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Mario Mascia : Il tempo, mistero dell’umanità tra finito e infinito


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Il tempo nella sua ampia concezione si carica di diversi significati in base a modelli interpretativi filosofici, scientifici, spirituali, religiosi e psicologici secondo il contesto storico e culturale.

Nella sua accezione psicologica e spirituale assume un valore fondamentale sull’esistenza umana.  L’essere immerso   nel tempo risponde all’imperativo del senso del fluire della vita nel susseguirsi degli eventi e delle vicende che investono la maturazione del vissuto della persona. La relazione tra il tempo, percepito come successione di avvenimenti, e il carattere impresso nella coscienza al valore della vita assume un significato unico che solo l’uomo nella sua individualità può scoprire.

Tale significato non è univoco in senso assoluto così da renderlo quasi inesplicabile in senso reale fino a sconfinare nel mistero.

Gli approcci disciplinari psicologici e scientifici non sono concordi nella relativa definizione, tuttavia non può sfuggire la sua portata nelle implicazioni nella vita di ogni uomo. 

Gli interrogativi, con voce più o meno sommessa, gravano spesso sulla vita umana sia singolarmente che nell’ambito sociale. L’esito dei progetti e delle aspettative non sono sempre in rapporto con gli sforzi profusi e le risorse impegnate quando gli imprevisti e le sventure accidentali paiono congiurare contro le attese più ottimistiche.

Il senso di impotenza può pregiudicare le certezze riposte nell’avvenire fino a dissipare le speranze di un futuro propizio nel proprio operato.

I dubbi pessimistici portano l’impronta del malessere con cui convivere forzatamente nella quotidianità fino ai limiti di una tolleranza che sconvolge il quieto vivere.

A tal punto resta quasi impellente il desiderio di abbattere le barriere del tempo pur di conoscere cosa riserva il futuro.

La   civiltà umana ha mostrato nel suo evolversi del tempo l’imprevedibile assetto del proprio destino.

Un esempio di tale evoluzione viene offerto dagli sviluppi dell’era atomica in seguito alla scoperta dell’equivalenza tra massa ed energia.

Sorge l’interrogativo: chi abbia guidato il percorso della storia per scoprire quali forze dominanti hanno segnato il decorso del tempo?

Da una attenta osservazione appare inevitabile citare chi meglio abbia impersonato:

 la paziente lungimiranza di Ghandi, lo spirito eroico di Giovanna d’Arco; il coraggioso spirito critico di Solgenitsin;   l’insegnamento teologico  e morale di Pio XII;

quali mirabili esempi in un clima politico e culturale nel tempo così vissuto pervaso da ideologie materialistiche negazioniste degli autentici valori umani.

Il tempo ha rappresentato un problema da investigare nella speculazione filosofica   dalle varie correnti di pensiero fino a proporre varie interpretazioni e soluzioni. Il tempo nella filosofia antica veniva definito come "ordine oggettivo misurabile del movimento".

Aristotele giunse a definire il tempo come "numero del movimento secondo il prima e il poi". Aristotele riconosceva il principio pitagorico dell’ordine cosmico quale riferimento oggettivo per misurare il tempo ma si riferiva anche alla dottrina platonica nel distinguere il mondo dal primo motore immobile che è fuori dal tempo.

Sant’Agostino risolse il problema diversamente definendo il tempo come “misura dell’estensione dell’anima”. Nell’anima stessa l’uomo riesce a misurare la fuggevolezza del tempo, identificato come entità lineare: il futuro non c'è ancora ma permane  nell'anima la sua attesa; il passato non c'è più ma nell'anima resta la memoria di esso. Il presente resta privo di durata e trapassa in ogni momento ma rimane nell'anima l'attenzione per le cose presenti. Pertanto il tempo, inteso come fluire, passaggio, trova la sua realtà nell'anima, nel ricordo, nell'attenzione, nell'attesa.

Il tempo, concepito nei limiti del finito, è giustificabile nel dispiegarsi della vita umana per cogliere, nel suo sviluppo, il rapporto di intimità e comunione con Dio smarrito nella caduta del peccato originale. Pertanto il tempo nella sua finitezza riassume il valore per proiettare la vita umana nell’infinito.

Il tempo nella sacra scrittura

Il tempo è stato oggetto di riflessione principalmente nei testi sapienziali; è un ritornello tipico quello che “ogni cosa ha il suo tempo”: un albero porta frutto “a suo tempo” (Sal 1,3); “Tu fai spuntare la costellazione a suo tempo” (Gb 38,32); “una parola a suo tempo com'è deliziosa” (Pr 15,23). Il Siracide offre una impostazione teologica sul tempo, affermando che Dio si mostra come Provvidenza, predisponendo ogni cosa a suo tempo per il bene dell’uomo, e che di conseguenza è prerogativa dell’uomo saggio l’accorgersi di tutto questo (Sir 39,16.33-34):

Quanto sono belle tutte le opere del Signore, e ciascuno dei suoi ordini si realizza a suo tempo.

Non deve dirsi: "perché questo? perché quello?" Perché ogni cosa avrà la sua soluzione a suo tempo (cf. v. 21.31).

le opere del Signore sono tutte buone, egli provvede a suo tempo ad ogni necessità.

Non deve dirsi: «Questo è peggiore di quello», perché tutto sarà riconosciuto giusto a suo tempo.  

Citando il Qohelet è possibile scorgere  una visione apparentemente semplice e ottimistica a colui che si trova nella prova o nello sconforto, assumendo in questa condizione lo smarrimento  del senso delle cose al punto che il male sembra prevalere; forse è indirettamente anche una risposta di tipo apologetico a chi, sempre tra gli scrittori ebraici, con maggiore realismo prende atto della complessità insita nella realtà, e della incapacità dell’uomo di venirne a capo completamente.

Il compimento del tempo nel Nuovo Testamento

Il significato del compimento del tempo viene espresso dall’apostolo Paolo nella lettera ai Galati associandolo alla venuta di Cristo  : Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).

La  consapevolezza del tempo che passa negli avvenimenti della vita umana alimenta la saggezza nel discernimento rivolto a svelare il senso del mondo dalla visione trascendente.

 

La  visione del mondo formulata nel documento del Concilio Vaticano II “Gaudium et Spes”

viene espressa nel brano seguente “scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possano rispondere ai continui interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico.”

In tale citazione si scopre il fondamento nel vangelo di Luca:

«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? (Lc 12,54-55)

I “segni dei tempi” si riconoscono nell’intervento dell’opera divina nella storia per indirizzare, mediante Cristo risorto, gli uomini oltre la storia verso il destino dell’eternità.

 

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