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  1. L’uomo come componente del sistema naturale e sociale esprime il bisogno di benessere e libertà nel proprio mondo di appartenenza. L’ambiente sarà capace di rispondere a tali bisogni fintanto che le risorse messe a disposizione sono impiegate fruttuosamente con gli strumenti offerti dalla conoscenza scientifica. Sarà possibile superare i vincoli dello spazio e del tempo con i vettori di locomozione e con le comunicazioni on-line, inoltre lo stato di salute è sempre stato oggetto di interesse da una medicina in continua evoluzione. Dai risultati finora ottenuti è necessario chiedersi se il progresso della scienza ha dato delle risposte confacenti ai bisogni umani e quali certezze occorre trovare per dare fiducia alla scienza. L’esperienza mette in gioco la ragione per giudicare quanto i risultati della scienza siano limitati. L’uomo non può sottrarsi agli interrogativi sulla vivibilità in rapporto con la realtà. Per la sua stessa natura è portato a orientare il pensiero come determinato alla vita consona ai bisogni dell’esistenza. Il confronto con la realtà circoscritta all’ambiente circostante ha reso l’essere umano capace di percepire e individuare gli elementi che determinano tale realtà come componenti di un sistema vitale. Quanto più il sistema ambiente viene investito da una conoscenza profonda tanto più si evolve la percezione di un sistema dinamico rivolto a trasformare le stesse condizioni di vita dell’uomo. In termini espliciti l’ambiente è riconosciuto come un sistema in quanto è composto da un insieme di elementi tra essi collegati e in continua interazione quali le specie viventi, il clima e le risorse naturali che influenzano il ciclo della vita. Il termine ambiente viene inoltre utilizzato in senso ampio: l’ambiente viene definito non solo in riferimento a un singolo organismo, bensì a tutti gli organismi che vivono sul pianeta Terra, pertanto non è inteso solo ad una zona circoscritta bensì all'intero pianeta e alle sue particolari caratteristiche che permettono l'esistenza della vita. L’essere umano, parte integrante dell’ambiente, esprime il relativo rapporto con diverse modalità tra i quali assume una notevole rilevanza il lavoro. Il lavoro, artefice di mutamenti ambientali, ha subìto nel tempo una evoluzione così da assumere una funzione determinante in termini di efficienza nella realizzazione dei programmi della produzione di beni e servizi. Questa evoluzione si è manifestata prevalentemente sul piano tecnologico attraverso l’automazione. A questo punto il confronto con l’ambiente naturale ha subìto un notevole cambiamento nel tempo passando sul piano operativo da una attività prettamente artigianale ad una attività tecnologicamente avanzata al punto da configurare un proprio ambiente tecnologico ampiamente digitalizzato. Attraverso il lavoro quale posizione può assumere l’uomo in rapporto con l’ambiente? Sembra definito un rapporto di dominio rimarcando un ambiente naturale percepito come una realtà esterna da cui ricavare quanto necessario per il nutrimento, il vestito, la costruzione di abitazioni, di quanto ci si sente padroni sfruttandone materiali ed energia. Questo rapporto con l’ambiente, inteso in senso ampio col mondo circostante, viene espresso in termini di opportunità per stabilire un equilibrio che collochi l’essere umano in una posizione di vantaggio in termini di potere e di dominio sulle risorse che il mondo può riservare. Occorre comunque riscoprire il valore dell’aforisma attribuito a Charles Darwin “ il lavoro nobilita l’uomo”. Letteralmente significa “elevare al rango di nobile, conferendo o trasmettendo un titolo di nobiltà”, in senso figurativo indica “sollevare spiritualmente, conferire dignità morale”. A tal proposito, riguardo al lavoro, occorre citare la sacra scrittura: Genesi 2,1-4 “Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro”. Dio si rivela all’uomo per mezzo del suo lavoro. Tramite la rivelazione naturale, l’esistenza di Dio viene resa nota ad ogni uomo sulla Terra. Dio creò l’uomo a sua immagine e gli affidò il compito di lavorare responsabilmente il giardino di Eden. Osserviamo che le due cose, creazione a immagine di Dio e lavoro, sono strettamente collegate. Infatti, a nessuno degli animali il Creatore affidò un compito così importante, solo all’uomo, dal momento che questi soltanto è stato creato a sua immagine e somiglianza. Il lavoro, dunque, rivela qualcosa della persona che lo svolge: ne espone il carattere, le motivazioni, i talenti, le capacità e i tratti della personalità. La giusta dimensione del faticare dell’uomo viene ristabilita nella riflessione biblica. Il lavoro viene presentato come una necessità per