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  1. Dottrina cattolica e attenzione alle persone, attraverso le scienze umane e il discernimento delle situazioni specifiche, non appaiono affatto in antitesi come vorrebbe una certa leggenda echeggiata da alcuni media cattolici o da alcuni degli stessi uomini di Chiesa: entrambi prodighi a presentare una la pastorale in rotta di collisione con il deposito della fede, quasi che la prima fosse più efficace se sganciata dal secondo. Ascoltando le parole di Cinzia Baccaglini*, pastorale e sana dottrina sembrano invece conciliarsi armoniosamente. Ed entrambi aiutano a formare una retta coscienza e ad interpretare alcuni temi di stretta attualità, come quello dell’utero in affitto, disumano fenomeno nei confronti del quale il mondo politico e giornalistico mainstream dimostra una sinistra tolleranza. Quali sono le conseguenze sul piano psicologico per le madri che accettano di affittare il loro utero? «A parte le testimonianze lette su diverse testate sui ripensamenti e sugli stati psicologici delle madri che hanno affittato l’utero, non mi sono capitate esperienze cliniche di questo tipo. E’ vero che non è affatto difficile intuire cosa si provi a tenere un bimbo per 9 mesi in grembo e darlo ad altri al momento del parto. Questo mi è successo per bimbi dati in adozione legalmente per evitare di abortirli ma non potendoli, per varie ragioni, tenerli con sé (in particolare per stupri o condizioni psichiatriche), lasciarli in ospedale appena nati, cosa peraltro permessa con la legge sull’anonimato del parto. Lì la compensazione emotiva è di non averli uccisi, aver dato loro la vita ed averli affidati a qualcuno che se ne occuperà, ma comunque aver dato loro la vita. Esperienza completamente diversa è essere pagata a priori per assumere ormoni, farsi prelevare e fecondare ovuli, inserirli nel proprio utero e chissà per quante volte e quanti embrioni, portare avanti gravidanze comunque a rischio e poi al momento del parto ‘dare il prodotto ai committenti’. Credo che il minimo sia la depressione ma poi vanno indagate le motivazioni per le quali si fa ciò. Il dato di fatto è che confrontandomi anche con colleghi dell’area psicologica nessuno ha avuto casi e nemmeno esistano ricerche mondiali a conoscenza dei più. Non mi sorprenderebbe nemmeno non ce ne fossero. Dire che queste donne più o meno costrette da soldi, e non solo, stiano male non sarebbe affatto una buona pubblicità in quell’ambito di business e marketing». Pro - life: tante sigle: buona volontà, attenzione al bene comune e vivacità. Ma l'impressione è anche di proliferazione senza reale necessità, disorganizzazione e di divisione. Perché? «Devo essere sincera, ho riflettuto molto su questo aspetto. Ho buone relazioni personali con molti presidenti delle molte associazioni prolife e collaborazioni per provare a legare con un filo rosso con quello che io lo chiamo “cespugliame pro-life” ma è difficile perché spuntano come funghi dopo la pioggia. Vedo 3 motivazioni diverse: la prima è che il Movimento per la Vita Italiano, primo ed indiscusso movimento pro-life in Italia fin dagli anni 1990 abbia perso smalto e potere aggregativo per molte ragioni che riguardano modalità e derive contenutistiche in particolare strizzando troppo l’occhio alla politica del momento più che con sguardo profetico ed apologetico; la seconda è che il narcisismo imperante sia di singoli che di associazioni rende effettivamente più debole l’attacco congiunto alla cultura di morte imperante lasciando alcune associazioni legate ad azioni del qui ed ora che seppur importanti non hanno visione profetica ed altre che hanno una vision magari prive di grosse strumenti economici indietro, altre che fanno del compromesso con la politica del momento il loro successo, altre che vogliono essere più legate al territorio perché ciò che viene detto a livello nazionale non è sufficiente, altre che vogliono essere prettamente religiose anche se con errori teologici clamorosi, altre con più attinenza politica affermando che altrimenti non si cambia nulla, altre ancora che vogliono libertà di movimento non legate a statuti sempre più costringenti. Insomma l’equilibrio è veramente difficile e persino lo rende una dote. La terza ed ultima ma non meno importante è che questo spezzettamento , soprattutto in Italia, non fanno altro che riflettere la crisi ecclesiale attuale». Queste sigle hanno peso sulla politica «vera»? «Anche dalle