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  1. Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della meditazione di Padre Massimo Malfer esorcista, tenuta su Radio Kolbe alla fine di Aprile 2020. La meditazione è su aspetti fondamentali della Fede in questi tempi di epidemia e di mancanza dei Sacramenti, sulla essenzialità della Eucaristia, su cosa realmente accade nella Santa Messa e quale realmente ne sia il significato, sul perché la mancanza della Eucarestia ci renda tristi ed individualisti, anaffettivi ed incapaci di amare. Ecco di seguito il testo. "Mai come in questi ultimi giorni, in maniera particolare in queste ultime ore, sentiamo parlare tanto di celebrazione della Santa Messa, anche se a dire il vero questo riguarda una piccola parte della popolazione italiana, diciamolo dobbiamo essere franchi: la percentuale della presenza alla santa messa domenicale negli ultimi anni è calata drasticamente, quindi potremmo dire che sono pochi a dire il vero coloro che sentono l'esigenza della celebrazione eucaristica; ma noi sappiamo molto bene che malgrado l'esiguità di questi numeri noi continuiamo a ribadire in maniera chiara forte e concisa se non altro la libertà di culto che è stata proclamata dalla costituzione ed è un diritto inalienabile della persona; quindi quando parliamo di celebrazione Eucaristica, intendiamo sì la celebrazione della Santa Messa, ma crediamo anche che sotto a tutto ciò ci sia una capacità del diritto di non violare [tutto] ciò che è effettivamente il diritto per eccellenza, ossia il diritto di credere, il diritto di professare una religione quando questa religione, come appunto la cristiano cattolica, è fondata sull'Eucarestia. Forse magari i nostri governanti non tengono in giusta considerazione che circa il 90 per cento della popolazione italiana è ancora cattolica; forse qualcuno dirà solo anagraficamente, perché poi le scelte sono tutt'altro, ma comunque questo è un dato importante da tener presente; ma qui non parliamo di un aspetto anagrafico parliamo di cristiani che vivono e che credono in Cristo. Quali sono queste conseguenze della proposta cristiana? Essa consiste nel dare notizia all'uomo che è accaduto un fatto che ha precisamente guarito e rinnovato l'uomo . Qual è questo fatto lo sappiamo tutti: Dio, inviando il proprio Figlio nella condivisione della carne del peccato ha condannato il peccato e ci ha ridato la vita nuova. Questo è il cristianesimo, [il cui significato profondo] è credere che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio nato, morto e risorto e vivente nella sua Chiesa. Detto questo, per un cristiano che ha questa consapevolezza, viene subito immediatamente chiaro che questa presenza di Lui è una presenza viva e continua e dove noi possiamo attingere la realtà di questa presenza? Nella Santa Messa! La Messa non è un rito, la Messa non è un incontro, sebbene magari qualche sacerdote ha ridotto la messa a un incontro tra applausi e canti dove l'importante è divertirsi con “le alleluia che avvitano le lampadine” o cose simili, ma questo non è non è la Messa, non è la Verità della Messa in Chiesa; alla Messa non ci si va per divertirsi, [alcuni dicono che i] bambini non vanno in Chiesa perché sennò si stufano e quindi dobbiamo fargli fare chissà che cosa per poterli coinvolgere. La Messa è la ripresentazione sacramentale del mistero pasquale. Che cosa vuol dire? Vuol dire che se un cristiano crede che Gesù è il Figlio di Dio che è nato che è morto che è risorto e che è presente quando si celebra la Santa Messa, questo accade. [Un] buon cristiano [non può] vivere senza questa consapevolezza, no! Ecco perché la l'Eucaristia è la pietra d'inciampo. Gesù ne parla spesso di questa pietra [che] è la pietra pietra angolare, una pietra su cui