l’uomo e va interpretato alla luce di un corretto rapporto con Dio: non deve diventare un idolo, il solo scopo della vita, un valore assoluto. Sorge l’interrogativo: quale significato può assumere il lavoro quando viene orientato esclusivamente al profitto e al progresso scientifico? In questo orientamento quale ruolo può assumere il lavoro nel contenuto manuale e intellettuale? Non va sottaciuto che il lavoro manuale ma prevalentemente intellettuale è interessato, per diversi gradi, dagli effetti della innovazione tecnologica o dalla scienza applicata. Le innovazioni tecnologiche vanno ricercate nelle cause delle incalzanti applicazioni scientifiche responsabili di attribuire un nuovo rapporto tra l’uomo e la realtà in cui vive. La pervasività degli effetti scientifici nell’attività umana ha raggiunto limiti inimmaginabili al secolo scorso nell’ambito biologico e, in termini ampi, in quello sanitario e delle comunicazioni sociali interessando gli aspetti essenziali della vita umana e della libertà. Pertanto è necessario citare i ritrovati della genetica giunta alla clonazione di una pecora, il trapianto di tessuti degli organi di feti abortiti, senza ignorare la diffusione delle comunicazioni via social che ha reso possibile una intrusione nella vita privata degli individui, quale esempio la comparsa degli strumenti digitali sempre più sofisticati che finiranno ad assumere una configurazione estesa inglobata nel così detto Metaverso Restano pesanti dubbi sulla liceità dei processi scientifici rivolti a perseguire orientamenti in contrasto con l’inviolabilità dei principi etici. Questo scenario rispecchia l’attuale conoscenza scientifica: prefigurando lo sguardo sulla natura e sulla realtà sociale come un atteggiamento da spettatore con cui vengono studiate le leggi sul piano qualitativo e quantitativo, relegando l’aspetto morale dell’esperienza umana come un fatto privato e personale, del tutto avulso dalla ricerca scientifica. Cosa ne deriva da questa impostazione? La risposta viene evidenziata da Erich Fromm: “ la scienza attuale ha un carattere necrofilo, cioè distruttivo nei confronti della natura. Il dramma ecologico ne è la più evidente espressione. Il principio analitico ha in sé un processo di divisione, un insieme viene fatto a pezzi e poi mi restano in mano le parti. Se tento di ricomporle ottengo una macchina, una sintesi artificiale, ma non una realtà vivente.” A tal punto la ragione può rivelare quale criterio può determinare la vivibilità nella società quando la scienza è al servizio dell’uomo? Per una risposta occorre chiarire quali siano gli orientamenti della scienza rispetto alle attese della società. Secondo Pierluigi Barrotta, nel libro “Scienza e democrazia: verità, fatti e valori in una prospettiva pragmatista”, in una società coesa e ordinata scienziati e cittadini partecipi della stessa comunità hanno lo scopo della ricerca della verità e la condivisione degli stessi valori. La scienza orientata a indagare la realtà secondo leggi universali (del sistema ambientale) non è l’unico strumento di conoscenza della verità al fine di garante una vivibilità sociale. La scienza, pertanto, non ha garantito questo scopo. Quante congetture non paiono funzionare, quante teorie sono state rielaborate, quante sono tutt’oggi incomplete? Occorre tenere presente che Il termine SCIENZA: dal latino “scire” (conoscere), comprende un insieme delle discipline che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, tuttavia non è l’unico strumento di verità. Se cresciamo nella conoscenza del mondo in cui viviamo ci aspettiamo che la scienza raggiunge la meta della verità per rendere più confacente l’ambiente e la società ai principi della legge naturale. In che senso la scienza persegue la verità o deve esserne al servizio? Secondo gli assertori di una verità scientifica La Scienza è composta da tre elementi: Un particolare modo di lavorare, basato sul più acceso scetticismo, il cosi detto “metodo galileiano”. Un insieme di modelli teorici del mondo e dei suoi fenomeni, le cosiddette “teorie”. Un insieme di esperimenti o di osservazioni che servono per convalidare i modelli ed ancorarli alla realtà. La verità scientifica funziona in un certo modo: - se dall’osservazione di un problema si coglie un aspetto interessante di solito si tratta di qualcosa già conosciuto e l’osservazione riguarda qualche incongruenza in un modello già esistente. - L’osservazione forma un modello del fenomeno e tenta di spiegarlo mettendo a punto una teoria. Questa teoria deve fare previsioni sul comportamento del sistema in esame. Le previsione devono esporre la teoria ad una confutazione. - Se l’esperimento confuta la teoria questa viene annullata, in caso contrario