pater patruum, non può non tener conto; non solo: ci sono duemila anni di traditio di Gesù Cristo e degli Apostoli, che, con la Scrittura, è fonte della rivelazione. La pazienza è la prima caratteristica dell’amore indicata da san Paolo: la carità è paziente. In conclusione, la sinodalità può essere sinonimo di cammino e di sguardo comune (sempre stando all’etimo greco) e in tal senso, ciascun cristiano e la Chiesa devono usarla. Ma la Chiesa non è un Sinodo e nemmeno un Concilio permanenti, ma una comunità gerarchicamente ordinata. Se il Documento finale ha espresso la parola dei vescovi e degli altri padri sinodali, l’Esortazione comunicherà la parola del papa, che non necessariamente deve concordare con quella. Si ricordi la nota praevia fatta apporre da Paolo VI alla costituzione Lumen Gentium. Il Sinodo è rappresentativo e non sostitutivo dell’intero episcopato cattolico. VP: Il Papa è infallibile, sempre? D.BUX: Il magistero c’è quando il papa e tutti i vescovi concordano (Compendio CCC 185) - sottolineo ‘concordano’ - nel proporre un insegnamento definitivo sulla fede e sulla morale. Che vuol dire definitivo? Deve essere – come le foto ad alta definizione – dai contorni nitidi. Infatti, come negli atti dommatici straordinari, il papa usa tre verbi: pronunziamo, dichiariamo e definiamo, così nell’insegnamento ordinario, se dovesse permanere la discordia non ci sarebbe il magistero. Oggi succede che molti vescovi non concordino ma siano discordi persino su una dottrina già creduta per fede: la discordanza significa che non c’è infallibilità, ma non per questo i fedeli non sono tenuti ad obbedirvi, salvo che quell’insegnamento contrasti con il depositum fidei. Se un padre dicesse una cosa e la madre l’opposto, i figli a chi dovrebbero obbedire? Abbiamo ragione di sperare e pregare che l’Esortazione sia chiara e senza eccezioni. Se non fosse così, si favorirebbe l'avvicinarsi della 'grande apostasia’ che asservirebbe la Chiesa; la prova che scuoterà la Chiesa(CCC 675-677) ben oltre l'attuale crisi di fede: la persecuzione.
  21. Catechesi mensile sul Credo e le verità in cui credere, che don Nicola Bux ha tenuto nella Chiesa di San Giuseppe in Bari, Utilizzando come testo guida il "Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica". Per poter seguire meglio la catechesi, ci si può avvalere del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica http://www.vatican.va/archive/compend... dal n. 79 al n. 84 CAPITOLO SECONDO CREDO IN GESÙ CRISTO, IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO - 79. Qual è la Buona Novella per l'uomo? 422-424 È l'annunzio di Gesù Cristo, «il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re Erode e dell'imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza mandando «suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4-5). - 80. Come si diffonde questa Buona Novella? 425-429 Fin dall'inizio i primi discepoli hanno avuto l'ardente desiderio di annunziare Gesù Cristo, allo scopo di condurre tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall'amorosa conoscenza di Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare, cioè svelare nella sua persona l'intero disegno di Dio e mettere l'umanità in comunione con lui. « E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE » - 81. Che cosa significa il nome «Gesù»? 430-435 452 Dato dall'Angelo al momento dell'Annunciazione, il nome «Gesù» significa «Dio salva». Esso esprime la sua identità e la sua missione, «perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Pietro afferma che «non vi è sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). - 82. Perché Gesù è chiamato «Cristo »? 436-440 453 «Cristo» in greco, «Messia» in ebraico, significa «unto». Gesù è il Cristo perché è consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione redentrice. È il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo dal Padre. Gesù ha accettato il titolo di Messia precisandone tuttavia il senso: «Disceso dal cielo» (Gv 3,13), crocifisso e poi risuscitato, egli è il Servo Sofferente «che dà la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Dal nome Cristo è venuto a noi il nome di cristiani. - 83. In che senso Gesù è il «Figlio Unigenito di Dio»? 441-445 454 Egli lo è in senso unico e perfetto. Al momento del Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa Gesù come suo «Figlio prediletto». Presentando se stesso come il Figlio che «conosce il Padre» (Mt 11,27), Gesù afferma la sua relazione unica ed eterna con Dio suo Padre. Egli è «il Figlio Unigenito (1Gv 4,9)» di Dio, la seconda Persona della Trinità. È il centro della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto «la sua gloria, come di Unigenito dal Padre» (Gv 1,14). - 84. Che cosa significa il titolo «Signore»? 446-451 455 Nella Bibbia, questo titolo designa abitualmente Dio Sovrano. Gesù lo attribuisce a se stesso e rivela la sua sovranità divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime confessioni cristiane proclamano che la potenza, l'onore e la gloria dovuti a Dio Padre sono propri anche di Gesù: Dio «gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,9). Egli è il Signore del mondo e della storia, il solo a cui l'uomo debba sottomettere interamente la propria libertà personale.
  22. Catechesi mensile sul Credo e le verità in cui credere, che don Nicola Bux ha tenuto nella Chiesa di San Giuseppe in Bari, Utilizzando come testo guida il "Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica". Il tema di questo incontro: La Caduta e il Peccato Per poter seguire meglio la catechesi, ci si può avvalere del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica http://www.vatican.va/archive/compendium_ccc/documents/archive_2005_compendium-ccc_it.html dal n. 73 al 78 CAPITOLO I IO CREDO IN DIO PADRE I SIMBOLI DELLA FEDE La Caduta 73. Come si comprende la realtà del peccato? 74. Che cos'è la caduta degli angeli? 75. In che cosa consiste il primo peccato dell'uomo? 76. Che cos'è il peccato originale? 77. Quali altre conseguenze provoca il peccato originale? 78. Dopo il primo peccato, che cosa ha fatto Dio?