si costruisce tutto l'edificio oppure diventa una pietra d'inciampo, una pietra su cui, passando, uno inciampa si fa del male e cade; l’Eucaristia è proprio questo: sull’ Eucaristia si costruisce tutto oppure l’Eucarestia diventa un ostacolo! Quante volte abbiamo sentito dire [la frase] “io credo ma non vado in Chiesa”? Con quel “non vado in Chiesa” [si] vuol dire semplicemente: non partecipo alla Messa, alla Messa ci vado quando mi sento, ed avanti di questo passo. Qvviamente i luoghi comuni sono tantissimi. Ma che cosa significa essere cristiani, credere in Dio e non partecipare alla Messa ma in un clima relativistico come il nostro semplicemente vuol dire aver costruito aver costruito una religione a nostro uso e consumo, [vuol dire] io credo solo determinate cose e le altre le escludo, [vuol dire credere in] quelle che mi fanno piacere, [mentre] quelle che non mi fanno piacere le escludo. Questa non è un’adesione a Cristo. Se poi ci mettiamo anche coloro che vogliono a tutti i costi dei diritti su cose che a loro non competono, allora questo diventa ancora più ridicolo [e] risibile; pensate ad esempio a quelle persone che per varie ragioni, [ad esempio] perché hanno tradito un Sacramento ne vogliono un altro, sto parlando dei divorziati e risposati, [quelle persone] hanno tradito il Sacramento; l'hanno tradito perché nel momento in cui si risposano, ma non sto parlando di coloro che sono separati malgrado loro siano innocenti e quindi possono continuare a fare la Santa Comunione, ma sto parlando di coloro che sono divorziati e risposati cioè hanno rinnegato ciò che hanno detto sull'altare, ciò che hanno giurato davanti a Dio ciò che è stato sacramentalmente sigillato da Dio stesso, essi hanno fondamentalmente abiurato un sacramento! Questo modo di guardare alla Chiesa come una sorta di agenzia di servizi, dove dobbiamo chiedere questo o vogliamo chiedere altro con la pretesa che questo sia un nostro diritto [è sbagliato]. L'Eucaristia è un nostro diritto, forse anche sì, ma a determinate condizioni; infatti, quando noi pensiamo all'Eucaristia noi non dobbiamo pensare a un rito, ma dobbiamo pensare all'azione più sacra che possa accadere su questa terra, perché ciò che è accaduto duemila anni orsono a Gerusalemme in Palestina si compie sacramentalmente misteriosamente sui nostri altari e qui chiaramente a livello visivo, a livello sacramentale, a livello di segno in questi ultimi anni abbiamo perso un po’ questa consapevolezza. Ridurre la messa ad uno show, chiaramente non dà l'impressione che quello che si celebra è realmente la passione la morte e la risurrezione di Cristo. Un tempo forse questo era segnato, era collegato, era ancora forte, [ma] oggi diciamo è sparito quasi completamente ma è sparito persino dalla predicazione! Ogni volta che noi entriamo dentro nel mistero eucaristico, noi ribadiamo e come fossimo là presenti, ecco perché quando noi diciamo che la Messa è fondamentale, che la Messa è la azione sacra più alta di tutte, è perché proprio c'è la consapevolezza della Chiesa che senza la messa noi non possiamo vivere, senza la messa non c'è più il cristianesimo; non esiste un cristianesimo senza la Messa; questo lasciamolo stare, questo è vero protestantesimo fino a prova contraria o meno. C'è una tendenza molto forte nella Chiesa, ma comunque noi fino a prova contraria noi non siamo protestanti, noi siamo cattolici, noi siamo cristiani, il che vuol dire che noi crediamo che il mistero di Cristo, quel mistero di passione di morte di dolore di sofferenza che è accaduto duemila anni orsono e che ha salvato le sorti di tutto il mondo e di tutto l'universo si compie ogni volta che si celebra la Santa Messa. Questo è quello che crediamo. Se non c'è questa consapevolezza è chiaro che andare a Messa o non