ultime vicende non credo proprio. E’ la politica o meglio i singoli politici che dovrebbero essere formati in bioetica e in dottrina sociale della Chiesa per portare avanti con coraggio i valori non negoziabili. Ritengo invece che ci sia , da quel che vedo, una non formazione dei singoli su questi temi che porta un non impegno ed espressione culturale, ovunque si trovino, e quindi anche nella politica reale». Arrendevolezza dei cattolici sul piano politico e sociale e promulgazione di leggi ingiuste sul piano morale. Occorrono anticorpi. Quali? «La visione profetica. Dire la verità, costi quel che costi, nella carità ma per carità la verità. Il nostro futuro si giocherà su due pilastri: come riusciremo a far difendere la vita e sua dignità al suo concepimento e alla sua fine. Dovremmo essere degli antiretrovirali dei tanti virus che hanno infettato la cultura per la vita. Persone preparate a dialogare con tutti ma non fare un passo indietro di fronte a nessuno, niente compromessi, niente lusinghe in cambio di potere personale od associativo. Ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini così come egregiamente espresso dalla Samaritanus Bonus». Palmaro: una voce profetica. «Faccio fatica a parlare di Mario, amico di vita, da una vita e per la vita. Di una cosa sono certa, rileggendo alcuni suoi scritti è evidente la sua vena profetica, molte situazioni attuali le aveva già descritte molti anni fa. Di una cosa mi rammarico: piuttosto che far dire a Mario ora, da morto, cose che non sappiamo in realtà se corrispondano alle cose che avrebbe detto o ragionamenti che avrebbe fatto, poiché troppo legato al senso del reale e alle dinamiche complesse e per questo profetico, rileggiamolo e riportiamo ciò che ha già scritto e molto lui. Non mettiamo in bocca ad un morto cose che non ha detto». Qual è la funzione attuale e futura del Comitato Verità e Vita? «Il Comitato Verità e Vita, che in questo triennio vede me Presidente, ma dopo Mario ne ha già visti altri due ha da sempre rivestito, e nonostante esso, il ruolo del grillo parlante ( con la fine che fa anche in Pinocchio si vedrà!), di funzione critica alla coscienza di chi ci legge delle cose che succedono, di descrizioni della realtà e a cosa necessariamente portano certe scelte. E’ stato così nella faccenda della legge 40, nella legge delle DAT, della possibile attenuazione dell’art 580 ed altre vicende italiane legate ai valori non negoziabili. La forza del Verità e Vita è che siano persone operative in molti campi del sapere (giuristi, filosofi, medici, psicologi, operatori sanitari, insegnanti) e soprattutto al servizio della Verità». Il cardinale Caffarra: quando la buona dottrina si incontra con l'autentico spirito pastorale. «Il mio rapporto con Caffarra è noto essere stato molto intenso fin dalla mia giovinezza fino ad essere mio direttore spirituale negli ultimi anni della sua vita. E l’ho visto passare dal Don a Sua Eccellenza a Sua Eminenza e lui ha visto passare me da una giovane pro-life ad una rappresentante di associazioni nazionali. Ho moti di vera rabbia difensiva quando lo descrivono come un uomo algido, pieno di dottrina semplicemente mi fa capire che non l’hanno conosciuto. Il suo grande equilibrio fra Chiesa Maestra e Chiesa Madre mi ha sempre colpito ed insegnato molto anche per la mia professione e su come pormi di fronte a questioni di vita e di morte. E’ noto altresì che solo in un’occasione perché mi è stato richiesto ho parlato del nostro rapporto personale così carico di affetto reciproco, di molta ironia e ricordo nella preghiera reciproca nei vari eventi personali che ci hanno colpito. Credo che la frase che lo rappresenti di più riguardo a questo tema sia quella che lui stesso ha pronunciato al ricordo del cardinale Biffi al primo anno di anniversario di morte: “Oggi nella Chiesa si corre il pericolo di trascurare la dottrina per l’azione pastorale, ma una chiesa povera di dottrina non è una chiesa più vicina all’uomo è solo più ignorante"». Simone Ortolani * Cinzia Baccaglini, Presidente del Comitato Verità e Vita, del Movimento per la Vita di Ravenna e dell’Associazione privata di fedeli «Progetto Gemma» che ha come fine la sequela di Gesù Concepito psicologa clinica e di comunità, psicoterapeuta con specializzazione sistemico-relazionale, è autrice dell’agile ma ben ponderato volume «50 Domande e risposte sul Post Aborto» (Generazione Voglio Vivere).
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