  23. fino al
    Su Radio Maria, martedì 8 Gennaio alle ore 21.00, Don Nicola Bux* condurrà la trasmissione in ambito "Chiesa e Liturgia" in cui verrà trattato il tema "Il significato del Luogo Sacro". Sarà possibile intervenire e porre quesiti. #IPC Redazione - Claudio
  24. Catechesi mensile sul Credo e le verità in cui credere, che don Nicola Bux ha tenuto nella Chiesa di San Giuseppe in Bari, utilizzando come testo guida il "Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il tema di questo incontro trae spunto dal primo articolo nonché la prima affermazione del Credo: Credo in un Solo Dio Padre onnipotente Creatore del Cielo e della Terra Gli argomenti trattati in questa catechesi sono : 1. Io credo in Dio Padre Onnipotente; 2. Creatore del cielo e della terra; quest'ultimo ha ulteriori tre approfondimenti: - gli angeli; - la caduta; - il peccato. questa prima parte arriva al primo dei tre approfondimenti ovvero "gli angeli" Per poter seguire meglio la catechesi, ci si può avvalere del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica http://www.vatican.va/archive/compendium_ccc/documents/archive_2005_compendium-ccc_it.html dal n. 36 al n. 78 « IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE, CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA »? 36. Perché la professione di fede inizia con: «Io credo in Dio»? 37. Perché professiamo un solo Dio? 38. Con quale nome Dio si rivela? 39. Solo Dio «è»? 40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio? 41. In che senso Dio è la verità? 42. In qual modo Dio rivela che egli è amore? 43. Che cosa comporta credere in un solo Dio? 44. Qual è il mistero centrale della fede e della vita cristiana? 45. Il mistero della Santissima Trinità può essere conosciuto dalla sola ragione umana? 46. Che cosa Gesù Cristo ci rivela del mistero del Padre? 47. Chi è lo Spirito Santo, rivelato a noi da Gesù Cristo? 49. Come operano le tre Persone divine? 50. Che cosa significa che Dio è onnipotente? 51. Perché è importante affermare: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1)? 52. Chi ha creato il mondo? 53. Perché è stato creato il mondo? 54. Come Dio ha creato l'universo? 55. In che cosa consiste la Provvidenza divina? 56. Come l'uomo collabora con la Provvidenza divina? 57. Se Dio è onnipotente e provvidente, perché allora esiste il male? 58. Perché Dio permette il male? Il cielo e la terra 59. Che cosa ha creato Dio? 60. Chi sono gli angeli? 61. In che modo gli angeli sono presenti nella vita della Chiesa? 62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura circa la creazione del mondo visibile? 63. Qual è il posto dell'uomo nella creazione? 64. Che tipo di legame esiste tra le cose create? 65. Che relazione c'è fra l'opera della creazione e quella della redenzione? L'uomo 66. In che senso l'uomo è creato a «immagine di Dio»? 67. Per quale fine Dio ha creato l'uomo? 68. Perché gli uomini formano un'unità? 69. Come nell'uomo l'anima e il corpo formano un'unità? 70. Chi dona l'anima all'uomo? 71. Quale relazione Dio ha posto tra l'uomo e la donna? 72. Qual era la condizione originaria dell'uomo secondo il progetto di Dio?
  25. La crisi della Fede e il crollo della Liturgia. Incontro con Monsignor Bux Chiesa nella di San Michele Arcangelo, a San Vito dei Normanni, 14 Dicembre 2018. Nella attuale #crisi della Chiesa, si è ricordato, risuona il monito di sant'Ireneo: "tutti allo stesso modo discutono le verità di fede, ma non tutti vi credono allo stesso modo". Non può essere negato che la confusione diffusa tra i fedeli sia grande, al punto da rendere possibile la penetrazione dell'ateismo persino nei vertici ecclesiastici, come ha dichiarato recentemente il card. Gherard Mueller. E' in crisi la fede, intesa come riconoscimento della venuta del Figlio di Dio, Gesù Cristo e della sua presenza nella Sacra Liturgia", ha precisato Mons. Bux. Questa è sacra proprio a motivo della presenza del Signore, vero Dio e vero uomo, proclamatosi Egli stesso Via, Verità e Vita. La bellezza nella liturgia dipende unicamente dalla fede nella Sua presenza. Il decadimento e la crisi della fede è causato dal crollo della liturgia, celebrata come se Dio non esistesse o c'entrasse con essa. Il protagonismo del clero - il clericalismo di cui parla papa Francesco - fa sì che al posto di Dio sia subentrato l'uomo, la sociologia invece della Teologia, il mondo che oscura il Cielo, la prassi o pastorale al posto della Verità. Si ha fastidio della Dottrina o insegnamento, come dice l'Apostolo. Cosa fare? Proclamare sempre la verità cattolica liberi da ogni paura. La liturgia è annuncio e celebrazione della Verità, in quanto solo Dio è il Signore e non l'uomo o il potere. Quando i cristiani si radunano per la liturgia, specialmente la domenica, compiono il più grande atto 'politico', perché affermano la signoria di Dio sulla storia e sul mondo. Questa è la coscienza a cui la Chiesa deve educare in permanenza i suoi fedeli. Questa è la fede che salva dal peccato, dal maligno che costantemente insidia l'umanità. I cristiani devono resistere senza timori e prendere le distanze da quanti seminano confusione e dubbio.
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