andarci, vivere l'Eucaristia o meno è la medesima cosa, non nessun rapporto profondo con la vita e la fede diventa solo qualcosa, come ci insegna il laicismo oggi, da vivere privatamente dentro nel proprio cuore. In questi giorni abbiamo sentito citare persino da autorità religiose molto forti e personaggi di infima levatura se non addirittura blasfemi che ci avrebbero detto che ci si può pregare ovunque l'importante è avere Gesù nel cuore. Ma questo lo sapevamo già non occorreva lo sciocco di turno; noi cristiani preghiamo in Chiesa perché in Chiesa si celebrerà la Santa messa e senza la Messa come dicevano i martiri di Abitina, 1700 anni or sono, noi non possiamo vivere. Vorrei provare a fare un esempio classico semplicissimo, un esempio di coloro che amano una persona la mano pensate il fidanzato e la fidanzata, la moglie il marito, pensate la madre il figlio, pensate a questi rapporti fortissimi strettissimi e speriamo che ve ne siano ancora tanti. In questi [rapporti] cosa succede? Che se uno dei due se ne va via e se ne va via per mesi, il desiderio di quella persona è di incontrarlo di vederlo, di abbracciarlo di sentirlo. Sì, qualche volta ci si telefona, sì qualche volta adesso ci sono le videochiamate, sì indubbiamente tutte queste cose; ma un conto è averlo fisicamente li vicino che si può toccare che si può abbracciare, che si può baciare fisicamente. [Così è la] realtà sacramentale della Messa. E’ bello dire che dobbiamo amare il Signore e magari qualcuno dice sì, ma io lo amo, io voglio bene al Signore, io amo il Signore. [La domanda allora è:] perché non vai a cercarlo dove lui si fa trovare, dove è il luogo l'istante il momento più alto in cui io posso fare questo incontro, non solo spirituale, non solo psicologico, ma reale concreto a tal punto che posso addirittura ci parli di lui nella Santa Eucaristia è questa la realtà. Noi non siamo degli angeli, non siamo puri spiriti ed il Signore lo sa molto bene ed è per questo che ci ha inviato il Figlio e il Figlio ci ha dato i sacramenti perché noi abbiamo bisogno di questo. Dice Sant'Ireneo nel famoso testo: “adversus haereses”di circa 1.700 1600 anni fa dove Sant'Ireneo cerca in tutti i modi di spiegare, di andare contro a quelle eresie che erano emerse a quei tempi e che sono le stesse che emergono oggi e dice non avremmo potuto conoscere i misteri di Dio se il nostro Maestro, il Verbo non si fosse fatto uomo. D'altra parte non potevamo conoscere altrimenti se non vedendo il nostro maestro e percependo la sua voce con il nostro orecchio, una realtà concreta, un Dio che si fa carne che si fa uomo e noi diremo che si forma nei verbo panis factum est il verbo si è fatto per me. Ami Dio, ami Gesù. Se ami Gesù non puoi non amarlo dove lui concretamente realmente si fa trovare Sant'Efrem il Siro questo grande poeta dell'antichità ha scritto delle cose bellissime dice che un giorno riapparve il Signore e gli disse a proposito dell'Eucarestia: ricordati Efrem che chi mangia Me mangia fuoco! Che cos'è questo fuoco se non il fuoco ardente di Lui che entra in noi, che penetra in noi,Dio si dona a conoscere a ciascuno di noi nell'umanità del figlio di Dio, ascoltando la sua voce, la parola di Gesù indubbiamente; ma questo è proprio la struttura sacramentale: Dio parla a noi non solo nel cuore di uno o parla noi solo a livello spirituale, Dio parla noi a livello sacramentale attraverso le cose visibili. Siamo rapiti alle realtà invisibili e non si tratta di un espediente pedagogico ma di un aiuto dato alla nostra intelligenza, ma è il modo con cui Cristo trasforma la nostra vita quotidiana. Senza la Messa noi non possiamo vivere e proprio il realismo, l'Eucaristia è la sintesi di tutta la vita cristiana, senza Eucarestia noi non siamo più dei cristiani. Una volta