viene sottoposta ad altre verifiche. - Il team di ricercatori originali descrive l’esperimento e la teoria nei dettagli e chiede ad altri ricercatori di eseguire di nuovo l’esperimento e di confrontarlo con la teoria. Se l’esperimento viene replicato da altre persone, e continua a verificare la teoria, la teoria viene considerata scientificamente vera. In breve la scienza è una conoscenza di tipo dimostrativo ed esplicativo Cfr “Scienza e teologia a confronto”. Alberto Strumia pag. 82 La verità scientifica resta al centro dell’analisi filosofica e teologica. Quando la scienza è incline a spiegare i fenomeni della realtà le spiegazioni sono valide se riguardano un principio che non richiede alcuna spiegazione che richiude in se la propria verità pertanto è un principio assoluto, in questo caso la spiegazione è inutile. Se il principio è al di fuori della scienza è evidente che deve trarre la conoscenza di questo principio da un’altra scienza cioè la metafisica. La scienza è quindi una disciplina che spiega una verità relativa. Secondo quanto evidenziato da Alberto Strumia nel Capitolo terzo in “Scienza e teologia a confronto” Così enunciata, incontra un diniego nel pensiero filosofico e teologico. Dalla pubblicazione “Fede e scienza” di Benedetto XVI si evince che … «La scienza, tuttavia, pur donando generosamente, dà solo ciò che deve donare. L’uomo non può riporre nella scienza e nella tecnologia una fiducia talmente radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico possa spiegare qualsiasi cosa e rispondere pienamente a tutti i suoi bisogni esistenziali e spirituali. La scienza non può sostituire la filosofia e la rivelazione rispondendo in modo esaustivo alle domande più radicali dell’uomo: domande sul significato della vita e della morte, sui valori ultimi, e sulla stessa natura del progresso. In conclusione La prevedibilità scientifica solleva anche la questione delle responsabilità etiche dello scienziato. Le sue conclusioni devono essere guidate dal rispetto della verità e dall’onesto riconoscimento sia dell’accuratezza sia degli inevitabili limiti del metodo scientifico»
  2. -Ci si sta domandando da più parti se la Chiesa debba pronunciarsi sull’ uso etico e responsabile della Intelligenza Artificiale . Leggendo fra le righe il suo Magistero, si può scoprire che la Chiesa ha indirettamente già fatto sentire la sua voce , chiedendo un nuovo capitalismo sostenibile ed inclusivo . Che sia voluto, capito o meno, questo nuovo capitalismo significa, di fatto "digitale ". Il bene degli esseri umani e dell’ambiente sarà grazie al digitale. Così è stato deciso -Infatti sostenibilità e inclusione si traducono in questa parola < digitalizzazione> che è un vero progetto, una concreta idea . E’ il progetto voluto e supportato dal “mondo intero “ , è la base chiave del nostro avvenire , poiché sarà grazie alla Intelligenza Artificiale che il progetto di digitalizzazione si compirà per salvare il mondo intero, permettendo la crescita economica ( senza natalità naturalmente ), la fine delle diseguaglianze e soprattutto permettendo la protezione del pianeta . -Ma l’Intelligenza Artificiale è uno strumento , di per sé neutro, di un'altra vera scelta strategica riguardante la nostra civiltà: il Transumanesimo , cioè quel pensiero filosofico scientifico che è convinto che la condizione umana possa esser migliorata solo dalla scienza. Solo la scienza può migliorare l’umanità. L’Intelligenza Artificiale è solo lo strumento con cui rafforzare dette facoltà umane. Ma essendo l’ Intelligenza Artificiale un <algoritmo> non può , in sé , esser valutato moralmente, lo deve esser solo il pensiero filosofico-scientifico che la utilizza . -La chiesa dovrebbe pertanto semmai occuparsi di questo . Prima che anche lei possa esser disintermediata da nuovi attori digitali come sta succedendo a quasi tutte le istituzioni sociali cui siamo abituati . Amazon sta sostituendo gli acquisti nei centri commerciali . Facebook sta sostituendo gli incontri sociali al bar. Google sta sostituendo la lettura dei giornali. Netflix sta sostituendo le sale cinematografiche , ecc. Magari “qualcuno” (che magari viene anche a far visita in Vaticano ) sta pensando anche alla sostituzione della Chiesa e delle sue funzioni con qualche soluzione di “Metaverso”, anch’esso frutto del digitale , che è una sorte di “creazione” fatta dall’uomo, una specie di “incarnazione “ di internet . -Se all’interno della chiesa non si rifletterà adeguatamente e si reagirà soprannaturalmente , l’Intelligenza Artificiale potrebbe diventare la nuova “eucarestia” in una religione relativizzata e spenta dove i sacerdoti saranno neo-tecnocrati digitali , che ha fatto il “seminario” in Silicon Valley… .
