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Valerio

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  1. L'Epifania è la festa istituita per celebrare la memoria di tre grandi misteri, de' quali il primo e principale è l'adorazione de' Magi; il secondo è il Battesimo di Gesù Cristo; il terzo è il suo primo miracolo nelle nozze di Cana in Galilea. La festa dell'adorazione dei Magi, del Battesimo di Gesù Cristo e del suo primo miracolo si chiama Epifania, che vuol dire apparizione, o manifestazione, perché in questi misteri chiaramente si manifestò agli uomini la gloria di Gesù Cristo. I Magi erano personaggi ragguardevoli dell'Oriente che attendevano allo studio della sapienza. Vennero ad adorare Gesù, perché, essendo comparsa una nuova stella, conobbero per ispirazione divina essere quella indizio della nascita del re de' giudei, salvatore degli uomini. I Magi vennero ad adorare Gesù Cristo in Betlemme. Prima andarono a Gerusalemme, città capitale della Giudea, dove era il tempio santo di Dio, ed ivi seppero dai sacerdoti che il Messia doveva nascere a Betlemme, secondo le profezie. Lì, una volta usciti da Gerusalemme, li condusse la stella già da loro veduta in Oriente, che camminò avanti a loro, e non si fermò finché essi non giunsero al luogo dove era il divin Pargoletto. Ritrovato che l'ebbero, lo adorarono, e gli presentarono oro, incenso e mirra, riconoscendolo in tal maniera come vero re, vero Dio e vero uomo. Per celebrare degnamente la solennità dell'Epifania secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare quattro cose: 1. riconoscere nella vocazione de' Magi, che furono i primi pagani chiamati alla cognizione di Gesù Cristo, le primizie della nostra vocazione alla Fede, e ringraziare il Signore d'averci fatti cristiani; 2. pregar Dio di estendere il gran dono della Fede a quelli che ne sono privi; 3. eccitarci all'amore di Gesù e risolvere di seguire prontamente le divine ispirazioni; 4. offrirgli ad esempio de' Magi qualche tributo della nostra divozione colla pratica della limosina, dell'orazione e della mortificazione cristiana.
  2. Il quarto articolo del Credo c'insegna che Gesù Cristo, per redimere il mondo col suo Sangue prezioso, patì sotto Ponzio Pilato governatore della Giudea, e morì sulla croce, dalla quale deposto, fu seppellito.La parola "patì" esprime tutte le pene sofferte da Gesù Cristo nella sua passione. Egli patì unicamente come uomo, perchè come Dio non poteva nè patire nè morire. Quello della croce, in quei tempi, era il più crudele e ignominioso di tutti i supplizi. Ponzio Pilato, governatore della Giudea, aveva riconosciuto l'innocenza di Gesù Cristo, ma lo condannò ugualmente ad essere crocifissi, cedendo vilmente alla minacciosa insistenza del popolo di Gerusalemme.Nostro Signore avrebbe potuto liberarsi dalle mani dei giudei e di Pilato, ma conoscendo che la volontà del suo Eterno Padre era che Egli patisse e morisse per la nostra salute, vi si sottomise volontariamente, anzi andò Egli stesso incontro ai suoi nemici e si lasciò spontaneamente prendere e condurre alla morte.Gesù fu crocifisso sul monte Calvario. Sopra la croce pregò per i suoi nemici; diede per madre al discepolo san Giovanni e, in persona di lui, a noi tutti, la sua stessa madre Maria santissima: offrì la sua morte in sacrificio, e soddisfece alla giustizia di Dio per i peccati degli uomini.Se anche fosse venuto un Angelo a soddisfare per noi, non sarebbe stato sufficiente, perché l'offesa fatta a Dio per il peccato originale era, sotto un certo aspetto, infinita, e per soddisfarla si richiedeva una persona che avesse un merito infinito. Bisognava che Gesù Cristo fosse uomo per poter patire e morire, e bisognava che fosse Dio perché i suoi patimenti fossero d'un valore infinito. Era