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SANTA TERESINA DI LISIEUX: LA PERFETTA FELICITÀ NELLA SOFFERENZA (PARTE 5)


Valerio

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Santa Teresina sapeva bene che sono proprio le piccole cose a formare la santità, che di contro non è affatto piccola.
"E' tutto così grande nella vita religiosa. Raccattare uno spillo per amor di Dio può convertire un'anima!". La dottrina cattolica, infatti, insegna che la grazia santificante, che rende una persona come un tralcio vivo unito alla vite, che è Cristo, dà ad ogni opera buona un valore soprannaturale. Ciò accade ancor più per i religiosi.
Le piccole croci sono sempre a portata di mano e Santa Teresina voleva farne l'uso migliore possibile.
"Che cos'è una piccola sofferenza sopportata con gioia, quando penso che per tutta l'eternità potrò amare più perfettamente il buon Dio? Se si sapesse che cosa si guadagna nel rinunziare a se stessi in ogni cosa!". Lei lo faceva, e allo stesso modo incoraggiava sua sorella: " Non dobbiamo lasciarci sfuggire la più piccola opportunità di dare gioia a Gesù. Non dobbiamo rifiutarGli nulla. Non dobbiamo lasciarci sfuggire proprio nessuna occasione di sacrificio". Ed era la prima a darne un luminoso esempio. Soffriva moltissimo di mal di stomaco, ma ne sembrava totalmente indifferente, tanto da prendere a tavola qualunque cibo, che le fosse gradito o sgradito. La suora che le sedeva accanto, senza volerlo le lasciava sempre poco da mangiare e da bere, ma Santa Teresina se ne rallegrava e restava in silenzio. Le suore che lavoravano in cucina, talvolta, trovandosi degli avanzi che erano stati riscaldati più di sei volte, dicevano: "Nessuno mangerà questo cibo, se non Suor Teresa di Gesù Bambino". E lei lo faceva sorridendo. Beveva a piccoli sorsi una medicina amarissima. Anche se il freddo le dava pena più di tutto, non cercava affatto di evitarlo. Nell'esercizio della disciplina, si batteva con forza, ed era attenta a non diminuire l'intensità del dolore. Rinunciava ad ogni piccola comodità, come l'incrociare i piedi mentre stava in piedi o seduta, o cose del genere.

Santa Teresina attribuiva un valore quasi infinito al rinnegamento interiore di sé, cioè quello della volontà e della ragione. Non si giustificava quando veniva accusata ingiustamente; si rifiutava di leggere una lettera interessante; osservava perfettamente il silenzio; sopportava i difetti e le colpe degli altri; non soddisfaceva la sua curiosità, persino la notte in cui apparve il primo segno della sua morte, un'emorragia. "Ci sono dei nonnulla - disse - che piacciono a Gesù più che l'impero del mondo. Per esempio, un sorriso, una parola amabile quando avrei voglia solo di tacere o di avere un'aria annoiata". E ancora: "Mi creda: scrivere libri di pietà, comporre le poesie più sublimi, tutto questo non vale quanto il più piccolo atto di rinnegamento di sé".

E' sbalorditivo sentirle dire ad una novizia, per aver risposto prontamente al bussare alla porta: "Lei ha fatto un'azione più gloriosa che se avesse ottenuto la benevolenza del Governo per le Comunità religiose, e tutta la Francia l'acclamasse come una seconda Giuditta!".
Ma da dove veniva questo merito? "Gesù - diceva - non guarda tanto alla grandezza delle azioni, e neppure alla loro difficoltà, quanto all'amore da cui esse scaturiscono". Ecco perché San Giovanni della Croce affermava che "il più piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le altre opere messe insieme".

Argomento ineffabile per una seria riflessione ed un accurato esame di coscienza.

Modificato da Valerio

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