  3. A cura di Don Mario Proietti* Carissimi amici, ormai tutti i vescovi si sono uniformati alle regole di comportamento in questa situazione del coronavirus. Cosa prevedono queste regole? No scambio pace, no acqua santa, tenere debita distanza e comunione sulle mani. Riguardo alle prime tre disposizioni, esse hanno un fondamento medico. Purtroppo, ricevere la Comunione sulla mano è tanto pericoloso quanto un abbraccio o uno scambio di pace. E lo è sia dal punto di vista medico che spirituale. Infatti, per poter assumere l’Eucarestia certi di non soccombere al coronavirus è indispensabile che si abbiano le mani lavate bene, disinfettate e non abbiano toccato alcuna superficie. Non mi sembra cosa nobile ricevere l’Eucarestia con le mani ancora umide di amuchina. Ma anche qualora si fosse rispettata tutta la procedura di disinfestazione delle mani, dobbiamo essere molto prudenti riguardo alla possibilità di mandare dispersi frammenti di Eucaristia. Questa eventualità è peggiore del virus, in quanto è un vero e proprio atto di sacrilegio indipendentemente dalla volontà del soggetto che compie l’atto. Pertanto, come la Chiesa ha da sempre insegnato, quando non c’è la possibilità di poter fare la Comunione Sacramentale, si sostituisca con quella Spirituale. Questo è il mio consiglio per voi. Pertanto, qualora non fosse possibile ricevere l’Eucaristia sulla bocca, al momento di fare la comunione si recita la formula della comunione spirituale restando al proprio posto. Gli effetti spirituali sono i medesimi. Questa è la formula per fare la COMUNIONE SPIRITUALE: “Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell' anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te. Eterno Padre, io ti offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in sconto dei miei peccati, in suffragio delle anime del purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa. Amen”. * Don Mario Proietti, sacerdote, Missionario del Preziosissimo Sangue, Rettore del Santuario di San Gaspare in Albano Laziale.
  4. C'è compatibilità tra scienza sperimentale e fede in un Dio creatore? Tra scienza e Chiesa? Se ne dibatte spesso. Nel dibattito, come negli scritti* di Francesco Agnoli**, si affrontano queste tematiche, discutendo su Dio, l'anima, i miracoli, la Chiesa. Ma soprattutto si interrogheranno i grandi fisici, astronomi, matematici e si scoprirà che tutti i padri della scienza moderna hanno creduto in Dio. Si scopriranno le preghiere di Keplero e di Pascal; gli interessi per la Bibbia di Newton; la fede genuina di Pasteur. Si apprenderà che un monaco ha fondato l'idraulica, che Niccolò Copernico era un religioso cattolico; che il primo teorizzatore del Big Bang e dell'espansione dell'universo è stato il sacerdote belga Georges Edouard Lemaître; che il padre dell'aeronautica, Francesco Lana de' Terzi, è un padre gesuita, come il “principe dei biologi”, Lazzaro Spallanzani e come un pioniere dell’astrofisica, Angelo Secchi; che il padre della geologia e della cristallografia, Niels Stensen, si fece sacerdote e poi divenne vescovo, e che il fondatore della genetica fu il monaco Gregor Mendel…Si apprenderà che i matematici Gauss ed Eulero leggevano tutte le sere il Vangelo, che i matematici A. L. Cauchy, Ennio De Giorgi e Maria Gaetana Agnesi si dedicavano, oltre che alla matematica, all’assistenza ai poveri secondo lo spirito cristiano… Forse qualcuno ascolterà o, meglio, leggerà per la prima volta che le uniche grandi persecuzioni contro scienziati sono avvenute durante la laicissima rivoluzione francese (a danno di scienziati particolarmente devoti, come Luigi Galvani e Paolo Ruffini), e, soprattutto, nell’URSS ateo e comunista, dove chi proponeva teorie scientifiche vere, ma non ortodosse rispetto al marxismo, ha perso il posto e, non di rado, la vita. Nel video seguente, una breve disamina di questa tesi e la interessante relazione del Prof. Francesco Agnoli. *Scienziati dunque credenti (Cantagalli, Siena, 2012). **Nato a Bologna nel 1974, laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell'editoria presso la Trentino Art Academy. Collabora con i quotidiani Avvenire, Il Foglio, La Verità (nato il 20 settembre 2016) e l'Adige, e con il mensile Il Timone. Autore di numerosi saggi