necessario che i meriti di Gesù Cristo fossero d'un valore infinito, perché la maestà di Dio, offesa col peccato, è infinita.In realtà sarebbe bastato alla nostra redenzione il minimo dei patimenti del Signore, essendo ciascun suo atto di infinito valore, ma Egli volle patir tanto per soddisfare più abbondantemente alla divina giustizia, per dimostrarci maggiormente il suo amore, e ispirarci il più grande orrore al peccato.Alla morte di Gesù si oscurò il sole, tremò la terra, si aprirono i sepolcri e molti morti risuscitarono.Il corpo di Gesù Cristo fu sepolto in un sepolcro nuovo, scavato nella pietra del monte, poco lontano dal luogo dove era stato crocifisso. Nella morte la divinità non si separò né dal corpo né dall'anima, ma solamente si separò l'anima dal corpo.Gesù Cristo è morto per tutti, ma non tutti si salvano, perché non tutti lo vogliono riconoscere, non tutti osservano la sua legge, non tutti si valgono dei mezzi di santificazione che ci ha lasciati.Per essere salvi non basta affatto che Gesù Cristo sia morto per noi, ma è necessario che siano applicati a ciascuno di noi il frutto ed i meriti della sua passione e morte, il che avviene soprattutto per mezzo dei sacramenti istituiti a questo fine dal medesimo Cristo Signore; e siccome molti o non ricevono i sacramenti o non li ricevono bene, rendono a se stessi inutile la morte di Gesù.
  3. Tra i tantissimi venerabili santi che si sono succeduti nei secoli, ve n'è uno che purtroppo, sovente, è trascurato o sottovalutato, eppure, dopo la Madonna è assolutamente il più grande. Si tratta di San Giuseppe, al quale l'Eterno Padre affidò il suo Figliuolo diletto, lo Spirito Santo la sua purissima Sposa, e Maria Vergine tutti i tesori della sua Verginità. Tali doni supremi egli ha sempre custodito e curato con incomparabile rettitudine e virtù. Il suo cuore era un braciere ardente, che si consumava nell’amore divino. Viveva intensamente la vita spirituale. Si dice che San Giovanni Evangelista fu immensamente fortunato per aver avuto la possibilità, durante l'Ultima Cena, di appoggiare il capo sul petto di Gesù ed ascoltare i divini palpiti. Che dire allora di San Giuseppe che questa fortuna l'ebbe di continuo? Quante volte Gesù, bambino o adolescente, si addormentò tra le sue braccia! Che cosa provava in quei momenti il cuore di San Giuseppe? La sua vita interiore era alimentata dalla presenza reale e visibile di Dio; viveva con Gesù, vero Dio e vero uomo; con Lui lavorava e pregava; con Lui prendeva il cibo e con Lui riposava sotto lo stesso tetto; sopra Gesù fissava lo sguardo, ne ascoltava la voce e a Lui dirigeva gli affetti del cuore. San Giuseppe era beato per tale presenza, poiché nulla c'è di più dolce; la sua vita interiore fu una continua unione con Dio. Bisogna, dunque, avere una grandissima devozione per il Santo Patriarca e tenere sempre presente il suo esempio. Così c'invita a fare proprio la Santa Vergine Maria, da cui Santa Brigida, devota di San Giuseppe, meritò di sentire queste parole in una visione celeste: "Figlia mia, sappi che il mio sposo Giuseppe fu così riservato nelle sue parole, che nessuna gliene uscì di bocca la quale non fosse buona, nessuna oziosa o di mormorarazione. Fu pazientissimo e diligentissimo nella fatica, ubbidiente, forte e costante, testimonio fedele delle meraviglie celesti. Morto alla carne ed al mondo, visse solo per Dio e per i beni celesti, e solo questi desiderava. Fu pienamente conforme alla volontà di Dio e tanto rassegnato ad essa, che sempre ripeteva: ‘Si faccia in me la volontà del Signore!’ Rare volte parlava con gli uomini, ma continuamente con Dio. Per la sua santa vita egli ora gode in Cielo grande gloria. Procura d’imitare anche tu gli esempi del mio Giuseppe, che fu un prodigio di santità."