addirittura quando una persona non andava più a Messa si diceva che era un disgraziato, disgraziato voleva dire senza Grazia di Dio perché senza la Messa non abbiamo la Grazia. Qualcuno dirà allora: quanti disgraziati che ci sono oggi; sì, è vero, ci sono molti disgraziati, molte persone che non hanno più la Grazia di Dio; che poi Dio possa agire lo stesso, possa fare cose straordinarie anche senza tutto questo lo mettiamo sempre in conto indubbiamente [perché] Dio è infinita bontà, infinita misericordia, ma è anche infinita giustizia, non dimentichiamolo mai. L'Eucaristia allora è la reale presenza di Cristo che dona sé stesso in sacrificio sulla Croce e noi mediante la celebrazione eucaristica diventiamo presenti all’evento della Croce; pensate che evento straordinario essere presenti davanti al Calvario, davanti al tribunale, davanti alla Via Crucis, davanti a tutti gli eventi salvifici di Cristo; noi possiamo rivivere nella nostra vita in quel momento dell'azione liturgica che noi chiamiamo Santa Messa ed al momento della consacrazione, i duemila anni che ci separano dalla Croce sono aboliti noi siamo ai piedi della Croce, come Maria, come Giovanni, fermi, attoniti a sentire quell'urlo “Eli Eli Lama Sabachthani”; ma siamo anche nello stesso momento al Sepolcro dove nella gioia cristiana sentiamo Gesù che pronuncia il nostro nome come il nome della Maddalena “ noli me tangere” e queste sono le modalità con cui noi possiamo entrare dentro questo grande mistero che è il mistero eucaristico e questo evento, cioè l'evento della celebrazione eucaristica accade perché i credenti, cioè coloro che celebrano il rito sacramentale, partecipino a questa offerta e diventino uno solo, siamo chiamati nella Messa ad immergerci per diventare partecipi di quella carità, noi diventiamo capaci di amare come Dio ama. San Tommaso d'Aquino, il grande scrittore e poeta, dice che l'Eucaristia è il sacramento della Passione di Cristo, in quanto l'uomo è condotto alla perfetta unione con Cristo nella Passione, in unione a Cristo e proprio mediante la partecipazione all'Eucarestia il credente viene cristificato progressivamente, trasformato in Cristo e diventiamo sempre un po’ più Cristo chiaramente, nella modalità con cui noi siamo aperti a questa Grazia che inonda il nostro cuore. Questa è la famosa visione di Sant'Agostino, quando stava pensando alla Eucaristia, che si trasforma in noi, Gesù interviene. La fede in Cristo è la fede nell'Eucaristia, dice concilio vaticano ii che l'eucaristia la messa è lumen et fons totius vite cristiane, che vuol dire che tutto parte dall'eucarestia culmen e tutto arriva, culmine e fonte, tutto arriva e tutto parte da lì; la nostra fede è la fede eucaristica, la Grazia eucaristica è diventare partecipi della Carità di Cristo, è trasformare la nostra vita in Cristo, altrimenti veramente la nostra vita diventa su carta diventa triste. Guardiamo tutte queste persone che ci circondano, queste persone che non vivono la Santa Messa; che cos'è che porta questo mondo a questa intrinseca debolezza, siamo deboli e ce ne siamo accorti in maniera eclatante in questi giorni di quarantena dove diventiamo incapaci di muoverci paurosi di tutto; vi era un tabernacolo in pietra molto antico, l'ho visto in fotografia, e sotto questo tabernacolo vi era una frase latina un po’ maccheronico e diceva così “caput inclinat, hic jacet corpus medicina”, che voleva dire qui davanti a questo tabernacolo, davanti a questa presenza eucaristica inchina il tuo capo perché qui c'è la medicina del corpo. La medicina la medicina che non è quella che ci fa passare il mal di testa quella che ci toglie la l'epidemia, non è questa, ma è questo incontro reale con lui è questa la medicina perché quando abbiamo lui abbiamo tutto altrimenti noi diventiamo