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CATECHISMO DELLA DOTTRINA CRISTIANA; DELL'ORAZIONE; Capo II; 8. Della settima petizione: "Ma liberaci dal male"


Valerio

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Chiediamo a Dio che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena.
Diciamo: "liberaci dal male" e non "dai mali", perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli che non sono espedienti all'anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male.
E' lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra.
Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e soprattutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.
Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero.
Per ottenere le grazie domandate nel Padre nostro, bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore.
Il Pater bisogna dirlo ogni giorno, perché abbiamo bisogno ogni giorno dell'aiuto di Dio.

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