  4. In prefigurazione della grandezza dell'Immacolata, è scritto nel Libro della Sapienza: “Io come la vite gettai profumati germogli e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del santo amore e del timore e della scienza e della santa speranza. In me è ogni grazia di dottrina e di verità; in me è ogni speranza di vita e di virtù. Accostatevi a me voi che mi bramate e saziatevi dei miei frutti, perché più dolce del miele è il mio ricordo, più del miele del favo il mio possesso. La mia memoria vivrà per tutto il corso della storia. Chi mangia di me avrà ancora fame e chi beve di me avrà ancora sete. Chi mi ascolta non avrà da arrossire e chi conforma la sua condotta al mio insegnamento non farà peccati; chi mi glorifica avrà la vita eterna”. Maria Santissima aveva votato a Dio il giglio della sua verginità. Quando l'arcangelo Gabriele le annunciò che sarebbe diventata Madre di Dio, ella turbata domandò come ciò fosse conciliabile con la sua verginità. Il Messaggero celeste la rassicurò dicendole che la divina maternità non avrebbe leso minimamente la verginità, che non fu guastata né prima, né durante, né dopo la nascita di Gesù, che uscì da lei così come vi era entrato, in modo miracoloso. Come un raggio di sole attraversa un cristallo purissimo di una finestra senza romperlo, né appannarlo, ma rendendolo più puro, più luminoso, più terso, la verginità di Maria, unendosi alla divina maternità, non solo non fu menomata, ma fu resa più fulgida. La Chiesa, nel Concilio Lateranense del 649 insegna che Maria fu ed è sempre vergine. La donna, quando dà la vita al bambino gli è madre, sebbene non gli dia l'anima, ma solo il corpo. L'anima è creata direttamente da Dio, ma la donna è egualmente madre del figlio, cioè di tutta la persona che nasce da lei. Da Maria Santissima è nato Gesù Cristo, che è Dio, perciò ella è veramente Madre di Dio, perché ha comunicato a Gesù il corpo umano, sebbene l'anima unita ad esso sia stata creata da Dio e il Verbo, che si unì alla natura umana nell'unità di una sola persona, sia disceso dal cielo. Per questo santa Elisabetta, ispirata dallo Spirito Santo, chiamò Maria "madre del Mio Signore", cioè di Dio, e la Chiesa ha definito contro l'eretico Nestorio: "Dio è veramente l'Emmanuele (cioè Dio con noi) e perciò la Santa Vergine Maria è genitrice (Madre) di Dio; ella infatti partorì il Verbo di Dio secondo la carne" (Conc. di Efeso, a. 431; DB 113) Il Figlio di Dio venne a noi facendosi figlio di Maria; per andare a Dio e diventare suoi figli, bisogna essere figli spirituali di Maria, seguendo la via che ha scelto il Maestro. L'eretico Nestorio insegnava che Maria Santissima è soltanto madre dell'uomo Gesù, e che si può chiamare "Theodochos" (ricettacolo di Dio), non "Theotokos" (Madre di Dio). Contro di lui fu adunato nel 431 il Concilio ecumenico di Efeso, che a nome del Papa di Roma condannò l'eresiarca. Il popolo, durante le sedute conciliari, stava fuori numerosissimo e desideroso che fosse rivendicato l'onore di Maria, calpestato da Nestorio. Il giorno della sentenza conclusiva attese fino a tarda sera. Quando uscirono i vescovi e fu annunciata la sentenza, il popolo delirante di gioia e con grandi luminarie portò trionfalmente i padri conciliari fino alle loro dimore, con canti e segni di grande gioia.