tristi; da dove deriva questa tristezza, questa debolezza? Qual è la causa che estenua in maniera così forte questa naturale capacità di creare deilegami fino a qualche anno fa le nostre famiglie le cosiddette famiglie allargate ma nel senso vero del termine dove erano parenti amici conoscenti e parenti di primo di secondo di terzo grado e tutti erano insieme famiglie di 10, 15, 20 persone. Oggi [regna] una sorta di individualismo [per cui] l'uomo e la donna di oggi, sono diventati quasi anaffettivi e non si è più capaci di affetto vero. Che cosa sta accadendo? Perché siamo diventati tutti anaffettivi? C'è qualche patologia psichica o qualche patologia spirituale, oppure c'è qualcosa di più? Una sorta di disintegrazione della persona? Oppure c'è qualche causa primaria ? San Paolo nella Lettera ai Galati 5,13-18 dice queste parole; “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. 14 Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. 15 Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Ma non è quello che stiamo vivendo oggi? Esiste un esercizio della libertà che è una vera devastazione del rapporto interpersonale ed è quando si pensa che la libertà è quella di fare ciò che si vuole senza nessun riferimento; esistono fondamentalmente due modi per essere liberi è la modalità che è propria di chi vive per sé stesso e la modalità di chi vive nell'amore e chi vive per sé stesso genera solo divisione e non crea mai comunione e la seconda invece crea la vera comunione; questa debolezza che abbiamo un po’ tutti oggi, che un po’ la cifra della nostra società, la debolezza della nostra affettività, quella di creare legami duraturi deriva da nostra incapacità di amare ed è una sorta di fiacchezza esistenziale che porta alla dissoluzione di ogni legame che sia vero che sia buono. Ed è qui che si inserisce in maniera del tutto particolare la partecipazione all'Eucaristia, [è qui che] si ha un nesso all’affettività [perché] la partecipazione rende il fedele capace di amare con la stessa capacità di amore di Cristo sulla Croce. Diventiamo come lui, l'Eucaristia è proprio un dono che Cristo mi fa della sua capacità di amare; quando noi viviamo la Messa diventiamo capaci di rapporti duraturi che è l'amore che è il gusto della vita dell'esistenza di tutto ciò che siamo; certo i doni della Grazia non sostituiscono mai quelli che sono i compiti della natura, non ci dispensano da essi, non ci tolgono le derive delle propensioni verso chissà che cosa che sia negativa, ma l'Eucaristia ci dà quella energia necessaria per poter vivere veramente , per guidare i nostri affetti perché Cristo non è un'energia nel senso orientale del termine. Sento l'energia quando vengo via dalla Messa? Mi sento più forte? Sì tutto questo potrebbe anche essere utile e buono, ma è prima di tutto perché noi riceviamo l'amore di cristo. Il vero male della società umana, l'insidia più grave è proprio la ricerca del proprio bene a prescindere perfino a spese dell'altro e quando non mettiamo più l'Eucaristia al centro ma lasciamo che i politici possano anche non metterla al centro, infatti le nostre scelte politiche non tengono mai conto di questi aspetti non tengono conto dei valori cristiani non tengono conto di ciò che è importante nella nostra vita cristiana ed oggi dopo tanto tempo i nodi sono venuti al pettine. Perché ciò che conta per noi è l'abbassamento delle tasse, è che le cose vadano bene, è che i nostri in i nostri portafogli siano pieni e che vi sia lavoro. Tutte queste cose sono i nostri criteri per poter valutare se un politico è buono non è buono ma non ad esempio che cos'è la realtà cristiana. Quando noi dimentichiamo l'Eucaristia, noi compiamo una sorta di peccato di apostasia, diventiamo apostati di Cristo; Cristo si fa vivo, si fa