  5. Un grande salto per la genetica: la sinfonia delle nostre cellule. La rivista americana Science ha assegnato il premio "Scoperta dell'Anno" a delle nuove tecnologie che rivelano come il DNA riesca ad inviare un segnale ad ogni cellula per farle compiere la propria particolare attività e svilupparsi nel tempo. Secondo gli scienziati, i progressi compiuti da questa nuova tecnologia trasformeranno la scienza nei prossimi decenni, rendendo possibile prevedere il processo di invecchiamento, lo sviluppo e la guarigione delle malattie in modo sempre più preciso. Proprio come una partitura musicale indica quando corde, ottoni, percussioni e fiati suonino per creare una sinfonia, una combinazione di tecnologie è rivelatrice di quando i geni nelle singole celle si accendono, mettendo in condizione le cellule di riprodurre le loro parti specializzate. Gli specialisti stanno lavorando su come trasferire l'utilizzo di queste tecniche sulle cellule umane, per comprendere il modo in cui invecchiano e rigenerano, ma anche per comprendere finalmente le alterazioni che causano il cancro, il diabete o altre malformazioni fisiche. "La rivoluzione a cellula singola sta appena iniziando", conclude l'articolo pubblicato dall'American Association for the Advancement of Science, una delle più importanti federazioni di organizzazioni scientifiche e redattore della rivista Science. Il ruolo della scienza Sviluppare la nostra conoscenza del genoma umano è una cosa buona di per sé, ma il progresso scientifico, se considerato come un assoluto e lasciato a se stesso, senza regole né scopi, non è moralmente indifferente. Soprattutto se usato dal transumanesimo nella sua ricerca di un'abolizione utopica della vecchiaia, della malattia e della morte. Un recente simposio organizzato dall'Institut Universitaire Saint-Pie X ha evidenziato il modo in cui l'ideologia del progresso nel regno scientifico porta l'uomo a disconnettere la ragione umana dalla ragione divina al lavoro in natura. Onnipotente, creativo, privo di una vera finalità e senza alcuna eterna felicità da conquistare, la ragione umana si lascia andare al progresso come a un'indeterminazione sterile, trasformando all'infinito il mondo. Alla luce della Fede che lo regola indirettamente - poiché ha il proprio oggetto - la scienza non può giocare a Dio e attaccare la natura umana con il pretesto della libera ricerca e sperimentazione. Perché l'uomo è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio" (Genesi 1:26). San Basilio di Cesarea, commentando questo passo della Bibbia, spiega che l'uomo è stato, per così dire, introdotto nel "laboratorio" di Dio, ricevendo la capacità di conoscere le meraviglie della sua creazione. Ma questo potere concesso all'uomo non può essere cieco, spiega San Basilio: Dandoci la capacità di essere come Dio, ci ha permesso di essere gli artigiani della nostra somiglianza con Dio, così che possiamo meritare una ricompensa per il nostro lavoro, così che non abbiamo bisogno di oggetti senza vita come i ritratti fatti dalle mani di un pittore, in modo che il risultato della nostra somiglianza non possa servire per la lode di un altro. Possano gli specialisti del genoma umano meditare su queste sagge parole per trarre il massimo profitto dai talenti che hanno ricevuto. In particolare, riconoscendo che la distruzione di un embrione con un DNA che contiene il programma per una vita umana non può essere l'eliminazione di un semplice "ammasso di cellule". Fonti: AFP / iuspx / FSSPX.News - 17/01/2018 da https://fsspx.news/fr/le-grand-bond-genetique-en-avant-43990
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