  5. La Circoncisione del Signore è la festa istituita per celebrare la memoria del sangue sparso da Gesù Cristo nei primi giorni della sua vita. La circoncisione, nella legge antica, era un rito istituito dal Signore, per contrassegnare coloro che appartenevano al popolo di Dio, e per distinguerli dalle genti infedeli. Gesù Cristo certamente non era soggetto alla legge della circoncisione, perché era fatta per i servi e per i peccatori; e Gesù Cristo è vero Figliuolo di Dio e autore della legge, ed era la medesima santità, ma ha voluto comunque essere circonciso senza esservi obbligato, perché essendosi per amore addossato i nostri peccati, volle portarne le pene e cominciare a lavarli col sangue fino dai primi giorni della sua vita. Quando Gesù Cristo fu circonciso gli venne imposto il nome di Gesù, come già l'Angelo aveva ordinato per parte di Dio alla santissima Vergine e a san Giuseppe. Il nome di Gesù significa Salvatore; e si diede al Figliuolo di Dio, perché veniva a salvarci e a liberarci dai nostri peccati. Per il nome di Gesù si deve avere grandissimo rispetto, perché questo rappresenta il nostro divin Redentore che ci ha riconciliati con Dio, e ci ha meritato alla vita eterna. Per celebrare la festa della Circoncisione secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare quattro cose: 1. adorare Gesù Cristo, ringraziarlo ed amarlo; 2. invocare con viva fede e con rispetto il suo santissimo Nome, e porre in esso tutta la nostra confidenza; 3. praticare la circoncisione spirituale, che consiste nel togliere dal cuore il peccato ed ogni affetto disordinato; 4. consacrare a Dio tutto l'anno che incomincia, e pregarlo di darci grazia di passarlo nel suo divino servizio.
  6. San Francesco di Sales, Vescovo e dottore della Chiesa, era solito trascorrere le ultime ore di ogni anno e le prime di quello successivo in fervente preghiera, operando un attento esame del suo cuore onde, egli diceva, "domandar perdono del passato e disporsi a far meglio per l’avvenire". Ugualmente raccomandava questa santa pratica ai suoi figli spirituali. Il 1° gennaio 1613 le Religiose della Visitazione cominciarono a recitare in comune le litanie del S. Nome di Gesù, e il Santo Fondatore, ordinò loro che in principio di tutte le loro lettere mettessero il sacro motto : Viva Gesù! Preghiera per iniziare il nuovo anno affidandosi al Signore Gesù Cristo ed alla Santissima Vergine Maria Madre di Dio: «O Gesù, riempite il nostro cuore del sacro bal­samo del vostro Divin Nome, affinché la soavità del suo odore si diffonda in tutti i nostri sensi e profumi tutte le nostre azioni. Ma, per rendere capace il nostro cuore di ricevere questo dolce liquore, circoncidetelo e togliete da esso tutto quello che non piace agli occhi vostri santissimi. O Nome glorioso, che la bocca del Divin Padre pronunzia da ogni eternità, siate per sempre scritto sulle anime nostre, onde, siccome voi ne siete il Salvatore, esse siano eternamente salvate. Vergine Santa, che prima fra tutte le creature umane proferiste questo Nome di salute, ispirateci il modo d’invocarlo conve­nientemente, acciocché tutto quello che è in noi goda della salute che il Vostro Parto ci ha apportato».
  7. Il Figliuolo di Dio ha preso un corpo e un'anima, come abbiamo noi, nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, ed è nato da questa Vergine.A formare il corpo e a creare l'anima di Gesù Cristo concorsero tutte le tre Persone divine. Si dice solo: "fu concepito di Spirito Santo", perché l'incarnazione del Figliuolo di Dio è opera di bontà e di amore, e le opere di bontà e di amore si attribuiscono allo Spirito Santo.Il Figlio di Dio si fece uomo, senza cessare di esser Dio, Egli è Dio e uomo insieme, perfetto Dio e perfetto uomo.In Lui sono due nature: la divina e l'umana, ma un'unica persona, cioè la divina. In Gesù Cristo, inoltre, vi sono due volontà: l'una divina, l'altra umana. Egli aveva volontà libera, ma non poteva fare il male, perché poter fare il male è difetto, non perfezione della libertà.Il Figliuolo di Dio ed il Figliuolo di Maria sono la medesima persona, cioè Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.Maria Vergine è Madre di Dio, perché è Madre di Gesù Cristo, che è vero Dio.Maria divenne Madre di Gesù Cristo unicamente per opera e virtù dello Spirito Santo.E' verità di fede che Maria Santissima fu SEMPRE Vergine, ed è chiamata la Vergine per eccellenza.