presente, si fa reale lì dinanzi a noi e noi diciamo: a me non interessa io ho la mia fede e Gesù ci dice ma quel vino sull'altare si trasforma nel sangue di Cristo, quel pane è il mio corpo per la vita eterna, è il premio della vita eterna per future glorie; [e noi Gli diciano] non mi interessa io ho la mia fede, io ho il mio Gesù [personale] dentro nel mio cuore, “ma io sono fuori di te” ci dice Gesù, “io sono nel tabernacolo delle nostre chiese”, [e noi gli rispondiamo:] “a me non interessa”. Quando non abbiamo più la consapevolezza di questo, noi diventiamo apostati della fede e non siamo più cristiani quando noi neghiamo la Messa, neghiamo la Risurrezione di Cristo; certo dalla qualità delle nostre celebrazioni liturgiche dipende anche la consapevolezza pedagogica. Indubbiamente, come sacerdoti dobbiamo farci un esame di coscienza e dire quanto noi rendiamo la celebrazione fatta bene, sentita, profonda non veloce e così via. Perché le cose che noi dobbiamo guardare [non] sono solo il consenso degli altri. Dalla qualità delle nostre celebrazioni liturgiche dipende anche la qualità della vita della nostra città, la qualità della vita della nostra nazione; quando noi perdiamo il senso dell'Eucarestia tutto viene a mancare perché i nostri rapporti diventano anaffettivi e l'unico criterio è l’egoismo, l'unico criterio è il tornaconto, mentre nella Messa ciò che noi vi diamo è proprio la donazione totale di amore per gli altri. Sant'Ireneo, nel testo che citavo prima, dice due sono le braccia perché due sono i popoli disseminati fino ai confini della terra, ma al centro c'è un solo capo, perché c'è un solo Dio che è sopra tutte le cose, attraverso tutte le cose e tutti noi. C'è un solo Dio, il Dio di Gesù Cristo e quando noi celebriamo l'Eucaristia ci poniamo nel centro di tutto il mondo; è questa la bellezza e la consapevolezza che dovrebbe spingere il cristiano a compiere gesti straordinari bellissimi, ironici nei confronti della carestia, diventiamo eroi nell’Eucaristia. Oggi siamo chiamati a una testimonianza forte credibile, noi crediamo e viviamo dell'Eucarestia e come i martiri di Abitene, anche noi dobbiamo dire ai nostri governanti, a tutte le persone ed anche i nostri Vescovi se necessario, sine Dominico vivere non possumus, non possiamo vivere senza la domenica perché diventeremo tutti apostati ma diventeremo tutti tristi anaffettivi, incapaci di amare mio marito mia moglie. Io ho bisogno dell'Eucarestia. Quando celebriamo l'Eucaristia ci poniamo al centro del mondo e tutta la realtà è quasi sospesa da quella celebrazione, e questa ci permette di non cadere nel nulla dei nostri peccati, nel nulla della nostra miseria. Invochiamo il signore chiediamoli che ci aiuti profondamente a vivere intensamente l’Eucaristia, a compiere realmente degli atti virili. Oggi abbiamo bisogno di cristiani forti, che dicano con tutto sé stessi, anche con la forza che deriva da questo, che noi senza l'Eucarestia non possiamo vivere. La teoria di Santi e di Martiri che hanno versato il loro sangue per l’Eucarisia ci dia la forza, la potenza necessaria per compiere ciò che è necessario per ciascuno di noi e non solo per noi ma per le nostre parrocchie, per le nostre città ,per la nostra nazione affinché il Signore sia lodato continuamente e solo così avremo la vera Pace la pace che non da tutti i nostri cuori. Sia lodato Gesù Cristo" Di seguito l'audio della meditazione.
  2. Appuntamento del Martedì con le Riflessioni quaresimali di Mons. Bux sul rapporto tra Giustizia e Misericordia di Dio, nonché sulla riparazione ai peccati commessi, "ripuliti" dalla Croce, riparazione che riconcilia Cielo e Terra. "Non c'è dubbio che i grandi mali, come la pestilenza, sono un effetto del peccato originale e dei nostri peccati reali. Dio nella sua giustizia, deve riparare il disordine che il peccato introduce nella nostra vita e nel nostro mondo. Infatti, Egli soddisfa le esigenze della giustizia con la sua misericordia sovrabbondante". (Card. Raymond Leo Burke, Messaggio del 21 Marzo 2020). Di seguito il video con la Catechesi e le domande-risposte sulla pagina Facebook Il Pensiero Cattolico https://www.facebook.com/ilpensierocattolico
  3. DOMANDA Qual è il significato di EUCARESTIA che in sé stesso e per la nostra vita? Partiamo dal fatto che la stessa Eucaristia è stata chiamata in modi diversi: cena del Signore, la “fractio Panis” (più antica); questo ci dice che è importante quel gesto della frazione del pane. Una cosa che la teologia ha consolidato è che è il “Memoriale della Pasqua”. Nella storia alcuni hanno privilegiato: Cena del Signore da cui è derivato un “Banchetto”; prima di essere un Banchetto però, la Cena è quanto descritto nella 1° LETTERA di S.Paolo Corinzi e CENA del SIGNORE: versetti 23-26 S.Paolo Corinzi. RISPOSTA: Come definire questo sacramento Cristo ha istituito questo sacramento per rendere presente la sua passione e morte, il suo sacrificio sugli altari. Infatti egli dice: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”(Gv 6,51). Lo ha fatto per rimanere con gli uomini tutto il tempo della loro vita: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”,(Mt 28,20).Lo ha fatto per farsi cibo e bevanda dell'anima, dicendo: “Io sono il pane della vita,chi viene a me non avrà più fame”(Gv 6,35). Lo ha fatto, per visitare l'uomo nel momento della morte e per portarlo in Paradiso. Infatti ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. (Gv 6,54). L'istituzione dell’eucaristia da parte di Gesù, avviene nel contesto della cena pasquale e, soprattutto, sulla croce. Qui si propone una prima questione, che riguarda le caratteristiche del sacramento eucaristico: è una cena o un sacrificio? Così risponde il Catechismo: “La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al corpo e al sangue del Signore”. Non è solo un accostamento, poiché vi è un nesso intimo tra cena e sacrificio. Infatti: “La celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi”(CCC 1382). Certo, il termine memoriale può essere inteso come ricordo di un fatto passato. Non è così, grazie allo Spirito Santo che ci ricorda ogni cosa (cfr Gv 14,26); l'eucaristia fatta dalla Chiesa rende presente e attuale la pasqua di Cristo e il suo sacrificio offerto una volta per tutte (cfr CCC 1364). Rende presente anche la risurrezione? Col battesimo e soprattutto con l'eucaristia, il cristiano soffre e muore con Cristo, mentre della risurrezione riceve il germe che si svilupperà in pienezza alla fine dei tempi, secondo la parola del Signore: “io lo risusciterò nell'ultimo giorno”(Gv 6,40).Ma finché siamo “nella carne”, noi partecipiamo alla sua passione e attendiamo, nella fede e nella speranza, il giorno della glorificazione. Inoltre, si tratta di sacro banchetto, o convito, nel quale si riceve Gesù Cristo, si fa memoria della sua passione, il cuore si riempie di grazia: viene dato l'anticipo della gloria futura. Sacro significa che c'è la sua presenza divina e quindi bisogna avvicinarsi con quel timore di Dio, che è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Il sacrificio sacramentale è definito eucaristia, termine greco che vuol dire azione di grazie o benedizione, memoriale e presenza di lui, operata dalla potenza della sua parola e dallo Spirito Santo; il tutto culmina nella comunione. E' festa in senso spirituale, non mondano: non vive di trovate accattivanti, non deve esprimere l’attualità effimera, non è un intrattenimento che deve aver successo, ma ravvivare la coscienza che il mistero è presente tra noi. E' festa della fede, in cui deporre, come