  8. La Messa non è un banchetto, un convito, un'assemblea o un ritrovo festoso, non è un momento di allegria, di svago o intrattenimento. Essa è realmente e sostanzialmente lo stesso Sacrificio della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, che si rinnova incruentemente, ma sostanzialmente, riofferto da Cristo Stesso al Padre, per mezzo del sacerdote, per la nostra salvezza e donato a noi nel Suo Corpo e nel Suo Sangue per la vita eterna. L'Eucarestia è stato il centro di tutta la vita di Padre Pio, della cui giornata ogni momento costituiva una continua preparazione e ringraziamento a Gesù Sacramentato, con la preghiera e la sofferenza anche di notte. Nella celebrazione della Messa il santo, facendo la volontà di Dio, fa sua tutta la Passione di Cristo: l'agonia nell'orto, il processo dinanzi a Pilato, il viaggio al Calvario, la Crocifissione. Riportiamo di seguito la fedele trascrizione di domande che furono poste a San Pio da Pietralcina e delle risposte da lui date: D. Padre, che cosa è la vostra Messa? R. Un pasticciotto sacro con la passione di Gesù. La mia responsabilità è unica al mondo, dice piangendo. D. Che cosa debbo leggere nella vostra santa Messa? R. Tutto il Calvario. D. Padre, ditemi tutto quello che soffrite nella santa Messa. R. Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione, inadeguatamente, lo soffro anche io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà. D. Agonizzate, Padre, come Gesù nell'orto? R. Sicuramente. D. Quale «fiat» pronunziate? R. Di soffrire e sempre soffrire per i fratelli di esilio e per il suo divin regno. D. E allora anche voi siete tutto una piaga dalla testa ai piedi? R. E non è questa la nostra gloria? E se non ci sarà più spazio per fare altre piaghe nel mio corpo, faremo piaga su piaga. D. Dio mio, questo è troppo! Siete, Padre mio, un vero carnefice di voi stesso! R. Non ti spaventare, ma gioisci. Non desidero la sofferenza in se stessa, no; ma per i frutti che mi dà. Dà gloria a Dio e salva i fratelli. Che altro posso desiderare? D. Con la coronazione di spine, quali peccati scontò Gesù? R. Tutti. In particolare quelli di pensiero, non esclusi quelli vani e inutili. D. Le spine, Padre, ce le avete sulla fronte o intorno al capo? R. Intorno a tutto il capo. D. Padre, è vero che durante la Messa soffrite il supplizio della coronazione di spine? R. E lo metti in dubbio? D. Durante tutta la Messa? R. E anche prima e dopo. Il diadema non si lascia mai. D. Nel divin sacrificio, Padre, voi prendete su di voi le nostre iniquità? R. Non si può fare diversamente, poiché fa parte del divin sacrificio. D. Vi ho visto tremare mentre salivate i gradini dell'altare. Perché? Per quello che dovevate soffrire? R. Non per quello che dovevo soffrire, ma per quello che dovevo offrire. D. In qual momento del divin sacrificio soffrite di più? R. Sempre e in modo crescente. D. Nella celebrazione della santa Messa, quale è il momento in cui soffrite di più? R. Dalla consacrazione alla comunione. D. In qual momento della Messa soffrite la flagellazione? R. Dal principio alla fine, ma più intensamente dopo la consacrazione. D. Durante la Messa le punture della corona di spine e le ferite della flagellazione sono reali? R. Cosa intendi dire con questo? Gli effetti è certo che sono gli stessi. D. Perché piangete all'offertorio? R. Vorresti strapparmi il segreto? E sia pure. Allora è il momento che l'anima viene separata dal profano. D. Durante la vostra Messa, Padre, la folla fa un po' di chiasso!... R. E se vi foste trovate sul Calvario dove si sentivano urli, bestemmie, rumori, minacce!? Lì era tutto un fracasso! D. I rumori che fanno in chiesa vi distraggono? R. Niente affatto. D. Perché soffrite tanto, Padre, nella consacrazione? R. Sei troppo cattiva! D. Ditemelo perché soffrite tanto nella consacrazione. R. Perché è proprio lì che avviene una nuova e ammirabile distruzione e creazione. D. Perché soffrite tanto nella consacrazione? R. I segreti del sommo Re non si svelano senza profanarli. Mi domandi perché soffro? Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare! Non rifletti al tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!... Noi poi siamo i suoi macellai. D. L'amarezza del fiele, Padre, la soffrite? R. Sì e spesso spesso. D. Padre, come vi reggete in piedi sull'altare? R. Come si reggeva Gesù sulla croce. D. Sull'altare siete sospeso sulla croce come Gesù al Calvario? R. E lo domandi pure? D. Come fate a reggervi? R. Come si reggeva Gesù sul Calvario. D. I carnefici capovolsero la croce di Gesù per ribattere i chiodi? R. Si capisce! D. Anche a voi ribattono i chiodi? R. E come! D. Pure a voi la capovolgono? R. Sì, ma non aver paura. D. Padre, recitate pure voi durante la santa Messa le sette parole che Gesù proferì in croce? R. Sì, indegnamente, le recito pure io. D. E a chi dite: «Donna, ecco tuo figlio»? R. Dico a Lei: Ecco i figli del tuo Figlio. D. Soffrite la sete e l'abbandono di Gesù? R. Sì. D. In quale momento soffrite la sete e l'abbandono? R. Dopo la consacrazione. D. Fino a quale momento soffrite l'abbandono e la sete? R. Ordinariamente sino alla comunione. D. Gesù crocifisso aveva le viscere consumate? R. Di' piuttosto: bruciate! D. Di che cosa aveva sete Gesù crocifisso? R. Del regno di Dio. D. Ditemi cosa potrei fare per alleggerire il vostro calvario. R. Alleggerirlo?!... Di' piuttosto per appesantirlo. Bisogna soffrire! D. È doloroso assistere al vostro martirio senza potervi aiutare! R. Anche l'Addolorata dovette assistere. Per Gesù, certo, era più confortante avere una Madre dolorante, che una indifferente. D. Che faceva la Vergine ai piedi di Gesù crocifisso? R. Soffriva nel vedere soffrire suo Figlio. Offriva le sue pene e i dolori di Gesù al Padre celeste per la nostra salvezza. D. Che cosa è la santa comunione? R. È tutta una misericordia interna ed esterna. Tutto un amplesso. Pregate pure Gesù che si faccia sentire sensibilmente. D. Che fa Gesù nella comunione? R. Si delizia nella sua creatura. D. La comunione è una incorporazione? R. È una fusione. Come due ceri si fondono insieme e più non si distinguono. D. Quando vi unite a Gesù nella santa comunione che dobbiamo chiedere al Signore? R. Che sia anche io un altro Gesù, tutto Gesù, sempre Gesù. D. Pure alla comunione soffrite? R. È il punto culminante. D. Dopo la comunione continuano le vostre sofferenze? R. Sì, ma sofferenze amorose. D. In questa unione, Gesù non vi consola? R. Sì, ma non si cessa di stare sulla croce! D. Nella santa Messa morite anche voi? R. Misticamente nella santa comunione. D. È per veemenza d'amore o di dolore che subite la morte? R. Per l'uno e per l'altro: ma più per amore. D. Nella comunione subite la morte: allora non ci siete più sull'altare? R. Perché? Anche Gesù morto era sul Calvario. D. Avete detto, Padre, che nella comunione la vittima muore. Nelle braccia della Madonna vi depongono? R. Di san Francesco D. La santissima Vergine assiste alla vostra Messa? R. E credi tu che la Mamma non s'interessi del figlio? D. Gli angeli assistono alla vostra Messa? R. A torme. D. Che fanno? R. Adorano e amano. D. Padre, chi sta più vicino al vostro altare? R. Tutto il paradiso. D. Desiderate celebrare più di una Messa al giorno? R. Se fosse in mio potere non scenderei mai dall'altare. D. Il Signore, Padre, ama il sacrificio? R. Sì, perché con questo ha rigenerato il mondo. D. Quanta gloria dà a Dio la santa Messa? R. Infinita gloria. D. Che dobbiamo fare durante la santa Messa? R. Compassionare ed amare. D. Padre, come dobbiamo ascoltare la santa Messa? R. Come vi assistettero la santissima Vergine e le pie donne. Come assistette san Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce. D. Che benefici riceviamo ascoltandola? R. Non si possono enumerare. Li vedrete in paradiso.
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