dice la liturgia bizantina, ogni mondana attitudine, perché “misticamente rappresentiamo i cherubini”(tropario d'offertorio). Ora, è in voga nei canti, nelle preghiere e nei formulari per l'adorazione eucaristica questa espressione: 'Gesù Cristo è presente nel pane consacrato'. Anche Lutero sosteneva che Cristo fosse nel pane. Con linguaggio approssimativo, e carente di dottrina, si aggiunge: ma è un mistero. Cristo non ha detto di essere presente nel pane e neppure: “questo pane è il mio corpo”, ma: questo è il mio corpo”, questo indica il passaggio dal pane, che ha preso nelle mani, al corpo, perché in quel momento viene consacrato, cioè la sostanza del pane si converte - come dice il concilio di Trento - nella sostanza del corpo. Sotto – in senso ontologico e non spaziale – le apparenze o aspetto(species) del pane (oggi si direbbe fenomeno) sta il corpo di Cristo. Non è più pane, ma Cristo. Le specie sulle quali è stato fatto il 'rendimento di grazie', dal greco …, sono diventate eucaristiche. Perciò si deve parlare della 'presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche'. L'espressione 'pane consacrato' va pure spiegata. Anche quando Gesù e, successivamente, Paolo usano espressioni, come: “Chi mangia questo pane”(Gv 6,51) e “il pane che noi spezziamo”(1 Cor 10,16), esse vanno intese in senso metaforico; comunque, quando Gesù afferma di essere “Pane di vita”(Gv 6,26-71) intende parlare della sua persona e della sua vita: il suo corpo e il suo sangue, nel linguaggio concreto semitico. Difficile? Ecco la necessità della catechesi, anche mediante i canti? Gesù ha istituito questo sacramento quando ha preso il pane, dicendo: “questo è il mio corpo offerto in sacrificio...” e, poi, il calice del vino, dicendo: “questo è il calice del mio sangue, versato...” e ordinando: “fate questo in mia memoria”. Il punto è che le parole consacratorie dichiarano il fine: il corpo è offerto in sacrificio per noi e il sangue è versato per la remissione dei peccati. Perciò, in relazione alla passione di Cristo, in cui il sangue era separato dal corpo, il concilio di Trento definisce la santa messa “vero e proprio sacrificio” di Gesù Cristo. Egli si rende presente sull'altare – alta-res, luogo alto per il sacrificio – in obbedienza alle parole consacratorie del sacerdote, e, a causa della separazione del corpo dal sangue, è nella condizione di vittima immolata (immolatitius modus: cfr Enciclica Mediator Dei Pio XII, n 70). Per questo, l'altare è anche mensa dell'Agnello immolato (cfr Apocalisse 5,6), per ricevere il pane, separatamente, come sacramento del corpo e il vino come sacramento del sangue (cfr san Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae III q 74 a.1 sc). Dunque, quale corpo di Cristo è presente nel sacramento? Quello assunto da Maria nell'incarnazione e trasfigurato con la risurrezione e con l’ascensione: qualcuno direbbe che è meglio non dire 'carne di Cristo', ma corpo spirituale o glorioso; però, il Catechismo dice: “La Comunione alla Carne del Cristo risorto, 'vivificata dallo Spirito Santo e vivificante', conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo”(1392). Sant'Ambrogio osserva: “Noi costatiamo che la grazia ha maggiore efficacia della natura...La parola di Cristo...che ha potuto creare dal nulla quello che non esisteva, non può cambiare le cose che sono in ciò che esse non erano? Infatti non è meno difficile dare alle cose un'esistenza che cambiarle in altre ...Forse che fu seguito il corso ordinario della natura quando Gesù Signore nacque da Maria?...Ebbene quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine...E' dunque veramente il sacramento della sua carne”(sant'Ambrogio, Sui misteri, nn 52-53; SC 25 bis, 186-187).
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